Tumgik
#in che senso alice e davide
omarfor-orchestra · 3 months
Text
Tumblr media
Buongiorno
0 notes
bethereorbedquare · 3 months
Text
SOLEMUTO
presenta
BRAVI RAGAZZI..
il primo video tratto dall'album
L’ULTIMO CROMANTICO
GUARDA IL VIDEO
youtube
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è  parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione  concreta.
La violenza non è solo fisica, ma anche verbale, attraverso la privazione della libertà, parole che feriscono e umiliano, gesti che terrorizzano e mortificano la donna.
Questo video racconta, con assoluto rispetto e delicatezza, ma al tempo stesso rabbia, come il "bravo ragazzo" spesso indossi una maschera che nasconde la sua vera natura del manipolatore, del violento, che - a poco a poco - priva la sua donna della libertà che le spetta.
Un  uomo  che  non  ha  pietà,  e  il  cui  ego  prevale  brutalmente  sulla  persona  che gli  sta  accanto.Nel video compare una scritta Stai Zitta, tratta dal libro di Michela Murgia, assieme ad altre frasi che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa nella donna e arrivano dritte al cuore come uno schiaffo.
Alle scene riprese sulla spiaggia di Marina Julia, e ad altre girate all'interno (grazie alla preziosa collaborazione del fotografo Davide Zugna), sono alternate le immagini riprese al Parco di Villa Bazzoni a Trieste: un muro delle "Bambole".
Il progetto si chiama Wall of Dolls - Il Muro delle Bambole, ed è un'installazione artistica permanente (ma removibile) contro il femminicidio, già presente in altri comuni italiani. A Trieste è stata inaugurata il 27 novembre 2022 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il disco
“SOLEMUTO” è un “one-man-project”, un progetto nato da esclusivamente da Adriano GIammanco (cantante, chitarrista, e autore), dalla composizione fino alla realizzazione finale (musiche, registrazioni, mix e master).
SOLEMUTO si ispira alla musica rock degli anni ’60-’70 fino agli anni ’90, con particolare riferimento alla scena alternativa straniera (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains) e italiana di quegli anni (Timoria, AfterHours, Karma), senza dimenticare le proprie radici melodiche (Battisti e Ivan Graziani).
L’idea di fondo è proprio quella: coniugare il linguaggio del rock con la melodia e i testi in italiano; cercare di “piegare” la lingua dello stivale agli stilemi del rock. Operazione non sempre facile, ma decisamente stimolante.
Ne “L’ultimo Cromantico” siracconta un viaggio, un viaggio nelle personalità e nelle vite di molte persone: si passa dall’ineluttabilità del tempo (“Materia Cromatica”), alla manipolazione (“Marcio”), agli amori perduti (“Racconti” e “Creami Qualcosa”), ai rapporti tossici e disfunzionali (“Cuore Nero”), fino alla rabbia intergenerazionale (“Tu non mi hai mai visto”), senza soluzione di continuità., in un susseguirsi di eventi raccontati di guarda, osserva, e parla.
Perché SoleMuto non è Muto.
Lui parla, forte e chiaro. Ti ascolta, e non ti giudica. Ti avvolge, e non ti soffoca.
0 notes
tagomago-ita · 3 months
Text
SOLEMUTO
presenta
BRAVI RAGAZZI..
il primo video tratto dall'album
L’ULTIMO CROMANTICO
GUARDA IL VIDEO
youtube
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è  parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione  concreta.
La violenza non è solo fisica, ma anche verbale, attraverso la privazione della libertà, parole che feriscono e umiliano, gesti che terrorizzano e mortificano la donna.
Questo video racconta, con assoluto rispetto e delicatezza, ma al tempo stesso rabbia, come il "bravo ragazzo" spesso indossi una maschera che nasconde la sua vera natura del manipolatore, del violento, che - a poco a poco - priva la sua donna della libertà che le spetta.
Un  uomo  che  non  ha  pietà,  e  il  cui  ego  prevale  brutalmente  sulla  persona  che gli  sta  accanto.Nel video compare una scritta Stai Zitta, tratta dal libro di Michela Murgia, assieme ad altre frasi che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa nella donna e arrivano dritte al cuore come uno schiaffo.
Alle scene riprese sulla spiaggia di Marina Julia, e ad altre girate all'interno (grazie alla preziosa collaborazione del fotografo Davide Zugna), sono alternate le immagini riprese al Parco di Villa Bazzoni a Trieste: un muro delle "Bambole".
Il progetto si chiama Wall of Dolls - Il Muro delle Bambole, ed è un'installazione artistica permanente (ma removibile) contro il femminicidio, già presente in altri comuni italiani. A Trieste è stata inaugurata il 27 novembre 2022 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il disco
“SOLEMUTO” è un “one-man-project”, un progetto nato da esclusivamente da Adriano GIammanco (cantante, chitarrista, e autore), dalla composizione fino alla realizzazione finale (musiche, registrazioni, mix e master).
SOLEMUTO si ispira alla musica rock degli anni ’60-’70 fino agli anni ’90, con particolare riferimento alla scena alternativa straniera (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains) e italiana di quegli anni (Timoria, AfterHours, Karma), senza dimenticare le proprie radici melodiche (Battisti e Ivan Graziani).
L’idea di fondo è proprio quella: coniugare il linguaggio del rock con la melodia e i testi in italiano; cercare di “piegare” la lingua dello stivale agli stilemi del rock. Operazione non sempre facile, ma decisamente stimolante.
Ne “L’ultimo Cromantico” siracconta un viaggio, un viaggio nelle personalità e nelle vite di molte persone: si passa dall’ineluttabilità del tempo (“Materia Cromatica”), alla manipolazione (“Marcio”), agli amori perduti (“Racconti” e “Creami Qualcosa”), ai rapporti tossici e disfunzionali (“Cuore Nero”), fino alla rabbia intergenerazionale (“Tu non mi hai mai visto”), senza soluzione di continuità., in un susseguirsi di eventi raccontati di guarda, osserva, e parla.
Perché SoleMuto non è Muto.
Lui parla, forte e chiaro. Ti ascolta, e non ti giudica. Ti avvolge, e non ti soffoca.
0 notes
robachetira · 3 months
Text
SOLEMUTO
presenta
BRAVI RAGAZZI..
il primo video tratto dall'album
L’ULTIMO CROMANTICO
GUARDA IL VIDEO
youtube
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è  parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione  concreta.
La violenza non è solo fisica, ma anche verbale, attraverso la privazione della libertà, parole che feriscono e umiliano, gesti che terrorizzano e mortificano la donna.
Questo video racconta, con assoluto rispetto e delicatezza, ma al tempo stesso rabbia, come il "bravo ragazzo" spesso indossi una maschera che nasconde la sua vera natura del manipolatore, del violento, che - a poco a poco - priva la sua donna della libertà che le spetta.
Un  uomo  che  non  ha  pietà,  e  il  cui  ego  prevale  brutalmente  sulla  persona  che gli  sta  accanto.Nel video compare una scritta Stai Zitta, tratta dal libro di Michela Murgia, assieme ad altre frasi che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa nella donna e arrivano dritte al cuore come uno schiaffo.
Alle scene riprese sulla spiaggia di Marina Julia, e ad altre girate all'interno (grazie alla preziosa collaborazione del fotografo Davide Zugna), sono alternate le immagini riprese al Parco di Villa Bazzoni a Trieste: un muro delle "Bambole".
Il progetto si chiama Wall of Dolls - Il Muro delle Bambole, ed è un'installazione artistica permanente (ma removibile) contro il femminicidio, già presente in altri comuni italiani. A Trieste è stata inaugurata il 27 novembre 2022 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il disco
“SOLEMUTO” è un “one-man-project”, un progetto nato da esclusivamente da Adriano GIammanco (cantante, chitarrista, e autore), dalla composizione fino alla realizzazione finale (musiche, registrazioni, mix e master).
SOLEMUTO si ispira alla musica rock degli anni ’60-’70 fino agli anni ’90, con particolare riferimento alla scena alternativa straniera (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains) e italiana di quegli anni (Timoria, AfterHours, Karma), senza dimenticare le proprie radici melodiche (Battisti e Ivan Graziani).
L’idea di fondo è proprio quella: coniugare il linguaggio del rock con la melodia e i testi in italiano; cercare di “piegare” la lingua dello stivale agli stilemi del rock. Operazione non sempre facile, ma decisamente stimolante.
Ne “L’ultimo Cromantico” siracconta un viaggio, un viaggio nelle personalità e nelle vite di molte persone: si passa dall’ineluttabilità del tempo (“Materia Cromatica”), alla manipolazione (“Marcio”), agli amori perduti (“Racconti” e “Creami Qualcosa”), ai rapporti tossici e disfunzionali (“Cuore Nero”), fino alla rabbia intergenerazionale (“Tu non mi hai mai visto”), senza soluzione di continuità., in un susseguirsi di eventi raccontati di guarda, osserva, e parla.
Perché SoleMuto non è Muto.
Lui parla, forte e chiaro. Ti ascolta, e non ti giudica. Ti avvolge, e non ti soffoca.
0 notes
thanxgodisholyday · 3 months
Text
SOLEMUTO
presenta
BRAVI RAGAZZI..
il primo video tratto dall'album
L’ULTIMO CROMANTICO
GUARDA IL VIDEO
youtube
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo dolorosamente attuale: se ne è  parlato e se ne parla ampiamente, senza che, però, si trovi una soluzione  concreta.
La violenza non è solo fisica, ma anche verbale, attraverso la privazione della libertà, parole che feriscono e umiliano, gesti che terrorizzano e mortificano la donna.
Questo video racconta, con assoluto rispetto e delicatezza, ma al tempo stesso rabbia, come il "bravo ragazzo" spesso indossi una maschera che nasconde la sua vera natura del manipolatore, del violento, che - a poco a poco - priva la sua donna della libertà che le spetta.
Un  uomo  che  non  ha  pietà,  e  il  cui  ego  prevale  brutalmente  sulla  persona  che gli  sta  accanto.Nel video compare una scritta Stai Zitta, tratta dal libro di Michela Murgia, assieme ad altre frasi che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa nella donna e arrivano dritte al cuore come uno schiaffo.
Alle scene riprese sulla spiaggia di Marina Julia, e ad altre girate all'interno (grazie alla preziosa collaborazione del fotografo Davide Zugna), sono alternate le immagini riprese al Parco di Villa Bazzoni a Trieste: un muro delle "Bambole".
Il progetto si chiama Wall of Dolls - Il Muro delle Bambole, ed è un'installazione artistica permanente (ma removibile) contro il femminicidio, già presente in altri comuni italiani. A Trieste è stata inaugurata il 27 novembre 2022 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il disco
“SOLEMUTO” è un “one-man-project”, un progetto nato da esclusivamente da Adriano GIammanco (cantante, chitarrista, e autore), dalla composizione fino alla realizzazione finale (musiche, registrazioni, mix e master).
SOLEMUTO si ispira alla musica rock degli anni ’60-’70 fino agli anni ’90, con particolare riferimento alla scena alternativa straniera (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains) e italiana di quegli anni (Timoria, AfterHours, Karma), senza dimenticare le proprie radici melodiche (Battisti e Ivan Graziani).
L’idea di fondo è proprio quella: coniugare il linguaggio del rock con la melodia e i testi in italiano; cercare di “piegare” la lingua dello stivale agli stilemi del rock. Operazione non sempre facile, ma decisamente stimolante.
Ne “L’ultimo Cromantico” siracconta un viaggio, un viaggio nelle personalità e nelle vite di molte persone: si passa dall’ineluttabilità del tempo (“Materia Cromatica”), alla manipolazione (“Marcio”), agli amori perduti (“Racconti” e “Creami Qualcosa”), ai rapporti tossici e disfunzionali (“Cuore Nero”), fino alla rabbia intergenerazionale (“Tu non mi hai mai visto”), senza soluzione di continuità., in un susseguirsi di eventi raccontati di guarda, osserva, e parla.
Perché SoleMuto non è Muto.
Lui parla, forte e chiaro. Ti ascolta, e non ti giudica. Ti avvolge, e non ti soffoca.
0 notes
Text
Franco Battiato – La Voce del Padrone
Tumblr media
Per celebrare Franco Battiato, genio indiscusso della musica italiana, arriva sul grande schermo, dopo la presentazione al Taormina Film Fest 2022, il film evento Franco Battiato – La Voce del Padrone diretto da Marco Spagnoli, dal 28 novembre al 4 dicembresolo al cinema in 200 copie in tutta Italia,, grazie alla distribuzione theatrical di qualità firmata Altre Storie e RS Productions. https://www.youtube.com/watch?v=4k6mJsNOo_g Prodotto da RS Productions e ITsART, la piattaforma streaming dedicata all'arte e alla cultura italiana, il film evento Franco Battiato – La Voce del Padrone è un viaggio nella musica e nella vita di Battiato, attraverso le sue esibizioni più significative, immagini di repertorio e i racconti di testimoni d’eccezione che ci restituiscono la sua storia e la sua personalità.  Ad accompagnare lo spettatore in questo viaggio è Stefano Senardi, tra i più grandi produttori discografici italiani, autore del film insieme al regista, e caro amico di Franco Battiato. Partendo da Milano e arrivando fino a Milo, nella casa di Franco Battiato, Senardi incontra personalità molto diverse: Nanni Moretti, Willem Dafoe, Oliviero Toscani, Caterina Caselli, Mara Maionchi, Morgan, Alice, Carmen Consoli, Vincenzo Mollica, Andrea Scanzi, Francesco Messina, Roberto Masotti, Francesco Cattini, Alberto Radius, Carlo Guaitoli e tanti altri che lo conoscevano bene e che possono restituire al pubblico uno spaccato della sua musica e della sua filosofia di vita. Nel film evento troviamo alcuni brani dell’album ‘La voce del padrone’ e altri selezionati in esibizioni esclusive. Fra i principali: Cuccurucucù, Centro di gravità permanente, Bandiera Bianca, La Cura. Lo score è composto dal Maestro Paolo Buonvino, vincitore del David di Donatello e Nastro D'Argento e autore delle musiche di Muccino e Moretti. “Franco Battiato è stato e rimarrà un artista unico da tanti punti di vista – ha affermato il regista Marco Spagnoli - e la presenza di Stefano Senardi ci aiuta a comprenderlo sotto diversi aspetti: umano, artistico, amicale, intimo.  Ad accompagnarlo in questo meraviglioso viaggio troviamo personalità strepitose dell’entertainment italiano ed internazionale che, per la prima volta, elaborano dinanzi alla macchina da presa una riflessione sul perché e sul come sono stati anche loro protagonisti del lavoro e della vita di questo cantautore”. “Questo viaggio ha un motivo preciso – ha dichiarato Stefano Senardi - trattare con cura quello che Battiato ci ha lasciato.E riuscire a comprendere il senso ultimo di una vita eccezionale come la sua, raccontandola in una biografia plurale ed intima attraverso i ricordi, gli aneddoti dei suoi amici, i materiali di repertorio e le meravigliose canzoni di questo artista straordinario e indimenticabile. Speriamo di esserci riusciti”. Sinossi ufficiale Un viaggio musicale. Un viaggio fisico, ma anche ideale, da Nord a Sud dell'Italia per raccontare Franco Battiato e la sua influenza sulla cultura del nostro paese, attraverso testimoni d'eccezione che ci restituiscono la storia e la personalità di Battiato. Un racconto che, tra arte e memoria, non solo renda omaggio alla storia del musicista e del suo storico album "La Voce del Padrone", ma riesca anche a celebrare l'eredità morale ed estetica di questo cantautore unico. Read the full article
0 notes
diceriadelluntore · 5 years
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #95 - The Runaways, The Runaways, 1976
Se pensate che il rock non sia anche una questione di ragazzine, fermatevi a leggere la storia di oggi. Tutto inizia nella Los Angeles del 1975, ad un party organizzato da Alice Cooper. Star della festa non è istrionico cantante ma una tredicenne scrittrice di brevi novelle-canzoni a sfondo sessuale: Kari Krome. A quella festa c’era anche Kim Fowley, artista, musicista e produttore discografico che era alla ricerca di un nuovo progetto sensazionale (parole sue): pensa che si poteva costruire un gruppo rock di sole donne (o meglio ragazze...). Fowley si accorge che la Krome è troppo giovane per diventare una rock leader band e per questo recluta Joan Jett (chitarra e voce), Sandy West (alla batteria) e Mickie Steele: come trio durano pochissimo dato che quest’ultima abbandona dopo poche settimane (e diventerà abbastanza famosa con le Bangles). Fowley però scova due altre giovani rocker: Lita Ford, l’unica che davvero sappia suonare un po la chitarra’, Cherie Currie e Jackie Fox, che entrata come chitarrista e accortasi che la Ford è più brava di lei verrà spostata al basso. Inizia così la storia del quintetto classico delle The Runaways. Fowley è uno che sa vendere bene la sua idea e la Mercury le mette sotto contratto dopo pochissimo, e nel 1976 arriva il primo album: The Runaways. Prodotto dallo stesso Fowley, che di fatto è il Pigmalione di tutta la baracca, l’album nonostante la band godesse di un certo interesse (anche per i live che Fowley organizza come supporto a gruppi come i Cheap Thrills, Van Halen, persino i Talking Heads) passa piuttosto inosservato nelle classifiche, ma retrospettivamente ha un suono ed un senso niente male. Il disco ha lo spirito “amatoriale” del primo punk (tecnica approssimativa ma forza e sentimento altissimi) ed ammicca nei suoni e negli arrangiamenti ad una versione edulcorata e giovanile dell’hard rock imperante all’epoca. In copertina il primo piano, ammiccante, di Cherie Currie, in pieno stile sex & fun, sebbene all’epoca avesse solo 16 anni. Il disco si apre con il loro più grande successo, Cherry Bomb, che è perfettamente proto-punk. I brani vengono cantati da Currie e da Joan Jett, mentre Fowley si accorge che la Fox al basso è molto scostante e la fa sostituire nelle registrazioni da Nigel Harrison, che poi diventerà il bassista dei Blondie. I brani sono semplici e orecchiabili, e nonostante giochino tutti sull’effetto di 4 sedicenni che parlano di sesso e rock’n’roll, hanno una linea coerente e niente affatto “vecchia” come altra musica del periodo. Da ricordare, oltre gli assoli di Lita Ford, Dead End Justice, You Drive Me Wild e due brani con composizioni di Kari Krome: Thunder e Secrets. Nell’album c’è anche una cover di Rock‘n’Roll dei leggendari Velvet Underground di Lou Reed. Il successo è ancora mediocre, nonostante la band continui una notevole attività live. Nel 1977 esce Queens Of Noise, che musicalmente è molto più curato, ma ha perso quella freschezza del primo: però sono tra i primi gruppi ad esibirsi al leggendario CBCG’s di New York dell’era punk. Non si sa come, la band ha un grande successo in Giappone, dove sia The Runaways che Queens Of Noise sono dischi d’oro: ecco allora il live di una serie di concerti giapponesi racchiusi nel Live In Japan (1977) ennesimo disco d’oro: però a metà del tour giapponese la Fox viene rispedita a casa e sostituita da Vickie Blue. Dopo poco Cherie Currie abbandona la band ed intraprende una carriera solista e cinematografica ( reciterà nel film A Donne Con Gli Amici di Adrian Lyne con Jodie Foster nel 1980). La band inizierà sempre di più a sfaldarsi e deciderà di dare l’addio alle scene con un concerto nella notte di Capodanno a San Francisco nel 1978. L’interesse retrospettivo per la band si deve al film The Runaways, con Kristen Steward nel panni di Joann Jett e Dakota Fanning in quelli di Cherie Currie, uscito nel 2010, che ripercorre la storia della band. Nel frattempo Cherry Bomb fu inserita in una speciale classifica di VH1 tra i 100 brani hard rock più belli di sempre. Rimangono un piccolo pezzetto di storia rock, in un periodo in bilico tra la provocazione (l’estica glam, tanto amata dalla Currie che si ispirava chiaramente a David Bowie), l’esuberanza dei giovani, che in parte sfocierà nel punk e le prime e precise architetture promozionali: ad ogni modo, sono state delle pioniere.
13 notes · View notes
londranotizie24 · 2 years
Text
Futura e l'Italia dei giovani: l'intervista al regista Francesco Munzi a Londra
Tumblr media
Futura e l'Italia dei giovani: l'intervista al regista Francesco Munzi a Londra Di Camilla Alcini Futura racconta l'Italia dei giovani, in un viaggio da nord a sud. L'intervista esclusiva ad uno dei registi, Francesco Munzi. Al festival del Cinema Made in Italy, accolto dalle sale del Ciné Lumière di South Kensington, arriva anche Futura. Il documentario di Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher racconta l’Italia dei giovani, in un viaggio di 100 minuti dal Nord al Sud della penisola.
Futura, l'intervista al regista Francesco Munzi
I protagonisti sono i ragazzi italiani dai 15 ai 20 anni a cui vengono rivolte delle domande sul futuro, sui loro sogni, aspirazioni, paure. Nascosto tra le risate di gruppo, arriva un messaggio forte e chiaro, quello di una generazione che nonostante tutto ancora sogna un futuro brillante, e lo fa puntando sull’inclusione e la speranza. Ma chi è il destinatario? “Ci sembrava importante provare a dare la voce ai ragazzi, cercando noi come autori, come registi, di fare un passo indietro e ascoltare. I grandi, gli adulti, per quanto mi riguarda sono i destinatari prediletti di Futura, in quanto più ignoranti, nel senso che ignorano il modo di pensare dei ragazzi di oggi”, ha commentato in un’intervista esclusiva il regista Francesco Munzi. Classe 1969, Munzi è uno dei registi e sceneggiatori più premiati dal cinema italiano. Il suo film Anime nere, ispirato all’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, ha ricevuto sedici candidature ai David di Donatello, vincendone 9, ed è stato accolto da tredici minuti di applausi al 71esimo Festival del Cinema di Venezia. Per Futura ha lavorato dietro la telecamera con Pietro Marcello e Alice Rohrwacher, attraversando insieme il paese per raccontarne i protagonisti di domani. Ma il loro progetto ha dovuto fare i conti con un evento inaspettato: la pandemia.
L'arrivo della pandemia e la scelta della 16mm
A poche settimane dall’inizio, racconta Munzi, le riprese sono state interrotte. Improvvisamente, il documentario è stato investito da un senso diverso. Far parlare di futuro  i ragazzi dopo settimane di reclusione e solitudine, di DAD e isolamento, ha dato vita a delle scene ricche di emozione, espressa più o meno direttamente nel corso delle interviste. “Sicuramente un po’ tutti noi adulti, ma i ragazzi in particolare penso che abbiano sofferto del Covid e della chiusura. Questo umore che andava calando credo si registri anche nel film. Siamo riusciti a fare pochissime interviste prima dell’inizio della pandemia, quando ancora non ci si poteva immaginare cosa sarebbe successo. Poi pian piano siamo tornati dai ragazzi chiusi nelle case, se non per poche attività, diciamo ragazzi un po’ in cattività. In questa fase si percepiva ancora di più un senso di spaesamento, chiedendo loro di pensare al futuro” Nonostante il senso di incertezza, Futura non presenta un quadro negativo. Tutto il contrario: dando la parola ai giovani, insegna ad ascoltarli. E lo fa con una scelta estetica ben precisa: i 16mm. “Ci piaceva l’idea di usare un mezzo che fosse diverso da quello dei ragazzi. I ragazzi di oggi hanno grande consuetudine con le immagini, è un continuo farsi video e foto, comunicare mandandosi immagini. Invece l’idea della pellicola, di un ciak, di una troupe, del momento sacro che si crea con la ripresa del film, che è unico e più costoso, ha dato a tutto un’aria appunto più sacrale, intensa e concentrata. Ogni rullo di 16mm dura 11-12 minuti, fare domande in questo poco tempo richiede un’attenzione e una concentrazione in più, sia a noi registi che ai ragazzi intervistati”.  Qui il video con l'intervista di Londra Notizie 24 al regista Francesco Munzi: https://youtu.be/j9hKYY4CzOc  
Futura arriva in UK l'8 Luglio con Modern Films
Il momento di condivisione rispettosa e sincera si percepisce nelle parole dei ragazzi, che ci raccontano senza filtri le loro giornate tra musica, sport, lavoro e scuola. C’è chi si immagina in Italia, nel paese o nel quartiere dove è cresciuto e dove ci sono gli amici di una vita, come i giovani umbri. Ma c’è anche chi vuole partire e andare a cercare fortuna altrove, come i ragazzi veneziani che vedono la loro laguna svuotata dalla pandemia. Non mancano inoltre i grandi temi sociali e politici con cui questa generazione sente di dover fare i conti: il razzismo, la discriminazione per le diverse sessualità, il ruolo della donna, solo per citarne alcuni emersi spontaneamente nel corso delle interviste.    Futura è disponibile in UK dall'8 Luglio 2022, distribuito da Modern Films. https://www.youtube.com/watch?v=Q005csbK5_c&t=3s ... @ItalyinLDN Continua a leggere su Read the full article
1 note · View note
Text
Libri stupefacenti
youtube
Una pillola ti rende più grande, una pillola ti fa più piccola, e quella che ti ha dato tua madre non fa assolutamente nulla, va, chiedi ad Alice…
Cantava Grace Slick dei Jefferson Airplane in White Rabbit (Surrealist Pillow, 1967), l’Estate dell’amore era alle porte ed il capolavoro di Lewis Carroll forniva una quantità di splendide allusioni per indicare come attraverso l’assunzione di determinate sostanze sia possibile raggiungere il “paese delle meraviglie”. C’è da dire che il reverendo Dodgson (Carroll era un nom de plume) non ha risparmiato i riferimenti maliziosi. Cosa ci sarà nella pozione “Bevimi”? Proprio un fungo doveva offrirle il Brucaliffo?
Nell’anniversario dell’anno assurto ad emblema di una generazione che desiderava espandere i confini della percezione proviamo ad indagare il multiforme rapporto tra droghe e letteratura da un punto di vista davvero molto particolare. Vediamo quali sono le più famose, fantasiose o semplicemente bizzarre sostanze psicotrope inventate dagli scrittori del ‘900 per i loro romanzi.
Non possiamo che cominciare da un gigante come Aldous Huxley, che peraltro in gioventù conobbe di persona Lewis Carroll. Mente geniale alimentata da dosi massicce di droghe psichedeliche. Nella celeberrima distopia narrata ne Il mondo nuovo tra le masse schiacciate da un soverchiante potere dispotico viene diffusa la sostanza Soma che induce un senso di calma e tranquillità in grado di inibire ogni istinto di ribellione. Passiamo ad uno dei più prolifici inventori di droghe letterarie, Philip K. Dick. Quella più intimamente legata alla sua biografia è la Sostanza D del romanzo Un oscuro scrutare. La sua assunzione prolungata divide letteralmente in due la mente del consumatore. Nell’universo fantascientifico creato da Frank Herbert per Dune, la Spezia è una sostanza che “non ha mai lo stesso sapore”, in piccole dosi dona lunga e sana vita ma risulta fatale se le dosi aumentano. Ovviamente genera immediata assuefazione!
Tumblr media
William Burroughs ne il Pasto Nudo inventa uno strano corrispettivo dell’eroina da cui era dipendente e lo chiama Carne Nera. Si ricava dalla carne di enormi, orribili millepiedi e chi ne fa uso ne è irrimediabilmente disgustato e deliziato allo stesso tempo. Affascinante anche se non indicato per i deboli di stomaco. Avvicinarsi a proprio rischio anche ad Arancia Meccanica di Antony Burgess. I ragazzacci capitanati da Alex sono soliti bere del Latte più, latte “corretto” con una selezione di strani, potenti additivi, “per essere pronti a praticare un po' di ultra-violenza”. Assolutamente incredibile l’effetto del Dylar che rimuove la coscienza della propria mortalità. Alt. Qui c’è da fermarsi un attimo a pensare alle conseguenze di un simile stato. Fatto? Andiamo avanti. Effetti collaterali? Tra i tanti, la perdita della capacità di distinguere le parole dalle cose. La trovate in Rumore bianco di Don De Lillo.
Tumblr media
Verbaluce è invece l’evocativo nome di una sostanza nata dal dispiegarsi della vena surreale di George Sauders nel racconto Fuga dall’Aracnotesta (QUI il testo completo pubblicato dal New Yorker) della raccolta Dieci Dicembre. Assumerla significa cominciare a descrivere in modo spropositato tutte le sensazioni provate ed è molto interessante come l’autore riesce a rendere l’effetto sulla carta.     Esperienze forti le assicura anche la Pan Galactic Gargle Blaster (meglio non tradurre), ovvero la migliore bevanda alcolica dell’universo, come assicura la Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams. Chi l’ha provata riporta che è come se “il cervello venga spappolato da una fetta di limone legata intorno ad un grosso mattone d’oro”. Nel libro trovare la ricetta.
In un crescendo di potenza troviamo l’estremo del misterioso DMZ rarissimo allucinogeno derivato da una muffa che cresce solo su altre muffe. David Foster Wallace in Infinite Jest parla di effetti “quasi ontologici”.
Tumblr media
Comunque finché si tratta di droghe letterarie potete consumarne irresponsabilmente e smodatamente!
Buona lettura!
4 notes · View notes
Photo
Tumblr media
Avviso ai naviganti: Questa  gif  non  è   mia. E’ un collage di alcune cose che ho trovato su tumblr e serve unicamente per rappresentare visivamente il post e solo questo.  Warning: this gif is not mine. It’s a collage of some things I found here on tumblr and it seves only to visually portray what I wrote. New Haven/ Tel'aran'rhiod 25.01.21 #literaryloungedreamsweek L'ultima cosa che il giovane sciamano ricordava, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi, era il dolce peso della sua Alice su di sé. Aveva preso una decisione da cui non si tornava indietro ma, tutto sommato, lo aveva fatto con il cuore sereno. Era un segno per lui che era sulla via giusta, che era ciò che voleva il suo cuore. All'improvviso sentì il grido di un'aquila e la vide mentre stava planando a terra per trasformarsi in... sé stesso. Cominciò a vagare per la foresta, prima con passi incerti per il senso di smarrimento che provava e, subito dopo, a correre sempre più veloce quasi come se il suo istinto glielo stesse ordinando. Filava via nel bel mezzo di una selva sempre più fitta e minacciosa, rischiando quasi di imprigionarlo e levargli ogni residuo di energia vitale. Presto, presto, la sua anima lo stava invitando, non c'era un minuto da perdere. Dov'era Alice? Perché non era con lui? Era a causa sua che stava fuggendo via? Era in pericolo? Non poteva saperlo con certezza. Si ritrovò ansimante in una stanza oscura. Aveva perso il senso di orientamento, non aveva coordinate di riferimento. All'improvviso una superficie riflettente si pose di fronte a lui e ciò che vide non gli piacque per niente. Aveva gli occhi completamente bianchi tanto che lo indusse ad alzare una mano per distruggere lo specchio ma qualcosa, o qualcuno, glielo impedì trasportandolo in una stanza completamente bianca. Era tutto bianco, compresi i suoi abiti. Dove mi trovo? Sono un Camminatore dei sogni, non mi faccio trascinare via, come un giunco alla deriva in un corso d'acqua. Qual è il messaggio che mi deve arrivare? Wakan Tanka aiutami. David sentì nuovamente il grido dell'aquila, ma questa volta era più simile all'urlo di un bambino. 𝑃𝑎𝑝𝑎̀ 𝑎𝑖𝑢𝑡𝑎𝑚𝑖! Il suo istinto agì ancora prima che lui potesse formulare qualsiasi pensiero. Racchiuse il suo corpo in una bolla di luce e svanì per risvegliarsi di colpo nella stanza dove la sua amata era accoccolata a lui, placidamente assopita. Alzò lo sguardo in alto per capire se fosse davvero sveglio o stesse ancora sognando. Era sveglio. Era stato un sogno talmente particolare che richiedeva una meditazione approfondita e lo avrebbe fatto, una volta tornati a casa.
0 notes
italystorytelling · 4 years
Photo
Tumblr media
𝗜𝗟 𝗡𝗢𝗦𝗧𝗥𝗢 𝗣𝗢𝗦𝗧𝗢 𝗦𝗘𝗚𝗥𝗘𝗧𝗢
di Alice Brizzi e Alessandro Salemi
𝑨𝒎𝒃𝒊𝒆𝒏𝒕𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆: Parco di Villa Filippini, Besana in Brianza (MB)
𝑬𝒑𝒐𝒄𝒂: Settembre 2020
𝑮𝒆𝒏𝒆𝒓𝒆: Realistico
𝑷𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒂𝒈𝒈𝒊: I personaggi sono tutti ragazzi e ragazze di tredici/quattordici anni, compagni classe di terza media, molto legati tra loro. Giulio ➨ ragazzo brillante, a modo, charmant, ma lascivo ai divertimenti; Stefania ➨ acuta e ribelle, seppur contraddistinta da un certo senso della misura, è lei ad avere avuto l'idea che ha mosso l'azione, l'abbandono anticipato della scuola per l'approdo collettivo al parco; Marta ➨ ragazza indocile ma solare, sempre sorridente, spiritosa, ironica, giocosa, una porta aperta a tutti. Migliore amica di Stefania; Davide ➨ un simpatico ircocervo, un mix di buone maniere e bricconeria, è un mattatore di natura; Alessandro ➨ studioso, diligente, ma con un occhio anche fuori, di indole incline all'improvvisazione.
𝑻𝒓𝒂𝒎𝒂: Settembre 2020, Giulio, Stefania, Marta, Davide e Alessandro, ascoltano senza troppa attenzione la consegna della professoressa e si chiedono come sarà questa terza media, forse ultimo anno per loro. L’estate ormai volta al termine, ancora si sente e stare seduti è proprio difficile. Così approfittando dei quaranta minuti di lavoro di gruppo, i quattro amici si infilano le tanto odiate mascherine e sgattaiolano fuori dalla scuola per raggiungere il loro posto preferito: il Parco di Villa Filippini. Quei quaranta minuti rappresenteranno per i ragazzi la loro evasione e la loro promessa di amicizia, la loro promessa di continuare a vivere l'adolescenza come “ragazzini normali”, nonostante la minaccia di una seconda reclusione nelle loro case mini alla libertà che solo a quattordici anni puoi avere.
0 notes
localifotografici · 7 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Mostra_bipersonale di Alice Caracciolo e Francesca Fiorella a cura di LO.FT - Locali Fotografici (5-15/04/2017)
La mostra intende proporre, mediante una pluralità di linguaggi, una riflessione sul mondo della disabilità e in particolare sulla disabilità motoria, visiva e uditiva. Le autrici del progetto indagano questo tema ampio e complesso con declinazioni differenti, proponendo letture attente ed empatiche e avvalendosi del medium fotografico, sonoro, multimediale e installativo. Si tratta di un lavoro inedito, nato da un'idea progettuale di Irene De Santis, disability manager, con la collaborazione del Comune di Lecce - Assessorato al Turismo, Marketing Territoriale, Spettacoli ed Eventi. Il titolo del progetto espositivo –Super-habilis come Super Abile o come superabile– allude in chiave positiva alle differenti dis-abilità (che sta per mancanza o assenza di abilità, cit. Garzanti) e alla condizione superabile mediante, in parte, l’interazione e l’inclusione sociale. Le autrici hanno avviato, con la collaborazione di Davide Dongiovanni, Sandra Sisto, Irene De Santis e Sandro Longo (affetti rispettivamente da disabilità visiva, uditiva e motoria), un percorso di conoscenza reciproca e di scambio emotivo/culturale, venendo a contatto con percezioni e sensazioni non sempre afferrabili da chi non vive quotidianamente la mancanza di un senso o limitazioni motorie. La mostra invita lo spettatore a interrogarsi su aspetti che, il più delle volte, non sono compresi. Il coinvolgimento di tutti i sensi - in un percorso tematico - si svilupperà nelle sale di Palazzo Vernazza. Sarà presente interprete LIS.
2 notes · View notes
pangeanews · 4 years
Text
Sia lode a Kim, “l’Amico di tutto il Mondo”, il ragazzo che non ha paura di essere felice e sa che ogni cosa è segreta
Rudyard Kipling aveva il genio dei nomi: Kim rimanda, con la stessa persuasione, ai confini dell’esotico e ai dispacci segreti. Kim pare la formula che dischiude i mondi dell’immaginario, una cifra ipnotica, l’Om della narrativa, la sillaba da cui discende ogni avventura.
*
L’Ottocento è pieno di eroine sfregiate dall’amore – la Bovary, la Karenina, la Lady di Henry James – dopo la sbornia, precedente, di eroi più o meno autentici – Ivanohe, Robinson Crusoe – eventualmente sorpresi dal caos – il Lord Jim di Conrad. Kim frega tutti in contropiede: è orfano e povero, “un povero fra i più poveri bianchi”, di una povertà che gli permette di essere tutto – e soprattutto il contrario. Kim è figlio di una “bambinaia nella famiglia di un colonnello”, indiana, morta di colera, innominata, e di Kimball O’Hara, “giovane sergente portabandiera del reggimento irlandese dei Mavericks”, morto vagabondo, donnaiolo, preda del vizio. Appunto: Kim è tutto & il contrario. È indiano e irlandese, è colono e colonizzato, non è né adulto né bambino, parla ogni lingua, ogni dialetto, puro & folle, colomba & serpe. Dalla destrezza dell’incipit – “Sedeva, beffandosi delle ordinanze municipali, a cavallo del cannone Zam-Zammah…” – sappiamo che Kim interpreta gli ordini a suo modo, tramuta l’arma da guerra in un puledro o in un pachiderma.
*
Kim attraversa i mondi, ecco. Ecco perché i suoi servigi sono necessari a tutti: agli inglesi, che lo vogliono – anche in virtù dell’ascendenza paterna – come spia nel Grande Gioco; al monaco tibetano che incontra per la via, perché Kim, come si ripete di continuo, “è l’Amico di tutto il Mondo”, è “l’Amico delle Stelle”. Kim può tutto: consegnare dispacci tutelati dal mistero e rintracciare fiumi che esistono solo nella leggenda. Egli è di questo mondo e dell’altro; serve i poteri spirituali e quelli temporali, servendo, di fatto, il proprio capriccio.
*
Kim esce a puntate, dal 1900, sul “McClure’s Magazine”, rivista americana che pagava abbastanza bene e che, negli anni, aveva pubblicato Conan Doyle e Jack London, Robert Louis Stevenson e Mark Twain. Il libro è edito, poi, nel 1901, da Macmillan & Co. In molti identificano in Kim – preda dell’autoinzuccamento del proprio autore – il capolavoro di Kipling, io preferisco I libri della giungla e alcuni racconti tardi, torbidi, effettivamente inquietanti. Kipling – lo spiega bene Claudio Magris, nel club dei ‘kiplinghiani’, in una intro all’edizione Einaudi di Kim, “Fra i raggi della Ruota” – non sa scrivere un romanzo, nel senso che non gli importa la struttura romanzesca: anela alla vita e al suo odore, che non si forgia in capitoli. Kim è costituito da una serie di scene, di lampi: per alcuni è un divertimento – come stare su un albero tutto il giorno a spiccare ciliegie – per altri è una chiamata, per lo più è un libro esoterico. Kim dice, con limpida chiarezza, che ciò che importa è ciò che non si vede, il visibile è transitorio, pia illusione per chi si beve la ‘realtà’ e se ne bea, beota. Tutto, infine, è segreto: la Storia procede per trame sotterranee – che implicano il fraintendimento e l’incomprensione, la trappola del demonio –, d’altronde, la Ricerca del senso remoto è un viaggio nell’incomprensibile, tra dèi sgargianti con la lingua di fuori. “Come una goccia tende verso l’acqua, così l’anima mia andava verso la Grande Anima che trascende ogni cosa… Onde ho saputo che l’Anima aveva superato l’illusione del Tempo e dello Spazio e delle Cose. Onde ho saputo che ero libero”, dice il lama, alla fine del libro. Eppure, pur ‘illuminato’, è avvinto dall’affetto per Kim. Perché Kim non è un ragazzo, non è un uomo in carne e ossa: è una ispirazione, un salto nel vuoto, la fede nell’Eldorado e nell’età dell’oro dietro il passo montano, l’astuzia di un pettegolezzo come unico sigillo di verità. La felicità, ecco: Kim è l’ipotesi che si può essere felici. Attraversando ogni volto e ogni luogo, senza sostare in nessuno.
*
Kipling – cosa rara tra gli scrittori che traducono in piagnisteo le proprie scartoffie – non aveva paura di essere felice. Come Kim. “La più grande delle tante benedizioni che ebbi la fortuna di ricevere è stata la consapevolezza della mia felicità nel momento in cui la vivevo, e non quando fosse troppo tardi, e io pieno di rimorsi”, scrive Kipling nella sua autobiografia, Qualcosa di me, pubblicata postuma, un anno dopo la morte. La felicità riguarda proprio Kim: “c’è dentro una considerevole grazia e non poca saggezza, e la parte migliore di entrambe la devo a mio padre”. L’omaggio filiale non è fatuo: John Lockwood Kipling fu artista di talento; gli schizzi realizzati nel Punjab e in Kashmir per l’impero britannico sono ora al Victoria and Albert Museum, dal 1875 fu preside della Mayo School of Art in Lahore. Anche il papà di Pasternak era un illustratore, ma ciò che mi sorprende è che JLK ha illustrato molti volumi del figlio ‘Ruddy’. Questo, credo, ha a che fare con un’indole, con l’altitudine di un legame. “Fu pubblicata un’edizione illustrata dei miei lavori e spettò a mio padre occuparsi di Kim… Ricordo un’immagine di mio padre nel tabernacolo di lamiera mentre rovistava tra cumuli di enormi fotografie dell’India alla ricerca di un particolare di nessuna importanza da inserire in una delle sue incisioni. Al mio ingresso, alzò lo sguardo e, grattandosi la barba, senza smettere di rimuginare, citò: ‘Se si raggiunge questa semplice bellezza e solo questa, comunque avete il meglio che Dio inventi’”. Non credo ci siano altri esempi, altrettanto alti, di padri che abbiano illustrato i libri dei figli. JLK morì nel 1911, al figlio era stato assegnato, giovanissimo, nel 1907, il Nobel, e ad esso s’abbinò un certo trascolorare dell’ispirazione.
*
A differenza di Peter Pan, Kim non si esilia in un mondo immaginario e abita la giovinezza come un ordine sapienziale; a differenza di Jim Hawkins preferisce l’avventatezza all’avventura e pensa che non ci sia altro tesoro che la libertà di disobbedire – dando ad intendere l’opposto. (Se aggiungiamo Tom Sawyer, il “giovane Holden”, Alice, il David Schearl di Chiamalo sonno, l’Asher Lev di Chaim Potok, le “piccole donne”, pensiamo a come, in modo inatteso, siano i ragazzi ad avere fatto la letteratura in lingua inglese).
*
Anche Mowgli – la creatura di Kipling nata qualche anno prima, dedotta dallo stesso marmo felice – è una creatura che varca i mondi. Come Kim, non è bimbo né adulto – il romanzo si scrive per alterare la crescita – come Kim è amico di tutti, uno che attraversa i mondi. Mowgli vive in un feroce paradiso, la giungla, e conosce il gergo di tutti gli animali; Kim è esperto nella natura umana, dialoga con il paria e con il colonnello d’alto grado. Entrambi non ritengono necessario altro al di là oltre la carne e il desiderio, blu – eppure, sono consapevoli che perfino un prato, pure uno sguardo anonimo induce a segregarsi nel segreto. Essi non svelano, si gettano.
*
“Kim metteva tutta l’anima nello sguardo che attraversava i baratri turchini”, è scritto. Come se l’anima fosse un balzo e nient’altro che questo vagare tra baratri turchini. Non è importante imparare l’equilibrio, semmai scegliere di farne a meno; turchino è il nome dato a una morte certa. Il vero maestro è Kim che tra l’illuminazione e la menzogna sta nel mezzo, prestando fede a tutti, a nessuno, e ride. (d.b.)
*In copertina: Steve McCurry, “Indian Child”, 1997; la fotografia è tratta da qui
L'articolo Sia lode a Kim, “l’Amico di tutto il Mondo”, il ragazzo che non ha paura di essere felice e sa che ogni cosa è segreta proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/3lRvJT2
0 notes
italianaradio · 4 years
Text
The Suicide Squad: nessun impiego di CGI per i costumi
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/the-suicide-squad-nessun-impiego-di-cgi-per-i-costumi/
The Suicide Squad: nessun impiego di CGI per i costumi
The Suicide Squad: nessun impiego di CGI per i costumi
The Suicide Squad: nessun impiego di CGI per i costumi
James Gunn, regista dell’attesissimo The Suicide Squad, ha rivelato che i costumi del film sono stati realizzati attraverso l’impiego di materiale prostetico e non della CGI. Il film di Gunn sarà una sorta di reboot di Suicide Squad, il film di David Ayer uscito nel 2016. La Warner Bros. ingaggiò Gunn come regista e sceneggiatore del nuovo film dedicato alla Task Force X, dopo il suo temporaneo licenziamento da Guardiani della Galassia Vol. 3. 
I dettagli sulla trama di The Suicide Squad non sono ancora stati resi noti. Nel film torneranno alcuni degli attori che avevano già recitato nella pellicola di Ayer, ossia Margot Robbie, Joel Kinnaman, Jai Courtney e Viola Davis. Tra le new entry, invece, figurano John Cena, Idris Elba, Taika Waititi e Nathan Fillion. Una serie di immagini dal set emerse online alcuni mesi fa, avevano anticipato ciò che il regista James Gunn ha poi confermato di recente.
Durante un recente Q&A su Instagram, un fan ha chiesto al regista se nel film gli attori indosseranno dei costumi reali o se questi sono stati realizzati esclusivamente attraverso l’utilizzo della computer grafica. La risposta del regista è stata diretta: “Tutti reali”. 
In un’epoca in cui i film di supereroi la fanno da padrona, non è così inusuale che la produzione ricorra all’impiego della CGI per ricreare i costumi di alcuni personaggi (l’esempio più clamoroso in tal senso è sicuramente lo Spider-Man di Tom Holland, il cui costume è stato spesso ricreato attraverso la computer grafica durante le scene d’azione).
James Gunn ha comunque sempre ribadito che The Suicide Squad utilizzerà più effetti pratici e location dal vivo di qualsiasi altro film di supereroi.
LEGGI ANCHE – The Suicide Squad: un’interessante teoria dei fan potrebbe rivelarsi vera
Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi e John Cena. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.
Secondo le ultime indiscrezioni, Nathan Fillion dovrebbe interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare i propri arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento metallico antigravità.
Altri nomi circolati nelle ultime settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano che Sean Gunn potrebbe vestire i panni di Weasel e Flula Borg quelli di Javelin; Pete Davidson potrebbe interpretare Blackguard, mentre Michael Rooker Savant.
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
The Suicide Squad: nessun impiego di CGI per i costumi
James Gunn, regista dell’attesissimo The Suicide Squad, ha rivelato che i costumi del film sono stati realizzati attraverso l’impiego di materiale prostetico e non della CGI. Il film di Gunn sarà una sorta di reboot di Suicide Squad, il film di David Ayer uscito nel 2016. La Warner Bros. ingaggiò Gunn come regista e sceneggiatore […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Stefano Terracina
0 notes
tmnotizie · 5 years
Link
MACERATA – Ratatà festival di illustrazione, fumetto, editoria indipendente atto secondo.  Fino a domani, domenica 8 settembre, infatti, dopo la prima parte del festival che si è svolta ad aprile scorso con esposizioni, concerti e laboratori, si potrà visitare HABITAT, una mostra di poster diffusa nel centro storico di Macerata, a cura del collettivo Le Vanvere.
Oltre 60 gli autori provenienti da tutta Europa coinvolti nell’esposizione di “Ratatà Muta 2019”, un’iniziativa  a cura di Ratatà in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Macerata, Le Vanvere e  per l’occasione con il festival Artemigrante.
Le mostre a tema sono HABITAT • contest con 30 illustratori selezionati su concorso da Le Vanvere e altrettanti poster esposti all’interno di locali e negozi del centro storico di Macerata; HABITAT • micromega con 25 disegnatori professionisti che illustrano venticinque habitat, dal più piccolo (micro) al più grande (mega) esposti sotto le logge di corso della Repubblica;  HABITAT • in town con 28 fioriere illustrate dal collettivo Le Vanvere,  HABITAT • Terra chiama Vanvere un viaggio intergalattico tra habitat spaziali, pianeti e pianeti nani, illustrato dal collettivo Le Vanvere.
Il progetto coinvolge oltre 14 commercianti del Centro Storico in un clima collaborativo in cui le vetrine diventano spazi espositivi e spazi d’arte. La collaborazione tra il Festival Ratata e i commercianti del centro storico è diventata negli anni una forma per coniugare l’arte contemporanea dell’illustrazione e il sostegno all’animazione culturale del centro della città per accogliere turisti e cittadini in un centro storico vitale.
Sui significati della mostra, spiegano gli organizzatori, viene definito “habitat” anche un ambiente congeniale alle proprie preferenze e abitudini. Se andiamo oltre le definizioni da dizionario, la parola “habitat” ci parla di una “nicchia”, quasi una tana, un rifugio, un ritaglio di mondo che è proprio a qualcuno, in senso materiale o figurato. La stessa radice della parola richiama “abito”, “abitudine”, termini che trasudano quotidianità, appartenenza, familiarità, qualcosa a stretto contatto con la nostra pelle o i nostri gesti.
Qual è il nostro habitat, quello dove ci sentiamo nel nostro “ambiente congeniale”? Che sia uno stato mentale, un insieme di sensazioni (suoni, odori, colori, sensazioni tattili, sapori), uno spazio fisico, un oggetto, il nostro habitat è una zona franca dove ci spogliamo di tutto l’intorno e siamo veramente noi stessi… o la parte di noi stessi con cui andiamo più d’accordo.
Le artiste e gli artisti coinvolti sono: per  Contest Alessandra Marin, Alessandro Ripane, Alice Caldarella, Andrea Bonetti, Beatrice Zampetti, Chen Wang, Daniel Trudu, Davide Spelta, Emanuele Benetti, Flavia Morra, Gianluca Natale, Giovanni Colaneri, Giulia Corascello, Giulia Perin, Giulia Serafin, Giulia Tassi, Giuseppe Gloria, Ksenia Kopalova, Laura Savina, Lidia Savioli,  Liza Rendina Morel, Luca Di Battista, Mariacarla Taroni, Massimiliano Aurelio, Noemi Agosti, Sara Bernardi, Signor C., Simone Manfrini, Sofia Olivari e Tania Yakunova.
Invece per  Micromega  Elisa Macellari, Giordano Poloni, Daniele Simonelli, Ilaria Zanellato, Marco Cazzato, Bomboland, Michele Rocchetti, Morena Forza, Laura Borio, Daniela Tieni, Giulia Pastorino, Claudia Bordin, Silvia Mauri, Alberto Fiocco, La Tram, Monica Rossi, Susanna Rumiz, Marco Brancato, Anna Lang, Marta Baroni, Ninamasina, Lucio Schiavon, Elena Guidolin, e Marta Pantaleo. Infine per  In town / Terra chiama Vanvere  Arianna Bellucci, Camilla Garofano, Celina Elmi, Lisa Gelli, Giulia Lombardo e Giulia Quagli.
I negozi coinvolti sono Tandem, Amodo, Ultrafragola, Ibro,  Pizzeria del corso, Bottega del Libro, Talmone,  Verde Caffè e Finecorso in corso della Repubblica,  Bibidi Bobidi Book, Koinè  e Giometti&Antonello in corso Matteotti, Cose di Tè e Magacacao in piazza della Libertà.
L’edizione 2019 di Ratatà ha una forma diversa rispetto agli anni passati. Si sta sviluppando infatti in tre macro eventi distribuiti nell’arco di tutto l’anno, da aprile a dicembre, più una serie di eventi minori organizzati per mettere in luce progetti di rilevanza nazionale ed internazionale che stanno nascendo nel nostro territorio e che in un modo o nell’altro sono legate agli autori che nel tempo hanno gravitato attorno al festival, come testimonianza del profondo lavoro che Ratatà ha portato avanti negli anni di produzione culturale.
L’obiettivo è quello di preparare il pubblico all’edizione del festival 2020, “L’anno del topo”, dove sono previste esposizioni di disegno contemporaneo e non, una mostra mercato ancora più ricca, workshop e concerti con artisti di richiamo nazionale ed internazionale.
0 notes
Photo
Tumblr media
Aveva appena terminato di riordinare la merce mancante che aveva ordinato dopo le feste di Yule. L'inventario era già stato fatto da tempo, in realtà era quel tipo di persona che cercava di sbrigare velocemente pratiche noiose ma necessarie. Alzò gli occhi verso la vetrina e intravide una sagoma familiare. Non ebbe nemmeno il tempo di salutarla che si ritrovo avvolto in un forte abbraccio da parte della madre. Sia Kim sia Maxine gli rivolsero sguardi stupiti ma David, con un lieve gesto della mano fece cenno di attendere. Immaginava perfettamente cosa si agitasse nel cuore della madre, soprattutto perché era esattamente ciò che aveva occupato il suo in quei giorni. Rimasero in silenzio per diversi minuti, abbracciati. Lo sciamano cercava di darle conforto senza rompere l'incantesimo né creare danni. Avrebbe deciso lei quando era il momento di parlare. "Scusami piccolo mio, sono piombata qui all'improvviso ma..." David la interruppe: "Ci stai pensando anche tu, vero?" "Si. Manca una settimana. Un anno fa ho rischiato di perdere definitivamente i miei gemellini e..." L'uomo le pose un dito sulle labbra. "Sono qui. Sono vivo, mamma e siamo liberi da quel peso, anche se qualcuno si ostina a pensarla diversamente. Vieni, ti offro una tisana e chiacchieriamo tranquillamente." "Non ti sto per caso togliendo tempo prezioso?" "No, mamma, ne ho sempre in abbondanza per la mia famiglia. Vieni..." David prese una mano della madre e la invitò a seguirlo verso un tavolino dove tisana e biscotti erano già pronti. Con gesti consolidati da anni di pratica, lo sciamano mise in infusione le erbe medicinali che aveva scelto per sé stesso, quasi come se il suo istinto gli avesse indicato quell'incontro, e, al momento giusto, le filtrò per versare il liquido caldo nelle tazze, che ne sprigionava tutto il profumo. "Ci sto pensando da stamattina. Fare il consueto saluto al sole è stato difficile. Non ero sereno, credo che Alice... Kim, la mia compagna, se ne sia accorta. Non è empatica ai miei stessi livelli ma sembra accorgersi sempre quando c'è qualcosa che mi inquieta." "Ti ama, è per questo che lo ha notato. E poi quel giorno è stato cruciale per tutti noi." David fece un lungo sospiro mentre sorseggiava piano la sua tisana. "Lo è stato per il mondo intero, anche se lo sappiamo solo noi del clan." La madre gli rivolse uno sguardo curioso. "E' come ci definisco in maniera scherzosa: il clan Haller." "In effetti non è poi così errato, dopotutto. Come hai intenzione di celebrare la giornata?" "Pensavo di fare un salto al cimitero per portare una candela sulla tomba di Charles Haller e, magari, dare una sistemata a quella della moglie. Farò anche delle fumigate di salvia e altre erbe per entrambi, come purificazione. Vorrei che fossero in pace. So che Rylan lo è ma Eleri... mi piacerebbe ritrovarla e portarle l'ultimo messaggio del marito. Mi piacerebbe ci fosse anche il resto della famiglia ma..." "Gabriel sicuramente ti avrà urlato contro. Immagino che non ha reagito in maniera entusiasta all'idea." "No, infatti, ma me lo aspettavo. Non so cosa voglia fare Gracey. Lei era presente quel giorno ma non tutti vivono gli eventi allo stesso modo." Posò la tazzina sul tavolo e chiuse gli occhi. "Ti chiedo scusa, bambino mio. Quando ti ho messo al mondo... quando ho fatto nascere tutti e tre, l'ho fatto per amore. Ho creduto che la maledizione non avrebbe colpito, questa volta." "E invece non solo lo ha fatto ma ha anche designato me come custode del karma familiare. E' sfibrante tentare di spezzare il circolo vizioso, cercare di mostrare una prospettiva diversa. Mi fa male. Vorrei ristabilire equilibrio ma è come se ci fosse qualcosa, o qualcuno, che mi rema costantemente contro. Mi sento come se fossi io il maggiore dei tre, quello che ha la responsabilità di tutto e..." scosse la testa triste. "Quel che è peggio è che ho paura io stesso. Sono arrabbiato anche io per la maledizione e per tutto quello che ha portato. Potrei odiare Rylan. Avrei più motivi di tutti per farlo visto che..." chiuse gli occhi per non farsi vedere piangere " non ho avuto scelta sin dall'inizio. Non mi fraintendere: sono orgoglioso di quello che sono, della tradizione che porto avanti. Sono orgoglioso del nome che Wakan Tanka ha scelto per me." " Sei solo stanco, bambino mio. Stanco che non si possa davvero andare avanti. Credo di avere fatto molti errori con tuo fratello e temo sia troppo tardi per rimediare." "Gabriel non ha fatto il salto, non per intero. C'è qualcosa che si agita in lui. Non so se sia perché è un Haller - e non ne sarei così sorpreso - oppure perché... qualcosa dei libri della sua collezione lo ha, in un certo senso, infettato. No questa parola non è giusta, è troppo forte ma hai capito cosa intendevo dire." Sua madre annuì: "Comprendo perfettamente. Solo non posso chiedere di tenerlo d'occhio per noi. Hai già troppo addosso..." "No, mamma. Voi lo avete escluso commettendo un grosso errore. Io sono estraneo a quelle dinamiche. Se c'è una persona che può guadagnare la sua fiducia quello sono io ma sarà un compito difficile. E' abituato alla solitudine, esattamente come lo ero io prima di incontrare Kim." "Stai attendo bambino mio. Non sono disposta a perdere nessuno di voi tre." Davidi le prese una mano e la rinchiuse tra le sue. "E io ho troppo da fare per lasciare questo piano di esistenza. Non è ancora il momento." "Davvero non ti ho messo in imbarazzo prima?" Lo sciamano scoppiò a ridere divertito. "Non ti preoccupare, scene come quelle mi accadono abbastanza di frequente. Il male di questi tempi è che nessuno sembra voler ascoltare davvero l'altro. E quando invece succede..." "Già. Credo di comprendere perfettamente cosa intendi dire." "Mio fratello è una creatura piena di rabbia pronta a esplodere. E' furioso perché lo avete escluso, perché non lo avete ascoltato. Non posso agire per il passato, ma farò qualcosa per il presente. Spero che capisca che non sono come voi, che le parole 'ti ascolto' sono dette dal profondo dell'anima. Sarà un duro lavoro." Sarah Jane Haller non disse nulla. Si limitò ad alzarsi dalla sedia, avvicinarsi al figlio e baciarlo dolcemente sulla fronte. David le rivolse uno sguardo carico di affetto e comprensione e la lascio andare, senza dire nulla. Rimase seduto ancora per qualche minuto per finire la tisana che aveva nella tazza, prima che si raffreddasse troppo.
0 notes