Tumgik
#lettere a spezzoni
valentina-lauricella · 11 months
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Ricostruzione
Non credo di poter vivere fino alla fine dei miei giorni senza sapere se lui ha o non ha avuto un figlio.
Ma lui che ti disse? Che vuol tenere questo "segreto della vita" con sé. Però m'irrise quando scambiai i nomi della Belardinelli e della Brini perché iniziano entrambi per b e hanno delle lettere in comune.
Ovvero? Mi disse: "Vuoi sapere come mi divertii con la Belardinelli? Ella morì per un ascesso dentale mal curato; si recò in un paese vicino, da un frate. Egli maldestramente le spezzò il dente che doveva cavarle. Ne nacque una gangrena che la fece soffrire e strillare per mesi. E poi morì".
Ma davvero? Storia triste. Povera ragazza. Invece la Brini era vivace come un'ape, vestita di rosso e con un bel fazzoletto sulla testa. Lo salutò, o lui immaginò che lo facesse. Diede a lei il suo primo bacio, in sogno. Annota anche il suo parlar con lei dopo averla sognata. La descrive di umile condizione, ma bella e allegra.
Va bene, ma queste vicende hanno un senso? Scrisse per lei qualche poesia? No. Si limitò a delle annotazioni sullo Zibaldone, che però risalgono alla sua giovinezza e alle prime interazioni con lei. Poi non ne fece più menzione. Forse entrò con lei in una relazione che non gli suscitava grandi emozioni, e quindi, proprio per questo, gestibile anche sul piano fisico.
E quando nacque, il figlio di questa ragazza? Il 5 novembre.
Uhm…andando nove mesi indietro, si risale al 5 febbraio. Sì.
E lui cosa scrisse nei dintorni di quella data? Gran cose.
Ah, quindi ci sono delle prove… Prove della sua attività intellettuale, certamente sì. Un certo risveglio, un certo fermento… Si potrebbero costruire ad arte delle prove, legando insieme spezzoni di quei suoi pensieri.
Hai pensato di farlo? Sì e no. Non sono spregiudicata fino a questo punto. Anche perché, leggendo ciò che scrisse, rimasi talmente impressionata da accantonare per qualche momento la questione del figlio.
Allora doveva esser proprio materiale bollente! Mi ha ricordato lo stesso acume che gli aveva fatto scrivere che tutto è male durante la liaison con la Malvezzi.
Quindi l'amore non migliorava il tono del suo umore. Ma vedi, lui era settato sul pessimismo, o meglio, sul materialismo, e secondo me trovava, pure nell'amore, segreto argomento a sostegno del fatto che vi è più male che bene nell'universo. Quando era su di giri, dava fondo a queste argomentazioni. Erano la sua comfort zone, il modo in cui appagava il suo ego sentendosi intelligente in contrapposizione agli spiritualisti. Infatti struttura queste considerazioni in una sorta di contraddittorio, di dialogo embrionale…
Embrionale!…La lingua batte… Sì, è chiaro, il mio cervello è posseduto dalla questione. Avrei cominciato la costruzione delle false prove menzionando i suoi pensieri sull'etimologia di donna nel senso di padrona e donzella di quello di padroncina. In realtà sono mere considerazioni linguistiche.
Ma a lui piaceva considerarsi signoreggiato dalla donna. Ricordi? "Signora e padrona della mia forza"… Gli piaceva porsi in obbedienza alle donne per uscirne bene moralmente, qualunque azione facesse in realtà. Non penso mica facesse qualcosa di male. Forse, mentre in un grembo stava sorgendo la vita, lui dimostrava come, a rigor di logica, la materia senta e pensi, e l'inutilità e la fallacia del concetto di spirito, che per lui è solo una parola. "Per questo riguardo, gli uomini si sono dimostrati più che bambini", scriveva, sentendosi certamente un grand'uomo. Doveva sentirsi proprio potente! Scrisse che se avesse avuto lui per le mani la materia e l'onnipotenza, certamente avrebbe "di leggeri" costruito un universo assai migliore del presente, il quale, di per sé, non dimostra neppure che sia frutto di un'entità intelligente.
Oh perbacco, cos'aspettiamo a dar per le mani a Leopardi la materia e l'onnipotenza? Che ci costruisca un universo che finalmente funzioni bene, con la sua grande intelligenza! Sarebbe conveniente: un universo in cui il singolo sarebbe felice, anziché mera pedina di un sistema teso soltanto ad autoperpetuarsi.
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lamilanomagazine · 1 year
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Lucca, furti in cimitero: individuato l'autore e i ricettatori
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Lucca, furti in cimitero: individuato l'autore e i ricettatori. A conclusione di una lunga e complessa attività di indagine, i Carabinieri della stazione di San Lorenzo a Vaccoli, attiva nella zona di Lucca, hanno deferito in stato di libertà all’autorità giudiziaria un 49enne, italiano, residente a San Giuliano Terme, pregiudicato, per il reato di furto aggravato e altri due uomini, un 73enne ed un 47enne, entrambi residenti a Pisa, titolari di un’attività dedicata al commercio di metalli, per il reato di riciclaggio. Scoperti dalla telecamere Grazie alle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona e alle dichiarazioni di alcuni testimoni, i Militari dell’Arma individuavano il 49enne come il presunto autore di alcuni furti in cimitero, in particolare del tentato di furto di una statua in bronzo posizionata in una tomba del cimitero di San Lorenzo a Vaccoli e di diversi furti consumati nel cimitero di Massa Pisana dal 30 marzo al 4 aprile, nel corso dei quali erano stati asportati statue in bronzo e crocifissi in bronzo. Successivamente i Carabinieri monitoravano l’uomo, che per diverse settimane veniva sottoposto ad attività di pedinamento. Grazie alla ricostruzione dei suoi movimenti, i Militari dell’Arma acquisivano ulteriori elementi a suo carico, ossia ulteriori furti nei cimiteri di Calci e Uliveto Terme, inoltre riuscivano a risalire ad un’attività dedita al commercio di metalli in provincia di Pisa e ad i suoi due titolari. Perquisizioni A seguito delle risultanze delle attività svolte, lo scorso 27 maggio i Carabinieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Lucca, eseguivano delle perquisizioni nell’abitazione del 49enne e presso la predetta azienda, rinvenendo rispettivamente presso l’abitazione, diversi lumini, vetri per le lanterne funebri e spezzoni di marmo sui quali erano ancora presenti le lettere in bronzo usate nell’arte funeraria e presso l’attività commerciale, ventuno vasi funebri in rame. Presso l’azienda intervenivano anche i Militari della Stazione Carabinieri Forestali di Pisa, che stanno svolgendo tutti gli accertamenti in merito alla gestione dell’attività, verificando in particolare eventuali violazioni in materia ambientale. Read the full article
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Ciao 😊 ammetto con un po' di imbarazzo di essere arrivata a quasi 26 anni senza mai aver letto praticamente nulla di teoria (a parte il manifesto e spezzoni qua e là da altri libri). Penso di avere le basi per comprenderla anche perché da quest'anno mi sono avvicinata ad un collettivo e qualcosina sto imparando nella pratica e nei discorsi, però ecco non sono super brillante lmao e quindi sarei interessata 1) a sapere cosa devo assolutamente leggere secondo te 2) che preferibilmente contenga un'analisi che mi permetta di capire come adattare il contenuto alle attuali condizioni materiali.
((una cosa che mi fa ridere é che sicuramente conosci la mia realtà di riferimento, ma che probabilmente non approvi))
Ciao anon! Oddio, un sacco di pressione, non so se posso essere il riferimento politico di nessuno :D
Innanzitutto non c'è nulla di male ad essere ignoranti (nel senso di ignorare qualcosa), io ignoro un sacco di cose, e su alcune sto lavorando, su altre invece no. Credo che già il dire "beh è un'area in cui veramente non posso essere ignorante perché è importante" sia un grosso passo in avanti, e quindi non c'è nulla di cui essere imbarazzata, anzi! Fior fiore di adulti questa mentalità non la hanno, incluso mio fratello che nooo che cazz bastaaaa piantala non mi interessaaaa.
Seconda cosa, voce di willy dei simpson, i marxisti leninisti contro i socialisti, i marxisti leninisti contro gli anarchici, i marxisti leninisti contro altri marxisti leninisti--maledetti marxisti leninisti, hanno rovinato il marxismo leninismo. Ci sono tante realtà universitarie più o meno locali che non mi vanno a genio, inclusa quella in cui ho militato, quindi diciamo che... ecco. Sì, probabilmente non mi va a genio l'organizzazione di cui fai parte, però ecco, insomma. 😬
Però importantissimo comunque far qualcosa piuttosto che non far nulla. Che qualcosa sia anche solo distribuire i panini alla mensa della caritas, ma è qualcosa che ti porta a contatto con la realtà del tuo quartiere, che ti fa percepire quali sono materialmente i problemi delle persone, ti fa toccare con mano le cose, e ti fa aiutare un po', allora l'ideologia può e deve passare in secondo piano, specialmente nel cuore dell'impero.
Ok dopo lo spiegone veniamo alle domande, scusa 😬
Onestamente, qui andrei prima sui classici (tranne Il Capitale, quello tienilo per un gruppo di studio perchè è un mattone sulla nuca). Di Lenin onestamente consiglio tutto, ma in particolare Che fare?, L'imperialismo, fare suprema del capitalismo (super importante! La ragione per cui i ML si definiscono tali praticamente), Stato e rivoluzione. Almeno il Libretto rosso di Mao. Stalin ha un sacco di saggi interessanti, o roba tipo... lezioni universitarie? Io leggerei Principi del leninismo sicuramente, e Materialismo dialettico e materialismo storico. Siamo in Italia, quindi ti direi Gramsci, se hai letto lettere e quaderni allora benissimo, ma andrei sulla questione meridionale, odio gli indifferenti, ecc. Sono tutte raccolte di articoli/saggi brevi, più che libri. C'è altro, c'è assolutamente altro, ma di base di teoria pura diciamo "applicabile" a delle situazioni occidentali c'è questo. (Se ti interessa l'America Latina, Castro/Che Guevara se vuoi aggiungere qualcosa, puoi trovarli agli stessi link che ti ho passato se esplori un po'! E anche Le vene aperte dell'America Latina di Galeano. Eviterei, almeno per ora, la Juche e la Governance of China di Xi Jinping, sono piuttosto lontani da noi e non ha senso leggerli come primo blocco).
Per quanto riguarda la seconda domanda... Non so se c'è una vera e propria risposta. Analisi di questo tipo, fatte adattate alle condizioni materiali in cui vivi le trovi generalmente nei documenti politici dei movimenti/partiti/ecc. Se te la senti di affiliarti ad un partito e leggerti il documento congressuale, allora ci può stare (io l'ho fatto, quando ero nel fgc), ma onestamente te lo sconsiglio per varie ragioni: prima cosa, una volta che inizi a studiare teoria la elabori di tuo, e inizi da sola a dire OMG MA QUESTO È COME LA GKN. Seconda cosa, il Capitale ha letteralmente principi studiati per essere applicati universalmente, è solo una palla da leggere, ma puoi leggere quello. Terza cosa, qualsiasi documento politico avrà delle cose con cui non sarai d'accordo, ed è meglio arrivarci sapendolo che farsi prendere alla sprovvista o per ignoranza, cosa che è successa a me.
Ti definisci poco brillante, ma non credo sia il caso, credo che il tuo cervello inizierà a fare collegamenti quando inizia ad assorbire e metabolizzare i principi. E so che ce la puoi fare.
Scusa il papiello, se ti serve altro... son qui? Credo? :)
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micro961 · 2 years
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Aria - “A Christmas Letter”
Il nuovo progetto del producer e compositore Mariano Schiavolini
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Un brano corale, dedicato al Natale, alla pace e alle donne, ispirato alle sonorità della Motown. “Christmas letter” è una canzone di Natale, un’invocazione alla pace, all’armonia e allo stare insieme, ma è anche soprattutto un brano dedicato alle donne e ai loro figli.
«Sono moltissime le donne che per motivi differenti si trovano lontane da casa e sono obbligate a rinunciare alla famiglia in un giorno così importante. Penso in particolare a tutte le donne che vivono condizioni di difficoltà, immerse nei conflitti e nel dolore che generano. Questa canzone è dedicata a loro.» Aria
Il testo, nato dalla penna dall’autrice e scrittrice di Cambridge Nicolette Turner, racconta di una mamma militare che è stata inviata in estremo oriente, presso un territorio di guerra, e scrive al proprio figlio promettendogli che farà tutto il possibile per essere presente a Natale e festeggiare insieme. A Christmas Letter, è una fusione tra musica soul e musica classica, con sonorità e arrangiamenti di ARIA che richiamano lo stile di George Gershwin. Lo sottolineano l’uso del clarinetto solista che accompagna la voce della cantante e gli archi armoniosamente dissonanti, tipici della musica atonale e nella musica sperimentale nei primi del 900.  
Il nuovo brano realizzato dal produttore e compositore polistrumentista è stato registrato in South Africa, nel famoso studio di registrazione Downtonw recording studios di Johannesburg, dove è stato girato anche il video. Una seconda parte della produzione è stata invece svolta al recording studios di Los Angeles da Jack Rouben, produttore di Gloria Gaynor, Aretha Franklin, Céline Dion, Earth, Wind & Fire. Alla registrazione del disco hanno preso parte la cantante afroamericana Sherita-o, The City of Prague Philharmonic con il violino solista della violinista Lucie Svehlova, oltre al coro macedone di voci bianche “Heruvimi” e un coro in lingua Zulù. Gli arrangiamenti orchestrali e l’orchestrazione sono stati realizzati da Aria.
Aria è ambientalista e animalista, attivo sostenitore di diverse associazioni, tra le quali Animals Asia Foundation impegnata a porre fine all'allevamento di orsi nelle “fattorie della bile” allevamenti intensivi di orsi tibetani, detti anche orsi della luna, dove tali animali vengono rinchiusi in gabbie strettissime per estrarne la bile, ingrediente utilizzato nella medicina tradizionale cinese. Nel 2013 Aria ha realizzato il sito www.ilvolodellaquila.it, un progetto multimediale che unisce musica e protezione dell'ambiente, in cui propone spezzoni di video sul regno animale accompagnati dalle sue musiche. Usandola come punto di partenza, Aria ha creato una prospettiva toccante e a volte stimolante sugli animali, e il pubblico assiste ai momenti più belli della natura e ai pericoli creati dall'uomo che la minacciano. Con oltre 1,5 milioni di visualizzazioni, il progetto ha riscosso un enorme successo nell'educare sulle questioni ambientali con il potere della musica. Aria è forse meglio conosciuto come membro fondatore della band prog-rock italiana originale Celeste (soprannominata "i King Crimson italiani") ed ha una lunga e ricca storia in varie culture musicali. È un punto fermo del festival musicale di Sanremo, dove vive, ponendosi quale ponte tra il mondo della musica italiana e quella britannica. Il suo personale percorso musicale abbraccia la creazione della principale etichetta discografica rock italiana Dischi Noi (RCA Distribution), arrivando a collaborare con artisti del calibro di Kit Woolven (David Bowie, Thin Lizzy) e Nick Griffits (Pink Floyd, Roger Waters) e Daniel Boone (The Who, Kraftwerk), fino alla produzione di concerti su Rock at Midnight per Italia1 Tv.
Aria è il nome d'arte di Mariano Schiavolini. Il concept e lo pseudonimo del nome sono nati come omaggio agli elementi della natura che ci ispirano a vivere e creare in armonia con ciò che ci circonda. Una volta che si perde il contatto con la natura non si è più sé stessi. Questa connessione, questo legame, è ciò che spinge Aria a dare vita a produzioni che spesso traggono una profonda ispirazione dal mondo naturale. Gli inizi di Aria sono stati molto più con i piedi per terra. Figura chiave della scena rock progressiva italiana e membro fondatore dei celebri Celeste (alias The King Crimson of Italy), Aria ha affinato la sua arte nei generi più sperimentali, collaborando anche con innumerevoli artisti e produttori del suo tempo: Kit Woolven, Nick Griffiths, Pete Hinton, Guy Bidmead, Daniel Boone, Simon Fraser, Dennis Herman e Will Reid Dick, per citarne alcuni. Negli ultimi anni Aria è tornato all'ovile, inserendosi nell'industria musicale con la musica “contaminata”. Con profondi temi lirici come la difficile situazione dei rifugiati in tempo di guerra, la devastazione dell'ambiente e la tragica scomparsa della fauna selvatica del nostro pianeta, fonde argomenti importanti con un melange di elementi musicali, come il rock progressivo, il soul e orchestre dal vivo. Collaborazioni più recenti sono il risultato di un recente viaggio in Sud Africa, dove Aria ha avuto il piacere di registrare con i membri della band della compianta Miriam Makeba, con Thuthukani Cele (di Lucky Dube fama) e il famoso Soweto Gospel Choir.
Lo scorso 22 aprile è uscito sul mercato internazionale, a supporto dell’evento della Giornata della Terra, il brano The next life, facente parte del doppio singolo contenente Lady in white. The next life è una canzone dedicata all’ambiente e agli animali in estinzione, il cui testo è stato scritto dall’autrice e cantautrice di Los Angeles Britt Warner ed ospita l’interpretazione del giovane rapper e ambientalista americano Ray Reed, di Huston.
 Etichetta: Assieme
 Instagram
www.instagram.com/ariathecomposer/
Sito web
www.ariamusicworld.com
 l’altoparlante – comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
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La mia vita è andata avanti di qualche anno, e pare correre sempre di più. Ho ventisei anni ormai e talvolta mi sento uno sfigato alla ricerca del proprio posto nel mondo.
Ed io sto provando a fare quei passi all'interno del mondo, sto provando ad avere nonostante tutto la mia dignità al primo posto, alla ricerca di un posto di lavoro che però non sia solo sfruttamento.
(...)
Ed in un certo senso, avevo trovato quel posto, nonostante siano stati solo quindici giorni lavorativi: il mio primo lavoro post laurea a Pompei, all'interno delle domus romane come addetto alla vigilanza e sorveglianza.
Lavorare a Pompei è stato praticamente qualcosa di meraviglioso che mi ha fatto sentire felice, un trampolino verso il mio sogno più grande.
Un trampolino durato solo quindici giorni perché sono stato assunto solo per sostituire una persona infortunata.
Un vero peccato, già (anche se ci sono possibilità di essere richiamato presto).
Pompei era il mio trampolino di lancio verso la realizzazione del mio sogno: vivere da solo in una città ad oltre 900 km dai miei genitori.
E non perché io voglia scappare da Napoli o dai miei, ma semplicemente perché per realizzare il mio sogno ho bisogno di fare esperienza.
(...)
Ho 26 anni ormai e mi sento pronto, nel caso ricevessi la chiamata che tanto spero, ma ovviamente un passo alla volta.
(...)
In questi anni ho imparato a cucinarmi ed essere autosufficiente, e voglio che quello sia il mio banco di prova, voglio costruirmi qualcosa di mio.
(...)
Mi manca la vita da universitario, preparando letteratura spagnola e filologia romanza, mentre parlavo di come trovassi antipatica la prof di Latino 1 e come trovassi carina la ragazza che aveva dato l'esame di lingua inglese con me.
(...)
Sembrano passati secoli da quando ho conosciuto quella che sarebbe diventata la persona più importante della mia vita (no matter per come finirà con lei, ma le dovrò essere sempre riconoscente per come è riuscita a tirare fuori il meglio di me negli anni) e di come i miei sentimenti per lei avessero cancellato con un colpo di spugna tutte le precedenti cotte.
Un fulmine a ciel sereno nella mia vita, quella persona per cui avrei davvero spostato i muri solo per vederla (cosa che poi ho anche tecnicamente fatto).
(...)
E niente, cosa sarà ora della mia vita non lo so: spero solo che mi attenda qualcosa che mi porti tante gioie, proporzionali alle pene che ha inflitto il covid e il post laurea alla mia autostima.
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nipresa · 6 years
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Tumblr, giorno 1
Solo arrivato su Tumblr perché Makkox aveva iniziato a pubblicarci un sacco di vignette ed era più pratico farsi un account che seguirlo via feed. Era, credo, la fine del 2007 o l’inizio del 2008.
Mi innamorai del sistema di pubblicazione di post di Tumblr, una cosa inevitabile dato che all’epoca Buoni Presagi, il mio blog, era su Splinder. Se avete avuto un blog su Splinder, capirete senza dubbio. Ma soprattutto mi innamorai della possibilità di condividere spezzoni di articoli da altri siti e aggiungerci un commento.
Per me, il reblog di citazioni voleva dire mettere a frutto anni e anni di esposizione alla Gialappa’s.
Per parecchio, Tumblr è stato questo: un collage delle cose più interessanti trovate dalla gente in giro per il web. La produzione di contenuti originali è stata per un sacco di tempo secondaria - almeno nella mia dash.
In origine, il Tumblr doveva essere un’appendice del blog. Nipresa, non a caso, sono le ultime due lettere di Buoni e le prime quattro di Presagi. Poi però ci ho preso la mano e credo di avere avuto un lungo periodo in cui la mia rilevanza come tumblero era di gran lunga superiore a quella di blogger.
Poi, con il tempo, la base di utenti è cambiata. Ho visto i Tumblr che c’erano prima di me pubblicare sempre più sporadicamente, ne ho visti arrivare di nuovi.
La produzione di contenuti direttamente su Tumblr è aumentata, molti probabilmente non hanno mai neanche avuto il widget “share on Tumblr” nella barra dei segnalibri.
La cosa che non è cambiata, però, è l’imprevedibilità della dash, questo flusso in cui scorre indistinto ogni tipo di contenuto. Puoi non seguire nessun Tumblr dichiaratamente zozzo, ma stai tranquillo che se sei in pubblico prima o poi qualcosa di inappropriato campeggerà sul tuo schermo nel momento meno opportuno.
O meglio, poteva. Bandendo il nsfw, per tutto sommato comprensibili ragioni di far cassa con gli inserzionisti, Tumblr ha tirato via l’ultimo mattoncino che ne faceva una testimonianza di una fase precedente della vita della Rete.
Diventerà probabilmente un posto più presentabile, ma oggi sono le female presenting nipples, domani chissà.
In tutto questo, non penso di chiudere Nipresa, né di abbandonarlo. Ma già da un po’ vorrei riuscire a tornare a scrivere di più sul blog, uscendo dalla gabbia della brevità e dell’istantaneità che microblogging e social network ci hanno cucito addosso. Magari usando di più Nipresa come “blocco appunti” per spunti da sviluppare più approfondimente.
Back to the basics, come si diceva una volta.
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bongianimuseum · 5 years
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Pavilion Lautania Virtual Valley / Spazio Ophen Virtual Art Museum
Mostra Personale di Shozo Shimamoto - Guglielmo Achille Cavellini - Ryosuke  Cohen 
IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances
Tre proposte  internazionali indipendenti con un testo di Sandro  Bongiani presentate in contemporanea con la 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 e in  occasione del decennale dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery.                                                
Inaugurazione lunedì 13 maggio 2019 ore 18:30                                                13 maggio - 24 agosto 2019
                                                                                                          Lunedì 13 maggio alle ore 18.30 lo  Spazio Ophen Virtual Art Museum è lieta di inaugurare IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances, tre personali dedicate a tre artisti di confine “marginal attivi” presentati negli spazi del Pavilion Lautania in contemporanea con la  58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019. Le rispettive mostre sono accompagnate da un testo critico di Sandro Bongiani e sono visitabili fino al 24 agosto 2019.
Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 58° Biennale di Venezia 2019, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e collaterale presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”  a Shozo Shimamoto, Guglielmo Achille Cavellini e Ryosuke Cohen  che riassumono compiutamente il lavoro di una ricerca marginal-attiva   che inizia tra gli anni 50 e 60’  con Shozo Shimamoto, G. Achille. Cavellini, fino al lavoro recente  svolto dal giapponese Ryosuke Cohen. In linea con il tema generale “May You Live In Interesting Times”  della 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 che indaga sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, con una lettura della realtà osservata da più punti di vista, fra modi diversi di interpretare il mondo. Per questo evento internazionale vengono presentati 24 opere ciascuno dei tre artisti, in  tre sale personali diverse, proponendo le performances, le opere Bottle crash, gli interventi Head body e le proiezioni sulla testa di Shozo Shimamoto, considerata dall’artista del gruppo Gutai la più piccola galleria al mondo, il ciclo dei lavori Pop degli anni 60’, i Carboni e le Casse che contengono opere distrutte create tra la fine degli anni 60 e i primi anni del 70’ di Guglielmo Achille Cavellini e il lavoro dell’artista Ryosuke Cohen, ancora attivo, che presenta una serie di Brain Cell e diversi Fractal Portrait Project realizzati in questi ultimi anni fino ai lavori recenti del 2019 in oltre 33 anni di continua e assidua ricerca. Le opere  ancora poco conosciute al grande pubblico dei tre artisti nascono dal bisogno  di collocarsi al di là di un confine, in un’area di ricerca “marginale” capace di definire  e porsi in forma alternativa alle ricerche ripetitive prodotte dal sistema ufficiale dell’arte. Un’invenzione giocata a tutto campo su   “universi possibili”, intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro  che nella dimensione creativa e mentale suggeriscono  nuove possibilità di ricerca, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. Permane in loro la proposta convincente di  una ricerca volutamente di confine  in un particolare campo di azione  svolto tra performance, scrittura e rappresentazione, come  spartiacque al  modo  omologato e spesso monotono proposto dal sistema istituzionale dell’arte. 
Si ringrazia l’Associazione Shozo Shimamoto di Napoli, l’Archivio Guglielmo Achille Cavellini di Brescia, l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya - Hyogo (Giappone), la Collezione Bongiani Art Museum di Salerno e diversi altri archivi pubblici e privati per aver concesso le opere e aver permesso la realizzazione di questo importante evento internazionale.  
 Pavilion Lautania / Spazio Ophen Virtual Art Museum                                                                                                           
 Via S. Calenda, 105/D – Salerno (Italy).   Tel/Fax 089 5648159 e-mail:  [email protected]     Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00 
  BIOGRAFIA SHOZO SHIMAMOTO
Osaka 1928 - 2013, Japan
 Shozo Shimamoto nasce ad Osaka, in Giappone, nel 1928. Co-fondatore del gruppo Gutai, insieme a Jiro Yoshihara, è stato uno degli artisti più sperimentatori del secondo dopoguerra. Il Gutai, primo movimento artistico radicale del Giappone, si sviluppa sul finire degli anni Cinquanta quasi in contemporanea all’arte informale europea e americana, con l’intento di rinnovare la tradizione artistica giapponese. Le prime sperimentazioni artistiche, gli Ana (Buchi), risalenti aalla fine degli anni quaranta, consistono in una serie di fogli di carta coperti da uno strato bianco di colore, su cui strofina il proprio corpo fino a creare degli squarci. Dopo aver frequentato assiduamente lo studio di Yoshihara, decide, insieme col maestro, di fondare il gruppo Gutai – Movimento d’Arte Concreta, nel 1954 A questi primi esperimenti segue Cannon Work, in cui colore è sparato sulla tela attraverso un piccolo cannone, opera che costituisce l’inizio del percorso dedicato alla liberazione casuale dell’espressività della materia. Da lì a poco Shimamoto sviluppa la tecnica del bottle crash, una pratica consistente nel lanciare bottiglie piene di colore sulla tela. L’opera diviene il risultato di un processo di relazione tra gesto e materia, tra azione e colore, il cui leitmotiv è la casualità e l’artista è attore e interprete di un’azione performativa che viene condivisa con il pubblico, testimone e completamento dello scenario di colore costruito dall’artista. Nel 1972, con la morte di Yoshihara, Shimamoto s’interessa alla Mail Art, pratica d’avanguardia che consta di invii di lettere, cartoline, buste e simili, innalzati al grado di artisticità da manipolazioni ad hoc e recapitati a uno o a più destinatari tramite posta. Shimamoto ne sviluppa una concezione personale: la sua testa rasata diviene il mezzo su cui scrivere, dipingere o apporre oggetti. Nel 1987 viene invitato dal Museo di Dallas a celebrare il centenario della nascita di Duchamp, per il quale proietta messaggi di pace e spezzoni di film sulla sua testa. Negli anni Novanta recupera la tecnica del Bottle Crash, riempiendola di nuovi significati, e realizza una serie di performances in America e in tutta Europa. Nel 2004 realizza una performance in elicottero come anticipazione della successiva Biennale di Venezia del 2005. Nel maggio 2006 la Fondazione Morra di Napoli ospita una performance “Un’arma per la Pace”, nella storica Piazza Dante, in cui l’artista giapponese getta una sfera piena di colori su una tela, sollevato dal braccio di una gru e accompagnato al pianoforte da Charlemagne Palestine.  Muore ad Osaka nel 2013.
   BIOGRAFIA GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI
Brescia 1914 -1990
 Nasce a Brescia nel 1914 in una famiglia di commercianti, alla cui attività collaborerà per gran parte della sua esistenza, assicurandosi un’autonomia economica che sarà condizione essenziale per la sua indipendenza artistica. Dopo alcune prove di iniziazione al disegno e sporadici tentativi pittorici interrompe quello che sembra un desiderio innato per convogliare tutta la sua capacità espressiva in un progetto collezionistico che lo vedrà giungere ai vertici internazionali raccogliendo e promuovendo le opere degli artisti suoi contemporanei impegnati in una ricerca informale-astratta. Riprende nei primi anni Sessanta un’attività personale sentendosi pronto a ripartire dall’esperienza fatta come collezionista per cercare una propria autonomia di linguaggio. Già da allora prova a coniugare il lavoro di altri autori in un processo di appropriazione che porterà avanti durante tutta la sua attività artistica. Parte dall’esperienza pittorico informale che modula attraverso un segno autonomo che sottolinea la scrittura autobiografica e coinvolge elementi della sua realtà personale. Nel 1965 usa gli oggetti della sua attività quotidiana unendoli a sfondi di scarto industriale in una sorta di autobiografia oggettuale. Vengono poi le cassette che contengono le sue opere precedenti soggette ad una sistematica autodistruzione e gli omaggi ad autori che rappresentano la storia dell’arte in forma di francobollo celebrativo o di ricostruzione fantastica delle loro opere più famose in cui inizia a rapportare se stesso. Dal 1968 produce i carboni bruciati con cui estende i due concetti di distruzione e celebrazione in un lavoro sistematico ed accurato su di una buona fetta della storia dell’arte. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” attraverso il quale prende forma una ramificata elaborazione concettuale che lo porta ad esporre se stesso al centro della propria opera in una specie di combattimento ideale con il sistema artistico di cui si fa analitico destrutturatore. Questo concetto da allora sarà il motore del suo lavoro che prenderà le forme più varie ed articolate, da una proliferante ed ossessiva riscrittura della propria biografia sulla realtà circostante alla formulazione delle “mostre a domicilio”, libri opera che lo condurranno al centro di un circuito mailartistico internazionale di cui fu uno dei più celebrati esponenti. Muore a Brescia nel 1990, fino all’ultimo al lavoro secondo una personale concezione del rapporto tra arte e vita di cui fu uno strenuo paladino. 
  BIOGRAFIA RYOSUKE  COHEN
Osaka 1948, vive e opera in Japan
 Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più interessante nel network internazionale.  Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere mercificata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.  Un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre  tre decenni.  Nell’agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera,   rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale. In oltre 33 anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in diverse aree geografiche del  mondo. Vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.
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viaggiatricepigra · 6 years
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Opinione: Madre Nera, di Nicola Lombardi
1971. Un paese di provincia viene sconvolto da uno straziante fatto di sangue. Leonina, in preda a un delirio mistico, rapisce da un asilo dodici bambini e li conduce in una desolata località appenninica. Là, nel cuore di un bosco, tenta di portare a compimento il suo folle progetto… Oggi. Un professore di lettere, un pittore e due gemelle vengono convocati a un misterioso appuntamento, per incontrare e affrontare ancora una volta, dopo tanti anni, l’ombra della donna che ha stravolto le loro esistenze. Ma nulla è come appare. I fantasmi del passato riemergono in un vortice di incubi e ricordi, e solo chi saprà riconoscere il vero volto della propria ossessione potrà aspirare alla redenzione. Una storia cupa e sanguinaria, in bilico sull’orlo degli abissi in cui custodiamo i segreti dell’anima, della coscienza, del cuore.
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Nicola Lombardi è stato il primo autore che ho letto della Dunwich (con il suo romanzo La Cisterna) e mi ha permesso di scoprire questa Casa Editrice incredibile, e le storie stupende che pubblica. Vederlo tornare a pubblicare mi ha messo estrema curiosità, poi dalla trama ed il titolo...non ho resistito e sono grata alla CE che mi ha permesso di leggerlo in anteprima, anche se non sono riuscita a scriverne un opinione per ieri (data di pubblicazione). E' diviso in molte parti che si muovono fra passato e "presente", permettendoci di intravedere cosa successe nel '71 ma tenendoci sulla corda perché quella storia si protrae frammentata durante altri capitoli, nei quali conosceremo i nostri protagonisti, ovvero Andrea, un professore piuttosto deluso dalla vita che insegna lettere a Bologna; Daniele, un pittore, anche lui deluso da ciò che è diventata la sua arte pur di sopravvivere, e le due gemelle Gabriella e Greta, anche loro con uno spettro alle calcagna ed una vita di improvvisazione per andare avanti. Quattro persone che da quel giorno non si erano più riviste, andando per strade diverse ed affrontando i loro demoni dell'infanzia in modi differenti ma senza ottenere grandi risultati. Sarà tramite una mail che si riuniranno per cercare di esorcizzare ciò che successe e per trovare pace, ma niente è così facile e sarà solo l'inizio di un lungo viaggio. Una storia interessante e che incuriosisce molto per l'uso del tempo per raccontarla, fermandosi spesso durante il passato non permettendo al lettore di soddisfare subito la sua curiosità su cosa accadde quella giornata del 1971. L'autore ha poi inserito diversi spezzoni della vita degli (ormai) adulti, per farci capire come le loro vite sono andate avanti portando con sé quel trauma infantile, che è rimasto dentro a coltivare tenebre. Ognuno in modo differente, ma sempre presente. Ammetto che dalla premessa sono rimasta un po' delusa, mi aspettavo qualcosa di più raccapricciante e torbido...ma temo di essere io a pretendere troppo e farmi filmini mentali che poi cozzano con la realtà dei fatti; ciò che viene narrato può essere stato davvero raccapricciante per bambini dell'asilo che si sono trovati coinvolti in quella situazione ed aver lasciato cicatrici davvero profonde dentro di loro. Una storia particolare, non propriamente da notti insonni, ma piacevole e molto scorrevole, che in poche ore si divora e chiudendola si rimane abbastanza soddisfatti. Solo abbastanza, perché sto ancora pensando al finale per capirlo appieno. Ma se mi seguite, sapete benissimo quanto io rompa sui finali e quanto sia incontentabile. In breve: decisamente una bella lettura, se vi ispira la trama buttatevi! from Blogger http://bit.ly/2R18Fki via IFTTT
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lamilanomagazine · 2 years
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Milano, a 80 anni dalla spedizione italiana in Russia, artisti e scrittori la raccontano nella mostra “Naufraghi in un mare di neve”
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Milano, a 80 anni dalla spedizione italiana in Russia, artisti e scrittori la raccontano nella mostra “Naufraghi in un mare di neve”. In occasione dell’ottantesimo anniversario della spedizione italiana in Russia durante la Seconda guerra mondiale, la Biblioteca Comunale Centrale di Milano presenta la mostra “Naufraghi in un mare di neve. Artisti e scrittori italiani nella campagna di Russia (1942-1943)”. Il progetto espositivo, allestito presso lo Scalone Monumentale di Palazzo Sormani fino al 4 febbraio 2023, esplora dal punto di vista documentario le vicende dell’Armata Italiana in Russia (ARMIR), il corpo di spedizione che operò dal luglio del 1942 nella zona del Don, attraverso le testimonianze e le opere di artisti e scrittori che vissero in prima persona il dramma della ritirata, con il suo terribile bilancio di morti e dispersi. Nell’ambito di una rigorosa ricostruzione storica dell’evento, saranno esposte opere pittoriche e disegni originali di Cesare Andreoni (1903-1961) e Francesco Fedeli (1911-1997), corrispondenti pittori di guerra, nonché scritti, lettere e documenti che testimoniano l’esperienza vissuta sul fronte russo da Nuto Revelli (1919-2004) e da Mario Rigoni Stern (1921-2008), che consegnarono alle loro opere i resoconti più lucidi e terribili su una autentica tragedia nazionale; infine saranno esposti alcuni documenti relativi alla breve esperienza condotta da Filippo Tommaso Marinetti sul medesimo fronte. Completano l’esposizione libri, periodici, documenti archivistici, documenti video e oggettistica. “Il Comune di Milano prosegue nella sua missione di conservazione della memoria storica, raccogliendo e mantenendo vivi i fatti, le testimonianze e gli eventi che hanno contribuito a formare, nel bene o nel male, l’identità e la storia, non solo di Milano ma di tutto il Paese – dichiara l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi –. In questo caso lo fa con una preziosa mostra documentaria che, attraverso dipinti, disegni, lettere e scritti, realizzati da artisti e scrittori a diverso titolo protagonisti di quella pagina tragica della storia, riporta alla luce gli orrori di quella guerra, ma racconta anche il clima sociale e culturale che ha accompagnato questa missione, allargando lo sguardo dalle trincee italiane in Russia ai giornali che uscivano in Italia, dalle testimonianze dirette alle vignette satiriche che ‘accompagnavano’ da lontano la spedizione. Un impegno culturale, quello della memoria, al quale non possiamo e non vogliamo rinunciare”. Il percorso di visita è suddiviso in quattro sezioni: 1. La Sezione 1 presenta il tema della mostra dal punto di vista della Storia Questa Sezione inquadra con rigore scientifico il ruolo dell’8a Armata nella Seconda Guerra Mondiale, dalla sua fondazione nell’estate del 1942 alla sua dissoluzione nella primavera del 1943, affrontando gli eventi militari (dal Fronte “lungo” sul Don all’operazione “Piccolo Saturno”, dalla disfatta al dramma della ritirata) e descrivendo le condizioni delle truppe e dei prigionieri, il rapporto fra occupanti e popolazione locale. I testi di questa Sezione sono curati dalla storica Maria Teresa Giusti (professore di Storia contemporanea all'Università “G. d'Annunzio” di Chieti-Pescara e autrice di diversi saggi sull’argomento) e sono accompagnati dalle illustrazioni tratte dai periodici usciti in quegli anni e posseduti dalla Biblioteca, a evidenziare i titoli propagandistici e retorici con i quali gli eventi drammatici della Campagna di Russia venivano rievocati e riportati ai lettori in patria. Nello spazio, un video riprodurrà spezzoni di cinegiornali dell’epoca, concessi dall’Archivio Storico Istituto Luce - Cinecittà. 2. La Sezione 2 presenta il tema della mostra dal punto di vista dei corrispondenti pittori di guerra In questa Sezione vengono esposte opere di: - Cesare Andreoni (1903-1961). Artista milanese, aderisce al Movimento Futurista e si lega a Filippo Marinetti che lo descrive come “grande aeropittore futurista”. Nel 1941 parte per il fronte come corrispondente di guerra. L’esperienza della campagna di Russia, dalla quale rientrerà prostrato anche fisicamente, gli impone rimeditazioni e riflessioni sulla sua espressività. In mostra una selezione di dipinti tra quelli pubblicati nel volume “Disegni di Russia”. - Francesco Fedeli (1911-1998). Artista milanese, fu aggregato col rango d’ufficiale-artista alla divisione Fanteria Ravenna dell’ARMIR. Nelle opere in mostra Fedeli immortala i soldati al fronte, mortai, carri e automezzi, ma soprattutto le figure colte ai margini della battaglia, nelle retrovie, nella realtà quotidiana dell’occupazione della terra russa. Saranno inoltre esposte pubblicazioni e materiali che raccontano le vicende dell’ARMIR con gli strumenti espressivi dell’illustrazione e del fumetto, oltre ad alcuni disegni originali, taluni di stampo satirico, realizzati da Bruno Riosa, che prese parte alla Campagna di Russia con il grado di tenente nel gruppo "Bergamo" del II Artiglieria da montagna. I testi e gli allestimenti di questa sezione della Mostra sono curati dalla Biblioteca Comunale Centrale e da Luigi Bona dello Spazio WOW Museo del Fumetto. I documenti e i materiali esposti sono gentilmente concessi dall’Archivio Cesare Andreoni, dal Centro Studi ANA (Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Milano), dallo Spazio WOW Museo del Fumetto, per le opere di Fedeli dagli eredi e dalla “Galleria dell’Incisione” di Brescia. 3. La Sezione 3 presenta il tema della mostra dal punto di vista degli Scrittori In questa Sezione vengono esposte opere (prevalentemente prime edizioni), scritti originali (lettere e manoscritti) anche inediti, materiali fotografici e cartografici, nonché oggetti appartenuti a due testimoni della tragica epopea dell’ARMIR, divenuti poi scrittori e memorialisti tra i più noti e apprezzati della letteratura italiana: - Nuto Revelli (1919-2004). Ufficiale effettivo degli Alpini nel battaglione Tirano, divisione Tridentina, fu sul fronte del Don dall’estate del 1942 al marzo 1943, partecipando alla Ritirata del gennaio ’43. Narrò la sua esperienza sul fronte russo nei volumi Mai tardi. Diario di un alpino in Russia (1946), La guerra dei poveri (1962); ne La strada del davai (1966) raccoglie testimonianze dalla voce dei reduci sulla ritirata e sulla prigionia in Russia. Cura anche L'ultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella II guerra mondiale (1971), una raccolta di duecento epistolari di soldati che avevano combattuto in Russia. - Mario Rigoni Stern (1921-2008). Combatté in Russia come alpino, prima nel battaglione Cervino e poi nel battaglione Vestone, nella divisione Tridentina, dal gennaio all’aprile del 1942 e dall’agosto dello stesso anno al marzo 1943. Racconta la tragedia della Ritirata ne Il sergente nella neve, iniziato già durante la prigionia nei Lager tedeschi, che diventerà il suo primo libro (1953) e in numerosi altri racconti e testimonianze, raccolti poi in fortunati volumi, fino all’ultimo, Stagioni (2006). Accanto ad essi si ricorderà la breve esperienza effettuata sul fronte russo da uno dei più noti ed influenti intellettuali italiani dell’epoca, con documenti gentilmente messi a disposizione dagli eredi: - Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944). Il poeta e scrittore, fondatore del Futurismo, a 66 anni partecipò come volontario alla spedizione dell'ARMIR. Le esperienze su questo fronte sono raccontate nel romanzo postumo “Originalità russa di masse distanze radiocuori” e nel discorso tenuto l’11 gennaio 1943 alla Reale Accademia d’Italia “Camicie nere e poeti futuristi combattenti a Sviniuca sul Don” (12 settembre 1942). Saranno inoltre esposte significative edizioni dei più importanti romanzi e memoir dedicati all’evento: opere di Giulio Bedeschi, Eugenio Corti, Giancarlo Fusco, Carlo Gnocchi, Elia Marcelli, Cristoforo Moscioni Negri, Giuseppe Novello, Cesco Tomaselli e molti altri ancora. I testi e gli allestimenti di questa Sezione della Mostra sono curati da Mauro Novelli (docente di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano), in collaborazione con Sergio Di Benedetto e Luca Gallarini. I materiali e i documenti esposti sono concessi in prestito dal Centro Manoscritti Pavia, dal Comune di Asiago (Ufficio Cultura), dal Comune di Vestone (Servizio Istruzione e Cultura - Biblioteca Comunale), dal Fondo Mario Rigoni Stern di Giuseppe Mendicino, dalla Fondazione Nuto Revelli e da collezioni private. 4. La Sezione 4 presenta il tema della mostra dal punto di vista delle macchine da presa al fronte. In questa Sezione, curata dalla Biblioteca Centrale Sormani, vengono presentate ed esposte, disponibili alla consultazione individuale, documenti video che testimoniano la storia e la memoria della partecipazione italiana alla Campagna di Russia, vista attraverso il Cinema, i Documentari, i Reportage di divulgazione scientifica di tipo storico. Nel periodo della mostra saranno organizzati incontri con esperti e studiosi di approfondimento dei temi trattati. Ѐ prevista la realizzazione di un catalogo in formato digitale. Info: https://milano.biblioteche.it/library/sormani/naufraghi-in-un-mare-di-neve/ Orari: Lunedì – venerdì 15.00 – 19.00 Sabato 14 -18. Chiuso domenica e festivi.... Read the full article
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