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#lutto nel mondo della politica
libero-de-mente · 1 year
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4 ottobre 2023
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Scrivo sempre post leggeri, quasi sempre, a volte con pensieri cupi quando non sto bene, mi sono ripromesso di non entrare mai più nel bailamme dei commenti che riguardano politica, fatti di cronaca o altre questioni. Lo feci con il mio primo account, risultato? Bannato con ignominia.
Però...
Però a un certo punto qualcosa non riesci più a trattenerlo, come la goccia che un po' alla volta riempe un vaso e poi lo fa traboccare.
I social sono stati accolti come un mezzo di comunicazione tra la gente. Ci hanno sicuramente cambiato la vita e la stanno condizionando come nessuno si poteva immaginare.
Un piccolo potere tra le mani di chiunque di dire, fare e poi pubblicare qualsiasi cosa. Con device sempre più potenti e di conseguenza immagini e video più nitidi.
I social aiutano a denunciare fatti brutti o pericolosi per la gente, o mostrare posti e meraviglie del mondo.
Il difetto più evidente di questa connessione di massa resta, a mio avviso, il cervello delle persone. In particolare le opinioni che si partoriscono per ogni vicenda.
Un esempio, ieri sera poco dopo le 21:00 un autobus è precipitato da un tratto sopraelevato a Mestre. Subito il tam-tam delle notizie con persone che si sono precipitate sul posto filmando, anche dall'alto le scene strazianti di un autobus distrutto e delle urla della gente.
Non sono riuscito a guardarle, in tutta franchezza, ho sempre una sorta di riguardo e rispetto per queste cose. Non mi piace curiosare sulla sofferenza altrui. O sono lì sul posto che aiuto, oppure fare da umarell delle disgrazie altrui anche no.
Il difetto delle opinioni della gente dicevo, questa mattina dando una rapida occhiata sui social, in merito alla tragedia di Mestre leggo che
- Onore ai Vigili del Fuoco ITALIANI che hanno salvato vite umane
- Ringraziare i grande cuore degli EXTRACOMUNITARI intervenuti a soccorrere e salvare vite
- Le strutture, i guardrail, erano arrugginiti e vecchi. Indovinate chi amministra?
- Però i soldi per il ponte sullo stretto ci sono vero?
- Ah ah ah, poi dicono che da noi al Sud le strade fanno pena
- Malore per l'autista, era v4ccinat0?
- C'erano degli ucraini a bordo, c'è lo zampino di Putin
- Malore... dico solo questo non c'è correlazione. Pagliacci!
- Guardate i mio video fatto dopo pochi minuti, sentite la gente urlare? Mettete "Mi piace" e condividete!!!
- Dov'è il Governo?
- Bisogna tornare alla Lira, così si che abbiamo potere economico per sistemare le infrastrutture
Evito di andare oltre, ho già il mal di stomaco.
Capite che si strumentalizza tutto ai fini politici, ideologici? Di eterna guerra contro i nemici che esistono dall'altra parte delle barricate. quelle non fisiche a ideologiche e di opinioni che l'uomo in massa si è creato.
Per le vittime? Nessun pensiero?
Certo che ci sono, la stragrande maggioranza sono di politici e capi di stato italiani o europei, persino Ursula von der Leyen.
Poi ci sono utenti che postano il segno di lutto, o di una candela accesa ne buio, con scritto "Una preghiera per le vittime di Mestre". E fino a qui nulla di male, se non per il fatto che poi spesso aggiungono "scrivi Amen e fai girare".
Perché oggi uno degli sport preferiti è fare girare:
- Girare la testa dall'altra parte per non vedere
- Far girare le palle alla gente
- Far girare i propri post per aumentare a visibilità perché in molti di noi, nel profondo dell'anima, esiste un piccolo influencer che vuole farcela.
Ora mi fermo, non vi preoccupate tornerò quanto prima a scrivere scemenze come sempre e con leggerezza. Che la vita è pesante di per sé, almeno sui social sentiamoci leggeri.
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aminuscolo · 10 months
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Specchi infranti
Ho scritto un pezzo per doppiozero ma ha suscitato contestazioni dunque lo posto qui.
Ho sentito spesso dire alle donne che sono a pezzi. Le ho viste in pezzi. E ho, davanti agli occhi, donne in pezzi al lavoro, donne in pezzi a correre. Donne in pezzi al ristorante, e donne in pezzi sul divano. Donne in pezzi truccate.
Raramente ho sentito questa espressione in bocca a un uomo. Può un uomo andare in pezzi?
Centocinque donne uccise per mano d’uomo dall’inizio del 2023. Centocinque. Centocinque donne fatte a pezzi. Può un uomo andare in pezzi?
Giulia Cecchettin, Filippo Turetta. Una nuova storia, altri nomi, un dibattito pubblico che si infiamma, molto rumore destinato a durare qualche settimana. Meccanismi di risposta primitivi: difesa del proprio pensiero già pensato; ricerca di un colpevole; denigrazione dell’avversario; rivendicazione di innocenza. C’è chi vuole accusare le donne e c’è chi pensa di evirare gli uomini; c’è chi risolve tutto con la teoria del mostro e chi impiccherebbe i genitori del mostro. C’è chi dice “a me mai”, “ma io no”, “non in mio nome”, “se l’è cercata”, “è la famiglia”, “è il patriarcato”, “è la libertà delle donne”, “siete tutte puttane”.
E soluzioni improvvisate: si tratta di fare educazione sessuale (sic); chiamare psicologi e influencer a intervenire nelle scuole è il gesto di cui abbiamo bisogno (sic); insegnare alle donne a non accettare l’ultimo appuntamento (sic); redigere un opuscoletto che aiuti noi donne a intercettare i segnali e proteggerci (sic). Perché di questo si tratta, sempre: non provocare, non esagerare, non bere, non accettare l’ultimo appuntamento, non laurearci, non alzare la voce, non truccarci se stiamo soffrendo. Ah, però si tratta pure di non sparire, altrimenti è ghosting: come potete essere così insensibili?
Elena Cecchettin prende parola, elabora il proprio lutto provando a dare un senso alla tragedia che si trova a dover attraversare: parla come sorella, come donna, come cittadina. Porta il proprio corpo, la propria voce, e quel corpo e quella voce diventano bersaglio. Violenza su violenza e ancora ci sorprendiamo. Eppure Elena Cecchettin prova a non scegliere l’odio, la via più semplice. Hannah Arendt scriveva che ognuno di noi ha il compito, a partire dalla nascita, di portare nel mondo la propria differenza assoluta, provare a pensare quel che non è già stato pensato. Assumersi la responsabilità del proprio dire, portarlo, con il corpo, in uno spazio condiviso, dove possa essere occasione di confronto. Altre singolarità, altri corpi. La politica come spazio sorgivo, esito della costruzione di questo “tra”, avendo cura del corpo dell’altro davanti a noi, della sua alterità radicale. Arendt invitava a coltivare con cura la possibilità di pensare insieme. Arendt, soprattutto, ci ha insegnato che pensare al mostro è facile, umano, ma non ci aiuta a comprendere e a ricordarci che dietro il singolare c’è il sociale. Elena Cecchettin vuole comprendere e comprendere non è perdonare, è provare a stare in una complessità e a implicarsi in questa complessità. Voler comprendere è politica.
Vorrei che si provasse ad abitare tale complessità.
Vorrei che ogni uomo fosse più capace di assumersi la responsabilità di vincere la vergogna che prova ogni volta che si trovi, in una birra con amici, a interrompere la goliardia, mostrando agli interlocutori come parlano e da dove parlano. Vorrei che ogni uomo interrogasse il maschilista che ha in sé. Vorrei che lo vedesse. Vorrei che interrogasse il da dove spiega. Vorrei che si accorgesse quanto spiega. Vorrei che si accorgesse della postura che ha quando entra in una stanza, vorrei che si interrogasse su cosa è per lui la macchina, o il lavoro. Vorrei che si domandasse che cosa ama in chi ama, vorrei che guardasse dalla finestra della propria casa la gestione domestica. Vorrei che potesse fare i conti con la vergogna, metterla in parola, vorrei che potesse sentire di non dover essere potente. Vorrei che ogni uomo non fosse tutto di un pezzo. Vorrei che sapesse (e potesse) andare in pezzi. Può un uomo andare in pezzi?
Vorrei che le donne si accorgessero di quanto maschilismo introiettato, di quanto potere agito, di quanta competizione, quanto odio, quanta logica patriarcale assorbita. Quanto perdersi in una gara a diventare, loro, tutte di un pezzo, invece che danzare, insieme, cucendo i pezzi staccati ogni volta con un’invenzione nuova.
È complicato, per gli uomini, fare i conti con un femminile che si emancipa. La crisi – e per fortuna – di un modello violento e verticale, quello patriarcale, ha determinato una necessità di ripensarsi che non è stata presa in carico da nessuna agenzia sociale. La cultura continua a proporre modelli di vincenti, di eccezione, di genialità, di prestazione. Tutto è competizione e il mondo è diviso in chi ce la fa e chi soccombe. Farcela a fare che cosa? È la felicità in campo?
In questo tempo di transizione, in cui il patriarcato domina ancora, ma messo in questione, il maschile non sa interrogarsi su una nuova posizione possibile, non avendo mai abitato altro che la posizione dominante.
La crisi del legame sociale è pervasiva: vivere con gli altri comporta una rinuncia, la rinuncia ad avere tutto, quale è la contropartita? Quale è il valore aggiunto che mi viene dall’altro se l’altro è un rivale e mai un’occasione? Se a scuola i genitori si preoccupano che le differenze degli altri rallentino la formazione e se contano i risultati più che la relazione? Nella crisi del legame sociale, che ha investito le famiglie, i figli sono troppo spesso il completamento narcisistico, il senso che resta quando tutto vacilla. Proteggerli dalla frustrazione, dai no, dagli inciampi: essere lo specchio che li conferma perché siano lo specchio che ci conferma. Assicurarsi il loro “funzionare” – il loro rispondere a un modello di rendimento e di successo – più che la loro capacità di “amare” – costruire legami, sopportare le differenze, smarcarsi da modelli simbiotici in cui nulla resta dell’alterità e delle differenze. Nessun spazio per fare i conti, i conti davvero, con delusione, invidia, frustrazione, aggressività, rabbia, nessuno spazio per poterle dire. Nessuno spazio per imparare ad andare in pezzi, per imparare la perdita. La psicoanalisi ci insegna come l’aggressività sia figlia della seduzione speculare: se lo sguardo dell’altro è stato lo specchio buono che ci ha rimandato una immagine amabile di noi, la sottrazione di quello sguardo porta con sé il crollo di quell’immagine. L’altro speculare è l’altro che ha nelle mani il potere di farci sentire dio o merda. Non c’è amore per l’altro nello specchio perché non c’è alterità: è la nostra immagine, in gioco. Amo te ma perché ne va di me: la tua presenza conferisce alla mia vita un senso altrimenti assente. Ecco perché non si può lasciarlo andare, ecco perché si teme il suo distacco, la sua indipendenza, la sua libertà. Ecco perché da idealizzazione a odio; da cura a rabbia cieca; da ragione di vita a persecutore cui dare la morte.
Come costruire relazioni non immaginarie? Relazioni in cui il legame si prenda carico dell’assoluta alterità dell’altro? Relazioni in cui l’altro possa andare e tornare, essere interlocutore, amante, differenza, libertà? Relazioni in cui non ne va di me, della mia individualità, ma di un tu e di un io? Come promuovere un discorso sociale in cui lo spazio sia uno spazio “tra” tutto da costruire, fatto di corpi che devono coesistere, intrecciarsi, dialogare, costruire, a partire da ineliminabili differenze?
Fare a pezzi gli specchi è compito di ognuno di noi. Fare a pezzi gli specchi per poter andare in pezzi. E ripartire dalla vergogna, dalla fatica, dalla mancanza.
E dalla piena coscienza che siamo animali sociali: non ci si salva da soli.
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lamilanomagazine · 5 months
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Moda, morto Roberto Cavalli: lo stilista fiorentino aveva 83 anni
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Moda, morto Roberto Cavalli: lo stilista fiorentino aveva 83 anni. Il mondo della moda è in lutto per la morte di Roberto Cavalli. Lo stilista, che era malato da tempo, si è spento a Firenze all'età di 83 anni. I familiari hanno avvisato della sua morte gli amici e i conoscenti più stretti. Accanto a Cavalli c'era la sua ultima compagna, Sandra Bergman Nilsonn, dalla quale ha avuto un figlio, Giorgio, due anni fa. Il sesto figlio dopo Tommaso e Cristiana, nati dal suo primo matrimonio con Silvanella Giannoni, e Robert, Rachele e Daniele, avuti dalle seconde nozze con Eva Duringer. Cavalli aveva ceduto il suo marchio storico nel 2015. Cavalli è stato tra i protagonisti della moda degli ultimi 50 anni, contribuendo a rappresentare il Made in Italy nel mondo. "Non chiamatemi stilista - scriveva nella sua autobiografia “Just Me” (Mondadori) -. Il mio talento, piuttosto, è trovare ciò che rende speciale un tessuto, un abito, una donna, pensando sempre alla moda come fosse un sogno pret-à-portèr, pronto per essere indossato". Un pret-à-portèr riconoscibile grazie a motivi iconici come l'animalier che è stato indossato in tutto il mondo. Dal 2014 Roberto Cavalli ha lasciato la guida della maison, che è ora affidata alla direzione creativa di Fausto Puglisi. Oggi la griffe è di proprietà della società di investimento di Dubai Vision Investments, che fa capo a Hussain Sajwani.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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siciliatv · 10 months
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Lutto nel mondo della politica: è morto il consigliere comunale di Agrigento Nello Hamel
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Lutto nel mondo della politica: è morto il consigliere comunale di Agrigento Nello Hamel La politica agrigentina è in lutto per la morte del consigliere comunale Nello Hamel. Aveva 71 anni.... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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conte-olaf · 1 year
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Nel bene e nel male, ciò che siamo stat_, ciò che proveremo ad essere
Due giorni, 8 e 9 luglio, che hanno provato a riflettere ciò che siamo stati, ciò che proveremo ad essere. Sapevamo che dovevamo resistere diversi giorni in quella fabbrica. Non sono stati solo diversi giorni, 730 per l'esattezza, ma sono stati anche giorni diversi. E noi oggi siamo diversi e sempre troppo uguali. Abbastanza forti per non perdere, ancora troppo poco per vincere. La nostra dimensione è grande e microscopica allo stesso tempo, epica e meschina nello stesso attimo.
Siamo una comunità bombardata, da mail di licenziamento, mancanze di stipendi, immobilismo, ignavia, ipocrisia, traumi, fatica, stanchezza. Esattamente come in una città che ha subito un assedio, ci muoviamo un po' stralunati tra la nostalgia di una vecchia vita che non tornerà più e la forza della nuova che proviamo a costruire. Abbiamo subito il lutto di tanti, troppi colleghi che hanno dovuto mollare. E al contempo c'è la gioia di forze sempre nuove che si uniscono in questa lotta. Abbiamo visto che questa talpa continua a scavare e può far crollare fortezze.
E' in fondo pura condizione umana. E solo se restiamo umani, riusciremo.
L'8 e 9 luglio viene rappresentato da Militanza Grafica, come un abbraccio. E questo è stato:
a) 500 partecipanti registrati solo al form online. 95 volontari registrati solo al form online. I conti sulle presenze effettive li stiamo ancora facendo. 600 persone a pranzo tra sabato e domenica. Una delegazione di 60 ospiti internazionali solo da Svizzera e Germania.
b) sabato mattina, assemblea su giustizia climatica e sociale, con Fff, Exploit, Ecologia Politica ecc., oltre 150 partecipanti, 25 realtà organizzate provenienti dall'estero
c) sabato alle 15, supporto all'azione di protesta al punto commerciale di MondoConvenienza
d) alle 18, al Pride
e) dalle 21 talk con Antonella Bundu, Francesca Coin, Nicoletta Dosio, Alberto Prunetti. Reading operaio
f) migliaia di persone al concerto con Assalti Frontali, Punkreas, Willie Peyote, Mauras, Romanticismo Periferico
g) un corteo notturno improvvisato che da Gkn raggiunge i cancelli di Mondo Convenienza
h) domenica mattina, la seconda tappa della Carovana del mutualismo, oltre 100 partecipanti, decine di realtà mutualistiche da tutta Italia
i) presentato il secondo e terzo prototipo di Cargo Bike, con inizio di un sondaggio di gradimento e acquisto
l) la sera di domenica in delegazione alla festa provinciale dell'Arci...
Abbiamo straripato convergenza, per provare a continuare a insorgere. Nei prossimi giorni i dettagli, le foto, i video. #insorgiamo
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Lutto nel mondo del calcio e della politica: si è spento Silvio Berlusconi, aveva 86 anni
Lutto nel mondo del calcio, della poltica e dell'imprenditoria italiana: si è spento, all'età di 86 anni, Silvio Berlusconi, presidente del Monza e, per tanti anni, presidente del Milan.source
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kritere · 1 year
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Il saluto di Matteo Salvini a Silvio Berlusconi: “Un grande italiano e un grande amico, sono distrutto”
DIRETTA TV 12 Giugno 2023 Matteo Salvini ha pubblicato un messaggio di cordoglio dopo la morte di Silvio Berlusconi, a 86 anni. “Oggi perdo un grande amico. Sono distrutto e piango raramente, oggi è uno di quei giorni”, ha scritto sui social. 4 CONDIVISIONI Lutto nel mondo della politica, e anche per l’alleato da quasi dieci anni, Matteo Salvini. La morte di Silvio Berlusconi, ricoverato da…
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telodogratis · 2 years
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Lutto nel mondo della politica, morto l’ex sindaco di Carini Nino Mannino
Lutto nel mondo della politica, morto l’ex sindaco di Carini Nino Mannino
Ex parlamentare e combattente per i diritti civili, si è spento all’età di 83 anni all’ospedale di Partinico L’articolo Lutto nel mondo della politica, morto l’ex sindaco di Carini Nino Mannino proviene da PalermoLive.Cronaca di Palermo, Carini, Lutto Politica a lutto per la morte di Nino Mannino, ex sindaco di Carini e storica figura del Pci siciliano. Originario del comune palermitano, Mannino…
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carmenvicinanza · 2 years
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Hebe de Bonafini
https://www.unadonnalgiorno.it/hebe-de-bonafini/
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Hebe de Bonafini, attivista argentina, è stata tra le fondatrici dell’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, l’organizzazione che ha riunito le madri delle persone desaparecidos, sequestrate, torturate e uccise dagli agenti del regime militare di Jorge Videla, tra il 1976 e il 1983.
Al grido di battaglia Aparición con vida si è pronunciata in difesa dei diritti umani in tutto il mondo, ottenendo riconoscimenti internazionali tra cui il Premio UNESCO per l’Educazione alla Pace nel 1999.
Nata il 4 dicembre del 1928 a Ensenada, durante la dittatura di Videla aveva perso due figli e una nuora: Jorge Omar e Raúl Alfredo nel 1977 e l’anno successivo la stessa sorte era toccata a sua nuora, la moglie di Jorge, María Elena Bugnone Cepeda. Non venne risparmiata nemmeno la sua terza figlia María Alejandra, scampata al sequestro ma non a torture e atrocità delle milizie.
Le Madri di Plaza de Mayo, nel 1986 si sono divise in due gruppi, il più numeroso, presieduto da Hebe de Bonafini, si è fatto portavoce di una linea politica marxista e anti-americana.
Dalla metà del 1977, tutti i giovedì, si riunisce a Plaza de Mayo, nel cuore di Buenos Aires, marciando intorno al monumento conosciuto come la piramide di Maggio.
L’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, che ha presieduto dal 1979, ha beneficiato di maggiori finanziamenti governativi durante le amministrazioni di Néstor Kirchner che aveva sostenuto e ha esteso la sua influenza attraverso il giornale La Voz de las Madres, una stazione radio e l’Università popolare delle madri di Plaza de Mayo.
Hebe de Bonafini è stata anche regolare consigliera della Casa Rosada sotto il governo di Cristina Fernández.
Tenace combattente non si è mai risparmiata nei giudizi e ha espresso sostegno a figure come Fidel Castro, Augusto Sandino, Yasser Arafat, Hugo Chávez, Evo Morales e le madri dei prigionieri dell’ETA. Si è dichiarata contraria alla socialdemocrazia, al capitalismo, al neoliberismo, alla globalizzazione e al Fondo monetario internazionale.
È morta in un ospedale di La Plata, nella provincia di Buenos Aires, dove era ricoverata per una malattia cronica, il 20 novembre 2022, aveva 93 anni. Per la sua dipartita l’Argentina ha proclamato tre giorni di lutto nazionale.
Hebe de Bonafini non ha mai mancato una marcia: 2036 le manifestazioni sin dalla prima del 30 aprile 1977, sempre presente, col fazzoletto bianco annodato sul capo.
La Madre di Plaza de Mayo è stata un simbolo mondiale della lotta per i Diritti Umani.
Una vita dedicata alla lotta, alla giustizia e alla dignità della memoria.
Tra le tante onorificenze ricevute in tutto il globo, ci sono tre lauree honoris causa, la nomina all’Ordine delle Eroine del Venezuela e all’Ordine nazionale al merito dell’Ecuador. Ha ricevuto il Premio Straordinario per i Diritti Umani in occasione del bicentenario della Rivoluzione di Maggio della Repubblica Argentina e il Premio Rodolfo Walsh per la comunicazione e i diritti umani dall’Università nazionale di La Plata.
È stata il simbolo di quelle donne, madri, nonne, attiviste forti e insorgenti che hanno scosso le poltrone dei “potenti”.
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madonienotizie-blog · 5 years
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Lutto nel mondo della politica, è morto il senatore Bartolo Fazio, amico di sempre di Sergio Mattarella Lutto a Geraci Siculo e nel mondo della politica siciliana e oltre lo stretto. È morto il senatore Bartolo Fazio, già sindaco per tanti anni del Comune incluso nel club dei Borghi più belli d'Italia https://is.gd/K5klK1
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alibnabitalib · 4 years
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La tradizione ebraica parla di due redentori, ciascuno chiamato Mashiach. Entrambi sono coinvolti nell'inaugurare l'era messianica. Sono il Mashiach ben David e il Mashiach ben Yossef.
Il termine Mashiach non qualificato si riferisce sempre a Mashiach ben David (Mashiach il discendente di David) della tribù di Giuda. Egli è l'attuale (definitivo) redentore che regnerà nell'era messianica. Tutto ciò che è stato detto nel nostro testo si riferisce a lui.
Mashiach ben Yossef (Mashiach il discendente di Giuseppe) della tribù di Efraim (figlio di Giuseppe), è anche chiamato Mashiach ben Ephrayim, Mashiach il discendente di Efraim.
Egli verrà prima, prima del redentore finale, e più tardi servirà come suo viceré.
Il compito essenziale di Mashiach ben Yossef è di agire come precursore di Mashiach ben David: egli preparerà il mondo alla venuta del redentore finale. Diverse fonti gli attribuiscono funzioni diverse, alcune lo accusano addirittura di compiti tradizionalmente associati al Mashiach ben David (come l'ingabbiamento degli esuli, la ricostruzione del Bet Hamikdash, e così via).
La funzione principale e finale attribuita a Mashiach ben Yossef è di natura politica e militare. Egli farà la guerra contro le forze del male che opprimono Israele. Più specificamente, egli combatterà contro Edom, i discendenti di Esaù.
Edom è la designazione completa dei nemici di Israele,6 e sarà schiacciato attraverso la progenie di Giuseppe. Così è stato profetizzato dal vecchio: "La Casa di Giacobbe sarà un fuoco e la Casa di Giuseppe una fiamma, e la Casa di Esaù per le stoppie...". (Abdia 1, 18): "la progenie di Esaù sarà consegnata solo nelle mani della progenie di Giuseppe.
Questo confronto finale tra Giuseppe ed Esaù è alluso già nella nascita stessa di Giuseppe quando sua madre Rachele esclamò: "G-d mi ha tolto la vergogna" (Genesi 30:23): con visione profetica prevedeva che un "salvatore unto" sarebbe disceso da Giuseppe e che avrebbe rimosso la vergogna di Israele.8 In questo contesto lo chiamò "Yossef, dicendo 'yossef Hashem - possa G-d aggiungere a me ben acher (lit., un altro figlio), cioè ben acharono shel olam - uno che sarà alla fine del tempo del mondo, "9 da cui consegue che 'meshu'ach milchamah - uno unto per la battaglia' discenderà da Giuseppe".
I risultati immediati di questa guerra saranno disastrosi: Mashiach ben Yossef sarà ucciso. Questo è descritto nella profezia di Zaccaria, che dice di questa tragedia che "lo piangeranno come un unico lutto per un figlio unico". (Zaccaria 12:10).
Alla sua morte seguirà un periodo di grandi calamità. Queste nuove tribolazioni saranno la prova finale per Israele, e poco dopo Mashiach ben David verrà ed inizierà l'era messianica di pace e beatitudine eterna.
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falcemartello · 5 years
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Toh, il razzismo a Sondrio l'ha inventato una Sardina
Nella Alabama degli anni Cinquanta, dove gli atti razzisti si commettevano, i giornali li nascondevano. Nell’Italia di fine 2019, dove il razzismo non esiste, i media invece se li inventano. Guardiamo per esempio alla prima del Riformista di oggi diretto da Piero Sansonetti: “Siamo tutti Nigeriani. La storia della madre insultata in ospedale”. Con un piccolo particolare, l’evento che, giustamente, avrebbe dovuto far urlare di indignazione se fosse avvenuto, non sarebbe mai accaduto. Niente insulti alla madre nigeriana che aveva appena perso la figlia di 5 mesi, come raccontano sempre il 19 dicembre, sia pure titolando in maniera ambigua, fonti insospettabili come Repubblica e La Stampa.
Eppure nella tarda mattinata del giorno prima, l’hashtag Sondrio era in trend topic, con commenti indignati (vedete, cosa produce la destra?) del sinistrismo vario e quelli di alcuni leader di destra, un po’ sulla difensiva, a condannare ovviamente l’accaduto. Che però non era accaduto. Qualche sospetto noi l’avevamo nutrito subito. Che una dozzina di persone, nella civilissima Sondrio, insultasse una signora di colore, soprattutto dopo un così grave lutto, ci pareva inverosimile. E una lampadina ci si era accesa quando avevamo letto (sul sito online del Corriere) che l’unica testimone era una consigliera comunale del Pd, che aveva riportato l’accaduto su Facebook per poi andarlo a denunciare in piazza con le sardine. E infatti, nessuno ha sentito insulti, neanche la povera mamma nigeriana, intervistata da Repubblica. Ma prima che questo si sapesse è scattata la solita muta di cani democratici sui social a ululare contro il razzismo immaginario. Tre lezioni dobbiamo trarre.
La prima lezione è che, come aveva scritto quasi un secolo fa Marc Bloch nel suo saggio sulle false notizie di guerra, esse si propagano anche quando l’evidenza empirica e il senso comune le contraddicono e che fermarne il decorso e la diffusione è pressoché impossibile.
Seconda lezione. I giornali riportano le notizie ma a rimorchio dell’emozionalismo imposto dai sentimenti della folla si trasformano anch’essi in attori rafforzativi della falsa notizia. Nessun giornale che a caldo, si chiedesse se un solo testimone, per di più cosi particolare, non rendesse perlomeno tutta da verificare la vicenda.
Terza lezione. La fanciulla da cui è partito il caso non ha purtroppo costruito la vicenda in modo freddo e cinico per visibilità politica e per dimostrare che Salvini e Meloni sono nemici da abbattere. E diciamo purtroppo perché se fosse così saremmo nell’orizzonte del normale orrore del politico. Orrore ma politico, quindi in qualche modo razionale.
No, guardando la pagina fb della fanciulla, che pure è consigliere comunale, nulla traspare di pensiero politico, è tutto un florilegio di buoni sentimenti e di moralismo, e probabilmente si è convinta di aver visto quelle scene e di aver sentito quelle voci. Con il fuoco nella mente della ideologia apparentemente debole ma in realtà totalitaria dell’anti razzismo, le deve essere apparso naturale ingigantire quello che forse è stato il commento a bassa voce di un tizio e trasformarlo in una sorta di mob razzista contro una madre sconvolta dal dolore.
E se le sardine sono queste, altro che amore: il loro totale impoliticismo si sposa con una ideologia talmente radicale da far costruire nelle loro menti un mondo inesistente. Nel quale vorrebbero probabilmente vederci tutti morti.
Marco Gervasoni
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lamilanomagazine · 6 months
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Calcio, Fiorentina in lutto: è morto Joe Barone
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Calcio, Fiorentina in lutto: è morto Joe Barone. Un malore improvviso prima dell’inizio del match contro l’Atalanta aveva tenuto con il fiato sospeso la Fiorentina e tutto il mondo del calcio. Oggi, dopo ore di lotta tra la vita e la morte, la drammatica notizia diffusa del club: Joe Barone è morto. Il direttore generale viola, ricoverato in terapia intensiva all'ospedale San Raffaele di Milano, si è spento oggi a soli 57 anni. Al suo fianco la moglie Camilla, i quattro figli (Pietro, Salvatore, Giuseppe e Gabriella) e anche il nipotino di soli 11 mesi arrivato dagli States. Il presidente della Fiorentina Rocco Commisso era atteso al capezzale dell'amico e dirigente per la giornata di mercoledì. Barone, che domani avrebbe compiuto 58 anni, era attaccato alla cosiddetta “resurrection machine”, un apparecchio all’avanguardia che viene usato per i casi più gravi. Il braccio destro di Commisso, il rappresentante della proprietà italoamericana in Italia, era nato in Sicilia nel 1966. Si era trasferito con la sua famiglia negli Stati Uniti da bambino. E soltanto recentemente aveva cominciato a fare il dirigente calcistico. Sotto la sua direzione, la Fiorentina si risolleva non soltanto nei risultati sportivi. Tanti investimenti, quello più importante è per la realizzazione del Viola Park, recentemente inaugurato, di cui si è occupato in prima persona.   Il comunicato del club "Con un dolore profondo e immensa tristezza, la Fiorentina oggi perde un suo punto di riferimento, una figura che ha segnato la storia recente del Club e che non sarà mai dimenticata. Il Direttore Generale Giuseppe Barone, dopo il malore occorso domenica, è venuto a mancare oggi presso l’ospedale “San Raffaele” di Milano. Rocco Commisso e la sua famiglia, Daniele Pradè, Nicolas Burdisso, Alessandro Ferrari, Vincenzo Italiano, Cristiano Biraghi e tutta la Fiorentina sono distrutti per la terribile perdita di un uomo che ha offerto la sua grande professionalità, il suo cuore e la sua passione per questi colori, di un amico disponibile e sempre vicino in tutti i momenti, sia quelli più felici e, soprattutto, quelli più difficili. Tutto il mondo viola si stringe in un abbraccio commosso alla moglie Camilla, ai suoi figli e a tutta la famiglia Barone in questo momento di enorme sconforto”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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corallorosso · 4 years
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Il clamoroso video del direttore del Bild che attacca il presidente cinese Xi Jinping Il direttore del giornale tedesco Bild, Julian Reichelt, ha diramato un clamoroso video di non – scuse rivolto al Presidente cinese e segretario del Partito Comunista Xi Jinping. Il giovane direttore del Bild, uno dei principali quotidiani tedeschi, aveva ricevuto una lettera dall’Ambasciata Cinese, che non aveva gradito il trattamento che il giornale aveva riservato al governo cinese. ...È consuetudine del governo cinese richiedere video di scuse a seguito di presunte offese... “Gentile presidente Xi Jinping. La sua ambasciata a Berlino mi ha inviato una lettera aperta perché sul nostro giornale abbiamo chiesto se fosse giusto chiedere alla Cina di pagare per l’enorme danno economico che è stato causato dalla diffusione del coronavirus in tutto il mondo. Cortesemente, mi consenta di rispondere. Prima di tutto, lei governa con la sorveglianza e il controllo. Lei non sarebbe presidente senza la sorveglianza. Lei controlla qualunque cosa faccia qualunque cittadino ma si rifiuta di monitorare i wet market infetti del suo Paese. Ha fatto chiudere tutti i giornali e siti internet che si sono mostrati critici rispetto al suo operato, ma non le bancarelle dove vengono vendute le zuppe al pipistrello. Lei non controlla solo i suoi cittadini, ma li mette in pericolo, e con loro, il resto del mondo. Secondo, la sorveglianza è una violazione della libertà. E una nazione che non è libera non può essere creativa, e una nazione che non è innovativa, non inventa nulla. Ecco perché ha trasformato la Cina nel più grande esperto di furto di proprietà intellettuale. La Cina si arricchisce con le invenzioni degli altri, invece che con le sue invenzioni. La ragione per cui in Cina non si inventa e non si innova, è perché non permettete ai giovani del vostro paese di pensare liberamente. La cosa più grande che avete esportato, e che comunque nessuno voleva, è il Coronavirus. Terzo: lei, il suo governo e i vostri scienziati sapevate da tempo che il Coronavirus fosse altamente infettivo, ma avete lasciato il resto del mondo all’oscuro. I suoi esperti non hanno saputo rispondere, quando i ricercatori occidentali chiedevano cosa stesse accadendo a Wuhan, era troppo orgoglioso e nazionalista per ammettere la verità. Pensava si trattasse di una disgrazia nazionale e invece si è trasformata in un disastro globale. Quarto, il Washington Post riporta che i vostri laboratori a Wuhan hanno fatto ricerche sui Coronavirus nei pipistrelli, ma senza mantenere i livelli di sicurezza elevati che sarebbero necessari. Perché i vostri laboratori tossici non sono così sicuri quanto invece lo sono le vostre carceri per i prigionieri politici? Potrebbe spiegarlo alle vedove in lutto, alle figlie e ai figli, mariti e genitori delle vittime di Coronavirus in tutto il mondo? Quinto, nel suo paese il popolo la sta mettendo in discussione, il suo potere sta crollando. Ha creato una Cina impenetrabile, non trasparente. Prima del Covid, la Cina era conosciuta come uno Stato-Sorvegliante, ora è uno stato sorvegliante che ha infettato il mondo con una malattia mortale. Questa è la sua eredità politica. La sua ambasciata dice che non sono all’altezza della tradizionale amicizia fra i nostri popoli. Immagino che considera una grande amicizia, quella in cui manda mascherine in giro per il mondo. Questa non è amicizia, la chiamerei imperialismo nascosto dietro un sorriso, un cavallo di Troia. Pianifica di rafforzare la Cina grazie ad una malattia che ha esportato. Non ci riuscirà: il Coronavirus prima o poi sarà la sua fine politica”. Di Elisa Serafini
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gregor-samsung · 4 years
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Se ti viene per caso qualche vecchio intelligente e sentenzioso, ti farà, per ottenere qualcosa, l'indovino, il profeta, il consigliere, il novellatore, il poeta, se pure non si spingerà nelle pratiche più difficili della divinazione del futuro. Sempre ti dirà di guardarti dal prossimo di Dio, e che chi ti ha voluto bene ti andrà in faccia al naso, e questo significa che non bisogna partecipare alla vita politica, non scrivere, non parlare, perché da noi quelli che vi partecipano rovinano sempre sé e le loro famiglie, gli onesti, s'intende; sempre sentenzierà che il mondo oggi è un mondo… chi serpente, chi leone, chi tigre… volpi no; son troppo miti bestiole, pel nostro contadino, per entrare nel ceto civile. Fa poi da indovino alle ragazze di casa dei segreti del loro cuore e cerca di allietarle e interpreta anche i sogni e dà notizia dei morti, e che ha sognato la mamma vestita di velluto tutto infiorato, segno di gloria, che gli portava un regalo di uva nera, segno di lutto, che però io non mangiavo, segno che non ci sarà un altro morto, ma era molto triste e cioè vuole suffragi per la sua anima; e le donne lagrimano mentre quegli suggerisce i numeri pel lotto. Mescolerà anche oscure storie di diavoli coi cavalli di bronzo, dell'uomo dalla barba bianca, di Luciferre e dell'anticristo, figlio della monaca e del monaco segreto, dei sett'anni di buona annata, della fine del mondo, quando la terra sarà bruciata sette palmi, e che Iddio ha creato il povero e il ricco, ed il povero deve campare di sotto al ricco. Vengono poi le storie della sua vita militare, a Milano, quando lui faceva le marce portandosi nello zaino un fiasco di vino, e ad un certo momento il suo tenente aveva sete e ricorreva al suo fiasco, e poi il suo capitano aveva sete anche lui e chiedeva di bere, e beveva pure il suo maggiore, e così anche il suo colonnello e fin il suo generale, tutti bevevano, uno dopo l'altro, e lui si buscava all'ultimo cento lire! Ma oggi!… oggi è il mondo…, oggi è un mondo… chi serpente, chi leone, chi tigre… Il rimedio? Un «vespro»; ma… ohé, non solo al nostro paese, ma per ogni paese; ognuno si uccide i suoi, fino ai topi e ai gatti. «Ma non bisogna uccidere, mio caro, e tu sei un buon cristiano; non tiravi di coltello neanche nel vino, quando ce n'era ». È giusto ciò che dici vossignoria, ma oggi ognuno vuol essere sopra l'altro: non devi far questo, non devi far quest'altro. E siamo noi che gli diamo la forza! Sì, io aiuto te, perché mi dai questo e questo. Oggi è più brutto del ‘60, quando il pane arrivò a dodici grani. Passa così alle altre sue glorie, quelle dello sciabà elettorale di una volta, ai tempi dell'on. Abruzzese, che a casa sua non mancavano maccheroni, formaggio, aleatico e moscato, perché la moglie era malata, e lui ricevette un ceffone da Michele Somma, della parte avversa, ma glielo restituì; talché il rimedio vero è pur sempre quello, un ammazzamento universale dei padroni, se non vogliamo mangiarci l'un l'altro per fame. Ma tu perché quando eri sul municipio non mi desti quella pezza di terreno comunale? Se si comprende l'improvvisa uscita finale, è difficile sceverare qualcosa in tutto questo tritume psicologico, dove, in assenza di una religiosità operante e trasformante, la mancanza di dignità civile si colora di rassegnazione, con qua e là scoppi di ira impotente. Né è a credere che i giovani di oggi siano migliori, e se invece degli antichi poemi religiosi popolari cantano le cigolettes, non è mutato il fondo; soprattutto non è diversa né migliore la classe colta; in alto e in basso mancanza di tradizioni civili, anarchismo ed abito alla violenza.
Tommaso Fiore, Un popolo di formiche, Palomar Edizioni, Bari, 2001; pp. 53-55.
Nota: Il libro fu pubblicato per la prima volta dalla Laterza nel 1951 ed ottenne un immediato successo di critica, sancito dalla vittoria del Premio Viareggio in quello stesso anno. Divenuto ben presto un classico della letteratura meridionalista, esso consiste di una raccolta degli articoli richiesti da Piero Gobetti all’autore quale reportage dalle province pugliesi nei primi anni della dittatura; le “lettere” furono pubblicate inizialmente su La Rivoluzione Liberale e, dopo la tragica morte dell’intellettuale torinese nel 1925 e la chiusura della rivista per ordine di Mussolini, su Coscientia di Giuseppe Gangale.
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radheidiloveme · 5 years
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Restiamo affascinati dalla incredibile perfezione della grande musica, quando inesplicabili puntuali dimensioni di tempi e di suoni s’incontrano. Intanto nel Mondo, dopo che mille sinfonie sono state pensate ed eseguite, viviamo uno sferragliante disastro umano. La disperazione della resistenza kurda, l’esemplare crudeltà dei dittatori, la viltà dei politici, il mare come cimitero. Il cimitero invisibile, senza tombe. Il cimitero che fa riproporre politiche disumane, perché quei morti/spariti/insepolti diventano un fatto politico, una opinione, un calcolo, un punto di vista, ormai una inesistenza. Questa specie di uomini, i politici italiani come europei, si ripropongono a noi cittadini sgomenti, continuano a questionare fra loro, volteggiano un balletto lento surreale osceno e ripetitivo. Sul palcoscenico nessun morto, nessuna falce, barcone, fosforo bianco. La Leopolda, piazza S. Giovanni, i palazzotti romani, la spregevole folla esaltata e adorante. Sì, non spiace dirlo: spregevole, come può essere giudicato chi non veda il proprio singolare personale disastro agitando oggi una qualsiasi bandiera. Non è tempo di bandiere il tempo del lutto. Non si offenda nessuno di coloro che si sentano chiamare. Perché è la loro stagione, questi anni nei quali ci siamo perduti. Si sente parlare di follia, sapeste come è più sana la follia, la schizofrenia per esempio, che onestamente si dichiara, con i suoi sintomi, incompetente a vivere, rispetto ai mostriciattoli untuosi che ci sbeffeggiano da quel palcoscenico, pretendendo di dirci cosa fare, dire, pensare e votare. In nome di una vita che non rispettano. Il fosforo bianco, come una pallottola, come una donna violentata, come l’acqua salata nei polmoni, soffermiamoci ad immaginarli. Che i politici, che pur votiamo, incredibilmente non lo fanno. Ballano la loro truffa, senza nemmeno una musica, nel silenzio ipocrita. Confido nella nascita/rinascita di una resistenza non politica, ma umana, che riapra le porte al ‘sentire’.
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