Tumgik
#le dovrei togliere
spettriedemoni · 6 months
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Strette
Stamattina ho le mutande strette.
Che fastidio!
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ilpianistasultetto · 1 year
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- Pronto, Cup? Dovrei prendere un appuntamento per una visita dermatologica.
-Aspetti che controllo il primo appuntamento utile. Siamo al 22 Dicembre 2023 presso l'Ospedale Pertini..
- Pronto, clinica Guarneri? Dovrei prendere un appuntamento per una visita dermatologica.
- Aspetti che controllo la diaponibilita'. Le va bene domani alle 11,30? Il costo della visita e' 120 Euro.
- Va bene. Domani alle 11,30.. buongiorno.
Click..
Dico la verita'.. sul momento mi ero incavolato parecchio ma poi, pensando che questi miei soldi aiuteranno tutti quei commercianti, artigiani e professionisti sottoposti al "pizzo di Stato" che si apprestano a trascorrere le loro vacanze in quelle zone "anguste" della costa smeralda o in quei mari "inquinati" dei paesi caraibici, mi ha tranquillizzato non poco. Come credo si senta tranquilla la maggioranza dei cittadini, visti i grandi applausi a chi si sta spendendo per togliere a certe categorie il "pizzo di Stato".
@ilpianistasultetto
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smokingago · 1 year
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
🍀
#smokingago
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susieporta · 1 year
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti, me ne dovrei disfare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
dipinto Gill Button
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turuin · 2 months
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Credo ci siano poche cose, in casa, considerabili come una nemesi da un uomo - dove per nemesi intendo: questo oggetto è mio nemico e mi ha sfidato con la sua arroganza, dunque è mio compito ristabilire la corretta gerarchia tra me, essere pensante, ed esso, oggetto inanimato.
Ma sicuramente tra queste ci sono i rubinetti, i lavelli, i tubi, tutto ciò che è idraulica.
Oggi ho deciso di far cambiare gli pneumatici all'auto, perché era ora e perché avevo decisamente bisogno di allontanarmi da casa per qualche ora. Alla fine mi hanno cambiato anche le pastiglie dei freni anteriori. Detto ciò ci sono volute tre ore: tre ore durante le quali mi sono trovato nella zona industriale di Ancona a piedi, con un caldo torrido, a vagare da un posto all'altro su strade che sono state progettate solo per le ruote (ci avete fatto mai caso come nelle zone industriali non esistano, o siano rarissimi, dei percorsi pedonali? Sono posti in cui una persona che cammina può veramente sentirsi come un avventuriero in terre pericolose).
Tra le mete del pomeriggio, il fantastico e immenso Leroy Merlin, dove ho comprato tre o quattro cazzate e dove ho riflettuto che, a casa, il lavello della cucina soffriva ancora di un aeratore intasato e talmente incrostato di calcare da essersi fuso con l'erogatore.
Sbrigata la faccenda dell'auto e tornato a casa ho pensato che oggi sarebbe stato un buon giorno per mori un buon giorno per sistemare definitivamente questo aeratore. Avevo già ordinato una chiave di smontaggio in metallo tempo fa (quelle in plastica se l'è mangiate) e avevo ottenuto come unico risultato quello di distruggere i dentini dell'aeratore, di fatto bloccandolo per sempre.
Ma non oggi.
Oggi, armato di pinza a morsa, cacciavite, chiave di smontaggio, coltelli, bestemmie e desiderio di rivalsa ho fatto a pezzi quell'aeratore di merda direttamente dentro l'erogatore, e ho passato due ore circa a rimuovere ogni singolo pezzetto di plastica incrostata dalle filettature fin quando non son riuscito ad avvitarci un adattatore che ha trasformato il cache di merda in una filettatura esterna.
Tale guerra ha causato un semi allagamento del lavello della cucina e aree limitrofe e mi ha inzuppato i vestiti; mi ha semi sfasciato il polpastrello del pollice e però ha segnato, se non altro, un momento di ristabilimento dell'ordine naturale delle cose: tu, lavello, ti piegherai alla mia volontà. E così è stato.
Ora sono stanco morto, i bimbi sono a letto, coniuge è fuori e dovrei fare la lavastoviglie e togliere le scorie della guerra condotta dal lavello. Non so se ce la farò, ma almeno posso mettere un'altra piccola tacca sul cartellino di "uomo che sistema i problemi idraulici in casa".
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barrenwomb · 11 months
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ogni volta che vado a napoli poi ritorno con l'angoscia degli anni 19-24 che ho cercato di lasciare lì ma che giustamente è sempre in un angolino del mio cervello perché l'ho vissuta e mi ha annientato e poi sono rinata e sono rinata perché mi sono svincolata ma se mi ci metto a pensare per più di mezzo minuto la sento uscire fuori prepotentemente ma io sono più forte e ogni tanto va bene piangere e togliere le crosticine da una ferita che non guarirà mai ma che non fa più male magari ogni tanto prude ma mi dispiace che la mia città natale e la mia famiglia siano diventati ciò che violentemente riporta a galla un malessere che spero di non riprovare mai più finché crepo però è così e forse su questa cosa dovrei lavorarci ma sono stanca di costruire ho i talloni di sabbia e voglio vivere soltanto con il ricordo dell'esistenza che mi sono inventata io da sola e che è giovane e nuova ma è l'unica esistenza che voglio mi dispiace per la me bambina e per la me adolescente e per la me giovane adulta ma sono morte e i morti non parlano. vado a farmi la doccia
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nusta · 1 year
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Una delle cose a cui sto cercando di abituarmi con un braccio rotto è la lentezza forzata di alcuni gesti. Li riesco a fare, per fortuna, con una mano sola, ma al rallentatore, con tutte le cautele per evitare torsioni o contraccolpi che vadano a coinvolgere l'altro lato. Anche respirare, ogni tanto, lo devo fare con cautela. Non so a volte dove finisca la cautela e cominci la paranoia, eh. Non capisco che tipo di tensione, fitta, fastidio o dolore sia da considerare normale in queste circostanze, dato che è la prima volta che mi capita di sperimentarle, per mia fortuna e sfortuna.
Il caldo del tutore mi sta probabilmente facendo anche un poco di effetto analgesico, per ora vado avanti con la Tachipirina e anche il graffio alla gamba è solo un vago pizzicore quando piego o appoggio il ginocchio. Chissà se mi resteranno le sfumature. Chissà quanto ci vorrà a muovere di nuovo tutto quanto come prima. Il dottore ha detto che più si hanno muscoli e più è probabile che sia lungo il recupero, in caso di spalla "congelata". Io dovrei fare relativamente in fretta allora, ho pensato. Ma non so, restiamo scaramantici e ottimisti insieme, quel che sarà, sarà. Forse sarà la volta buona che mi metterò a fare degli esercizi per le spalle e la schiena, che sono anni che mi dico che dovrei e invece non comincio mai.
Non so se riuscirò a polliannare duro come mi servirebbe. Non so se questa mindfullness costante diventerà ossessione da qui alla fine dei 30 giorni previsti, spero di no. Chissà se le mie reazioni psicosomatiche abituali si faranno vive o mi daranno tregua.
Intanto ringrazio di avere l'aria condizionata e il bagno spazioso e le TV strategicamente posizionate e il vestito largo che mi riesco a mettere da sola (ma non a togliere) e il reader con la custodia che si piega a leggio. E più di tutto ringrazio di avere a fianco il mio compagno che ci è già passato anni fa e mi aiuta a tenere sotto controllo l'ansia, anche solo con la sua presenza.
E insomma. Speriamo bene.
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Ho trascorso due giorni in mezzo alla natura, con gli amici, il partner e un cielo notturno finalmente non inquinato (o almeno non troppo) dalle città. Dovrei essere felice e avrei dovuto esserlo in modo continuativo anche in questi due giorni. E invece niente riesce a mettermi in crisi quanto l'assenza di uno specchio.
Uno specchio in cui poter vedere le innumerevoli imperfezioni del mio corpo e cercare di dare loro una regolata. Imperfezioni costanti e continue ma che, con uno specchio, riesco- o almeno m'illudo- a regolare.
Ma lo specchio non c'era e la mia gioia ha lasciato pian piano spazio a insicurezze su insicurezze. Spazio ai miei occhi ammirati davanti ai corpi delle mie amiche, costantemente confrontanti con il mio di corpo, e di conseguenza giudicanti con me stessa in modo impietoso. Il mio dismorfismo ha raggiunto livelli abominevoli, arrivando a togliere dalla mia mente tutto ciò che di bello potessi avere e in compenso aggiungendo peso, difetti e tanto altro ancora.
E così sono scoppiata a piangere nel bel mezzo di una situazione amichevole e perfettamente rilassata. Rilassata per tutti, ma non per me. Alla fine l'argine si è rotto e ho dovuto allontanarmi, respirare, andare lontano dagli occhi di chiunque per potermi illudere di non avere un corpo da confrontare con nessuno, per illudermi di non averlo affatto un corpo, di essere solo parte della natura che mi circondava.
Tornata a casa, davanti allo specchio, ho scoperto di essere meglio e peggio di quanto due giorni fuori mi hanno permesso d'immaginarmi.
Mi rendo conto di essere crudele, enormemente, con me stessa. Sono tanto accomodante con tutti tranne che con me. La gentilezza che rivolgo agli altri, la rigiro verso me stessa in crudeltà con cento volte quella potenza.
Ma saperlo non implica che smetta di esserlo. Conoscere il mio masochismo, distinguere anche il vero dal falso, la razionalità dall'illusione, non riesce comunque a impedirmi di credere sempre al pensiero peggiore su me stessa.
Il modo in cui comincio a pensare al mio corpo poi, trasforma anche il modo in cui penso al mio carattere e, di conseguenza, a come penso che gli altri mi vedano. Non solo fisicamente ma anche caratterialmente. E pensare che gli altri mi vedono in un certo modo mi porta davvero ad allontanarmi, rendendomi poi una profezia che si autoavvera.
È una reazione a catena di una serie di bombe che portano solo all'annientamento totale della mia psiche, della mia percezione, della mia autostima, della mia socialità.
In parole povere, di me stessa.
E in giorni come questi mi sento sola.
Sola, orribile, disperata, stanca.
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veronicaverde · 2 years
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“Come stai?” mi chiedi.
“Stanca” rispondo. Rispondiamo spesso così. Mi sento, ci sento: siamo adulti, siamo tanti e siamo stanchi tutti quanti.
“Come mai?” mi chiedi. Ma non è la domanda corretta. Non siamo stanchi perché lavoriamo troppo o dormiamo poco o mangiamo male o per carenza di ferro o magnesio. Non è una stanchezza chimica, è esistenziale. Non siamo stanchi per qualcosa. Siamo stanchi di qualcosa.
Io sono stanca dei miei pensieri che escono dal gregge, di non essere un buon cane pastore capace di girargli intorno, arginare, compattare. Perché spesso sono il lupo che minaccia di sbranare le certezze. Sono stanca dei sospesi: la lampadina che devo cambiare da un anno e tre mesi. Devo imbiancare, togliere gli adesivi di Cars dal mobile del salotto, dalle scale, ho ancora mezzo armadio pieno di vecchi vestiti del padre dei miei figli, me ne dovrei disfare, scarpe da calcetto, non ricordo di averlo mai visto giocare. È sempre stato più facile gettar via che sistemare.
Ma ci sono anche gli oggetti che non so buttare. L’oggetto del mio rancore, l’oggetto del desiderio, l’oggetto delle mie angosce, l’oggetto della mia malinconia, l’oggetto dell’invidia, sono un’accumulatrice seriale di piccole ossessioni. Sono stanca degli appelli mancati, quelli che manco io più di tutto, quando non ci sono nel modo giusto, sono stanca di mancare. Sono stanca di aver bisogno di questa stanchezza per sentirmi viva, perché se non sei stanca non hai fatto abbastanza.
Sono stanca perché il vero riposo per me è la soddisfazione del darmi da fare, anzi di fare fatica. Sono stanca e un po’ suonata, ogni tanto ripenso a quando ero più giovane e innamorata, così innamorata da potermi concedere il tormento che costruivamo noi, con dubbi inesistenti. Ancora mi sorprende quanta resistenza si possa fare ad accettare la felicità. Oggi sono stanca della precarietà. Sono stanca del “per ora”, delle mani avanti che sono sempre le mie, della mia incapacità di pensare per assoluti, del senso di allerta che mi abita. Io peroro, tu perori, egli perora… voce del verbo “del doman non c’è certezza”. Ci diciamo che stiamo attraversando un periodo complicato. Una fase. Ma per quanto mi riguarda questo periodo complicato è iniziato quando mia sorella mi rivelò che Nicca Costa era molto più bella di me e non si è mai esaurito. La vita è una fase complicata dell’esistenza. È che la complicazione non è circoscritta e il periodo di cui sopra non si attraversa e via, quando trovi le strisce.
Se tocchi il fondo, immagini di scendere giù, verso un abisso di tristezza, ma poi di picchiare la pianta del piede e risalire rapido. E invece no, ti aspetta la merdosissima maratona nei fondali, anfibi disperati che non siamo altro, con le branchie che fanno contatto coi condotti lacrimali.
“Sei stanca” mi chiedi? Sì, ma per ora il gregge dei pensieri è in salvo, anche stasera il lupo non si è visto arrivare. Sono stanca, siamo stanchi, ma via e pedalare.
Enrica Tesio
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klimt7 · 2 years
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DEMIAN
(incipit)
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Per raccontare la mia storia devo incominciare dal lontano inizio. Se mi fosse possibile, dovrei risalire molto più addietro, fino ai primissimi anni della mia infanzia, e più oltre ancora nelle lontananze della mia origine.
Quando scrivono romanzi, gli scrittori fanno come fossero Dio e potessero abbracciare con lo sguardo e comprendere la storia di un uomo e riprodurla quasi Dio la narrasse a se stesso, sempre essenziale e senza veli. Io non ne sono capace, come non ne sono capaci gli scrittori. La mia storia però ha per me più importanza di quanto non ne abbia per altri scrittori la loro; è infatti la mia vita, è la storia di un uomo non inventato e possibile, non ideale o in qualche modo non esistente, ma di un uomo vero, unico, vivente.
Certo, che cosa sia un uomo realmente vivo si sa oggi meno che mai, e perciò si ammazzano gli uomini in grandi quantità, mentre ognuno di essi è un tentativo prezioso e unico della natura.
Se non fossimo qualcosa in più di uomini unici, se si potesse veramente togliere di mezzo ognuno di noi con una pallottola, non ci sarebbe ragione di raccontare storie.
Ogni uomo però non è soltanto lui stesso; è anche il punto unico, particolarissimo, in ogni caso importante, curioso, dove i fenomeni del mondo s’incrociano una volta sola, senza ripetizione.
Perciò la storia di ogni uomo è importante, eterna, divina, perciò ogni uomo fintanto che vive in qualche modo e adempie il volere della natura è meraviglioso e degno di attenzione. In ognuno lo spirito ha preso forma, in ognuno soffre il creato, in ognuno si crocifigge un Redentore.
Oggi pochi sanno che cosa sia l’uomo. Molti lo sentono e perciò muoiono con maggior facilità, come io morirò più facilmente quando avrò finito di scrivere questa storia. Non posso dire di essere un sapiente. Fui un cercatore e ancora lo sono, ma non cerco più negli astri e nei libri: incomincio a udire gli insegnamenti che fervono nel mio sangue.
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La mia storia non è amena, non è dolce e armoniosa come le storie inventate, sa di stoltezza e confusione, di follia e sogno, come la vita di tutti gli uomini che non intendono più mentire a se stessi.
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La vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero. Nessun uomo è mai stato interamente lui stesso, eppure ognuno cerca di diventarlo, chi sordamente, chi luminosamente, secondo le possibilità. Ognuno reca con sè, sino alla fine, residui della propria nascita, umori e gusci d’uovo d’un mondo primordiale. Certuni non diventano mai uomini, rimangono rane, lucertole, formiche. Taluno è uomo sopra e pesce sotto, ma ognuno è una rincorsa della natura verso l’uomo.
Tutti noi abbiamo in comune le origini, le madri, tutti veniamo dallo stesso abisso; ma ognuno, tentativo e rincorsa dalle profondità, tende alla propria meta.
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[ Hermann Hesse ]
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saicome · 1 year
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se dovessi togliere tutte le cose che mi causano ansia e stress nella mia vita dovrei togliere tutto, me compresa
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mermaidemilystuff · 2 years
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Ma se le rispondessi e basta?
Dille come stai e parlate
È vero che non c'è nessuna rivincita o punizione, ma cosa ci guadagni altrimenti?
Ammetto che almeno il sassolino di dirle che nope, non ci siamo lasciate male e porre l'accento sulla cosa corretta ovvero che è lei che è scomparsa me lo vorrei togliere.
Ma molto banalmente io non ho voglia di scambiare due chiacchere con lei come se nulla fosse successo. Non ho bisogno di guadagnarci nulla, tanto meno una chiaccherata molto falsa. Perché alla domanda "come stai?" cosa dovrei rispondere? Bene? Falso. Dirle la verità e raccontarle che succede? Ma ci mancherebbe.
Grazie comunque anche a te 💝
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deadlyneko-chan · 2 years
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Non preoccuparti, ci sono io qui per te
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PARTE 8
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~ INIZIO SOGNO ~
Leo: Casey, chiudi il portale adesso!
Leader Krang: Cosa?!
Ho guardato Casey afferrare la chiave con riluttanza e guardarla con le lacrime agli occhi, potevo vedere tutte le emozioni e il desiderio di non voler vedere altri suoi amici svanire, l’ho guardato anche io con le lacrime agli occhi. Subito dopo guardai la scena del Leader Krang, che cerca di uscire dal portale, con Leo che lo tratteneva. Anche se vedevo il Krang lo prendeva a pugni nel vano tentativo di liberarsi dalla presa di Leo, ho provato a muovermi verso di lui per aiutarlo ma, la sensazione di essere trattenuta mi impedì di fare il minimo movimento.
Leader Krang: Lasciami immediatamente!
Alla fine mi ritrovai di nuovo vicino a Casey e lo guardai stringere la pressa sulla chiave, ho provato ad avvicinarmi, per impedirgli di chiudere il portale. Ma per quanto ci provassi non riuscivo nemmeno a muovere un dito.
Tsukiko: LEO! Casey ti prego! Non farlo!
Le parole furono in ascoltate come se non fossi lì, le lacrime continuavano a scivolarmi lungo le guance, con la disperazione.
Leo: Casey, per favore!
 Ho visto Casey togliere la chiave e il portale chiudersi con il Leader Krang e Leo all’interno della prigione, le lacrime continuarono a scivolarmi lungo le mie guance come cascate con le gambe che cedettero al mio stesso peso, gridai.
Tsukiko: NOOOO!!! 
Leo: Tsu! Gattina! Svegliati!
~ FINE SOGNO ~
Leo: Tsu! Gattina! Svegliati!
Mi sveglia di soprassalto al suono della voce di Leo e delle sue mani sul mio viso, tremante e con le lacrime che scendevano ancora lungo le guance, con un singhiozzo ho avvolto le braccia intorno al suo collo sprofondandovi il viso.
Tsukiko: LEO!
Leo: Ehi, Shh~ Sono qui Gattina. Sono qui. Va tutto bene è stato solo un brutto sogno.
Tsukiko: * Non era un semplice sogno! * S. Scusa se ti ho svegliato.
Leo: Pff~ Non preoccuparti gattina. Sono stato svegliato poco fa dal delizioso profumino. Ho una fame!
Tsukiko: Ahaha… Allora andiamo a mangiare prima che arrivi Raph e divori tutto.
Leo: Sì! Sì... ma stai bene?
Tsukiko: Sto bene Leo. E grazie per avermi svegliato.
Leo: Beh! Almeno sono un coinquilino utile.
Ho riso alle sue parole, lasciando andare il suo collo e appoggiando una mano sulla sua guancia, l’ho guardato negli occhi sorridendogli dolcemente prima di dargli un bacio veloce in mezzo alla sua fronte. Ho appoggiato la fronte sulla sua prima di allontanarmi, gli accarezzai la guancia con il pollice al quale mi sorrise, chiuse gli occhi mentre si appoggiava godendosi il mio tocco. Rimisi in silenzio, continuando ad accarezzargli la guancia, studiando ogni minimo dettaglio del suo volto per alcuni minuti.
Tsukiko: Sei sempre utile Leo. Non solo per me, ma anche per la nostra famiglia.
Leo: Mhmm... 
Ridacchiai al suo mormorio come risposta, ho lentamente staccato la mano dal suo viso, riportandolo così nel mondo reale.
Tsukiko: E adesso andiamo a fare colazione Baby Blue.
Leo: Ti seguo gattina.
Ci sorridemmo prima di alzarci dal letto, l’ho guardato prendere la sua spada e creare un portale al suo secondo tentativo, dopo che uscì dalla mia stanza per andare nella sua per eseguire la sua routine. Subito dopo che il portale si chiuse scesi dal letto spolverando, risistemando le lenzuola e sistemando il cuscino.
Tsukiko: *Forse dovrei prendere altri cuscini o cambiare la formazione del letto, così Leo strabe molto più comodo, confortevole e di sostegno per il suo collo e per il suo guscio. . . Se mai glielo chiedo dopo colazione. Per ora sarà meglio farmi la doccia e cambiarmi. *
Pressi un cambio di abiti uscendo subito dopo dalla mia stanza e dirigendomi verso il bagno, chiusi la porta non appena entrai e mi spogliai, ho guardato gli abiti sporchi indecisa se lavarli o bruciarli. Su questo ero molto indecisa, da una parte non volevo ricordare quel maledetto viticcio viola ma, dall’altra parte adoravo la maglietta bianca a maniche lunghe con la sciarpina, la giacca o poncio verde scuro con il cappuccio a mezze maniche, con la pelliccia finta all’interno del cappuccio bianca, con i pantaloni neri lungi fino ad arrivami alla caviglia. Dopo uno sbuffo buttai tutto a lavare e mi insinuai nella doccia, dopo una bella doccia rilassante e sicura di non sentire più l’orribile odore o sensazioni di quei maledetti viticci, appena finì di lavarmi, asciugarmi, in cremarmi, vestirmi, spazzolarmi la coda e i capelli uscì dal bagno subito dopo averlo ripulito dal mio disordine. Arrivai in cucina e non appena varcai la soglia della cucina mi ritrovai tra le braccia di Mike e Raph, rimasi sorpresa per alcuni secondi prima che ricambiassi il loro abbraccio con un sorriso, ho guardato verso il tavolo trovando solo Leo che ci guardavano con un sorriso divertito e ho anche notato che il posto di Donnie non era apparecchiato.
Tsukiko: Buongiorno ragazzi. Avete dormito bene? State tutti bene?
Mike: Tutto bene sorellona non preoccuparti. Tra tutti noi eri tu quella messa peggio. Ma invece tu? Come ti senti? Sei stanca? Hai mal di testa o dolori da qualche altra parte? Nausea? Hai dormito bene?
Tsukiko: Sto bene cucciolotto. Mi sono ripresa dopo una bella dormita. * O almeno l’ho fatto fino a quando… * E niente nausea, alcun tipo di dolore da nessuna parte e niente mal di testa.
Raph: Anche io ho dormito benissimo. Anche se… mi sento ancora in colpa per come ti ho trattato in tutti questi giorni.
Tsukiko: E ti ho detto che è tutto perdonato. Ma non provate a farlo di nuovo. Sennò la prossima volta non sarà così semplice avere il mio perdono.
Raph: Sembra giusto…
Il primo a lasciarmi fu Raph che tornò a sedersi al suo posto, mentre Mikey rimasse attaccato con mio divertimento, sorridendo lo strascinai verso il tavolo e mi misi seduta nel mio posto. Con mio piacere trovai veramente i miei pancake preferiti già messi nel mio patto, con l’acquolina in bocca velocemente pressi la forchetta e inizia a spalarmeli in bocca, ad ogni boccone potevo sentire solo adesso la fame a quanto pare quel poco di cibo di ieri sera non era bastato.
Tsukiko: Ehi, ragazzi. Dov’è D?
Mike: Sta preparando i nostri cellulari e il suo tablet per guardare in diretta l'evento Live di Extreme Skateboarding Finals! Ah! Sì! Ha anche detto che non appena hai finito di mangiare e di pulirti devi andare da lui per fare un controllo approfondito. Ordini di Pops!
Tsukiko: Gli avete detto tutto quello che è successo?
Spostai lo sguardo verso Raph e Leo, sperando che si ricordassero quello che gli avevo detto sul tetto, a quanto pare hanno visto il mio sguardo e hanno subito negato con la testa. Il mio piccolo uso della mia abilità non è stato rilevato, mi lasciai scappare un sospiro, almeno non dovevo a vere a che fare con una punizione da parte di Pops per avergli disubbidito.
Tsukiko: Comunque l’evento è oggi?
Mike: Sì~!!! È oggi e non vedo l'ora!
Tsukiko: . . . * Posso unirmi a voi? Non voglio stare da sola. * Divertitevi… Io mi allenerò subito dopo essermi fatta controllare da D.
Mi alzai dal mio posto dirigendomi subito di nuovo in bagno a lavarmi i denti, nel mentre i ragazzi mi guardarono sparire dalla cucina in silenzio, mi lavai i denti velocemente prima di andare dritta nel laboratorio di Donnie. Ed ovviamente ho trovato il genio, seduto alla sua scrivania a digitare numeri su numeri, mi schiarii la gola attirando la sua attenzione. Dopo una ramanzina alla Donnie e un controllo completo, con esami su esami, in giro di un'ora Donnie e con i risultai degli esami. Tutti positivi mi ha dato il via libera, ma prima di lasciarmi andare mi ha fatto un altro dei suoi discorseti, divertita e felice per la sua preoccupazione lo abbracciai e subito dopo lo lasciai tornare in camera a cambiarmi in qualcosa di comodo per allenarmi. Alla fine mi trovai da sola a tirare pugni e calci ben mirati contro il manichino, ma subito dopo un calcio contro la zona addominale del manichino mi riportò i ricordi dell’incubo di stamattina, con un sibilo mi scappò e lentamente le mani e le gambe iniziarono a farmi male. Così presi la Naginata, lasciandola intera, ed iniziai a colpire il manichino, ma con ogni colpo le scene del film mi tornarono in mente. La scena di Leo e Mike del futuro che si sacrificano in modo da fermare i Krang, strinsi i denti con forza e colpì con forza il manichino lasciando un’ammaccatura, ma subito la scena di Raph tenuto imprigionato in quelle orribili "viti" organiche e interrogato dal Leader Krang che mi portò a colpire di nuovo con forza da lasciare un’altra ammaccatura. La scena di Leo, Mike, Donnie e Casey che venivano sbattuti per tutto il tunnel della metropolitana, un altro colpo con un’altra ammaccatura, la scena di Raph "migliorato" e che combatteva contro la sua stessa famiglia. Questo portò a vedere rosso e di conseguenza mutilai un braccio al manichino, ma in questo momento vedo solo un nemico e quello era il Leader Krang, lasciai andare un sibilo e colpì con un calcio ben mirato nella zona dove si trova e vede il volto del Krang. Subito dopo la parte dei ragazzi che venivano picchiati dal Leader Krang, mi portò a colpire con una raffica di colpi ben mirati nella zona dell'addome, alla fine la scena di Leo mi raggiunse e mi bloccai. Lo vedevo svolgersi così chiaramente, anche con gli occhi lucidi riuscivo a vedere la chiusura del portale, la distruzione della nave schiantarsi nei due mondi. Vedevo lo schianto contro i resti di un edificio con Leo privo di forze, immobile, accasciato a terra con aria sconfitta, ho visto il Leader Krang che lo guardava con rabbia e iniziava a picchiarlo a sangue. Nella sua rabbia e i colpi ripetuti il Krang ha fatto schiantare Leo contro un altro edificio, ma la scena di Leo sdraiato con sopra il Krang che teneva la foto della nostra famiglia stretta nella sua mano e la guardava con la prima lacrima che gli scendeva lungo la guancia, con un sorriso che non fece altro che far arrabbiare il Leader Krang e sentì la voce di quest’ultimo risuonarmi nelle orecchie.
Leader Krang: Cancella quel sorrisetto dalla tua faccia!
Subito dopo l’urlo furioso del Krang ho visto l'esplosione dell'intero edificio, che mandando Leo alla deriva da solo nella dimensione oscura, con la foto stretta contro il suo petto con le lacrime che continuavano a scendergli lungo le guance. Lì in quell'oscurità, solo, spaventato ha pianto in conflitto sul fatto che fosse pronto o meno a morire. Il Leo che ho conosciuto, alla famiglia che ho subito amato con tutto il cuore, tutte le scene che si svolgevano davanti ai miei occhi mi lasciarono bloccata e disperata. Lasciai cadere la mia arma a terra con me subito dopo. Rimasi seduta per terra, stringendo le gambe contro il petto nascondendovi il viso, con le lacrime agli angoli degli occhi. In quel momento non provavo altro che rabbia, tristezza e impotenza per non poter salvare Mike e Leo del futuro, sapere cosa gli aspetta e che forse in questo esatto momento stavano combattendo e che forse Raph o Donnie stavano morendo... Era una tortura, non poter fare nulla per loro se non aspettare e aiutare Casey a vivere una vita non apocalittica, ma vorrei poter aiutarli e aiutare la resistenza. Non so per quanto tempo sono rimasta seduta per terra con le lacrime che continuavano a bagnarmi le guance e i pantaloni, so solo che ad un certo punto ho sentito la porta aprirsi seguito dal rumore dei passi che si dirigono verso di me e subito dopo ho sentito una mano appoggiarsi sulla mia spalla, presi un respiro profondo allontanando il viso dal suo nascondiglio e guardai la persona che mi stava tenendo la spalla.
Tsukiko: Fratellone... C-cosa ci fai qui?
Mi portai le mani velocemente al viso asciugando le lacrime, ma le mani sempre così gentili di Raph allontanarono le mie e quando lo guardai lo vidi inginocchiato accanto a me, lentamente mi girai verso di lui e come sempre con attenzione e gentilezza iniziò ad asciugarmi le lacrime con i suoi pollici mentre mi sorrideva dolcemente.
Raph: Ti stavo cercando. Volevo chiederti se volevi unirti a noi nel guardare l'Extreme Skateboarding Finals... Stai bene sorellina?
Tsukiko: No, non sto bene...
Alle mie parole mi ritrovai stretta tra le braccia muscolose di Raph e senza sé e senza ma, le lacrime ricominciarono a cadere e sprofondai contro il suo piastrone seppellendovi anche il viso, ed ovviamente il buon e vecchio Raph iniziò a far passare dolcemente una mano lungo i miei capelli per confortarmi. Rimanemmo così fino a quando le lacrime smisero di scendere e lentamente mi allontanai dal suo abbraccio, anche se con riluttanza adoravo il senso di conforto e protezione fraterno che mi dava non era uguale a quello che sentivo ogni volta che Leo mi abbracciava, Raph tenne le mani appoggiate sulle mie spalle e mi guardò preoccupato.
Raph: Cos'è successo sorellina? Tutto questo non può essere stato causato da prima. Quindi cosa ti ha fatto andare fuori di testa?
Tsukiko: In verità oggi sono stata svegliata da un incubo. . . Mi ha sconvolto. . .
Raph: Su cos'era questo sogno per renderti così?
Tsukiko: . . . Ho visto tutti voi essere picchiati. E ho visto Leo essere picchiato... picchiato a sangue. . . E per quanto provassi a muovermi non riuscivo a spostare nemmeno un muscolo. . . Mi sono sentita così impotente! Odio sentirmi così. Odio non poter essere di aiuto.
Raph: . . .
Mi strinsi contro il suo piastrone, mentre il tremore colpiva non solo la mia voce ma anche il mio corpo, tremante nascosi il viso nel suo piastrone tenendo gli occhi chiusi in modo da impedirmi di vedere la scena di Leo o ad immaginare chi dei ragazzi nel futuro è ferito gravemente o morto.
Tsukiko: La scena solo mi si è ripetuta più volte davanti agli occhi fino a quando non ho visto Leo essere così... così.... non Leo. Sono crollata! Quando l'ho visto in quello stato. Mi sono rotta. Non... non sarei mai in grado di vivere senza di voi al mio fianco. Non posso vivere senza di Leo al mio fianco.
Raph: Allora prima di tutto non succederà mai! Quindi dimentica quel sogno e combatti! Combatti per noi, combatti al nostro fianco, infondo insieme siamo una squadra inarrestabile. E! Inoltre quando pensi di dire a Leo quello che provi per lui?
Mi irrigidì alle ultime parole di Raph, infatti mi allontanai da lui tenendo le mani appoggiate sulle sue braccia, con un rossore su tutto il viso alla pari con la sua maschera e lo guardai dritto negli occhi.
Tsukiko: C-c-cosa?! No! Ti sbagli! Io...Io... Come ti può venire in mente...una cosa del genere...
Fui interrotta da una mano che mi veniva piazzata sulla bocca interrompendo con successo il mio balbettare, con uno sguardo ancora sorpreso, guardai dritto negli occhi di Raph. In quel momento mi stava guardando, con uno sguardo divertito e malizioso, cosa che mi face agitare e arrossire ancora di più.
Raph: Ti prego sorellina. Senza offesa, ma è palese. Inoltre sei parte della famiglia da molto tempo, quindi ti conosciamo e siamo ninja! E poi Mike è un genio nel vedere quello che provano le persone e come sai non sa stare zitto. 
Tsukiko: L-Leo lo sa?
Raph: Pff... Leo non sa nulla. E ho chiesto a Mike di non dire o fare nulla! Inoltre le tue parole di poco fa mi hanno tolto ogni dubbio.
Mi lasciai scappare un sospiro sollevato, mentre chiudevo gli occhi cercando di riprendermi da tutte le montagne russe emotive che stavo provando in questa giornata, quando riuscì a riprendermi aprì gli occhi e mi guardai intorno nella sala di allenamento lasciandomi scappare un altro sospiro frustato nel vedere come fosse ridotto il manichino.
Raph: Ti aiuto a sistemare tutto. E ti aiuterò a dire a Donnie che abbiamo bisogno di un altro manichino di allenamento.
Tsukiko: Grazie fratellone... Puoi rimanere con me? Fino a quando non ho finito gli esercizi? Non voglio ricadere in un sogno ad occhi aperti come prima...
Raph: Ho un’idea migliore! Sarò il tuo partner di allenamento. Infondo non c'è più il manichino.
Tsukiko: Sarebbe fantastico!
E così iniziamo ad allenarci, prima abbiamo iniziato con un po' di riscaldamento e poi abbiamo fatto in perfetta sincronia alcune manovre base di postura per un combattimento, abbiamo continuato così per un po' fino a quando Raph non la rupe con una delle sue domande.
Raph: Senti sorellina puoi dirmi cosa ti ha fatto innamorare di Leo?
Tsukiko: Tutto.
Raph: . . . Sì. . . Non è molto d’aiuto sorellina…
Tsukiko: Raph è difficile da spiegare. . . Amo tutto di Leo. È allegro, incline a fare battute su battute anche nei momenti meno adatti e questa sua natura spensierata lo fa sembrare arioso, gli piace anche essere spontaneo. E non so se lo hai mai notato Raph, ma l’umorismo è il suo modo di far fronte a tutte le situazioni in cui finisce o finite. È sicuro di sé che lo porta ad essere arrogante, forse un po’ troppo e so che vi infastidisce, ma anche questo anche un suo modo per dire a sé stesso e a tutti che è all’altezza di essere un membro importante nella nostra famiglia. Questo lo porta a mentire, ma solo perché odia l’idea di deludere qualcuno di noi e sì ovviamente odia mettersi nei guai, come tutti quanti noi. Però questo suo lato via ha portati a non prenderlo mai seriamente, cosa che lo ferisce sempre, ma questa sua particolarità lo aiuta in molte situazioni e anche noi. È razionale e scettico, soprattutto sull’esistenza dei fantasmi, quindi è sempre alla ricerca di risposte logiche a modo suo. Ma ama la magia e tutto quello che ha che fare con i poteri mistici. Non è ingenuo, come voi che vi siete fidati subito di Big Mama, ma ha il vizio di lasciarsi impressionare fin troppo facilmente. Vuole sempre essere al centro dell’attenzione e questo porta ad ostacolare la sua prudenza. Sì, ha il vizio di dare sempre priorità al suo divertimento che alla missione. È il meno altruista in famiglia, riluttante ad aiutare gli estranei soprattutto se non ci guadagna nulla di utile per sé o per la famiglia. È pigro e adora giocare come i tempi morti, ma è molto intelligente e trova sempre il modo più rapido o non convenzionale per risolvere i problemi. Che ogni tanto può portare al disastro, ma trova sempre il modo di risolvere la situazione…
Raph: E tu ai notato tutto questo?
Tsukiko: Quando sei innamorato fratellone noti tutto della persona che ami. Dalla cosa più piccola e insignificante a quella più profonda e nascosta.
Raph: Sarà molto fortunato quando ti dichiarerai…
Mi alzai dall’ultima posizione base di combattimento stiracchiando le braccia, la schiena e le gambe, fino a quando il silenzio irrequieto di Raph non mi ha portata a guardarlo e l’ho visto un po’ vacillante… come se volesse dire qualcosa, ma non sa come dirlo. L’osservai meglio per alcuni secondi prima di avvicinarmi e posargli una mano sulla spalla, mentre gli sorridevo, non appena i suoi occhi si posarono sui miei vidi la sua domanda e le sue preoccupazioni.
Tsukiko: Fratellone ti assicuro, anzi ti prometto sulla mia vita che non ferirò mai i sentimenti di Leo. Inoltre non voglio ancora dirgli nulla, sappiamo entrambi che non è ancora pronto per questo. Forse, se non ha trovato qualcun'altra nel frattempo, gli dirò quello che provo per lui. Ma per adesso... Sono felice per come siamo. Sì, è difficile avvolte ma, per ora mi basta essere al suo fianco e che sia felice. Il resto poi arriverà con il tempo non ho fretta.
Raph: . . . Sei molto matura sorelline. . . Avrai anche la stessa età di Leo e Donnie ma, tra i due sei la più matura. Anzi sei anche più matura di me, per questo ti stimo. E non preoccuparti non dirò nulla a Leo e mi assicurerò di ricordarlo anche a Mike.
Tsukiko: Grazie fratellone, sei il migliore! Se vuoi possiamo fermarci per oggi, così abbiamo il tempo di rilassarci un poi prima che inizi la Live.
Raph: Va bene! Così ho il tempo di avvertire Donnie del manichino ma, prima dovremo pulire.
Pochi minuti dopo raccogliere e spazzare, mettendo tutti i pezzi in vari sacchetti e ammucchiati in un angolo in modo da riciclare o buttare i pezzi non più utili, alla fine ci siamo separati ognuno per la propria strada. Raph verso la cucina, dalla quale proveniva un buon profumo di cibo, mentre andavo verso la mia stanza. Ma proprio quando stavo per salire le scale la voce di Leo che mi chiamava mi fermò, mi girai subito verso di lui, sorridendogli mentre si avvicinava a me.
Leo: Ehi, gattina vuoi fare un giro sullo skateboard prima di guardare insieme a me le Finals?
Tsukiko: Mm. . . Intrigante. . . Va bene, ma ti guarderò solo! Non voglio scivolare di nuovo sul il mio povero sedere lungo tutta la rampa.
Leo: Allora farai il tifo per me?
Tsukiko: Io faccio sempre il tifo per te. Però se non ti dispiace volevo darmi una sciacquata veloce e cambiarmi con qualcos’altro.
Leo: Ti aspetto alle rampe. Non metterci troppo.
Tsukiko: 10 minuti e sono da te.
Leo: Tengo il tempo gattina. Si veloce.
Con un sorriso divertito e un occhiolino mi allontanai con uno Shunpo, presi velocemente un paio di lenghis neri, una maglia bianca e una felpa con cappuccio ampio. Con un altro scatto mi fermai nel bagno e chiusi la porta a chiave, velocemente mi sono tolta i vestiti gettandoli nella mia cesta dei panni sporchi e mi infilai in doccia lavandomi il più rapidamente possibile. In cinque minuti mi sono fatta la doccia, in due mi sono asciugata e subito dopo data la crema, mi vesti e con un altro Shunpo mi fermai vicino all’ingresso della stanza principale. Dove Leo mi aspettava, con in mano il suo cellullare per tenere ovviamente il tempo, mi avvicinai a lui appoggiandomi contro la sua spalla per guardare il tempo e mancava praticamente un minuto allo scadere del tempo.
Tsukiko: Cosa ho vinto?
Leo: Mm… Anche se non avevamo detto nulla su una scommessa. Ma! Chi sono i per negare qualcosa ad una meravigliosa gattina. Cosa vorresti?
Tsukiko: Mmm… Che ne dici se non appena i miei capelli sono asciutti mi pettini e intrecci i capelli. Che da quello che ho sentito, ovviamente da April, tu sei il secondo migliore nel fare le trecce.
Leo: Solo perché Donnie è più preciso nel non lasciare nemmeno un ciuffo o un capello e perché sa farne più varianti. . . Ma va bene posso farlo e in più ti spazzolerò la coda.
Tsukiko: Non capisco perché tu, Pops e gli altri adoriate spazzolarmi la coda.
Leo: Beh! Perché è soffice e calda, oltra al fatto che è un dato di fatto che è rilassante come accarezzare un gatto e anche le tue fusa aiutano a farci rilassare.
Tsukiko: A senso… Non ci avevo mai pensato.
Leo: Forza gattina, andiamo prima che inizi la Live.
Tsukiko: Subito dietro di te.
Con questo ci siamo incamminati, fianco a fianco, verso le rampe e notai subito il buffet preparato da Mike. Con un sorriso malizioso mi allontanai dal fianco di Leo e mi avvicinai al tavolo prendendo alcune cose dai vari vassoi, cosa che non piacque molto al cuoco, con le mani piene mi allontanai dal tavolo tronando nel mentre al fianco di Leo. Ed ovviamente rise come me dell’adorabile broncio di Mike, così camminammo di nuovo fianco a fianco, che rubava qualche assaggio dalla mia refurtiva.
Tsukiko: * Non vedo l'ora di fare un po' a botte con Foot Lieutenant o con Foot Brute. Se riesco a farlo da sola forse i ragazzi riusciranno a guardare il loro idolo. Inoltre ho bisogno di distrarmi e sfogarmi ancora un po’. Mi spiace dover far distruggere il modem Wi-Fi in modo da non scombussolare ulteriormente la trama. *
E così abbiamo passato il nostro con me che facevo il tifo a Leo per ogni mossa, Mike finiva di allestire la tavola e Raph prendeva il suo posto a osservare Leo, non molto tempo dopo ci raggiunse anche Donnie con il tablet già sintonizzato sul programma. Raph e io ci avvicinammo a Donnie, con Raph che si sedeva al fianco di Donnie, mentre io rimanevo in piedi e continuavo a guardare Leo e a fargli il tifo. Ogni tanto mi facevo aggiornare da Donnie sul tempo rimanente prima che iniziasse lo spettacolo, ma prima ancora che potesse annunciare l’inizio della Live lo sentì solo dalla voce dell'annunciatore delle Live di Tokyo, cosa che sentì persino Leo.
Raph: Sta per cominciare!
Mi girai verso Donnie e Raph, con Mike che si fiondava per guadare il Tablet, con Leo che continuava ad andare sullo skateboard. Noi quattro ci ammucchiamo con me e Mike aggrappati sul guscio di Raph per guardare.
Annunciatore: Tre ore di tric incredibili. E le voci sono vere. Sydney Allen tenterà un 14-40 sulla Mega Rampa.
Donnie: Ma non è impossibile?
Tsukiko: Wow! Non vedo l'ora!
Mikey: Non esiste.
Raph: Deve essere una mutante.
Leo: Ehi, Scommetto che io potrei farlo.
Donnie: Ehm! Per una volta rinuncerò al mio solito: "No, non puoi sono quattro rotazioni. Non dire sciocchezze Leo." E arrivo direttamente al "Coprite il cibo".
Ho guardato per alcuni secondi Leo sulla rampa lasciando uscire un sospiro divertito e esasperato allo stesso tempo, mi girai verso il tavolo dove si trovavano già Raph e Mike fermandoli dall'usarsi come scudi viventi, ho circondato il tavolo con una delle mie barriere. Anche se portò Donnie e Raph a brontolare un po' sul fatto che usassi già una delle mie abilità, ma dopo uno sguardo di avvertimento da parte mia si zittirono, al suono della voce di Leo ci riportò tutti a guardarlo.
Leo: Per Sydney! Fate largo!
Tsukiko: * Ahia! *
Distolsi per alcuni secondi lo sguardo da Leo massaggiandomi il petto o meglio il punto dove si trovava il mio povero cuore, mi lasciai scappare un altro piccolo sospiro cercando di attutire la leggera fitta alla dichiarazione di Leo, riportai lo sguardo giusto in tempo per vederlo fallire miseramente la mossa e… distruggendo nel processo il Wi-Fi. Ovviamente i ragazzi iniziarono a impazzire per tutta la stanza, meno male che avevo lasciato ancora la barriera eretta per via dei loro movimenti sconsiderati, alla fine dopo alcuni minuti di disperazione e l'idea di Raph. Usandomi, senza ritegno, contro Pops in modo che ci lasciasse la TV che fallì. Alla fine ci ritrovammo al grande magazzino di Gilbert's dopo l'orario di chiusura, la seconda idea di Raph, dopo essersi beccato i giusti elogi dai ragazzi e un abbraccio con alcuni grattini sulla nuca da parte mia. Ci siamo messi tutti comodi, ognuno ad un tavolo, con me e Leo seduti nello stesso uno vicino l’altro. Con una delle sue braccia che mi circondava la vita e con la sua testa appoggiata sulla mia spalla, la mia appoggiata a sua volta contro la sua. Così abbiamo guardato per un po' lo spettacolo in un silenzio confortevole, io godendomi la vicinanza e la gioia di Leo per la live, ma alla fine il silenzio confortevole fu spezzato da un rumore sospetto che proveniva da qualche parte. Lasciai andare Raph a indagare su chi o cosa avesse fatto quel rumore, con i ragazzi che continuavano a guardare lo spettacolo come se niente fosse, io aspettai il ritorno del nostro Leader che tornò non molto tempo dopo informandoci della situazione del Foot clan.
Raph: Ragazzi! Gli starni tipi con le fiamme in testa stanno rubando un gioiello. Facciamoli vedere cosa ne pensiamo.
Leo: Sì, va bene. Dopo essermi goduto la finale ci sto.
Raph: Ma che dici Leo! Il crimine non si ferma mai e perciò né anche noi.
Donnie: Non è che guardi un po' troppa pubblicità? 
Raph: Oh cavoli, non potete essere così pigri. Allora la faccenda è seria lo volete capire?
Altri: Certo. Sì. Okay.
Quando ho visto l'espressione esasperata di Raph, velocemente mi liberai dalla presa di Leo che ovviamente iniziò a protestare e continuò per tutto il tempo sperando che tornassi al suo fianco, ma invece mi avvicinai subito a Raph appoggiando una mano sulla sua spalla che lo portò a guardarmi.
Tsukiko: Ci penso io Raph. Voi godetevi la Live.
Raph: Assolutamente no! Ti sei dimenticata come eri conciata ieri?
Tsukiko: Non ti preoccupare fratellone, questa volta starò più attenta. Inoltre se avrò qualche problema mi sentirete urlare.
Con un sorrisetto e un occhiolino mi allontanai con uno Shunpo e mi portai verso il rumore di scasso e di vetro rotto, con le proteste di Raph che mi richiamavano, ma fu interrotto dall'annunciatore dell’evento Live. Mi fermai esattamente davanti al negozio in questione e vidi subito il clan del piede con il pezzo dell'armatura nelle loro mani, senza remore ho subito afferrato il mio ventaglio e ho mandato una raffica di vento verso i due, lanciandoli così verso un gruppo di manichini e con il Lieutenant che lasciò andare il guanto nel frattempo. Che cade esattamente ai miei piedi lo pressi rapidamente, tenendo lo sguardo sui due che mi stavano osservando con odio.
Tsukiko: Non solo ladri di carta ma, adesso siete anche ladri di gioielli o dovrei dire di armature.
Foot Lieutenant: Come conosci l'armatura?
Tsukiko: Ho studiato! Non vi permetterò di liberare il vostro padrone.
Ed è così che è iniziato il combattimento. Sono riuscita a tenere testa a Brute e infatti con un calcio ben piazzato nell’addome si è piegato in due, cosa che sfruttai dandogli un altro calcio sul fianco e l'ho mandato in volo dritto in un altro gruppo di manichini. Nemmeno il tempo di riprendere posizione fu subito sotto attacco da parte di Lieutenant, che mi caricò, ma con uno Shunpo riuscì ad evitarlo saltando sul corrimano della ringhiera in vetro. Con un sibilo e con uno sguardo pieno di rabbia, i ricordi dell’incubo ritornarono e l’odio mi invase al solo pensiero che erano loro la causa dell’apocalisse, stringendo la pressa sul ventaglio la tentazione di eliminare lui e il suo secondo mi inondò la mente. Però la paura di togliere una vita e la consapevolezza che i ragazzi, Pops e April mi avrebbero considerata un mostro. Quindi gli lanciai semplicemente un’altra raffica di vento, mandandolo dritto sul suo secondo in comando ancora privo di sensi, distolsi lo sguardo per un momento dai miei nemici e sul guanto con l'anello ancora al dito. Riportai lo sguardo sul duo ancora privi di sensi, sicura missi via la mia arma mentre mi giravo verso la scala mobile per scendere e tornare dai ragazzi, ma nemmeno a pochi passi dalle scale fui placcata a terra da tre ninja di carta. Ed ovviamente il Tenete si mise davanti a me prendendomi dalle mani il guanto e affermandomi subito dopo per i capelli tirandomi indietro la testa, con mio immenso dispiacere, gli mostrai le piccole zanne e tutto l’odio che provavo per lui.
Foot Lieutenant: Questo lo prendo io. 
Tsukiko: Non sai che non si dovrebbe mai togliere qualcosa dalle mani di una donna? Soprattutto se questa donna è un mutante!
Detto questo ho tirato indietro il braccio libero e lo colpì, con un bel cazzotto dritto in faccia, recuperando così il guanto che ha lasciato cadere nel processo. Liberai velocemente l’altra mano prendendo solo la lama della mia Naginata e tagliando i tre guerrieri di carta nel processo. Appena fui libera mi spostai di nuovo con uno Shunpo, allontanandomi così dai due membri del clan del piede, ma così facendo mi allontanai anche dalle scale mobili. Strinsi la pressa sulla mia arma e sul guanto tendo gli occhi fissi sul duo, rimanemmo tutti fermi e in silenzio per alcuni secondi o almeno fino a quando Brute non mi carico come un treno merci, con tre guerrieri ninja di carta creati non pochi secondi dopo che il suo collega iniziasse il suo attacco, ho subito tagliato il più rapidamente possibile i tre guerrieri di carta e parando subito dopo nel miglior modo possibile il colpo di Foot Brute. Anche se la forza del colpo mi lanciò verso il muro, in volo mi rigirai in modo da colpire il muro con i piedi e velocemente conficcai gli artigli nel muro in modo che non cadessi sul pavimento, ho subito sibilato contro il secondo in comando.
Tsukiko: Non vi hanno detto che non si dovrebbe mai toccare una donna nemmeno con un fiore?
Foot Brute: Io vedevo solo un gatto troppo cresciuto!
Tsukiko: Non sono un gatto stupido membro del clan del piede! Sono un Leopardo delle nevi! 
Gli rughi in faccia ad entrambi, stordendoli nel processo, liberai gli artigli dal muro e con un altro Shunpo mi lancia verso le scale mobili. Fui fermata di nuovo da altri ninja di carta che si misero come un muro davanti alla scala, mi fermai subito dallo schiantarmi contro di loro in modo da non perdere di nuovo il guanto, ma prima ancora che potessi anche fare un’altra mossa mi ritrovai stritolata tra le braccia del secondo in comando, che riuscì a intrappolare anche le mie braccia nella sua morsa. Mi dimenai nella sua presa, già pronta ad usare i miei artigli sulle sue gambe, ma vidi il Tenente che si avvicinava e non appena fu apportata lo calcai dritto nell’addome, cosa che lo piegò in due. Senza perdere l’occasione per dargli un altro calcio e liberarmi di lui, in modo da liberarmi dalla pressa del suo collega, lo colpì sul lato del viso e mettendolo così k.o. Però non ho tenuto conto della mia situazione e che il secondo in comando non è stato molto felice del trattamento che ho riservato al suo compagno, infatti strinse la sua pressa su di me sempre di più togliendomi il fiato, con un gemito di dolore mi preparai a colpire entrambe le sue gambe con i mei artigli e a chiamare i ragazzi.
Raph: Ehi! Clan del piede lascia andare la mia sorellina!
Tsukiko: F-Fratellone?! 
In pochi secondi mi trovai libera dalla morsa di Brute e al suo posto mi ritrovai tra le braccia con strisce gialle, con un sorriso ho guardato verso il proprietario che mi stava sorridendo a sua volta.
Leo: Non preoccuparti principessa il tuo cavaliere o meglio cavalieri sono qui a salvarti. 
Tsukiko: I miei eroi, stavo per chiamarvi. . . Non sono ancora abbastanza brava per resistere contro di loro a quanto pare. . .
Leo: Ehi! Sei stata grandiosa a resistere per quasi tutto l'evento!
Tsukiko: Grazie Leo e ho ancora l'oggetto rubato.
Leo: Questa è la mia gattina delle nevi!
Ho riso di gusto mostrandogli il guanto con ancora l'anello, dopo poco due ninja di carta ci saltarono addosso facendo cadere Leo e me, facendomi perdere la pressa sul guanto che scivolò sul pavimento e verso il Foot Lieutenant. Mi scappò l’ennesimo sibilo e rapidamente afferrai la spada di Leo, tagliai i ninja di carta che stavano ancora sopra di noi liberandoci, mi alzai aiutando subito dopo Leo restituendogli la spada prima che corressi verso il Tenente. Ci scambiamo alcuni colpi, ma alla fine riuscii a prenderlo per un polso mi girai dandogli la schiena prima di lanciarlo da sopra la mia spalla, scaraventandolo contro uno scaffale di felpe in saldo e recuperando così il guanto. Non appena recuperai il guanto ho visto Brute caricarmi ho gridato il nome di Mike, che non appena si girò verso di me gli lanciai il guanto, riuscii a schivare per un pelo. Però si schianto contro Raph e iniziarono a combattersi di nuovo, ma ovviamente questa è la parte in cui uno ad uno i ragazzi iniziarono a perdere i loro cellulari, tanto che come nell’episodio erano ancora impegnati a guardare la Live e a combattere. E ad ogni lamento che li lascia uno ad uno e poi tutti insieme accasciati per terra depressi, con un sospiro esasperato mi avvicinai al gruppetto fermandomi davanti a loro, tirai velocemente fuori dalla tasca il mio cellulare mettendo subito la Live e lo passai subito ai ragazzi. Che presero rapidamente riprendendo così la visione del loro idolo. Con un sorriso e uno sbuffo divertito mi girai e mi guardai intorno alla ricerca dei due malfattori, che ovviamente erano già arrivati al piano superiore con un gemito esasperato afferrai il mio ventaglio e lo lanciai verso il duo, ma proprio in quel momento sentì leggero dolore alla testa aumentare sempre di più ogni volta che il mio Tessen. Mi piegai leggermente in avanti, portandomi le mani alla testa nel vano tentativo di alleviare il dolore, ma aumentava solo.
Tsukiko: * Sta iniziando a farsi sentire... Non mi sono ancora ripresa completamente da quella maledetta abilità * Mi spiace ragazzi… ma dovete pensarci voi adesso... La testa mi sta uccidendo. . .
Raph: Va bene sorellina, riposati entriamo in gioco noi.
Con un leggero gemito di dolore riportai la mia attenzione sulla mia arma che ritorno subito indietro, lo presi e mi lasciai scivolare sul pavimento con la schiena appoggiata contro la ringhiera di vetro, nel mentre i ragazzi risolvevano la situazione.
Raph: Ah! Basta! Ci hanno rovinato la serata e hanno fatto male alla nostra sorellina. E noi la roviniamo a loro. Ehi Leo, non provi a fare un 14-40?
Ho subito visto comparire un sorriso sul viso di Leo, cosa che mi fece sbuffare divertita mentre continuavo a guardare la scena svolgersi davanti a me, i ragazzi alla fine come nell’episodio sono riusciti a recuperare l'anello, ma il guanto è stato presso dal clan del piede. 
Tsukiko: * E adesso inizia la corsa ai pezzi dell'armatura. Ragazzi spero che sarete pronti per quello che verrà. *
Donnie: Non era un 14-40, ma ai fatto tre rotazioni e recuperato un anello.
Mikey: Peccato, mi spiace. Andrà meglio un'altra volta.
Tsukiko: Sei stato mitico Leo.
Leo: Grazie! Grazie! Adesso riprendiamo a guardare la Live! Infondo Tsu ci ha salvati tenendo al sicuro il suo cellulare. Inoltre se ci fossero problemi guardate un po' cosa ho trovato? Un televisore alimentato a batterie.
Altri: Sì!
I ragazzi mi circondarono subito, mentre sistemavo il cellulare in modo che fosse visibile per tutti quanti, ma per un momento fui pressa e sollevata da Raph che mi mise tra le sulle gambe incrociate. Mike appollaiato sul suo guscio, con Leo e Donnie seduti su entrambi i lati di Raph, con le teste appoggiate sulle mie spalle.
Annunciatore: Ci è andata molto vicina! Scommetto che adesso lo farà il 14-40.
Tutti: Credo in te Sydney/Andiamo Sydney!
Mikey: Devo dirvelo ancora, io vi adoro ragazzi e anche te Tsu.
Tsukiko: E io voi ragazzi.
Annunciatore: Ultima tentativo. C'è la farà? 1! 2! 3!
Carly: Interrompiamo il programma per darvi la notizia di un furto appena avvenuto da Gilbert.
Tutti: NO!
Mike: Nooooo~!!!
Nel frattempo in un vicolo lontano i due scagnozzi del clan del piede, si fermarono con il pezzo dell'armatura in mano.
Foot Lieutenant: Ahaha! Sciocchi! Erano convinti che ci interessasse uno stupido anello. Ma dovremo tenere d'occhio quel felino troppo cresciuto, potrebbe rovina i nostri piani. 
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bicheco · 6 months
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Stamattina ho acquistato una tovaglia nuova (99 centesimi). Per metterla però dovrei togliere tutti gli oggetti che sono sul tavolo. Non ne ho la forza, la volontà e credo neppure le capacità.
Ho reso l'idea di come sto?
Mi auguro sia la primavera.
P.s. Va anche detto che il nome "Fatigati" non aiuta.
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m2024a · 6 months
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Grande Fratello, Garibaldi sbaglia tutto: Perla Vatiero in finale, Greta salva, lui eliminato tra le lacrime Perla Vatiero è la quinta finalista del Grande Fratello. A regalarle questa opportunità è Giuseppe Garibaldi che ancora una volta sbaglia le sue valutazioni e perde la possibilità di giocarsi la finale. Tra i due "litiganti", chi è che zitta zitta va avanti è Greta Rossetti. Grande Fratello, Alessio Falsone eliminato: boato del pubblico in studio. Ecco le percentuali Errore di Garibaldi Dopo Simona Tagli la nuova finalilsta del Grande Fratello è Perla Vatiero. L'ex concorrente di Temptation Island ha battuto al televoto Greta Rossetti e Giuseppe Garibaldi. E' stato proprio merito dell'ex bidello se Perla è stata premiata. Infatti al televoto c'erano Giuseppe e Greta, i due avrebbero dovuto scegliere insieme chi portare al televoto con loro. La Rossetti avrebbe preferito Lezia, ma è Garibaldi a imporsi scegliendo Perla. Il commento di Signorini Il commento di Alfonso Signorini sull'uscita di Giuseppe Garibaldi «Io voglio dare un grazie speciale a Giuseppe: sei una persona speciale, al di là del televoto di questa sera ti dico, anche se non dovrei ,che alla finale tua ci speravo pure io senza nulla togliere agli altri 5 finalisti. Le cose non vanno sempre come vorremmo, sei stato un gran bel concorrente ti sceglierei anche domani mattina». Dello stesso parere anche Cesara Buonamici «Giuseppe sei l'uomo più buono e generoso di tutta la casa, te la meritavi tutta la finale». Le percentuali Perla Vatiero 46% Greta Rossetti 30% Giuseppe Garibaldi 24% Tutti in lacrime A commuoversi non è solo Giuseppe Garibaldi, ma anche Mirko Rossetti che ha esultato per la vittoria di Perla «Se la merita tutta la finale». Molto dispiaciuti i concorrenti della "vecchia guardia", primo tra tutti Massimiliano Varrese che ha continuato a ripetere «Non è giusto».
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mineestellepolari · 9 months
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Cosa vuol dire vendere la mi libertà?
Mai, ma se vuoi dire “vendere” la libertà per un partner è un discorso diverso, ci deve essere rispetto, con un partner non farei certe cose che farei da single ma me le dovrei togliere dalla testa se non volessi urtarle i sentimenti, rovinare la sua fiducia in me e spezzarle il cuore, ma quello per me non è vendere la libertà a qualcuno è solo rispetto e pretendo di averlo in cambio, naturale.
Se amassi qualcuno o se quel qualcuno amasse me non sarei nemmeno qui a scrivere ad una bellissima ragazza come te (ok momento simp finito)
No, non intendo dal punto di vista delle relazioni, quello è abbastanza personale e penso che ognuno cerca e necessita di cose diverse nella vita e deve pretendere e cercare ciò che lo fa stare bene.
Detto questo pensavo ad un ragazzo che conosco che ha deciso di entrare in finanza per avere un futuro economico migliore ed è costretto a tornare un caserma ogni sera entro le 22, non può nemmeno uscire tutte le sere ne fare determinate cose.
Non critico questa scelta di vita, è coraggiosa, ma io non la farei mai.
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