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#amore e the alla pesca
diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #261 - Pink Floyd, Animals, 1977
Le Storia Musicali di Febbraio, che iniziano eccezionalmente di sabato, avranno come matrice comune un aspetto che all’inizio della ricerca mi sembrava molto più presente, ma alla prova dei fatti non è affatto vero. Se infatti è molto facile trovare e ricordare canzoni che si ispirano ad un libro famoso, lo è molto più raro per gli album che prendono spunto da un libro. In effetti, se volessimo essere pignoli, pochissimi dischi sono strutturati come concept sulle vicende di un libro, qualcuno in più invece prende spunto, in molti casi in maniera decisiva, da un romanzo, un racconto o una raccolta per sviluppare dei temi simili a quelli del libro- fonte. E da questa seconda categoria che ho pescato le storie dei dischi di Febbraio. Che inizia con un gruppo che nel 1975 era probabilmente il più famoso (e ricco) del mondo. Reduci dall’accoppiata storica e leggendaria di The Dark Side Of the Moon e Wish You Were Here (due dei più grandiosi e leggendari dischi di tutti i tempi) i PInk Floyd erano sul punto di prendersi una pausa. Ma tramite un annuncio immobiliare, comprano un intero isolato della Chiesa a Britannia Row, a Islington, quartiere Nord di Londra. Furono creati dei magazzini e uno studio di registrazione all’avanguardia, dove la band iniziò a provare qualcosa. L’aria era piuttosto tesa: David Gilmour subì un clamoroso furto di strumenti, tra cui preziose chitarre, le idee erano piuttosto differenti sul da farsi fin quando Roger Waters iniziò a indirizzare le scelte su un binario ben preciso. Ispirandosi a La Fattoria Degli Animali, pensò a canzoni che descrivevano una simbolica struttura sociale piramidale, come nel romanzo, ma se nel capolavoro orwelliano la critica era alla dittatura Stalinista, qui gli animali sono schiavi del capitalismo, del perbenismo e sono uno dei più aspri e critici attacchi alla società contemporanea in musica. Waters scrive tutte le musiche e i testi di Animals, che esce nel gennaio 1977, tanto che è il primo disco dei dieci dei Pink Floyd senza nessun contributo di Richard Wright o di Nick Mason; Gilmour canta solo in un brano, e gli vengono accreditati solo due brani (per una band da decine di milioni di copie, era punto centrale). Waters pesca dalle sessioni di Wish You Were Here due canzoni, Gotta Be Crazy (che fu suonata anche qualche volta dal vivo) e Raving And Drooling: furono riadattate con i titoli Dogs e Sheep. Paragonando il comportamento umano a quello delle bestie, sono quindi presenti Pigs (Three Different Ones), al vertice della piramide sociale, che sarebbe la classe dirigente, i Dogs, arrampicatori sociali, arrivisti disposti a vendersi per il potere, e Sheep, al singolare, la massa di persone più deboli che hanno bisogno di un leader per sentirsi al sicuro. Questi tre brani costituiscono il nucleo centrale del disco, e sono anticipati e poi conclusi da una canzone acustica, solo voce e chitarra, Pigs On The Wing 1 e 2, in cui Waters descrive cosa succederebbe se lui e sua moglie non si curassero l'una dell'altro (Parte 1), e del rapporto di amore reciproco tra loro (Parte 2). Musicalmente, abbandonata l’epica di Wish You Were Here, qui la musica accompagna la cupezza dei testi, mai così potenti e forti. In Dogs si dice: Sordo, muto e cieco, continui solo a far finta\Che tutti sono sacrificabili e nessuno ha un vero amico\E ti sembra che quello che bisogna fare è isolare il vincitore\E tutto è fatto alla luce del sole\E tu ci credi veramente, tutti sono assassini; in Sheep: Cosa ottieni facendo finta che il pericolo non è reale\Mite e obbediente segui il capo\Lungo sentieri ben battuti nella valle d'acciaio\Che sorpresa! Uno sguardo di shock nei tuoi occhi\Ora le cose sono proprio quello che sembrano\No, questo non è un brutto sogno. Tra l’altro con una voce modificata da un vocoder, un roadie scozzese del gruppo legge una versione modificata del Salmo 23, il cui testo riprende la tematica del seguire ciecamente il leader (In verdi pascoli, mi conduce presso calme acque\Con luccicanti coltelli\ Egli libera la mia anima\Mi fa penzolare dall'alto, appeso a ganci\Mi trasforma in cotolette d'agnello). In Pigs (Three Different Ones), vengono presi in esami tre pezzi grossi: di due, un uomo e una donna, non è tanto facile capire chi siano (e le ricostruzioni che vedono gli attacchi di Waters a Margaret Thatcher non sono credibili, dato che divenne primo ministro solo nel 1979, l’album è di tre anni prima), ma di una è diretto lo strale. Waters canta: Ehi tu, Whitehouse, ah ah, sei una sciarada, in riferimento a Mary Whitehouse, capo dell’Associazione Nazionale dei telespettatori e franca promotrice di una campagna contro la TV, dove vedeva solo sesso e violenza. Ha un record niente male: i Deep Purple, presi di mira per lo stesso motivo, le dedicarono una canzone, Mary Lord, in Who Do You Think We Are? del 1973, insieme a Frank Pakenham, Settimo Conte di Longford, parlamentare che in quegli anni si batté molto contro la rappresentazione dell’omosessualità e redasse un rapporto, The Longfort Report, sugli effetti della pornografia, tanto che fu soprannominato dai detrattori Lord Porn. Un disco cupo, aspro, nerissimo anche nell’uso molto più potente dei sintetizzatori e di assoli drammatici di Gilmour, passò alla storia anche per la copertina, una delle più famose di tutti i tempi. Insieme a Storm Thorgerson e Aubrey Powell della mitica Hipgnosis, Waters chiese alla stessa azienda che realizzò i dirigibili Zeppelin di costruire un gigantesco Maiale aerostatico, che fu battezzato Algie. Come sfondo Waters scelse la centrale elettrica di Battersea, che con le sue quattro ciminiere agli angoli sembrava una gigantesca mucca stecchita capovolta. L’idea era di fotografare Algie tra le ciminiere, ma il 2 Dicembre 1976 un violento temporale fece prendere il volo a Algie che arrivò a 3000 metri di altezza. Powell informò la Polizia, e i piloti della Raf che videro un maiale gigante volare sopra Londra bloccarono per qualche ora i voli a Heathrow, fin quando verso sera un contadino del Kent chiamò per lamentarsi che un maiale atterrato nella sua proprietà infastidiva il bestiame. Il secondo giorno andò tutto per il meglio, ma Powell conservò il cielo plumbeo del giorno precedente, che fa da perfetto sfondo all’intera atmosfera dell’album, a cui aggiunse le foto di Algie del giorno dopo. Un disco che vendette moltissimo, nonostante la visione pessimistica del mondo che conteneva. E che ha un’ultima storia legata. Durante il tour In The Flesh per promuovere il disco, dove compare in tutta la sua grandezza anche Algie, a Birmingham, uno spettatore, secondo la leggenda vestito punk, lanciò una bottiglia contro Waters, che in tutta risposta rabbiosa gli sputò in faccia. Negli stessi mesi in cui il disco veniva alla luce, Johnny Lyndon dei Sex Pistols si presentava spesso con una maglietta con la scritta “I hate Pink Floyd”, da lui definiti “i dinosauri del rock”, epiteto che va ancora oggi per la maggiore: rappresentavano “quello che non volevano essere”. Solo anni dopo si scoprirà la verità, che era solo un modo per farsi pubblicità, tant’è vero che Nick Mason negli stessi Studi di Britannia Row produrrà Music For Pleasure dei The Damned, famoso gruppo punk, nel 1977, anno sacro del movimento. Tuttavia, quell’episodio fu centrale per Waters nell’esplorare l’incomunicabilità di certi pensieri, che sarà alla base del successivo, e leggendario, lavoro del gruppo.
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smokingago · 2 years
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La faccenda si conclude sempre con la morte.
È lei la mia officina. L’occhio infido,
dalla tribù di me stessa è il respiro
che ti scopre sparito. Terrorizzo
chi mi sta vicino. Mangio.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Un dito dopo l’altro, la faccio mia.
È a portata di mano. Me la trovo davanti.
La suono come una campana. Mi stendo
nel canto dov’eri solito montarla.
Mi prendevi in prestito sulla coperta a fiori.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Pensa per esempio a stanotte, amore mio:
ogni singola coppia si unisce,
all’unisono s’inverte sossopra,
un’abbondanza fatta di due su gomma e spugna,
in ginocchio, spingendo, testa a testa.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Così facendo schizzo via dal corpo,
è un miracolo irritante. Posso forse esibire
il mercatino dei sogni?
Sono spalancata. Mi tormento.
Mia piccola susina, dicevi.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Alla fine venne la rivale dagli occhi neri.
La signora delle acque, sorta dalla riva,
un pianoforte alle dita, la vergogna
sulle labbra e parole flautate.
Io, un manico di scopa con le gambe storte.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Ti prese come una donna che prende
un vestito a saldo da uno scaffale,
e io mi sbriciolai come una pietra.
Ti rendo i libri e la roba da pesca.
Dice il giornale che non sei più scapolo.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Ragazzi e ragazze stanotte sono tutt’uno.
Sbottonano camicie. Abbassano cerniere.
Si tolgono le scarpe. Spengono la luce.
Creature scintillanti colme di menzogne.
Si mangiano l’un l’altra. Sono sazi.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
La ballata della masturbatrice solitaria, Anne Sexton
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scorcidipoesia · 1 year
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Arrivi nelle ombre della sera,
ladro di luce catturi i miei sogni mentre muore un altro giorno..
Evanescenti visioni di te
mi imprigionano
e mi sento posseduta dal vento
tu mi scompligli con assenze che si sentono e continuano
ti insinui nella mia mente
come tra le reti di una pesca finita
il mare muore senza i miei passi
la tua riva
le mie dune
un sodalizio di esplosioni che languono
profumi ancora dentro alla mia pelle
e il sangue chiama ciò che non ha sentito.
I miei colori proibiti
restano ancora avvinti dai tuoi
e sempre io tocco con le dita le tue parole
evanescenti
le tue fiabe
dove rincorri una donna che si allontana
mentre io ti seguo, vedo la tua ombra avvicinarsi, ombre cinesi
i miei sogni
pedine su una scacchiera ridicola
ti sento e forse sento solo
le mie visioni, schizzi di follia e amore
perchè l'amore
quando desideri un volto
una mano nei capelli
ti fa delirare, visioni assurde dove io arrivo
l'appuntamento
e il bosco impazza di cicale in pieno inverno
e il muschio canta con grilli nascosti ancora, per noi
e io piango
rincorrendo nubi, sprazzi, fughe,
la mia favola ti cerca e ti sente
sono annegata nelle tue parole, delicate, musica
e di questa musica ancora sono stordita nè voglio guarire
Io non ti dimentico
Non ti dimentico
perchè il meglio della mia anima
l'ho trovato nelle tue sillabe, amore
meravigliose parole che mi bruciano la carne
incise..cristalli, fuochi, furori, cangianti
fare l'amore con te
abbracciando le tue parole
e toccando, sempre e ancora
i tuoi capelli. Tatiana Andena
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pleaseanotherbook · 2 years
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Membrana di Chi Ta-wei
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«"Godersi la pesca" è un modo di dire cinese che viene da una storia molto antica. Indica un'amicizia speciale tra due persone, che soltanto loro possono capire. Dai, spartiamocela, metà ciascuna, come pegno d'amore!»
“Membrana” di Chi Ta-wei edito in italiano da Add Editore è una distopia taiwanese che è capitata tra le mie cose da leggere perché mi sono innamorata della copertina mentre la osservavo dalla vetrina della Libreria Bodoni di Torino. E devo dire che mi ha molto colpito, perché non me lo ero minimamente immaginato così.
Siamo nel 2100, nella città sommersa di T. L’umanità è migrata in fondo al mare per sfuggire ai devastanti cambiamenti climatici e il mondo, dominato da potenti conglomerati mediatici, si basa sullo sfruttamento del lavoro degli androidi. Momo, famosa estetista della pelle, conduce una vita introversa e nostalgica. Ha una ferita con cui fare i conti: la madre, da cui è separata da oltre vent’anni, si ripresenta nella sua vita innescando un percorso di esplorazione di sé che metterà in dubbio la sua stessa esistenza, la natura del proprio corpo e la sua identità di genere. Il processo di trasformazione, mutamento e reinvenzione che investe Momo pone questioni radicali, al punto da chiedersi se gli esseri umani siano ancora padroni della propria memoria e del proprio futuro. Pubblicato a Taiwan nel 1995, Membrana è un classico della narrativa speculativa in cinese. Chi Ta-wei, con talento predittivo, immagina la saturazione provocata dai social media e il monitoraggio corporeo, intrecciandoli a temi distopici come il dominio della tecnologia e dei regimi capitalisti.
Adoro leggere distopie fin da ragazzina quando mi è capitato per le mani per la prima volta “1984” un po’ perché mi piace immaginare il futuro e un po’ perché mi rendo conto che abbiamo bisogno di moniti, di esperienze che ci fanno riflettere, di possibilità. Restiamo a guardare inerti noi che ci complichiamo la vita ma non siamo capaci di riconoscere i segnali di pericolo. Chi Ta-wei immagina un mondo che si sviluppa sotto il mare perché l’atmosfera terreste è diventata irrespirabile e fa parlare Momo, una estetista famosissima che cura la pelle nel suo centro estetico esclusivo e conduce una vita ritirata ed esclusiva che indulge il suo essere timida ed introversa. Tutta la sua vita è una risposta incredula e brutale ai comportamenti della madre. Dai suoi primi ricordi alla sua vita adulta da venticinquenne, tutta la sua esistenza è una domanda, un dubbio, una esplorazione. Momo si interroga, ogni volta che ha un momento per riflettere. Che cosa è successo? Che cosa c’è dietro il suo lavoro? Dove è sua madre? I suoi successi sono solo i passi per liberarsi dall’interesse morboso della sua genitrice o un modo per attirare la sua attenzione. Momo è una ragazza che ha successo, che ha studiato con impegno, che ha superato una fase difficile della sua infanzia e ne è uscita più forte. Momo esplora la sua natura e la sua solitudine, rapportandosi anche a una delle sue clienti, una giornalista che le racconta che cosa succede nel mondo, che la interroga e le offre gli strumenti per darsi delle risposte. Ogni episodio che le torna in mente rappresenta un aspetto da studiare. Ricorda la madre e scopre sé stessa. Ha paura di essere abbandonata, ha paura di non riconoscersi, ma allo stesso tempo ha paura di mischiarsi con gli altri, ha paura di prendersi cura di qualcun altro che non sia se stessa. Momo è fragile ma allo stesso tempo capace, è inquieta, ma piena di sollievo. Non c’è solo il lavoro e il rapporto un po’ antagonista con la madre, ma questo libro è anche pieno di amore, quello della madre per la figlia, quello tra due innamorati, quello di amicizia, quello che devasta ogni prospettiva. E se di Momo veniamo a conoscenza di mille sfumature non sappiamo molto della città sommersa di T, non sappiamo molto di questo 2100 confezionato per noi. I dettagli non sono molto importanti, ma le domande si affastellano durante la lettura per essere tutte risolte nel finale. È come se mano a mano che la lettura procede, la spirale in cui cade Momo avvolga anche il lettore. I confini si fanno labili e le accuse rivolte allo spazio ristretto in cui si muove la ragazza si fanno anche di chi guarda impotente. È di fatto un racconto molto intimo, nutrito della realizzazione che non serve inventarsi che atmosfere per interrogarsi su se stessi. Ma le domande non bastano e le fasi di stallo vanno risolte e il confronto non sempre porta le risposte che vogliamo e ci immaginiamo.
Il particolare da non dimenticare? Un cagnolino…
Una membrana è un involucro e una protezione e la storia di Chi Ta-wei esplora entrambe le accezioni della parola, Momo è protezione e contenimento, è una forza dirompente e una serie di riflessioni ben calibrate, calate in una atmosfera incerta e oscura che rendono la lettura ancora più interessante e unica.
Buona lettura guys!
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isabelladifronzo · 5 months
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La leggenda della Pillirina 🎀
Si narra che a #Siracusa, molto tempo fa, abitasse una ragazza dal bellissimo aspetto soprannominata la Pillirina (la pellegrina).
Stando alla leggenda, apparteneva a una famiglia facoltosa, che molto aveva puntato sulle nozze della figlia. Insistevano che sposasse un uomo ricco e, per questa ragione, avevano già predisposto ogni cosa per il suo matrimonio.
La Pillirina un giorno incontrò un pescatore del quale s’innamorò perdutamente. Sebbene anche l’uomo ricambiasse l’affetto della fanciulla, il loro amore non sarebbe mai stato ben visto dalla famiglia di lei per via delle umili condizioni del suo pretendente. Nacque, così, un’appassionata relazione clandestina.
Ogni notte di #luna piena i due innamorati erano soliti incontrarsi all’interno della grotta, detta oggi Punta della Mola. Nonostante fossero consapevoli che la loro storia non avrebbe mai avuto un lieto fine, i due continuavano comunque a incontrarsi nell’oscurità della sera.
Una notte, probabilmente a causa del #mare troppo agitato, il pescatore non riuscì a far ritorno dalla sua battuta di pesca. La giovane donna, quindi, si sedette ad aspettare con impazienza il suo amato, che, però, non arrivò. Per nulla sconfortata, decise di restare nella grotta ad attendere, in compagnia di un solo raggio di luna. La sua pazienza e devozione non furono, tuttavia, ricambiate, e l’uomo non fece mai più ritorno su quelle spiagge.
Distrutta dalla disperazione per la promessa mancata, la fanciulla scelse di togliersi la vita, gettandosi in mare e raggiungendo, almeno simbolicamente, l’uomo che aveva tanto amato. Si narra che da allora, e ancora oggi, nelle notti in cui la luna piena illumina il #cielo di quel bellissimo tratto di costa siracusana, i pescatori al largo della grotta riescano ancora ad avvistare lo spirito della #Pillirina, rimasto in attesa del ritorno del suo amato pescatore.
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crossroad1960 · 8 months
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“Ma anche le dichiarazioni marziali e complottiste contro l’occidente celano – come nel caso di tanti siloviki (e tanti oligarchi russi) – un amore sfrenato degli aspetti più dozzinali della vita e dei lussi occidentali. La figlia Veronica fu al centro di uno scandalo perché se ne girava in tutti i luoghi più costosi dell’occidente assieme a un’amica, Victoria Kosolapova, che ebbe l’ottima idea di postare diverse cose su Instagram. Non esistono più i servizi segreti russi di una volta, e così la gentile ragazza offrì a diverse inchieste giornalistiche la manna di foto in cui le due comparivano, oltre a Bali e Turchia, in Grecia e, ovviamente, Italia. «in grande spregio delle sanzioni a papà Naryshkin (cui l’occidente è al momento interdetto). The Ins pubblicò anche foto di lei a pesca nei mari delle Seychelles, e ritrovò i suoi beni, che più che alla classe media russa parevano simili a quelli della classe ricca occidentale: un appartamento di 179 metri nel complesso residenziale Lomonosov, tra i più costosi di a Mosca, una tenuta a Sorochany, vicino alla stazione sciistica, una partecipazione in un’azienda di grosse costruzioni, un hotel di lusso con campo da golf.
Intanto, secondo papà Sergey, l’Occidente complotta la rivoluzione democratica in Russia e il regime change.” 🤡
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enkeynetwork · 9 months
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cinquecolonnemagazine · 10 months
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Colore pantone 2024: benvenuto Peach Fuzz
Il colore pantone del 2024 è arrivato puntuale come da 25 anni a questa parte. Si chiama Peach Fuzz e il suo colore all'intero del sistema pantone è 13-1023. Come sempre la scelta del colore dell'anno è legata ai tempi che viviamo, le urgenze che portano e le esigenze di cui si fanno carico. La parola d'ordine per il prossimo anno sarà "connessione". Colore pantone 2024: Peach Fuzz "Cercando una tonalità che riecheggiasse il nostro innato desiderio di connessione e connessione, abbiamo scelto un colore che irradia calore ed eleganza moderna. Una tonalità che risuona con la compassione, offre un abbraccio tattile e unisce senza sforzo la giovinezza con l'intramontabilità." Con queste parole Leatrice Eiseman, Direttore esecutivo, Pantone Color Institute™, ha presentato il colore scelto per il prossimo anno: Peach Fuzz. Letteralmente il nome significa "Peluria della pesca" ma il riferimento potrebbe essere esteso, senza timore di sbagliare, anche alla pelle. La tonalità molto delicata racchiude in sé un tocco di leggera sensualità ma anche di tenerezza e gentilezza. In un mondo segnato da conflitti e difficoltà, il Peach Fuzz 13-1023 trasmette un messaggio di amore e condivisione, un senso di comunità e di condivisione, qualcosa di cui abbiamo un estremo bisogno. In tempi, come quelli moderni, che mettono al centro la produttività, abbiamo bisogno di ritagliarci momenti di riposo e creatività. A metà strada tra il rosa e l'arancio, la tonalità pesca invita ognuno di noi a prendersi cura di sé, nutrire la propria anima oltre che il proprio corpo. Con la sua gentilezza e armoniosità, e il suo leggero tocco vintage, il Paech Fuzz porta un'idea di rinnovata eleganza necessaria in un mondo sempre più digitale. Peach Fuzz e il richiamo per moda, design e beauty Come ogni anno la scelta operata dalla massima autorità mondiale del colore ispira il mondo di design, moda e beauty. Non ci stupirà, allora, vedere nelle prossime collezioni capi e accessori con dettagli colore Peach Fuzz. Delicato e confortante, il Peach Fuzz siamo sicuri che comparirà in diversi complementi d'arredo come tappeti, tappezzerie a dare quel tocco di luminosità e comfort all'ambiente. Sarà ideale anche per tinteggiare le pareti. Il mondo del beauty è già pazzo della tonalità pesca. Nuances passepartout, il blush pesca si adatta a tutti i tipi di incarnato donando immediatamente luminosità. Gli ombretti pesca si abbinano perfettamente con i toni del marrone come a quelli rossi. Gloss e rossetti pesca saranno presumibilmente il trend della stagione estiva. Chi è Pantone Pantone LLC è un'azienda statunitense che si occupa di tecnologie per la grafica. Una delle sue attività principali è la catalogazione dei colori che l'ha portata a creare un sistema di identificazione. Diventata la massima autorità in materia di colore, a partire dal 2000, Pantone ha scelto ogni anno un colore simbolo. Scelte dettate dal mood del momento, che hanno indirizzato, come abbiamo visto, le scelte di più settori produttivi. Il primo colore pantone dell'anno è stato, nel 2000, Cerulean PQ-15-4020TCX, una tonalità pastello in contrasto con i colori sgargianti degli anni Novanta. Mimosa PQ-14-0848TCX è stato il colore pantone del 2009, primo giallo a comparire nelle tendenze annuali. Tangerin Tango 17-1463 TCX ha spopolato nel 2012. Il colore pantone dell'anno 2017 è stato Greenery un colore audace testimone di un ritorno alla natura. Il colore pantone del 2023 è stato Viva Magenta 18-1750, una tinta no convenzionale per tempi non convenzionali. In copertina foto di Dianne da Pixabay Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year
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Lecce: "Poesia e Chi", un reading poetico a cura di Annelisa Addolorato
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Lecce: "Poesia e Chi", un reading poetico a cura di Annelisa Addolorato.  La poetessa Annelisa Addolorato, propone una performance (adatta ad adulti e bambini) intitolata "Poesia e Chi". Questo evento unisce la declamazione poetica, le arti marziali tradizionali cinesi (Kung Fu Chang) e il concetto di 'Chi', la nostra energia interna, concetto che ricorre non solo nelle tradizioni culturali cinesi, ma anche giapponesi e coreane. Attraverso questo sincretismo espressivo, Annelisa Addolorato offre al pubblico un'esperienza che combina poesia, movimento, consapevolezza. Il declamare versi è l'arte di dare vita alle parole attraverso la performatività verbale e motoria. La poetessa Annelisa Addolorato, con la sua abilità nell'uso del linguaggio poetico e la sua sensibilità artistica, trasporta gli spettatori in un viaggio emotivo attraverso le sue poesie. L'arte marziale è un'espressione fisica di disciplina, controllo e grazia. In questa performance, le suddette categorie si uniscono alla poetessa per creare un'armonia tra poesia e movimento. Attraverso i propri movimenti fluidi, precisi e coordinati, riesce a trasmettere al pubblico un senso di forza interiore e padronanza di sé. L'arte marziale diventa un linguaggio visivo e di condivisione, che si fonde con la poetica delle parole, con le parole della poesia, unico e affascinante. Il concetto di Chi, la nostra energia interna, è un elemento centrale nelle tradizioni culturali cinesi, giapponesi e coreane. È considerato un'energia vitale che permea ogni aspetto della vita. Nella performance "Poesia e Chi", l'artista mette in evidenza l'importanza della consapevolezza interiore e dell'equilibrio energetico. Attraverso la pratica delle arti marziali e la declamazione poetica, Annelisa Addolorato cerca di connettersi con il proprio 'Chi' e di trasmettere al pubblico un senso di serenità e armonia. Questa performance permette di esplorare le profondità dell'anima umana, di riflettere sulla nostra connessione con il mondo che ci circonda e di scoprire il potenziale illimitato del nostro 'Chi', in senso olistico, ovvero globale. Annelisa Addolorato ha pubblicato per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno il libro di versi "Guardando la mar – Il nostro Chi" - "Navicella, freccia d'acciaio, acqua dissetante mutevole, legno musicale e medicamento speziale, danza quotidiana, petalo, fiore, giardino e bosco virente, montagna fiorita. Luminescenza, vortice di luce e di luna crescente, gioia paonazza, sorprese insolite, fantastiche, cortesi. Sensazioni fraterne, amore diffuso. La poetessa Annelisa Addolorato respira e vive poesia come una grazia. Lei si sa prendere cura del terreno fertile delle parole e, in quell'humus, pesca pietruzze preziose, piccole calie da donare al prossimo. Addolorato intende la poesia come dono, come medium da condividere come pane cereale, tramite il quale costruire ponti di condivisione, di comunanza. La silloge "Guardando la mar – Il nostro Chi", racchiude in sé una costellazione umana di vibratile bellezza. Scorrendo i versi, si desume che l'autrice abbia una formazione culturale composita, morbida. Annelisa Addolorato, nella sua esistenza migratoria, ha traversato e amato diverse città e paesi. Da Barcellona e Madrid fino a Milano, dal Messico al Venezuela, da Delhi fino all'India, da Israele fino alla Germania, dall'America fino a Nicaragua e Cuba. Un'anima errante come la luna, che, nei suoi transiti, ha saputo stringere al petto tutto il bene del mondo." (Dalla post fazione di Marcello Buttazzo) Dichiara l'autrice - "Si rammenta a chi legge che l'autrice fa uso e applica varie licenze poetiche, essendo dalla sua nascita praticamente sempre stata cullata e anche graziata (in senso lato e in senso stretto) dalla poesia e dalle sue calde e avvolgenti maglie, dal suo tepore materno e dal suo chiarore eterno, etereo. Tali licenze sono state in parte accolte, in parte acquisite (con studium e titoli vari), in parte sofferte, in parte accettate – sia con beneplacito della stessa, sia con scuri bene affilate, e con l'apprendistato presso altre poetesse e poeti e nel navigare nelle loro opere, e con il sudore della fronte despejada y linda della esperienza diretta di boschi, foreste e dirupi colmi di una vegetazione letteraria e insieme spontanea davvero strabilianti."... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Amo il gelato del Biscuit. I miei gusti preferiti sono cremino al pistacchio e ovetto anche se il secondo non riesco mai a finirlo.
Se a tavolo solo silenziosa è perché mi sto trattenendo dal mangiare e cerco di rimanere concentrata il più possibile. Quando parlo con qualcuno o guardo un film non controllo quello che mangio e posso continuare fino a sentirmi male.
Non riesco mai a superare al primo tentativo il "verifica di non essere un robot" sul computer o telefono, solitamente lo supero dopo 2 o 3 tentativi.
Non mi piace scolare la pasta con lo scolapasta, preferisco scolarla aiutandomi con il tappo della casseruola o pentola.
Amo la crostata all'albicocca, il ciambellone al limone, la cheesecake ai frutti di bosco, la torta della nonna, millefoglie e Sacher.
Mi piace (più o meno) la pizza, mi piace la cucina giapponese ma niente potrà mai competere con il crisi mcbacon.
Non mi piacciono le patatine fritte croccanti, secondo me perdono troppo gusto e non sanno di niente.
Non mi piace la carne in padella, mangio carne e patate solo in friggitrice ad aria.
Sono negata in cucina, se non fosse per il Bimby e la friggitrice ad aria probabilmente morirei di fame.
Amo i dolcetti monoporzione di Jolé, sono bellissimi ma soprattutto buonissimi.
In generale non amo i giochi da tavolo, mi annoiano molto. Solamente all'idea di dover stare ore seduta scomodissima mi fa sentire male. Mi piacciono al contrario quiz di cultura generale e giochi tipo Hidden games, mi piacerebbe molto organizzare delle serate gioco molto informali in cui ci si muove, si fanno pause, si mangia e si beve.
Non capisco le persone che si addormentano sul divano, anche a me capita di rilassarmi mentre guardo un film o faccio altro e sentire gli occhi pensanti ma se sento di crollare da un momento all'altro preferisco farlo sul letto quindi anche se sono stanca mi alzo e vado nel mio lettino.
Amo l'Estathe zero alla pesca e il Fuze tea alla pesca e rosa.
D'estate amo fare il the alla pesca in casa, mi viene molto bene anche se puntualmente ogni anno devo andarmi a cercare la ricetta perché me la dimentico (sono due ingredienti e mezzo procedimento però la mia mente lo cancella)
Mi piacciono molto le persone che si piacciono o come si sente spesso dire "che se la tirano", le persone che hanno autostima, che si vogliono bene, sanno quanto valgono e si fanno rispettare. Provo sempre una certa ammirazione e rimango affascinata dallo loro sicurezza e amor proprio. Tutto il contrario invece provo per le persone narcisiste che si sentono superiori e trattano in modo irrispettoso gli altri.
Non mi piacciono le persone che danno giudizi, screditano e mettono bocca sulla vita delle persone o in generale sulle persone.
Non mi piacciono le persone egoiste.
Amo viaggiare e stare in giro.
Penso che accanto al medico curante fin dall'infanzia debba esserci uno psicologo, una figura responsabile della salute mentale di bambini e uomini.
Amo le treccine afro, vorrei tanto farmele una di queste estati.
Amo la Range Rover evoque arancione.
Odio i vaccini e prelievi di sangue.
Nonostante i miei 22 anni ho ancora paura del dottore, evito di andarci se proprio non sto male male.
Amo lo spagnolo. La ritengo la lingua più bella del mondo e ritengo il francese la lingua più elegante in assoluto.
Sono molto affascinata dal cinese, la lingua dei segni e il braille. Spero un giorno di studiarli.
Mi fanno il solletico i baci sul collo.
Amo vedere i trucchi di magia. Non li ritengo affatto qualcosa da bambini, so benissimo che dietro ogni lo spettacolo ci sono dei trucchi e degli inganni ma se sono fatti bene li trovo meravigliosi comunque. Un pò come guardare un film d'azione o fantascienza, tu sai che quello che vedi non è reale ma comunque è stupefacente.
Non mi piacciono i trucchi di magia in cui le persone si chiudono in casse di acqua, non mi divertono.
Non mi piacciono le persone che usano nomignoli dispregiativi per discriminare le persone, che chiamano gli altri per nazionalità, orientamento sessuale o il loro lavoro con il solo intento di mortificare.
Odio i capelli quando rimangono nella doccia o nel lavandino.
Odio sentirmi impotente rispetto alle cose che mi succedono nella vita quando ho tutto il potere per prendere in mano la situazione e risolverla.
Odio la mia insicurezza e la mia paura. Un pò odio anche me stessa.
Ho una lingua davvero lunga e mi permette di leccarmi il gomito, lo considero un talento, non so se scriverlo nel CV.
Sono pessima come navigatore.
Il lato sinistro del mio viso è il lato migliore.
Da piccola amavo gli adesivi, ne facevo una grande collezione. I miei preferiti erano quelli in rilievo.
Sono nata l'8 febbraio 2001 alle 21:15.
Da piccola avevo molti sogni, sognavo di fare l'assistente di volo, la biologa marina, la modella, l'astronauta, il sindaco, la maestra, la ballerina ai concerti, la veterinaria e cambiavo idea quasi ogni settimana.
Ho sempre la testa fra le nuvole.
Ho un problema con le date, compleanni o avvenimenti storici importanti non mi entrano proprio in testa.
Ho un problema anche con le facce delle persone ma questo perché non ci presto la minima attenzione, potrei andare a lezione tutti i giorni con una persona e passarci anni insieme ma se mi dovessero chiedere una caratteristica specifica fisica di quella persona potrei anche non saperla, se invece ti ho appena incontrato e ti ho parlato per pochi minuti senza il potrei.
Mi diverto ancora a rompere le palline di polistirolo, a fare buchi con le dita alle casse dell'acqua, a tagliare e spacciare la buccia tagliata della frutta, a non toccare le linee del marciapiede o saltare le mattonelle per strada.
Non conosco barzellette o scioglilingua, niente di niente.
Ho il numero 36 di piede credo, non è una risposta semplice a cui rispondere perché porto il 36 di tacchi, il 36 e mezzo di Airforce, il 35 di Jordan e il 37 di puma.
Ho forse una prima di seno e qui il forse solo perché non porto e compro un reggiseno da anni, non mi sono mai posta la domanda.
Mentre sono a fare compere mi capita spesso di appoggiare la cruccia dei vestiti nello spazio dei pantaloni dove andrebbe la cintura per non dover tenere i vestiti in mano e qualche volta me li sono quasi dimenticati, pensandoci meglio non è una cosa intelligente.
Faccio spesso facce molto strane, quando bevo sono imbarazzante, di solito faccio un sorso grande e butto giù piano piano a sorsi piccoli.
Amo i bracciali, le collane e gli anelli ma non li indosso perché mi danno fastidio.
Da piccola avevo paura a indossare gli orecchini perché mi era capitato di vedere signore con i lobi allungati per il peso degli orecchini e avevo paura che mi succedesse la stessa cosa.
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vinotv · 2 years
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“Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione.” Con queste parole #ovidio legava il #vino all’Amore… ma le citazioni in merito sono davvero infinite, e anche l’origine del suo nome può essere ricollegata a questo concetto. Vino, wine, wein, vin, è sicuramente una parola simile in molte lingue, ma l’origine del termine è contesa. Una delle teorie è che derivi dal sanscrito, e significherebbe “vene”. Fatto sta che possiede la stessa radice di Venere, Dea dell’amore e ciò lo lega indissolubilmente al piacere. 
Molte delle sue etichette suggeriscono questo legame, e con @liviabelardelli , per una delle degustazione al @sofitelrome , dedicata proprio all’ #amore , abbiamo selezionato e presentato queste due in particolare: 🟠 #passioneesentimento @pasquawines . L’etichetta creata con uno scatto di #giomartorana riprende un dettaglio del muro del cortile veronese dove tra leggenda e mito si identifica il balcone di #giuliettaeromeo , protagonisti di una delle più celebri storie d’Amore. Un luogo diventato culto degli innamorati che lasciano infiniti messaggi d’Amore. La versione in bianco nasce dall’idea di ottenere con la sola Garganega un vino elegante, di struttura e capace di evolvere nel tempo. Le uve selezionate vengono lasciate appassire per un breve periodo per ottenere maggiore concentrazione di aromi e zuccheri. Rivela al naso profumi intensi e decisi, note di agrumi e sentori di albicocca e pesca. Al palato è rotondo e piacevole, ben equilibrato con un finale persistente. 🔴 #amor @lavventura_aziendaagricola Un chiaro riferimento all’ #amore che questo caso però racchiude un duplice significato, poiché letto all’inverso, è Roma, con la sua bellezza, storia e unicità. Un Cesanese del Piglio sup. che al naso arriva con le sue note di ciliegia matura e fiori avvolti nelle spezie. Avvolgente, con un buon tannino e una struttura imponente. Portabandiera di questa cantina laziale nata nel 2015 e simbolo di unione dei due proprietari Stefano e Gabriella che hanno dato insieme vita a questa splendida avventura. Quale etichetta ci suggerisci per il giorno di #SanValentino ? #happysaintvalentinesday #sanvalentino (presso Sofitel Rome Villa Borghese) https://www.instagram.com/p/CopIaLWt_Ml/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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viaggiatricepigra · 2 years
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Opinione: La Sirena Di Black Conch, di Monique Roffey
Sono secoli che Aycayia nuota nelle acque dei Caraibi, al largo dell'isola immaginaria di Black Conch. Tantissimi anni fa era una donna giovane, la più bella del suo villaggio, che la maledizione delle mogli gelose aveva trasformato in una creatura marina, intrappolandola nel corpo di un pesce. Perché Aycayia non era solo bella, era anche sensuale, sprigionava un'energia erotica che risvegliava inquietudine e faceva paura. Per questo era stata punita. Da qualche tempo, alba dopo alba, il suo corpo di sirena emerge dal mare, attratto dalla melodia intonata da un pescatore solitario. Un giorno, mentre crede di avvicinarsi alla barca che conosce, Aycayia si ritrova preda di uomini senza scrupoli, che la catturano e la trascinano a terra come un trofeo. Sarà David, il pescatore dalla bella voce, a liberarla, e le sue cure e il suo amore la spoglieranno di pinne e squame, rimutandola in donna. Tra i loro due mondi, così infinitamente distanti, comincerà a vibrare un sentimento di fiducia, che diventerà indifeso abbandono, fino all'esplosione della passione, delicata e primitiva insieme. Ma non tutte le trasformazioni sono per sempre e, si sa, la gelosia – come l'amore – può avere la forza di un uragano. Un racconto che si snoda con la purezza delle favole, una fiaba moderna e dolceamara che intreccia con ironia gli ingredienti del mito al pungente realismo del quotidiano.
Dalla trama si presentava come un romanzo interessante: una donna maledetta per gelosia (femminile) e costretta ad essere una sirena per l'eternità, quando un giorno si imbatte in un pescatore che sta suonando sulla sua barchetta e viene attratta dalla sua musica; diventa quasi un appuntamento questo loro incontro, fin quando durante una grande battuta di pesca viene catturata. Come leggiamo anche nella trama David, il nostro pescatore dall'anima gentile (ed innamorato della Sirena) la salva e la nasconde a casa sua, dove lei inizia a ritrasformarsi in una donna. Ma sono passati tanti tanti tanti anni da quando aveva le gambe... Una sorta di favola che propone al lettore moltissime tematiche in poche pagine. Troppo in troppo poco, purtroppo. Vediamo l'egoismo e la ferocia umana quando si tratta di prendere. La gelosia e la rabbia davanti a ciò che noi non siamo. Ovviamente a contrastare il tutto c'è l'amore e l'amicizia. Ci parla anche velatamente di razzismo e colonialismo. Di odio verso le donne. Insomma, tanti argomenti in duecento paginette. Una storia che ha diversi punti di vista e la visione di David sia in quei giorni che anni dopo, quando ripensa a tutto ciò che successe. Anche in questo caso, direi troppo. Voci che si rubano a vicenda il microfono, a volte in modo fastidioso. E spesso ripetendo le stesse cose. Non lo sconsiglio, perché è personalmente che mi aspettavo di più. Penso che potrebbe piacere. Però non vi aspettate chissà cosa. L'ho trovata una sorta di favola che si stacca un po' dalle solite sviolinate, seppur ne contenga parecchie. Probabilmente avendo letto pochi mesi fa "una sirena a Parigi", i paragoni sono stati quasi immediati nella mia mente. La Roffey offre una storia meno "superficiale", ma risulta comunque una sorta di favola dolce/amara. Come dicevo, speravo in qualcosa di più, ma ciò non toglie che potrebbe essere una lettura interessante e che potrebbe piacere a molti. from Blogger https://ift.tt/JFAGmcp via IFTTT
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La mia vita è andata avanti di qualche anno, e pare correre sempre di più. Ho ventisei anni ormai e talvolta mi sento uno sfigato alla ricerca del proprio posto nel mondo.
Ed io sto provando a fare quei passi all'interno del mondo, sto provando ad avere nonostante tutto la mia dignità al primo posto, alla ricerca di un posto di lavoro che però non sia solo sfruttamento.
(...)
Ed in un certo senso, avevo trovato quel posto, nonostante siano stati solo quindici giorni lavorativi: il mio primo lavoro post laurea a Pompei, all'interno delle domus romane come addetto alla vigilanza e sorveglianza.
Lavorare a Pompei è stato praticamente qualcosa di meraviglioso che mi ha fatto sentire felice, un trampolino verso il mio sogno più grande.
Un trampolino durato solo quindici giorni perché sono stato assunto solo per sostituire una persona infortunata.
Un vero peccato, già (anche se ci sono possibilità di essere richiamato presto).
Pompei era il mio trampolino di lancio verso la realizzazione del mio sogno: vivere da solo in una città ad oltre 900 km dai miei genitori.
E non perché io voglia scappare da Napoli o dai miei, ma semplicemente perché per realizzare il mio sogno ho bisogno di fare esperienza.
(...)
Ho 26 anni ormai e mi sento pronto, nel caso ricevessi la chiamata che tanto spero, ma ovviamente un passo alla volta.
(...)
In questi anni ho imparato a cucinarmi ed essere autosufficiente, e voglio che quello sia il mio banco di prova, voglio costruirmi qualcosa di mio.
(...)
Mi manca la vita da universitario, preparando letteratura spagnola e filologia romanza, mentre parlavo di come trovassi antipatica la prof di Latino 1 e come trovassi carina la ragazza che aveva dato l'esame di lingua inglese con me.
(...)
Sembrano passati secoli da quando ho conosciuto quella che sarebbe diventata la persona più importante della mia vita (no matter per come finirà con lei, ma le dovrò essere sempre riconoscente per come è riuscita a tirare fuori il meglio di me negli anni) e di come i miei sentimenti per lei avessero cancellato con un colpo di spugna tutte le precedenti cotte.
Un fulmine a ciel sereno nella mia vita, quella persona per cui avrei davvero spostato i muri solo per vederla (cosa che poi ho anche tecnicamente fatto).
(...)
E niente, cosa sarà ora della mia vita non lo so: spero solo che mi attenda qualcosa che mi porti tante gioie, proporzionali alle pene che ha inflitto il covid e il post laurea alla mia autostima.
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ilsalvagocce · 2 years
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son giorni che mi faccio male
mi ferisco mi scotto sbatto colpisco abrasioni bolliture accecarsi di stordimento, come se fossi sempre distratta, ma non distratta sulle nuvole, distratta rispetto a me, non auto-conservativa
ho pensato che è il dolore, il rimuginare, quando ti perdi dentro i labirinti tuoi, e non c'è niente da fare devi aspettare di trovar l'uscita, la galleria giusta e poi via, a badare di nuovo a sé
poi ieri m'è balzato alla mente, mentre placavo l'ustione, frignando come dentro una congiura che non esiste, della tisana caduta sulla pancia, che fosse un richiamo
come quando mamma andava a lavoro ed ero piccola piccola. il tempo di arrivare alla stazione del paese per prendere il treno, da lì chiamava casa per assicurarsi che tutto andasse bene, ed ecco mia nonna annunciarle la comparsa reiterante di macchie rosse sulla mia faccina bebè. sempre, puntualmente, col ricattino affettivo sagace — così lo chiamo io, lei lo raccontava come nostro-grande-amore — la facevo tornare a casa. io diventavo la pimpa, lei tornava e a me passava tutto, pelle di pesca boccuccia di rosa. a un certo punto s'è dimessa, per non dover più prendere quel treno, e lei me ne parlava come una salvezza che fu, per entrambe. chissà se vero fino in fondo.
fatto sta che mentre spalmavo il foille attorno all'ombelico, ho sentito feroce il pathos d'autocompassione che fomentavo. torna, guarda brucio, mi ferisco, il mondo mi è ostile, torna mamma, non pigliare il treno! solo che tipo ora lo so che non sarebbe questa la salvezza, però mi piacerebbe raccontarcelo ecco.
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themhac · 2 years
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secondo te chi degli scamattesi e chi dei pessitelli si è reso conto per primo di essere innamorato dell’altro? 🥺
come tutte le cose nella mia vita sono partita super motivata e poi mi sono persa hajsjsjdh ma who cares, ecco qua✨
(non è niente di che, il cut è solo per chi si scoccia)
prima i pessitelli: matteo, proprio senza ombra di dubbio. tra una partita di ping pong e l'altra, oppure in aereo o in pullman, seduti vicini, tutte le volte che si gira a guardarlo e sente il sorriso da scemo che gli si forma sul viso, ma anche quando su instagram si riguarda all'infinito i loro video e si accorge di come gli brillano gli occhi, quando fa gol e corre solo per andare ad abbracciarlo, quando a cena manuel tiene sempre il braccio sulla sua sedia e nei punti in cui lo accarezza lui quasi sente la pelle d'oca. non saprebbe dire quando è iniziata, ma da quando lo capisce non riesce a fare a meno dei contatti, del tempo insieme, dell'intesa. gli abbracci diventano un po' più lunghi, le partite di ping pong finiscono sempre con la promessa di una rivincita, gravitano naturalmente uno intorno all'altro praticamente sempre e quando si devono allontanare si gira più spesso a vedere dov'è. fa tutto questo perché ne sente il desiderio - il bisogno, quasi - ma forse anche perché lo sa che deve farsi bastare quello che ha prima che finisca, perché manuel non è pronto, è troppo spaventato. eppure è certo che anche lui sente tutte quelle cose, lo sa.
poi gli scamattesi (o i frattacca, così davidinho è contento): entrambi, insieme, come per tutto il resto. ognuno lo pensa in varie occasioni, fin da quando sono piccoli, da quando gianluca andava a guardare le partite di tennis di davide e da quando davide provava a trascinarlo a pesca con il nonno. nessuno dei due lo confessa mai però, perché non hanno avuto grandi esperienze in amore, alla fine si è sempre rovinato tutto e non possono rischiare che accada di nuovo, non a loro due. le paure non gli impediscono di andare a vivere insieme né di dire che sono l'uno il punto debole dell'altro, di stare incollati tutto il giorno, di farsi le carezze a cena davanti a tutti etc etc. una sera, a caso, mentre sono da soli a casa, semplicemente si guardano e lo capiscono, che non è una follia e che provano le stesse cose. non c'è bisogno di un momento rivelatore, perché che si vogliono bene se lo dicono sempre e in fondo non è poi tanto diverso dal solito. e va bene, forse gianluca ha avuto la conferma di essere giusto un pochino geloso dopo che ha visto la foto con marchisio, ma questo non lo diciamo a nessunə ok?
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fridaaynight · 3 years
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Ti perdono perché so che stare con me è stato difficile, soprattutto alla fine. So che ci sei stato male e ci hai provato, so che mi hai voluto bene. Sei stato il mio primo amore e per ora l’unico, mi sto convincendo piano piano che non ce ne sarà un altro perché sono una persona estremamente problematica e se non ci sei riuscito tu, di sicuro non ci riuscirà nessun altro. Ho ancora tante domande e anche molto dolore ma non perché mi hai lasciato, ma per come l’hai fatto e per quanto poco tempo ci hai messo a sostituirmi con una persona che più diversa da me non poteva esistere. Mi dispiace anche per come mi ha trattato lei, non riuscendo a capire il mio dolore, ma niente in confronto al dispiacere che mi hai causato tu. Mi hai distrutta, ma prima di farlo penso che tu mi abbia amato, o comunque mi hai fatto capire che posso essere amata. Non mi manchi tu, ma mi manca quel periodo che è stato in assoluto il più bello della mia vita, ho tanta paura che non succeda più e ho tanta paura di fidarmi. Ho passato mesi ad odiarti, a rinnegare tutta la nostra relazione, ma poi ho capito che prima del male, mi hai fatto anche tanto bene, mi hai aiutata a crescere. Non so dirti come mi sento quando ti vedo, triste e nostalgica, allo stesso tempo mi sembra che tu sia un estraneo, sei diverso. Non so se sono io che non ti ho mai conosciuto o se con gli altri indossi una maschera, e con lei come sei? Vorrei tanto abbracciarti un’ultima volta e vederti sorridere con quella leggerezza infantile che tanto amavo di te. Ho capito che quando stavo con te riuscivo veramente a tornare bambina, spensierata. Ti ho invidiato molto per la tua spensieratezza ma era anche una cosa che mi scaldava il cuore. Mi ricordo poco, ma quelle cose che mi tornano a volte in mente, in fin dei conti, sono cose belle. Mi ricordo quando ti strofinavi gli occhi, mi ricordo la prima sera passata insieme. Mi ricordo il tuo profumo e i tuoi tatuaggi, anche se ora ne hai di nuovi. Mi ricordo che guardavi i simpson dopo scuola e avanti un altro la sera. Mi ricordo le schedine e il fantacalcio. Mi ricordo che in inverno l’estathe lo prendevi al limone e l’estate alla pesca. Mi ricordo che ti piaceva quando avevo le calze. Mi ricordo che mi chiamavi rodny e che io ti chiamavo fisi. Mi ricordo quando faceva l’amore insaziabili e ci ripetevano quanto ci amavamo. Mi ricordo la prima volta che mi hai detto che mi amavi ed eri ubriaco, erano le quattro di mattina, infatti non ti ho creduto. Mi ricordo la nostra prima uscita e mi viene da piangere. Ti voglio bene, Cate.
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