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#muffin pere e cioccolato
zenzeroincucina · 2 years
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Muffin pere e gianduia
Adoro i muffin perché sono facilissimi da preparare e soprattutto veloci, anche la cottura. Sono versatili, si possono congelare e poi sono buonissimi. Questi che vi propongo sono super cioccolatosi e poi l’abbinamento con le pere è sempre vincente. Ingredienti per 6 muffin grandi 200 g di farina 00 50 g di cacao in polvere 1 cucchiaino di lievito per dolci 1/2 cucchiaino di cannella…
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Ecco il nostro #brunch di oggi Tutto compreso #buffet libero CHF 30.- #Pane a lunga lievitazione con #lievitomadre @panelento_ con marmellate #homemade Latte di soia o mandorle con i cereali #Frutta fresca a volontà Torta #zucca e arancia Torta banane e cioccolato #Polpette di farro e barbabietola con... mayo di soia al cavolo viola melograno e arancia #Muffin salati alle cipolle e carote gialle con... salsa di carote gialle al curry Cubetti di #polenta taragna soffritta #Pasta integrale panna di soia e funghi Formaggio di anacardi e pere caramellate Zucca al forno Compreso anche tè o caffé americano, 1 spremuta di arancia e l'acqua https://www.instagram.com/p/BooxsLSF5_k/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=3ri6hlj9a6ee
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zampulla · 4 years
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BUONGIORNO BELL'ANIME ☕😘❤️ Tutti pronti per affrontare una nuova giornata? Altroché...sono io la dormigliona a cui piace poltrire un po' sotto le pezze...poco però 😊sono già al secondo caffè...io e lui un corpo e un'anima. Non potrei farne a meno "caffè dipendente" forever!!! Non esagero max 4/5 al giorno...non lo rifiuto mai. Nei dolci poi è l'apoteosi, dovrei provare anche con il salato...mah vedremo!!! E non potevo mancare alla #giornatainternazionaledelcaffè proposta da @creativity_e_food con @rita.giaquinta per le #giornatespecialiincucina ....con i muffin vegani al caffè cioccolato e pere....buon caffè a tutti ☕❤️ #giornatainternazionaledelcaffe #giornatespecialiincucina #caffè #muffinalcaffè #cioccolato #pere #buonrisveglio #caffetime #dipendente #sweetcandymary #foodbloggercaffeinomane #foodfotography #arteamodomio #sweet #darkpotography #amore #sempre💕💕 (presso Cinecittà, Lazio, Italy) https://www.instagram.com/p/CFyxZHlFYrF/?igshid=mklnh7mgwc54
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MUFFIN CON BANANA E MIRTILLI Oggi @unpizzico_di ha postato una deliziosissima torta al cioccolato con fichi e pere e mi è subito venuta voglia di dolce quindi io e il mio piccolo aiutante ci siamo messi subito all'opera e abbiamo realizzato questi buonissimi e morbidissimi muffin. Ora accetto la sfida lanciata da @mangiachetispassa e nomino @unpizzico_di @silvylandia e @magdy.1971 #muffinbananaemirtilli #unaricciachepasticcia #food #italianfood #foodsocial #gialloblog #giallozafferano #gnamgnam #bontaitaliane #solocosebuone #cibo #instafood #ricette #daprovare #fattoincasa #ricettadelgiorno #cookmypassion #yummy  #cookingrecipesrepost #foodpic #repostfoodita #followersfoodrepost #cioncatevincucina #foodandsweetrepost #cakexperepost #muffin #dolci #colazione #banana https://www.instagram.com/p/CFm0u-sof77/?igshid=92dd78llbq8p
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cucino-io · 6 years
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Muffin con pere e cioccolato
Muffin con pere e cioccolato
Frutta di stagione, accompagnata dal cioccolato. Una coccola calda prima dello sbocciare della primavera.
Ingredienti per 6 muffin
[checklist-box title=”” extraTitle=”” extraUrl=””]
125 g di farina
80 g di zucchero
1/2 bustina di lievito per torte
125 ml di latte vegetale
20 ml di olio di riso (o altro olio a piacere)
50 g di cioccolato fondente
2 cucchiaini di cacao amaro in polvere
6 piccolissi
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emme-malcolm · 6 years
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Londra, Scotland Yard
12/04/2018
Rick: Il fascino e il rigore inglese ha anche colpito questa parte di Londra, con la precisione millimetrica in cui il dipartimento di polizia di Scotland Yard è diviso. All'ingresso, una reception con accanto un cartello, indica i vari reparti operativi da raggiungere, sui vari piani di questo imponente grattacielo a specchi, che non è altro la sede della più importante e storica polizia inglese. Ai piani bassi c'è la zona di detenzione, mentre sui vari piani si snocciolano i vari dipartimenti. La squadra omicidi e di intelligence è indicata al primo piano, accessibile tramite una piccola rampa di scale che porta a un ingresso chiuso da un cancello a grata. I visitatori vengono dotati di un badge che viene rilasciato all'ingresso e viene dato da far passare uno alla volta, sulla fotocellula che poi, conseguentemente, aprirà l'ingresso al piano. Così come ci sono ancora una decina di gradini, per raggiungere infine il dipartimento stesso. Si snoda su un corridoio, la scala lo perfora centralmente, lasciando quindi la possibilità di scelta se andare a destra o sinistra. A destra c'è una piccola zona per gli agenti, una camera comune con delle vetrate in trasparenza senza veneziane, che è una sala comune con molte postazioni pc e agenti in divisa che lavorano costantemente, alcuni vanno e vengono, alcuni sono fermi. Sulla sinistra ci sono varie porte e sono gli uffici dei Detective. Quello di Rick è il primo, per via del suo ruolo centrale nel dipartimento. Sulla targhetta è scritto "Daniel Schezar e Richard Schezar" per indicare che l'ufficio è condiviso con il fratello, da Emma già conosciuto. La porta dell'ufficio è aperta, e dallo stesso arriva un fortissimo odore di caffè che riempie un po' il territorio circostante. In piedi, di spalle, una figura alla lavagna che ha, bianca su cui scrive con la mano sinistra e con i pennarello di vari colori, c'è il Detective Rick. Alto, capelli ricci neri, vestito con abiti civili: una camicia di jeans azzurra, un paio di jeans neri aderenti e un paio di stivaletti opachi neri ai piedi. Quando si volterà, si potrà vedere la barba nera e folta sul volto, segno che almeno una settimana fa s'è raso. Occhiaie anche sotto gli occhi, ad occhio e croce sembra parecchio stanco. Non è armato e nella mano stra regge una ciambella, che ti tanto in tanto va a mordere e mangiare, mentre scrive in perfetto inglese, alcune cose. Si può leggere probabilmente "Prove a carico" "Movente" "Sospettati" come se stesse preparando il tutto per un brainstorming con se stesso. L'ingresso quindi è libero, chiunque munito del badge, può entrare.
Emmeline: Il badge orribile con la V dei visitors è ormai diventato una costante nella vita di un giornalista, di quelli che le domande non aspettano troppo a farle e s’intrufolano un po’ dappertutto come le formiche dentro casa a primavera. Ci giocherella con fare distratto ma preciso ed accurato passandolo e ripassandolo tra le dita della mano destra mentre si fa strada su’ per i pochi gradini che ha già avuto modo di conoscere; memoria di ferro che lascia l’idea che abbia percorso quella strada assai più volte immergendola ora in un alone di consuetudine ed abitudine. Dal piano terra, dove ha informato dell’appuntamento con il Detective, fino a lì ha sparso alle proprie spalle l’odore dolce e fruttato di pesca che ora s’insinua nel breve percorso in corridoio fino a quella prima porta; non è distratta dal giocherellare ma è silenziosa in una riflessione e concentrazione che le lasciano di tanto in tanto il tempo per voltarsi ed alzare gli occhi azzurri alla figura scura di Malcolm accanto a lei che la segue probabilmente immerso nel medesimo silenzio. Gli ha fatto scivolare addosso un’occhiata dall’alto verso il basso, giù lungo il braccio ed ora compare sulla soglia della porta dell’ufficio: una ragazza lunga, magra e longilinea perché la natura non è stata generosa quanto a curve, capelli rossi raccolti con cura dietro l’orecchio sinistro e tenuti da un fermaglio antico a forma di libellula, le gambe fasciate da un paio di jeans blu, sul busto una maglia morbida a collo alto bianca a rigoline orizzontali nere, sulla spalle si poggia composto un cappotto color cammello con bottoni scuri. Se ne sta ferma in equilibrio su un paio di decolté scamosciate nere che ne esaltano l’altezza con un paio di tacchi sottili; la mano libera tiene la tracolla di una borsa scura dove sembra aver ficcato l’impossibile. Proprio mentre il Detective si volta mostrando un po’ più di una testa riccia e scura ed un paio di spalle adeguatamente larghe lei esordisce in un « Buonasera Detective… sembra io sia arrivata nel momento giusto, un tale dispiegamento di energie mentali è sempre opportuno farlo in compagnia » sul viso pallido e perfettamente pulito stende un accenno di sorriso placido che curva in su’ solo gli angoli della bocca « Sono Emmeline Bowen… » si volta ad osservare Malcolm mantenendo il sorriso lieve, un’occhiata di sfuggita eppure assai più presente e vivida di quel che lui si potrebbe aspettare, non solo un invito a seguirla, non è solo quello « Il signore qui è uno stimato collega, Malcolm Barnes» l’accento marcatamente americano, del nord eppure sporcato in qualche inflessione del caldo sud, solo in piccoli e brevi passaggi, nelle parole d’uso più frequente e comune. Si avvicina e tende la mano destra verso Schezar in un gesto deciso.
Malcolm: Il “Professore” ha seguito Emma, l’ha invitato lei ad accompagnarla a Scotland Yard sottraendolo ad una routine solitaria. Malcolm si presenta come un uomo che ha passato i cinquant’anni e probabilmente li dimostra realmente abbondanti per via dell’aspetto quasi d’altri tempi. Un aspetto che emana un’aura ordine rigoroso, minuzioso, quasi maniacale, che si riflette nella cura della persona, degli abiti. Un portamento marziale, quasi rigido, potrebbe facilmente farlo passare per un militare in pensione o qualcosa del genere. Indossa un cappotto grigio, sotto il quale si nota un completo scuro, compreso di panciotto che dà un tocco molto anni ‘60, una camicia bianca immacolata, una cravatta amaranto che sparisce ben presto fra la camicia e il panciotto. All’anulare della mano sinistra porta una semplice fede d’oro; alla spalla destra invece è appesa una borsa da lavoro nera. Ha con sé il badge che gli ha permesso di seguire Emma, dopo qualche minuto speso insieme fuori dall’edificio, all’interno, verso l’ufficio di questo detective. Malcolm affianca la collega, ma resta ad un passo più indietro rispetto a lei, e si mantiene in silenzio, l’aria austera, glaciale, gli occhi che guizzano qua e là negli ambienti che via via si avvicendano, finché l’odore di pesca di Emma si mischia con l’essenza di caffè che proviene dall’ufficio dei fratelli detective. Quando si dice tradizione di famiglia! Entra sempre a seguito della ragazza, restando una specie di statua muta ma dallo sguardo acuto, attento fino all’eccesso, fino a che la sua presentazione viene anche sostituita da quella di Emma. Lui si ritrova ad annuire accennando a Rick un gesto del capo in segno di saluto. <Molto lieto, Detective.> è come esordisce nell’intreccio di frasi di circostanza; la voce bassa e un po’ graffiante, l’accento non particolarmente marcato ma sicuramente americano, accento della Louisiana, di New Orleans, per chi è esperto. Conferma dunque la presentazione della giornalista andando anche lui a tendere la mano alla volta del Detective, per un’eventuale stretta breve ma decisa. <Spero che la mia presenza non sia di disturbo.> aggiunge, visto che di fatto è stata la rossa a trascinarselo dietro. Dette queste poche parole, torna a tacere e ad osservare sia la figura di Rick, con la sua stanchezza, sia la stanza, la lavagna.
Rick: Si volta, sì, lentamente con la ciambella in bocca. Una presentazione che si confà di perfezione, macchiata da quella faccia leggermente goffa e stupida, che non sembra dire la stessa cosa di quello che sembra sulla carta. E per poco non si strozza quando vede che ha visite, che c'è qualcuno nel suo ufficio. Per poco non sputa la ciambella, ma l'appoggia sul tavolo, prendendo giusto il fazzolettino con il marchio del luogo dove è stato preso da mangiare, con un arcobaleno con scritto "Liberty Diner" e si pulisce mani e bocca, schiarendosi la voce «mi ero perso nei miei pensieri e mi ero dimenticato dell'appuntamento» giustificando la ciambella e la scena appena vista. Un pacchetto sulla scrivania che sembra pieno di qualcosa, indica anche che ha fatto scorta per un po', forse per i tempi di carestia. « buonasera Miss Emmeline» passa anche lo sguardo sul collega, che sembra che una ventata di freddo glaciale sembra essere entrato con i due nella stanza « Mister Barnes» più informale con l'uomo, una sorta di rispetto, e dopo essersi pulito con attenzione la mano del delitto, ovvero, quella con cui teneva la ciambella, se la passa anche sulla camicia, anche se è pulita ormai quella mano, avvicinandosi a dare una stretta decisa prima a Emma e poi anche a Professor « piacere di conoscervi. Finalmente per lei Miss Emmeline di cui mi hanno parlato, e lei Mister Barnes, piacere in generale. Accomodatevi, il dispiegamento di energie mentali, come dice la Miss, va fatto in compagnia » la mano di Rick è calda e decisa nella stretta, breve, ma quel che basta per far capire che ha una presa salda. Indica con la mancina due poltroncine di pelle nera davanti alla sua scrivania. « che... » annusando l'aria, l'arrivo di Emma ha portato con sè quel forte profumo di pesca, che gli fa alzare il naso « il pesco è in fiore? » domanda, una domanda che fa presagire che comunque ha sentito l forte profumo « posso offrirvi un caffè e una ciambella o.. » appoggiando il muso al contenitore di cartone con l'arcobaleno dl diner « o muffin o un pezzo di torta al limone e rum, oppure... » spostando anche un po' il naso « anche pere e cioccolato » facendo un elenco di cibarie, per cui solo al pensiero, potrebbe insorgere il diabete. « la sua presenza non è un disturbo Mister Barnes, tutt'altro.» diventando improvvisamente serio e abbandonando quell'aria da bonaccione che si porta dietro. « Miss Emmeline è passata in ufficio a parlare con mio fratello. E m'è sorto un dubbio che mi ha fatto anche venire leggermente l'emicrania, ma perché ho pensato troppo » rimanendo in piedi accanto alla lavagna. « i vostri nomi risultano sul fascicolo del ritrovamento di Stephanie Holden, e mio fratello mi ha detto che lei Miss, è una giornalista. Quindi essendo un collega il Mister Barnes, deduco che siate entrambi giornalisti. Quindi volevo conoscervi per comprendere l'interesse dimostrato dalla Miss per il caso» snocciola lentamente queste nozioni, guardando entrambi con i suoi occhi neri.
Emmeline:  Sgrana di fatto un’occhiata sorpresa che l’accompagna per tutti i quattro passi che la portano davanti a Schezar, troppo educata e rigorosa per mettersi a ridere, troppo attenta ai dettagli per lasciarsi trascinare in una distrazione che sa di ciambella; un tentennamento appena prima di ricevere il contatto con la mano del detective subito dopo aver notato i gesti nel pulirla e soprattutto nel passarla distrattamente perfino sulla camicia, le labbra separate per quel centimetro ad enfatizzare una muta “o” di sospensione che si stringe e si arriccia nella constatazione che il suo nome sia stato sulla bocca di qualcuno; a dispetto di quanto ci si potrebbe aspettare la sua stretta è altrettanto decisa e presente, quella di qualcuno cui è stata impartita la formale lezione che una stretta di mano la dice lunga sulla personalità di chi la elargisce e sarà forse per il medesimo motivo che si stringono anche le labbra per poi sciogliersi in un accenno di quesito che ha comunque poco d’interrogativo, parole sospese, scelte con cura e snocciolate perfettamente tra lingue e palato in una voce profonda « Solo buone cose spero » che non debba dare giustificazione di qualcosa a chicchessia. “Che…” la lascia di nuovo interdetta, persa nello scivolare verso il cartone con l’arcobaleno che volente o nolente cattura la sua attenzione di giovane ragazza che piano, assai piano e con discrezione, protende il piccolo busto magro e tende i collo sporgendosi in avanti per sbirciare più o meno accuratamente. Si ritrae all’istante nell’ascoltare la constatazione del detective e sul pallore del viso compare il colore acceso di quella pesca che si porta addosso « Sono… sono io » ed è vero che il suo profumo tenta di divorare perfino il sentore persistente del caffè in una lotta tra acre e dolce. Si ritrae un po’, il mento scende verso lo sterno ed il viso lascia da far osservare un mezzo profilo mentre si volta verso Malcolm la cui glacialità ed avarizia di parole sembra essere il giusto e saldo contrappunto; poco più di un paio di secondi a cercare il punto fermo a contrastare il proprio rossore « Per me nulla la ringrazio » torna su Rick con un rinnovato sorriso placidamente accomodante, spostandosi verso la poltroncina eppure senza prender post prima che gli altri si siano accomodati « Quale pensa possa essere l’interesse di due giornalisti per una faccenda così particolare? Credo che suo fratello le abbia riportato le mie intenzioni, non sono a caccia di nulla… una cosa soltanto è di mio… di nostro interesse» comprendendo nella questione anche Barnes quasi conoscesse alla perfezione il suo pensiero in merito
Malcolm: Adocchia Rick con un’aria vagamente inquisitoria, insomma è un’attenzione particolarmente meticolosa su tutti i dettagli che la sua figura fornisce, dalla sorpresa al logo del Liberty Diner … al modo in cui si pulisce la mano sulla camicia, cosa che gli fra tremare appena le labbra, momentaneamente più strette, trattenendo un’espressione di fastidio che si legge un po’ anche nello sguardo. Scambia anche qualche occhiata molto rapida con Emma, ma si tratta di un contatto sporadico, silenzioso, salvo quando lei sembra cercare un appiglio in lui riguardo all’odore di pesca. Uno sguardo saldo, inamovibile. Il Professore deve essere decisamente un tipo di poche parole; quando Rick indica le poltroncine va ad accomodarsi ma solo dopo che lo ha fatto anche Emmeline. Osserva, ascolta, nega brevemente alle offerte di cibo proprio come fa la collega: <Sto bene così, la ringrazio.> anche il tono di voce, serissimo e ponderato, rispecchia il resto della figura granitica. Il resto viene solo assorbito e con attenzione; un cenno misurato del capo in conferma dell’essere giornalisti: <E’ esatto. Anche se al momento non sto lavorando.> dice e specifica. Di essere giornalisti non si smette mai, è un modus vivendi più che un lavoro. Fa parlare la collega, direttamente e primariamente interessata, e bisogna dire che c’è una quasi impercettibile sorpresa nel vedere con quale disinvoltura lei tira dentro Malcolm davanti al Detective. Il giornalista resta seduto con una compostezza finanche eccessiva, le mani ordinatamente posate sulle gambe – mentre la borsa è stata deposta ai suoi piedi – e indice e medio della destra picchiettano senza rumore sulla stoffa dei pantaloni.
Rick: Cerca di mantenere uno sguardo molto attento, sembra quasi indagatore a tratti, quello che volge prima ad Emma e poi a Professor, ma niente di negativo, solo quello che par essere lo sguardo di qualcuno che fa molta attenzione ad ogni cosa, soprattutto se si gravita intorno a lui o al sacchetto dei balocchi. « mi ha detto che gli ha fatto qualche domanda » risponde lentamente, con un perfetto accento inglese. Non nota la differenza con gli altri perché non è un esperto del settore. Semplicemente si sta evidentemente anche concentrando su qualcos'altro « il suo profumo mi ricorda moltissimo le pesche, da piccolo ne andavo ghiotto » lasciando ancora una volta la serietà alle spalle, ma immergendosi in una piccola e minuscola confidenza. « tendo sempre a non farmi idee su persone che non sono sospettate Miss, preferisco essere diretto e chiedere le intenzioni. » risponde inizialmente ad Emma, la guarda con il suo sguardo scuro e nero, un momento perdendosi in quel blu dei suoi occhi, ma solo un attimo. « Ma posso fare un paio di supposizioni a riguardo. La prima è quella che spontaneamente spinge la stampa verso la polizia, ovvero, conoscere la notizia per renderla nota ai cittadini » Prende in mano anche la ciambella e la avvicina alle labbra, quella che stava mangiando prima ovviamente. « la seconda è per ipotesi » ovviamente parlando dopo aver deglutito il boccone e indicando con la ciambella sia Emma che Professor «quella che può essere qualcosa che accade anche spesso qui. collaborazione. Molti civili sono collaboratori, ma il problema di fondo è: cosa spingerebbe due giornalisti civili a collaborare a un caso, o più casi? » fa una domanda a cui seguono altre parole, ma solo dopo aver dato ancora qualche morso. « ci sono i fanatici della giustizia a tutti i costi » accenna, sospirando «quelli che si credono dei moderni Sherlock Holmes » tirando fuori una metafora abbastanza spiccia. « e quelli che infine lo fanno perché è nella loro natura risolvere i misteri. Diciamo che come per noi poliziotti » alza la gamba destra e si appoggia allo spigolo della propria scrivania, ultimo boccone di ciambella che finisce e un nuovo movimento a pulirsi le mani. Studia anche Professor mentre parla, lo sguardo va su entrambe le figure, come se volesse cogliere qualche particolare. così simili ma anche così diversi, sembrano aver attirato l'attenzione di Rick. Sembra goffo e stupido, per davvero, ma qualcosa della sua mente brillante ogni tanto scatta fuori. « se fosse a caccia di qualcosa miss.. credo che sarebbe nel luogo sbagliato. » successivamente va su Professor « una persona non smette di essere quel per cui è nato, se al momento non lavora. Io sono anche un medico legale, non smetto di esserlo quando ho un distintivo. La sua eleganza e la sua serietà mi dice che lei deve essere una persona che sul lavoro è molto seria, professionale e integerrima.» indicando Professor « lei che ha una spiccata curiosità. » conclude con un sospiro. « vi chiedo dunque, quali dei profili si addice a voi? » domanda infine.
Emmeline: Lascia che Malcolm faccia le precisazioni qualora ne abbia voglia ma non sembra essere sua intenzione relegarlo al ruolo di spettatore per quell’incontro ed infine non sembra essere nemmeno nelle intenzioni del Detective di cui lei non riesce ad sostenere lo sguardo se non per quello stesso breve istante che anche lui vi ha dedicato; un incontro che pare del tutto fortuito ed assolutamente inutile per cogliere reciprocamente ciò che è necessario. La giovane Bowen se ne va a fissare la lavagna leggendo e rileggendo più volte quelle tre categorie, quasi maniacale in quella ricerca, quasi stese nel frattempo già cominciando a far frullare la mente dentro quella testa rossa. Non si appoggia allo schienale, è composta e dritta sulla schiena in un modo del tutto naturale e confacente all’idea generale che dà di se stessa, scoprendosi forse perfino meno accessibile rispetto ad un Barnes dipinto accuratamente nelle ultime considerazioni di Schezar. Andarne ghiotto da bambino non aiuta certo a levare il velo di rossore che ha in qualche modo ravvivato i tratti bianchi di un viso disteso in una serietà senza tratti marcati, delicatamente e morbidamente impassibile eccezion fatta per quella sola reazione. Rimane in silenzio a far serpeggiare la propria attenzione in ogni angolo senza tuttavia lasciar intendere troppo la propria presenza e quando sposta lo sguardo color ghiaccio, acquoso e trasparente, lo fa infilandolo nella barba scura per poi sfuggire di nuovo, il campo visivo periferico capace di cogliere Malcolm e le sue due dita che ticchettano inesorabilmente « Nessuna delle tre » non esita a rispondere inspirando profondamente per poter sciogliere la matassa del dubbio altrui con il tempo concesso da quel fiato accumulato, non di più né di meno « Avere la possibilità di mettere a disposizione il proprio contributo perché si faccia chiarezza in alcuni casi ed in altri perché alcuni fatti non accadano più, non per esaltazione di un ideale o del proprio ego… » avrebbe forse aggiunto altro ma le labbra rimangono ferme nel tentativo che invece fanno gli occhi di passare nuovamente sullo sguardo scuro del detective « E… c’è solo una cosa che può interessare ad un più che decente giornalista… la verità » abbassa di nuovo il mento, tra le dita della mano sinistra ha ancora il badge che si perde ad osservare per qualche momento rigirandolo svogliatamente mentre gli occhi non assorbono la vista di quel cartellino di plastica o della V stampata sopra
Malcolm: Si limita ad ascoltare tutte le riflessioni sciorinate dal Detective; lo osserva, con una freddezza ammantata di cortesia sociale, anche se lo sguardo non sta continuativamente su di lui ma spesso e volentieri si sposta e vaga sulla scrivania. Non sembrano tangerlo gli aggettivi che pare gli siano stati affibbiati, vi rimane inerte, quasi apatico, senza interesse; almeno in apparenza. Talvolta, proprio per questo motivo, potrebbe sembrare distratto. Annuisce appena, invece, quando Rick afferma che non si smette mai di seguire la propria vocazione, su quello sembra essere d’accordo. Sembra quasi atipico tutto quel silenzio cucito addosso ad un giornalista, un controsenso. Lascia rispondere prima Emmeline, mentre le due dita non smettono di picchiettare sulla coscia; a questo punto le rivolge anche lo sguardo, più volte, fino a che alle ultime parole non lo lascia sul volto giovane per qualche momento in più, a trovarci chissà cosa, pur sapendo che è il suo turno di rispondere. Cosa che fa poco dopo, distogliendo lentamente gli occhi per poi alternarli fra Rick e la scrivania in un breve intervallo di qualche secondo. Breve ma del tutto particolare dentro un discorso fluido. Infine lo sguardo viene puntato addosso a Rick senza più abbassarsi: <La mia collega ha riassunto accuratamente anche il mio pensiero.> dice con una calma glaciale. <Raccontare la verità è il nostro unico sacrosanto dovere. Informare della verità in modo oggettivo e al contempo educativo per l’intelletto e la morale delle persone comuni, è anche la redenzione di una società civile.> commenta con parole nette e – si direbbe – asettiche, al pari di un bisturi che esegue un taglio preciso come solo te lo potresti aspettare da uno così.
Rick: Infila la mano dentro al sacchetto del diner, ne estrae un contenitore a forma di bicchiere con cannuccia, ovviamente non spostando lo sguardo da Emma e Professor, ha un piccolo senso di goffaggine, che la cannuccia non arriva alla sua bocca subito ma prima batte sul mento e poi a ridosso del naso, prima di centrare il bersaglio e quindi, iniziare a bere. Sembra che sia un frappè al cioccolato. « bene » quando accenna Emma che non è nessuna delle tre, scoppiando in una leggera risata « sono una capra » ancora sorridendo, mantenendo un atteggiamento di buonumore. Ma si zittisce subito, sentendo che la ragazza sia intenta a proseguire, per lasciarle parola e lasciarla anche spiegare. «comprendo » annuendo un paio di volte con il capo riccioluto e ascoltando quello che gli viene detto. « penso che il mettere al servizio le vostre doti per il bene della verità, sia come da parte nostra, mettere in campo le nostre qualità per il bene della giustizia » risponde, guarda entrambi, sentendo anche la precisazione di Professor e annuendo più volte alle sue parole. « la verità in modo oggettivo. Sono parole forti mister Barnes » ma non è un ammonimento di certo, sembra che stia studiando anche quelle parole, soppesandole con attenzione. « Anche se concordo sul vostro pensiero, sia il suo Mister Barnes e il suo Miss. » sospirando, finendo in qualche momento quel frappè e buttando il contenitore nel bidoncino accanto alla scrivania, facendolo cascare anche con un tonfo secco. « dunque alla luce di questi fatti, possiamo convenire che, sebbene in maniera differente, i nostri obiettivi abbiano molti punti in comune.» si rialza in piedi, andando dietro la scrivania. Toglie il sacchetto e lo appoggia sulla scrivania accanto quella del fratello e poi sposta la sua sedia. «quello che posso proporvi forse è quello che vi ha spinti qui, che ha spinto prima lei Miss e forse anche inconsciamente consapevole anche lei Mister » indica i due e annuisce. « se voleste collaborare con noi, per i casi che vi possono interessare, scegliete voi quali, sareste un buon punto di forza assieme a me e ad altri del dipartimento, per aver più teste al servizio della verità dalla vostra parte e della giustizia dalla nostra. Perché sono convinto che più teste, anche diverse, possano tirare fuori più supposizioni da aggiungere, più punti di vista su un caso, che non unilateralmente da chi lo vive a livello di polizia e diligenza militare come noi » appoggia anche le mani sulla scrivania e le incrocia tra loro. « quindi posso chiedervi se volete accettare il ruolo di collaboratori esterni della Yard? Un contratto che vi permette comunque di collaborare una tantum, secondo le vostre esigenze e secondo i vostri interessi. Ovviamente, avrete anche l'esclusiva su quanto riguarda il rilascio della verità alle masse » conclude brevemente, palleggiando lo sguardo tra i due.
Emmeline: Sa che gli sguardi sono su di lei, a fasi alterne o per quel tempo in più che potrebbe strapparle di dosso qualche brandello di rossore dando troppo a vedere in fin dei conti la capacità non del tutto sopita di avere delle reazioni; le dita intrecciate tra loro e sulla plastica del badge davanti al grembo si sciolgono per andare a raccogliere il sottile filo dorato che disegna un’ampia U davanti al petto sulla stoffa bianca a rigoline nere, una catenina d’oro la cui corda è interrotta solo dalla saldatura di una piccola stella di David le cui punte vengono saggiate coi polpastrelli. Tutto viene incommensurabilmente spazzato via da quella peculiare insostenibilità del decoro quasi patologica che Schezar mostra ad ogni normale movimento, ogni gestualità perfettamente quotidiana incontra una goffaggine che le fa sbuffare d’improvviso un fiotto d’aria sulla scia di un risolino che non nasce tanto per puro divertimento quanto per altro tipo di constatazione e ora… ora riesce a lasciargli le pozze azzurre tranquillamente nello sguardo « Non sarebbe di alcuna utilità risvegliare una coscienza collettiva attraverso un’esposizione filtrata dal giudizio, nella storia troppe lenti d’ingrandimento hanno falsato la conoscenza di ciò che prima era ignoto lasciandolo precluso ad una profonda conoscenza… la sua giustizia è una dea bendata, la nostra verità di trova in fondo ad un pozzo » vecchi miti per esprimere la profondità del significato e l’importanza di quella differenza sostanziale, equità per arrivare ad un giudizio, ricerca per arrivare al fondo del pozzo ed edificare sulla verità un nuovo tempio di coscienza e conoscenza. «Oh no, non una capra, forse troppo tristemente abituato a dei cliché » inspira profondamente ed ora lo osserva prendere grossi sorsi e parlare esponendo con una precisione che nei momenti più semplici non riesce ad avere. Si volta verso Malcolm, quella è una decisione sulla quale sente di dover respirare e lo fa arraffando quanto più tempo può, cercando qualcosa che altrove non potrebbe mai trovare; così diversi eppure così simili, non nasconde quel velo di sorpresa e personale soddisfazione nel conoscere quanto meticolosamente lei abbia riassunto il pensiero altrui « Sarei disposta ad accettare…» è ancora su Malcolm, ancora un momento prima di tornare al detective riccioluto, le dita che smettono di giocare con la piccola stella ed il filo d’oro mentre il profilo attende la risposta di Barnes.
Malcolm: Dopo aver dato la sua centellinata opinione, annuisce a Rick che le cataloga come parole forti ma non ha bisogno di dire altro, che Emma completa a modo suo ma su cui nulla si può obiettare. Se non fosse che Emma è semplicemente uno spirito affine, si potrebbe dire orgoglioso di essere stato un buon mentore il nostro giornalista. Vede che lei estrae la stella di David, quel dettaglio conosciuto, e ci giocherella. Malcolm torna dunque a tacere e si limita ad ascoltare le parole del Detective, la sua proposta. Tutto con minuziosa attenzione e bisogna dire che la reazione che muove Emma non è dissimile da quella che si trova a fronteggiare il Professore. Solo che in lui si manifesta esclusivamente con quel picchiettare – finora ininterrotto – delle dita che diventa uno sfregarsi delle mani sulla stoffa e lo sguardo distolto da qualche parte senza importanza. <Sembrate senz’altro di più aperte vedute dei vostri colleghi americani.> si limita a commentare quasi freddamente, con un che di scostante, un nervosismo quasi impercettibile. Una risposta che non è una risposta. Ora come ora non ricambia lo sguardo di Emmeline, ma si è fatto più teso, si smuove appena sulla poltroncina e  le mani vanno brevemente ad aggiustare il nodo della cravatta che non ha alcun bisogno di essere aggiustato. Un tocco praticamente fulmineo e poi le mani di nuovo giù, ordinate sulle cosce; le dita riprendono il loro ticchettio. Ha sentito che Emma “sarebbe” disposta ad accettare; lui sembra indugiare più a lungo di quanto sembrerebbe normale. Non guarda né la collega né il Detective, quando replica un algido: <Avrei necessità di valutare l’offerta per qualche giorno, se è possibile.> un respiro poco più profondo e lo sguardo si posa come sempre glaciale – ma più teso – su Rick.
Rick: Soppesa le varie parole con attenzione. Lui parla troppo, goffo a tratti, chiacchierone dall'altra, contro quella marzialità che entrambi esprimono, anche se quella di Emma a tratti espressiva, dal rossore del volto, al gesto della catenina, che comunque ne denota una personalità che comunque ha un suo colore personale. Mentre Professor, con il suo picchiettare e quella serietà molto accentuata che comunque, dimostra anche una sorta di intelligenza acuta che rilascia a piccole dosi. Guarda entrambi, annuisce prima alle parole di Emma, alla metafora della benda e del pozzo, sorride « non sempre la verità è una dea bendata Miss. Credo che la benda sia come un ricercare a caso e sperare di non inciampare. » alza le sopracciglia, un piccolo sospiro esce dalle labbra e muove direttamente davanti a lui, distende anche le labbra carnose per un momento « La giustizia vera e propria, quella che impongo al dipartimento che gestisco, è quella di una Dea che vede, che ha uno scudo e una lancia, perché combatte. e' una guerriera, come nella maggior parte della rappresentazione iconoclastica dell'antica dea. » spiegando a Emma il suo punto di vista. « la verità che si trova in fondo al pozzo è come l'acqua limpida di superficie che nasconde le impurità, va tirata fuori affinché l'acqua possa essere limpida» alzandosi in piedi dice questo, annuendo poi a quel che sente dire dopo dalla ragazza e sorridendole « sto aspettando solo che qualcuno mi faccia cambiare idea e che i miei cliché siano appunto tali. Mi auguro che possiate essere voi » ammette blandamente. Passa su Professor in particolare in questo momento, annuendo alle sue parole con vigore. « io credo che sia nella natura umana spesso, chiudersi a ciò che non si conosce per timore. Vedere al di là delle proprie paure, può essere la svolta che serve nel mondo » accenna sorridendo anche a Professor e poi aggiunge « Miss Emmeline allora benvenuta a bordo e mister Barnes, si prenda tutto il tempo che le serve per valutare l'offerta. Sa come e dove contattarmi in caso » passando oltre ai due « ora scusatemi, ma ho un brainstorming con gli agenti prima della pausa cena. Spero di vedervi presto in centrale. E vi auguro una buona serata » fa anche un piccolo segno di riverenza, chinando il capo in avanti, dopodiché, salutati e congedati, andrà dall'altra parte del corridoio con l'impegno di rito della sera.
Emmeline:  Annuisce per qualche istante senza riuscire a domare qualche respiro più profondo sapendo bene che sarebbe inutile andare a cercare oltre la cortina di fumo che avvolge tutto ciò che non è manifesto; nessun affanno, nessun dibattersi come un pesce appena pescato che spera nella salvezza delle ultime energie, nulla è al suo posto nemmeno quando le parole del Detective sanciscono l’apertura di una nuova strada. Lei annuisce ma la fronte si corruccia in un’inspiegabile ricerca che deve abbandonare ben presto « Sul fondo anche l’acqua più limpida è scura, in superficie scorre più veloce e trasparente » parole snocciolate con la stessa cura ma in una voce più vacua che si spegne totalmente facendo voltare il viso col mento quasi sopra la spalla. L’appunto sul timore e lo sguardo portato al di là, oltre la cortina, la inchioda lì col viso ancora caldo e lo sguardo piantato a terra da qualche parte tra le gambe della poltrona occupata da Malcolm ed è solo un riflesso di cortesia ed educazione quello che la fa alzare compiendo un cenno della testa « Non si libererà di me tanto facilmente Detective Schezar, ormai sta scommettendo forse più di quanto volesse. Buon proseguimento » una pausa di qualche momento col corpo che ruota e si sposta facendo perno sui talloni, seguendo Rick fino alla sua uscita verso il corridoio. Respira profondamente e si china in silenzio a recuperare la propria borsa, sospirando nell’aggrapparsi alla tracolla e lasciando a Malcolm tutto il tempo di cui può avere bisogno « L’indiscutibile insensatezza di queste giornate » non dice quali né il motivo per cui non riesca a trovare un motivo o un ordine ma è chiaro che la cosa la stia inquietando mentre a piccole dosi tutto diventa stretto. Uno sguardo rispettoso e fugace raggiunge il collega «Andiamo?» cerca conferma perché non andrà da sola, non finché potrà.
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thekitchentube · 7 years
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tmnotizie · 7 years
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SAN BENEDETTO – Si sono svolte le selezioni dei tre finalisti al concorso “miglior giovane chef” in memoria di Matteo Ascani, giovane studente lamense dell’ Istituto Alberghiero “Buscemi”  scomparso prematuramente nel 2014. Per la sua seconda edizione l’associazione Primavera Lamense ha ottenuto la collaborazione dell’Istituto di San Benedetto del Tronto grazie all’interessamento e alla disponibilità della dirigente Manuela Germani.
Favorire la crescita professionale dei ragazzi e la valorizzazione dei prodotti e delle tradizioni locali è lo spirito dell’iniziativa. Pertanto 15 giovani ragazzi appartenenti alle terze classi si sono sfidati sul tema “il dolce del territorio e sue rivisitazioni”.
Guidati e assistiti dai docenti Maurizio De Renzis, Giovanni De Mola, Domenico Chiappani, dai collaboratori della Dirigente Alessandro Capriotti e Felix Francesco, i giovani talenti hanno realizzato il loro dolce deliziando il palato delle giuria interna diretta dal Presidente della Federazione Italiana Cuochi  di Ascoli Piceno nonché vice Presidente regionale GianMarco Di Girolami, dalle professoresse Cinzia Quagliarini e Silvia Sobrini, dalla Presidente dell’Associazione Sandra Sprecacè, dalla mamma Monica Rosini e sorella Giorgia Ascani.
Tre i concorrenti del 3° A Pasticceria: Francesco Di Fortunato ha presentato un”tortino al cioccolato e menta” ; Sara Mesorella una “minicake ai frutti di bosco” ; Albana Apostoli un “tortino ai frutti rossi”. Gaia Zazzetta,  Sara De Vito e Alessia Petrelli del 3°D Cucina si sono cimentate rispettivamente  in un “pan di spagna con mascarpone e gocce di cioccolata”,la seconda  in” muffin alla mela- cannella e cioccolato- menta”  e la terza in un” tortino tricolore”.
Per il 3° Articolato sala-cucina hanno partecipato Gaia Mozzoni con”torrone morbido al Meletti” ; Lorenzo Giacomobono  con” tortino pere e noci” e Alessandro Cavaliere con “ peschette di Acquaviva”. Gli alunni del 3° Enogastronomia hanno realizzato: Axio Xhe ” crema di cachi e mascarpone”, Luca Di Matteo  “tortino con crema di panna e philadelphia”, Nico Leonardo” strudel con mele rosa dei sibillini”, Nicolo’ Troiani ” pan di spagna con mousse alla vaniglia e gelatina di cachi”, Emanuele Proia ” pan di spagna con crema ai frutti di bosco e cioccolato bianco “, Enrico Cicinelli “tortino alla zucca”.
Al termine di ogni assaggio, i giurati hanno valutato il dolce assegnando a ciascuno di essi un punteggio. Sono risultati “promossi” alla finale per aver raggiunto la valutazione più elevata Albana Apostoli, Gaia Mozzoni, Alessandro Cavaliere.
Gli aspiranti vincitori sono attesi a Castel di Lama nella serata del 14 dicembre al Ristorante Pizzeria “Il Vernacolo”. Prevista  una cena  buffet per tutti i partecipanti su prenotazione . In questo modo l’Associazione vuole ricordare Matteo nel giorno del suo 22° compleanno.
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