Sono un eroe (parte 1)
“Martinelli” “Martinelli” strilla il prof di lettere, il mio sguardo va alla lavagna, poi lo abbasso alle mie mani ossute e sudate che tengono una penna, vedo tutto sfocato, sento che sto per vomitare, non riesco a muovermi ne a reagire. Sta succedendo di nuovo. Il mio battito è accelerato, il caldo è insopportabile ed ecco che diventa tutto nero.
Finalmente riapro gli occhi.
Davanti a me una corda alla quale sono strette due mani enormi e piene di calli, sul mio busto c’è avvinghiata una donna. Alzo lo sguardo e vedo il cielo. “Oh cazzo sono sospeso su un palazzo in fiamme. Ok, niente panico questo corpo saprà cosa fare, devo solo usare la sua memoria muscolare”.
Guardò in basso e vedo due grossi stivali da pompiere. “Andiamo sono nel corpo di un eroe, basta perdere tempo devo scendere”.
Sento gli incitamenti dei miei compagni da terra, allento un po’ la presa e con dei lunghi salti iniziò a calarmi giù. La ragazza strilla e si stringe più forte a me. Corro verso i miei compagni e cerco di mettere giù la donna ma lei non vuole lasciarmi “andiamo sei al sicuro ora, puoi lasciarmi fatti controllare dai paramedici”. Diavolo la mia voce e incredibilmente profonda e mascolina.
Finalmente mi lascia tremante e mi guarda senza dire una parola.
Mi guardo intorno e vedo tutti i miei colleghi, vedo sopra tutte le loro teste, allora è questo che si prova ad essere alti!
“C’è ancora un uomo intrappolato al quinto piano” strilla la radio.
Qualcosa scatta in me e iniziò a correre verso il palazzo in fiamme, salgo sul camion e percorro tutta la scala e salto sul tetto, ignoro tutti gli avvertimenti dei miei compagni di squadra, aggancio la corda alla vita e mi lancio verso il basso, sta volta a velocità molto più elevata dell’altra volta. Sento le urla dell’uomo e capisco dov’è. “Stai indietro” urlo con la mia nuova voce potente.
Mi lancio nuovamente nel vuoto e i miei piedi atterrano su una finestra mandola in frantumi. Ok sono dentro. Seguo le urla dell’uomo in mezzo al fumo, batte dietro una porta del corridoio, cerco di aprirla ma chiusa. “Allontanati dalla porta” intimo.
Poi do un calcio alla porta che va in frantumi. L’uomo sta a terra gli metto le mani sotto le ascelle per aiutarlo ad alzarsi e sono meravigliato da quanto sia stato semplice, ora siamo faccia a faccia lo guardò negli occhi lo tranquillizzo e gli dico che era deve correre dietro di me.
“Vvv va bbbene, però potresti mettermi giù ora?” Mi dice con voce tremante. Abbasso lo sguardo e vedo i suoi piedi penzolare nel vuoto, accidenti lo sto tenendo sospeso da terra e quasi non ne sento il peso, questo corpo è fantastico! Lo metto a terra e la sua testa ora arriva a stento al mio petto. “Ok dobbiamo correre ora”. Arriviamo alla finestra e mi aggancio di nuovo alla corda spingendomi fuori dalla finestra.
“Ok, ora vieni verso di me e stringiti al mio collo” dico con voce più calma possibile. Ma lui ribatte spaventato:
“No, non posso farlo, non posso”
Merda non c’è davvero tempo per questo, salto di nuovo dentro da lui e mi abbasso per prenderlo lui strilla e mi colpisce coi pugni sul petto, sono irritato dal suo comportamento ma allo stesso tempo divertito ho davanti a me un uomo adulto che sembra un bambino: piange e mi colpisce incapace di provocarmi alcun dolore. Lo ignoro, stringi un braccio attorno alla sua vita e mi lancio giù dalla finestra, in pochi salti sono a terra. Vado verso la squadra tenendolo come un bimbo.
“Ehi va tutto bene adesso fifone”
“Ehi”
Merda è svenuto. Lo adagio sulla barella mentre la ragazza di prima corre da lui. I ragazzi mi danno pacche ed elogiano la mia performance, mi sento da Dio, non posso credere a quello che ho appena fatto. Mi appoggio al camion e mi rilasso bevendo un po’ d’acqua. Poi vedo l’uomo di prima venire verso di me, vorrà ringraziarmi immagino.
L’ometto arriva da e inizia urlare diventando subito paonazzo:
“ potevi uccidermi, quello che hai fatto è stato stupido e pericoloso farò causa ai vigili del fuoco per questo”
“Ci farai causa per averti salvato la vita?” Controbatto confuso.
“Hai ignorato le mie richieste e contro la mia volontà hai usato la forza per mettermi in pericolo” continua lui.
Sento la rabbia montarmi dentro per le parole di questo ingrato, stacco le mie spalle dal camion e mi avvicino a lui guardando in basso verso i suoi occhi. Non strilla più ora. Ma ahimè sento una mano sull’addome spingermi via. “Andiamo ragazzo, non fare stupidagini” dice il capitano. Che poi va a parlare con l’uomo mentre io cammino via nervoso e mi accendo una sigaretta.
“Posso fare un tiro” dice una voce femminile, alle mie spalle ancora seduta sulla barella la ragazza che avevo appena salvato. La guardò e sorridendo dico:
“Non pensi di averne respirato abbastanza di fumo oggi?”
“Una boccata in più non farà male” dice lei. Così le metto la sigaretta in bocca e le faccio fare un tiro.
Buttando fuori l’aria mi dice:
“Sai mi spiace per il mio ragazzo, lui è fatto così vuole sempre farsi odiare da tutti, grazie per averci salvati. Appena finisce la sua sceneggiata provo a parlargli”
“È stato un piacere, e non ti preoccupare, lo capisco era sotto shock ha bisogno di sfogare la paura” dico mettendole la sigaretta in bocca. “Meglio che torni dalla squadra, ciao bella”.
E ancora una volta vengo fermato dal capitano che inizia blaterare di come sto tizio sia un avvocato, amico di tanti politici. E che debba scusarmi con lui. A nulla sono valsi i miei rifiuti.
“Tieni prendi il camion e accompagnali a casa, la gente adora salirci sarà più propenso a chiudere un occhio se è felice” dice il capitano.
Continua…
17 notes
·
View notes
La splendida figura di Sigyn varcava l’ingresso del palazzo in compagnia dell’affascinante marito e signore indiscusso delle menzogne.
Quella sera si sarebbe tenuto un banchetto in onore della loro ultima impresa.
Una battaglia per la salvaguardia di Alfheim, assediata dai Nibelunghi.
Ovvero un’antica stirpe di nani e avidi cacciatori di tesori.
Le spericolate gesta dei due principi permisero di guadagnarsi la loro fiducia.
Odino fu lesto a consegnare la medaglia al valore ai propri figli e abili condottieri dell’esercito.
Ciò avvenne anche nei confronti di Lady Sif, i Tre Guerrieri e il resto degli Einherjar.
Il pubblico applaudì con grande giubilo, iniziando ad aprire il ricevimento.
Canti e balli accompagnarono la festa.
I bardi guidati da Bragi dedicarono varie poesie nei riguardi di Thor e Loki, lodandoli per la tenacia e forza.
L’idromele scorreva a fiumi, dilettando gli intrepidi guerrieri Æsir nella degustazione.
Fandral adocchiò l’esile sagoma della moglie del Dio dell’Inganno, avviando una conversazione con quest’ultima.
L’audace cavaliere dai capelli biondi faticava ancora a credere che fosse la sposa di uno scaltro bugiardo, portatore di sventura.
Non si sarebbe mai posto alcun problema a conquistarla.
“La festa è di vostro gradimento?”
Proferì, ponendole cordialmente una domanda.
“Oh, assolutamente.”
Assentì la giovane dama in attesa del consorte.
Egli era intento a conversare col fratello maggiore delle ultime strategie ricorse in battaglia.
Tale scenario osò infastidirlo, costringendo l’oscuro principe ad interrompere il dialogo.
“Mia adorata e splendida moglie: costui osa disturbarti?”
Chiese affilato e tagliente come la lama del proprio pugnale.
Il Guizzante assunse un’aria ostile, lanciandogli uno sguardo torvo.
Lingua D’Argento la prese sottobraccio, allontanandosi dall’irritante guerriero.
Si cimentarono in una lenta danza, accompagnata da note musicali.
“Dovrei forse rammentarti a chi appartieni?”
Esordì l’Ingannatore con una nota possessiva nella voce.
“Ha solamente chiesto se la festa fosse di mio gradimento, nulla di più.”
Ribatté la vanir, tentando di rassicurarlo.
L’Ase ghermì i suoi fianchi in maniera possessiva.
Il tarlo della gelosia fu lesto a torturarlo sadicamente come un’infezione.
Sigyn avvertì di avere le guance in fiamme, iniziando a tremare.
Un devastante effetto scaturito dalla troppa vicinanza col Dio.
La trascinò fuori da quel trambusto, sostando vicino ad una colonna...desiderava averla solo per sé.
Baciò il candido collo di lei, inchiodandola al muro.
Un’ardente bramosia, impossibile da controllare.
Un fuoco distruttivo e bruciante che fluiva sin dentro le viscere.
“Cosa ti succede, amore mio?”
Mormorò in preda alla libidine, emettendo lievi gemiti.
“Nessun uomo oserà mai avvicinarsi a te.”
Sussurrò di rimando, denotando la propria possessività.
Non le sarebbe mai sfuggita.
Nessuno l’avrebbe presa; tantomeno toccare la pelle ribelle della sua preziosa donna.
Li avrebbe spezzati come fiammiferi.
Il pensiero di quel povero sciocco che provava a sedurla lo rese iracondo.
Solo lui poteva disporre di un simile privilegio.
Essere il suo unico uomo e amante.
Un corrosivo e potente veleno che le scorreva nelle vene, scaturito da un morso di serpente.
E Loki aveva una certa familiarità con tali creature, manifestandone innate caratteristiche.
I baci scambiati si intensificarono, costringendo i due sposi ad abbandonare i vasti corridoi del castello.
Giunsero nella sontuosa camera da letto, sbarazzandosi dei loro indumenti cerimoniali.
L’immagine eterea della bella moglie la faceva assomigliare ad uno splendido cigno.
Saggiò famelico le sue dolci e morbide labbra, paragonandole al miele più gustoso.
Labbra seriche, vellutate e ammalianti.
Gravò sopra di lei, graffiandole la carne.
Un feroce e sagace lupo dal manto nero, pronto a sfoderarne gli artigli.
Catturare la preda ad ogni costo era parte integrante della volitiva e astuta natura del cadetto.
Lo sguardo verde e liquido del consorte osò scrutarla, mettendola in soggezione.
“Appartieni a me, piccola figlia di Vanaheim: vedi di rammentarlo in eterno.”
Ribadì risoluto, ansimando a causa della lussuria.
Costei annuì silente, abbandonandosi ai tocchi stregati del moro.
Mani affusolate ed eleganti, totalmente in grado di captare i punti giusti con estrema sapienza.
L’oscuro mago di Asgard si insinuò subdolo, godendo a pieno della fanciulla.
Roventi brividi invasero i loro corpi, lasciandoli a corto di fiato.
Raggiunsero il culmine del piacere, accasciandosi sui setosi cuscini del capezzale.
Le bocche arrossate e gonfie, stabilirono un nuovo ed erotico contatto.
“Non lasciare che l’eccessiva gelosia avveleni il tuo animo.”
Suggerì la Dea della Fedeltà, disegnando piccoli cerchi immaginari sul torace glabro dell’uomo.
“Detesto chi osa appropriarsi di ciò che è mio, adorabile principessina...non lascerò che degli stolti omuncoli abbiano l’ardire di mettere le mani su di te.”
Dichiarò con fermezza, arrotolando le ciocche lucenti attorno al dito.
Conquistarla si era rivelato più arduo del previsto, costringendoli a patire varie peripezie.
Dovettero pagare l’alto prezzo di un esilio in terra straniera: un angolo sperduto e dimenticato dalle stesse divinità che popolavano l’Yggdrasill.
“Ti apparterrò sempre, Dio degli Inganni: ho giurato in onore del nostro vincolo matrimoniale. Ho concesso la mia fedeltà a colui solo ed esclusivamente per amore.”
Garantì l’Amica della Vittoria, guardandolo dritto negli occhi.
L’imbroglione sfoggiò un ghigno malizioso, divorando avido la bocca rosea e soffice della giovane.
Continuarono a viziarsi, finché il sonno non li accolse tra le proprie braccia.
Si sarebbero amati fino al crepuscolo degli Dei.
Un legame solido e duraturo, stabilito da un eterno vincolo scarlatto.
𝑭𝒊𝒏𝒆
One Shot:
~ Mischief And Fidelity ~
Name Chapter:
~ Snake Bite ~
5 notes
·
View notes
MAG169 - ########-9 - Uscita antincendio
[Episodio precedente]
[EXT. DA QUALCHE PARTE NEL REGNO UNITO, VICINO AL DOMINIO DI JUDE PERRY]
[CLICK.]
[In sottofondo c’è uno scoppiettio. Sembra quello del fuoco. Sotto, c’è qualcosa che sembra quasi un brusio acuto - finché non ti rendi conto che sono grida.]
ARCHIVISTA
Martin? Sei ancora qui?
MARTIN
(Molto tremante) S-s-sì, sì. (una pausa) Oh, Cristo!
ARCHIVISTA
Alcune paure non devono essere intensificate. Solo manifestate.
MARTIN
Riusciremo a passarci attraverso?
[Qualcosa crolla; un suono a metà tra cartoncino che ondeggia e un tuono.]
ARCHIVISTA
Là dentro è un labirinto - volutamente. Le persone corrono cercando disperatamente le uscite antincendio solo per trovarle bloccate.
Noi però non ci perderemo. Conosco la strada.
MARTIN
Non... non è quello che mi preoccupa, Jon.
ARCHIVISTA
Vai avanti.
MARTIN
…Seriamente? Non - È in fiamme, Jon; è
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) Mm –
MARTIN
(Sovrapponendosi) – è un palazzo. Che sta bruciando!
ARCHIVISTA
Sì, lo è.
MARTIN
Che è in fiamme!
ARCHIVISTA
Sì.
MARTIN
Già. Sei consapevole che tradizionalmente, attraversare un inferno di fiamme è considerato dannoso per la salute!
ARCHIVISTA
(un po’ stanco; ne abbiamo già parlato) Sì, Martin. Andrà tutto bene.
MARTIN
Okay, volevo solo essere sicuro. Quindi. Okay. Stiamo pianificando di attraversare… tutto questo, quindi tirando a indovinare direi che il fuoco non può bruciarci davvero! Giusto? Jon?
ARCHIVISTA
Um…
MARTIN
(ti prego dimmi di sì) Jon?
ARCHIVISTA
(come glielo dico?) Um… mm –
MARTIN
Jon.
ARCHIVISTA
È - È complicato.
MARTIN
Beh, se vuoi che entri là dentro con te, allora ti suggerisco di trovare un modo per - semplificare! (deciso) Sì o no, può il fuoco farci del male?
ARCHIVISTA
Definisci ‘male.’
MARTIN
(andiamo al punto) Sentirò il fuoco come caldo?
ARCHIVISTA
Sì.
MARTIN
Toccarlo mi causerà molto dolore?
ARCHIVISTA
Sì, anche se non tanto quanto -
MARTIN
(Sovrapponendosi, più agitato) Mi arderà vivo e mi ucciderà?
ARCHIVISTA
No. Non può causarci alcun danno permanente - una volta che saremo fuori, staremo bene.
MARTIN
(Leggermente tremante) Sei consapevole che il dolore può causare molti danni, anche se non c’è, sai, una ferita fisica -
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi, perdendo la pazienza) Sì, lo so, okay! (Sospira immediatamente) Passeremo dalle parti che non più… domate.
[Martin fa un respiro per iniziare a dire qualcosa, L’Archivista prosegue.]
ARCHIVISTA
Ha delle fasi; a volte ci sono interi appartamenti che non sono in fiamme per… ore!
MARTIN
(Tono piatto) Molto rassicurante.
ARCHIVISTA
(perdendo la pazienza) Beh, è il meglio che posso fare!
MARTIN
Sicuro che non ci sia un’altra strada?
[Sospira. Silenzio, tranne per lo scoppiettio in sottofondo.]
MARTIN
Sì, lo so, il viaggio sarà il viaggio, bla bla nefasto bla.
ARCHIVISTA
Mi dispiace.
MARTIN
Va bene. Lo so che non mi ci porteresti se non dovessimo davvero attraversarlo, quindi…
[Silenzio - poi un sospiro leggero.]
MARTIN
Che?
ARCHIVISTA
Beh…
MARTIN
Jon, c’è un'altra strada?
ARCHIVISTA
Cioè - più o meno? Forse?
MARTIN
(Rendendosene conto) Quella svolta. Tu - Tu hai cambiato direzione prima, dopo le radici; lo sapevo che voleva dire qualcosa! Perché siamo qui?
ARCHIVISTA
È solo che - quando hai detto -
MARTIN
(Sovrapponendosi, tono duro) Jon, perché ci hai condotti qui?
ARCHIVISTA
Jude Perry.
[Silenzio.]
ARCHIVISTA
Qui è dove regna Jude Perry.
[Un altro silenzio.]
MARTIN
È quella che ti ha ustionato la mano, no?
ARCHIVISTA
Sì.
[Una breve pausa, riempita da un altro boato e un crollo simile a un runo.]
MARTIN
Già. Pensavo che fosse… chi era quel tipo che affittava case?
ARCHIVISTA
Arthur Nolan. Si trova qui; ne ha una parte, ma è… immenso. Più grande di quanto tu non possa credere. C’è così tanta paura là dentro.
MARTIN
Ma a lui non daremo la caccia, no?
ARCHIVISTA
No.
[Pausa.]
ARCHIVISTA
Avevi detto che ci stavi.
MARTIN
Era così! È così. Pensavo solo -
ARCHIVISTA
(Sovrapponendosi) Che non avrebbe fatto male?
MARTIN
Che saremmo stati al sicuro.
ARCHIVISTA
Non ho mai detto –
MARTIN
(Sovrapponendosi) Lo so! Lo so, okay, è solo che (si prepara con un sospiro) Guarda, è, è che - non voglio essere ustionato, va bene? È, è tipo il dolore che preferisco di meno in assoluto.
ARCHIVISTA
È – una battuta?
MARTIN
(un po’ più veloce, un po’ tremante) No, no, okay? Io, io detesto veramente le ustioni, okay? Sono, sono terribili, e si cicatrizzano in maniera orribile, e poi - mi danno fastidio; io le odio. Le odio!
ARCHIVISTA
Va bene. Se proprio non vuoi farlo, possiamo passare per un’altra strada.
MARTIN
(Più leggero) Davvero?
ARCHIVISTA
Davvero. La mia vendetta… (lungo sospiro) Beh, diciamo solo che tu sei più importante.
[Pausa.]
MARTIN
(Inspira) Non è solamente la tua vendetta, vero? Distruggerla… aiuterebbe tutte quelle persone là dentro, no?
ARCHIVISTA
Forse? È… (Inspira) Come ho detto, non posso vedere il futuro. Non le libererebbe, se è questo che stai chiedendo. La 'libertà' non esiste veramente in questo luogo.
MARTIN
Eccetto che per noi.
ARCHIVISTA
Suppongo. In un certo senso, però - (risata secca) Questo è in parte perché noi siamo intrappolati nella nostra missione per -
MARTIN
(Sovrapponendosi) Okay, evitiamo, evitiamo di addentrarci in un altro - dibattito ontologico per adesso. Non qui.
ARCHIVISTA
Va bene. Allora entriamo oppure no?
MARTIN
Tu - me lo stai chiedendo?
ARCHIVISTA
Avrei dovuto dirtelo prima, quindi - rimetto a te la decisione. Conosci la mia opinione a riguardo.
MARTIN
Io… la conosco?
ARCHIVISTA
Io - Oh, già: voglio vendicarmi di Jude Perry. Voglio… polverizzarla. Farle sentire quello - (Sospira) Quello che hanno provato le sue vittime.
Ma non voglio obbligarti a soffrire per farlo.
MARTIN
Okay. Quindi - (breve pausa) devo scegliere io, allora?
ARCHIVISTA
Oppure potremmo rimanercene seduti qui.
MARTIN
…No. No, non voglio scegliere; non, non credo che sia giusto affidarmi questa decisione. È la tua vendetta; la scelta è tua, non mia.
[Silenzio.]
ARCHIVISTA
Va bene. Entriamo.
[Un altro crollo.]
MARTIN
(Inspira, tremante, un po’ sorpreso) Al-allora okay!
ARCHIVISTA
Staremo bene.
MARTIN
B - Fai strada.
[Iniziano a camminare.]
[CLICK.]
[EXT. DA QUALCHE PARTE NEL REGNO UNITO, NEL DOMINIO DI JUDE PERRY]
[CLICK.]
[Il rumore tipico delle luci a neon.]
[Lo scoppiettio di fiamme qui è più vicino. Più distinto. Si sente un getto, come aria che sibila - forse un estintore quasi esaurito?]
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Casa. Una parola così semplice. Casa - non edificio, non abitazione, non residenza o indirizzo, non domicilio o condominio o alloggio o dimora o appartamento o proprietà o sistemazione. Casa.
Una struttura di mattoni o legno o cemento o tela. Una scatola in cui riporti quando la lunga giornata è finita. Un libro chiuso bene e sistemato al sicuro su uno scaffale.
Nessun posto è più bello di casa mia. La casa di un inglese è il suo regno. Casa è dove si trova il tuo cuore.
[In sottofondo, filtrano delle parole indistinte, attraverso degli altoparlanti.]
E casa è dove quel cuore può essere più gravemente ferito, perché in quel luogo sicuro, il calore e l'abbraccio accogliente dei pavimenti angusti e calcati la cui disposizione si è radicata nella tua anima, è lì che sei maggiormente vulnerabile.
La tua casa è un'estensione di te stesso, per quanto tu glielo conceda, e il luogo e le persone e le cose che la formano e la riempono fanno parte di te tanto quanto il tuo sangue. Quanto la tua bile. Quanto le tue lacrime.
Forse conosci la sensazione ti assale quando la tua casa è compromessa, invasa, contaminata. Forse un ladro sbugiarda la promessa di sicurezza che hai ricevuto da una sottile porta d’ingresso e un lucchetto da quattro soldi.
Forse lo sporco e il sudicio si accumula così tanto che l’odore inizia a infettare la tua anima, o un’infestazione di falene o formiche o cimici si fa strada lungo la struttura stessa della tua casa finché non sembra che la tua pelle brulichi con loro.
Potresti anche ritrovarti a vivere con una presenza tossica o ostile, che sia parte della famiglia, un amico, o uno sconosciuto, inquina la tua casa, trasformando la sacra pace e il riposo dalle tribolazioni del mondo in una nebbia soffocante di ansia e paura.
Tali sono i pericoli di una casa marcia.
Ma quanti controllano davvero la loro casa? Quanti hanno esteso la loro anima nelle pareti di un luogo che esiste solo per capriccio di quelli che li lascerebbero morire per strada se non fosse per la grana che possono spremere da loro.
Una casa che non puoi controllare, che non puoi essere neanche sicuro che continuerà ad esistere con il passare delle stagioni. Dove la stabilità e la pace si decompongono in calamità, ed esistono solo per il volere di nomi senza volto che si snodano attraverso scartoffie labirintiche, incatenandoti alla cabina di un camion i cui movimenti non puoi controllare.
Senti l’odore del fumo? Senti l’odore dell’incombente rovina di una vita, un predatore fatto di componenti elettriche non mantenute, di isolamento scadente, di regole ignorate e di allarmi antincendio mancanti e di regole per la sicurezza non applicate?
Lo vedi avvicinarsi da sotto la porta della tua camera da letto mentre dormi, i suoi occhi come carboni ardenti ti osservano teoricamente al sicuro in casa tua, non con indifferenza ma con fame, smanioso di portarti via tutto, di bruciare la tua vita in ogni modo che può.
Riesci a sentire la promessa scoppiettante della stessa disperazione che ti sussurra all’orecchio mentre sogni inquieto?
Sabina riesce a sentirla, la sente farsi più vicina.
Per quanto tempo ha vissuto qui? Per quanto tempo queste stanze strette e squallide sono state il posto che il suo cuore chiama casa?
Non riesce a ricordare, ma abbastanza da consentirle di innamorarsene, di affezionarsi ad ogni elettrodomestico arrugginito, ad ogni pezzo di cartongesso crepato, ad ogni lampadina tremolante.
Anche mentre le crepe che si allargano e la muffa che si espande le riempiono il cuore di angoscia, quelle delicatamente, lentamente, centimetro dopo centimetro si avvicinano alla stanza dove i suoi genitori stanno dormendo.
Sabina - non riesce ad immaginarsi le loro facce, ma sa che se si dovessero svegliare e vedere le condizioni del luogo, la loro rabbia sarebbe ardente. Si siede sul divano liso e strappato, sforzandosi per riuscire ad alzarsi in piedi, per fare qualcosa in merito al posto che le sta collassando attorno.
Ma è incatenata lì dalla certezza che qualsiasi cosa tocchi potrebbe causare la perdita di quella poca stabilità che ha. Nota a malapena quanto le sue lacrime stanno diventando calde.
Qual è stato il primo senso ad allertarla? Quali nervi sono i primi a far partire, attraverso il corpo di Sabina, l’impulso bianco incandescente del panico doloroso? Ne sente l’odore, del fumo che sale? Un aroma lento e sottile, come se qualcuno avesse bruciato un toast, e - quelli sono capelli?
Ne ha sentito il rumore, il ruggito distante, come il ringhio basso di un leone che continua ad avvicinarsi, macchiato da strilli e urla che potrebbero essere solo la sua immaginazione?
L’ha vista, la luce delle fiamme, che si avvicina lentamente ma inesorabilmente, l’arancione opaco dei vecchi lampioni, ma in qualche modo abbastanza forte da spingersi attraverso le fessure della porta d’ingresso?
L’ha percepito, il calore pungente che aumenta, come se fosse rimasta seduta troppo a lungo accanto a un radiatore elettrico, e la sua pelle avesse iniziato ad arrossarsi e sulla sua pelle fossero spuntate come boccioli, di fronte alle barre, grosse gocce di sudore
O è il sapore che si sente in fondo alla gola, quel terrore nauseante e tremante a dirle che sa esattamente cosa sta per arrivare. Perché tutto è già successo prima.
Ancora una volta, la maniglia sulla porta d’ingresso diventa di un rosso incandescente, il metallo inizia a piegarsi e a distorcersi mentre si fonde. Giù dallo spiffero, il fuoco si trascina in avanti, arricciandosi e accarezzando la ruvida fibra dello zerbino che annunciava allegramente ‘Benvenuti a casa!’.
I suoi movimenti sono tremolanti, ritmici, quasi ipnotici, e mentre la sua mente le urla di alzarsi, di correre, di scappare, lei semplicemente se ne rimane seduta lì, gli occhi fissi sulle luci danzanti che emergono accanto alla porta d’ingresso.
Lei sorride con lo stesso sorriso che aveva quando era una bambina, mentre fissava il falò in campeggio, anche se ogni nervo nel suo corpo brucia di paura.
Poi lo zerbino prende fuoco completamente, passando in un istante da un piccolo focherello a fiamme fumanti, e qualsiasi strana forza la stesse trattenendo al suo posto si spezza come un cavo reciso.
Salta in piedi e inizia a urlare, chiamando i suoi genitori in aiuto. Corre verso la porta della loro stanza ma avvicinandosi può già sentire il calore che irradia dall’altra parte. Può sentirli gridare agonizzanti, supplicandola affinché li salvi dal dolore in costante aumento.
Riesce a sentire il tanfo oleoso della pelle carbonizzata mentre la chiamano “Stiamo bruciando! Stiamo bruciando! Oh ti prego, cielo, Sabina; stiamo bruciando!”
Lei afferra la maniglia, ignorando lo sfrigolio della sua carne e spingendola attraverso gli aghi di dolore lancinante per abbassarla, cercando di liberare i suoi genitori che non può vedere. Ma la chiusura della porta non si è mai chiusa bene, sai. Il proprietario di casa aveva detto che l’avrebbe fatta riparare, e - non si apre.
[Sentiamo tutto questo mentre succede in sottofondo, tranne che per le voci. Lo scoppiettio, le fiamme che crescono, il cigolio e i lamenti dell’appartamento - sono lì. Noi siamo lì.]
Sabina picchia disperatamente sul legno fumante mentre le voci dei suoi genitori si attenuano. Spingendo giù un dolore che potrebbe sopraffarle i sensi, corre verso la finestra, cercando di raggiungere la vecchia scala antincendio all’esterno.
La finestra raramente si apriva bene, sai. Il proprietario di casa diceva sempre che l’avrebbe fatta riparare. E scatta mentre cerca di aprirla a forza, bloccandosi a soli pochi centimetri dal basso.
Sabina la spinge con tutta la sua forza ma il vetro si crepa e va in frantumi, ricoprendola di schegge affilate come rasoi, che le tagliano strisce sulla faccia.
Incespica, cercando comunque di attraversare la finestra tagliente, e riesce a sentire il ferro fresco della scala antincendio, un istante di dolce sollievo che brilla luminoso in mezzo alla sua sofferenza.
Ma la scala antincendio è sempre stata molto arrugginita, sai. Il padrone di casa diceva sempre che l’avrebbe sostituita. E al primo poco peso che ci poggia, sente gli agganci che saltano dai vecchi mattoni uno dopo l’altro, e la sua salvezza precipita nell’impossibile vuoto sotto di lei.
A che piano era il suo appartamento? Di certo non può essere così in alto.
Ricadendo indietro verso l’inferno che è adesso la sua casa, Sabina si lancia verso il piccolo estintore che il padrone di casa ha fornito con riluttanza. Tossichia vuoto.
Corre verso il lavandino, al rubinetto che ha sempre fatto quello stridio sgradevole, e aprendolo rilascia solo un lento rigagnolo di una sostanza densa, scura e oleosa che odora vagamente di gas.
Zoppicante e disperata, si gira per vedere i suoi mobili in fiamme, gli scaffali per i libri pieni di ricordi che non può ricordare bene ma sa esserle cari, si accartocciano e volano via come cenere. Le foto sulla parete della sua famiglia -
[Il rumore di statiche inizia a salire. E poi:]
MARTIN
(Distante in sottofondo, ma sta urlando) Jon!
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
(Continuando) – i cui volti sembrano indistinti ma che sa –
MARTIN
(In sottofondo) Jon!
[Le statiche continuano ad aumentare in volume.]
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
(Continuando) – di amarli, iniziano ad annerirsi mentre il vetro –
MARTIN
(In sottofondo) Jon!
[Tossisce.]
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
(Continuando) – salta fuori dalla cornice.
La sua casa è mangiata viva da –
MARTIN
(Sovrapponendosi, facendosi più vicino) Jon, idiota! Ti prego torna qui!
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
(Continuando) – questa Desolazione divoratrice, e lei –
MARTIN
JON!
[Schiaffeggia l’Archivista.]
[Da qualche parte, un'altra scala antincendio cade. Delle persone urlano.]
MARTIN
Lei è qui.
[Un rombo simile a un tuono.]
ARCHIVISTA
Ciao, Jude.
JUDE PERRY
Che sorpresa vedervi entrambi qui (Sarcastica) A cosa, esattamente, devo il piacere - l’onore - di essere al cospetto del grande e potente Archivista, precursore di questo nuovo mondo e il suo, mm… (finta tonta)... valletto?
ARCHIVISTA
Ovviamente, siamo venuti a trovarti.
[Jude inspira.]
JUDE
Che minaccia.
[Martin tossisce in sottofondo. È affaticato.]
ARCHIVISTA
Ho una domanda per te. Mi sono chiesto: sapevi cosa stavi facendo?
[Martin continua a tossire, con più forza.]
JUDE
Vale a dire?
ARCHIVISTA
Quando mi hai ustionato. Marcato con… sapevi che avrebbe portato a - tutto questo?
JUDE
(Per niente impressionata) Hai fatto tutta questa strada solo per chiedermelo?
ARCHIVISTA
Rispondi alla domanda.
[Martin tossisce ancora.]
JUDE
Se proprio vuoi saperlo così disperatamente, perché non sbirci nella mia testa e non lo tiri fuori?
ARCHIVISTA
Perché voglio sentirtelo dire. Di tua spontanea volontà.
JUDE
Che differenza farebbe se -
ARCHIVISTA
(Perdendo la pazienza) Rispondi a questa stramaledetta domanda e basta!
[Breve pausa.]
JUDE
No. Non ne avevo idea.
ARCHIVISTA
E allora perché l’hai fatto?
JUDE
Perché credi? Perché volevo farti del male.
[Martin tossisce.]
JUDE
Perché eri fastidioso e non mi piacevi, quindi ti ho fatto del male.
ARCHIVISTA
E se l’avessi saputo?
JUDE
Ma non lo sapevo. Guarda, non m’importa, okay?
[Martin tossisce ancora.]
JUDE
Io - non lo faccio. Rimuginare sul passato come se importasse, come se avesse un qualche valore. Il passato è morto, Archivista: ceneri del vento.
Noi. Siamo. Qui. Adesso. E questo è tutto.
ARCHIVISTA
Suppongo che hai ragione.
[Martin tossisce.]
JUDE
Quindi la vera domanda è: adesso cosa succede?
[Le fiamme si fanno più intense e rumorose.]
MARTIN
Jon, attento!
JUDE
Che c’è? Paura di un fuocherello?
[Martin ha il respiro tremante, scombussolato.]
JUDE
(Divertita) Oh, hai paura, non è così?
[Lei ride.]
JUDE
Patetico.
MARTIN
(Alto) Va’ al diavolo!
ARCHIVISTA
Lascialo stare.
JUDE
(All'Archivista) Tu non hai paura, però, vero, Archivista?
ARCHIVISTA
Posso sentire il dolore di ogni singola persona che hai intrappolato qua dentro. Il mio non è poi così diverso.
JUDE
Sì, ma a te piace vedere il loro dolore, non è così? La loro paura?
[Breve pausa.]
ARCHIVISTA
Sì.
JUDE
Tu e il tuo stupido Occhio, dio, mi fate schifo! Fate i signori al disopra di tutti come se fosse tutto vostro? Non siete altro che sanguisughe. Guardoni. Parassiti sui veri mostri.
[Martin tossisce.]
ARCHIVISTA
Basta.
[Pausa.]
JUDE
(Chissene) Va bene. Stavo solo scherzando! Non vorrei trattenervi dai vostri affari-super-speciali, vostra santità.
ARCHIVISTA
Di quello non mi preoccuperei: sono esattamente dove voglio essere.
JUDE
Cosa vorrebbe dire?
ARCHIVISTA
Sono qui per te, Jude. Per finirti.
JUDE
Cosa? No! Assolutamente no.
[Il respiro di Martin si ferma per un attimo e poi ricomincia ad annaspare.]
JUDE
Hai vinto tu. A che serve… (s’interrompe) Stai bluffando.
ARCHIVISTA
Lo sai che non è così. Hai già paura.
[Lo scoppiettio delle fiamme si fa più intenso.]
JUDE
Oh, è così. Posso comprenderlo. Alla fin fine ottieni un briciolo di potere, e la prima cosa che fai è cercare di pareggiare qualche vecchio conto.
[Lei non sembra essere spaventata. Martin continua a tossire.]
JUDE
(Si sta divertendo) Fai il pezzo grosso; ti gasi con un po’ di cara vecchia e meschina vendetta.
ARCHIVISTA
(Non ha voglia di giochetti) Pensavo avresti apprezzato questa attitudine. Adesso, sentilo. Tutto il terrore e il dolore che hai inflitto.
JUDE
(Chiudi il becco) Oh, fuori dalle palle –
[Si interrompe con un sussulto. Sta sentendo tutto.]
[Quando riprende a parlare questa volta, cerca di contrattare.]
JUDE
Guarda, guarda. Aspetta. Va bene? Mi dispiace, okay? Non avrei dovuto ustionarti la mano.
[Sta quasi farfugliando.]
ARCHIVISTA
(Il tono di chi non perdona) No. Non avresti dovuto.
JUDE
(Lentamente) Ti prego non uccidermi, io -certo, io -
[Martin tossisce.]
JUDE
– mi lagno dell’Occhio; chi non lo fa? Ma - abbiamo vinto, tutti e due! E questo è fantastico.
[In sottofondo, molto leggero sotto il fuoco sentiamo il cigolio dal tono alto del nuovo strato di statiche dell’Archivista. Quelle stridenti che indicano qualcosa di grosso.]
JUDE
Se l’avessi saputo ti avrei marchiato comunque? Sì. L’avrei fatto. Sono… felice in questo mondo. Questo è il mio posto.
Ed è anche il tuo.
[Martin tossisce. E tossisce. E tossisce e tossisce. Sembra quasi che sia sul punto di tossire i suoi polmoni. Sembra grave.]
[Le statiche crescono.]
[Mentre Jude continua a parlare, i suoi respiri si fanno ansimanti e]
JUDE
(Una mezza risata) Ascolta, Ascolta. Questo ti sta piacendo, no? Certo che sì. Vuoi usare quei tuoi poteri per fare del male alle persone. Vuoi uccidere tutti quelli che adesso non possono opporsi a te?
Posso aiutarti.
[Ma anche quando offre, l’inizio del glitch che anticipa che sta tutto per finire si fa largo nello spettro dell'udibile.]
MARTIN
(Quasi gridando) Muori e basta!
JUDE
Tu non sei – migliore – (si sente che sta soffrendo) di – me!
[Lei grida. Il suono del glitch aumenta. Esplode proprio come con la Non!Sasha.]
[e poi più velocemente di come è arrivato, sparisce.]
[L’Archivista espira.]
[Il respiro di Martin è veloce e tremante.]
MARTIN
È? –
ARCHIVISTA
È finita.
[Le fiamme continuano a crepitare.]
ARCHIVISTA
Non c’è più.
MARTIN
Gli incendi ci sono ancora. Non sembra che sia cambiato molto.
ARCHIVISTA
No. Direi di no.
[Un’altra scala antincendio cade.]
MARTIN
Usciamo da qui e basta.
[CLICK.]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio Successivo]
3 notes
·
View notes