Tumgik
#giulia florio
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
What a difference 100 years makes juxtaposition of Alfa Romeo RL Targa Florio, 1923 & Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio 100th Anniversario, 2023. On April 15, 1923, the four-leafed clover (Quadrifoglio) was first used on the racing version of the RL during the XIV edition of the Targa Florio road race. Only 5 of these special RL racing cars were made. To commemorate 100 years of the Quadrifoglio Alfa Romeo will build a special edition of 100 Giulia models fitted with a 520hp V6 and a mechanical self-locking differential. There will also be 100 Stelvio Quadrifoglio 100th Anniversario SUVs
154 notes · View notes
queerographies · 8 months
Text
[Un'estate col fazzoletto da pionieri][Elena Malisova][Katerina Silvanova]
Clicca qui per acquistare il libro Titolo: Un’estate col fazzoletto da pionieriScritto da: Elena Malisova e Katerina SilvanovaTitolo originale: Лето в пионерском галстукеTradotto da: Giulia De FlorioEdito da: MondadoriAnno: 2024Pagine: 456ISBN: 9788804779377 È l’estate del 1986 – una delle ultime per la gloriosa Unione Sovietica – quando Jura, sedici anni, arriva alla colonia per pionieri della…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
Recensione: Limes 2/2023 "La Polonia imperiale"
Buongiorno a tutti, buona Domenica delle Palme, sono Elena e grazie di essere su Life Is Like A Wave Who Rises and Falls! Oggi vi parlo della mia lettura: Limes 2/2023 La Polonia imperiale Gruppo Editoriale Gedi, 2023 ISBN: 978-8883718601, 304 pp. Il secondo numero di Limes del 2023 è dedicato alla Polonia, paese che sta svolgendo un ruolo chiave nella guerra scatenata dalla Russia e che da…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
bravagente · 11 months
Text
Tumblr media Tumblr media
Miriam Leone and Michele Riondino as Giulia and Vincenzo Florio in I leoni di Sicilia - The Lions of Sicily (2023)
77 notes · View notes
frenchcurious · 10 months
Text
Tumblr media
Pietro Bonfanti and Gilberto Balocca - Alfa Romeo Giulia Sprint GTA - Targa Florio 1973. © David Phipps / Motorsport. - source Carros e Pilotos
37 notes · View notes
tri-daily-autoshow · 4 months
Text
1965 Alfa Romeo Giulia TZ2
Tumblr media
Price: 4,000,000 CR, Stock: B/641, Setup: A/800, Colors: "Targa Florio 130" Custom Livery by ParanoidDoge
Alfa Romeo in the 1960s were no stranger to making race-winners, and the Giulia TZ2 is no different. A powerful (for its time) 1570cc inline 4 has powered this 620-kilo beauty to class victories in endurance races everywhere from Sebring to Melbourne. In Horizon, too, this classic racer can tear up a racetrack well, provided you give it the necessary upgrades. The price tag is still a downside though, like many of these classic racers.
0 notes
Text
Un'estate col fazzoletto da pionieri, love story queer
ELENA MALISOVA – KATERINA SILVANOVA, UN’ESTATE COL FAZZOLETTO DA PIONIERI (MONDADORI, PP. 456, EURO 22) Elena Malisova, russa, e Katerina Silvanova, ucraina, sono le autrici di questo romanzo young adult, Un’estate col fazzoletto da pionieri, uscito in Italia per Mondadori, nella traduzione di Giulia De Florio. L’opera è apparsa la prima volta sul sito di fan fiction Ficbook.net per poi approdare…
View On WordPress
0 notes
personal-reporter · 1 year
Text
I grandi marchi: Il Quadrifoglio dell’Alfa Romeo
Tumblr media
Un simbolo che è diventato parte di un marchio leggendario dell’automobilismo italiano… Il 15 aprile 1923, tra le strette e tortuose vie che percorrono la catena montuosa delle Madonie, in Sicilia, si stava disputando la quindicesima edizione della leggendaria Targa Florio, considerata la competizione automobilistica più prestigiosa del mondo, e stava facendovi il suo atteso debutto la nuova auto da corsa dell’Alfa Romeo. La giovane casa automobilistica milanese presentò alla gara ben quattro RL Targa Florio,  progettate dall’ingegnere Giuseppe Merosi e guidate dai piloti Giulio Masetti, Ugo Sivocci, Antonio Ascari ed Enzo Ferrari. Per scacciare la sfortuna che aleggia da anni sulla casa milanese Sivocci, a cui gli organizzatori della targa Florio consegnarono il  numero di gara 13, decise di dipingere un quadrifoglio sulla sua Alfa, incorniciato da un quadrato bianco. Quel simbolo portò fortuna a Sivocci, che chiuse la corsa al primo posto e fu un risultato storico, il primo rilevante nella storia del brand milanese, impreziosito dal secondo posto di Antonio Ascari. La gioia per la vittoria della targa Florio fu poi oscurata dalla morte di Sivocci cinque mesi dopo, l’8 settembre, durante le prove del primo Gran Premio d’Europa sul circuito di Monza, a pochi chilometri dagli stabilimenti dell’Alfa Romeo ad Arese. A partire dalla stagione 1924, la carrozzeria di tutte le Alfa Romeo da corsa venne decorata con il quadrifoglio verde, come omaggio a Sivocci e il quadrato bianco sostituito da un triangolo, simbolo della sua assenza. Negli anni successivi Alfa Romeo ebbe  una serie straordinaria di successi, tra cui la vittoria dei primi due campionati del mondo di Formula, nel 1950 e nel 1951, grazie al talento di piloti come Nino Farina e Juan Manuel Fangio. Il successo conseguito nelle corse spinse Alfa Romeo ad aprire nello stabilimento di Arese un reparto speciale dedicato all’elaborazione delle vetture e il  primo modello ad avere l’onore di indossare il quadrifoglio di Sivocci fu la Giulia TI Super, presentata per la prima volta nel 1963. Ma il culmine della creatività degli ingegneri Alfa fu la 33 Stradale del 1967, creata dal genio del designer Francesco Scaglione e presentata a Monza durante il 38° Gran Premio d’Italia. Le ultime 33 Stradale battute all’asta sono state vendita per 10 milioni di euro e il fascino di questa supercar fu riportato 40 anni dopo nella 8C Competizione, l’erede spirituale della vettura del 1967. Oggi il quadrifoglio in grado di rendere il brand Alfa Romeo conosciuto in tutto il mondo compara sulle fiancate anteriori dei principali modelli prodotti dalla casa automobilistica meneghina, tra cui una berlina e di un Suv Crossover, rispettivamente la Giulia e lo Stelvio. Read the full article
0 notes
lamilanomagazine · 2 years
Text
Cesena, a Teatro Bonci “Voci per l’infinito. Beethoven – Schumann: grandi solisti per due capolavori”
Tumblr media
Cesena, a Teatro Bonci “Voci per l’infinito. Beethoven – Schumann: grandi solisti per due capolavori”.   La Stagione concertistica del Teatro Bonci riprende mercoledì 29 marzo (ore 21.00) con Voci per l’infinito Beethoven – Schumann: grandi solisti per due capolavori: l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena diretta dal Maestro Paolo Manetti interpreta Mendelssohn, Schumann e Beethoven con Giuseppe Albanese, tra i più richiesti pianisti della sua generazione, e Alfredo Persichilli, primo violoncello del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala. La cantabilità del Concerto per violoncello di Schumann è posta a confronto con la maestosa profondità del quarto Concerto per pianoforte di Beethoven. Centrale è la figura del solista, che da un lato riflette la condizione romantica dell’individuo di fronte all’infinito, dall’altra si apre sull’intimità più segreta. In apertura l’Ouverture per orchestra in si minore op. 26 La grotta di Fingal, composta da Mendelssohn dopo una visita all’arcipelago scozzese delle Ebridi nell’agosto del 1829. Giuseppe Albanese ha debuttato nel 2014 su etichetta Deutsche Grammophon con un concept album dal titolo Fantasia, con musiche di Beethoven, Schubert e Schumann. Ha inciso anche per Decca e Universal. “Premio Venezia” nel 1997 e Premio speciale per la miglior esecuzione dell’opera contemporanea al “Busoni” di Bolzano, nel 2003 ha ottenuto il primo premio al “Vendome Prize” con finali a Londra e Lisbona: un evento definito da Le Figaro “il concorso più prestigioso del mondo attuale”. Laureato con lode e dignità di stampa in filosofia sull’estetica di Liszt, è docente al Conservatorio “Bruno Maderna”. Primo violoncello del Teatro alla Scala e della Filarmonica della Scala, Alfredo Persichilli si è diplomato a 17 anni con il massimo dei voti e lode sotto la guida del Maestro George Schultis. Ha eseguito come solista i più importanti concerti del repertorio dello strumento e ha registrato l’integrale dei trii per archi di Schubert e Webern insieme a quelli di Schönberg, Petrassi e Reger. Ha interpretato numerose composizioni contemporanee, classiche e d’avanguardia, di autori come Petrassi, Sciarrino, Lombardi, Boccadoro, Holliger, Sollima, fra cui alcune a lui dedicate: Le quattro maschere di Dioniso per violoncello e orchestra di Carlo Galante (prima esecuzione assoluta con i Virtuosi della Scala), il Trio per archi di Rudolf Kelterborn, il Concerto per violoncello e orchestra di Wolfgang Marschner.     Orchestra Sinfonica del Conservatorio Bruno Maderna di Cesena direttore Paolo Manetti pianoforte Giuseppe Albanese violoncello Alfredo Persichilli musiche di Ludwig van Beethoven, Robert Schumann, Felix Mendelssohn Orchestra Sinfonica del Conservatorio “B. Maderna” di Cesena violini Chiara Arcidiacono, Chiara Bizzarri, Natalia Cavallo, Michelangiolo Chiavacci, Davide Disanti, Samuele Fattori, Giulia Franceschini, Umberto Frisoni, Giulia Galantini, Francesco Giovannini, Chiara Guida, Costanza Lugaresi, Ludovico Mealli, Tommaso Montalti, Marco Nerenti, Lucia Pacini, Isacco Pagliarani, Arianna Pasoli, Nicóle Vitale, Xiaojun Yun, Costanza Zappalà viole Caterina Bernocco, Novella Bianchi, Marta Cappetta, Antonio Gioia, Jasmine Ong, Gianluca Saggini violoncelli Giada Moretti, Alessandra Cefaliello, Virginia Grassi, Marcella Pavoni, Amerigo Spano, Vincenzo Taroni contrabbassi Pietro Agosti, Greta Battisti, Simone Francioni, Mattia Previati, Giovanni Valgimigli flauti Elisabeth Fanesi, Tayna Tacyane Aparecida Trigo oboi Alessandro Betti, Lucia Florio, Gianluca Tassinari corni Pablo Cleri, Andrea Menicucci clarinetti Michele Gigliotti, Gerardo Urban fagotti Javier Gonzales, Agostino Babbi trombe Aurelio Corda, Costanza Dalmonte, Elisa Valgimigli timpani Laura Conca, Antonio La Rosa tecnici del suono Andrea Jin Chen, Matteo Bertani     PROGRAMMA Felix Mendelssohn Ouverture da concerto in si minore per orchestra La grotta di Fingal op. 26 Robert Schumann Concerto in la minore per violoncello e orchestra op. 129 Ludwig van Beethoven Concerto n. 4 in sol maggiore per pianoforte e orchestra op. 58   Informazioni: Teatro Bonci, Piazza Guidazzi – Cesena Biglietteria: aperta dal martedì al sabato ore 11-14 e 16-19 | nei giorni di spettacolo ore 17-21.30 | la domenica ore 15-16.30 | T. 0547/355959 | [email protected] Biglietti da 16 a 8 euro.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
gardenofkore · 6 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Francesca Paola Jacona, better known as Donna Franca Florio, was born in Palermo on December 27th 1873. She was the only daughter of Baron Pietro Jacona di San Giuliano and Costanza Notarbartolo di Villarosa. Her mother came from an ancient but already decadent Sicilian noble family. 
On February 11th 1893, and after a long courtship, a 19 years old Franca married Ignazio Florio Jr. Her family had been against this union since the man was a notorious womanizer and would not stop even after marrying. It was a private ceremony, nothing too sumptuous since her husband had lost his father two years prior. Franca then moved to Villa All’Olivuzza, where her mother-in-law, Giovanna D’Ondes Trigona, and her 10 years old brother-in-law, Vincenzo, already lived. She had to get used to her new family’s splendour, but she soon felt at ease and developed refined and bizarre tastes. In her house in Palermo, she brought two grivets, Fitty and Fufi. The two pestiferous monkeys once caused a fire that destroyed a precious XVI century lace curtain, one of Florio Family’s treasures. It is said the monkeys wanted to imitate their masters and tried to smoke. They stroked the matchsticks on the walls and succeeded in lightning them, but then everything got out of control. 
Ignazio Florio Jr wasn’t a nobleman, but was incredibly rich. The Florio family originally came from Calabria and settled in Sicily in 1783 after a terrible earthquake had damaged their hometown (Bagnara Calabra, province of Reggio Calabria). In three generations, the Florio family accumulated an enormous wealth. Ignazio Jr, their heir, owned the Cantine Florio (Florio winery, the first one to produce the famous Marsala wine), the majority of the Sicilian tonnare (factories that produced canned tuna, and for the first time it was tuna in oil instead of salted tuna), the Oretea foundry, the Banca Florio (Florio Bank, previously owned by the Rothschild family), a share of the Anglo-Sicilian Sulphur Company, and the majority of the Navigazione Generale Italiana (a shipping company operating in the Mediterranean Sea, North America, India and Far East) capital. 
On November 24th 1893 Franca gave birth to her first child, Giovanna. Despite not being the wished for heir, the baby girl was loved by her family, nonetheless. Donna Franca wasted no time after her daughter’s birth and resumed attending various social gatherings. She always was at the centre of the attention, and her looks never ceased to make headlines. Moreover she was considered incredibly beautiful with her green eyes, tall stature (173 cm) and amber skin. Franca Florio wore only dresses especially designed for her by the French stylist Jean Philippe Worth. Even her jewels were customized for her by famous jewelry brands like Cartier or Lalique. She stopped wearing earrings after Gabriele D’Annunzio advised her to since (he declared) a pendant distort her features. Among her gems, there was, in particular, a famous necklace made of 365 pearl beads. Even Queen Margherita of Italy was envious of this collier since she couldn’t afford such incredible and expensive piece of jewelry.
At the time, many celebrities visited Palermo, and among them Guy de Maupassant, Richard Wagner, Giacomo Puccini, Gabriele D’Annunzio and Oscar Wilde (whose scandalous lifestyle and recent accuse of sodomy couldn’t secure him a warm welcome). On 1896 Kaiser Wilhelm II and his family arrived in Palermo. The deep bond between the German Emperor and the Florios will last until the First World War, which will lead to the Hohenzollern dinasty’s decline.
Among her royal admirers there was also Franz Joseph of Austria. The Emperor gave Donna Franca a trumpet for her car as a present. She used to ring it while driving through Vienna’s streets and people stopped and saluted the car thinking it was the Emperor.
In their mansion, the Florio couple entertained many important guests, like the aforementioned Hohenzollern family, but also King Edward VIII and Queen Alexandra of Great Britain, Tzarina Alexandra Feodorovna and Grand Duke Kirill Vladimirovich of Russia, Archduke Franz Ferdinand of Austria and Prince  Philipp von Sachsen-Coburg und Gotha. 
On April 9th 1898, finally, the heir was born. The birth of little Ignazio, fondly known as Baby Boy, strengthened the relationship between the Florio couple.
On December 19th 1900, before a stand out audience (among them many international newspapers like New York Times, Le Figaro and Daily Mail) , the hotel Villa Igiea was inaugurated. It was originally a private house bought by the Florio, who entrusted it to Palermitan architect Ernesto Basile. He transformed it into an Art Nouveau jewel, and it still is one of the most beautiful Italian hotels. Ignazio and Franca had in there their own private apartment, and it is where on June 4th their third child, Igiea Costanza, was born. 1900 was a good year for Donna Franca since she was also appointed as Queen Margherita’s lady-in-waiting.
Ignazio’s adultery was a constant distress for his wife, but nothing could compare to the grief derived from their children’s sorrowful fate. Giovanna died of meningitis (or tuberculosis) in 1902, she was 9. The year after, Little Ignazio followed his sister at the tender age of 5. The same year, Giacobina was born, but the baby girl only lived for a few hours.
On 1909 the last of Florio children, Giulia, was born. Unfortunately, Florio family’s crisis and downfall was approaching. The Florio empire was so vast it became hard to manage, especially with all the competitors from Northern Italy. Ignazio Jr. didn’t think about diversifying his business’ interests in new markets nor invest in the new technologies. Moreover the Florios maintained their extravagant way of life and accumulated huge debts that led to the fact that all the Florio companies either were sold or disappeared.
In 1924 Ignazio had to sell Villa Florio all'Olivuzza and along with his wife and daughter Giulia moved to Rome in his daughter Igiea’s house (in 1921 she had married Duke Averardo Salviati). Between 1925 and 1935 the economic collapse deprived Ignazio Jr of all his assets. Donna Franca was forced to sell her jewels (included the pearl necklace) and the family’s furniture and real estate were auctioned in Palermo. Ignazio sold all the companies and the whole family patrimony to pay his debts to the last penny, before retiring to private life. The Florio couple got closer with all the aversities and supported each other until the end.
Donna Franca died on November 10th 1950 in Igiea’s villa in Migliarino Pisano, tended by her daughters. She’s buried in the Cemetery of Santa Maria di Gesù, Palermo. After her death, Ignazio returned to Palermo where he died on  September 19th 1957.  
Igiea had 5 children and died in 1974. Her sister Giulia married in 1939 in Rome Marquis Achille Afan de Rivera Costaguti. During raid of the Ghetto of Rome in 1943, despite being a committed fascist, the Marquis and his wife hid in their palace (which partly was inside the ghetto’s area) and later help to run away from Rome 16 Jewish families. When German soldiers arrived at the palace to inquire whether it was true the Afan de Rivera family was hiding Jews, Don Achille showed up in full fascist uniform. He swore his loyalty to the Fascist cause and declared there were no Jews in his house. As for Giulia, she was threatened by group of fascists who wanted to know if there were Jews in her house. She paid them a huge sum (50000 lire) for their silence. For these reasons, in 2002, the Marquises were posthumously appointed Righteous Among the Nations. Since her uncle Vincenzo didn’t have any children from both his two wives, Giulia was the last of the Florios. She died in 1989 in Rome.
13 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Alfa Romeo Giulia TZ, 1963. The TZ nomenclature stands for 'Tubolare Zagato', referencing the car's tubular chassis. It was powered by Alfa's 1,570cc twin-cam engined tuned for racing to produce 170bhp using SPICA fuel injection. Lorenzo Bandini piloted an early TZ to a class win and 2nd overall finish during the model’s racing debut at the Coppa FISA at Monza in November 1963. An string of class victories followed for the TZ at 1964 events, including the 12 Hours of Sebring, the Targa Florio, the Nürburgring 1000 KM, the 24 Hours of Le Mans, the Tour de France, the Coupe des Alpes, the Tour de Corse, and the Critérium des Cévennes. In total 112 were built by Zagato between 1963 and 1967. It was replaced by the TZ2
268 notes · View notes
topaudiobooksit · 3 years
Photo
Tumblr media
L'ultima leonessa: La vita di Giulia Florio, mia madre - Costanza Afan De Rivera https://ift.tt/wIqiDXR
0 notes
albertomilazzo · 5 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
L’altra Santuzza
Il culto della ninfa Igea a Palermo
Come reagiscono ai pericoli i palermitani?
Racconto spesso agli amici in visita, che per capire, o meglio carpire l’animo dei palermitani bisognerebbe guardare a due immagini, due simboli tutto sommato poco frequentati della città.
Una è un uomo, l’altra una donna.
Sono uno l’opposto dell’altra, ma entrambi incarnano lo spirito di questi luoghi.
L’uomo è rimasto più immobile nel corso dei millenni, la sua raffigurazione non è cambiata poi tanto. L’immagine della donna ha subito invece continue metamorfosi, pur restando se stessa. Anche in questo senso due poli opposti.
Diciamo subito chi è questo uomo, il Genio di Palermo.
La cui prima rappresentazione è stata rinvenuta in forma di altorilievo nella zona dell’Acquasanta. Dobbiamo prendere quindi questa forma come il modello originale da cui discendono le altre (alcuni ne contano sette fra mosaici, dipinti, sculture).
Il Genio ha alcune caratteristiche di immediata lettura.
Prima di tutto è un uomo. Un uomo barbuto ma dal corpo giovane. Poi è coronato. E infine, tratto che ci interessa di più, armeggia con un serpente. Alcuni sostengono che sia la famosa serpe allattata al seno, come dire che ‘hai voglia a far del bene in città, il popolo ti si rivolterà sempre contro’. Altri sostengono che sia un morso fatale, un po’ come il biscione dei Visconti a Milano che ingurgita un uomo intero (secondo il detto popolare addirittura un bambino). Perché a esporre le proprie paure, le si esorcizza. Qualcuno si ricorderà il famoso episodio biblico in cui Mosè per scacciare una invasione di serpenti dal suo accampamento nel deserto ne solleva uno su un bastone e a quella vista, qualunque essere strisciante batté in ritirata. Il senso è lo stesso
Allora, sappiamo che il volto maschile della città è stato trovato in un luogo con un nome significativo, l’Acquasanta. E sappiamo che adesso è esposto al porto di Palermo. Guarda il mare. Altro luogo simbolo della città, dove l’acqua è il confine, l’altro, tutto il bene e tutto il male possibile.
Sappiamo anche che le altre statue del genio hanno sempre a che fare con luoghi d’acqua, che nei suoi flutti ricorda proprio un serpente.
Il genio del Palazzo Pretorio è in corrispondenza della Fontana della Vergogna. Il genio della Fieravecchia è su una fontana. Il genio di Villa Giulia anche. E il genio del Garraffo sorge fra le due fontane del quartiere, quella della Vucciria e quella del Garraffo, dall’arabo che vorrebbe dire acqua abbondante, appunto.
Insomma il simbolo di Palermo nella sua veste maschile ci parla di una lotta con l’elemento acqua, che porta nutrimento ma che può veicolare anche malattie e morte.
E’ una specie di avviso agli utenti, appena si incontra il Genio bisognerebbe pensare: ‘qui c’è dell’acqua, state accùra a come la usate’.
Ma qual è il suo corrispettivo femminile?
Certamente le sante patrone, su cui mi soffermerò brevemente, sicuramente la Santuzza, ma, vedremo, non solo.
Oliva è legata a un pozzo sacro, oggi custodito dentro la chiesa di San Francesco di Paola.
All’acqua è già nel nome di Santa Ninfa, un antico culto delle fonti. Santa Ninfa in oltre veniva invocata per la pioggia in tempo di siccità, cosa non rara in Sicilia.
Santa Cristina, terza patrona, è protagonista di un racconto meraviglioso di ingegno medievale in quel di Bolsena, con il lago che si rifiutò di farla annegare, e le serpi (il serpente ritorna!) che le vengono a leccare i piedi a riva.
Agata, ultima Santa a far quadrato, ragiona per converso, è legata al culto del fuoco o meglio agli esorcismi contro il fuoco, e la sua cattedrale sorge di fronte al porto, luogo delel acque per eccellenza,  e alla fontana dell’Anemano.
E poi, certo, c’è l’incarnazione più potente del femminile in città, la Santuzza. Anche Rosalia è legata all’acqua, ad un pozzo, nella caverna del rinvenimento miracoloso delle sue spoglie mortali, e ad un uso dell’acqua che salva, soprattutto in tempo di peste.
Ma in città, esiste un altro culto, più recente che è il perfetto contraltare del Genio di Palermo.
Quello di Igea.  Igea è la dea della “salute”, questo vuol dire il Igea in greco. Igea suona alle nostre orecchie giustamente come “igiene”. Figlia del dio della medicina, Asclepio, Igea viene rappresentata mentre dà da bere a un serpente dalla sua coppa.
Ed ecco l’opposto perfetto. Mentre il maschile, il Genio si “allattarìa” con l’acqua, con il suo serpente che già lo morde al petto, Igea il petto lo rivela al serpente il quale per tutta risposta non la morde, anzi le parla e le rivela i suoi segreti. Il femminile di Palermo è questa divinità, dai molti nomi, Oliva, Ninfa, Rosalia, Igea ognuno legato ad un momento della città, ma che sempre trova il modo di trasformare un pericolo in una occasione di salvezza. E infatti Igea salva e lo fa in un modo insieme molto moderno e molto antico, con la medicina. Non è un caso che la grande Villa sul mare che porta il suo nome fosse destinata dai Florio (almeno in seconda battuta) a casa di cure, luogo in cui il mare non è un nemico ma guarisce. E qual è questo luogo? Proprio l’Acquasanta, quel lembo di terra in cui fu rinvenuto il primo genio di Palermo.
E non è un caso che Igea compaia in altorilievo anche sulla facciata di villa Noto, altra casa di cure che sorge in una zona un po’ sopraelevata dal piano di città e da sempre considerata luogo dall’acqua e dall’aria buona.
Nella metopa d’angolo di villa Noto, fra via Garibaldi e Viale Regina Margherita, ecco l’”altra Santuzza”, l’immagine allo specchio, speculare del Genio di Palermo, Igea. Colta proprio mentre da una coppa dà da bere al suo serpente.
Insomma se una parte del “palermitano” prende le cose “di petto” come fa il Genio, un’altra parte è capace di ingegno acutissimo, cavando soluzioni in situazioni insidiose, dimostrando il coraggio di chi addirittura, come Igea, disseta i serpenti dove altri se la sarebbe semplicemente battuta a gambe levate.
In questi strani tempi non ci fa certo male tornare a guardare alla storia della nostra città e ai molti modi in cui i palermitani hanno saputo resistere e superare momenti difficili.
Alberto Milazzo
Autore di romanzi, racconti, teatro.
Pubblica con Mondadori (Uomini e insetti), SEM (La morale del Centrino).
Prossimo il debutto al Teatro Libero di Palermo del suo “Aspettando Manon”.
9 notes · View notes
pleaseanotherbook · 5 years
Text
BEST OF 2019: I DIECI LIBRI PIÙ BELLI LETTI QUEST’ANNO
È venerdì 3 gennaio, sono in pausa pranzo dopo aver ripreso in mano la email di lavoro e la mia agenda e cercando di raccapezzarci qualcosa, il problema è che ho rimosso tutto. Per fortuna il vero problema sarà rientrare in ufficio il 7 gennaio, con il clamore del rientro. Ma questo è un dettaglio per un altro momento. Fare i conti con le mie letture dell’anno potrebbe essere più problematico che mai, dal momento che ho si raggiunto la sfida di Goodreads di leggere 100 libri, ma ho barato un po’: ho letto tanti libri brevi, tante novelle, tante raccolte di racconti, tante romance. Se ripenso ai libri davvero belli che ho letto quest’anno me ne tornano in mente pochi. E in effetti sono poche le letture che hanno colpito il mio immaginario. Ho recuperato un sacco in realtà durante le vacanze di Natale, solo a dicembre ho letto 22 libri, che sono tantissimi (certo, valgono le raccomandazioni di cui sopra). È per questo che quest’anno voglio darmi un obiettivo più basso, ma leggere libri di sostanza, che mi interessano davvero e che non sono semplici tappabuchi. Non che quelli che ho letto quest’anno non mi abbiano intrigato, preso, conquistato. Ma sono stata piuttosto pigra. La sera ho preferito andare a letto o guardare serie tv (ho rifatto una super mega maratona di Scrubs, telefilm della vita) e/o drama.
Ma voglio sicuramente rimediare nel 2020. Vorrei leggere della bella narrativa, orientarmi di più sui saggi, e tornare a leggere classici. Ecco mi piacerebbe avere un insieme di letture più consistente, meno quantità e più sostanza. Considerando che per me le romance sono un vero e proprio antistress vedremo come si metterà. Un’altra cosa che mi piacerebbe fare è leggere i cartacei che ho accumulato nel tempo, ormai sono davvero sommersa, ho pile ovunque. E pur avendone letti tanti, tantissimi restano intonsi, a meno degli autografi che ho beccato.
 E ora, eccoci con l’elenco dei dieci libri più belli che ho letto quest’anno, ci tengo a precisare che non si tratta di una classifica, ma di un elenco casuale. Tra l'altro si tratta di una classifica tutta al femminile, e non posso che esserne infinitamente contenta.
Enjoy!
I leoni di Sicilia – Stefania Auci
Tumblr media
Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
Di questo libro mi rimarrà impresso l’abbraccio che ci siamo date io e Stefania Auci nello stand della Gems nel mezzo del Salone del Libro, in cui perse completamente le speranze di incontrarla, me la sono trovata di fianco mentre salutavo Alice Basso e naturalmente ha autografato la mia copia del romanzo. Ma di questo libro ero immensamente curiosa: un po’ perché seguendo la Auci da tanto tempo so quanto sia meticolosa, attenta, capace, un po’ perché le saghe familiari sono uno dei filoni che più mi attraggono, soprattutto se parliamo di uno sfondo storico, soprattutto se verità e leggenda si confondono. La storia di una famiglia, di una città, di una impresa dai colori sgargianti del mare, dai profumi delle spezie, dai miasmi delle carcasse dei tonni, dalle intemperanze degli uomini e dai sentimenti autentici di chi cerca di emergere a dispetto di tutto.
La mia recensione.
Circe – Madeline Miller
Tumblr media
Nella casa del dio Sole nasce una bambina, Circe, tanto diversa dai suoi genitori e fratelli divini. Ha un aspetto fosco, un carattere difficile e, soprattutto, preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Per queste sue eccentricità, e a seguito dei primi amori infelici, finirà esiliata sull'isola di Eea, dove affinerà le arti magiche, scoprirà le virtù delle piante e apprenderà a addomesticare le bestie. Qui il suo destino si incrocerà con quello di alcuni dei principali eroi della mitologia classica: l'inventore Dedalo e il suo figlio ribelle Icaro, il mostruoso Minotauro, l'avventuroso Giasone e la tragica Medea, e poi, naturalmente, il suo amato Odisseo, ma anche il figlio di lui Telemaco e la moglie Penelope…
Quando si affrontano personaggi tanto famosi c’è sempre una certa trepidazione, perché inevitabilmente si deve fare i conti con l’immaginario collettivo, la tradizione consolidata, i mille tentativi di rappresentazione più o meno riusciti. Circe poi è un personaggio controverso e complicato che non si conquista certo un bel posto nelle preferenze dei lettori, soprattutto per quell’immagine inquietante della maga che trasforma gli uomini in maiali presa da una rabbia feroce e irrefrenabile. Eppure la Miller riesce in un’impresa meravigliosa, prendere Circe e trasfigurarla, in una donna, in una figura femminile forte, consapevole, intelligente, umana. Circe è la somma delle proprie scelte, dei propri sentimenti, dei propri incantesimi. È l’emblema della maga, ma è anche una donna appassionata e passionale, che vive tutte le sue battaglie con coraggio e amore. Questa è la storia di una dea maga, ma è soprattutto la storia di una donna alle prese con tutto il caleidoscopio di esperienze che la rendono umana.
La mia recensione
LeAli – Rebecca Quasi
Tumblr media
Una figlia appena nata, una promessa alla quale non può sottrarsi e un futuro tanto incerto quanto doloroso, sono ciò che Adriano Abregal, ingegnere di Formula Uno, si trova a dover affrontare. Il fatto che al suo fianco ci debba per forza essere Bianca Bastiani, una ballerina dallo stile di vita turbolento, non è certo incoraggiante. E per far funzionare la cosa i due “soci” studiano un patto blindato e preciso come un pit stop, una terra di nessuno asettica e impersonale dove all'apparenza sentimenti e passione non dovrebbero avere diritto di cittadinanza.
Ci sono incontri fortuiti e non premeditati che avvengono per caso e riescono a cambiare prospettiva sulle cose. Ci vuole poco in effetti e poi riescono a cambiare le prospettive. Con Rebecca Quasi è stato così, me ne stavo a lamentarmi su Goodreads del fatto che non trovassi romance all’altezza delle mie aspettative, quando una ragazza mi ha suggerito il suo nome. A quel punto è stato inevitabile comprare il primo libro e leggerlo, innamorarmi, e letteralmente macinare le pagine di tutta la sua produzione in una decina di giorni frenetici. E questo volume non fa eccezione, forse il mio preferito. Le sue storie riescono a restituire una atmosfera in cui riconoscersi, storie realistiche, mai banali, che allo stesso tempo non hanno bisogno di chissà di quale artificio per essere godibili. “LeAli” non fa eccezione e si illumina di due protagonisti dalle passioni forti e contrastanti che però riescono a trovare più di un punto in comune. Una storia che sembra svolgersi su un palcoscenico, la danza, inquieta e impietosa, di due dolori che si intersecano per creare una nuova realtà. Un cerchio che si chiude guidato dalla penna magica di Rebecca Quasi.
La mia recensione
I Cieli – Sandra Newman
Tumblr media
New York, 2000. Kate e Ben si incontrano a una festa e s'innamorano subito. È l'alba di un nuovo millennio, il primo senza una guerra in nessuna parte del mondo. L'ONU ha appena piantato la sua bandiera su Marte. Una senatrice del partito dei verdi sta per diventare la prima presidente degli Stati Uniti. Kate si addormenta, consapevole di essere amata. Londra, 1593. Da sempre, ogni notte, Kate sogna di essere Emilia, musicista e poetessa italiana nell'Inghilterra della fine del Cinquecento. Tormentata dal presagio di una città bruciata e distrutta, decide di salvare il mondo. Ogni decisione che prenderà, influenzerà la vita di un giovane e sconosciuto poeta, William Shakespeare, quella di Kate e di Ben, il mondo del Duemila. Una storia d'amore, di universi alternativi, di follia, di poesia e di viaggi nel tempo. Un sogno annidato in un bizzarro risveglio; un romanzo su quel che abbiamo perduto e quel che ancora possiamo salvare.
È difficile incasellare questo libro, è difficile trovargli una collocazione ed è anche estremamente complicato parlarne senza spoilerare tutto, in un incastro di situazioni sempre più rapide in un mondo che evolve con un battito di ciglia. È una storia travolgente, che ridisegna i confini del mondo così come lo conosciamo e che si riassesta ad ogni cambiamento, ad ogni modifica in maniera quasi incongruente. Una storia incerta e assoluta, la sovrapposizione di così tanti layer, di così tante decisioni, che è il risultato probabilmente anche delle interpretazioni del lettore. A tratti angosciante e a tratti illuminante, I Cieli è una storia da leggere in un fiato.
La mia recensione
Persone normali – Sally Rooney
Tumblr media
A scuola Connell e Marianne fanno finta di non conoscersi. Lui è popolare e ben inserito, la star della squadra di calcio della scuola, lei invece è una solitaria, orgogliosa e ci tiene alla sua privacy. Ma quando Connell va prendere sua madre che fa la domestica a casa di Marianne, una strana e indelebile connessione cresce tra i due adolescenti – una connessione che sono determinati a tenere nascosta. Un anno più tardi, stanno entrambi studiando al Trinity College a Dublino. Marianne ha trovato il suo posto in una nuova realtà sociale, mentre Connell rimane in disparte, timido e incerto. Durante i loro anni al college, Marianne e Connell si rincorrono, deviando verso altre persone e possibilità, ma sempre, magneticamente e irresistibilmente attratti l’uno verso l’altro. Poi, mentre lei vira verso l’autodistruzione e lui inizia a cercare significati altrove, devono confrontarsi entrambi su quanto entrambi sono disposti a sacrificare per salvare l’altro. Sally Rooney porta il suo brillante acume psicologico e la sua prosa in una storia che esplora il sodalizio di classe, l’elettricità del primo amore e il complesso legame tra famiglia e amicizia.
È una storia potente che sfugge alle linee guida della narrativa e si incunea nella descrizione dei millennial, con i loro egoismi, le loro sensazioni, le loro idiosincrasie e le loro inadeguatezze. Le storie, anche quelle d’amore, partono sempre dagli individui singoli che creano una coppia, partono dai loro pensieri, le loro emozioni, le loro paure. È sempre la somma di due entità che si amalgamano, di scelte che si comprimono, di egoismi che si snaturano. Non è facile trovare il compromesso, non è facile prendere in mano la propria vita, soprattutto quando sei in una provincia dispersa, con i pregiudizi che si affastellano intorno a te. Sally Rooney ha la capacità di cristallizzare momenti e fissare dialoghi in diapositive che riassumono il disincanto di una generazione e i disagi della giovinezza, in un imperativo impellente che sfugge le logiche di quella che comunemente chiamiamo normalità.
La mia recensione
Le avventure di Washington Black – Esi Edugyan
Tumblr media
George Washington Black, detto Wash, è uno schiavo di undici anni in una piantagione di canna da zucchero delle Barbados. Wash è terrorizzato dalla scelta del suo padrone di cederlo al fratello come servitore. Con sua sorpresa, tuttavia, l’eccentrico Christopher Wilde risulta essere un naturalista, un esploratore, un inventore e, soprattutto, un abolizionista. Presto Wash viene introdotto in un mondo di bizzarre invenzioni, in cui una macchina volante può trasportare un uomo attraverso il cielo, dove un ragazzo nato in catene può abbracciare una vita di dignità e libertà e dove due persone, separate da classi sociali distinte, possono vedersi solo come esseri umani. Ma quando un uomo viene ucciso e viene messa una taglia sulla testa di Wash, Christopher e Wash devono abbandonare tutto. Quello che segue è il loro volo lungo la costa orientale dell’America e, infine, verso un remoto avamposto nell’Artico. Presto la fuga spingerà Wash ancora più lontano, alla ricerca del suo vero sé. Dai campi di canna da zucchero dei Caraibi al lontano Nord, dai primi acquari di Londra agli inquietanti deserti del Marocco, La storia di Washington Black racconta una faccenda di tradimento, amore e redenzione, ponendo una domanda universale: qual è la vera libertà?
Questo libro mi è apparso davanti gli occhi in una scorribanda in libreria questa estate. La copertina mi ha incuriosita, la trama mi ha conquistato completamente. Prendete una storia insolita, un esploratore, un pallone aerostatico ed eccomi sono pronta a partire per l’avventura. E in effetti questo libro ti risucchia completamente nella storia. La storia di Esi Edugyan è una freccia scagliata nel buio, che segue, inevitabilmente le peregrinazioni di un giovane uomo che sfugge a tutta quella che potrebbe essere la sua condizione di schiavo fino alla fine dei suoi giorni per una serie fortuita di eventi. Ma anche chi ce la fa in fondo, ha sempre dalla sua lo zampino della sorte, che fornisce o le condizioni ideali o i presupposti per far muovere i passi alla storia. Descrizioni incredibili, un’emozionante avventura, un viaggio fisico e mentale per il globo e nel cuore alla ricerca delle risposte alle domande universali che sono in testa all’uomo da secoli. Perché la vita è un viaggio e ogni viaggio una scoperta.
La mia recensione
Una volta è abbastanza – Giulia Ciarapica
Tumblr media
L'Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d'Ete, un borgo sperduto dell'entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell'ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore - capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l'occasione giusta - quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l'amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall'esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell'industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco. In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.
È uno di quei libri capitati per caso nella mia lista delle cose da leggere, ma sono rari i libri ambientati nelle Marche, mia terra di origine e non potevo lasciarmi scappare l’occasione di immergermi in quelle colline baciate dal mare e dalla montagna, con quintali di storia da scoprire e centinaia di piccoli Borghi. La Ciarapica mi ha conquistato fin dalla prima pagina, con il suo linguaggio schietto e le descrizioni stringate, con il carattere tipico di un popolo un po’ diffidente e un po’ alla buona. Giulia Ciarapica ha tratteggiato una storia che supera i confini di un territorio e parla a tutti, pur conservando strette le proprie radici. Questa è una storia di forza, di sacrificio, di valori che si nutrono di sofferenze e sorrisi, di famiglia e di nemici, con un finale mozzafiato. Benvenuti nelle Marche.
La mia recensione
La fabbrica delle bambole - Elizabeth Macneal
Tumblr media
Giorno dopo giorno Iris Whittle siede nell’umido emporio di bambole di Mrs Salter e, china sui visi di porcellana in lavorazione, dipinge schiere di boccucce e occhietti tutti uguali. Ma la notte esce di soppiatto dal letto, scende in cantina, tira fuori colori e pennelli e riversa sulla carta la sua passione per la pittura. La tecnica è primitiva, certo, la famiglia e la società contrarie, e perfino la sua gemella Rose, un tempo sua complice ma ora esacerbata da un male che l’ha deturpata per sempre, le è ostile. E c’è quel leggero difetto della spalla a consigliarle di cercarsi un buon marito e accontentarsi di quel che ha. Ma lo spirito di Iris è indomito, la sua vocazione prepotente e, quanto alla presenza femminile nell’arte pittorica, non esiste forse il precedente di Lizzie Siddal, pittrice oltre che modella di John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, esponenti di quella cosiddetta «Confraternita dei Preraffaelliti» che fa tanto parlare di sé? Quando Louis Frost, un altro membro della stessa cerchia, le chiede di posare per lui, Iris, in spregio a ogni convenzione del decoro vittoriano, accetta, ma solo in cambio di lezioni private di pittura. Per lei si aprono nuovi orizzonti: la libertà per sé e quelli che ama, da sua sorella Rose al generoso monello di strada Albie, l’arte, l’amore, molti incontri importanti, alcuni insospettati. Passeggiando in quella tumultuosa fucina di novità che è il cantiere per la Grande Esposizione di Hyde Park, la sua figura singolare cattura lo sguardo di un passante fra i molti. È Silas Reed, tassidermista di poco conto e grande ambizione, con un morboso attaccamento per le cose morte e una curiosa predilezione per ciò che è imperfetto. Silas, Iris, Louis, il monello Albie, le prostitute del bordello, i clienti della taverna, i pittori preraffaelliti danno vita a un romanzo storico vividissimo e carico di tensione che appassionerà i lettori di Jessie Burton e Sarah Perry.
Questo libro è entrato nelle mie cose da leggere perché mi sono innamorata a prima vista della copertina (curioso vero?) e perché al primo accenno di atmosfere della Londra Vittoriana ero già partita per la tangente, compreso il riferimento ai pittori Preraffelliti che mi hanno sempre colpito molto. Ci è voluto un attimo per perdermi nelle atmosfere di questo libro, e innamorarmene. Sono sempre particolarmente affascinata dalle atmosfere vittoriane, di quella Londra ottocentesca che si sviluppa all’ombra delle fabbriche a vapore e che si destreggia tra la povertà estrema e la ricchezza più sfarzosa, che trova il suo culmine proprio nella Grande Esposizione, un ricettacolo di invenzioni, scoperte, eventi. La bravura della Macneal, una ceramista, sta proprio nella sua incredibile bravura nel delineare personaggi e situazioni, tratteggiandoli con pochi semplici tratti. Una storia affascinante e misteriosa, che segue le aspirazioni, le paure e gli amori di un gruppo di persone apparentemente lontanissime tra loro, ma collegate dalla trama del destino. Un viaggio tra tecniche di imbalsamazione, studio pittori e stratagemmi per la sopravvivenza. Un ritratto magico e impressionante della Londra Vittoriana.
La mia recensione
Chirù – Michela Murgia
Tumblr media
Quando Eleonora e Chirù s'incontrano, lui ha diciotto anni e lei venti di più. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono - dall'arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico - li rende più complici. Eleonora non è nuova a quell'insolito tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirù tutto ciò che ha imparato e che sa, cercando in cambio la meraviglia del suo sguardo nuovo, l'energia di tutte le prime volte. È cosí che salgono a galla anche i ricordi e le scorie della sua vita, dall'infanzia all'ombra di un padre violento fino a un presente che sembra riconciliato e invece è dominato dall'ansia del controllo, proprio e altrui. Chirù, detentore di una giovinezza senza più innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora una lezione difficile da dimenticare. Michela Murgia torna al romanzo, e lo fa con coraggio, raccontando la tensione alla manipolazione che si nasconde anche nel più puro dei sentimenti. Negli occhi di Eleonora e Chirù è scritta la distanza fra quello che sentiamo di essere e ciò che pensiamo di dovere al mondo: l'amore è la più deformante delle energie, può chiederci addirittura di sacrificare noi stessi.
Potevo probabilmente scegliere altri libri della Murgia, ne ho letti altri nel 2019, Il mondo deve sapere o Noi siamo tempesta, ma è Chirù che più mi ha colpito. È una storia complicata e anche provocatoria, sopra le righe e un po’ inquietante, ma è anche molto onesta e offre parecchi spunti di riflessione. La Murgia scava in Eleonora e attraverso di lei veniamo a scoprire anche le contraddizioni presenti in Chirù, il suo allievo. Ma la protagonista indiscussa è lei, una donna che lotta per affermarsi, ma che è troppo fragile per essere davvero felice. Un complesso racconto che si staglia tra un passato rivangato sempre più malvolentieri più ci si avvicina al nocciolo della imperturbabilità di Eleonora e alle vere ragioni del suo tentennare, quel passato che plasma e uccide pezzi di noi. Una storia complessa che mi ha molto colpito.
La mia recensione.
E ogni corsa è l’ultima – Leila Awad
Tumblr media
“Lui è mio” è quello che Daisy Potter pensa guardando Niccolò De Santis, con orgoglio, gioia e un pizzico di paura. Su Niccolò ha costruito i propri progetti per il futuro, i sogni, le speranze. Non come fidanzato o come amante, ma come pilota di punta della scuderia di Formula 1, la Potter Racing, di cui sta prendendo le redini. Quello che Daisy non ha considerato, però, è che Niccolò non è solo il vip che nel tempo libero si improvvisa dj e si accompagna a modelle sui red carpet. Quando una convivenza obbligata li costringe a mettersi a nudo, in una Roma da scoprire attraverso le parole di un diario antico secoli, ogni distanza comincia ad affievolirsi e quel “è mio” assume tratti diversi. Troveranno il coraggio di affrontare i rispettivi sentimenti o si nasconderanno dietro muri di maschere e paure?
Questo libro è in questo elenco perché se devo pensare ad un libro che mi ha fatto bene al cuore penso inevitabilmente alla storia di Daisy e Niccolò. Leggerla è come fare un tuffo in una realtà alternativa e si percepisce immediatamente la passione per un mondo, come quello della Formula1, serio, dinamico, sfidante e totalizzante. La storia di Daisy e Niccolò è un viaggio, alla scoperta delle proprie passioni e delle proprie origini che lascia lo spazio a nuove emozionanti avventure. E io, ne voglio ancora. La bravura di Leila emerge chiara dalle pagine, in una corsa contro il tempo e contro le paure dei protagonisti, in un incontro scontro che evolve tra momenti magici e atmosfere adrenaliniche, in mezzo ad un mondo, come quello della Formula1, che non lascia troppi spazi a dubbi.
La mia recensione
Quali sono i libri che hanno segnato il vostro 2019?
Raccontatemelo in un commento.
3 notes · View notes
frenchcurious · 2 years
Photo
Tumblr media
L'Alfa Romeo Giulia Sprint Spéciale de 'Black & White' / Salvatore Barraco devant la Porsche 907 de Hans Herrmann / Jochen Neerpasch dans la Targa Florio 1968. - source Carros e Pilotos.
84 notes · View notes
arctisracing · 5 years
Link
It’s no surprise that we simply adore Alfa Romeos. Whether they are the classic models or the much newer models. However, simply reading about them and knowing their capabilities, design, and performance may not be enough. Let us give you a treat by showing you some of our favorite Alfa Romeo photos.
Alfa Romeo Race Cars
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Alfa Romeo makes great race cars. They have successfully dominated some of the well-known races including the Grand Prix motor racing, Formula One sportscar racing, and many others. In 1910, A.L.F.A. was established and it was at that very start that they focused their attention on the races. One of their first international victories was in 1923 in Targa Florio where a four-leaf clover symbol was seen on the bonnet. 
Years later, in the 1920’s and 1930’s the Alfa Romeo became unbeatable when it comes to their Sports vehicles. Until the present time, they still create race cars are still a great contender especially when their vehicles are controlled by some of the top-notch race car drivers.
Alfa Romeo Convertibles
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Although Alfa Romeo started producing very expensive sports cars, they eventually produced cars that the masses can also enjoy. It was in the 1960s when they started to produce cars you don’t just see on the race tracks but on roads as well.
One thing that the Alfa Romeo is famous for is their convertible vehicles. This look and design certainly exude the sports car appeal. Usually, these models are just 2-seaters and they are called the Alfa Romeo Spiders.
Alfa Romeo Giulia (Type 105)
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
The name Alfa Romeo Giulia is given to three car models that aren’t really related to each other. The first, which we consider as the classic is also known as the Type 105. It is a four-door vehicle that has been in production from 1962 up to 1978. 
Various models of this would include the Giulia TI, TI Super, 1300, Super, 1300 ti, 1600 S, Super 1.3, Super 1.6, 1600 Rallye, and Nuova Super. All of them feature a boxy style design. It has a 4-cylinder engine that can either be a 1.3 liter or 1.6-liter version. They also had various power outputs due to the different configurations of their carburetors and tuning. Also, most of them come with a 5-speed manual transmission.
Alfa Romeo Giulia (Type 952
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Unlike the Type 105, this Alfa Romeo Giulia Type 952 is a much more modern model. The production started in 2015 until the present year. Currently, there are several versions of this model including the Giulia, Super, Speciale, Veloce, Veloce Ti, Quadrifoglio, Advanced Efficiency, and the B-Tech Special Edition.
Alfa Romeo Giulietta
Tumblr media Tumblr media
Like the Giulia, the Giulietta is also used to name 3 other cars that Alfa Romeo produced. The Type 750 and Type 101 are the first ones to be produced since 1954. The production of these rear-wheel drives stopped in 1965.
The second generation of the Giulietta is the Type 116, which started in production in 1977 as a replacement for the Giulia models. It was in 1985 that the production of the second generation was halted. Finally, the third generation is what is produced until today since it started in 2010. It is also known as type 940.
The post A Visual List Of Our Favorite Alfa Romeo Cars appeared first on Arctis: The Alfa-Romeo Supersite.
from Arctis: The Alfa-Romeo Supersite https://ift.tt/38DOJxv via IFTTT
0 notes