Tumgik
#la regina delle sirene
crazy-pot-pourri · 1 year
Text
[Books] La regina delle sirene di Alexandra Christo
Titolo originale: To Kill a Kingdom (Hundred Kingdoms #1) Autore: Alexandra Christo Prima edizione: 2018 Edizione italiana: Fanucci, 2021 Continue reading Untitled
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
sonounacattivapersona · 2 months
Text
Tumblr media
IL GRIFONE E LA SIRENA ( Griflet e Coralia).
Ci fu un tempo in cui sulla terra non viveva ancora la razza umana. Era un tempo, quello, in cui il mondo era popolato da due sole specie: I Grifoni, esseri per metà uccelli e per metà uomini - che avevano il completo dominio del cielo e la cui comunità viveva e proliferava su alberi che crescevano sulla superficie delle acque marine - e le Sirene, esseri per metà donne e l’altra metà pesci, che dominavano il mare e ne abitavano grotte e anfratti delle profondità. Queste mitiche creature avevano vissuto in pace ed armonia, tra loro, sin dall’inizio dei tempi. Fino a quando, cioè, non avvenne qualcosa che scombussolò totalmente ogni equilibrio vigente ed esattamente finché non emersero, dalle acque, le prime terre.
Ed a quel punto si scatenò, violenta, la disputa tra le due specie, poiché le sirene pretendevano che le terre fossero di loro dominio, dal momento che erano state generate dal mare, mentre invece i grifoni sostenevano che poiché erano elementi apparsi fuori dalle acque, dovessero appartenere a loro. Dalla disputa si passò alla contesa e, da lì alla guerra vera e propria, il passo fu breve. Due popoli che avevano vissuto pacificamente fino a quel momento, presero ad odiarsi e ad annientarsi come se non avessero fatto altro da sempre.
Ma, tra tanto odio, vi era un piccolo barlume che si ostinava a mantenere viva una piccola scintilla d’amore: il figlio del Re dei Grifoni, Griflet e la figlia della Regina delle Sirene, Coralia, si amavano sin da quando erano bambini. Erano cresciuti insieme e, tra giochi e scorribande, avevano coltivato quel sentimento d’amicizia che, con il passare del tempo, era sbocciato insieme a loro, divenendo qualcosa di più profondo. Di certo, adesso che tutto si era complicato, per i due non era semplice potersi incontrare, ma loro lo facevano comunque, di nascosto e nel buio delle tenebre, per evitare di essere scoperti.
Ovvio, sapevano benissimo che la loro situazione, già complicata in precedenza, non avrebbe mai potuto avere un esito positivo, Erano ben consapevoli, infatti, che la loro storia non avrebbe mai potuto avere un lieto fine, in fondo appartenevano a due specie diverse, dunque era del tutto impensabile sperare nell’amore eterno. Ne avevano discusso così tante volte, ma quel loro ostinato sentimento, era sempre stato più forte di tutti i sé e di tutti i ma ed alla fine non ce l’avevano fatta a lasciarsi.
Con la guerra in corso però tutto era diverso, era rischiosissimo farsi vedere insieme, ne andava delle loro vite, così, a malincuore, decisero di spezzare quel loro legame. Coralia andò a rintanarsi nell’antro più buio e oscuro delle profondità marine, mentre invece, a Griflet, venne chiesto di combattere al fianco di suo padre.
La battaglia infuriò violenta e ci furono moltissime perdite da ambo le parti, per questo motivo i re delle due fazioni stabilirono una tregua, ove sancirono un accordo. Avrebbero scelto i due elementi più forti dei loro reggimenti, per combattere tra di loro e colui che ne fosse uscito vincitore, avrebbe decretato a quale fazione sarebbe spettato, di diritto, il dominio delle nuove terre. I due guerrieri scelti per quel combattimento furono il principe Griflet, che in quella guerra aveva mostrato tutto il proprio valore, e la principessa Coralia che fino a quel momento si era rifiutata di combattere, ma che era stata addestrata, alle armi ed alla lotta, sin dalla tenera età. Come luogo dello scontro furono scelte proprio quelle terre emerse che erano la causa dell’origine di quella disputa e come arma, invece, venne preferita la spada.
Una delle caratteristiche principali delle sirene, era quella di perdere la coda di pesce, non appena fuori dal proprio elemento, ed acquisire due normalissime gambe per potersi muovere liberamente in quell'ambiente tanto diverso dal loro, così quando al cospetto di Griflet si presentò una guerriera rivestita completamente da una spessa armatura, lui non ebbe assolutamente idea di chi avesse realmente di fronte, del resto anche il suo aspetto era completamente celato dall’armatura, dunque, anche lui, era totalmente irriconoscibile.
Comunque il combattimento ebbe inizio, senza troppo indugiare e tra le urla di incitamento dei membri dei due schieramenti, i due guerrieri mostrarono appieno le proprie abilità. Erano entrambi forti in egual misura, dunque la battaglia durò per molto tempo ed alla fine, feriti dai colpi di spada - che si erano inferti a vicenda - e completamente esausti, si prepararono ad assestare il colpo di grazia. Ognuno pensò bene, per farlo, di usare il proprio maggior punto di forza, che per Griflet erano le sue ali che gli conferivano piena velocità, mentre per Coralia era il suo sguardo, in grado di ammaliare e confondere l'avversario, così mentre lui - con uno scatto fulmineo e la spada ben protesa - si precipitava verso la sua avversaria, lei toglieva l’elmo e puntava lo sguardo contro il nemico. Era la sua ultima possibilità di aver salva la vita ed anche agendo in quel modo, non era sicura di farcela, le ferite che le erano state inferte erano molteplici e la stavano privando, pian piano, dell’energia vitale.
Dinnanzi a quel gesto, il guerriero avversario fermò la sua folle corsa e crollò a pochi passi da lei, in ginocchio. Lanciò lontana la spada, per aver libere le mani e potersi togliere anch'egli l’elmo e fu in quell'istante che lei lo riconobbe e con le poche forze rimastele in corpo, gli corse incontro e cadde in ginocchio davanti a lui. I due si guardarono per un lungo momento, come se volessero trasmettersi, attraverso quello sguardo, tutto il dispiacere che provavano per il male che si erano arrecati l’un l’altra, poi si abbracciarono e si scambiarono un lungo bacio, sotto lo sguardo attonito dei loro genitori e di entrambi gli eserciti.
Quello fu l’ultimo gesto che Coralia riuscì a compiere, poi si spense tra le braccia del suo amato Griflet, che non poté far altro che stringerla al suo petto e urlare al mondo tutta la propria rabbia ed il proprio dolore. Intuendo che non sarebbe mai più riuscito a vivere senza di lei, afferrò la spada che l'amata stringeva ancora in pugno e si trafisse il petto, tra le urla ed i pianti di suo padre, di tutta la sua gente e pure della regina delle sirene, distrutta per la tragica fine a cui aveva condannato la sua unica figlia, nonché tra il dispiacere di tutto l’esercito delle sirene.
Quando tutto pareva finito, ecco che dall’alto si udì una voce che indusse tutti al silenzio e che spiegò loro di essere colui che aveva creato ogni cosa, persino loro stessi, ingrati che non avevano saputo apprezzare tutto ciò che avevano ricevuto in dono, dunque per quel motivo, sarebbero stati puniti. Quel mondo non sarebbe mai appartenuto né ai Grifoni e neppure alle Sirene, ma alla nuova specie che egli avrebbe creato stesso in quel momento e nel dir ciò Griflet e Coralia riacquistarono la vita, ma persero le loro fattezze da Grifone e da Sirena, per assumere quelle della nuova specie umana che avrebbe popolato quel nuovo mondo e come se ciò non fosse stato sufficiente, i vecchi abitanti di quei luoghi avrebbero, sì, continuato a vivere lì, ma come esseri invisibili alla nuova specie, fin quando di loro non sarebbe rimasto altro, che l’eco di leggende lontane.
Griflet e Coralia avevano finalmente ottenuto il loro lieto fine e furono finalmente liberi di potersi amare per sempre.
Immagine condivisa da Pinterest di Autumn-Gracy-
#lemiefavolepiùbellediBarresiMariolina#
1 note · View note
lamilanomagazine · 6 months
Text
Roma: controlli straordinari della Polizia di Stato, eseguito un mandato d'arresto europeo nei confronti di un 40enne di origini polacche
Tumblr media
Roma: controlli straordinari della Polizia di Stato, eseguito un mandato d'arresto europeo nei confronti di un 40enne di origini polacche. Si sono svolti a San Basilio servizi ad "Alto Impatto" che hanno visto impegnati gli agenti della Polizia di Stato del IV Distretto San Basilio, del Reparto Prevenzione Crimine Lazio, del Reparto Cinofili e delle Nibbio dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico. Nel corso dell'attività, i poliziotti hanno effettuato controlli presso la Stazione Metropolitana linea B alle fermate "Rebibbia", "Ponte Mammolo", nonché all'interno del Parco Kolbe, diretti alla tutela della sicurezza sulle grandi infrastrutture di trasporto del collegamento urbano. Durante i servizi sono state identificate in tutto 306 persone e controllati 43 veicoli. Nell'ambito dei controlli, gli investigatori del IV Distretto hanno notato un uomo che, alla vista degli agenti, ha iniziato a camminare più velocemente e, nonostante gli fosse stato intimato l'alt, ha proseguito la corsa in direzione del capolinea degli autobus delle linee urbane per eludere il controllo. Gli operatori, dopo pochi metri, hanno raggiunto l'uomo e lo hanno identificato in un 40enne polacco, accertando che era gravato dal mandato di arresto europeo emesso dalle autorità polacche a giugno dello scorso anno. Grazie poi alla collaborazione dell'ufficio Sirene, i poliziotti hanno notificato il provvedimento al 40enne, che è stato poi associato alla casa circondariale di Regina Coeli in attesa di scontare una pena residua definitiva di 1 anno, 11 mesi e 27 giorni di reclusione poiché gravemente indiziato dei reati di furto aggravato, danneggiamento e minaccia. Successivamente gli agenti hanno controllato un uomo trovandolo in possesso di un involucro di carta contenente 3 smartphone, di cui non ha saputo giustificare la provenienza e, per tal motivo, il soggetto, 43enne moldavo, è stato denunciato in stato di libertà per ricettazione.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
indomestico · 2 years
Text
September Morn
Il rientro dalle vacanze è stato particolarmente traumatico.
Si è congedata dalla vita la granitica Elisabetta, Regina - sembra di tutti - ma non certo la mia: con lei finisce un'era e mi auguro anche questo anacronistico attaccamento alla Corona. Vedere Carlo III alle prese con penne e tavolini non mi strappa neppure un sorriso, figuriamoci affezione.
Come non mi fa sorridere la crociata contro Peppa Pig e le due mamme, che dovrebbe essere condotta contro la violenza contenuta in altri cartoni e soprattutto nei videogiochi, in cui i bambini si comportano come killer, con la buona pace di tutti i genitori.
Sono andato anche a rileggere la trama di "Georgie", una delle eroine con cui sono cresciuto, antesignana di Brooke di Beautiful, per confermare quanto non fosse proprio educativa all'epoca.
"Siamo un popolo di santi, poeti, navigatori..." e fascisti: l'eco e la nostalgia per quel ventennio sono vive e inquietanti.
La cantante nazional-popolare per eccellenza non vuole intonare "Bella ciao": un inno alla liberazione e alla libertà italiane, a causa della sua connotazione politica. Come se essere anti-fascisti non fosse una "conditio sine qua non" della nostra società civile.
Dulcis in fundo, dal fondo del mare è spuntata la sirenetta nera. Orde di fans inorriditi per la scelta Disney di rappresentare Ariel in modo diverso. C'è chi ha invocato il fantasma del politically correct, chi ci ha visto uno sfregio alla letteratura danese e bla bla bla.
Le sirene non sono mai esistite, né bianche, nere o rosse. La fantasia non ha limiti e tutti possono sognare ed immedesimarsi.
E la Disney può cambiare l'immaginario collettivo che ha creato: rottura di stereotipi, avanguardia e inclusività, operazione commerciale? Disney non è la Croce Rossa.
La "vostra" Ariel è diventata anche di qualcun altro. Era ora.
Prima o poi tutti i commenti razzisti che iniziano con "Non ho nulla contro i neri ma..."
si scioglieranno come schiuma di mare, come la vera fine della Sirenetta di Andersen, se proprio vogliamo essere filologici.
Certo la sirenetta desiderava far parte di quel mondo. Di questo mondo?
Senti a me, Ariel, non ti conviene.
Se proprio vuoi i piedi, scappa.
Scappa.
1 note · View note
princessofmistake · 3 years
Photo
Tumblr media
Chiunque è una tela bianca, pronta per essere ricoperta dal colore della scoperta.
2 notes · View notes
alessandrapedrotti · 3 years
Text
Tumblr media
5 notes · View notes
Text
La regina delle sirene 
🌕🌕🌕🌕🌗
Autrice: Alexandra Christo 
Genere: fantasy dark romance
Prezzo: 14.90€
Trama:
Questo libro è un retelling che racconta la storia della sirenetta in chiave dark. La protagonista è Lira la principessa sirena più letale di tutte, a causa di uno scherzo del destino si trova costretta ad uccidere un suo simile e per questo sua madre la regina del mare per punirla la rende umana e gli dà una missione: prima del solstizio d'inverno deve uccidere il principe Elian e dare il suo cuore alla regina del mare. 
 Mia Opinione:
 Questo libro autoconclusivo è secondo me la perfetta unione tra la storia disney originale e una più dark e da adulti, l'autrice con una scrittura magnifica descrive alla perfezione i personaggi e le loro emozioni, io questo libro l'ho divorato e sono in procinto di rileggerlo, è lungo il giusto in modo tale che non diventi mai noioso anzi è pieno di avventura, amore e sorprese che ti tengo incollate alla lettura per ore ed ore per non parlare del finale che è la degna conclusione di un retelling di una storia disney senza però farlo cadere nello scontato. Se proprio voglio provarci una pecca è che la traduzione dall'inglese non è fedele al cento per cento ma c'è da aspettarselo e purtroppo non è il primo e non sarà l'ultimo. 
Storia 🌕🌕🌕🌗🌑
Personaggi 🌕🌕🌕🌕🌑
Scrittura 🌕🌕🌕🌕🌑
Reperibilità 🌕🌕🌕🌕🌑
Copertina 🌕🌕🌕🌕🌗
Finale 🌕🌕🌕🌕🌗
Lo rileggerei? 
SI mille volte si
By ade3ff
1 note · View note
ebital2090-20 · 4 years
Text
Mina: La regina delle canzoni d’amore
Tumblr media
Uno dei miei cantanti italiani preferiti  è Mina. Le sue canzoni sono molte emotive e divertenti. Studio Uno ’66, un album di Mina, include tre canzoni memorabile.  
Un po’ delle informazioni generiche di Mina: lei è diventata famosa durante gli anni Sessanta e settanta. Le persone la conoscono per la sua voce soprano e l’estensione vocale di tre ottave! Lei eseguiva sugli spettacoli di varietà molte volte. La sua voce ha una grande forza, e ecco perché le persone le hanno soprannominate “Queen of Screamers” e “Tigress of Cremona.” 
Tumblr media
Nel 1963, Mina è stata bandita dalla TV via cavo e la radio perché lei era incinta, e il padre era un attore sposato. Molte delle sue canzoni sono romantiche, le canzoni d’amore.
Tumblr media
Io amo la canzone, “Ta ra ta ta (Try Your Luck).” Io penso che la melodia sia molta gioiosa, il che è diversa della maggior parte delle sue canzoni. Quando Mina la sta cantando, io voglio ballare! La canzone descrive una relazione. Nella canzone, Mina sta professando il suo amore per l’uomo e, a prescindere dalla sua via semplice, lei lo amerà. Par esempio, legga questi lirici: “Lo so non sei un divo/Ne un artista ne l’eroe del west/Ma quando fumi/C’è in te un che di irresistibile.” Io non so il significato di “ta ra ta ta” nel ritornello, ma io penso che le parole abbiano scritto per la canzone, e che le siano solo incomprensibili.
Una canzone molta diversa è “Mi sei scoppiato dentro al cuore.” Secondo me, questa canzone è la più drammatica sull’album. Se tu credi nell’amore a prima vista, tu la dovresti amare. Con i violini, i tamburi forti, e i canti di Mina, la canzone racconta una storia della persona chi si innamora rapidamente: “E tu, e tu, e tu/ Tu sei arrivato/ M’hai guardato/ E allora tutto è cambiato per me/Mi sei scoppiato dentro al cuore.” 
youtube
(Il video-Mi sei scoppiato dentro al cuore)
Deve essere comune, ma io credo che “Se telefonando” sia la migliore canzone di Mina, e anche la più famosa. Ennio Morricone, il famoso compositore italiano, ha scritto la canzone con Mina. Sembra anche che “Se telefonando” sia molto triste. Mina canta: “Se telefonando io potessi dirti addio/Ti chiamerei/Se io rivendendoti fossi certa che non soffri/Ti rivedrei.” Ecco, Mina deve dire addio al suo amore. L’emozione sembra reale con il cambio di tonalità e la voce di Mina. Un fatto divertente della questa canzone- tre note sono la base per il ritornello, e queste note sono dalle sirene delle auto di polizia!
youtube
(Il video-Se telefonando)
E tu, ti piacciono le canzoni d’amore? O la musica delgli anni Sessanta e settanta? Ascolteresti a Mina?
2 notes · View notes
freedomtripitaly · 4 years
Photo
Tumblr media
Taormina e il suo mare sono in assoluto una delle mete più ambite di tutta la Sicilia a livello internazionale. Il suo fascino, anche se in modo completamente diverso, può essere paragonato soltanto a Capri, a Positano, a Portofino oppure, al di fuori dei confini italiani, a Saint Tropez. L’antica Tauromenion greca è una vera e propria terrazza del monte Tauro affacciata sul mar Ionio, le cui acque furono solcate per la prima volta dai Greci, nel 735 a.C., e poi dagli altri antichi navigatori del Mediterraneo. Come per il resto della Sicilia, nel corso dei secoli Taormina ha visto sfilare popoli e culture, eserciti e potenti, commercianti e artisti provenienti da tutto il Mediterraneo e l’Europa intera. Dal 212 a.C. Roma, poi i Bizantini e gli Arabi per oltre un secolo; i Normanni e gli Svevi, gli Aragonesi, lo splendore rinascimentale e poi illuminista, fino ai Borboni e all’unità d’Italia. Per le sue bellezze storiche e naturali la fama turistica di Taormina, che sembra davvero sospesa tra rocce e mare, comincia con il Gran Tour settecentesco diventando ben presto meta privilegiata di letterati e intellettuali provenienti da tutta Europa: da Goethe a D.H. Lawrence, da Truman Capote a Jean Cocteau; da Salvatore Quasimodo, Freud ed Einstein ad Anna Achmatova, ad Ava Gardner, a Liz Taylor, a Greta Garbo. Partiamo dunque alla scoperta delle spiagge più belle di Taormina e dintorni, un viaggio che avrà necessariamente come tappa finale la visita delle meraviglie storiche di Taormina, con tutto il suo fascino mondano e al tempo stesso antico e marino. La spiaggia no stress di Mazzeo A nord di Taormina per cominciare si sviluppa una lunghissima baia che da capo dei Greci, dominato dall’imponente torrione cilindrico del castello di Sant’Alessio Siculo giunge alle spalle di Mazzarò, comprendendo le località di Fondaco Parrino, Mazzeo e Spisone. Qui la spiaggia è ghiaiosa, nonché facilmente raggiungibile sia da Letojanni che da Taormina, anche tramite un ottimo servizio di autobus. La spiaggia di Mazzeo, il tratto iniziale, è la spiaggia di solito meno affollata nei dintorni di Taormina ed è quindi ideale per chi evitare i lidi più affollati. Il fondale roccioso mantiene l’acqua trasparente, mentre l’arenile si mantiene ampio e regolare. Le rocce parlanti di Spisone A Spisone la baia tende invece a restringersi. La spiaggia si allunga sotto rocce a strapiombo, mentre dal mare emergono massi che sembrano vivi. Nel tratto finale della baia spuntano scogli e isolotti dai nomi curiosi, come l’isola delle Sirene, che ripara l’omonima e minuscola baia proprio sotto al promontorio roccioso di capo Mazzarò, oppure lo scoglio dello Zio Gennaro, poco più al largo davanti all’isolotto. La baia incantata di Mazzarò Questa spiaggia è la preferita dai taorminesi. Questa minuscola baia stretta tra capo Mazzarò e capo Sant’Andrea si raggiunge da Taormina prendendo la scenografica funicolare o scendendo i gradini della scalinata di via Castelluccio. Mazzarò, che un tempo non era che un piccolo borgo di pescatori, ospita oggi alcuni tra gli hotel più esclusivi e i ristoranti migliori di Taormina. La sua spiaggia è decisamente la più elegante di tutto questo tratto di costa messinese. Il fondale di ghiaia e sassolini è bagnato da acqua turchese e cristallina, in cui si celano grotte e suggestivi anfratti marini, da scoprire durante avventurose immersioni subacquee. Isola Bella: la spiaggia più famosa di tutta la Sicilia La più famosa, e anche la più fotografata, la spiaggia di Isola Bella si trova ai piedi del monte Tauro proprio di fronte a Taormina. Tutelata dal 1998 all’interno della riserva Naturale omonima. Questa baia racchiusa tra capo Taormina e capo Sant’Andrea è divisa al centro, proprio come fosse la punta centrale del tridente di Poseidone, dalla piccola e magnifica isola Bella. Per raggiungere l’isola bisogna scendere circa un centinaio di gradini, al termine dei quali la fatica viene senza dubbio ripagata da questa splendida spiaggia di ghiaia e ciottoli, in parte attrezzata e in parte libera, incorniciata dagli scogli e riparata dai due alti promontori. I fondali sono poco profondi, trasparenti e popolati da numerosi pesci di scogliere. Davanti all’isola si allunga un piccolo istmo di sabbia, raggiungibile con la bassa marea oppure guadando l’acqua, che rappresenta sicuramente il punto più ambito della baia dove distendersi a prendere il sole. Grazie al servizio di alcuni barcaroli è possibile inoltre fare il giro della baia e scoprire la grotta Azzurra di capo Sant’Andrea, all’interno della quale si possono ammirare cangianti giochi di luce che riverberano nell’acqua e sulle pareti di roccia viva. Villagonia: l’abbraccio eterno del mare Superato capo Taormina e la sua celebre grotta della Conchiglia si sviluppa la lunga baia di Villagonia con la sua ghiaia fine, meta ideale sia degli amanti sia della barca a vela, per le correnti e i venti che invitano a solcare dolcemente il mare, che della movida notturna. Qui infatti si trova Lido Panasia, una delle discoteche più frequentate di Taormina. La sabbia dorata di Giardini Naxos Oltre il porticciolo Saia e la sua piccola spiaggia di rocce laviche, situata sotto il profilo della chiesa di Santa Maria Raccomandata, comincia il litorale di sabbia dorata che contraddistingue Giardini Naxos, l’unica tra le spiagge di Taormina a non avere ne’ fondali ghiaiosi ne’ rocce o scogli. Anche qui i fondali sono poco profondi e quindi particolarmente adatti anche ai bambini. Il vivace lungomare di Naxos è inoltre pieno di bar, ristoranti e negozi. La baia di Naxos è chiusa a sud dal suggestivo capo Schisò, con il porto ma soprattutto la sede del parco e museo Archeologico di Naxos. Qui una scultura che riprende le forme della Nike di Samotracia ricorda che lo sbarco dei primi coloni greci sulle coste siciliane. Tra la rigogliosa macchia mediterranea e affascinanti memorie storiche si nasconde infine, proprio sotto al promontorio, un’altra magnifica spiaggia di sabbia fine. I palazzi medievali di Taormina, i resti romani e le mura arabe Taormina però non è soltanto spiagge. Il suo centro storico medievale vanta infatti uno straordinario patrimonio artistico e architettonico, a partire da corso Umberto I, arteria principale della cittadina. Il bellissimo palazzo Corvaia risale al X secolo, eretto originariamente dagli Arabi, e oggi ospita il museo delle Arti e Tradizioni. La splendida villa Comunale e i suoi giardini un tempo erano la residenza di Lady Florence Trevelyan, la nobildonna inglese cugina della regina Vittoria e amante del giardinaggio che trasformò l’isola Bella in un lussureggiante giardino botanico. Lungo le vie si incontrano inoltre numerosi edifici che evocano gli antichi splendori di Taormina. Il trecentesco palazzo Duchi di Santo Stefano, capolavoro assoluto dell’arte gotica siciliana e oggi sede della fondazione dedicata allo scultore messinese Giuseppe Mazzullo (1913-1988); la quattrocentesca casa Cipolla, mirabile esempio di rinascimento siciliano, e casa Cuseni, curiosamente decorata da motivi Arts and Crafts tipicamente anglosassoni. L’odeon romano e la coeva domus di San Pancrazio (I secolo a.C.), e poi i resti dell’antica cinta muraria, eretta dagli Arabi poco prima dell’anno Mille, entro la quale si possono ammirare ancora oggi le imponenti porta Messina e porta Catania. La chiesa di San Giuseppe e il Duomo di Taormina La duecentesca torre dell’Orologio si contende piazza IX Aprile, detta anche Piano di Sant’Agostino, con facciata bianco-rosata della barocca chiesa di San Giuseppe. Al suo interno sono da segnalare le lesene in pietra di Siracusa e di Taormina, che rivestono quasi interamente le pareti della chiesa, magnificamente scolpite con motivi floreali e teste di angeli alate, entro cui sono ospitati 8 dipinti con episodi tratti dalla Vita di Gesù e 12 piccoli affreschi con progetti e personaggi biblici. L’imponente castello Arabo, che domina la città dalla rocca del Tauro, un tempo corrispondeva all’acropoli inferiore di Tauromenion (la superiore si trova nell’odierna e vicina Castelmola). Le simboliche quattro Fontane barocche della città sono invece situate in piazza Duomo, dove appunto si erge la duecentesca chiesa di San Nicola, la chiesa principale di Taormina. La facciata in pietra viva del duomo è impreziosita da tre rosoni rinascimentali in pietra di Siracusa, mentre il portale barocco permette di accedere all’interno, dove è custodito, tra altre opere d’arte, il mirabile Polittico cinquecentesco di Antonello de Saliba, composto di sei tavole inserite in un retablo ligneo (una pala d’altare), che un tempo adornava l’altare dell’ex chiesa di Sant’Agostino. Il teatro Antico di Taormina Il monumento più antico di Taormina è, infine, anche quello più importante, quello che da solo vale la visita dell’intera cittadina. Lo straordinario teatro romano, di origine probabilmente greca e risalente al III secolo a.C. Una terrazza scavata nella roccia che ha come sfondo il mar Ionio e l’Etna e che un tempo poteva ospitare circa 10 mila spettatori. Durante il Medioevo alcune strutture del complesso vengono smantellate e utilizzate come materiale di recupero per altre costruzioni. A partire dagli artisti europei del Settecento, che giunsero qui seguendo l’itinerario del Grand Tour, la bellezza del teatro Antico di Taormina ha lasciato senza parole intere generazioni di fronte alla sua bellezza mozzafiato. Oggi il teatro è il fiore all’occhiello delle attività culturali della città e ogni anno ospita numerosi eventi come la cerimonia di premiazione del David di Donatello, concerti, opere liriche e il Taormina Film Fest. https://ift.tt/3dBaEbg Le spiagge migliori di Taormina e dintorni Taormina e il suo mare sono in assoluto una delle mete più ambite di tutta la Sicilia a livello internazionale. Il suo fascino, anche se in modo completamente diverso, può essere paragonato soltanto a Capri, a Positano, a Portofino oppure, al di fuori dei confini italiani, a Saint Tropez. L’antica Tauromenion greca è una vera e propria terrazza del monte Tauro affacciata sul mar Ionio, le cui acque furono solcate per la prima volta dai Greci, nel 735 a.C., e poi dagli altri antichi navigatori del Mediterraneo. Come per il resto della Sicilia, nel corso dei secoli Taormina ha visto sfilare popoli e culture, eserciti e potenti, commercianti e artisti provenienti da tutto il Mediterraneo e l’Europa intera. Dal 212 a.C. Roma, poi i Bizantini e gli Arabi per oltre un secolo; i Normanni e gli Svevi, gli Aragonesi, lo splendore rinascimentale e poi illuminista, fino ai Borboni e all’unità d’Italia. Per le sue bellezze storiche e naturali la fama turistica di Taormina, che sembra davvero sospesa tra rocce e mare, comincia con il Gran Tour settecentesco diventando ben presto meta privilegiata di letterati e intellettuali provenienti da tutta Europa: da Goethe a D.H. Lawrence, da Truman Capote a Jean Cocteau; da Salvatore Quasimodo, Freud ed Einstein ad Anna Achmatova, ad Ava Gardner, a Liz Taylor, a Greta Garbo. Partiamo dunque alla scoperta delle spiagge più belle di Taormina e dintorni, un viaggio che avrà necessariamente come tappa finale la visita delle meraviglie storiche di Taormina, con tutto il suo fascino mondano e al tempo stesso antico e marino. La spiaggia no stress di Mazzeo A nord di Taormina per cominciare si sviluppa una lunghissima baia che da capo dei Greci, dominato dall’imponente torrione cilindrico del castello di Sant’Alessio Siculo giunge alle spalle di Mazzarò, comprendendo le località di Fondaco Parrino, Mazzeo e Spisone. Qui la spiaggia è ghiaiosa, nonché facilmente raggiungibile sia da Letojanni che da Taormina, anche tramite un ottimo servizio di autobus. La spiaggia di Mazzeo, il tratto iniziale, è la spiaggia di solito meno affollata nei dintorni di Taormina ed è quindi ideale per chi evitare i lidi più affollati. Il fondale roccioso mantiene l’acqua trasparente, mentre l’arenile si mantiene ampio e regolare. Le rocce parlanti di Spisone A Spisone la baia tende invece a restringersi. La spiaggia si allunga sotto rocce a strapiombo, mentre dal mare emergono massi che sembrano vivi. Nel tratto finale della baia spuntano scogli e isolotti dai nomi curiosi, come l’isola delle Sirene, che ripara l’omonima e minuscola baia proprio sotto al promontorio roccioso di capo Mazzarò, oppure lo scoglio dello Zio Gennaro, poco più al largo davanti all’isolotto. La baia incantata di Mazzarò Questa spiaggia è la preferita dai taorminesi. Questa minuscola baia stretta tra capo Mazzarò e capo Sant’Andrea si raggiunge da Taormina prendendo la scenografica funicolare o scendendo i gradini della scalinata di via Castelluccio. Mazzarò, che un tempo non era che un piccolo borgo di pescatori, ospita oggi alcuni tra gli hotel più esclusivi e i ristoranti migliori di Taormina. La sua spiaggia è decisamente la più elegante di tutto questo tratto di costa messinese. Il fondale di ghiaia e sassolini è bagnato da acqua turchese e cristallina, in cui si celano grotte e suggestivi anfratti marini, da scoprire durante avventurose immersioni subacquee. Isola Bella: la spiaggia più famosa di tutta la Sicilia La più famosa, e anche la più fotografata, la spiaggia di Isola Bella si trova ai piedi del monte Tauro proprio di fronte a Taormina. Tutelata dal 1998 all’interno della riserva Naturale omonima. Questa baia racchiusa tra capo Taormina e capo Sant’Andrea è divisa al centro, proprio come fosse la punta centrale del tridente di Poseidone, dalla piccola e magnifica isola Bella. Per raggiungere l’isola bisogna scendere circa un centinaio di gradini, al termine dei quali la fatica viene senza dubbio ripagata da questa splendida spiaggia di ghiaia e ciottoli, in parte attrezzata e in parte libera, incorniciata dagli scogli e riparata dai due alti promontori. I fondali sono poco profondi, trasparenti e popolati da numerosi pesci di scogliere. Davanti all’isola si allunga un piccolo istmo di sabbia, raggiungibile con la bassa marea oppure guadando l’acqua, che rappresenta sicuramente il punto più ambito della baia dove distendersi a prendere il sole. Grazie al servizio di alcuni barcaroli è possibile inoltre fare il giro della baia e scoprire la grotta Azzurra di capo Sant’Andrea, all’interno della quale si possono ammirare cangianti giochi di luce che riverberano nell’acqua e sulle pareti di roccia viva. Villagonia: l’abbraccio eterno del mare Superato capo Taormina e la sua celebre grotta della Conchiglia si sviluppa la lunga baia di Villagonia con la sua ghiaia fine, meta ideale sia degli amanti sia della barca a vela, per le correnti e i venti che invitano a solcare dolcemente il mare, che della movida notturna. Qui infatti si trova Lido Panasia, una delle discoteche più frequentate di Taormina. La sabbia dorata di Giardini Naxos Oltre il porticciolo Saia e la sua piccola spiaggia di rocce laviche, situata sotto il profilo della chiesa di Santa Maria Raccomandata, comincia il litorale di sabbia dorata che contraddistingue Giardini Naxos, l’unica tra le spiagge di Taormina a non avere ne’ fondali ghiaiosi ne’ rocce o scogli. Anche qui i fondali sono poco profondi e quindi particolarmente adatti anche ai bambini. Il vivace lungomare di Naxos è inoltre pieno di bar, ristoranti e negozi. La baia di Naxos è chiusa a sud dal suggestivo capo Schisò, con il porto ma soprattutto la sede del parco e museo Archeologico di Naxos. Qui una scultura che riprende le forme della Nike di Samotracia ricorda che lo sbarco dei primi coloni greci sulle coste siciliane. Tra la rigogliosa macchia mediterranea e affascinanti memorie storiche si nasconde infine, proprio sotto al promontorio, un’altra magnifica spiaggia di sabbia fine. I palazzi medievali di Taormina, i resti romani e le mura arabe Taormina però non è soltanto spiagge. Il suo centro storico medievale vanta infatti uno straordinario patrimonio artistico e architettonico, a partire da corso Umberto I, arteria principale della cittadina. Il bellissimo palazzo Corvaia risale al X secolo, eretto originariamente dagli Arabi, e oggi ospita il museo delle Arti e Tradizioni. La splendida villa Comunale e i suoi giardini un tempo erano la residenza di Lady Florence Trevelyan, la nobildonna inglese cugina della regina Vittoria e amante del giardinaggio che trasformò l’isola Bella in un lussureggiante giardino botanico. Lungo le vie si incontrano inoltre numerosi edifici che evocano gli antichi splendori di Taormina. Il trecentesco palazzo Duchi di Santo Stefano, capolavoro assoluto dell’arte gotica siciliana e oggi sede della fondazione dedicata allo scultore messinese Giuseppe Mazzullo (1913-1988); la quattrocentesca casa Cipolla, mirabile esempio di rinascimento siciliano, e casa Cuseni, curiosamente decorata da motivi Arts and Crafts tipicamente anglosassoni. L’odeon romano e la coeva domus di San Pancrazio (I secolo a.C.), e poi i resti dell’antica cinta muraria, eretta dagli Arabi poco prima dell’anno Mille, entro la quale si possono ammirare ancora oggi le imponenti porta Messina e porta Catania. La chiesa di San Giuseppe e il Duomo di Taormina La duecentesca torre dell’Orologio si contende piazza IX Aprile, detta anche Piano di Sant’Agostino, con facciata bianco-rosata della barocca chiesa di San Giuseppe. Al suo interno sono da segnalare le lesene in pietra di Siracusa e di Taormina, che rivestono quasi interamente le pareti della chiesa, magnificamente scolpite con motivi floreali e teste di angeli alate, entro cui sono ospitati 8 dipinti con episodi tratti dalla Vita di Gesù e 12 piccoli affreschi con progetti e personaggi biblici. L’imponente castello Arabo, che domina la città dalla rocca del Tauro, un tempo corrispondeva all’acropoli inferiore di Tauromenion (la superiore si trova nell’odierna e vicina Castelmola). Le simboliche quattro Fontane barocche della città sono invece situate in piazza Duomo, dove appunto si erge la duecentesca chiesa di San Nicola, la chiesa principale di Taormina. La facciata in pietra viva del duomo è impreziosita da tre rosoni rinascimentali in pietra di Siracusa, mentre il portale barocco permette di accedere all’interno, dove è custodito, tra altre opere d’arte, il mirabile Polittico cinquecentesco di Antonello de Saliba, composto di sei tavole inserite in un retablo ligneo (una pala d’altare), che un tempo adornava l’altare dell’ex chiesa di Sant’Agostino. Il teatro Antico di Taormina Il monumento più antico di Taormina è, infine, anche quello più importante, quello che da solo vale la visita dell’intera cittadina. Lo straordinario teatro romano, di origine probabilmente greca e risalente al III secolo a.C. Una terrazza scavata nella roccia che ha come sfondo il mar Ionio e l’Etna e che un tempo poteva ospitare circa 10 mila spettatori. Durante il Medioevo alcune strutture del complesso vengono smantellate e utilizzate come materiale di recupero per altre costruzioni. A partire dagli artisti europei del Settecento, che giunsero qui seguendo l’itinerario del Grand Tour, la bellezza del teatro Antico di Taormina ha lasciato senza parole intere generazioni di fronte alla sua bellezza mozzafiato. Oggi il teatro è il fiore all’occhiello delle attività culturali della città e ogni anno ospita numerosi eventi come la cerimonia di premiazione del David di Donatello, concerti, opere liriche e il Taormina Film Fest. Taormina è un luogo ricchissimo di stora e bellezze tutte da scoprire, dal Teatro Antico alle meravigliose spiagge di Isola Bella e Giardini Naxos.
1 note · View note
pangeanews · 5 years
Text
Capri, mito infinito: dalle Sirene di Ulisse a Curzio Malaparte, da Pablo Neruda a Lenin, Churchill e Marinetti. Viaggio con scorta di libri (e molteplici occhi)
Quel genio futurista di Filippo Tommaso Marinetti voleva metterci un ascensore, sui faraglioni. E poi un bar lì, in cima. Il 14 luglio del 1914, su «Lacerba», aveva pubblicato il Manifesto dell’architettura futurista: “gli ascensori devono inerpicarsi, come serpenti di ferro e di vetro”. Forse non sarebbe stata una cattiva idea, mi suggerisce Luca, un mio amico architetto, in fuga anche lui, come me, sull’isola di Capri. Arrivare qui è già un miracolo, visto che persino il Frecciarossa fa ritardo, e l’ultimo aliscafo in partenza per l’isola è alle 20. Ma se c’è vento forte e il mare grosso, l’isola torna ad essere irraggiungibile. Un miraggio. Con i suoi faraglioni, privi di ascensore. Arrivarci resta un’avventura, come un tempo. E come racconta Jamie James nel libro, appena uscito in America, Pagan Light. Dreams of Freedom and Beauty in Capri (Farrar, Straus and Giroux, ancora inedito in Italia) che un amico mi suggerisce di leggere. Goethe tentò di visitarla nel 1787. “La promessa della libertà ha portato con sé la fantasia del piacere senza limiti” si legge. Ma certo, l’isola è ancora un simbolo di libertà, di amori sregolati (pure il marchese de Sade è passato di qui), ma anche di turismo di massa e lusso sfrenato. Basta allontanarsi dalla pazza folla e si aprono squarci di bellezza da togliere il fiato. Anzi, da uccidere.
*
Nel libro di Jamie James, si parla di Norman Douglas e ancora prima, soprattutto, degli imperatori romani, da Giulio Cesare a Tiberio, passando per Ottaviano Augusto (l’ombra della sua morte che si allunga sui suoi ultimi giorni di villeggiatura sull’isola). Dalla residenza di Tiberio (che costruì diverse ville imperiali), Villa Jovis, costruita intorno al I secolo, si può gettare un ultimo sguardo al “salto di Tiberio”. Una bellezza che corteggia istinti da cupio dissolvi. Un salto di oltre duecentonovanta metri, a strapiombo sul mare: l’imperatore romano, secondo la leggenda, da qui gettava ospiti indesiderati e, forse, amanti non più graditi. Il vento sferza potente su questo punto roccioso che scorge il mare da tutte le parti, sembra difficile resistere al fascino dell’altezza. Guardare giù è già precipitare. Mentre osservi, da sopra, incerto, il volo dei gabbiani, il loro grido. Questa bellezza, così rischiosa da essere temeraria. Ma, primo in ordine cronologico, Omero parlò di Capri, quando scrisse delle sirene di Odisseo. Il canto di queste magnifiche assassine, donne-uccello dal verso che affascina, forse vivevano qui, sugli scogli di Marina Piccola, da dove puoi guardare quegli scogli da cartolina: Stella, Saetta e Scopolo. I nomi dei faraglioni. Quanti sguardi si saranno posati su di loro? “Vi sbarcai in inverno. La veste di zaffiro l’isola custodiva ai suoi piedi, e nuda sorgeva nel suo vapore di cattedrale marina”, scrive Pablo Neruda nella Chioma di Capri: era sbarcato anche lui qui, nell’inverno del 1952. Col basco in testa e in bocca la pipa, accanto a Matilde, la sua amante dai capelli rossi, sorridente e silenziosa (lui era sposato da sedici anni con Delia del Carril, la seconda moglie) e, insieme a loro, il cagnolino Nyon (Teresa Cirillo Sirri li descrive in Neruda a Capri. Sogno di un’isola, La Conchiglia). Mano nella mano, si vedevano i due amanti passeggiare per il mare o camminare verso il monte Solaro. Ospiti dell’ingegnere e naturalista Edwin Cerio, vivevano nella “Casa di Arturo”. Lei era cantante, Matilde Urrutia e lui, dal 1949, in esilio dal Cile, si vedevano bere il caffè in Piazzetta. Pare che un’anziana sarta dell’isola avesse cucito, con fili dorati, appositamente per Matilde, un abito a righe verdi e nere. Lei, la musa di Neruda, cucinava piatti cileni di pesce, con cipolle e olive e l’anatra all’arancia. Per lei, il poeta cileno scrisse Los versos del Capitán e Las uvas y el viento. Sembra che scrivesse con inchiostri diversi, a tutte le ore del giorno e della notte, su foglietti diversi che Matilde collezionava. La casa decorata con fiori di campo e rami di ginestre. Lui, nonostante fosse già impegnato, voleva sposarla. Aveva fatto incidere un anello con questa scritta: “Capri, 3 maggio 1952. El tuo Capitán”.
*
In questo quadro idillico che ispirò Troisi per Il postino, c’era anche una domestica, da Neruda chiamata Olivito (perché assomigliava ad una piccola oliva) che si lamentava dei due ospiti disordinati e selvaggi. Imboccando la via Tragara, restano i suoi versi incisi sulla roccia: “Capri – reina de roca/en tu vestido/ de color amaranto y azucena/ vivi desarrollando/ la dicha y el dolor . la vin allena/ de radiantes racimos/ que conquisté en la tierra” (“Capri, regina di roccia/ nella tua veste/color giglio e amaranto/ vissi sviluppando/ la fortuna e il dolore, la vigna piena/ di grappoli radiosi/ che conquistai sulla terra”). Innamorato. Ma non solo Neruda. Gli scrittori sull’isola di Capri non si contano. E non solo scrittori. Alle spalle della Piazzetta, lungo il percorso che porta alla Villa Jovis, c’è una casa rossa, di un rosso pompeiano con un’epigrafe che ricorda: qui visse e lavorò dal marzo 1909 al febbraio 1911 lo scrittore russo Maksim Gor’kij e, nel 1910, “dimorò Vladimir Lenin fondatore dello Stato Sovietico”. Sull’isola del dolce far niente, “Apragopoli” come veniva chiamata, qualcuno riesce a lavorare. La figlia del duce, Edda Ciano, e suo marito erano venuti a Capri in luna di miele, nell’albergo più esclusivo dell’isola. Italo Balbo atterrava con l’idrovolante e passava di qui anche Bruno Bottai. Oltre a Moravia e alla moglie Elsa Morante (che a Procida, l’isola sorella di Capri, aveva ambientato appunto L’isola di Arturo), viveva appartato nella sua villa Alberto Albertini, il cofondatore del «Corriere della Sera». Giovanni Amendola e molti ebrei tedeschi e austriaci in fuga dalle leggi razziali trovarono riparo qui, gli scrittori Franz Werfel e Stefan Zweig. Ma l’isola piaceva anche ai gerarchi nazisti, come Goering e Rudolf Hess appassionato di un famoso cantante caprese, Scarola. Proseguendo per la via Tragara si arriva al Belvedere e all’hotel omonimo, secondo quanto riporta l’iscrizione incisa sulla facciata, progettato dall’architetto Le Corbusier, secondo le mie fonti capresi, progettato e costruito dall’imprenditore Vismara originario di Induno Olona, in provincia di Varese. In questo edificio color ruggine, sede del Comando Americano, durante la Seconda Guerra Mondiale soggiornò il generale Eisenhower, futuro presidente USA e Winston Churchill. Ma più poeticamente ne scrisse la grande poetessa Ada Negri, nel 1923: “Viandante, se vai fino a Punta Tragara,/ argentea d’ulivi,/ prendi a sinistra un viottolo a scaglioni nel sasso./ Aspro; ma verso il mare tutto oro di folli/ranuncoli./ Verso il monte tutto ombre di mirti, e pensoso amaranto di cardi./ Ti condurrà alla casa che risponde, marmoreo/ silenzio ai silenzi dell’aria”.
*
Proseguendo lungo questo sentiero, la visione dei faraglioni è potente, immediata, sono così vicini da togliere il fiato. Il sentiero conduce quindi alla casa più affascinante dell’isola, Villa Malaparte, concepita e costruita da Curzio Malaparte, su Punta Massullo. Lo stesso Malaparte (pseudonimo di Kurt Erich Suckert) che aveva dato di Napoli, un potente affresco ai limiti della putrefazione, nel viaggio allucinato e infernale di La pelle, il romanzo scandalo, pubblicato nel 1949, aveva scelto l’isola più bella del golfo di Napoli. E la casa, progettata interamente da lui, non aperta ai visitatori, è un sogno di bellezza, costruita sul promontorio roccioso, come un enorme mattone, che ride delle tempeste e resiste negli occhi con quel suo sguardo che saluta i marinai. Il camino ha per fondo un vetro: quando era in casa, lo scrittore accendeva le fiamme, che si vedevano dal mare. Quando il mare è in tempesta, le onde lambiscono la casa, “La casa come me”. Quando parto dall’isola, l’isola torna ad essere un’isola: hanno cancellato gli aliscafi. Il mare è grosso. Non resta che prendere l’ultima corsa per Sorrento, costeggiando la terraferma. Villa Malaparte diventa un puntino rosso scuro in mezzo al mare, negli occhi lo sguardo dell’isola si allontana, come un miraggio, “una meringa”, qualcosa che non esiste più, se solo esce dagli occhi. Senti soltanto le onde. I faraglioni sono scomparsi. Ti chiedi se non sia solo un sogno. E ti torna alla mente l’ultima pagina dell’isola di Arturo, anche se l’isola che scompare è Capri: “Preferisco fingere che non sia esistita. Perciò, fino al momento che non se ne vede più niente, sarà meglio che non guardi là. Tu avvisami, a quel momento. (…) Intorno alla nostra nave, la marina era tutta uniforme, sconfinata come un oceano. L’isola non si vedeva più”.
Linda Terziroli
*In copertina: Pablo Neruda, tra gli illustri ospiti di Capri
L'articolo Capri, mito infinito: dalle Sirene di Ulisse a Curzio Malaparte, da Pablo Neruda a Lenin, Churchill e Marinetti. Viaggio con scorta di libri (e molteplici occhi) proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2Ikob9G
2 notes · View notes
lanonima · 6 years
Text
Here’s where we stand so far:
Cronache del regno della fantasia:
Il reame perduto
La porta incantata
La foresta parlante
L’anello di luce
L’isola pietrificata
Il segreto dei cavalieri
I cavalieri del regno della fantasia (finished!):
Il labirinto dei sogni
La spada del destino
Il resveglio dei giganti
La corono d’ombra
Principesse del regno della fantasia (finished!):
Principesse dei ghiacci
Principessa dei coralli
Principessa del deserto
Principessa delle foreste
Principesse del buio
La regina del sonno
Strega delle maree
Strega delle fiamme
Strega del suono
Strega delle tempeste
Strega della cenere
Strega dell’aria
Strega delle streghe
Le 13 spade:
Il segreto del drago
Il segreto della fenice
Il segreto della tigre
Il segreto del lupo
Incanto (still in progress?):
Il segreto delle principesse
Le guardiane dei sogni
La magia dei ricordi
L’enigma del fuoco
Il castello dell’inganno
Il fiordo delle sirene
La notte dell’eclissi
Il soffio dell’inverno
2 notes · View notes
londranotizie24 · 2 years
Text
Liberate Rame: tra filosofia e jazz all’Iic
Tumblr media
Liberate Rame: tra filosofia e jazz all’Iic Di Simone Platania Liberate Rame, tra filosofia e jazz l’Iic di Londra attende i propri ospiti per celebrare Franca Rame il 23 settembre. Liberate Rame, tra filosofia, jazz e teatro all’Istituto Italiano di Cultura di Londra Tra gli eventi confermati e che non hanno subito rinvii a causa dei funerali di Stato della Regina, l’Iic ospita l’evento Liberate Rame. La serata, attesa per il 23 settembre, vede la filosofa italiana Adriana Cavarero presentare il suo intervento La voce delle sirene. La talk e i suoi temi vertono sul piacere del canto e sull'unicità della voce. Adriana Cavarero è infatti una filosofa italiana. Professoressa onoraria presso l'Università di Verona, è nota per i suoi scritti sul femminismo, la filosofia politica e la letteratura.Tra i suoi ultimi libri pubblicati ricordiamo, tra gli altri, Inclinations: A Critique of Rectitude (2016); Surging Democracy. Note sul pensiero politico di Hannah Arendt (2021). In seguito Mattea Fo, Presidente della Fondazione Fo Rame, nipote di Franca Rame e Dario Fo, introduce Liberate Rame, una performance teatrale jazz di Filomena Campus (voce) e Steve Lodder (pianoforte). La performance è dedicata alla compianta artista teatrale Franca Rame. La performance di Campus è infatti un omaggio alla collega. Presenta una lettera a Fo che Rame pubblicò pochi mesi prima della sua morte, intrecciata con brevi estratti dai monologhi comici della drammaturga, arrangiamenti di brani popolari scritti da Fo e Rame e nuove composizioni jazz su Rame scritte da Campus e dal pianista Steve Lodder. Campus esplora la relazione tra l'improvvisazione vocale e l'improvvisazione teatrale, che era uno dei molti talenti di Rame, nata in una famiglia di attori e comici itineranti con radici nella Commedia dell'Arte. Questo progetto fa parte dell'attuale ricerca di Campus su Franca Rame presso la Royal Central School of Speech and Drama, sostenuta da LAHP (London Arts and Humanities Partnership). Filomena Campus e Steve Lodder alla serata Liberate Rame Oltre alla sopracitata Adriana Cavarero, filosofa, professoressa e scrittrice italiana nota in patria e all’estero, la voce di Filomena Campus e le note di pianoforte di Steve Lodder accompagneranno gli ospiti durante la serata. Filomena Campus è una cantante, teatrante, accademica di fama internazionale. Si è esibita in numerosi festival jazz in tutto il mondo e ha partecipato a tournée o collaborato con i più rinomati artisti jazz, tra cui Orphy Robinson, Rowland Sutherland, Cleveland Watkiss e la London Improvisers Orchestra. Nel 2010 ha fondato il Filomena Campus Quartet. Nel 2020 ha iniziato un dottorato di ricerca presso la Royal Central School of Speech and Drama sull'artista teatrale internazionale Franca Rame. Steve Lodder è un pianista, tastierista, compositore e organista. In origine studioso di organo a Cambridge, Steve ha scritto diversi libri - uno su Stevie Wonder, l'altro sull'organo Hammond e La Bibbia della Tastiera. È stato collaboratore musicale di Paul McCartney nei progetti Standing Stone ed Ecce Cor Meum. Inoltre è anche l'arrangiatore musicale degli Zappatistas di John Etheridge. La Fondazione Dario Fo e Franca Rame è stata creata nel 2019 per mantenere viva la memoria della vita e del lavoro di Dario Fo e Franca Rame. ... @ItalyinLDN Continua a leggere su Read the full article
0 notes
princessofmistake · 3 years
Photo
Tumblr media
E’ la cosa bella dei rischi: è impossibile sapere quali sono quelli che vale la pena correre finché è troppo tardi.
2 notes · View notes
newsintheshell · 4 years
Text
TIMVISION, arrivano a noleggio cinque inediti film d’animazione
Debuttano finalmente anche in Italia Miss Hokusai e L’isola di Giovanni!
Tumblr media
Arrivano oggi grazie alla partnership fra Yamato Video e TIMVINSION, direttamente a noleggio sulla piattaforma di Tim, cinque inediti film d’animazione giapponese. Tre era già stati presentati, mentre gli altri due sono stati annunciati proprio in occasione del loro debutto in streaming. 
I lungometraggi sono tutti doppiati in italiano, inizialmente ne era prevista l’uscita nei cinema, ma a causa dell’emergenza Covid-19 e delle misure prese di conseguenza, si è scelto come in altri casi simili (vedasi per esempio il recente rilascio di Miyo - Un amore felino direttamente su Netflix) di distribuirlo in una modalità fruibile in sicurezza da tutti, che al contempo facesse rientrare degli investimenti effettuati nella fase di programmazione cinematografica.
MISS HOKUSAI - MIRTO CRESPO - Online fino al 31/08/20
Tumblr media
Film di 86 minuti uscito in Giappone nel 2015 (di cui potete farvi già un’idea leggendo la nostra passata recensione), che ha ricevuto numerosi riconoscimenti fra cui il titolo di vincitore dell’Annecy International Animation Film Festival. La pellicola si ispira al manga “Sarusuberi” di Hinako Sugiura ed è stata diretta da Keiichi Hara (Colorful, The Wonderland) presso gli studi Production I.G (Ghost in the Shell, Haikyu! L’asso del volley).
Film d'animazione ispirato a un manga degli anni '80, sulla vita di Hokusai O-Ei, figlia maggiore del celebre artista giapponese Hokusai Katsushika. Vissuta nella prima metà dell’Ottocento a Edo, l'antica Tokyo, O-Ei, fu una pittrice di grande talento ma visse gran parte della sua vita cercando di affrancarsi dall'influenza del padre e acquisire una sua fisionomia di donna e di artista.
youtube
L’ISOLA DI GIOVANNI - Online fino al 31/08/20
Tumblr media
Film di 97 minuti del 2014, ideato da Shigemichi Sugita partendo da fatti storici reali, diretto da Mizuho Nishikubo (Video Girl Ai) presso gli studi Production I.G (Ghost in the Shell, Haikyu! L’asso del volley).
Dal regista delle sequenze animate di "Kill Bill - Volume 1" Mizuho Nishikubo, un toccante film d'animazione ispirato a fatti realmente accaduti. Dopo la sconfitta nel secondo conflitto mondiale, l'isola giapponese di Shitokan è occupata dai sovietici. Qui un bambino di dieci anni è costretto a separarsi dalla famiglia. Ma, grazie all'incontro con una bambina russa, impara a conoscere l'amore.
youtube
SHINKO E LA MAGIA MILLENARIA - Online fino al 31/08/20
Tumblr media
Premiato lungometraggio diretto da Sunao Katabuchi (In questo angolo di mondo, Black Lagoon) presso lo studio Madhouse (Overlord, ACCA - L’ispettorato delle 13 province), uscito nel 2009 in Giappone. Tratta dal romanzo del 2004 “Mai Mai Shinko” di Takagi Nobuko, la pellicola della durata di 91 minuti è già stata proiettata in anteprima in occasione del Lucca Comics & Games 2019 e della scorsa edizione del Giffoni Film Festival. 
Un anime sulla crescita, l'amicizia e il coraggio di alzare la voce di fronte alle ingiustizie. Shinko è una ragazzina che vive nelle campagne del Giappone meridionale e che inventa moltissime storie con la sua fervida immaginazione, nutrita dai racconti del nonno. Quando Kiiko si trasferisce da Tokyo, tra le due bambine nasce un'amicizia che le porta a compiere un viaggio tra passato e presente.
youtube
LU E LA CITTÀ DELLE SIRENE - Online fino al 31/08/20
Tumblr media
Originale pellicola della durata di 107 minuti, uscita in Giappone nel 2017 e premiata lo stesso anno al festival di Annecy. Prodotto dallo studio Science SARU (Keep Your Hands Off Eizouken!, Devilman: Crybaby), a dirigere il film è stato Masaaki Yuasa (Ride Your Wave, Devilman: Crybaby, The Tatami Galaxy) che ne ha curato anche la sceneggiatura assieme a Reiko Yoshida (Aria The Animation, Romeo x Juliet).
Anche questo è stato già presentato in anteprima in occasione del Lucca Comics & Games 2019.
Un racconto sull'amicizia tra un adolescente e una sirena, una storia di condivisione e integrazione di due mondi diversi, uniti dalla passione per la musica. In seguito all'abbandono della madre, Kai si trasferisce con il padre da Tokyo a Hinashi. Il ragazzo soffre di malinconia e il suo unico passatempo consiste nel creare musica elettronica. Fino a che la sirena Lu non entra nella sua vita.
youtube
LA GRANDE AVVENTURA DELL’APE MAGA’ - Online fino al 31/08/20
Tumblr media
Nuova edizione del film d’animazione di 96 minuti, prodotto nel 2010 da Tatsunoko Production (Gatchaman Crowds, The Price of Smiles) sotto la direzione di Tetsuro Amino (Macross 7, Shiki), con protagonista il fuco della storica serie televisiva anni ‘70. Per questa nuova uscita sono stati realizzati due doppiaggi: uno utilizzando il nome originale giapponese Hutch, mentre per l’altro è stato utilizzato Magà come per l’adattamento classico italiano, rimanendo però fedeli e riferendosi al protagonista comunque sempre al maschile.
Tratta dall'omonima serie degli anni '70 e prodotta da Tatsuo Yoshida, la storia di un'ape e delle sue avventure in giro per il mondo. L'ape Magà è l'unico fuco sopravvissuto all'attacco di un alveare da parte di uno sciame di vespe. Diventata adulta, decide di mettersi in viaggio alla ricerca della madre, l'ape regina. Scoprirà un mondo pieno di pericoli e farà amicizia con una bimba di nome Ami.
youtube
Autore: SilenziO))) (@s1lenzi0)
[FONTE]
0 notes
Photo
Tumblr media
Nuovo post su https://is.gd/LFHyil
L’Arcadia salentina (Tommaso Perrone, Ignazio Viva, Pasquale Sannelli, Pietro Belli e Lucantonio Personè) e la peste di Messina (2/2)
di Armando Polito
Passo ora ai tre arcadi rimasti fino ad ora, almeno per me, sconosciuti.
Il primo è PASQUALE SANNELLI del quale, sotto il nome pastorale di Alfenore (probabilmente dal nome di uno dei compagni di Ulisse in Ephemeris belli Troiani, traduzione fatta nel IV secolo d. C. da Lucio Settimio di un’opera, perduta, scritta in greco da Ditti Cretese, autore del III-II secolo d. C.) sono riportati due sonetti (A e B), rispettivamente alle pagine 54 e 57.
A
Questa, che ricomporsi al fasto usato
e riprender l’onor d’alta Reinaa
del Sebetoa si mira alla vicina
sponda, è l’Italia; e tien fra ceppi il Fato.
Dal suol più adustob, e fin dal mar gelato
ciascun’Abitator sua gloria inchina.
Ceda il Trace, o s’aspetti alta rovina,
se non compie l’onor, che gli altri han dato.
Sì gran sorte serbata al secol nostro
fu per Carlo dal Ciel. Carlo ripose
lei c i nel suo stato del primier valore.
Or se industre scalpello e dotto inchiostro
serbano ad altre Età l’opre famose,
godrà l’Italia d’eternar suo Onore.
___________
a Vedi la nota b del componimento precedente.
b caldo; dal latino adustu(m)=bruciato.
c l’Italia
  B
Mille cignia sublimi e mille Ingegni
volgan lor penne alla grand’opra e l’arte,
che più che ‘n marmi ad eternarla in carte
tutti ha mossi l’Idumeb i suoi disegni.
D’Orfeoc, d’Omerod in vece, i non men degni,
che onora il secol nostro in questa parte
faccian le Imprese del novello Marte
illustri e conteea’ più remoti Regni.
Io, cui fu il Ciel sì d’arte e ingegno avaro,
che non ispero aver dell’alta fronda
ornato il capo, e gir con quelli a paro,
son pur pago che Apollo ad essi infonda
tanta virtù per Carlo, ond’Ei sia chiaro
del nostro Idumef alla sinistra spondag.
___________
a poeti
b Vedi la nota a del componimento precedente.
c Mitico cantore che col suono della sua lira ammansiva le belve.
d L’aedo dell’Iliade e dell’Odissea.
e note
f Il nesso sembra  un ricalco dal verso iniziale (Del re de’ monti alla sinistra sponda) del petrarchista Angelo Di Costanzo (XVI secolo), che, a sua volta, può essersi ispirato, con le dovute differenze di situazione al ponsi del letto in su la sponda manca (Petrarca, Canzoniere, CCCLIX, 3)
g Vedi nella prima parte la nota b al secondo componimento di Tommaso Perrone.
  Il secondo è PIETRO BELLI (1680-1750 circa), del quale a p. 79 è riportato l’epigramma in distici elegiaci che fra poco leggeremo, mentre la nota 1 recita: Patrizio Leccese, detto tra gli Arcadi Ario Idumeneo … ci ha fatto avere il presente suo purgatissimo  Componimento, posto nel presente sito, non perché questo sia il suo propio [sic, ma la forma in passato era in uso anche in testi a stampa] luogo, ma solamente perché ci perviene in questo medesimo istante, nel quale il nostro Stampatore cerca por fine alla Stampa della presente Raccolta. Nonostante qui il Belli sia utilizzato come tappabuchi, debbo dire che non mi pare affatto un intruso, perché, come vedremo, l’epigramma riguarda sempre Carlo Borbone, con riferimento alla sfera personale non privo di valenza pubblica. Prima di passare alla lettura dell’epigramma debbo dire che il Belli fu il traduttore dell’edizione napoletana per i tipi di Parrino del 1731 (testo abbastanza raro, tant’è che l’OPAC ne registra solo dieci esemplari, di cui uno custodito nella Biblioteca comunale “Achille Vergari” di Nardò) del Syphilis sive de morbo gallico di Girolamo Fracastoro. Il volume reca la prefazione di Giambattista Vico, preceduta  dalla dedica del Belli a Monsignor Ernesto de’ Conti di Harrac Uditore della Sacra Ruota Romana. Tuttavia, a proposito di quest’ultima  Carlantonio De Rosa marchese di Villarosa nell’edizione da lui curata degli  Opuscoli di Giovanni Battista Vico, Porcelli, Napoli, 1818, a p. 7 in nota 1 scrive:  Quantunque la presente dedica si vegga impressa col nome del traduttore del Poema Pietro Belli, pure da uno squarcio di essa da me ritrovato fra le Carte del Vico deducesi esserne costui stato l’Autore. Ed oltre a ciò dallo stile, e dalle cose che contiene tutte uniformi ai pensieri del Vico, chiaramente si scorge averla egli distesa interamente. E a p. 327 ulteriormente precisa:  Il Signor Pietro Belli gentiluomo Leccese fu dotato a sufficienza di beni di fortuna, ed avendo contratta stretta dimestichezza con Vico l’aiutò bene spesso in urgenti bisogni … Grato il Vico al suo benefattore, ed amico si assunse la cura dell’edizione corredandola di una sua Prefazione, e distendendone anche la Dedica, del che io sono stato assicurato, avendo fra le Carte autografe di Vico ritrovato anche il principio di tale lettera dedicatoria scritta di suo carattere. Tradusse il Belli anche il Satyricon di Petronio, e scrisse molti altri Poetici Componimenti, le quali produzioni sono ite a male. Morì verrso la metà del secolo passato.
Per quanto riguarda il nome pastorale, se Ario potrebbe essere dal latino Ariu(m), a sua volta dal greco ᾿Αρεύς (leggi Arèus), nome di due re di Sparta (meno bene, perché poco confacente ad un arcade, dal greco  Ἄρειος, leggi Àreios, =di Marte, marziale, Idumeneo è certamente connesso con Idomeneo per quanto detto nella prima parte nella nota b al componimento A di Tommaso Perrone.                                                                                
Praesagium
Ad Amaliam
Da Natum Mundo tandem, Regina precanti,
cum Patre, qui regnet, iam seniore, senex.
En quot  regna fili Pater,et quot sceptra paravit,
et quot, vincendis hostibus, arma parat.
Nascere, parve Puer, sed maximus inde futurus,
nascere cunctorum maxime, Patre minor.
  Presagio
Ad Amaliaa
Dà, di grazia, o Regina, un figlio al mondo che lo chiede,
che regni vecchio insiemecol padre ancora più vecchio.
Ecco quanti regni e quanti scettri del figlio il padre ha apprestato
e quante armi prepara per vincere i nemici!
Nasci, fanciullo piccolo ma destinato poi a diventare grandissimo,
nasci, o il più grande di tutti, minore del padre.
_____________
a Amalia di Sassonia (1724-1760), moglie di Carlo, regina consorte di Napoli e Sicilia dal 1738 al 1759 e di Spagna dal 1759 fino alla morte.
  L’ordine di entrata, dicono, è importante e il primo e l’ultimo posto sono i più ambiti; per questo chiudo con l’ultimo arcade ritrovato, mio compaesano, LUCANTONIO PERSONÈ di Nardò, che va ad unirsi ad Antonio Caraccio, del quale mi sono occupato a più riprese1. E, per fare le cose come si deve, riproduco in formato immagine il suo componimento.
DI D(ON) LUCANTONIO PERSONÈ
Barone di Ogliastroa, tra gli Arcadi
Alcinisco Liceanitideb
  Menic i giorni ciascun lieto e sereno
più che non feo nell’aurea età d’Augustod
il Popol di Quirinoe omai vetustof,
della cui gloria il vasto Mondo è pieno.
Poiché sul Trono del sicano adustog,
di Partenopeh bella accolto in seno,
regna il gran Carlo di virtù ripieno
e di trionfi e d’alte spoglie onustoi.
E tempo è già che la Regal Sirena
rimembril i pregi avitime il priscon usatoo
verso ripigli col suo dolce canto,
or chè rimbomba in questa Piaggiap amena
il nome del gran Carlo in ogni lato,
fugati i mali, e già sbanditoq il pianto.
____________
a Antico feudo di Nardò. Vedi Marcello Gaballo, Vicende della masseria e del feudo di Ogliastro in  https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/04/28/vicende-della-masseria-e-feudo-diogliastro/
b Per Alcinisco il riferimento potrebbe essere al greco Ἀλκίνοος (leggi Alkìnoos)=Alcinoo, il mitico re dei Feaci, con aggiunta del suffisso diminutivo -ίσκος (leggi –iscos); Liceanitide potrebbe essere connesso con il greco Λύκειος (leggi Lùkeios)=della Licia, epiteto di Apollo.
c trascorra                                                                                                                                                            
d più di quanto fece durante l’età dell’oro al tempo di Augusto 
e il popolo romano; Quirino era il dio romano protettore delle curie.
f vecchio
g siciliano bruciato (dal sole). Per sicano vedi nella prima parte la nota t al primo componimento di Tommaso Perrone; per adusto vedi anche la nota b al primo componimento di  Pasquale Sannelli.   
h Metonimia per Napoli. Partenope era una delle tre sirene (le altre erano Ligeia e Leucosia) che si suicidarono buttandosi in mare e tramutandosi in scogli, perché battute nel canto da Orfeo secondo una tradizione, per non essere riuscite ad ammaliare Ulisse secondo un’altra. Ad ogni modo, Partenope finì alla foce del Sebeto e lì sarebbe stata fondata Napoli.
i carico
l ricordi
m degli avi, antichi
n antico
o abituale
p paese
q messo al bando, esiliato
 _____________
1 Vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/17/gli-arcadi-di-terra-dotranto-7-x-antonio-caraccio-di-nardo/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/07/antonio-caraccio-di-nardo-e-le-sue-ecfrasi/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/06/antonio-caraccio-nardo-1630-roma-1702-note-iconografiche/
  Per la prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/04/13/larcadia-salentina-tommaso-perrone-ignazio-viva-pasquale-sannelli-pietro-belli-e-lucantonio-persone-e-la-peste-di-messina-1-2/?fbclid=IwAR36ToHbAWsBK3BlP0zscMfqWEStp6PD5hmmZX4DT-vcMXV_1eWFBrvMLdI
1 note · View note
davidebernardelli · 5 years
Photo
Tumblr media
Siamo ormai alle porte di Sirene - Immersione nella Fotografia edizione 2019, Inaugurazione giovedì 14 novembre ore 21 presso lo Spazio contemporaneo Talamucci. Ricordandovi che sono aperte le iscrizioni alle letture audiovisivo, di Sabato 16 novembre, ed alle letture portfolio di Sabato 23 e Domenica 24 novembre, vi alleghiamo locandina e descrizione della manifestazione. Sirene, partita nel 2012 e giunta alla sua ottava edizione, è una manifestazione fotografica che nasce dalla collaborazione tra la Biblioteca Civica “Lincoln Cadioli”, la Civica Fototeca città di Sesto San Giovanni “Tranquillo Casiraghi” – Galleria FIAF e Gieffesse Fotografia (settore gestione eventi del Gruppo Fotoamatori Sestesi). L’evento gode del Patrocinio della città di Sesto San Giovanni e del Riconoscimento della FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche). La pluralità di iniziative che spaziano dalle mostre agli audiovisivi, dagli incontri con l’autore alla lettura portfolio, ed in ultimo con la sperimentazione dei corti cinematografici fanno in modo che questa manifestazione si proponga al pubblico con l’ambizione di rappresentare un ampio spaccato della fotografia contemporanea, cercando di mantenere alto il livello qualitativo delle proposte. Sirene fotografia. La regina della manifestazione Sirene è la Fotografia. Le iniziative del 2019 che la caratterizzano sono molteplici e comprendono la presentazione di un libro fotografico con incontro dell’autore, la mostra delle “Foto dell’anno FIAF”, il Premio Fantini, assegnato ad ogni edizione ad un fotografo meritevole del titolo, la mostra presso la Fototeca Civica Nazionale “Tranquillo Casiraghi” che espone il lavoro dell’autore premiato, due giorni di lettura portfolio da parte di appassionati professionisti ed infine la premiazione del concorso Stepping Stone. (presso GFS - gruppo fotoamatori sestesi) https://www.instagram.com/p/B4R49u2IuO9/?igshid=1ot8hk7y8tran
0 notes