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#museo d'arte orientale
dear-viv · 3 months
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I literally think some of my friends could be promoted to detectives before Carlos (I mean Carlos is brilliant too)😂 Look at what they’ve discovered. That was an old photo Rafa took when he was on holiday in Italy. That building far away with MAO sign on it. It’s “Museo d'Arte Orientale” in Italy! Take a look at the Google map view.
According to his hair length and the fact the photo was taken in Italy, I guess that was from his July 2022 trip.
Cheers to the ‘pay attention to details’ fans C, R and W😉
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ueberdemnebelmeer · 4 months
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Luxation I (2016) Tsherin Sherpa acrylic on cotton canvases Virginia Museum of Fine Arts, Richmond (VA, USA)
This 16-panel painting by Tsherin Sherpa is the artist’s response to the devastating earthquake that shook Nepal in 2015. The fragmented image appears chaotic with missing information between the canvases, but as we search for clarity we can start to see the Buddhist deity Vajrabhairava, the conqueror of death, before our eyes. [x]
Luxation II (2016) Tsherin Sherpa acrylic on cotton canvases Museo d'Arte Orientale, Turin (IT)
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fashionbooksmilano · 2 years
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Trame Giapponesi  Japanese Tales
Costumi e storie del Teatro No al Museo d’Arte Orientale di Venezia
Costumes and Stories from No Theatre at the Museum of Oriental Art in Venice
A cura di Marta Boscolo Marchi
Antiga Edizioni, Crocetta del Montello 2022, 160 pagine, brossura, ill.a colori, 22 x 28 cm, Testo italiano e inglese, ISBN  9788884353016
euro 30,00
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Il catalogo si compone di alcuni saggi introduttivi dei maggiori studiosi del teatro No- in Italia, sulla rappresentazione, i costumi, gli strumenti musicali che accompagnano la performance e sul primo spettacolo di teatro No- tenutosi a Venezia nel 1953. Nella collezione del Museo d'Arte Orientale di Venezia si conservano xilografie dei maggiori autori dell'Ottocento come Hokusai e Hiroshige, alcune delle quali raffiguranti la lavorazione della seta e alcune delle leggende che diedero origine ai drammi più noti del teatro No-, che accompagnano l'esposizione dei costumi e degli strumenti musicali. Il Museo possiede sontuosi costumi in seta e oro, abitualmente non visibili al pubblico per motivi di conservazione, che nel volume Trame Giapponesi sono pubblicati con le loro schede tessili: tra questi kariginu, atsuita, karaori, hangire, oguchibakama. In contrasto con la sobrietà della scenografia, ridotta all'essenziale, i costumi degli attori spiccano per fasto e preziosità, catalizzando prepotentemente l'attenzione del pubblico. Il volume riporta inoltre gli strumenti musicali dell'hayashi e l'orchestra per il No-, ovvero il flauto e le tre diverse percussioni (otsuzumi, kotsuzumi, taiko), che sono eccellenti pezzi artistici in lacca dorata, pelle e seta. La pubblicazione è completata da una scelta di fotografie di Fabio Massimo Fioravanti, fotografo che da anni si dedica alle riprese del teatro No- in Giappone.
13/01/23
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murphy---lee · 1 year
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A summer edition of “Evolving Soundscapes” the music public program we are curating for the exhibition “Buddha10” at MAO Museo d'Arte Orientale in Turin is coming!
Check out all the program HERE
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artegreca · 4 months
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Questo statere d'oro, originariamente nella collezione numismatica del Museo dell'Hermitage di San Pietroburgo, fu venduta nel 1934 (l'Unione Sovietica staliniana alienava opere d'arte per raccogliere valuta estera e finanziare la crescita industriale) e acquistata dall'industriale e collezionista francese Charles Gillet.
Detta statere du Panticapeo, la città greca della Crimea dalla quale con tutta probabilità proviene, fu coniata intorno nella seconda metà del IV secolo a.C. e presenta sul recto la testa di un satiro da riferirsi probabilmente al re Satyros I, sovrano di un impero greco-scita della Crimea orientale dal 432 al 389 a.C. Sul verso, con un grifone che tiene una lancia col becco, una spiga di grano allude alla sua più importante risorsa commerciale.
La moneta è stata recentemente acquistata da un collezionista per 6 milioni di dollari ed è la moneta antica più costosa mai venduta all'asta. Si tratta certamente di uno dei capolavori della numismatica greca, con la testa del satiro rappresentata di tre quarti e molto ben caratterizzata sia come espressione che come fisionomia.
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lamilanomagazine · 7 months
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Trieste: venerdì 8 marzo Civici Musei gratis per le donne
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Trieste: venerdì 8 marzo Civici Musei gratis per le donne. In occasione della Giornata internazionale della donna, venerdì 8 marzo bambine, ragazze e signore potranno accedere gratuitamente ai Civici Musei di Trieste. L'iniziativa è valida per le sedi che normalmente prevedono il pagamento del biglietto: il Museo Revoltella, il Museo Teatrale Carlo Schmidl, il Museo del Castello di San Giusto, il Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez e il Museo di Storia Naturale. Non comprende tuttavia l'ingresso alle mostre "Antonio Ligabue" e "Van Gogh" attualmente in corso al Museo Revoltella né all'esposizione "Sebastião Salgado. Amazônia" in corso al Salone degli Incanti. Si ricorda inoltre che l'ingresso è sempre gratuito (anche per gli uomini) nelle seguenti sedi: Museo Sartorio, Museo d'Arte Orientale, Museo del Mare, Museo d'Antichità J.J. Winkelmann, Risiera di San Sabba, Centro di Documentazione della Foiba di Basovizza, Museo del Risorgimento e Sacrario Oberdan.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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edisonblog · 10 months
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The panel reproduces the transversal section, stylized, of the Mosque of the Prophet in Medina. Below the upper tier, a central cuspid arch and two lateral arches supported by four elegant spiral columns, crowned by a crescent. Three mosque lamps are suspended in correspondence with the centre of the arches' vaul. In the middle, a central scroll displays the inscription "Glory to Allah". Nine-tiled panel 17th century AD Syria 11th century Tiles, panel, architectonic decoration Ottoman w84 x h84 cm Ceramic Direitos: All Rights Reserved - MAO - Museo d'Arte Orientale, Turin
#edisonmariotti
.br
O painel reproduz o corte transversal, estilizado, da Mesquita do Profeta em Medina. Abaixo da camada superior, um arco cúspide central e dois arcos laterais sustentados por quatro elegantes colunas espirais, coroadas por uma meia-lua. Três lâmpadas da mesquita estão suspensas em correspondência com o centro da abóbada dos arcos. No meio, um pergaminho central exibe a inscrição "Glória a Allah". Painel de nove azulejos Século 17 DC Síria século 11 Azulejos, painéis, decoração arquitetônica otomano L84 x A84 cm Cerâmica Direitos: Todos os Direitos Reservados - MAO - Museo d'Arte Orientale, Torino
@edisonblog
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personal-reporter · 11 months
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DECLINAZIONI CONTEMPORANEE: Residenze d’artista e nuove installazioni site-specific
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Il MAO (Museo d’Arte Orientale) di Torino sta portando avanti un programma ambizioso di residenze d'artista e commissioni site-specific, sotto la direzione di Davide Quadrio. Questo programma, iniziato nel 2022, si propone di utilizzare l'arte contemporanea come veicolo per favorire la creazione di nuove interpretazioni e narrazioni plurali, oltre che come motore di valorizzazione del ricco patrimonio museale del MAO. L'obiettivo di questo dialogo virtuoso è quello di generare connessioni inaspettate e stimolare riflessioni più ampie sulla cultura orientale e contemporanea. In occasione di Artissima 2023, una delle principali fiere d'arte contemporanea in Italia, il MAO ha il piacere di presentare al pubblico quattro nuove prestigiose commissioni che sono il risultato tangibile di questo progetto pluriennale. Queste commissioni rappresentano un'importante tappa nel percorso di evoluzione del museo, poiché consentono ai visitatori di immergersi in opere d'arte create da talentuosi artisti contemporanei che lavorano in residenza presso il MAO. Una delle commissioni di spicco è "Il Rituale del Serpente" di Marzia Migliora, un'artista con una vasta gamma di competenze artistiche, tra cui fotografia, video, suono, performance, installazione e disegno. Durante la sua residenza, Marzia Migliora ha trascorso mesi immersa nelle opere d'arte custodite nei depositi del museo, assimilando oggetti, stilemi e immagini dalla collezione museale. Questi elementi sono stati trasformati in un composito alfabeto utilizzato per creare "Il Rituale del Serpente". Il titolo dell'opera si riferisce all'omonimo libro dello storico dell'arte tedesco Aby Warburg, che descrive i cerimoniali degli indiani Pueblo osservati durante un viaggio nel sud-ovest degli Stati Uniti alla fine del XIX secolo. Marzia Migliora ha applicato il metodo warburghiano, un innovativo strumento di connessione tra la storia dell'arte e altre discipline storico-scientifiche, per selezionare e analizzare le opere delle collezioni del MAO. L'opera risultante è costituita da arazzi intitolati "Il Rituale del Serpente" e impegna parzialmente lo scalone monumentale d'ingresso del museo. Questi arazzi hanno origine da un grande rotolo di carta disegnato dall'artista con una tecnica mista di collage, frottage e disegno. Il disegno è stato realizzato partendo da alcuni oggetti rituali e sculture della collezione del MAO, che attualmente non sono esposti nel percorso di visita del museo. In questo grande disegno, soggetti di diverse nature, epoche e culture si intrecciano e interferiscono tra loro, creando una narrazione per immagini in cui ogni elemento convive in un ambiente parossistico e astorico. Inoltre, Marzia Migliora ha collaborato con Giovanni Bonotto (A Collection) per trasformare il disegno originale in cinque arazzi. Questi arazzi rappresentano una sorta di tessitura del tempo e della storia e sono esposti davanti agli occhi dei visitatori come una sorta di sudario di una realtà antropica contemporanea e sofferente. Affronta il tema della produzione tessile e le conseguenze sociali di questo processo, gettando un ponte simbolico tra le collezioni del Museo d’Arte Orientale di Torino e il tempo contemporaneo. L'opera su carta intitolata "Paradossi dell’abbondanza #54, Il Rituale del serpente" sarà esposta in anteprima nella mostra "Green Snake: women-centred ecologies" a cura di Kathryn Weir e Xue Tan al Tai Kwun Contemporary, Hong Kong. Questo dimostra il riconoscimento e l'importanza di questa opera a livello internazionale. Oltre a "Il Rituale del Serpente", il MAO presenta anche altre tre commissioni altrettanto affascinanti. "Flying Kodama" di Kengo Kuma è una nuova installazione situata all'ingresso del museo. Questa sfera di 120 cm di diametro è composta da tessere di frassino massello chiaro che si incastrano tra loro, creando un contrasto tra la leggerezza del legno e la solidità della volta storica del museo. "Kodama" è un termine giapponese che significa "spirito dell'albero" o "spirito della foresta", e l'installazione è il risultato di una ricerca plastico/strutturale che Kuma ha sviluppato nel corso degli anni. La sfera, grazie a strisce LED invisibili che la illuminano dall'interno, crea un gioco di luci e penombre, dando vita a uno spazio misterioso e onirico che richiama la cultura giapponese e la filosofia zen. Questa installazione rappresenta un'interpretazione contemporanea del concetto di "vuoto" presente nella cultura orientale, un elemento fondamentale che amplifica il significato della sfera di Kuma. Un aspetto degno di nota di "Flying Kodama" è la collaborazione tra il museo e il laboratorio D3Wood di Lecco, con il supporto economico e tecnologico dell'azienda SCM Group, fornitrice delle macchine per la realizzazione dell'opera. La collaborazione scientifica del Professor Marco Imperadori, docente al Politecnico di Milano e Responsabile scientifico di Arte Sella Architettura, ha contribuito a rendere questa installazione possibile. La terza commissione, "Le son de la pierre" di LEE Mingwei, è un'installazione che utilizza un disco di ceramica, una pietra e un supporto di granito come metafore dell'inerzia umana e del potenziale di cambiamento. L'opera rappresenta l'atto di rompere il disco e successivamente ripararlo usando la tecnica giapponese del Kintsugi. Questa azione funziona sia come gesto fisico che come metafora, sottolineando il potere trasformativo dell'imperfezione e della resilienza. LEE Mingwei è noto per le sue installazioni site-specific che coinvolgono il pubblico in azioni che possono avere un impatto emotivo profondo, e "Le son de la pierre" non fa eccezione. La quarta e ultima commissione, "Gigli, cinghiali, qualche carpa e poi conigli, galline e asini in gran quantità" di Francesco Simeti, è un progetto di wallpaper realizzato per la zona di accoglienza del museo. Quest'opera è stata realizzata in collaborazione con l'associazione Giglio Onlus, un'organizzazione benefica che offre ospitalità gratuita alle famiglie con bambini ricoverati in ospedale. "Gigli, cinghiali, qualche carpa e poi conigli, galline e asini in gran quantità" rappresenta un mondo fantastico popolato da animali e fiori stilizzati che accoglie i visitatori e li introduce all'esperienza del museo. L'opera di Simeti, insieme alla collaborazione con Giglio Onlus, dimostra come il MAO sia impegnato non solo nell'arte e nella cultura orientale, ma anche nel contribuire a scopi benefici all'interno della comunità. Questa commissione rappresenta una connessione tangibile tra il museo e la città di Torino, un'opportunità di condividere l'arte con un pubblico diversificato e di sostenere un'organizzazione che svolge un ruolo fondamentale nella vita delle famiglie colpite da situazioni difficili. In conclusione, queste quattro commissioni presentate dal MAO in occasione di Artissima 2023 rappresentano un esempio eccellente di come il museo stia esplorando nuovi modi di coinvolgere il pubblico, di connettersi con il tessuto sociale e culturale di Torino, e di promuovere un dialogo dinamico tra arte contemporanea e cultura orientale. Questi progetti offrono un'esperienza coinvolgente ai visitatori, inducendoli a riflettere e a esplorare il mondo dell'arte e della cultura in maniera innovativa e significativa. Il MAO si conferma così come una istituzione museale all'avanguardia che sfrutta l'arte contemporanea per creare connessioni inaspettate e promuovere un dialogo interculturale e multidisciplinare. Articolo di R.C. Read the full article
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riviaggiocontromano · 2 years
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Figura di Arhat alla mostra Buddha10 al MAO Museo di Arte Orientale di Torino La figura dell’Arhat nel buddismo rappresenta colui che ha raggiunto uno stato avanzato di sviluppo spirituale ed è oggetto di venerazione. A seconda delle varie correnti buddiste, in alcuni casi si ritiene che essi abbiamo raggiunto il Nirvana per la propria salvezza, in altri, specialmente nel buddismo Mahayana, si ritiene che queste figure raggiungano l’illuminazione per restare nel mondo ed aiutare tutti coloro che soffrono. E’ bello viaggiare con la fantasia e visitare un museo, specialmente on una mostra molto ben allestita come questa, è un’ottima occasione per farlo #viaggiare #viaggiare #viaggio #viaggi #igersbiella #fiaferspiemonte #travelgram #travelholic#ReportageSpotlight #getyourguide #1x #ig_baoli #getyourguidecommunity #travelgram #goplaces #travelgram #abbonamentomuseipiemonte #maotorino (presso Museo d'arte orientale) https://www.instagram.com/p/CnoFbBwqwbg/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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japonesices · 6 years
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<strong>Torino, MAO, Samurai-Rüstung, Detail des Helms, Japan, Anfang 19. Jh. (Samurai armour, detail of the helmet, Japan, early 19th century) <a href="https://www.flickr.com/photos/hen-magonza/">by HEN-Magonza</a></strong>
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Il nuovo articolo del mio blog MI MANCANO I FONDAMENTALI potete leggerlo qui ---> http://www.mimancanoifondamentali.com/2018/02/alla-scoperta-dei-musei-torinesi-il-mao.html
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palazzideirolli · 3 years
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Vi salutiamo con questo tramonto su Genova, Grazie per tutti i tag e le menzioni nelle stories, siete veramente tantissimi 🥰 vi aspettiamo domani per un altra giornata di Rolli Days 😉👋 #Palazzideirolli #centrostoricogenova #genovaphoto #centrostorico #genovaturismo #turismogenova #italy #lamialiguria #tourist #ilsecoloxix #caruggidigenova #genovacentro #repubblicadigenova #igersgenova #alluring #rollidays #genovamorethanthis #ig #palazzideirolli #genova #liguria #loves #thehub #italia #igersliguria #palazzideirolligenova #photogroup #genovagram #Rollidays #liguriagram (presso Museo d'arte orientale Edoardo Chiossone) https://www.instagram.com/p/CUxsQBCINyD/?utm_medium=tumblr
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L’arte dei tableaux vivants. Luigi Ontani e il kitsch che diventa sublime.
Tenere un blog aperto in questi giorni è diventata cosa difficile. Dopo l’euforia dei primi quindici giorni, non so cosa sia successo... Probabilmente, quella che doveva essere una settimana di relax è diventato un mese di inferno. Lontani da tutto e da tutti, l’unico contatto con il mondo esterno è dato dai social network. I cari vecchi social, luogo di ingegno e di tuttologia. Tra una lite e l’altra, teorie complottiste e generi diversi di argomenti, ho notato, però una cosa molto particolare. Sono in molti quelli che si adoperano nella pratica dei tableaux vivants. Sono certo che molti si staranno chiedendo, “che diavolo fanno questi sui social? Quale pratica oscura e malsana sarà mai questa?” In realtà con il termine francese tableaux vivants si indicano i “quadri viventi”, o, in arte, descrive uno o più attori o modelli d'artista opportunamente mascherati a rappresentare una scena come in un quadro vivente.Per tutta la durata della "visione", le persone non parlano e non si muovono. L'approccio si sposa così con le forme d'arte del palcoscenico con quelli di pittura o della fotografia. Il più recente periodo di massimo splendore del tableau vivant è stato il XIX secolo. Insomma è l’arte visiva che si fa spettacolo. 
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Quella che oggi è diventata una sorta di moda che è esplosa sui social e che coinvolge tutti, anche solo per un momento di svago, in realtà è stata una delle massime forme espressive di uno dei più grandi artisti del ‘900, vale a dire quel mostro sacro di Luigi Ontani. 
Classe 1943, Ontani è un artista assolutamente poliedrico, (viene infatti classificato come pittore, scultore e fotografo), nonché uno dei massimi esponenti della body art italiana. 
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Dopo aver studiato all'Accademia di belle arti di Bologna inizia la carriera artistica negli anni settanta, cominciando a farsi notare per i suoi "tableaux vivants". In pratica delle performance filmate e fotografate, in cui Ontani si presenta mascherato in vari modi: da Pinocchio a Dante, da San Sebastiano a Bacco. È una pratica di azionismo che sfiora il kitsch, e mette il narcisismo personale ad un livello superiore. Nel corso della sua lunga attività Ontani ha espresso la sua creatività e poetica attraverso l'uso di molte tecniche assai eterogenee tra loro: dagli oggetti pleonastici (1965-69) elementi in scagliola alla "stanza delle similitudini" costituita da elementi ritagliati in cartone ondulato. Ha spesso anticipato l'uso di tecniche in seguito adottate da altri artisti, i primi video super 8 in bianco e nero sono stati girati dal 1969 al 1972. Con l'opera "Ange Infidele" del 1968 Ontani inizia il suo approccio con la fotografia. Fin dall'inizio le opere fotografiche si contraddistinguono per alcuni elementi caratteristici: il soggetto è sempre l'artista che ricorre al proprio corpo e al proprio volto per impersonificare temi storici, mitologici, letterari e popolari; il formato scelto solitamente è quello della miniatura o della gigantografia, e ogni opera è considerata unica. dalla fine degli anni sessanta si susseguono "Teofania" 1969, "Fantome", "San Sebastiano nel bosco di calvenzano, d'apres Guido Reni", "Tentazione", "Meditazione, d'apres de la Tour", "Bacchino" (1970) tell il giovane, "Raffaello" "Dante" "Pinocchio" (1972), Lapsus Lupus e il dittico "EvAdamo" (1973) "Leda e il Cigno" (1974), i grilli e i tappeti volanti cui seguiranno altri apres, il primo ciclo indiano "En route vers l'Inde, d'apres Pierre Loti". Le prime opere fotografiche anticipano un fenomeno che vedrà diffusione a partire dagli anni ottanta. Contemporaneamente alle prime opere fotografiche Ontani comincia ad eseguire i primi "Tableaux vivant"; al 1969 al 1989 l'artista ha realizzato circa 30 tableaux vivant anche in questo caso anticipando le cosiddette installazioni multimediali, molto diffuse a partire dagli anni novanta, che si basano sulla commistione di varie tecnologie. 
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Con lo stesso atteggiamento ha realizzato opere di cartapesta, vetro, il legno (numerosissime le maschere realizzate soprattutto a Bali in legno di Pule), più raramente è ricorso al bronzo, al marmo e alla stoffa mentre molto cospicua è la sua opera in ceramica frutto del sodalizio soprattutto con la Bottega Gatti di Faenza e con Venera Finocchiaro a Roma e il laboratorio terraviva di Vietri, particolarmente rinomate le maschere pineali, le "Ermestetiche" e le ultime grandi opere quali "GaneshaMusa", "NapoleonCentaurOntano". Molto interessante la sperimentazione con la tecnica del mosaico elaborata con il mosaicista Costantino Buccolieri nell'esecuzione del grande pannello musivo presso la Stazione Materdei della Metropolitana di Napoli. In tutte queste circostanze Ontani ricorre alla tecnica non come un fine in sé, ma in quanto occasione per sperimentare nuove possibilità e formulare nuove variazioni sui temi e i soggetti che più gli interessano: il proprio viaggio "transtorico" attraverso il mito, la maschera, il simbolo e la rappresentazione iconografica. Ha esposto nei principali musei e gallerie del mondo dal Guggenheim al Centre Pompidou, dal Frankfurt Kustverein al Reina Sofia,ha partecipato ad un numero impressionante di biennali da Venezia a Sidney a Lione. Recentemente ha avuto due retrospettive al Ps1/MoMA di New York (2001) e allo SMAK di Ghent (2003-2004). Numerosissimi i libri d'artista e le monografie tra cui "Luigi Ontani. OntanElegia" Allemandi 2004 a cura di Alessandra Galasso e Giulio di Gropello. Nel 2018, la Galleria Giovanni Bonelli di Pietrasanta, in Toscana, presenta una retrospettiva di 30 opere dell’artista di Vergato. 
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Ontani ha prestato un volto e un corpo (i suoi) a personaggi che spesso appartengono al mito, alle favole, al folklore. Sono figure senza tempo, senza luogo e senza fisionomia e a volte anche senza sesso. Ontani ne ha indossato la maschera, ne ha ripercorso la storia, ha conferito loro sostanza e, quando è stato necessario, ha dato unità agli opposti sovrapponendoli o compenetrandoli. 
Gladioli tentazioni (1972) è uno dei primi tableau vivant realizzato dall’artista, una stampa fotografica a colori a grandezza naturale. Sono gli anni in cui Ontani inizia il suo viaggio metaforico all’interno di tutte le identità possibili, confrontandosi principalmente con una serie di referenti cari alla mitologia e alla storia dell’arte, come i famosi d’après da Guido Reni (San Sebastiano, Ippomeneo, San Giovannino). Il titolo dell’opera, gioca con la simbologia legata al gladiolo, fiore il cui nome deriva dal latino gladiolum, “piccola spada”, per la morfologia delle sue foglie, sottili e allungate, somigliante all’arma utilizzata dai legionari romani: il “gladio”. È probabilmente per assonanza con l’etimologia, che regalare fiori di gladiolo equivale a dichiarare di essere stati colpiti, sebbene in maniera ambivalente: feriti oppure trafitti al cuore da un’insopprimibile infatuazione. Ed è a quest’ultima accezione che l’artista sembra voler ironicamente alludere, emergendo dall’oscurità, bloccato in una posizione di contrappunto, le pudenda occultate da un fascio di gladioli, pronto ad essere brandito, per mostrare l’artista, finalmente, in tutta la sua eroica nudità. L’opera è la prima di Ontani con cui sono entrato in contatto ed è presente nella collezione del museo MADRE di Napoli. 
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Altra opera che ho avuto modo di vedere più volte al MUSMA di Matera, che però non fa parte dei tableaux vivants ma di fortissimo impatto, ovvero IndiSiam OrientAle, del 2007. L’opera rientra nel ciclo degli oggetti pleonastici. Un paio di scarpette in ceramica policroma con oro zecchino tipico della produzione artistica di Luigi Ontani. Come si evince dal titolo si tratta di un paio di scarpette di foggia orientale abbondantemente dorate e con riportato il volto di Ontani sul gambetto. 
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Il genio di Luigi Ontani, in conclusione, si è rivelato utilissimo come passatempo per questa quarantena. Credo sia doveroso affermare, anche in questo caso, che siamo tutti un po ontani, e nello stesso tempo tutti in debito con lui. 
Valerio Vitale
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fashionbooksmilano · 3 years
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Gioielli dall’Iran
Oreficeria e cosmesi
a cura di Silvana Balbi de Caro
testi di Paola D’Amore, Gabriella Di Plumeri Vatielli, Giovanna Lombardo, Donatella Mazzeo, Paola Piacentini, Paola Torre
De Luca Editore d’Arte, Roma 2007, 96 pagine, 57 col., 24x30cm., brossura  ISBN: 978-88-8016-804-1
euro 28,00
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La mostra "Splendori dell'Iran. Gioielli e costumi per 5000 anni di storia" (Roma, 20 maggio - 30 settembre 2007) ha fornito agli specialisti dei vari settori, archeologici e storico-artistici, l'occasione per rivisitare i preziosi materiali ancora custoditi nei depositi del Museo Nazionale d'Arte Orientale "Giuseppe Tucci". Questo volume è dedicato all'oreficeria e alla cosmesi nelle antiche terre iraniane.
09/11/21
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murphy---lee · 2 years
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“Evolving Soundscapes” is the music public program we are curating for the exhibition “Buddha10” at MAO Museo d'Arte Orientale in Turin.
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niramish · 5 years
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"Head of Buddha" 4th century, Gandhara Hadda Style, Kushan period, Museo d'Arte Orientale, Turin.
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