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#letteratura americana contemporanea
gregor-samsung · 5 months
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“ La Cia odiava i Kennedy e manovrava per affrancarsi definitivamente dall’amministrazione, ma l’idea che abbia ammazzato Kennedy è stupida. E se Kennedy intendeva smantellare la Cia pezzo per pezzo come aveva promesso di fare avrebbe dovuto iniziare almeno due amministrazioni prima. Adesso era di gran lunga troppo tardi. La Cia odiava anche Hoover e a sua volta Hoover odiava i Kennedy e la gente dava per scontato che Hoover se la facesse con la mafia, ma la verità è che la mafia aveva infiniti dossier su Hoover in versione travestito – agghindato con biancheria intima femminile – e questo ha determinato un’impasse che ha bloccato la situazione per anni. Naturalmente c’è dell’altro. Ma se tu dicessi che è colpa di Bobby se hanno ammazzato suo fratello – che lui adorava – dovrei dirti che non hai tutti i torti. La Cia ha deportato Carlos nella giungla guatemalteca ed è volata via facendogli ciao con la mano. Difficile immaginare cosa avessero in mente. L’hanno lasciato lí – dove aveva un passaporto falso – e per finire il suo avvocato si è fatto vivo e insieme sono stati trasportati di peso nella giungla di El Salvador e abbandonati lí a forgiarsi una nuova vita. In mezzo alla calura, al fango e alle zanzare. In abiti di lana. Se la son fatta a piedi per una trentina di chilometri finché si sono imbattuti in un villaggio. E, Dio sia lodato, un telefono. Di ritorno a New Orleans, Carlos ha convocato una riunione alla Churchill Farms – la sua residenza agreste – e schiumava di rabbia a proposito di Bobby Kennedy. Ha guardato le persone nella stanza – mi pare che fossero in otto – e ha detto: Lo sistemo io, il bastardino. È seguito un silenzio. Tutti sapevano che la riunione era seria. Da bere sul tavolo non c’era niente fuorché acqua. Alla fine qualcuno ha detto: Perché non sistemiamo il bastardone? E questo è quanto. Non sono sicuro di capire. Se ammazzavi Bobby poi avresti dovuto vedertela con un incazzatissimo JFK. Ma se ammazzavi JFK allora suo fratello sarebbe rapidamente passato da procuratore generale degli Stati Uniti ad avvocato disoccupato. Come fai a sapere tutto questo? Giusto. Il punto è che i Kennedy non erano assolutamente in grado di afferrare l’implacabile etica di guerra dei siciliani. I Kennedy erano irlandesi e credevano che si vincesse parlando. Non si erano veramente resi conto che esisteva quest’altra cosa. Ricorrevano ad astrazioni per fare discorsi politici. La gente. La povertà. Non chiedete cosa il vostro paese bla bla bla. Non capivano che in giro c’era ancora gente che credeva davvero in cose come l’onore. Non avevano mai sentito Joe Bonanno esprimersi sull’argomento. È questo che rende il libro di Kennedy cosí improbabile. Benché in tutta onestà c’è da chiedersi se l’abbia mai anche solo letto. Io prendo il pollo grande. “
Cormac McCarthy, Il passeggero, traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi (Collana Supercoralli), 2023; pp. 336-337.
[Edizione originale: The Passenger, Alfred A. Knopf Inc., 2022]
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letteraturadiviaggio · 3 months
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Manuel Munoz - Le conseguenze
Quando sfogli il libro di Manuel Munoz, una raccolta di racconti elegantemente presentati dalla casa editrice Black Coffee, ti chiedi quale sia lo stile e quali siano i temi della letteratura americana contemporanea. Domande complesse e senza risposte univoche, eppure il quesito galleggia sui pensieri. Munoz presenta la sua versione attraverso racconti “neorealisti” (si potrà dire così?), storie…
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-Il dottor Zivago, Boris Pasternak.
-Contengo moltitudini, Walt Whitman.
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londranotizie24 · 2 months
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L'America nella cultura italiana, all'Iic il libro di Guido Bonsaver
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Di Pietro Nigro Guido Bonsaver presenta il 29 febbraio alle 18 all'Istituto Italiano di Cultura di Londra il suo libro America in Italian Culture. L'America nella cultura italiana, all'Iic il libro di Guido Bonsaver Si intitola America in Italian Culture: La Nascita di un Nuovo Modello di Modernità (1866-1943) il libro che Guido Bonsaver, docente di Storia della Cultura italiana all'Università di Oxford, presenterà il 29 febbraio 2024 alle ore 18 all'Istituto Italiano di Cultura di Londra. L'evento, vedrà la presentazione del libro seguita da una stimolante conversazione tra l'autore, Guido Bonsaver, e il professor David Ellwood, Senior Adjunct Professor alla SAIS Europe, esperto di storia contemporanea  internazionale e autore del fondamentale testo "The Shock of the Century" sulla cultura americana. Il libro di Bonsaver esplora il periodo che va dal 1866 al 1943, un'epoca in cui l'America emerge come potenza mondiale mentre l'Italia è ancora una nazione giovane e appena unificata. L'avvento di innovazioni tecnologiche come l'elettricità e il motore a scoppio accelera la diffusione di notizie, idee e artefatti in tutto il mondo. La classe operaia italiana, grazie all'alfabetizzazione e alle riforme sociali, mostra una crescente disponibilità di denaro, tempo e istruzione. Il paradosso di questo periodo è rappresentato dalla dittatura totalitaria fascista in Italia, che cercava di proteggere il paese dall'influenza straniera. Tuttavia, milioni di italiani, con un livello di istruzione più basso, iniziano a sognare l'America, attratti dai film di Hollywood e dalle riviste illustrate che dipingono uno skyline futuristico di Manhattan e raccontano lo stile di vita americano. Il libro analizza gli effetti delle politiche nazionalistiche del regime fascista e pone domande cruciali: perché il jazz, la letteratura americana e i fumetti erano così popolari, nonostante gli Stati Uniti fossero considerati nemici politici dell'Italia? La narrativa di Bonsaver offre uno sguardo accattivante su questo periodo di cambiamento culturale italiano.   "America in Italian Culture" è un'opera che fornisce una prospettiva accademica e coinvolgente su un periodo cruciale nella storia culturale italiana. L'evento promette di essere un'occasione unica per esplorare le dinamiche di questa relazione tra due nazioni in un'epoca di profondi cambiamenti sociali e culturali. Per partecipare gratuitamente, è possibile prenotare QUI E' anche possibile leggere l’introduzione al libro QUI Inoltre, i membri di istituzioni affiliate all'Iic (ad esempio le Università di Londra), possono accedere gratutitamente all’ebook, seguendo questo link https://academic.oup.com/book/51692 L'autore, Guido Bonsaver, portatore di una vasta esperienza accademica e riconoscimenti, offre una narrazione avvincente della storia culturale italiana post-unificazione, con particolare attenzione alla letteratura e al cinema. La sua conversazione con il Professor David Ellwood promette di essere un momento di riflessione profonda su come la cultura italiana ha abbracciato e reagito alla modernità americana in un periodo così tumultuoso. Non perdere l'opportunità di partecipare a questo evento che getta luce su una fase affascinante e complessa nella storia delle due nazioni. Guido Bonsaver e Davi Ellwood Guido Bonsaver è Professore di Storia della Cultura italiana all’Università di Oxford e Membro del Pembroke College. Ha studiato presso le Università di Bologna e Verona e ha completato il dottorato durante l’insegnamento presso la Reading University. Prima di arrivare ad Oxford nel 2003, ha insegnato presso le università del Sussex, Kent e Royal Holloway London. Nel 2012 è stato nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica dal Presidente della Repubblica come riconoscimento per il suo contributo alla cultura italiana. Il suo lavoro di ricerca si concentra sulla storia della cultura italiana post unificazione, con un particolare interesse per la letteratura e il cinema. Ha collaborato con una serie di organi di informazione quali i canali radiotelevisivi della BBC e RAI e diversi giornali specializzati e generalisti. E’ autore di una serie di pubblicazioni, tra le quali le monografie: Elio Vittorini (2000), Censorship and Literature in Fascist Italy (2007), Vita e omicidio di Gaetano Pilati (2010), Mussolini censore (2013) e i seguenti libri in collaborazione: con R. Gordon, Culture, Censorship and the State in Twentieth-Century Italy (2005); con E. Bond e F. Faloppa, Destination Italy: Representing Migration in Contemporary Media and Narrative (2015); con A. Carlucci e M. Reza, Italy and the USA: Cultural Change Through Language and Narrative (2019). David Ellwood è Senior Adjunct Professor alla SAIS Europe. Dal 2020, il Professor Ellwood è Membro della Fondazione Einaudi di Torino. Precedentemente è stato professore associato di storia contemporanea internazionale presso l’Università di Bologna (fino al novembre 2012). ... Continua a leggere su
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La Vita Immaginaria, primo Salone del libro di Annalena Benini
Vita immaginaria è il tema della XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, il primo diretto da Annalena Benini, al Lingotto Fiere da giovedì 9 a lunedì 13 maggio. La Liguria è la Regione ospite, non ci sarà un Paese ospite, ma una lingua, quella tedesca. A inaugurarlo sarà Elizabeth Strout, una delle maggiori autrici della letteratura contemporanea americana, Premio Pulitzer…
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cerentari · 4 months
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Lasciare andare le persone amate di Joan Didion
Joan Didion (Sacramento, 5 dicembre 1934 – New York, 23 dicembre 2021) è stata giornalista, scrittrice e saggista. Icona della letteratura americana contemporanea, Joan Didion è un esempio di raffinatezza e crudeltà. “Scrivo sempre ostile a me stessa”. Il tempo è la scuola dove impariamo,/Il tempo è il fuoco nel quale bruciamo Delmore Schwartz     So perché ci sforziamo di impedire ai morti di…
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lamilanomagazine · 5 months
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La Spezia, "le nostre anime di notte" al Teatro Carcano
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La Spezia, "le nostre anime di notte" al Teatro Carcano La Spezia, 04 dicembre 2023 – Secondo appuntamento con la Stagione di Prosa 2023-24 al Teatro Civico della Spezia. Mercoledì 6 dicembre alle 20.45 andrà in scena “Le nostre anime di notte”, una produzione firmata Teatro Carcano che vede protagonisti Lella Costa e Elia Schilton con la regia di Serena Sinigaglia. Il Teatro Civico comunica inoltre che, per impossibilità della Compagnia, non avrà luogo l’incontro con gli attori in programma sempre mercoledì 6 alle ore 18 nell’ambito della rassegna FOYER al PIN. Il testo, adattato e tradotto da Emanuele Aldrovandi, è tratto dall’omonimo romanzo di Kent Haruf (1943-2014), uno dei maggiori esponenti della letteratura americana contemporanea. Addie e Louis, entrambi vedovi ultrasettantenni, che vivono da soli a pochi metri di distanza, si conoscono da anni, perché Addie era buona amica di Diane, la moglie scomparsa di Louis, ma in realtà non si frequentano, almeno fino al giorno in cui Addie fa al vicino una proposta piuttosto spiazzante. Dal momento che, dopo la scomparsa del marito, ha delle difficoltà ad addormentarsi da sola, invita Louis a recarsi da lei per dormire insieme. Non si tratta di una proposta erotica, ma del desiderio di condividere ancora con qualcuno quell’intimità notturna fatta soprattutto di chiacchierate nel buio prima di cedere al sonno. Ma la società non è pronta a concedere a chi entra nel terzo tempo della vita un sogno romantico. "Un romanzo straordinario, di quelli che si incidono nell’anima e le regalano sollievo e fiducia. Una storia lieve, sussurrata nella notte. Niente urla, niente violenza, niente arroganza. Non si sgomita qui per affermare il proprio diritto ad esistere, tutto qui è in punta di piedi, delicato, mite. Un vero balsamo per chi si sente stritolato da questo mondo strillone e brutale. Lella Costa è Addie, Elia Schilton Louis. Due attori magnifici che possono incarnare la dolcezza, la poesia di questa storia con la luce e il garbo che richiede. Noi spettatori saremo con loro, ascolteremo le loro conversazioni, avremo il privilegio di vedere compiersi di fronte ai nostri occhi l’ unione delle loro anime”. (Dalle note di regia di Serena Sinigaglia) - Info e biglietti: Botteghino Teatro Civico La Spezia – ingresso da via Carpenino - Orari di apertura: dal lunedì al sabato ore 8.30/12, il mercoledì anche dalle 16 alle 19 -  Tel. 0187-727521 – [email protected] - Vendita on line: Vivaticket.it... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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alessandro55 · 8 months
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Santi Moix Brooklin Studio
a cura di Luca Beatrice
Art direction Wonderingsolo, Coordinamento editoriale Silvia Berselli, Fotografie Ben Russell, Joshia Nefsky
M7 Gallery, Milano 2014, 130 pagine
euro 40,00
email if you want to buy : [email protected]
pubblicato in occasione della mostra M77 Gallery, Milano 2014 in collaborazione con Paul Kasmin Gallery, New York
La prima personale italiana dell’artista catalano, ma newyorkese d’adozione, presenterà 40 opere inedite, tra oli e acquerelli, oltre a un’installazione site specific, studiata per l’occasione.
Dopo l’evento inaugurale dedicato alle opere su carta di Luca Pignatelli, M77 Gallery (via Mecenate 77), il nuovo spazio espositivo milanese per l’arte contemporanea italiana e internazionale, presenta un evento dedicato a Santi Moix, una delle personalità più interessanti dell’ambiente artistico newyorkese. L’esposizione, realizzata in collaborazione con Paul Kasmin Gallery, dal titolo Brooklyn Studio, curata da Luca Beatrice, propone 40 lavori inediti, tra dipinti e acquerelli, e una grande installazione site specific, pensata appositamente per gli spazi della galleria. Catalano di nascita (Barcellona, 1960), Santi Moix ha attinto dai frequenti viaggi e dai soggiorni di studio (Francia, Italia, Giappone, Africa) la linfa vitale per nutrire la sua creatività, fino a trovare nella metropoli americana un sicuro approdo dove sviluppare la sua arte. Influenzato da maestri quali Delacroix, Velàzquez, El Greco, Picasso, Mirò, Pollock, Moix ha avuto e continua ad avere, dal mondo della letteratura una altrettanto importante fonte d’ispirazione. L’immaginario letterario costituisce davvero un considerevole bagaglio di informazioni per la sua pittura. Non è un caso che la sua più recente personale in terra catalana ruotava attorno alle avventure di Huckleberry Finn, l’immortale personaggio di Mark Twain, con un’installazione di disegni e un grande wall drawing.
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struckbywords · 5 years
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Meglio non dire niente di notte. Di notte le parole sono belve feroci.
L’ospite d’onore
L’ospite d’onore (2017) - Joy Williams
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wishesbythesea · 3 years
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Guardò l'orologio “possiamo aspettare un'altra ora, se vuoi. E poi possiamo diventare amici. Si può aspettare l'ora di chiusura. Poi, possiamo diventare amici. Oppure possiamo aspettare fino a domani, solo che questo significa che devi tornare domani e magari hai altro da fare.” Mise via l'orologio e appoggiò tutti e due i gomiti sul bancone. “Spiegami” mi chiese “cos'è questa storia del tempo. Perché è meglio fare le cose dopo e non prima? La gente non fa che dire: dobbiamo aspettare, dobbiamo aspettare. Che cosa aspettano?”
James Baldwin, La stanza di Giovanni
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leggendolibri · 2 years
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"Serpenti", Daniel Krupa - Dei viaggi e di altre storie...
[OLD POST] "Serpenti", Daniel Krupa - Dei viaggi e di altre storie...
Sebbene molte descrizioni di questo libro parlino di un viaggio nelle paure, io, nella lettura ho visto prettamente un viaggio con paure, ricordato attraverso uno spavento, che però nicchia ad un passaggio personale del protagonista, Fanta, dall’età adolescenziale a quella adulta. L’elenco delle tipologie di serpenti e delle possibili implicazioni dei loro morsi, per quanto mi riguarda, sono…
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gregor-samsung · 9 months
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“ Hai ammazzato molta gente? Gesú. Western aspettò. Oiler scosse la testa. Quando vai in guerra non è che ce l’hai con qualcuno in particolare. Cerchi solo di rimanere in vita quanto basta per imparare a rimanerlo. È quando cominci a vedere un paio di compagni devastati, allora sí che ti sale la carogna verso quei figli di puttana. Se ho accettato di farmi un altro turno è stato per avere una possibilità di vendetta. Tutto qui. Niente di complicato. Be’. Forse proprio tutto non è. Cos’altro c’è? Uno ci prende gusto. Di questo la gente non ne vuole sapere. Troppo pesante. Credevo che il nostro reparto fosse essenzialmente un branco di finocchi e poi è arrivato un nuovo comandante. Wingate. Tenente colonnello. Che ha iniziato a spaccar culi e dettar legge. Dal giorno uno. Che la guerra era una merda lo sapevamo tutti. Verso la fine del ’68 l’intera faccenda stava andando in vacca. La droga che prima si limitava alle retrovie adesso era praticamente ovunque. Si sparava ai civili. Arrivava uno nuovo a capo del plotone e la prima cosa che dovevi decidere era se ti sarebbe toccato fargli saltare in aria il culo per salvarti il tuo. Il vero problema era che non potevi arrivare agli ufficiali superiori. Pezzi di merda che si appuntavano medaglie a vicenda per combattimenti che manco sapevano trovare su una mappa. Sono tornato al quartier generale e in pochi giorni mi hanno assegnato a un altro reparto. Bella puttanata. Non gli passava manco per la testa che uno volesse stare coi suoi compagni. E non farsi spostare di continuo. Stupidi come la merda, ti dico. A quel punto ero sergente scelto per cui non potevano mettermi a lavar pavimenti. Ma il colonnello aveva l’abitudine di appiopparmi delle commissioni. Poi un giorno l’ho sentito parlare al telefono con qualcuno che piú tardi ho scoperto essere un mezzo colonnello su alle operazioni e dirgli che non gliene fotteva un cazzo. Ha detto stia bene a sentire, colonnello. Io sono qui per ammazzare. E se non posso ammazzare farò mangiare merda a tutti. E se lei non è qui per ammazzare meglio che me lo dica. Perché in tal caso per lei io non ci lavoro. E ha messo giú. E io ho capito che era il mio uomo. Era un fottuto guerrafondaio. Quanto a me, ero lí per infliggere morti atroci e per nessun’altra ragione. “
Cormac McCarthy, Il passeggero, traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi (Collana Supercoralli), 2023; pp. 38-39.
[Edizione originale: The Passenger, Alfred A. Knopf Inc., 2022]
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dreamsinsblog-blog · 4 years
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Opulento. La parola perfetta per descrivere ogni rimasuglio di idea o riflessione per descrivere cosa è stato per me Il cardellino. Essendo ciò che giudicavo impossibile, ma che invece è stato possibile, penso, ciò che ho ritenuto estremamente dovizioso da Dio solo sa quale dei basilari principi artistici e morali, questo splendido romanzo mi ha insegnato ed esulato il << comportamento >> più appropriato di un ragazzo di soli tredici anni nella tragedia, in un lutto famigliare che sconvolgerà e drammatizzerà del tutto il suo universo personale, come un piccolo pezzo di anima a cui dovremo fare i conti nel momento in cui cadrà, così irrimediabile e senza alcun fine. Il marchio architettonico su cui poggia la sua struttura eclettica, un dipinto apparentemente semplice e banale in cui tuttavia vi sono riportati le vicende, coglie i tratti dello stesso protagonista, il suo minuscolo battito e la sua solitudine, il tempo che resta sospeso ma che così non si può definire, intrappolati nel cono di una luce, e che dovrebbero enunciare una libertà senza limiti da cui è possibile fuggire o scomparire da qualunque cosa.
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti". Oggi l'autore prescelto è Elizabeth Strout e l'opera "Olive Kitteridge". In un angolo del continente nordamericano c’è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che, tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull'Oceano Atlantico c’è una donna che regge i fili delle storie e delle vite di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un’insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell’animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione e una croce. E, ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull'altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: «Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi». Con dolore, e con disarmante onestà, in Olive Kitteridge si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana – e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un’altissima pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo “romanzo in racconti”, del Premio Pulitzer 2009. Olive Kitteridge è una signora alta e corpulenta dai capelli grigi, l’aria impenitente, schietta e leggiadra, conosciuta per le proprie opinioni taglienti suddivise tra tempeste di rabbia e risate profonde. Da sempre ha mal sopportato le chiacchiere, pur continuando a vivere in un luogo di chiacchiere, una donna che non si è mai mostrata umanamente cordiale ed educata, a cui non piace stare sola ma ancora meno in mezzo alla gente. Olive attraversa le strade, entra nelle case, osserva, si interroga, dialoga, spesso mantenendo un cauto riserbo, scruta e conosce gli intimi segreti di tutti, conserva e custodisce gelosamente i propri. La sua storia si specchia nella storia di Crosby e dei propri abitanti a cui da sempre appartiene, ne è stata l’insegnante, la incontrano per strada, nei caffè, nei luoghi di culto, spesso chiedendosi come abbia fatto il marito Henri a sopportarla per tutti questi anni. Una cittadina, un angolo di mondo che ha assorbito innumerevoli presenze, c’è chi inevitabilmente ritorna alla ricerca di un’ origine remota, della dolcezza e della comodità di un tempo, chi invece partirà cercando di spezzare il cordone ombelicale della memoria. Un romanzo intenso con una scrittura lineare che alterna e subisce gli umori della protagonista, costruito su tanti piccoli momenti ed istantanee del presente e della memoria che sanno scendere nel profondo. Paesaggi mutevoli, dialoghi intensi, silenzi protratti, attese, partenze, ritorni, la vita quotidiana ed il mostrarsi delle storie possiedono una certa delicatezza d’insieme, armonia narrativa e vivida presenza. Elizabeth Strout (1956) vive a New York con il marito e la figlia, ed è originaria del Maine. Ha insegnato letteratura e scrittura al Manhattan Community College per dieci anni e scrittura alla New School. Suoi racconti sono apparsi in numerose riviste, tra le quali il «New Yorker». Con "Amy e Isabelle" (2000), acclamato da pubblico e critica, e vero e proprio caso editoriale, il suo primo romanzo, è stata finalista al PEN/Faulkner Prize e all'Orange Prize, e ha vinto il Los Angeles Times Art Seidenbaum Award per l'opera prima e il Chicago Tribune Heartland Prize. Con "Olive Kitteridge" (2009) ha vinto il Premio Pulitzer.
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londranotizie24 · 2 years
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British Italian Society, Luigi Ballerini presenta la Lorenzo Da Ponte Library
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British Italian Society, Luigi Ballerini presenta la Lorenzo Da Ponte Library Di Londra Notizie 24 Luigi Ballerini presenta la Lorenzo Da Ponte Library il 17 ottobre allo University Women's Club di Londra. Luigi Ballerini presenta le attività della Lorenzo Da Ponte Library alla British Italian Society di Londra Si intitola "Lorenzo Da Ponte Library: a literary adventure across the Atlantic l'evento organizzato dalla British Italian Society di Londra in cui il professor Luigi Ballerini illustrerà le attività della casa editrice no profit che a New York pubblica i testi italiani non disponibili in inglese. L'evento, che si terrà lunedì 17 ottobre 2022 alle ore 19 allo University Women's Club (2 Audley Square, London W1K 1DB), è dunque dedicato alla importante attività editoriale della Da Ponte Library, che si dedica alla creazione di una raccolta di testi italiani non disponibili in inglese o disponibili in traduzioni inadeguate. Nella raccolta entrano autori scelti tra coloro che hanno apportato significativi contributi letterari, filosofici, giuridici e storici e hanno intensificato in modo significativo il dialogo tra la cultura angloamericana e quella italiana. I titoli fin qui pubblicati includono, per esempio, A Worlde of Wordes di John Florio (il “secondo” dizionario inglese-italiano che risale al 1598), La Cena del Mercoledì delle Ceneri e FrenesiaEeroica del filosofo Giordano Bruno, La Scienza in Cucina di Pellegrino Artusi e Delitto e Castigo di Cesare Beccaria. Luigi Ballerini è un saggista, poeta e professore emerito di Letteratura italiana moderna e contemporanea. Ha insegnato alla New York University, alla University of California (Los Angeles) e alla Yale University. Un volume della sua raccolta di poesie è stato pubblicato da Mondadori nel 2016. Ha tradotto in italiano libri di diversi autori americani (tra cui Gertrude Stein, Herman Melville, Henry James, James Baldwin) e curato numerose antologie di poesia americana e italiana. Le sue ricerche nel campo della gastronomia storica sono risultate nella prima edizione critica del Libro de Arte Coquinaria del Maestro Martino e nella prima edizione integrale in lingua inglese di La Scienza In Cucina e L'arte del Mangiar Bene di Pellegrino Artusi. Nel maggio 2022 gli è stato conferito il Premio Elio Pagliarani alla carriera in poesia. Oggi divide la sua vita tra New York e Milano. ... @ItalyinLDN Continua a leggere su Read the full article
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William Goldman: uno sceneggiatore da Oscar, uno scrittore da (ri)leggere
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Tutti probabilmente hanno visto Il maratoneta, capolavoro di John Schlesinger del 1976, con uno scontro ‘ad alta recitazione’ fra due mostri sacri: Laurence Olivier e Dustin Hoffman. Ma forse non tutti hanno letto il romanzo omonimo da cui è stato tratto il film, opera dell’ebreo newyorkese William Goldman. Difficile, come sempre, paragonare due forme artistiche così diverse come cinema e letteratura, ma in questo caso la medesima paternità è garanzia del massimo risultato. Nel libro c’è praticamente tutto: azione, stralci di storia contemporanea, caccia a criminali nazisti fuggiti in America del Sud per scampare ai processi, un feroce attacco al maccartismo, trame gialle e di spionaggio, pericolosi legami amorosi… Al protagonista, lo strambo Babe che ricorda un po’ il giovane Holden, mentre è intento a coltivare le sue due grandi passioni (la storia americana e la maratona: davvero esaltante la descrizione dell’impresa dell’etiope Abebe Bikila che a piedi scalzi trionfò alle Olimpiadi di Roma del 1960) capita di innamorarsi, di scoprire oscuri segreti familiari, di essere torturato da un dentista che non usa anestesia (è un ricordo autobiografico!) e di rischiare la pelle, in un susseguirsi a perdifiato di imprevedibili colpi di scena. La vicenda è raccontata con stile e linguaggio multiformi, che variano a seconda dei personaggi. La narrazione è vorticosa, avvincente, ironica e (vivaddio) politicamente scorretta. Ma cos’è l’umorismo? Goldman ne dà una definizione che sicuramente sarebbe piaciuta a Pirandello: “L’umorismo è l’inattesa giustapposizione dell’incongruenza”. Interessantissima l’introduzione, dell’autore stesso, sulla genesi del romanzo, della sceneggiatura e delle riprese, che potete leggere nell’edizione Marcos Y Marcos.
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Qualche parola su questo scrittore, uno dei più importanti sceneggiatori di Hollywood: nato a Highland Park (Chicago) nel 1931, pare che i genitori non riuscissero a tenerlo lontano dalle sale cinematografiche. Ha collezionato due Oscar: alla miglior sceneggiatura originale per Butch Cassidy con la strepitosa coppia, allora ancora inedita, Paul Newman-Robert Redford, “western insolito, accattivante e profondamente malinconico”, sulle note della colonna sonora di Burt Bacarach, e alla miglior sceneggiatura non originale per Tutti gli uomini del Presidente, con Dustin Hoffman e Robert Redford, storia di Carl Bernstein e Bob Woodword, i due giornalisti del «Washington Post» che svelarono lo scandalo Watergate, causando le dimissioni dell’allora Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.
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La sua prima sceneggiatura, era il 1963, fu per Soldato sotto la pioggia (anche in questo caso interpretato da una coppia di autentici fuoriclasse: Steve McQueen e Jackie Gleason) “fu anche il primo dei numerosi adattamenti realizzati per il cinema dai suoi romanzi”.
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Dopo una collaborazione con Michel Piccoli, 50.000 sterline per tradire (Masquerade, 1965), il successo è decretato dal bellissimo Detective’s Story (Harper, 1966) con Paul Newman e Lauren Bacall, tratto da Bersaglio mobile di Ross Macdonald.
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Non si maltrattano così le signore  (1968), con Lee Remick, George Segal e Rod Steiger, da un suo romanzo, racconta la storia di un serial killer che, ossessionato dalla figura materna, uccide donne di mezza età; il titolo si riferisce ad una frase pronunciata dalla madre del detective incaricato delle indagini; La pietra che scotta (1972) con Redford; Magic (1978), un horror-psicologico con Anthony Hopkins, ancora da un suo libro.
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Il resto è storia: da Papillon (1973), con il gigantesco duo Hoffman-McQueen, dal romanzo autobiografico di Henri Charrière, a Il temerario (1975), con Redford, a Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough con un cast stellare, a Misery non deve morire (1990) da Stephen King, a L’ultimo appello (1996) con Gene Hackman, da John Grisham.
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“Lavorò molto e sempre con risultati altissimi, spesso arrivando solo per rimettere a posto le cose o senza ricevere la firma sul film”; una delle sue caratteristiche fu anche la grande versatilità, che gli permise di spaziare da un genere all’altro.
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Ma ecco gli altri libri (ahimè non molti) dell’autore. Io sono Raymond (1957): “Illinois, fine anni ’50. Raymond Euripides Trevitt ha otto anni, è carino, ha un temperamento irrequieto e vuole trovare la sua identità, il suo posto nel mondo. Il passaggio dall’età dell’innocenza all’adolescenza lo cambierà profondamente, ponendolo di fronte a domande universali la cui sola risposta può arrivare dall’esperienza diretta. Come accadde all’Holden Caulfìeld di Salinger, Ray capirà attraverso le vittorie e i fallimenti, le amicizie e gli amori, i tradimenti e gli abbandoni, che l’unico modo per conoscere se stessi è accettare le esperienze che la vita ci pone innanzi. Un toccante e luminoso racconto su che cosa significhi affrontare un rito di passaggio, inevitabile e necessario”.
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Il silenzio dei gondolieri, pubblicato con lo pseudonimo di S. Morgenstein, “è una vera perla nascosta riscoperta grazie al traduttore, Dimitri Galli Rohl. Si narra che Goldman abbia avuto una folgorazione durante la sua prima visita a Venezia, e sia corso in albergo a scrivere questa storia che si era visto nella testa già completamente formata”. La recensione: “Un tempo, a Venezia, tutti i gondolieri cantavano, ed erano i più meravigliosi cantanti del mondo. Ma sono in pochi, ormai, a ricordare quei tempi gloriosi. Nessuno si spiegava perché all’improvviso tutti i gondolieri avessero smesso di cantare. Un bel giorno Goldman sbarcò a Venezia, ebbe un’illuminazione e andò sino in fondo al mistero. Scoprì così la nobile e triste storia di Luigi, il gondoliere con il sorriso da tontolone. La sua impareggiabile maestria, le sue disavventure e il suo riscatto finale. Ecco dunque tutte le verità mai raccontate su Giovanni il Bastardo, Laura Lorenzini, Enrico Caruso, il Piccoletto, Porcello VII, Sorrento il Grande, la regina di Corsica e naturalmente su Luigi, l’unico e il solo. Lui, che ha conquistato Venezia con un atto di coraggio maestoso, resterà per sempre anche nei nostri cuori, con il suo sorriso, il suo sogno e il suo canto”.
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La principessa sposa, da cui nel 1987 è stato tratto il film fantasy La storia fantastica, diretto da Rob Reiner, con la colonna sonora di Mark Knopfler, interpreti Peter Falk, Robin Wright e Billy Crystal; l’ormai introvabile Calore (1985), un thriller-noir ambientato a Las Vegas e Fratelli (1986), il seguito de Il maratoneta, libro veramente imperdibile che consigliamo per queste agognate, meritatissime vacanze!
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