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#gioielli greci
scienza-magia · 1 year
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Raro minerale italiano più prezioso del diamante
L’Ichnusaite: La Rara Gemma Italiana Superiore ai Diamanti. Tra i gioielli geologici più scarsi sulla Terra, l’ichnusaite occupa un posto di prim’ordine. Questo raro minerale, frutto dell’interazione tra torio radioattivo e molibdeno, è stato catalogato da due ricercatori americani come uno dei meno diffusi al mondo. L’Italia, in particolare la Sardegna, può vantare la scoperta di questo minerale che è di gran lunga più pregiato del diamante a causa della sua scarsa disponibilità. I Dati Scientifici dell’Ichnusaite L’ichnusaite, scientificamente identificato come “molibdato idrato di torio” con formula molecolare Th(MoO4)2· 3H2O, è stato segnalato come uno dei minerali più rari al mondo da un articolo pubblicato su American Mineralogist. Origine e Caratteristiche Tutti gli esemplari conosciuti di ichnusaite sono stati scoperti a partire dal 2013 a Punta de su Seinargiu (Sarroch) in Sardegna. Il minerale prende il nome dalla denominazione che gli antichi Greci attribuivano all’isola, “Ichnussa”, riferendosi alla sua forma che ricorda l’impronta di un piede. Questa meraviglia geologica si presenta come un cristallo molto delicato, trasparente, tabulare, incolore, sottile e lungo fino a 200 micron, con una lucentezza perlacea-adamantina. Le sue proprietà ottiche e densità non sono state determinate a causa della sua estrema rarezza. Formazione La formazione dell’ichnusaite è probabilmente il risultato dell’alterazione della molibdenite (un altro minerale contenente molibdeno) in un ambiente con pH basico. La molibdenite potrebbe essere la fonte di molibdeno nell’ichnusaite, mentre i cristalli corrosi del minerale Xenotime-(Y) potrebbero fornire il torio (Forster, 2006).
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L’Eccezionale Rarità dell’Ichnusaite Nonostante diamanti come il Golden Jubilee (545.67 carati) e la Stella d’Africa (530.20 carati) siano stati considerati per molto tempo i minerali più preziosi, l’ichnusaite supera di gran lunga il loro valore. Un’Inestimabile Gemma Se l’ichnusaite potesse essere venduta, il suo valore sarebbe immensamente superiore a quello di qualsiasi diamante, come affermato da Jesse Ausubel della Rockefeller University: “Se vuoi regalare alla fidanzata un anello davvero unico, dimentica i diamanti e regalale una ichnusaite della Sardegna”. Ausubel e i suoi colleghi della Carnegie Institution of Washington e del Deep Carbon Observatory, su American Mineralogist, hanno stilato una lista dei 2.500 minerali più rari al mondo, posizionando l’ichnusaite al primo posto. Tuttavia, non tutti i minerali possono essere utilizzati per la commercializzazione, inclusa l’ichnusaite, a causa della loro delicata natura. La Sua Rarità L’ichnusaite è così raro che l’intera quantità di questo minerale potrebbe essere contenuta in un semplice ditale. La sua preziosità è inestimabile, non solo per la sua scarsità, ma anche per la sua esclusiva ubicazione di ritrovamento, limitata a una specifica regione della Sardegna. Il Significato Geologico dell’Ichnusaite L’ichnusaite ha un’importanza fondamentale nel campo geologico, grazie alla presenza di torio nella sua composizione. Importanza del Torio L’energia liberata dal decadimento radioattivo del torio, così come dell’uranio, fornisce dati fondamentali per lo studio della tettonica delle placche e dell’interno della terra. Il torio è anche di cruciale importanza per le misurazioni geo-cronologiche, che forniscono date assolute per la scala dei tempi geologici. Contributo alla Scienza Nucleare L’ichnusaite può anche contribuire a una migliore comprensione dei processi di formazione dei “molibdati attinidi”, minerali che si possono formare durante l’alterazione del combustibile esaurito nelle centrali nucleari. Questo minerale sardo, quindi, non solo è di valore inestimabile per la sua rarità, ma può anche contribuire a future scoperte scientifiche. Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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Siena, l'Università organizza un concorso letterario
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Siena, l'Università organizza un concorso letterario. Immaginare e scrivere brevi racconti sotto il segno del "giallo" a partire da autori e testi famosi della letteratura classica, italiana e internazionale, è il tema del concorso letterario "RaccontarSI", riservato alle studentesse e agli studenti delle classi quarte e quinte delle scuole superiori, organizzato dall’Università di Siena. È aperto fino al 31 gennaio il termine per partecipare alla terza edizione del concorso, che quest’anno si intitola "Il colpevole è… gialli ispirati ai capolavori della letteratura": le alunne e gli alunni dovranno elaborare un testo in cui immagineranno misteri e indagini, ispirandosi ad autori o opere famose della letteratura classica, italiana e internazionale. Si tratterà di elaborare brevi racconti di fiction, a partire ad esempio da scrittori classici della letteratura come Petrarca, sul quale si potrebbe indagare per il furto dei gioielli di Laura; oppure Ulisse, su cui si potrebbe indagare per un crimine avvenuto nell’accampamento dei Greci a Troia; racconti insomma per "rompere" le storie come le conosciamo e dunque pensarle altre, sempre all’insegna del giallo. I migliori elaborati, individuati a partire da criteri e modalità stabiliti dagli insegnanti, parteciperanno alla selezione finale. Da ogni classe gli insegnanti potranno fare pervenire al massimo due racconti brevi; gli elaborati andranno inviati entro il 31 gennaio alla segreteria del Premio ([email protected]), cui è possibile rivolgersi per ricevere informazioni e ulteriori spunti. I vincitori dei premi e delle menzioni speciali saranno scelti, entro il prossimo marzo, da una giuria composta da docenti e studenti del Dipartimento di Filologia e critica delle letterature antiche e moderne dell’Ateneo. Verranno premiati i primi tre classificati, i loro insegnanti e gli istituti di appartenenza; una menzione speciale sarà inoltre riservata all’istituto che farà pervenire il maggior numero di elaborati. I racconti premiati e segnalati saranno pubblicati in un ebook che sarà ospitato sul sito web del Dipartimento. Il regolamento e le modalità di partecipazione sono consultabili nella sezione "RaccontarSI" del sito del dipartimento.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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fashionbooksmilano · 6 years
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Greek traditional Jewelry
Angelos Delivorrias
Benaki Museum/ Melissa Publishing House, Athens 1980, 52 pages,  20 b/w and 66 color pictures
euro 40,00*
email if you want to buy :[email protected]
The unique treasures of the Benaki Museum in Athens, products of traditional Greek handicrafts, are presented in this exceptionally elegant publication. The Greek folk cultural tradition is reflected in earrings, bracelets, necklaces, pins, brooches, belts, crosses, diadems, etc., photographed for the first time for this book. The combination of designs and arrangements of jewelry with costumes explains the variety of taste in different parts of Greece.
orders to:     [email protected]
twitter:                @fashionbooksmi
flickr:                   fashionbooksmilano
instagram:          fashionbooksmilano
tumblr:                fashionbooksmilano
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diceriadelluntore · 4 years
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Storia Di Musica #149 - Bob Dylan, Blonde On Blonde, 1966
Per questo ultimo mese di storie musicali, un po’ per esorcizzare il periodo che stiamo vivendo, ho pensato a 4 dischi leggendari per la loro bellezza. Quello di oggi è uno dei dischi più influenti e rivoluzionari della storia: Bob Dylan pochi mesi prima della sua pubblicazione, durante un concerto al Festival Folk di Newport, nel 1965, si presentò sul palco accompagnato dai The Hawks (futura The Band, il gruppo di Robbie Robertson, Helm e gli altri) per suonare con strumenti elettrici pezzi del suo repertorio. Dopo sole quattro canzoni, fu duramente contestato, scappò dal palco con il suo gruppo e ritornò poco dopo, “sfidando” il pubblico solo con la sua chitarra cantando, profeticamente, It’s All Over Now, Baby Blue. La svolta elettrica, che già aveva preso vita nell’altrettanto leggendario Highway 61 Revisited, imperniato sull’organo Hammod di Al Kooper e la chitarra elettrica di Mike Bloomfield, diviene completa e dirompente nel disco di oggi. Dylan è febbrile, pieno di idee, emotivo, e scrive moltissimo: inizia a New York a registrare con gli Hawks nell’ottobre del 1965 e con Bob Johnston in cabina di produzione, ma non è affatto soddisfatto, nonostante la mole di materiale. Nel frattempo, a Novembre, sposa in gran segreto la sua fidanzata Sara Lownds, che diventerà la musa per le canzoni che registrerà a Nashville, insieme al fido Al Kooper e ad un gruppo di straordinari musicisti sessionisti, tra cui il chitarrista e bassista Charlie McCoy, i chitarristi Wayne Moss e Joe South, e il batterista Kenny Buttrey. Dylan è entusiasta, scrive le canzoni in studio, mentre i musicisti ingannano il tempo giocando a carte, le prova una o due volte e poi passa le idee ai musicisti per registrarle. Il risultato è che registra così tanta roba, con canzoni che spesso superano i 5 minuti, che non basta un solo 33 giri, e la Columbia, con sprezzo del pericolo per i costi commerciali e con totale fiducia in Dylan, pubblica addirittura le 14 canzoni scelte su un doppio LP, il primo della storia del Rock: Blonde On Blonde. Oltre il dato storico (che anticipa di qualche mese un altro doppio disco storico, Freak Out! di Frank Zappa e i Mothers Of Invention) è il lato simbolico che è dirompente: il disco non è più un riempitivo di brani che accompagnano un singolo di successo, ha una sua natura organica, una sua dimensione artistica, diviene un oggetto che ambisce anche ad un valore artistico. Blonde On Blonde a distanza di decenni stupisce per molti fattori: la qualità incredibile dei testi dylaniani, che per la prima volta mettono da parte la natura di denuncia folk e si concentrano di più sulle dinamiche private, sulla confusione personale sul lavoro, sull’amore (tema forse centrale), sui comportamenti interpersonali, sui riferimenti letterari, da Shakespeare ai filosofi greci. Dylan prende dal blues, dal country (la scelta di andarsene a Nashville è decisiva) lo trasforma e ne esce fuori una scaletta di brani uno più famoso dell’altro: dalla marcetta da circo Barnum di Rainy Day Women # 12 & 35 (dall’oscura leggenda che fosse una canzone sulla droga, per il titolo cripitico e anche per il testo che gioca tutto sul doppio significato di “stoned”), ai blues sarcastici di Stuck Inside The Mobile With The Memphis Blues Again, o Leopard Skill Box Hat, all’armonica lancinante di Pledging My Time, a canzoni gioiello come Absolutely Sweet Mary o One Of Us Must Know (sulla fine di un amore, dove lui dice a lei “sooner or later, one of us must know\That you just did what you're supposed to do\Sooner or later, one of us must know\That I really did try to get close to you ed è l’unica canzone tenuta dalle sessioni di New York). Dylan è perfetto anche quando è più “pop”, nella splendida I Want You, uno dei brani più orecchiabili del suo intero repertorio e singolo del disco. Ma sono almeno tre i gioielli immensi di questo disco, che restituiscono la dimensione del Dylan poeta: Visions Of Johanna è uno dei suoi apici assoluti, una serie straordinaria di immagini e sensazioni, uno dei testi definitivi della musica popolare del ‘900; Just Like A Woman, che per anni fu accusata di misoginia per le “frecciatine” che Dylan puntella in questa dolce ballata probabilmente ad una sua ex amante, la diva della Factory di Warhol Edie Sedgwick (a cui l’anno dopo i Velvet Underground dedicarono Femme Fatale); ma forse il momento più “sconvolgente” è Sad-Eyed Lady Of The Lowlands, 14, ipnotici e formidabili minuti di seduta sentimentale, dedicati a Sara (sia per assonanza con il cognome) sia perchè in Desire, anni dopo (nel 1976), Dylan canta: Stayin' up for days in the Chelsea Hotel,\Writin' Sad-Eyed Lady of the Lowlands for you (il brano è Sara). Blonde On Blonde rimane un capolavoro dalla forza intatta, dai segreti ad ogni ascolto, dalla forza immaginifica forse inarrivata, rappresenta il culmine creativo della svolta elettrica, che in 2 anni fece pubblicare a Dylan tre pilastri fondamentali della musica rock (gli altri due sono il già citato HIghway 61 e l’altrettanto magico Bringing It All Back Home, sempre del 1965). Due ultime curiosità: la foto scattata da Jerry Schatzberg, altro gigante della fotografica americana e futuro grande regista, lo ritrae con il solito sguardo di sfida in un voluto “sfocato”; all’interno Dylan personalmente volle una foto di Claudia Cardinale, che fu tolta subito dopo la prima stampa per problemi di diritti (e le copie con la foto della Cardinale valgono un capitale oggi). Dopo il Tour che intraprese, anche in Europa, Dylan ebbe un tragico e misterioso incidente in motocicletta, tanto che si susseguirono voci sulla sua morte: durante la riabilitazione nello scantinato della sua villa di Woodstock suonerà con la Band, creando quel tesoro che furono i Basement Tapes, e ritornerà “diverso” con John Wesley Harding nel 1968 suonando acustico dopo che lui aveva incoraggiato tutti i musicisti del mondo a inserire la spina degli strumenti elettrici. Un genio controcorrente, sempre.
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foxpapa · 5 years
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Gioielli romani e greci in mostra negli Scavi di Pompei
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samdelpapa · 3 years
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"L'Italia deve essere una sorella non una cameriera" 1923 “Da Creta a Santorini, da Mykonos a Salonicco, è ufficiale: quattordici aeroporti greci, tra i più redditizi, saranno ceduti alla Germania fino al 2055. Prima le conquiste avvenivano con le guerre, oggi si fanno con l’Euro. In Italia la Lamborghini, la Ducati, Italcementi e altri colossi sono in mani tedesche da oltre un anno. Parmalat, Galbani, Eridania, Bulgari, Gucci, Buitoni, Sanpellegrino, Perugina, Motta sono tutte finite in mani francesi. Tra il 2008 e il 2013, 437 tra i più famosi marchi italiani sono finiti in mani straniere. Ci hanno trasformato in un outlet, dove da tutto il mondo si viene a fare shopping senza che il governo batta ciglio. Recentemente inglesi e sudafricani hanno comprato la birra Peroni e lo spumante Gancia. Per non parlare di Ansaldo ai giapponesi, Terna e Pirelli ai cinesi, il marchio Valentino agli arabi. A quando l’acquisto del Colosseo? La Grecia è stata dapprima strangolata nei vincoli di bilancio dell’Euro, quei vincoli che Germania e Francia si sono potute permettere di non rispettare tante volte. Adesso che il Paese è totalmente dipendente dai bonifici della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, gli fanno cedere i gioielli di famiglia in cambio di qualche spicciolo. In queste nuove guerre di conquista, Germania e Francia la fanno da padrone. In Grecia fanno shopping dei servizi più redditizi: l’anno scorso la Grecia ha totalizzato il record di 23 milioni di turisti ed è ovvio che gli aeroporti siano una miniera d’oro. Per questo li vogliono, in cambio della riapertura degli sportelli bancari. In Italia invece hanno fatto shopping delle aziende del Made in Italy, con una strategia quasi militare. Prima i governi del PD, Forza Italia e Lega le hanno asfissiate con l’aumento delle tasse, perché “ce lo chiede l’Europa”. Poi, quella stessa “Europa” (in realtà l’asse franco-tedesco) le ha comprate da imprenditori ridotti allo stremo. Un po’ come quando in guerra si radono al suolo le città e poi si entra nel business della ricostruzione. L’Europa ha bisogno di riassaporare il gusto degli stati sovrani, quelli che non si fanno svaligiare ringraziando. https://www.instagram.com/p/CZM40c9szxQ/?utm_medium=tumblr
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petitefraisejewelry · 7 years
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La nuova collezione Leaf-Life
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{Read the English version here}
Non  c’è giorno migliore di San Valentino per celebrare la rinascita della vita della primavera in arrivo!
La nuova collezione Leaf-Life è finalmente qui!
La nuova collezione “Leaf-Life”, che gioca sull’assonanza tra le parole “foglia” e “vita” in lingua inglese, celebra l’energia della Natura e la varietà di colori e forme con cui essa si manifesta sulla Terra, in particolare durante la primavera e l’estate. La collezione vuole anche raccontare alcune delle credenze e dei significati che culture diverse hanno attribuito ad alcuni alberi nel corso del tempo.
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Un giorno dello scorso settembre (2017) il mio sguardo è stato catturato da un libricino esposto nella vetrina di una libreria del mio quartiere. Il titolo è “The little guide to leaves” edito da Quadrille Publishing, con le belle illustrazioni di Tom Frost. Dopo qualche giorno che gli ronzavo intorno, ho deciso di acquistarlo. Le informazioni che ho trovato al suo interno mi hanno interessato moltissimo e mi hanno spinto a creare una nuova linea di gioielli.
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In particolare, sono rimasta affascinata da questi alberi con le loro storie.
Sicomoro: in alcune aree del Galles si pensava che questo albero tenesse a bada le fate; i Nativi Americani credevano che i sicomori fossero piante di magia e mistero, e li chiamavano “ghosts of the forest”, cioè “i fantasmi della foresta”.
Ippocastano: gli Antichi Greci lo associavano con Zeus, la fertilità, l’abbondanza e la buona fortuna.
Betulla bianca: è connesso con l’arrivo della primavera. I Celti usavano ramoscelli di betulla per scacciare gli spiriti dell’anno passato.
Frassino: per i Vichinghi, il frassino era un albero sacro. Lo chiamavano “World Tree”, cioè “Albero del Mondo”. Stando alla loro cultura, le sue radici raggiungevano gli Inferi e i suoi rami raggiungevano il mondo dei cieli.
Quercia: simbolo potente di forza e resistenza, ed elemento comune in molte mitologie, è correlato con una vasta serie di divinità come Zeus e Thor. Il suo nome latino, robur, significa “forza”. I Celti credevano che la quercia fosse un albero di sapienza sacra. Oggi, si sa che la quercia sostiene più specie selvatiche di qualsiasi altro albero.
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Ho anche voluto aggiungere alcune foglie tropicali alla collezione: ospitando milioni di straordinarie forme di vita, le foreste tropicali mi danno l’immagine di un’esplosione di vita e colori.
I miei gioielli con foglie hanno le loro radici anche nei dipinti preraffaelliti e nell'Art Nouveau. L'Art Nouveau  è uno "stile internazionale di arte, architettura e arte applicata, ispirata dalle forme e strutture naturali, in particolare dalle linee curve delle piante e dei fiori” (tradotto da Wikipedia inglese). Questo movimento artistico nacque nel Regno Unito, con i design floreali di William Morris. Uno dei miei artisti preferiti dell'Art Nouveau è Alfons Mucha, di Praga: i suoi dipinti, illustrazioni e pubblicità sono per me fonte di ispirazione.
Vedi tutta la galleria di foto sul mio sito qui.
Acquista i gioielli della collezione Leaf-Life nel mio shop Etsy qui.
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Foto: Lorenzo Berni
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Foto: Lorenzo Berni
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Foto: Lorenzo Berni 
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freedomtripitaly · 4 years
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Terra di splendidi panorami e di sconfinate distese cristalline, di piccole isolette e di borghi incredibili: la Sardegna è una meta molto apprezzata dai turisti di tutto il mondo, sia per le sue spiagge rinomate che per le mille sorprese che nasconde nel suo entroterra. Olbia è senza alcun dubbio una delle città più affascinanti ed eclettiche che potrete mai visitare. Considerata la porta d’ingresso per la Gallura e per la famosissima Costa Smeralda, la città di Olbia è affacciata sull’omonimo golfo e possiede uno dei porti turistici più importanti di tutta la regione. Non sorprende dunque scoprire come sia uno di primi poli economici della Sardegna, il motore turistico di un territorio che ha fatto dell’accoglienza il suo fiore all’occhiello. È proprio da Olbia che transitano moltissimi vacanzieri, ed è per questo che molte compagnie aeree puntano sempre più su questa città per i loro traffici. Volotea, ad esempio, ha annunciato di aver aggiunto una nuova rotta che collegherà Bologna ad Olbia a partire dal prossimo 3 luglio 2020. La città emiliana avrà voli quotidiani verso la Sardegna per inaugurare una stagione estiva che si prospetta davvero molto particolare. Perché scegliere Olbia come meta per le proprie vacanze? Innanzitutto, perché è il punto d’accesso per numerose altre località stupende, che vi lasceranno a bocca aperta. Che siate alla ricerca di relax sulle magnifiche spiagge sarde o che desideriate un’avventura nell’entroterra, alla scoperta di piccoli borghi e di meraviglie della natura, Olbia è il luogo perfetto per dare il via al vostro viaggio. La Città Felice, la chiamavano i greci, ad indicare la sua prosperità sin dai tempi più remoti. È essa stessa una destinazione stupenda tutta da esplorare. Il centro storico possiede alcuni gioielli come la Basilica di San Simplicio, capolavoro romanico che ospita alcune bellissime opere d’arte. Altrettanto splendida è Villa Clorinda, residenza signorile in stile Liberty dei primi del ‘900, che oggi è stata convertita in asilo infantile. Nei pressi della città si possono ammirare antichissime testimonianze delle civiltà che vi hanno vissuto: nuraghi affascinanti, dolmen e rovine d’epoca romana punteggiano il territorio e offrono un panorama davvero incredibile. Anche per gli amanti della natura, Olbia regala tantissime possibilità. Oltre al parco urbano Fausto Noce, nelle vicinanze c’è l’area marina protetta Tavolara – Punta Coda Cavallo, meta di escursioni fantastiche e di immersioni subacquee. E naturalmente nei dintorni ci sono molte spiagge sabbiose lambite da acque cristalline, dove concedersi un po’ di relax. Olbia – Foto: iStock https://ift.tt/2zcWbTu Volotea: nuova rotta per Olbia, la Città Felice Terra di splendidi panorami e di sconfinate distese cristalline, di piccole isolette e di borghi incredibili: la Sardegna è una meta molto apprezzata dai turisti di tutto il mondo, sia per le sue spiagge rinomate che per le mille sorprese che nasconde nel suo entroterra. Olbia è senza alcun dubbio una delle città più affascinanti ed eclettiche che potrete mai visitare. Considerata la porta d’ingresso per la Gallura e per la famosissima Costa Smeralda, la città di Olbia è affacciata sull’omonimo golfo e possiede uno dei porti turistici più importanti di tutta la regione. Non sorprende dunque scoprire come sia uno di primi poli economici della Sardegna, il motore turistico di un territorio che ha fatto dell’accoglienza il suo fiore all’occhiello. È proprio da Olbia che transitano moltissimi vacanzieri, ed è per questo che molte compagnie aeree puntano sempre più su questa città per i loro traffici. Volotea, ad esempio, ha annunciato di aver aggiunto una nuova rotta che collegherà Bologna ad Olbia a partire dal prossimo 3 luglio 2020. La città emiliana avrà voli quotidiani verso la Sardegna per inaugurare una stagione estiva che si prospetta davvero molto particolare. Perché scegliere Olbia come meta per le proprie vacanze? Innanzitutto, perché è il punto d’accesso per numerose altre località stupende, che vi lasceranno a bocca aperta. Che siate alla ricerca di relax sulle magnifiche spiagge sarde o che desideriate un’avventura nell’entroterra, alla scoperta di piccoli borghi e di meraviglie della natura, Olbia è il luogo perfetto per dare il via al vostro viaggio. La Città Felice, la chiamavano i greci, ad indicare la sua prosperità sin dai tempi più remoti. È essa stessa una destinazione stupenda tutta da esplorare. Il centro storico possiede alcuni gioielli come la Basilica di San Simplicio, capolavoro romanico che ospita alcune bellissime opere d’arte. Altrettanto splendida è Villa Clorinda, residenza signorile in stile Liberty dei primi del ‘900, che oggi è stata convertita in asilo infantile. Nei pressi della città si possono ammirare antichissime testimonianze delle civiltà che vi hanno vissuto: nuraghi affascinanti, dolmen e rovine d’epoca romana punteggiano il territorio e offrono un panorama davvero incredibile. Anche per gli amanti della natura, Olbia regala tantissime possibilità. Oltre al parco urbano Fausto Noce, nelle vicinanze c’è l’area marina protetta Tavolara – Punta Coda Cavallo, meta di escursioni fantastiche e di immersioni subacquee. E naturalmente nei dintorni ci sono molte spiagge sabbiose lambite da acque cristalline, dove concedersi un po’ di relax. Olbia – Foto: iStock È ancora la Sardegna una delle mete preferite dai turisti italiani e non solo: presto, Olbia sarà ancora più vicina grazie alla nuova rotta Volotea.
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emanuelepinelli · 5 years
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Dopo il miracolo, il fanatismo
pubblicato su Strade online il 14.02.2020
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Da sempre noi italiani soffriamo il confronto con i ricchi cugini del Nord-ovest, sentendoci “il fanalino di coda” o “gli ultimi della classe”. Ma negli ultimi anni è avvenuto qualcosa di sbalorditivo. Anche i cugini poveri dell’Est e del Mediterraneo hanno iniziato a surclassarci in tutti i campi da cui dipende la sopravvivenza di un’economia sviluppata. Investimenti in istruzione: ci battono. Investimenti in ricerca: ci battono. Alfabetizzazione scientifica: ci battono. Alfabetizzazione in generale: pure. Produttività (cioè capacità di generare più valore lavorando di meno): ci battono. Attrattività per le imprese: non ne parliamo. Certezza del diritto: Madonna santissima salvaci. Persino l’uso dei fondi europei per le regioni più arretrate è un lusso che scegliamo di concederci meno degli altri, “altri” che ormai comprendono anche i bulgari, i rumeni, gli spagnoli, i ciprioti, e talvolta addirittura i greci. Insomma, se qualche tempo fa ci consideravamo una “media potenza” che rivaleggiava con i grandi del G7, ora sembriamo un paese paralitico, sclerotico e putrefatto anche al confronto con i parvenu. Dobbiamo ammetterlo: l’Italia non ha un’anomalia solo rispetto al Regno Unito, alla Svezia o alla Francia. L’Italia ha un’anomalia rispetto a chiunque altro. Deve esserci un difetto che è esclusivo del nostro paese. Un virus che ha fatto ammalare l’Italia e solo l’Italia. Una sfiga di qualche tipo che è toccata solo a noi. Ma quale?
Una prima risposta ce la danno da tempo immemorabile eruditi ed umanisti: gli italiani, e solo gli italiani, non hanno mai avuto una coscienza nazionale. Un paese di individualisti fradici che ambiscono a vivere di spesa pubblica è un paese spacciato, si potrebbe pensare. Ma è una risposta troppo ottocentesca e moralista. Da eruditi, per l’appunto. La vera sfiga che abbiamo avuto, a mio parere, è un’altra.
Noi italiani, e solo noi italiani, siamo passati dalla miseria al benessere nel peggiore periodo possibile per farlo, gli anni ’50 e ’60.
L’Europa nord-occidentale si stava già sviluppando da decenni, era stata la pioniera delle prime due rivoluzioni industriali, con tutte le fatiche e le contraddizioni che ciò aveva comportato. Il Mediterraneo avrebbe iniziato a svilupparsi negli anni ’80, l’Est addirittura negli anni ’90.
Per noi, al contrario, il “miracolo economico” è avvenuto proprio durante quell’interregno in cui l’economia delle automobili e dei giradischi si poteva importare già fatta e finita, senza nessuno sforzo, per gentile concessione dell’America, mentre quella dei computer e dei servizi non esisteva ancora.
Grazie al miracolo economico sono nati milioni di italiani, in condizioni sanitarie così favolose che sono quasi tutti ancora qui. Inutile girarci intorno: “gli italiani” sono i boomer. E i boomer hanno imparato questo a catechismo: che i loro genitori erano poveri, ma poi, a partire dai miracolosi anni ’50 e ’60, hanno potuto permettergli una vita benestante.
Il racconto agiografico su quello che è accaduto negli anni ’50 e ’60 si è tramandato identico a se stesso più o meno fino ad oggi - e non c’è da stupirsi, visto che è stato concepito a misura di boomer e che è stato divulgato perlopiù da boomer.
In questa leggenda aurea ci sono “i nostri nonni”, rigorosamente “con la terza media”, che hanno “ricostruito il paese” (distrutto da loro, ma questo dettaglio viene saltato) con le loro imprese rigorosamente “piccole”, perché quelle grandi erano “i gioielli dello Stato”. Del resto “la naja li aveva disciplinati” e “gli aveva fatto girare l’Italia”. Certo, “come ci testimonia il cinema neorealista” non era una pacchia per tutti: molti “dovevano arrangiarsi con qualche imbroglio”, ma in fondo che male c’è. A quei tempi “le case non costavano niente”, figuriamoci poi quando si è scoperto che anche “le seconde case non costavano niente”. Protagonisti della “rivolta studentesca”, immancabilmente “impegnati” nella politica che “a quei tempi era una cosa seria”, i nostri gloriosi progenitori hanno conquistato diritti sempre più spettacolari: l’alba degli anni ’70 ha illuminato l’art.18 e la pensione con 14 anni 6 mesi e un giorno. Guai a mettere in dubbio questa lettera sacra: chiunque lo farà verrà gettato nello Stagno di Fuoco.
Ecco come gli italiani hanno imparato che si passa dalla miseria al benessere. Nessun bisogno di istruzione elevata, aziende familiari e non competitive, capitalismo di stato, impieghi in nero, risparmi pietrificati in case, case e ancora case, col consumo di suolo selvaggio che ben conosciamo, fancazzismo sessantottino, politica clientelare, lavoro vissuto sempre più come un fastidioso contrattempo sulla via della pensione. Come una muta di cani di Pavlov, noi italiani ci siamo abituati così e tuttora ne paghiamo il prezzo.
Nessun altro popolo ha avuto tanta sfiga. Quando gli spagnoli hanno iniziato a svilupparsi, dopo la fine della dittatura, erano già i primi anni ’80. Inezie come il turismo, l’agricoltura e i trasporti della capitale hanno avuto in Spagna una gestione più moderna, e il risultato si vede. Non parliamo poi dei paesi dell’ex blocco sovietico, che hanno dovuto ingegnarsi per uscire dalla miseria nel pieno della globalizzazione e della digitalizzazione. Ora che è il 2020 i nodi vengono al pettine, e le classifiche dell’OCSE o dell’Unione Europea ne sono la conferma impietosa.
Quando una persona riceve un miracolo, può capitargli di cadere nel fanatismo. Si abbandona a una venerazione forsennata e irrazionale del santo che gli ha fatto il miracolo, e in tale venerazione passa il resto della sua vita. Se qualcuno insulta o sminuisce il suo celestiale benefattore, il miracolato diventa cupo, stizzito, a tratti persino feroce.
L’Italia ha vissuto vent’anni da miracolata e poi mezzo secolo da fanatica. È questa la fonte dei suoi guai.
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sedanurnet · 5 years
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Collana dell'occhio diabolico, collana di miyuki, collana di perline di semi, collana di fascino del malocchio, malocchio blu, gioielli greci del malocchio, gioielli di perle di miyuki
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giancarlonicoli · 5 years
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20 NOV 2019 19:29COSA HA AVVICINATO IL PRINCIPE ANDREA AL PORCONE JEFFREY EPSTEIN? A FAR GIRARE LA TESTA AL DUCA NON SONO STATE LE QUATTRO RAGAZZINE CHE POTEVA OFFRIRGLI, MA L’UNICA COSA CHE IL FINANZIERE AVEVA E LUI NO: I SOLDI – OGGI IL PRINCIPE CONDUCE UNA VITA DI LUSSO, COMPRA OROLOGI DA 150 MILA STERLINE E CHALET IN SVIZZERA: UN PO’ TROPPO VISTO CHE LA MADRE GLI PASSA 250MILA STERLINE L’ANNO – È STATO EPSTEIN A FORAGGIARLO QUANDO GLI SERVIVANO SOLDI E GLI HA FATTO CONOSCERE LOSCHI PERSONAGGI CHE… ULTIM'ORA: IL PRINCIPE SI RITIRA DALLA VITA PUBBLICA, LA REGINA LO METTE A CUCCIA
Ora, dico: il principe Carlo non sapeva nulla? E la regina Elisabetta? All’oscuro di tutto, in tutti questi anni?
(ANSA) - Il principe Andrea - investito dallo scandalo sulla frequentazione con Jeffrey Epstein, il miliardario americano morto suicida in carcere dopo essere stato accusato di abusi sessuali su ragazze minorenni - si ritira dagli impegni pubblici in veste di membro della famiglia reale britannica "per il prossimo futuro". Lo annuncia Buckingham Palace, precisando che il terzogenito di Elisabetta II ha chiesto e ottenuto il permesso della regina a compiere il passo indietro.
DAGONEWS
La vita di Jeffrey Epstein era un insano equilibrio tra giovani ragazze sfruttate sessualmente, loschi affari e soldi di dubbia provenienza. Un membro di una famiglia reale dovrebbe cambiare strada solo incontrando lo sguardo di un personaggio di questo tipo. La domanda, dunque, è sempre la stessa: cosa ha spinto il principe Andrea a essere attratto dal miliardario pedofilo?
Dopotutto, questo finanziere americano disonesto era l'incarnazione vivente del tipo di persona che chiunque con il pedigree del Duca avrebbe dovuto evitare.
Un uomo che si era fatto da solo, la cui fortuna personale era stata accumulata in modo poco chiaro (in alcuni ambienti, si diceva fosse coinvolto in ricatti e riciclaggio di denaro sporco), al quale si aggiungeva la sua ossessione per giovani ragazze che ospitava nelle sue prigioni dorate.
La sua casa in Florida, dove Andrea è stato in diverse occasioni, aveva fotografie di adolescenti nude sparse sulle pareti, c’erano sex toys ovunque e nei bagni c’erano saponette a forma di fallo.
Eppure, in un tempo straordinariamente breve, il Principe accolse Epstein nella cerchia della famiglia reale, invitandolo a una festa di compleanno al Castello di Windsor, intrattenendolo a Balmoral e facendolo sparare a Sandringham. Cosa stava pensando il figlio preferito della regina?
Ce lo dice Guy Adams sul Daily Mail che spiega, come in molti racconti sul potere, la risposta ruoti quasi certamente attorno all'unica cosa che Epstein aveva e che Andrea desiderava disperatamente: il denaro. Per capire il perché, dobbiamo riportare l'orologio al tempo in cui iniziò la loro relazione, nei primi anni 2000.
Il principe, che aveva appena compiuto 40 anni, era a un bivio: si apprestava a lasciare la Royal Navy, aveva due figlie, un divorzio e un'ex moglie notoriamente costosa da finanziare, insieme a hobby di lusso come golf, yacht e vacanze esclusive in destinazioni da sogno come St. Tropez e le Alpi svizzere.
Eppure, come la maggior parte della sua famiglia, la cui ricchezza si sostanzia in proprietà, dipinti, gioielli e trust, il Duca non era, sulla carta, particolarmente ricco e non aveva molta liquidità.
In effetti, il suo reddito ufficiale consisteva in un'indennità della Regina, che adesso si aggira intorno alle 250.000 sterline all'anno, più una pensione della Marina di circa 20.000 sterline all'anno.
Cosa diversa sono i 4 milioni di sterline che i contribuenti hanno dovuto sborsare nel corso di un decennio per i viaggi del duca come "ambasciatore commerciale" e i 10 milioni per i costi di sicurezza.
Ed è esattamente in questo quadro che entra in gioco Epstein. Il losco finanziere prestò il suo jet privato al Duca, mise a sua disposizioni le varie case e l'isola privata, permettendogli di vivere e trascorrere le vacanze come un oligarca. In almeno un'occasione durante la loro relazione, Epstein aprì il suo libretto degli assegni.
Quell’occasione si è presentata nel 2010, quando Epstein fu condannato per reati sessuali su minori, meno di sei mesi dopo che Andrea aveva deciso di trascorrere quattro notti nella sua dimora di New York. A quel punto, il finanziere ha accettato di pagare 15.000 sterline a Sarah Ferguson. Secondo quanto riferito, il dono le ha dato una mano in un periodo in cui i debiti ammontavano a 5 milioni di sterline. Epstein lo aiutò anche a saldare i salari non pagati per il suo ex assistente personale, Johnny Oullullan.
A differenza del duca, che non ha ancora ritenuto opportuno esprimere dispiacere per le vittime di Epstein, la duchessa ha fatto un mea culpa dopo che l’aiuto economico è venuto a galla. Sarah si è affrettata a parlare di un "gigantesco errore di giudizio e ha condannato la pedofilia e qualsiasi abuso di minori", promettendo di restituire i soldi.
Ma l'aiuto di Epstein ad Andrea non è arrivato solo sotto forma di omaggi e denaro contante.
Ciò è diventato molto chiaro durante l'intervista di sabato, quando il Principe ha fatto sfacciatamente riferimento alle "persone che ho incontrato e le opportunità che mi ha dato di imparare, da lui o grazie a lui", dicendo che erano "davvero molto utili".
Ciò che sembra aver cercato di sostenere è che la cerchia di contatti influenti di Epstein non era solo una compagnia divertente (per un uomo un po' solitario che ha pochi amici veri), ma poteva anche essere sfruttata. Date le rivelazioni sulle finanze di Andrea, è difficile non essere d'accordo.
Perché non solo queste persone potevano aiutare il principe Andrea nel suo ruolo commerciale ufficiale, ma avevano anche la capacità di incanalare opportunità commerciali redditizie. Inoltre, nel corso degli anni da quando ha lasciato la Royal Navy nel 2001, il Duca sembra aver iniziato  a ritagliarsi una ruolo a latere lavorando come una sorta di "intermediario" commerciale per ricchi uomini d'affari, usando i suoi contatti e la polvere di stelle reale per aiutarli a fare affari redditizi in angoli remoti del globo.
Gli affari stessi sono sempre stati segreti, così come le commissioni che ha guadagnato. Tuttavia, aiutano a spiegare come, tra il 2000 e oggi, il Duca abbia accumulato tale ricchezza. Oggi vanta una collezione di costosi orologi da polso - tra cui diversi Rolex e Cartier, un Apple Watch in oro da 12.000 sterline e un Patek Philippe da 150.000 sterline - e un piccolo parco di auto di lusso, tra cui una nuova Bentley verde. Sembra anche che il Duca sia riuscito a ripagare i debiti di 5 milioni di sterline della sua ex moglie.
Poi ci sono i suoi enormi esborsi sulle proprietà, tra cui i 7,5 milioni di sterline che ha speso per ristrutturare la Royal Lodge, la sua casa nel Windsor Great Park e lo chalet da 13 milioni di sterline in Svizzera che ha acquisito nel 2014. Per anni, questi stravaganti acquisti hanno confuso gli amici, dato il suo scarso reddito ufficiale e la mancanza di un lavoro adeguato a questi lussi.
Dal 2011, la sua vita lavorativa ufficiale ruota attorno a un ente di beneficenza imprenditoriale, Pitch@Palace e a un numero sempre minore di impegni ufficiali (225 nel 2019, in calo rispetto al doppio degli anni precedenti). «Paragonerei Andrea a una mongolfiera - disse una volta un conoscente - Sembra galleggiare serenamente in ambienti molto rarefatti, senza alcun mezzo visibile di supporto. Nessuno ha mai avuto idea di come paghi tutto quello che ha».
Tuttavia, nel 2016, il Mail ha ottenuto una tranche di e-mail che descrivono in dettaglio i suoi straordinari rapporti commerciali con uno dei tanti gruppi di imprenditori politicamente connessi alla sua orbita.
I documenti provenivano dal Kazakistan, un paese dell'Asia centrale molto corrotto, ma ricco di minerali, il cui dittatore Nursultan Nazarbayev era impazzito per Andrea durante le visite commerciali. Le e-mail erano state originariamente ottenute da attivisti per la democrazia nel Paese e offrivano una visione agghiacciante di alcuni degli oligarchi della cerchia del Principe.
Un gruppo di e-mail era inviata da un uomo d'affari kazako (che era stato precedentemente fotografato a un incontro con Andrea) a un gruppo di amici russi. Era un'oscena discussione sulle prostitute adolescenti che presto si sarebbero unite a loro in vacanza vicino al Mar Nero. In allegato c’erano le riprese video di alcune ragazze, magre e incredibilmente giovani, che danzavano in bikini accanto a una piscina.
Andrea non faceva parte di questa corrispondenza, e va sottolineato che non aveva nulla a che fare con le vacanze in questione. Il suo nome invece è apparso in un’altra serie di e-mail, che coinvolgevano un uomo d'affari kazako chiamato Kenges Rakishev.
Il 14 aprile 2011, il Principe ha inviato personalmente una e-mail a Rakishev per conto di una compagnia idrica greca chiamata EYDAP e una casa finanziaria svizzera chiamata Aras Capital, che voleva fare un'offerta per un contratto da 385 milioni di sterline per costruire reti idriche e fognarie in due grandi città kazake, Astana e Almaty, una delle quali era amministrata dal suocero di Rakishev.
Descrivendo il consorzio come "noi" e delineando ampi dettagli di quello che chiamava "il piano idrico", il Principe affermava che la sua segretaria privata, Amanda Thirsk, avrebbe aiutato personalmente a presentare le aziende ad alti personaggi politici kazaki.
Secondo i dirigenti greci coinvolti nell'offerta, Andrea avrebbe dovuto ricevere una commissione dell'1%, ovvero 3,85 milioni di sterline, per essere stato l'intermediario che li aveva aiutati a concludere con successo l’affare.
Le e-mail del 2011, per conto di aziende greche e svizzere, senza alcun vantaggio per il Regno Unito, sono state inviate mentre Andrea stava lavorando a tempo pieno come ambasciatore commerciale della Gran Bretagna. In un primo momento da Buckingham Palace hanno cercato di parlate di una falsificazione, ma si sono dovuti arrendere di fronte all’autenticità della firma e hanno ingaggiato lo studio legale Harbottle & Lewis per impedirne la pubblicazione appellandosi alla privacy del Principe.
Nelle e-mail c'erano anche messaggi che descrivevano dettagliatamente la famosa vendita di Sunninghill, l'ex casa di Windsor con 12 camere da letto del Duca. Era rimasta in vendita sul mercato per cinque anni prima di essere venduta improvvisamente nel 2007. L'acquirente era una misteriosa società con sede nelle Isole Vergini britanniche, che per ragioni mai spiegate, decise di pagare 15 milioni di sterline - 3 milioni di più rispetto al prezzo richiesto. La proprietà rimase vuota per otto anni prima di essere rasa al suolo.
Successivamente si è scoperto che l'acquirente era Timur Kulibayev, un altro oligarca kazako che Andrea aveva incontrato nei suoi giri d’affari nel Paese. Sebbene Buckingham Palace avesse insistito a lungo sul fatto che Andrea non avesse alcun ruolo nella vendita, le e-mail mostravano che il suo ufficio privato aveva fatto di tutto per mediare l'accordo.
Nessuno tra gli “amici” di Andrea è un personaggio tanto controverso come Epstein, ma tra i nomi che fanno storcere il naso c’è il figlio del colonnello Gheddafi, Saif al-Islam, e Tarek Kaituni, un contrabbandiere di armi libico, già condannato che è stato invitato al matrimonio della figlia Eugenie, e Sakher el- Materi, un tempo membro del governo tunisino che ha ottenuto asilo alle Seychelles dopo essere stato condannato per corruzione, e David Rowland, un magnate in esilio che in passato era conosciuto per essere un "losco finanziatore". Tutti hanno, come Epstein, hanno dei portafogli notevoli e sono capaci di un grande fascino. E senza dubbio sono in grado di organizzare anche dei festini.  
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SAMHAIN:
Uno delle più importanti celebrazioni Pagane è proprio Samhain. Cade il 31 Ottobre fino il 2 Novembre. Il tema principale di questa festività è: La vita, la morte è la rinascita. I riti che tendono a svolgere di più per la notte di Samhain; sono proprio i Riti di rinnovamento, di allontanamento, di crescita spirituale e di purificazione. Per le streghe ed i Pagani, Samhain è il Capodanno pagano. Dopo l’avvento del Cristianesimo però, Samhain fu una festa abolita per via delle dicerie che hai tempo scorrevano per le vie; così il Capodanno divenne l’1 Gennaio.
Innanzi tutto, allestire tutta la casa e l’altare per accogliere gli spiriti e gli Dei. Essendo il sabbat che annuncia la fine del racconto, i colori appositi a questa celebrazione sono: Nero, marrone, arancione, giallo e tutti i colori caldi. Addobbate la vostra casa con cesti di frutta e verdura di stagione e con cesti di fiori tra cui i Crisantemi.
Un antica credenza Abruzzese dice che l’1 Novembre fino alla Calderona, gli spiriti di coloro che abitavano in quella apposita casa, tornavano nuovamente nella loro abitazione; quindi allestivano la loro casa, ad ogni angolo, con altari in onore dei proprio cari. Invece, secondo i Greci, la cosa peggiore che potesse succedere loro era proprio quella di essere dimenticati una volta morti.
Rivestite l’altare di Samhain con un telo bianco o nero o rosso o arancione.Mettete sull’altare i simboli di stagione tra cui: zucche, lanterne, rape, pigne, mele etc... Al centro ponete il calderone (simbolo del ventre della Dea Madre) e un brucia-incenso o in alternativa un incensiere, tre candele; una bianca, una rossa e una nera ed infine, accanto al calderone, una pergamena con una penna da usare poi la notte del 31 Ottobre. Nell’altare, ponete anche le fotografie dei vostri cari se, non avete possibilità di mettere altari in ogni stanza della vostra casa.
Per i celti, era tradizione onorare, la notte di Samhain la Morrigan o Cernunnos. Per i greci, Demetra; rappresentata che osservava Persefone tra le braccia di Ade o con dei melograni. Per i romani, onoravano Bacco, con vino e una; anche Marte era onorato; insieme rappresentavano l’athame ed il coltello. Per quanto riguarda i norreni, onoravano Frigg.
Le vesti da indossare erano quasi sempre di colore nero o totalmente bianco con gioielli dorati.
Occorrente per svolgere il rituale:
- Un grande cero o un braciere: Il fuoco rappresentava l’abbondanza, il benessere, la sicurezza e la salute.
- Vischio o muschio quercino: Vischio, simbolo solare ed è anche collegato al Dio Norreno Baldur. Conservare il vischio nelle vostre case la notte di Samahin, contribuirà nel portare sempre la luce nei vostri cuori e nel vostro appartamento.
- Una candela rossa, nera o bianca per ogni partecipante: Quella bianca servirà, al partecipante che intende esplorare e portare nel mondo o semplicemente nella sua vita razionalità, coscienza e espansività. La candela nera invece, verra scelta da colui che intende approfondire e portare nella sua vita i segreti della magia e infine la per colui che sceglierà la candela rossa, attrarrà le energie della candela bianca e della candela nera.
- Un pezzo di pergamena con una penna: Prima di iniziare il sabbat, scrivete in essa tutto ciò che volete togliere, rimuovere ed allontanare nella vostra vita ed, scrivete anche ciò che vorreste e che desiderare migliorare o semplicemente attrarre a voi. Ovvero: “Tagliare i rami vecchi per i nuovi.”
Piccole attività che potrete svolgere nel mese di Ottobre:
1) Raccogliere pigne o ghiande per poi regalarle agli amici vostri augurando loro una buona fortuna.
2) Brindare al frutteto con birra e con ciò che avete raccolto durante la semina lasciando poi qualcosa alle radici degli alberi come offerta agli Dei.
3) Sotterrate delle mele affinchè gli spiriti possano nutrirsi.
4) Intagliate zucche e rape per poi metterle fuori con delle candele per allontanare gli spiriti maligni.
5) Raccontate storie di terrone fino l’alba così che poi, al suono del mattino, il male scappasse e andasse a nasconderti nuovamente.
6) Usate delle pietre con i vostri nomi sopra e gettateli nel fuoco. Il giorno seguente prendetele e vedrete lo stato della pietra che poi scruterà la vostra fortuna per il nuovo anno.
Erbe per Samhain:
Ghiande e Quercia: Abbondanza e fertilità.
Mele: Vita ed Immortalità.
Cedro Giallo: Usato per calmare il dolore
Nocciola: Saggezza, ispirazione e poesia.
Polvere: Sostituita con la terra da cimitero
Salvia: Attrarre soldi
Rapa: Protezione generale
Assenzio: Aumenta le capacità psichiche.
Grano: Collegato alla Dea Madre, rappresenta la Benedizione.
Zucca: Onorare i defunti.
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fashioncurrentnews · 6 years
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L’Atelier Artigiano in Paris: Hala Kaiksow e Canoa Lab
L’artigianalità e la creatività costituiscono l’essenza del marchio Hala Kaiksow. La designer e tessitrice mediorientale (di cui vi abbiamo già presentato la collezione Primavera Estate 2018) continua a sfidare la produzione di massa dell’industria contemporanea scegliendo un approccio consapevole al design. In occasione della sua presentazione a Parigi della collezione Autunno Inverno 2018-19, Hala ha collaborato con Canoa Lab, ceramista e creatore di gioielli spagnolo, per un evento speciale attorno al lusso artigianale e alla moda slow.
Il viaggio di Hala inizia con il tocco umano e la sua capacità di conferire ai capi una certa anima. Artigiana del XXI secolo, le sue collezioni includono tessuti personalizzati a mano, tecniche di tintura naturale, bottoni e chiusure uniche. Ispirata dalla bellezza degli oggetti di tutti i giorni e dalla funzionalità dei capi, la designer decostruisce abiti del passato, costumi storici e workwear per creare outfits contemporanei ed estremamente femminili. La lavorazione al telaio le consente di tessere una grande varietà di materiali tradizionali come lino grezzo, seta e canapa motivi e fibre insaspettate come il kevlar or il PVC, tessendo trame sperimentali ulteriormente impreziosite da frammenti di metalli preziosi, legno, lattice e madreperla.
Hala ha scoperto il lavoro di Canoa Lab in rete e si è messa in contatto con Raquel e Pedro Paz Porto, fondatori del marchio. Ciò che l’ha immediatamente colpita è stato l’obiettivo di Canoa di innovare la tradizione della ceramica riproducendo le forme classiche di vasi iberici, greci antichi, romani ed etruschi attraverso colorazioni e lavorazioni d’avanguardia. Come nel suo lavoro, materie prime di alta qualità e rifiniture a mano sono essenziali. Amanti del passato tanto quanto lei stessa, i designer di Canoa Lab si considerano archeologi, esploratori del tempo e restauratori di antiche sensibilità.

La collaborazione tra Hala Kaiksow e Canoa Lab incarna una nuova definizione di lusso che attraversa i diversi ambiti creativi per celebrare un’estetica squisitamente artigianale ed espressione unica dell’individuo.
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foxpapa · 5 years
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Gioielli romani e greci in mostra negli Scavi di Pompei
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lospeakerscorner · 4 years
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Il nostro autore questa settimana ci racconta della Casina Vanvitelliana  del  Fusaro, uno dei più significativi gioielli dell’architettura tardo-settecentesca dei Campi Flegrei
di Lucio Sandon
L’attuale nome del lago deriva dal Medioevo, quando il bacino divenne un infusarium, cioè un luogo per macerarvi canapa e lino. Il nome divenne toponimo, passato a Sfosarium in età angioina.
Ricadente nel territorio meridionale dell’antica Cuma, polis fondata nel 730 avanti Cristo da coloni Greci provenienti dall’isola Eubea, il sito era conosciuto come Acherusia Palus, la mitica palude infernale generata dal fiume Acheronte. Tale nome è attestato per la prima volta già nel poema Alessandra di Licofone di Calcide, che lo definì “fluttuante e procelloso” forse a causa delle sue onde spumose nei giorni di maltempo.
Nelle età greca e sannitica il bacino doveva verosimilmente presentarsi come un ampio golfo sul mare, su cui si apriva a ovest. Durante il regno di Carlo di Borbone, il Lago Fusaro insieme ai fondi della Rocca di Cuma e al Lago di Licola, fu compreso nell’esteso sito reale di caccia e pesca detto Pineta del Fusaro.
Nel 1782, durante il regno di Ferdinando IV, nell’ambito delle opere edilizie che impreziosirono lo specchio d’acqua, due ambienti romani già molto in rovina furono inglobati nelle strutture murarie a blocchetti di tufo di tradizione locale, allo scopo di preservare e valorizzare le strutture antiche.
Il Colombario Imperiale del Fusaro, costruito tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, fu edificato in onore della Gens Grania, e grazie all’architetto regio Carlo Bonucci, venne riportato alla luce nel 1840.
Con una pianta circolare e in opera laterizia, il complesso è dotato di un pavimento in mosaico con tessere di colore bianco. Alla principale camera funeraria è collegata una sala secondaria.
Nel corso di una campagna di scavo effettuata nel 1979, furono rinvenute epigrafi riportanti i nomi di defunti.
Il lago viene alimentato da acque dolci termali, che furono sempre utilizzate dalla popolazione locale per uso terapeutico. Testimonianze orali recenti attribuiscono ancora a tali acque, definite del tipo iperclorurato-sodiche, virtù connesse alla guarigione della sterilità femminile, mediante i bagni.
Abbandonata dopo l’epoca romana, l’area del Fusaro venne adibita a riserva di caccia nel 1752, quando la zona era scarsamente popolata. La Real Casina, la cosiddetta Ostrichina, il Gran Restaurant, i Padiglioni e il parco, facevano tutti parte di un’unica enorme azienda, capace di fornire pane e lavoro a centinaia di persone, e dove si allevavano già dall’epoca greca ostriche di qualità superiore.
A iniziare i lavori per la costruzione del casino di caccia e pesca fu Luigi Vanvitelli per volere di Carlo di Borbone, ma a portarli a termine nel 1782 fu suo figlio Carlo, su richiesta di Ferdinando IV.
La Casina è costruita su due livelli, su un isolotto poco distante dalla riva.
Il piano inferiore è organizzato intorno a un salone centrale e due ambulacri, posti l’uno a nord e l’altro a sud, mentre il piano superiore è più piccolo e dotato di quattro terrazze corrispondenti ai porticati del piano inferiore.
Al suo interno era impreziosito dalle sete di San Leucio. al suo interno era impreziosito dalle sete di San Leucio. Dell’antico mobilio purtroppo rimangono solo un lampadario, un tavolo rotondo e un camino, in ognuno dei quali è sempre presente la conchiglia, simbolo della famiglia Borbone.
Durante i moti del 1799 andarono persi i dipinti del pittore tedesco Jakob Philipp Hackert raffiguranti le quattro stagioni: i Borbone li avevano portati alla Casina dalla residenza di San Leucio, dove c’era anche un omaggio dello stesso pittore, il dipinto a olio su tela “Ferdinando IV a caccia di folaghe nel lago Fusaro” ora in mostra a Capodimonte.
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Dei dipinti del ciclo delle stagioni di Hackert, restano i quattro bozzetti che rappresentano per ognuna delle stagioni una località: la Primavera con il pascolo nella valle del Volturno, l’Estate con la mietitura a San Leucio verso Maddaloni, l’Autunno con la vendemmia a Sorrento, e l’Inverno con un campo di caccia a Persano.
Nel 1817 il re Borbone ordinò che sulle rive del Real lago del Fusaro, di fronte alla Real Casina, “si costruisse un nuovo fabbricato, detto l’Ostrichina, per comodo di coloro che si porteranno a godere di quel Real Sito non essendoci ora luogo dove poter pranzare”. Responsabile del progetto e dei lavori fu designato l’architetto di corte Antonio de Simone.
Un pontile in legno collega alla sponda del lago la costruzione, il cui perimetro è cinto da una banchina costruita con blocchi di pietra lavica del Vesuvio.
Nell’insieme il complesso costituisce uno dei più significativi gioielli dell’architettura tardo-settecentesca dei Campi Flegrei.
Molti sono stati gli ospiti illustri della Casina: tra questi Wolfgang Amadeus Mozart, Gioacchino Rossini, Nicola I di Russia e Luigi Einaudi, raffigurati in ritratti esposti all’interno delle stanze del piano terra.
    Lo scrittore Lucio Sandon è nato a Padova nel 1956. Trasferitosi a Napoli da bambino, si è laureato in Medicina Veterinaria alla Federico II, aprendo poi una sua clinica per piccoli animali alle falde del Vesuvio.
Notevole è il suo penultimo romanzo, “La Macchina Anatomica”, Graus Editore, un thriller ambientato a Portici, vincitore di “Viaggio Libero” 2019. Ha già pubblicato il romanzo “Il Trentottesimo Elefante”; due raccolte di racconti con protagonisti cani e gatti: “Animal Garden” e “Vesuvio Felix”, e una raccolta di racconti comici: “Il Libro del Bestiario veterinario”. Il racconto “Cuore di figlio”, tratto dal suo ultimo romanzo “Cuore di ragno”, ha ottenuto il riconoscimento della Giuria intitolato a “Marcello Ilardi” al Premio Nazionale di Narrativa Velletri Libris 2019. Il romanzo “Cuore di ragno” è risultato vincitore ex-aequo al Premio Nazionale Letterario Città di Grosseto “Cuori sui generis” 2019.
Sempre nel 2019,  il racconto “Nome e Cognome: Ponzio Pilato” ha meritatola Segnalazione Speciale della Giuria  nella sezione Racconti storici al Premio Letterario Nazionale Città di Ascoli Piceno, mentre il racconto “Cuore di ragno” ha ricevuto la Menzione di Merito nella sezione Racconto breve al Premio Letterario Internazionale Voci – Città di Roma. Inoltre, il racconto “Interrogazione di Storia”  è risultato vincitore per la Sezione Narrativa/Autori al Premio Letizia Isaia 2109.
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Real Sito borbonico Pineta del Fusaro e Casina Vanvitelliana Il nostro autore questa settimana ci racconta della Casina Vanvitelliana  del  Fusaro, uno dei più significativi gioielli dell’architettura tardo-settecentesca dei Campi Flegrei…
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sportpeople · 6 years
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Ho a più riprese affrontato il tema del caro prezzi su queste pagine. Lo ritengo uno dei primi cinque mali dell’evoluzione (involuzione?) del sistema calcistico italiano negli ultimi anni. Nonché la seconda fonte di discriminazione nei confronti dei tifosi (dopo quella perorata da divieti e restrizioni che vertono su un mero fattore geografico).
Al contempo ho sempre sottolineato come l’innalzamento dei tagliandi abbia trovato in Italia un terreno fertile: poca la resistenza dei gruppi organizzati, assente quella dei tifosi normali. Una vera e propria manna per le società che lentamente hanno trasformato stadi spesso fatiscenti in vere e proprie miniere d’oro, ma soprattutto in luoghi accessibili di tanto in tanto. Proprio come avviene al Teatro dell’Opera a Roma o alla Scala a Milano. Elemento fondamentale per la sostituzione del tifoso assiduo ma non abbonato con quello occasionale in tutto e per tutto.
“Sì ma ci sono gli abbonamenti a prezzi convenienti”. Potrebbe rispondere, nella fattispecie, un tifoso romanista. A ragione, nessuno dice il contrario. Ma questo non rende meno ignobile la smisurata crescita dei prezzi, né giustifica la totale assenza di interesse per una battaglia che dovrebbe riguardare l’intera collettività dei tifosi. Perché? Semplice: posto che il prezzo degli abbonamenti – per una basilare logica di mercato – sarà anch’esso portato a crescere, dovrebbe essere per tutti inaccettabile che qualcuno non possa vedere una partita di calcio dal vivo perché costretto a tirar fuori 60 Euro per un Distinto in occasione di un Roma-Internazionale qualsiasi. E un po’ tutti dovrebbero volere sempre e comunque stadi pieni e popolari. Cosa al momento alquanto difficile.
Purtroppo l’egoismo e la cecità di fondo costituiscono una grande zappa sui piedi, che alla lunga tutti pagheranno in maniera salata. Si pensa davvero che con eventuali stadi nuovi gli abbonamenti resteranno a prezzi contenuti? L’esempio dello Juventus Stadium è lampante e non c’è motivo per cui non debba essere emulato altrove.
Se proiettiamo il nostro sguardo oltre le Alpi non possiamo non menzionare la battaglia sempre viva e lungimirante portata avanti dai tifosi tedeschi. Una comparazione esplicativa se si pensa che gli stadi teutonici sono tra i più moderni ed economici dell’Europa occidentale. Qualche settimana fa i tifosi del Bayern Monaco (la Baviera è inoltre una delle regioni più ricche del Paese) hanno inscenato l’ennesima protesta contro  il caro prezzi, puntando il dito contro l’AEK Atene, reo di aver fatto pagare ai sostenitori tedeschi quasi il doppio dello stesso settore occupato da quelli greci. Cosa non consentita dalla UEFA Safety and Security regulations e per cui il club ellenico potrebbe esser costretto a rimborsare il sovrapprezzo.
La Roma – per buona pace di tutti – è stata purtroppo una delle prime società a favorire l’effetto domino dei prezzi stellari nel nostro Paese. Quattro anni fa realizzai un piccolo approfondimento sull’aumento sistematico dei tagliandi per i tifosi giallorossi. Da notare come rispetto ad allora il costo sia ulteriormente (e corposamente) incrementato: basti pensare che per un big-match come Roma-Napoli nella stagione 2014/2015 una curva era venduta a 30 Euro, mentre per l’odierno Roma-Internazionale lo stesso settore costa ben 45 Euro. Addirittura 60 un Distinto. Ovviamente (sic!) non erano previsti sconti per ambedue le categorie. Se poi qualcuno avesse voluto seguire il match dalla Tribuna Tevere avrebbe dovuto sborsare minimo 85 Euro.
Dieci anni fa, per la stessa partita, ma valida per la finale di Coppa Italia, una curva costava 18 Euro mentre un Distinto 28. Stesso stadio, stesse squadre. Ma una coppa in palio.
Considerazione primaria: come accennato, questa politica ha avallato il rincaro portato avanti ormai da tutte le società di Serie A. Anche negli stadi più decadenti e improbabili si arriva difficilmente a pagare un settore ospiti sotto i 30 Euro, anche per partite dallo scarso valore/livello sportivo. Mentre se è vero che da un paio di stagioni la Roma cerca di rendere le gare di seconda fascia un po’ più accessibili, è altrettanto vero che il prezzo delle curve difficilmente scende dai 25 Euro (35 i Distinti) e le gare di Champions sono veri e propri “bagni di sangue” per i portafogli dei malcapitati supporter non abbonati.
E menomale che c’è chi si pavoneggia dietro lo slogan “Il calcio è di tutti”. Pensate se fosse solo per pochi: al botteghino toccherebbe presentarsi con la Carta Oro!
Eppure la cosa sembra interessare a pochi. Di certo non si può pensare che l’input venga dai club, i quali operando ormai da anni nell’ottica del rapporto azienda/cliente vendono i loro prodotti a chi li compra. Esempio: se io negoziante faccio passare un paio di scarpe da 10 a 60 Euro nel giro di poco tempo e tutti (o quasi) continuano a comprarlo, tanto meglio per me. Posso fare uno sconto ogni tanto, sui modelli meno buoni, ma su quelli ben lavorati tenderò sempre più ad alzarne il prezzo. Del resto la mia resa migliora, il cliente è comunque contento (o quanto meno sta in silenzio e se storce il naso in fondo sono problemi suoi, tanto continua a comprare!) e di anno in anno potrò sempre puntare sul suo essere supino per rendere le mie scarpe veri e propri gioielli.
A qualcuno piace chiamare ciò consumismo, ad altri calcio moderno. In ambo i casi – oltre a slogan di facciata – non mi pare di vedere un grande fermento sociale/intellettivo in grado di costruire campagne volte a sovvertire l’ordine delle cose.
Chiaro, dovrebbero essere le istituzioni calcistiche a intervenire spingendo per un tetto massimo. Esattamente come avvenuto in Inghilterra. Ma la mia domanda è: leghe e Federazione sono interessate a iniziare una campagna che risulta per certi versi ideologica? Questi sono gli stessi apparati che negli ultimi anni si sono seduti al tavolo con i vari Osservatori per promuovere ed approvare scelte repressive o seriali divieti di trasferte. Sono pertanto complici – e sovente artefici – della vera discriminazione che caratterizza il nostro sport nazionale (altro che i cori da sfottò).
Dico una cosa utopica, a mero titolo informativo: la spinta dovrebbe partire dal basso. Da chi è vittima di suddetti cambiamenti. Ergo, dai tifosi. Ma in quanti se ne rendono conto? In quanti sono davvero interessati? In quanti hanno una coscienza di classe e una mente lungimirante per capire che ciò che non si combatte oggi perché non ci tange da vicino ce lo ritroveremo domani come nemico insormontabile? Non sarebbe neanche difficile, basterebbe guardarsi alle spalle e imparare dal passato (anche recente).
Stagioni or sono si sono fatti boicottaggi e scioperi per ragioni ben più risibili.
E sempre rimanendo sulla stessa onda, l’Olimpico di oggi presenta numeri importanti malgrado i costi e il momento della Roma tutt’altro che positivo. Sono circa 50.000 i presenti, con un’ottima rappresentanza interista.
La Sud torna a colorarsi con qualche fumogeno e dopo diverso tempo il cuore del tifo giallorosso offre finalmente una discreta prestazione, che sembra andare di pari passo con la dispendiosa gara disputata dalla squadra in campo. Oltre al tanto colore (che oggettivamente è l’unica cosa a non mancare mai nelle ultime due annate) a più riprese gli ultras capitolini tirano fuori la voce in modo unanime. Anche rispolverando vecchi cori mai sopiti nella mente del tifoso romanista.
Su fronte interista, devo essere sincero, una prestazione tutto sommato migliore di altre volte. Al netto della tanta massa “gitante” che come sempre funge da zavorra per le tre “big”, la parte inferiore del settore tifa praticamente tutto il tempo seguendo ottimamente il ritmo del tamburo e facendo bello sfoggio dei propri bandieroni. Come di consueto tanti gli insulti scambiati con i dirimpettai, strascico vitale di una delle rivalità più vecchie e ricche di storie da raccontare della nostra Italia calcistica.
In campo le due squadre si affrontano a viso aperto e alla fine lasceranno il manto verde sul risultati di 2-2. Tra gli applausi di un Olimpico che sembra aver apprezza la performance degli uomini di Di Francesco.
Simone Meloni
Roma-Internazionale, Serie A: caro prezzi, una discriminazione che va bene a tutti? Ho a più riprese affrontato il tema del caro prezzi su queste pagine. Lo ritengo uno dei primi cinque mali dell'evoluzione (involuzione?) del sistema calcistico italiano negli ultimi anni.
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