#niente contro gli ingegneri
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labalenottera · 1 year ago
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mentre io mi dispero per uno che apriti cielo, cerco di capire come sia il nuovo squinzio di mia sorella
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abr · 1 year ago
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La realtà è che il nostro Paese sembra non credere più a nulla, soprattutto a se stesso. Quando leggo le polemiche pro o contro Salvini e chi lo sostiene (sulle Grandi Opere tipo Ponte sullo Stretto ma non solo, ndr) penso al 13 agosto 1898. Quel giorno a Iselle di Trasquera, un paesino sopra Domodossola, brillarono le prime mine per il traforo del Sempione.
(A) quel progetto non ci credeva quasi nessuno salvo chi aveva pensato, progettato, finanziato e voluto un’opera tanto colossale. Si chiamavano Alfred Brandt e Karl Brandau, gli ingegneri che dai due versanti avevano dato il via a un progetto incredibile per quei tempi (...): un tunnel di quasi 20 chilometri (...) che rimase per 76 anni il record del mondo, superata solo negli anni ’80 (...).
Furono impegnati (...) decine di migliaia di operai (...), minatori sardi e toscani, contadini (...), disoccupati, analfabeti e tanti ragazzi. Solo nelle trincee del Carso ritroveremo fianco a fianco uomini così diversi (...). “Rimarranno schiacciati dal peso di oltre 3.500 metri di roccia sovrastante, saranno strappati via dalle correnti calde del sottosuolo e comunque non si può lavorare a 55 gradi!”. Rileggendo i giornali del tempo tutto sembrava impossibile e invece, neppure sette anni dopo, tutto era compiuto.
Alla fine i calcoli manuali dello scavo (...) risultarono perfetti: le due gallerie si ritrovarono esattamente a metà strada, dopo 10 chilometri di buio, con uno scartamento di soli sette centimetri e, su circa 15.000 operai impegnati nei lavori, ne morirono solo 42, un niente rispetto ai 200 del traforo del Gottardo di anni prima. (S)i corse sempre ai ripari organizzando migliori condizioni di vita degli operai che ogni giorno avevano abiti puliti, toilette e aspiratori per ridurre la temperatura (...). Nacque anche un paese, Balmalonesca, per ospitare migliaia di operai e le loro famiglie (...) con case, osterie, la scuola, una chiesa (...).
Scrivo questo pezzo da Dubai, dove trent’anni fa c’era solo sabbia e oggi (si staglia) il grattacielo più alto del mondo. È indigesto agli ecologisti e opera faraonica e inutile? Sta di fatto che l’anno scorso la città più visitata al mondo da turisti non è stata più Parigi ma proprio Dubai (...).
Ormai Europa e Asia sono connessi sul Bosforo senza problemi, così come decine di isole nel mondo. Anche considerando solo i ponti a campata unica (...) costruire il ponte sullo Stretto tra Calabria e Sicilia é nell'ordine delle cose e non ditemi che in Turchia, in Giappone o in Cina non ci siano tsunami e terremoti! (...).
via https://www.ilsussidiario.net/news/ponte-sullo-stretto-il-monito-del-vecchio-sempione-ai-sabotatori-che-ignorano-la-nostra-storia/2686470/
Sempre provinciali siamo stati, ma oggi più di ieri: più sono sinistri ecoambientalisti che si credono moderni, più regressivi ignoranti tutto sentimient' pregiudizi e blablabla impauriti a bocc'aperta diventano. In sintesi, dei Tozzi.
Peccato che i piagnina senza lumi né speranze dilaghino attualmente anche oltre il divide con gli ignoranti a sinistra. In ritardo ma l'han vinta finalmente, la battaglia per l'egemonia culturale: non è questione di contenuti ma di metodo, han reso la mentalità e l'approccio della maggioranza silenziosa che lavora, negativa passiva aggressiva come la loro. Al più fanno i "benaltristi", altro diversivo classico sinistro. Non per caso i figli (=speranza di futuro migliore) non li fa più nessuno.
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enkeynetwork · 11 months ago
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kon-igi · 10 months ago
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Sai qual è il problema @breathless-things (oltre al fatto che devo averne anch'io uno a spiegarmi)?
Che quando una minoranza è vessata, non puoi ampliare la discussione dicendo che comunque è brutto per tutti essere vessati.
Soffre una minoranza e anche se tutti possono subire lo stesso destino, comunque è la minoranza che soffre.
ALL LIVES MATTER ma intanto sono i neri a essere nella quasi totalità dei casi malmenati, arrestati e uccisi.
NON E' VIOLENZA DI GENERE PERCHE' LA VIOLENZA E' ANCHE CONTRO GLI UOMINI ma intanto vengono trucidate le donne parecchie misure di più degli uomini.
SE MUOIONO I RICCHI A NESSUNO DEVE FREGARE!
No, però colpisce la sproporzione mediatica di copertura da parte delle agenzie che da quattro giorni stanno dedicando le prime pagine alla notizia con relativi approfondimenti, articoli correlati, interviste a comandanti, marinai, ingegneri, armatori e meteorologi con tanto di biografia di ogni singolo milionario, per non parlare delle tecnologie utilizzate.
Domanda brusca: ti ricordi che a metà Giugno 70 migranti sono morti sulla stessa rotta del naufragio di Cutro?
Io poco, vista la fugacità del trattamento della notizia (soprattutto da parte del governo) ma credo che buona parte degli italiani ad arrivare al fine settimana si sarà fatta una bella infarinatura tecnica su quel cazzo di veliero e saprà tutto sul comandante, l'equipaggio, le tecniche di immersione e le tecnologie utilizzate per entrare nel relitto.
Per concludere, a me non frega niente di mangiare i ricchi ma mi appoggiassero un minipimer sullo scroto quel giorno che dovessi perdere il senso delle proporzioni nel parlare delle tragedie di esseri umani, che sanguinano tutti allo stesso modo ma alcuni vengono curati decisamente meglio.
No ma facciamolo un altro servizio sul naufragio di un veliero di lusso e dei sei milionari morti intrappolati nello scafo. In effetti sono cose mai sentite e a cui si fa fatica a credere... uno paga migliaia di euro per viaggiare e poi muore affogato!
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sandnerd · 3 years ago
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L'attacco dei giganti - Ep 86 - Retrospettiva
Continua il combattimento, volano schiaffoni e colpi di tagliabalsa da tutte le parti, ormai i nostri eroi non li ferma più nessuno.
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La luce è scomparsa dagli occhi di Armin, che butta in acqua il compagno jaegerista e si scambia un'occhiata rassegnatissima con Conny. Ma non c'è tempo per la rassegnazione e lo sconforto, la battaglia infuria dietro di loro. Intanto gli ingegneri degli Azumabito danno ad Hange una pessima informazione, e cioè che per mettere in moto l'idrovolante ci vuole un giorno, mezza giornata al massimo ma non di meno. E qui sorgono due grossi problemi, il primo è che col cavolo che riusciranno a combattere gli iaegeristi per mezza giornata lì al porto, anche perchè sta arrivando il treno coi rinforzi; il secondo problema è che il boato scatenato da Eren mentre parliamo sta avanzando, ed in mezza giornata ne distrugge eccome di città. Per Liberio le possibilità di non essere distrutta si assottigliano, e di molto. La signora Kiyomi però ha un'idea, non risolutiva ma meglio di niente. L'idea è fregarsi la nave con tutto l'idrovolante attaccato, ed arrivare ad una città costiera di Marley lì vicino, dove c'è un hangar degli Azumabito in cui possono preparare l'idrovolante. Il piano quindi cambia, resistere contro gli jaegeristi in modo da far arrivare gli Azumabito, Magath e Hange alla nave.
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Il tempo di farmi salire la nausea perchè Floch continua con la tiritera dell'OfFrItE i VoStrI cUoRi ed andiamo da Pieck (ciau Pieck!) che ha in groppa i non combattenti della comitiva. Pieck intende portarli alla nave e poi accorrere in aiuto di Reiner ed Annie, ma Falco non ci sta e corre via, intenzionato a trasformarsi ed a partecipare alla battaglia. E che vuoi che sia, trasformarsi per la prima volta in gigante senza averne la minima esperienza e partecipare in maniera senziente ad una battaglia, lo sappiamo fare tutti. Conny molla Armin alla nave e fa una spettacolare entrata in scena contro gli jaegeristi che stanno cominciando a dare del filo da torcere a Reiner ed Annie. Anche Jean e Mikasa stanno dando del loro meglio, ed inaspettatamente il treno che sta arrivando dalle montagne coi rinforzi nemici salta in aria. E chi è stato? Non lo sappiamo, ma ci ha fatto un favorone. Falco dopo essersi infilzato la mano con un chiodo riesce a trasformarsi, e devo dire che il suo gigante è un sacco bello, con la pelliccia/piume, gli artigli e il teschio dotato di becco. E presto ci sarà un'altra chicca per il suo gigante, non vedo l'ora di vederlo. Sta di fatto che questa trasformazione inaspettata genera confusione tra i jaegeristi, e i nostri eroi ne approfittano mandandone all'altro mondo quanti più possono.
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Floch, che davanti a questo nuovo gigante invece di andarsene con la coda tra le gambe vuole proprio morire, vola verso la nave deciso a danneggiarla e impedire lo fuga, ma torna la proverbiale mira di Gabi a rovinare i suoi piani, ed il simpaticone precipita in mare dopo aver sparato la lancia giusto qualche metro a destra della nave. Ciao ciao Floch, spero di non rivederti più. E vorrei stappare lo spumante ma non abbiamo tempo da perdere, Falco è impazzito, dobbiamo ringraziare che è riuscito a reggere fino ad ora. Magath riesce però a staccarlo da Pieck e tutti corrono alla nave che è pronta a salpare. Magath però decide di rimanere a terra ad occuparsi della retroguardia, anche perchè lì accanto è rimasta un'altra nave, non ci ha pensato nessuno che con quella i jaegeristi possono inseguire i nostri eroi. Davanti a Magath si presenta una vecchia conoscenza, Shadis, e dopo aver chiarito che è stato lui a togliere di mezzo il treno coi rinforzi ed è sempre stato lui quello che ha visto i nostri eroi allontanarsi dalla fortezza, i due salgono sulla nave rimasta per farla saltare in aria.
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Da una parte abbiamo Shadis, che a vedere i suoi ex allievi combattere per il bene dell'umanità ha capito quanto siano cresciuti ed almeno questo lo riempie di orgoglio, dall'altra parte c'è Magath, che ammette che avrebbe voluto per i suoi allievi un'altra vita, una più felice e duratura, lontana dalla guerra e dall'odio, in cui non avrebbero dovuto abbattere mura ed uccidere gente. I due si presentano e scambiandosi un ultimo sorriso danno fuoco alla polvere da sparo che nel frattempo hanno sparso nella nave. I violini sovrastano l'esplosione nel porto e le urla di Gabi, che insieme agli altri fissa l'ultima azione del Generale Magath, sacrificatosi per permettere loro di fuggire. E come non provare tristezza a questo punto, possiamo aver odiato Magath negli episodi passati, ma è sempre stato il supporto dei cadetti, non si è mai tirato indietro da una battaglia ed è riuscito a vedere oltre la coltre di bugie di Marley, considerando gli eldiani per quello che sono, esseri umani, e non demoni. Onore a Magath, eroe di guerra.
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Dopo l'ending un'ultima scena a bordo della nave fuggita. Hange spiega la situazione e dice che in nessun caso avrebbero potuto salvare Liberio, anche se si fossero mossi con l'idrovolante. Annie collassa a terra dopo questa notizia, lei combatteva solo per rivedere suo """padre""", e se Liberio viene distrutta non c'è speranza che sia vivo. Non è una bella situazione per nessuno, ma Hange indica la strada, aiutata dal gesto di Magath, e la strada è salvare più vite possibili, anche se estranee, anche a costo della propria. E ritorna la domanda posta da Annie la scorsa puntata, Mikasa se la sente di uccidere Eren? Se Annie stessa fosse sul punto di farlo, lei lo permetterebbe e se ne starebbe zitta e buona in un angolo? Perchè oramai Annie è stanca della guerra, non ce la fa più a combattere, contro loro o contro Eren, non importa, lei è satura. E come non capirla, con la situazione che stiamo vivendo, come non cadere in ginocchio fra le lacrime insieme a lei. Mikasa non risponde, ma capisce la sofferenza di Annie, le sue lacrime la smuovono, la speranza c'è e forse non è nemmeno piccola.
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Alcune piccole perle in questo episodio che in ogni caso è all'altezza delle aspettative: i due piani sequenza di Conny e Mikasa che combattono senza sosta, sono davvero ben fatti e fluidi, le animazioni hanno una qualità che non delude, e la stessa cosa si può dire dello scontro tra i jaegeristi e i giganti Corazzato e Femmina, vorrei cancellarli dalla memoria per poterli apprezzare nuovamente come la prima volta. Applauso alla trasposizione del gigante mascella nuovo, è davvero benfatto, come ho già detto non vedo l'ora di vederlo in azione. Appuntamento al prossimo episodio, che a giudicare dalle anticipazioni farà un tuffo nel passato e nelle intenzioni di Eren. Alla prossima!
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ilquadernodelgiallo · 5 years ago
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Soprattutto, mi sarebbe piaciuto conoscere meglio Ekaterina, che è deliziosa e manifesta una cordialità che credevo esclusiva delle attrici americane: ride molto, si stupisce di tutto ciò che le dite, e vi pianta in asso quando passa uno più importante di voi. ________________ Eduard capisce allora una cosa fondamentale, ossia che ci sono due categorie di persone: quelle che si possono picchiare e quelle che non si possono picchiare, non perché siano più forti o meglio allenate, ma perché sono pronte a uccidere . È questo il segreto, l'unico, e il bravo Eduard decide di passare nella seconda categoria: sarà un uomo che nessuno colpisce perché tutti sanno che è capace di uccidere. ________________ Naturalmente Gorkun ci è finito [nel campo di lavoro] per reati comuni, altrimenti non se ne vanterebbe con ragazzi come Eduard e i suoi amici che, al contrario di noi, non hanno alcun rispetto per i prigionieri politici e, pur non conoscendone nessuno di persona, li ritengono intellettuali saccenti, o cretini che si sono fatti sbattere dentro senza neanche sapere perché. I criminali, invece, sono degli eroi, soprattutto i membri di quell'aristocrazia criminale nota come vory v zakone, “i ladri che obbediscono alla legge”. […] A patto che si tratti di un criminale onesto, vale a dire rispettoso delle leggi del proprio gruppo, e sappia uccidere e morire, Gorkun considera un segno di ardimento e distinzione morale giocarsi a carte la vita di un compagno di baracca e, terminata la partita, sgozzarlo come un maiale, o trascinarne un altro in un tentativo di evasione con il proposito di mangiarlo quando in mezzo alla taiga saranno esauriti i viveri. ________________ Nel mondo dei “decadenti” di Char'kov, infatti, il genio ha il dovere di essere non soltanto misconosciuto ma anche avvinazzato, eccentrico, disadattato. E poiché l'ospedale psichiatrico è uno strumento di repressione politica, un soggiorno fra le sue mura rilascia una patente di dissidenza ________________ E poi i posti sulla nave della dissidenza sono tutti occupati. Ci sono già le star, se sale a bordo anche lui non sarà altro che un figurante - e questo no, mai. ________________ C'era la letteratura ufficiale. Gli “ingegneri dell'anima”, come una volta Stalin aveva definito gli scrittori. […] Quanto guadagnavano in comfort e sicurezza lo perdevano in autostima. Ai tempi eroici dei costruttori del socialismo, potevano ancora credere a ciò che scrivevano, essere orgogliosi di ciò che erano, ma al tempo di Brežnev, dello stalinismo morbido e delle nomenklatura, non potevano più farsi illusioni, Sapevano bene di essere al servizio di un regime corrotto e di aver venduto l'anima, e sapevano che gli altri lo sapevano. […] Gli intellettuali di regime, se non erano completamente abbrutiti o del tutto cinici, si vergognavano di quel che facevano, si vergognavano di quel che erano. […] Molti si rifugiavano nell'alcol; alcuni, come Fadeev, si suicidavano. I più furbi, che erano anche i più giovani, imparavano a giocare su due tavoli, pratica ormai possibile perché al potere facevano comodo questi semidissidenti moderati ed esportabili che Aragon si era specializzato nell'accogliere da noi a braccia aperte. _______________ …certo, gli under leggevano i dissidenti e facevano circolare le loro opere, ma, tranne rare eccezioni, non si esponevano agli stessi pericoli e soprattutto non erano animati dalla stessa fede. […] Il piccolo mondo gregario, caloroso, mordace di cui Venedikt Erofeev era l'eroe e Edička Limonov l'astro nascente, Solženicyn non lo conosceva neppure, e se lo avesse conosciuto lo avrebbe disprezzato. La sua determinazione e il suo coraggio avevano qualcosa di disumano, poiché Solženicyn si aspettava dagli altri ciò che chiedeva a se stesso. Giudicava vile scrivere di un argomento diverso dai gulag, perché questo significava tacere i gulag. _______________ C'è una foto in cui si vede Eduard in piedi, con i capelli lunghi, trionfante, e con addosso quella che lui chiama la sua “giacca da eroe nazionale” - un patchwork di centoquattordici pezzi variopinti che ha cucito lui stesso -, e ai suoi piedi Tanja, nuda, incantevole, gracile, con quei suoi piccoli seni sodi e leggeri che lo facevano impazzire. Quella foto Eduard l'ha sempre conservata, se l'è portata dietro dappertutto, e l'ha appesa come un'icona alla parete di ogni suo alloggio di fortuna, Quella foto è il suo talismano, Quella foto dice che, qualsiasi cosa accada, per quanto in basso possa cadere, un giorno lui è stato quell'uomo. E ha avuto quella donna. _______________ Tutto è grandioso nel destino di Solženicyn, il quale, due giorni dopo questa riunione, viene caricato di peso su un aereo diretto a Francoforte dove Willy Brandt lo accoglie come un capo di Stato. Il che dimostra però (ed era questo il cruccio, fondato, dell'irruente Podgornyj) che il sistema sovietico aveva perso il piacere e la forza di fare paura, mostrava i denti senza più crederci davvero, e invece di perseguitare i ribelli preferiva mandarli al diavolo. ________________ La piantina, poi, li sbalordisce per la sua precisione: se indica che nella seconda strada a destra c'è Saint Mark's Place, be', lì c'è davvero Saint Mark's Place, cosa inimmaginabile in Unione Sovietica dove le piantine, quando se ne trovano, sono immancabilmente sbagliate, o perché risalgono all'ultima guerra, o perché anticipano grandi opere pubbliche e mostrano la città come si spera sia tra quindici anni, o semplicemente perché mirano a disorientare il turista, sempre più o meno sospetto di essere una spia. ________________ Lui e Tanjia sono due giovani russi adorabili, due graziosi animali da compagnia, ed è ancora presto per uscire dal ruolo. Eduard se ne accorge quando azzarda un'osservazione sul gusto per i riconoscimenti che Brodskij nasconde dietro la sua aria da studioso sempre con la testa fra le nuvole. Tat'jana lo interrompe inarcando un sopracciglio: ha già superato il limite. ________________ Comunque ha ucciso degli uomini, e ne parla senza vantarsene. Un giorno Eduard gli confessa che non è sicuro di esserne capace. "Ma come no" lo rassicura Porfirij. "Quando non avrai scelta, lo farai, come tutti. Non preoccuparti". ________________ È [il Russkoe Delo] insomma un luogo caldo e rassicurante per chi è appena arrivato e non parla inglese, ma anche l'anticamera della fine in cui sono naufragate le aspettative di chi è venuto in America credendo che lo attendesse una vita nuova ed è rimasto impaniato in quell'accogliente tepore, in quei meschini battibecchi, in quelle nostalgie e in quelle vane speranze di un ritorno in patria. ________________ l'Hotel Winslow è un rifugio per i russi, soprattutto ebrei, che appartengono come lui alla "terza emigrazione", quella degli anni Settanta. Eduard è in grado di riconoscerli per strada, anche di spalle, dalla stanchezza e dall'infelicità che emanano. A loro pensava quando ha scritto l'articolo che gli ha fatto perdere il posto. A Mosca o a Leningrado erano poeti, pittori, musicisti, under di valore che se ne stavano al caldo nelle cucine, e ora, a New York, fanno i lavapiatti, gli imbianchini, i traslocatori, e per quanto si affannino a credere ancora ciò che credevano all'inizio - che è una situazione provvisoria e che un giorno i loro veri talenti saranno riconosciuti - sanno bene che non è così. Allora, sempre tra loro e sempre in russo, si ubriacano, recriminano, parlano della patria, sognano di avere il permesso di ritornarvi, ma non avranno mai il permesso di ritornarvi e moriranno lì, in trappola e beffati dal destino. ________________ Gli piace che Trockij dichiari apertamente. "Viva la guerra civile!". Che disprezzi i discorsi da donnicciole e da preti sul sacro valore della vita umana. Che dica che per definizione i vincitori hanno ragione e gli sconfitti torto e che il posto dei secondi è nella spazzatura della storia. Queste sì che sono parole virili, e gli piace ancor più quello che raccontava il vecchio del "Rosskoe Delo": il tizio che le ha pronunciate è passato in pochi mesi dalla condizione di esule morto di fame a New York a quella di generalissimo dell'Armata Rossa, uno che si spostava da un fronte all'altro a bordo di un vagone blindato. ________________ Secondo Brodskij, è una regola: soltanto un provinciale può diventare un autentico dandy. ________________ Quello che gli dispiacerebbe è morire da sconosciuto. Se "Io, Edička" fosse stato pubblicato e avesse avuto il successo che meritava, allora d'accordo: lo scandaloso scrittore Limonov ucciso da una raffica di Uzi a Beirut occuperebbe la prima pagina del "New York Times". Steven e i suoi pari leggerebbero la notizia tenendo il giornale sopra le loro crêpe allo sciroppo d'acero e si direbbero, con aria pensosa: "Questo è un uomo che ha vissuto veramente". Così sì varrebbe la pena. La morte da milite ignoto, no. ________________ Tutto sommato, Eduard preferisce ancora i genitori di Jenny, autentici rednecks del Middle West, a cui la ragazza vuole a tutti i costi presentarlo quando i suoi vengono a passare una settimana nella metropoli. Il padre lavorava per l'FBI e somiglia in modo sorprendente a Veniamin. Quando Eduard glielo dice, e aggiunge che il padre lavorava per il KGB, l'altro scuote la testa e dichiara con solennità che ci sono brave persone ovunque: "Il popolo americano e quello russo sono pieni di brave persone; sono i dirigenti che fanno le porcate, e gli ebrei". Racconta con orgoglio che Edgar Hoover gli ha mandato un regalo per la nascita di ciascuno dei suoi figli, e quando viene a sapere che Eduard scrive gli augura di avere lo stesso successo che ha avuto Peter Benchley, l'autore dello Squalo. Birra, camicia a scacchi, buon diavolo, senza malizia: a Eduard piace più della figlia. ________________ Steven non era tanto ingenuo da credere che il poeta russo gli volesse bene, ma forse pensava di piacergli, e in effetti era vero. Eduard non trovava Steven né stupido né odioso; non aveva niente di personale contro di lui, ma di fronte a Steven si sentiva come il mužik che pur obbedendo al barin aspetta che giunga la sua ora, e quando quell'ora sarà giunta entrerà dalla porta principale nella bella casa piena di oggetti d'arte del barin, la saccheggerà, gli violenterà la moglie, getterà a terra il barin stesso e lo prenderà a calci con un riso di trionfo. La nonna aveva descritto a Steven lo stupore dei nobili zaristi quando videro scatenarsi a quel modo i loro bravi Vanja tanto devoti e fedeli, che avevano visto nascere i loro figli ed erano sempre stati così carini, e penso che Steven abbia provato a suo volta lo stesso stupore nel leggere il libro dell'ex domestico. Per circa due anni Steven aveva vissuto senza alcun sospetto accanto a quell'uomo tranquillo, sorridente e simpatico, che gli era nemico nel più profondo dell'animo. ________________ finché sei cattivo, non sei diventato un animale domestico. ________________ Quello che volevo raccontare accade in un pulmino che riaccompagna gli scrittori in albero dopo l'ennesima tavola rotonda. A un semaforo rosso un camion militare affianca il pulmino, all'interno del quale si diffonde un brusio di deliziato spavento. "L'Armata Rossa! L'Armata Rossa!". Sovreccitati, con il naso incollato ai finestrini, tutti i membri di quella comitiva di intellettuali borghesi sono come i bambini al teatro dei burattini quando vedono uscire da dietro le quinte il lupo cattivo. Eduard chiude gli occhi con un sorriso soddisfatto. Il suo paese sa ancora fare paura a quegli occidentali senza palle: tutto a posto. ________________ ...dopo che Berija, a capo dell'NKVD sotto Stalin, era caduto in disgrazia ed era stato giustiziato, fu data disposizione ai sottoscrittori della Grande Enciclopedia sovietica di ritagliare dalla copia di loro proprietà la voce encomiastica dedicata a quel fervido amico del proletariato per sostituirla con una voce della medesima lunghezza sullo stretto di Bering. Berija, Bering: l'ordine alfabetico era salvo, ma Berija non esisteva più. Non era mai esistito. Allo stesso modo, dopo la caduta di Chruščëv, le biblioteche dovettero lavorare di forbice per eliminare Una giornata di Ivan Denisovič dai vecchi numeri della rivista "Novyj Mir". Il potere sovietico si arrogava il privilegio che san Tommaso negava a Dio: fare che ciò che era stato non fosse stato. E non era a George Orwell, ma a Pjatakov, un compagno di Lenin, che si doveva questa frase straordinaria: "Se il partito lo richiede, un vero bolscevico è disposto a credere che il nero sia bianco e il bianco nero". [...] "Il socialismo integrale non è un attacco a determinate storture del capitalismo ma alla realtà stessa. È un tentativo di sopprimere il mondo reale, un tentativo a lungo termine destinato a fallire ma che per un certo periodo riesce a creare un mondo surreale fondato su questo paradosso: l'inefficienza, la povertà e la violenza sono presentate come il bene supremo" [Martin Malia]. La soppressione della realtà passa attraverso quella della memoria. [...] Così un intero popolo faceva come se non fosse mai successo e imparava la storia sul breve compendio che il compagno Stalin si era preso il disturbo di scrivere personalmente. ________________ Non gli piaceva trovare in un negozio di articoli militari d'occasione un cappotto da soldato dell'Armata Rossa, e accorgersi che i bottoni di ottone della sua infanzia erano stati sostituiti da bottoni di plastica. Un particolare, ma un particolare che, secondo lui, diceva tutto. Quale immagine poteva avere di se stesso un soldato ridotto a indossare divise con bottoni di plastica? Come poteva combattere? A chi poteva fare paura? [...] Un popolo i cui soldati sono infagottati in divise a buon mercato è un popolo che non ha più fiducia in se stesso e non ispira più rispetto ai vicini. È un popolo che ha già perso. ________________  ...ma no, c'è qualcos'altro, qualcosa che eccita i suoi compagni di baldoria e a lui procura invece un profondo disgusto. Ci mette un po' a  rendersene conto, ma quest'altra cosa che lo ha colpito ancora prima di entrare è lo sguardo del poliziotto appostato sul marciapiede. Non è un vigilante pagato dal ristorante, ma un poliziotto vero, vale a dire un rappresentante dello Stato. Una volta un rappresentante dello Stato, anche di grado subalterno, era rispettato. Incuteva timore, Ora il poliziotto all'ingresso non incute timore a nessuno, e lo sa. I clienti gli passano davanti senza neanche vederlo. Se hanno paura di qualcuno, non è certo di lui. Sono loro che hanno il denaro, loro che hanno il potere, e ormai quel poveraccio in divisa è al loro servizio. ________________ All'ingresso dei bagni c'è un'inserviente imbronciata, che Eduard vorrebbe abbracciare proprio perché è imbronciata, sovietica, perché non somiglia ai furbetti che si abbuffano qualche metro più su ma alla gente povera e onesta in mezzo alla quale è cresciuto. Prova a parlarle, a sapere che cosa pensi di quanto sta accadendo nel paese ma, come il conducente del pulmino, la donna si rabbuia ancora di più. È terribile: la gente comune con cui Eduard vorrebbe fraternizzare non gli dà corda, e invece a quelli che si mostrano bendisposti lui vorrebbe soltanto spaccare il muso. ________________ Eduard pensa che è un po' troppo facile vivere nel comfort e nella libertà, e voler tenere gli altri al riparo da tutto ciò per il bene della loro anima ________________ Non c'è nessuno dei suoi amici, ma Eduard riconosce dei volti intravisti in passato in occasione di qualche festa o di una lettura di poesia. Volti di comparse, volti spenti, rosi dall'odio per se stessi. E come sono diventati vecchi! Lividi o paonazzi, gonfi, sciupati. Non sono più under, certo, ora che tutto è permesso tornano alla luce, e la cosa terribile è che la loro assoluta mediocrità, misericordiosamente occultata in gioventù dalla censura e dalla clandestinità, è sotto gli occhi di tutti [...] L'insuccesso era nobile, l'anonimato era nobile, persino il decadimento fisico era nobile. Potevano sognare che un giorno sarebbero stati liberi, e quel giorno sarebbero stati acclamati come eroi, perché avevano custodito per le generazioni future, sotterraneamente e in clandestinità, il meglio della cultura russa. Ma, arrivata la libertà, non interessano più a nessuno. ________________ Scende la notte, Eduard non riesce a prendere sonno. Pensa alle poche lettere che ha ricevuto dai genitori durante la sua lunga assenza. Lettere lagnose, zeppe di stupidaggini e recriminazioni perché l'unico figlio che avevano non sarebbe tornato a chiudere loro gli occhi. Scorreva quelle lettere senza leggerle veramente, si rifiutava di compatire i genitori, ringraziava il cielo di averlo portato lontano dalle loro vite pavide e rattrappite. Un cattivo figlio? Forse, ma intelligente, e quindi senza pietà. La pietà rammollisce, la pietà avvilisce; e la cosa terribile è che da quando ha rimesso piede nel suo paese si sente invadere, oltre che dalla collera, dalla pietà. ________________ Quando è crollato il comunismo, Zachar [Prilepin] e i suoi amici avevano circa quindici anni. La loro infanzia era trascorsa in Union Sovietica ed era stata più bella dell'adolescenza e della prima età adulta. Quei giovani ricordavano con tenerezza e nostalgia il tempo in cui le cose avevano un senso, il denaro non era molto ma non c'erano nemmeno molte cose da comprare, le case erano ben tenute e un ragazzino poteva guardare con ammirazione il nonno perché era stato il migliore trattorista del suo kolchoz. Avevano vissuto la sconfitta e l'umiliazione dei genitori - gente modesta ma orgogliosa di essere ciò che era -, ridotti in miseria e privati anche dell'orgoglio. Credo che fosse soprattutto questo a riuscire insopportabile a Zachar e a quelli come lui. ________________ A differenza della maggior parte degli stabilimenti penitenziari russi, Lefortovo non è sporco, non è sovraffollato, non ci sono stupri né pestaggi; in compenso, si è sottoposti a un rigido isolamento. Non soltanto non si è costretti a lavorare, ma, anche volendo, non è permesso farlo. Le celle- singole, bianche, asettiche - sono tutte fornite di televisione, così i detenuti possono guardarla da mattina a sera, e questa soffice dipendenza li fa sprofondare presto o tardi nell'apatia, e poi nella depressione. La passeggiata quotidiana si svolge all'alba sul tetto della prigione, ma a ciascuno è riservato un recinto di pochi metri quadrati interamente circondato da una rete metallica, e per evitare che i progionieri possano scambiarsi qualche parola da una gabbia all'altra, gli altoparlanti diffondono musica a un volume così assordante che anche urlando a squarciagola non si riuscirebbe a sentire la propria voce. Ma nemmeno questa sgradevole passeggiata è obbligatoria, e molti finiscono per farne a meno: restano a letto, si girano contro il muro, non respirano mai più all'aria aperta. ________________ Forse il momento più mirabile della vita di Eduard, quello in cui è stato più vicino a essere ciò che sempre, strenuamente, con la cocciutaggine di un bambino, ha cercato di essere: un eroe, un uomo davvero grande. ________________ Il bravo zek è uno zek abbattuto, incapace di reagire: anche questo è intenzionale. ________________ E poi, senza preavviso, tutto si ferma. Il tempo, lo spazio: eppure non è la morte. Nulla di quanto lo circonda ha mutato aspetto, né l'acquario, né i pesci nella tinozza, né l'ufficio, né il cielo oltre la finestra dell'ufficio, ma è come se tutto ciò fosse stato fino a quel momento soltanto un sogno e d'un tratto diventasse pienamente reale: elevato al quadrato, svelato e insieme annullato. Eduard viene risucchiato da un vuoto più pieno di tutto ciò che è pieno al mondo, da un'assenza più presente di tutto ciò che riempie il mondo della propria presenza. Non è più da nessuna parte ed è interamente lì. Non esiste più e non è mai stato così vivo. Non c'è più nulla, c'è tutto. La si può chiamare "trance", "estasi", "esperienza mistica". [...] Oppure si può, come Eduard, tornare nella propria baracca, sdraiarsi sul materasso, prendere il quaderno e scrivere: "Questo mi aspettavo da me. Ora nessun castigo può toccarmi, perché saprò trasformarlo in felicità. Uno come me può trarre gioia anche dalla morte. Non tornerò alle emozioni dell'uomo comune". ________________ Nel proprio paese era diventato la star che aveva sempre sognato di essere: scrittore osannato, guerrigliero mondano, habitué dei giornali scandalistici. Appena rimesso in libertà, aveva scaricato la valorosa piccola Nastja per buttarsi su una di quelle donne di categoria A alle quasi non ha mai saputo resistere: un'incantevole attrice diventata famosa con un telefilm intitolato KGB in smoking. I suoi trascorsi carcerari ne facevano un idolo dei giovani, l'alleanza con Kasparov un uomo politico presentabile, e non escludo che Eduard abbia immaginato veramente di arrivare al potere sull'onda di una rivoluzione di velluto, com'era accaduto in passato a Václav Havel. ________________ Di tutti i luoghi del mondo, continua Eduard, l'Asia centrale è quello in cui si trova meglio. in città come Samarcanda o Barnaul. Città schiantate dal sole, polverose, lente, violente. Laggiù, all'ombra delle moschee, sotto le alte mura merlate, ci sono dei mendicanti. Un sacco di mendicanti. Sono vecchi emaciati, con i volti cotti dal sole, senza denti, spesso senza occhi. Portano una tunica e un turbante anneriti dalla sporcizia, ai loro piedi è steso un pezzo di velluto su cui aspettano che qualcuno getti qualche monetina, e quando qualche monetina cade non ringraziano. Non si sa quale sia stata la loro vita, ma si sa che finiranno nella fossa comune. Sono senza età, senza beni, ammesso che ne abbiano mai avuti - è già tanto se hanno ancora un nome. Hanno mollato tutti gli ormeggi. Sono dei derelitti. Sono dei re. Questo sì che gli piace.
Emmanuel Carrère, Limonov
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paoloxl · 7 years ago
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Robert Taylor
 " Il diritto al profitto di un'azienda ha avuto un precedente 
sul diritto delle nostre comunità di respirare aria pulita "
 Robert Taylor 77 anni che ha toccato una causa 
per inquinamento contro le ditte petrolchimiche 
Si chiama San Giovanni Battista ed e 'una localita' della Louisiana chiamata "parrocchia". Ce ne sono tante di parrocchia, che significa parrocchia in inglese. Ma nella parrocchia della Louisiana significa piuttosto contea.
 La parola deriva dal francese paroisses.  
Ad ogni modo, di parrocchie qui a San Giovanni Battista c'e 'ben poco. Nel senso che la zona è piuttosto un cimitero di morte. 
Ed infatti il ​​suo soprannome e ' Cancer Alley, strada del cancro. 
Quando arrivi a San Giovanni Battista la prima cosa che si vede e 'il cartello che avvisa della presenza di cloroprene nell'aria, sostanza cancerogena che arriva dritta dritta dall'industria petrolchimica. Il cartello è stato pensato dai residenti esasperati dai miasmi e dalla puzza, nonche 'dalla preoccupazione per la loro salute. 
Ma tutta la riviera del Mississippi fra New Orleans e Baton Rouge è una successione di fabbriche di morte. 
Non per niente si chiama Cancer Alley.
Cancer Alley e 'una strada, o un complesso di strade lunga 150 chilometri che costeggiano il fiume Mississippi e dove ci sono 150 fabbriche petrolchimiche. 
Si fabbrica qui asfalto, gomma e oli sintetici. All'inizio, per essere piu 'gentili la chiamavano "Corridoio chimico". 
Il limite di distanza tra le case e le ciminiere e 'di 150 metri. Chi ci vive e 'povero, spesso persone di colore. 
Nel 2014 uno degli incidenti piu 'gravi della storia recente: 10 giorni di emissioni senza sosta di idrogeno solforato da un impianto Shell. Vieni da copione la popolazione si e 'lamentata di nausea, mal di testa, vomito.
In molti versi la Louisiana e 'una sorta di Basilicata agli steroidi, nel senso che il petrolio ha ingoiato natura, politica e considerazioni, con un po' di contenuti in qua e la, ma alla fine facendo sempre i suoi interessi. 
 La legge della Louisiana vieta di protestare contro le trivelle, gli oleodotti, le raffinerie.
 E 'una legge specifica! Dicono chi chi protesta vicino una "infrastruttura critica" costruita o costruenda rischia fino a cinque anni di carcere. 
 E infatti c'e 'stata pura della gente che ha protestato contro petrolio e gas e nuovi oleodotti lungo il Mississippi in kayak e sono stati arrestati. In alcuni casi l'arresto è il diritto al voto.
Olio e gas e 'qui un vero cancro, non solo perche' l'incidenza dei tumori e 'alle stelle ma perche' non ne hanno mai abbastanza: c'e 'sempre un nuovo oleodotto, sempre una nuova sostanza chimica, sempre nuovi pozzi , nuovi trattamenti, nuova corruzione, nuovi scoppi. 
Il registro dei tumori della Louisiana è soggetto a povertà di 16.000 abitanti. 
Perche '16.000 abitanti? 
Perche 'la maggior parte delle cittadine lungo Cancro Alley ha * meno * di 16.000 abitanti. 
La gente pero 'ha fatto indagini e ha trovato che si, il 20% dei residenti muore di cancro, e che ci sono elevatissimi tassi di asma, aborti spontanei, e mortalita' infantile.
Ogni tanto ci sono proteste e coraggiosi cittadini che cercano di denunciare il tutto.
Esempio: Robert Taylor, un signore 77-enne che assieme ad altre tredici persone ha speso causa contro una specifica ditta: la Denka Performance Elastomer e la DuPont de Nemours che da 48 anni inquinano l'aria. 
Questo è l'elastomero di Denka con sede principale in Giappone, uno strumento per la creazione di un nuovo prodotto, l'uso di cloroprene per creare, l'altro, mute subacque. Dal 2015 Denka e 'la nuova proprietaria di questa fabbrica, ma parte del sito appartiene ancora alla DuPont produttore storico. 
I tredici sono un gruppo da non invidiare. Chi ha o ha avuto il cancro, problemi respiratori e circolatori, classificato come probabile cancerogeno .
Lo stesso Robert Taylor dice di essere sorpreso di essere ancora in vita. 
Dadi che sua madre, suo fratello, sua sorella, suo nipote, vari cugini e suoi vicini di casa sono tutti morti di cancro. Avendo sulle spalle vari di vita, i dadi di ricordare ancora quando Cancro Alley era coperto di polvere e zucchero non troppo lungo della zona lungo il Mississippi in un viale di ferro e di fumi tossici.
Ricorda quando la raffineria - di zucchero - di Parrocchia di San Giovanni Battista chiuse, e l'arrivo nel 1969 della DuPont. 
Per tanti anni Mr. Taylor ei suoi amici si sono chiesti degli effetti nefasti della DuPont sulla loro salute, ma in molti hanno pensato che si trattasse di una causa persa. 
La DuPont era grande e ricca con uno stuolo di avvocati e di ingegneri. 
Loro erano solo persone normali, piu 'povere che ricche, senza agganci politici e senza nessuno che davvero si interessasse alla loro causa. 
E nessuno di loro sapeva cosa è successo respirando, e quanto fosse o non fosse pericoloso.
Lo stesso pero 'il signor Robert Taylor nel suo piccolo cerca di organizzarsi e di parlare con i suoi vicini, di capire per quanto gli fosse possibile. Crea una piccola organizzazione in aula Cittadini preoccupati di San Giovanni. 
Finchè l'EPA, l'ente di protezione americana per la protezione delle cose sta una lista di sostanze pericolose, una volta considerato la piu 'completa del mondo, spesso usata anche in questioni legali all'estero. 
Si chiama IRIS che sta per  Integrated Risk Information System . 
Nel 2010, l'EPA annuncia che il cloroprene e 'un potenziale cancerogeno e fisso i parametri di emissione a 0,2 microgrammi per metro cubi.
qui livelli elevatissimi di cloroprene . 
E poi arriva Wilma Subra , chimico, una piccola grande eroina che cerca di aiutare i residenti di Louisiana a combattere per un ambiente piu 'sano. 
Appena concluso il rapporto dell'EPA si mette in contatto con Robert Taylor. Lei ha fornito la scienza, lui l'esperienza.
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libero-de-mente · 7 years ago
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I DIALOGHI DI ALBERTO ANGELA:
Capitolo 11 - Alberto Angela e Mister Wolf.
Questo dialogo di Alberto Angela è dedicato a tutti coloro che sanno risolvere in maniera brillante e sicura i problemi e le emergenze italiane. Ingegneri strutturali, medici, scienziati, politici, allenatori e nutrizionisti che hanno studiato nella scuola della strada; arrivando all’Università della vita e laureandosi con la lode massima possibile. Insomma a tutti i Mr. Wolf che sanno come risolvere ogni cosa e che nei social proliferano con le loro strategie e post grondanti di verità assolute e accertate che Adam Kadmon levati proprio.
La strada della vita, una strada che ognuno di noi sta percorrendo, chi con sufficiente facilità chi con sufficiente difficoltà, dove si incontrano confrontandosi tanti individui diversi. Su questa strada lastricata dagli antichi romani, perché LUI percorre spesso questo tipo di strade, Alberto Angela incontra uno strano personaggio. Egli in realtà è una figura un po’ mitologica, perché raggruppa molteplici personalità, ed è un po’ virtuale perché si è abituati a leggerla con i suoi post ricchi di sentenze sul web: Imparato Sapienza classico esempio di analfabeta funzionale... andiamo, chi di voi tra i propri contatti non ha un Mr Wolf/Imparato Sapienza, eh? Ecco cosa accade quando si incontrano due menti opposte:
I- Mi scusi, ma lei è Alberto Angela vero? A- Salve, si sono io mi ha proprio riconosciuto. I- Si certo, lei è quello che fa la televisione, che fa libri e fa tante cose la vedo spesso sui giornali. A- Si… sì in effetti, mi tolga una curiosità… lei sa esattamente quello che faccio e cosa sono? I- Certo, che domande, lei fa televisione. A- Si d’accordo su questo non ci piove, ma in televisione cosa dico e cosa faccio, lei lo sa? I- Come piove, le previsioni del tempo dicevano bel tempo. Eh ma con questa geo ingegneria oramai tutto è comandato . A- Interessante, lei è un esperto in materia. I- Guardi non bisogna essere esperti in materia basta vedere la faccia del Giuliacci, quello delle previsioni per capire che è un complotto. Altre emittenti hanno messo delle signorine disinibite alle previsioni, cosi con tette e culi gli ascoltatori non capiscono niente. A- Le do un consiglio, mi permetta, se lei regola il suo orologio un’ora avanti, lei saprà sempre che tempo farà in anticipo. I- Le metto un “Mi piace” cavoli, lo devo dire a mio cuGGino questa si che è una dritta giusta. Che poi la geo ingegneria la usano anche per scatenare i fulmini. Fanno pure crollare i ponti sa? Per quello che è successo a Genova hanno cancellato i video online di denuncia dove si vedeva un fulmine colpire il ponte. Capisce, sono crolli comandati. Basta informarsi. A- Dove posso apprendere queste informazioni e prove? I- Come dove, ma su Facebook… ci sono gruppi segreti apposta. A- E mi dica, lei è un sostenitore delle scie chimiche suppongo. I- Ma certamente – destando stupore – come ha fatto a capirlo? Lei le vede vero? A- Diciamo che l’ho intuito, nulla di che. Si le vedo e pensando a voi un pensiero kantiano mi sorge ogni volta: le scie sopra di me, la gastrite che mi sale dentro di me. I- Anche io avevo il “Kant” da piccolo, mia sorella la Barbie. Comunque la gastrite non è proprio colpa delle scie chimiche. La gastrite ci viene per colpa dei vaccini che ci hanno iniettato da piccoli con le vaccinazioni. A- Ma tu pensa, un no-vax chissà perché la cosa non mi stupisce. Sto giusto scrivendo un libro sull’argomento – sorriso ironico. I- Ecco si è vero lei scrive anche libri, mi ricordo le copertine. Non li ho mai letti perché preferisco vedere il Colosseo e Pompei dal vivo. Che poi i selfie escono meglio con le “pietre” dietro che un libro in mano. Quindi sta scrivendo un libro contro i vaccini, bravo! A che punto è? A- Per ora ho scritto un capitolo del libro che si intitolerà: Vaccinazioni ed Autismo la correlazione dei casi egregiamente spiegata nella chat delle mamme pancine, da chi ha la laurea in casalinga ad honorem; capitolo 1: “Siamo nella merda”. E per i selfie ha ragione sa? Come può farseli se con una mano tiene il telefonino e nell’altra un libro? Con quale mano fa il segno a “V” con le dita? I- Già, se fossi un rettiliano ci riuscirei però. A- Chissà perché me l’aspettavo questa cosa, sa? E a klingoniani come siamo messi? Sa che esistono anche loro, vero? I- Davvero? Mica avrà dei poteri paranormali lei. A- No guardi niente poteri paranormali. Qui l’unica cosa paranormale che vedo è il giornalaio che la mattina mi da il quotidiano che mi spiega, da ingegnere della strada, la staticità dei ponti con la frase “Il calcestruzzo si deteriora, svegliaaaH”; la mia vicina che da brava mamma mi svela che basta fotocopiare un foglio dell’Asl dell’anno precedente e cambiare data, per iscrivere i figli a scuola e che bisogna “svegliarsiH”; l���idraulico che mi ha riparato una perdita nel bagno settimana scorsa, mi ha dato spiegazioni di come gestire lo spread perché noi italiani ci dobbiamo “svegliareH”; il macellaio che mi spiega come risolvere il problema dei migranti mentre batte la carne con un machete, perché noi ci dobbiamo “svegliareH”. Guardi sto mettendo in dubbio la mia laurea in paleontologia e aspetto che la donna delle pulizie mi spieghi come rilevare nei sub-strati di polvere i fossili di acari per risalire ad una datazione certa. Nel frattempo aspetto che si crei quell’effetto sorpresa del non capirci più un beato gladio. I- Le sue sono braccia strappate alla cultura, lo sa? L’ammiro. A- Pensi un po’ pensavo anche io la stessa cosa di lei, anche se alle sue braccia avrei dato un indirizzo più agroalimentare…. Mettiamola così. I- Ma lei fa anche quelle trasmissioni dove spiega e racconta cose, vero? A- Ah – quasi al limite, un tremolio sopra la palpebra destra non preannuncia nulla di buono – ci è arrivato. Si spiego cose… a caso – risatina isterica. I- Ho provato a seguirla, ma racconta troppe cose. Un consiglio ne racconti di meno, tutto nella testa di un essere umano non ci sta. Alla fine quando siamo pieni dobbiamo, come dire… ah si cancellare alcuni file dal cervello. Alla fine tutte quelle cose non ti servono, un po’ come nelle cabine di pilotaggio degli aerei. A- C-cosa c’entra ora la cabina di pilotaggio di un aereo?. I- Vede mio caro, ha presente tutti quei pulsanti, leve, manopole, quadranti e tasti? Mica servono tutti. Poi precipitano gli aerei, per forza i piloti si confondono e non ci capiscono più nulla. Poche cose essenziali come sul cruscotto di un’auto e si è più sicuri. A- Ma queste cose me le dice perché lei è un esperto pilota? I- No, ma ho visto tanti film con scene girate sugli aerei. Si vede chiaramente che usano sempre i medesimi tasti e leve.  A- Senta, posso farle io una domanda? Così giusto per darmi un colpo di grazia. A terra piatta come siamo messi? I- Lo sapevo – allargando le braccia come se volesse abbracciarlo – lo sapevo lei è un dei nostri. La terra piatta, è dai tempi di Via Galileo Galilei che ci prendono per i fondelli. A- Perché “Via”? I- Quando leggo in giro quel nome è sempre preceduto da “Via”… A- Sa che le dico? Ha ragione, tutto questo è un complotto di Bigpharma con lo zampino di Soros e del Capitano Findus. La terra è piatta, ha ragione, altrimenti dove andrebbero i calzini che si perdono se non che cadono dal bordo della Terra? I- Lei è il mio idolo, giuro che scaricherò tutti i suoi libri con E-mule. A- Ma guardi, non è il caso. Le consiglio di cominciare con cose più semplici per allenare la materia grigia. Tipo il sudoku. I- No, quei giochi giapponesi dove si suda (sudoku appunto) non mi attirano, sono uno che fa fusioni molecolari. A- Davvero? – sguardo di speranza. I- Si faccio una fusione molecolare tra me e il divano. Da li con il telefonino giro per Facebook e condivido tante cose di “gombloddi” che manco s’immagina. Le consiglio di frequentare di più Facebook. A- E pensare che io ho buttato via tanto tempo della mia vita a studiare, fino alla laurea, girare il mondo e scoprire cose nuove. Quando basta entrare in Facebook. Stavo leggendo “I fiori del male”, mi sa che lascio perdere. I- “I fiori del male”…. Aspetti, si si ho capito. Eh no, sono del male perché li hanno messi nel forno. Invece di friggerli. A- Forno? Friggerli? Di che fiori parla? I- Quelli di zucca ovviamente! A- Già… ovviamente – sguardo rassegnato – ora la saluto devo accompagnarlo per un giro a Roma. I- Oh, accompagnarlo? Chi? – guardandosi attorno. A- Il mio amico immaginario, non è molto sveglio sa? I- Amico immaginario? Mi prende in giro? Mica esistono.. A- Oh lo so, ma per non ferirlo gli ho raccontato che.. si insomma, che è più una concezione proiettata nella mia mente. Così giusto per non ferirlo. Poverino. Imparato Sapienza perplesso saluta Alberto Angela, le strade dei due si separano con la speranza per Alberto di non incontrarlo più. Salvo andare su Facebook e trovare un post condiviso da centinaia di utenti dove si annuncia che Barack Obama in realtà è Osama Bin Laden, ha solo invertito le iniziali e tagliato la barba. Ah se volete…. Condividete anche voi!!!11!!11!!
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campanauz · 5 years ago
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A casa abbiamo un roomba (aspirapolvere che gira da solo) , uno di quegli ammennicoli che piacciono agli ingegneri e che naturalmente mio marito ha comprato, un giorno di sconti su Amazon. Poco dopo aver cominciato ad usarlo è stato battezzato con il nome di "Sbonk", per l'abilità di sbattere ovunque e incastrarsi nelle superfici più impensabili (almeno per me che ho la propensione per la tecnologia di una donna delle caverne). Insomma, lo usa solo lui. Io ogni tanto quando esco, perché non sopporto di sentirmi chiamare anche dall'aspirapolvere (quando si blocca fa rumorini e chiede aiuto). Oggi prima di andare in centro, lo faccio partire, chiedendomi dove lo avrei trovato incastrato al mio ritorno. E infatti lo trovo in camera, spento e abbandonato. Sto già per imprecargli contro quando gli svuoto il serbatoio
E niente, si è piantato perché aveva raccolto talmente tanta polvere che non riusciva più a muoversi.
Scusa Sbonk.
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cassandrablogger · 8 years ago
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Risse ideologiche tra scienziati
Dopo aver osservato a lungo quei crani inscatolati nel vetro, Crookes esclama trionfante “ah, il potere della coscienza creatrice della materia!” Jones, visibilmente irritato da quelle parole, si avvicina al collega, e con un'alzata di sopracciglio gli sussurra “zio, non vorrei distruggere le tue speranze, ma la coscienza è un prodotto del cervello…” Crookes gli sorride “se tu non avessi una coscienza, non saresti in grado di descrivere quella massa amorfa che è il tuo cervello di bionda”
“come osi darmi della bionda???”
“beh, ho condotto un esperimento in laboratorio su due campioni di ragazze, da un lato il gruppo delle bionde e dall'altro il gruppo delle more, le statistiche confermano che nove bionde su dieci credono che la coscienza sia un prodotto del cervello”
“e alla fine?”
“e alla fine tu sei una bionda”
“no, dicevo, alla fine quale delle venti ti sei scopato?”
“quella che aveva meno tratti somatici in comune con i tuoi”
Jones si irrigidisce. Rimugina sull'ultima frase e, in preda alla rabbia, decide di estrarre l'arma dalla tasca sinistra della giacca.
“la vedi questa banana?”
“sì”
“tu sei fatto degli stessi atomi di questa banana”
Crookes si agita. L'ultima volta che qualcuno l'aveva paragonato a una banana era corso in lacrime dai suoi genitori pregandoli di cambiargli scuola. Ma adesso lui era uno scienziato. Cazzo Crookes, adesso sei uno scienziato, non un bambino frignone.  
“oh, le mie congratulazioni dottor Jones! sette bionde su dieci possedevano banane sempre a portata di mano, ti andrebbe di essere l'undicesima bionda del campione sperimentale?”
La rabbia di Jones si intensifica sempre di più.
“che c'è? stai deviando il discorso perché non accetti di essere una lurida banana?”
“come potrei essere una banana se soffro di ipokaliemia?”
“al diavolo il potassio! quando il tuo cervello morirà, il tuo corpo diventerà materia inerte esattamente come questa banana, solo che tu puzzerai di più, e sarai più inutile di una buccia di banana che, quanto meno, è utile da mettere sotto i piedi degli spiritualisti per scivoloni in grande stile”
Crookes adesso sei uno scienziato, non un bambino frignone, ti prego trattieni le lacrime, concentrati ok? ripeti insieme a me, io non sono una banana, io non sono una banana, io non sono una
“IO NON SONO UNA BANANA, IO HO LA COSCIENZA DI ESISTERE”
“che è prodotta dagli stessi atomi della banana”
“no, fottuto scientista ritardato, è la mia coscienza di esistere, eterna, che decide come disporre gli atomi della banana e del mio cervello, gli atomi non si dispongono da soli”
“infatti è il caso che li dispone”
“il caso non esiste”
“invece sì”
“quello che tu chiami caso, è coscienza universale”
La discussione li infervora: caso contro coscienza universale. Dal laboratorio contiguo si cominciano a udire urla strazianti, qualche goccia di sangue schizza nel corridoio. Il profumo inebriante di criminali nuovi penetra nelle narici di Lombroso, che in preda alla massima esaltazione, con tre capriole, una piroette e un salto in lungo, ne approfitta per sbirciare nell'altra sala. Dio solo sa a quale macabro spettacolo si trovò ad assistere, spalancando quella porta…
“Piero Angela, scelgo te!” strilla Jones in preda al delirio. E dalla sfera pokè esce l'ologramma di Angela, in dimensioni piuttosto rimpicciolite, che esordisce con un “allora, oggi quale boccalone dobbiamo riportare sul pianeta terra?”
“ah, questa è buona! un ologramma dimmerda che vuole riportare me sul pianeta terra!” ribatte Crookes, offeso.
“Jones, vai con la musica!” ordina Piero Angela.
Jones obbedisce al maestro, e parte Air di Johann Sebastian Bach.
“fratelli” dichiara in tono solenne l'Angela “siamo qui riuniti oggi per celebrare la messa dell'ottantesimo festival delle affermazioni contro il paranormale, noi del cicap lavoriamo per voi, con voi, su di voi, sotto di voi, e affianco a voi, e ricordate sempre il nostro slogan: ci piacerebbe da morire essere immortali!”
Jones socchiude gli occhi in segno di profondissimo assenso e si lascia andare in un devoto applauso.
“Jones, piantala di applaudire e posiziona i riflettori su di me” ordina Piero Angela.
“s-sìssignore!”
“allora, dolce Crookes, quale argomento vogliamo affron*tosse* negare oggi?”
“mi parli delle scie chimiche, signor Angela”
“ebbene, partiamo dal presupposto che le scie chimiche non esistono perché non possono essere riprodotte in laboratorio in condizioni di controllo, ebbene, fatto questo, spieghiamo cosa sono realmente le scie chimiche, ebbene, le cosiddette scie chimiche, definite così dai teorici del complotto boccaloni, non sono altro che condensazioni di monossido di carbonio prodotte dalla biosfera degli aerei dopo aver consumato un pasto a base di cipolle, dunque le scie chimiche sarebbero nient'altro che il cosiddetto alito pesante che emerge dalla bocca degli aerei, ebbene, come vedi, niente di paranormale”
“sì, d'accordo, ma i cerchi nel grano?”
“ebbene, partiamo dal presupposto che i cerchi nel grano non esistono perché non possono essere riprodotti in laboratorio in condizioni di controllo, ebbene, fatto questo, spieghiamo cosa sono realmente i cerchi nel grano, ebbene, i cerchi nel grano non sono altro che i giochi all'aperto di architetti annoiati, come saprai gli architetti sono in grado di disegnare cerchi perfetti, e cosa fa un architetto annoiato nel grano? disegna enormi cerchi perfetti, con l'ausilio di enormi compassi, costruiti a loro volta da enormi ingegneri, ebbene, come vedi, niente di paranormale”
Crookes era sempre più sconcertato. Avrebbe solo voluto piangere, fino a consumare le lacrime.
“non fa una piega, dottor Angela… ma l'ectoplasma? sa, io ho assistito personalmente alle sedute medianiche della Palladino, e le ho visto cacciare liquido ectoplasmatico da ogni orifizio del corpo…”
“ebbene, siamo riusciti a riprodurre l'ectoplasma in laboratorio, dunque l'ectoplasma esiste, ma proprio perché riproducibile in laboratorio non è niente di paranormale, bensì si tratta di una sostanza naturale, perché riproducibile in laboratorio”
“l'ha già detto”
“ebbene, l'ectoplasma è formato da residui di di lardo animale uniti alla stoffa utilizzata per il velo da sposa, che il medium ingerisce prima della seduta medianica e poi vomita sotto gli occhi degli astanti, perché i medium sono soggetti bulimici che debbono vedere un bravo psicologo che sicuramente noi del cicap potremmo recuperare, ebbene, come vedi, si tratta di malattie mentali, niente di paranormale”
“sicuro, ma adesso mi parli degli avvistamenti alieni di massa…”
“ebbene, gli avvistamenti alieni di massa sono i prodotti di una psicosi collettiva”
“e quale sarebbe, dottor Angela, la cura di una psicosi collettiva? una… terapia di gruppo?”
“I COMBLOTTI NON ESISTONO!!!”
“e chi ha parlato di complotti?!”
“sì, scusa, deformazione professionale, comunque dicevamo, no, la psicosi collettiva non si cura con la terapia di gruppo”
“quindi esiste uno specialista che tratta le psicosi collettive?”
“no, mio caro Crookes, ma sicuramente noi del cicap potremmo riprodurlo in laboratorio in condizioni di controllo”
Crookes era sempre più scosso, in quel momento tutte le sue certezze stavano andando a puttane per colpa di uno stupido ologramma. Crookes non poteva accettarlo. Crookes non era una banana.
“allora, signori, dacché voi siete convinti che la coscienza non sopravviva alla morte del corpo fisico, propongo di trivellarci a vicenda il cranio a colpi di barometro, per constatare insieme quanto inutile sia stata questa esistenza”
Improvvisamente, l'ologramma di Piero Angela si dissolve in un flebile ciaone. Jones dà qualche colpetto alla sfera pokè, invocando a voce alta il suo maestro, ma niente. Jones era solo. E stava per morire.
“m-ma senti, Crookes” biascica Jones con voce tremante “non preferiresti un'altra statistica sulle bionde?”
“oh, no! le mie altre statistiche le farò nell'aldilà, nell'aldilà persino le bionde sono intelligenti”
“e… se mangiassimo insieme questa banana?”
Crookes si sente, ancora una volta, perculato. Guarda il nemico dritto nelle pupille, afferra con tenacia il suo barometro e…
“NOOOOOOOOOOOO FERMATIIIIIIIIIIIIIIIIII HAI RAGIONE TU LA COSCIENZA E’ CREATRICE, IL CERVELLO E’ UN PRODOTTO DELLA COSCIENZA, IL CASO NON ESISTE!”
“hai dimenticato la cosa fondamentale, e cioè che io non sono una banana!!!!!”
“tu non sei una banana!!!!”
“più forte”
“TU NON SEI UNA BANANA”
Come disse il buon vecchio Hegel nella dialettica del servo-padrone, a dominare è colui che non teme la morte.
“e anche oggi i criminali si acciuffano domani, fanculo” conclude Lombroso.
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abr · 8 years ago
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San Francisco. (...) Il caso di cui tutti parlano è di questi giorni: al ritorno dalle vacanze, i ricconi proprietari di case in una delle zone più care della città, quella del Presidio, hanno scoperto che la loro via era stata comprata. Acquistata cioè l’arteria stradale, “Presidio Terrace”, una specie di Monti Parioli, ovale a nord della città (...). Tra gli abitanti ci sono Chris Lehane, ex portavoce di Bill Clinton e oggi responsabile degli affari istituzionali di Airbnb, e Nancy Pelosi, la speaker Dem. del Congresso. In passato vi ha abitato anche l’indimenticato sindaco italoamericano Joseph Alioto. Adesso i facoltosi abitanti dovranno mettersi d’accordo con i nuovi acquirenti burini del manto stradale e delle pertinenze. Si tratta di una coppia di imprenditori di origine asiatica, e (orrore) residenti a San José, la Brianza californiana. Tina Lam e il marito Michael Cheng, così si chiamano, hanno comprato all’asta la via.  (...) abbronzati e sdegnati minacciano cause, ma l’ufficio comunale dice che nulla si può più fare. I residenti infatti per trent’anni non hanno pagato la tassa di proprietà, di miseri 14 dollari annui (...) e andata in asta fallimentare (...) I residenti non sono per niente contenti dell’ennesima invasione di imprenditori della Silicon Valley, che qui vengono considerati pericolosi arricchiti. Anche Mark Zuckerberg, quando qualche anno fa abbandonò la valle per prendere casa in uno dei quartieri centrali, la Mission, è stato contestato al suono di “via i tecno-fascisti dal centro storico”. I pullmini che trasportano ingegneri e programmatori verso la valle, intasando il traffico, sono più odiati di quelli turistici a Roma. In generale la vecchia San Francisco non vuole essere mischiata ai nuovi ricchi della valle. (...)
http://www.ilfoglio.it/tech-and-the-city/2017/08/09/news/a-san-francisco-una-disputa-su-un-marciapiede-fa-esplodere-una-lotta-di-classe-contro-i-tecno-fascisti-148056/
“Via i tecno-fascisti”. Con tutto quello che fanno per sdoganarsi sul piano del socialismo globale. climate change e hate Trump, poveretti! Non sanno che a sinistra, topòs del provincialismo eterno, cè sempre un più puro che ti epura. 
Paese che vai, Capalbio Parioli PiazzaDuse e Precolline che trovi: stesso squallore d’intellò progressisti e accoglienti si ma solo col culo altrui. Gustosissimo. Anche perché ‘sti radical chic qui ai nostri gli pisciano in testa da diecimila metri d’altezza. 
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pangeanews · 5 years ago
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“Voglio una nuova creazione”. Dylan Thomas in Iran. Il mistero di un viaggio tra petrolieri e teologia
In arabo Abadan significa adoratore, la città è su un’isola, in Iran, in prossimità del Golfo Persico, e lui, in effetti, lo adorava. Ebrahim Golestan aveva 29 anni: iraniano, colto, aveva studiato a Parigi, conosceva l’inglese – tra l’altro, ha tradotto Hemingway per la casa editrice del padre. Sarebbe diventato un regista di qualche successo, menzionato, negli anni Sessanta alla Mostra del Cinema di Venezia. Lo hanno invitato lì, ad Abadan, perché c’è un inglese dall’accento strano e dal ceffo dionisiaco. “Mi hanno detto che lei scrive poesie…”, fa Ebrahim, atletico e piuttosto aitante al cospetto di quel tipo, gonfio di alcool e di visioni. “Mi dicono che si chiama Thomas?”. Lui fa un cenno. “Forse ha qualche parentela con Daylon Thomas? ‘Dylan’, disse lui, correggendo la mia pronuncia. ‘Dylan Thomas. Sono io Dylan Thomas’”. Da levantino fascinoso e scaltro, Golestan si muta in muto adoratore. “Al principio, fui sorpreso, ma presto capii che sebbene il suo viso fosse gonfio, un po’ sciupato, era proprio lui, il poeta che avevo letto la prima volta su Horizon. Adoravo la musica delle sue parole, la precisione rotonda, il suono. La visione ricercata, le immagini rapide, rapinose, come frecce. Le parole scintillanti, come meteore o stelle cadenti nella notte. Avevo letto e ammirato così tanto la sua poesia da avere imparato alcuni versi a memoria”.
*
1951, Abadan è famosa per le vaste raffinerie di petrolio, cosa ci fa lì Dylan Thomas? Il viaggio dura tanto, dall’8 gennaio al 14 febbraio, funge da parentesi tra i fatidici tour negli States. La ragione è sempre quella. Soldi. “La Anglo-Iranian Oil Company (poi British Petroleum) gli aveva commissionato la scrittura di un film sui benefici che i petrolieri inglesi stavano apportando a un paese povero” (così Paul Ferris, Essere un poeta e vivere di astuzia e birra, Mattioli 1885, 2008). Dylan piglia al volo l’occasione – una fotografia lo ferma, in giacca&cravatta, negli stabilimenti di Abadan – i soldi paiono buoni (250 sterline più le spese). L’importante è togliersi di torno dal consueto vespaio di donne in cui è piombato. Da un lato flirta con Pearl Kazin, editrice di Harper’s Bazaar, a cui scrive mirabolanti lettere d’amore; dall’altro c’è Margaret Taylor, la sua mecenate, che non ammette tradimenti; poi c’è Caitlin, la moglie, che viene a sapere tutto (Margaret, con doviziosa malizia, fa la spia). Lo schema è il consueto: Dylan, ora in Oriente, cerca di concupire Pearl – che lo snobba – e chiede perdono a Caitlin, “Non ci sarà altro che dolore & incubi & urla nella mia testa e notti senza fine senza fine & giorni desolati finché tu non mi dirai ‘Ti aspetto, ti amo’”.
*
Quindi, cosa fa Dylan Thomas in Iran? Vagabondaggi. L’idea del film non gli va: i petrolieri gli paiono “orribili”, vili burocrati lo scorrazzano in “musei infiniti, palazzi, biblioteche, tribunali, parlamenti”, insomma, “sanguino di noia”. Piuttosto, vuole la vita sanguigna, DT, i bazar, “riassunto di variopinti film mai visti… odore di incenso, tappeti, cibo, povertà”. Ecco, la povertà lo stordisce. Così scrive a Caitlin di “bambini rannicchiati nell’insussistenza”, di “abiti luridi”, di “schiere di bimbi persiani che soffrono la fame: occhi enormi, che vedono tutto e niente, pance gonfie e braccia simili a fiammiferi, da cui pende la carne, rugosa e blu”. “Dopo di che”, racconta DT, “sono stato a pranzo con un uomo che vale 30 milioni di sterline, che affitta i campi a tutti i contadini dell’Iran & ha svariati affari sinistri. Un uomo affascinante, colto”.
*
Il viaggio parte da Teheran a Shiraz a Isfahan, nell’allora Persia. DT pare davvero il Dioniso a bordo di giaguaro che perfora l’Est. L’esito del viaggio è ambiguo. La traccia di un brevissimo documentario radiofonico, Persian Oil, che porta le zanne di DT (lo cita Paul Ferris, ecco: “Sulle acque blu bollenti i sambuchi sembrano uscire veleggiando dalla Bibbia… Man mano che il sole diventa più caldo, le vaste tribù si spostano dai pascoli invernali ai verdi altipiani… Gli ingegneri maledicono la loro birra disidratata nei club classificati a seconda del reddito. I ricchi sono ricchi. Il petrolio è oleoso. I poveri sono in attesa”). Pare che in Iran DT abbia cominciato a scrivere Non andartene docile in quella buona notte:
Non andartene docile in quella buona notte, I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno; Infuria, infuria, contro il morire della luce.
Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta Perché dalle loro parole non diramarono fulmini Non se ne vanno docili in quella buona notte…
La poesia è inviata alla principessa Marguerite Caetani, ennesima mecenate di DT, e pubblicata su Botteghe Oscure, nel novembre del 1951. I problemi economici permangono, capitali. Così Dylan il 28 maggio 1951 a Thomas S. Eliot: “Moltissime grazie per la tua lettera e per l’assegno. È stato estremamente cortese da parte tua e l’assegno ha contribuito ad alleviare le mie difficoltà qui. Ero, come sai, molto nervoso scrivendoti per chiedere aiuto; e questo specialmente in virtù delle voci recenti circa la tua ricchezza… Stavo in ogni caso scrivendo al miglior poeta che conosca e non a una persona apparentemente facoltosa”. La chiusa è una clamorosa presa per. D’altronde, chi è baciato dal talento abbacinante non teme di chiedere – l’umiliazione è corona al genio.
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Quel viaggio, in ogni caso, è rimasto per decenni avvolto da nubi alcoliche e bizantine. Il Times scrisse, nel 2017, addirittura, di un Persian mystery. Risolto, almeno in parte, da John Goodby, “dylanologo” della Swansea University, che ha scoperto la memoria di Golestan. Nulla di che, per carità; oro per gli inglesi che sguazzano nel biografico – cioè, nel pettegolezzo. Golestan racconta a Dylan Thomas le delizie di Shiraz e il genio di Hafez, il grande poeta dell’eros e del vino. Alla parola ebbrezza, Dylan si elettrizza, blatera di Chaucer – la porzione più interessante riguarda il paradossale dialogo dei due sulla natura di Dio, alle spalle dei mostri di metallo che raffinano l’oro nero.
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“Mi disse: Dicono che tutto venga da Dio. Gli risposi: Dicono che tutto venga da Dio. Mi fissò, bruscamente, ci siamo messi a ridere. Gli dissi: Gli dèi dipendono dalle religioni, uno ha sette o otto braccia, uno ha un figlio, uno è nato e non è nato – è solo. Mi rispose: Meglio che siano soli, è più corretto – un dio solo ha mani libere, non importa quante. Solo più tardi, molto più tardi, capii cosa intendesse. Lì per lì gli dissi che era più difficile. Mi guardò sorridendo, Ma è più bello, rispose, ha necessità di bellezza, la crea. Ho chiesto: Essere soli o avere molte mani? Rise: Non creare cose simili ma creare correttamente necessita di più bellezza – intendo, una nuova creazione. Perché dovrebbe essere simile a qualcos’altro? Ogni cosa esiste, comunque. Perché imitarla? Una nuova creazione. Una seconda creazione – nuova. Resa unica spazzando via ciò che non è necessario. La ricerca della verità. Con due, tre dimensioni creiamo di più. Una visione personale dove immaginazione e sostanza si compenetrano. Comprensione e sentimento. Purezza. Personale, intima, unica”.
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Mi sembra di sentire Rimbaud. Ogni poeta vuole superare la parola – la parola è un confine, è un cancello: il poeta è dall’altra parte, gioca con le ombre cinesi e le cerbottane, ci saluta. (d.b.)
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jamariyanews · 6 years ago
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Spaventosa futura distruzione del Bacino dei Caraibi
di Thierry Meyssan
Mentre il presidente Donald Trump ha annunciato il ritiro delle truppe dal Medio Oriente Allargato, il Pentagono prosegue invece la messa in atto del piano Rumsfeld-Cebrowski. Adesso tocca agli Stati del Bacino dei Caraibi essere distrutti. Non si tratta, come negli anni Settanta, di rovesciare regimi filo-sovietici, ma di annientare le strutture statali della regione, senza distinzioni di amici e nemici politici. Thierry Meyssan segue la preparazione di questa nuova serie di guerre.
Rete Voltaire| Damasco (Siria) | 8 gennaio 2019
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In una serie di articoli precedenti abbiamo presentato il piano del SouthCom per provocare una guerra tra latino-americani e distruggere le strutture statali degli Stati del Bacino dei Caraibi [1].
Preparare questa guerra, che nella strategia Rumsfeld-Cebrowski dovrebbe seguire i conflitti del Medio Oriente Allargato, richiede un decennio [2]. Dopo un periodo di destabilizzazione economica [3] e di preparazione militare, l’operazione vera e propria dovrebbe iniziare nei prossimi anni, con un attacco al Venezuela da parte di Brasile (sostenuto da Israele), Colombia (alleata degli Stati Uniti) e Guyana (ossia il Regno Unito). Dopo di che dovrebbe toccare a Cuba e Nicaragua: la «troika della tirannia», secondo John Bolton. Il piano iniziale potrebbe però subire modificazioni per il riaccendersi delle ambizioni imperiali del Regno Unito [4], che potrebbe condizionare il Pentagono. Ecco il punto della situazione:
Evoluzione del Venezuela
Il presidente venezuelano Hugo Chavez aveva incrementato le relazioni con il Medio Oriente Allargato su una base ideologica. In particolare, si era avvicinato al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e al presidente siriano Bashar al-Assad. I tre presidenti avevano ipotizzato di fondare un’organizzazione intergovernativa, il Movimento dei Liberi Alleati, sul modello del Movimento dei Paesi Non-Allineati, ridotto all’immobilismo dall’allineamento agli Stati Uniti di alcuni Stati membri [5]. Se a parole Nicolas Maduro è sulla medesima linea di Chavez, ha in realtà optato per tutt’altra politica estera. Ha certamente continuato il riavvicinamento alla Russia e ha altresì accettato il posizionamento di bombardieri russi in Venezuela. Ha firmato un contratto d’importazione di 600 mila tonnellate di grano per fronteggiare la carestia. E, soprattutto, si accinge a ricevere 6 miliardi di dollari d’investimenti, di cui 5 nel settore petrolifero. Gli ingegneri russi prenderanno il posto lasciato vacante dai venezuelani. Maduro ha riorganizzato le alleanze del Paese su nuove basi. Ha così allacciato stretti legami con la Turchia, Paese membro della NATO, le cui truppe occupano il nord della Siria: Maduro si è recato quattro volte a Istanbul, Erdoğan una volta a Caracas. La Svizzera era un alleato di Chavez, di cui era stata consulente nella stesura della Costituzione. Paventando di non poter più raffinare l’oro venezuelano in Svizzera, Maduro ora lo manda in Turchia, dove il minerale grezzo viene trasformato in lingotti. In passato, l’oro rimaneva nelle banche svizzere, a garanzia dei contratti petroliferi. Oggi anche le liquidità sono state trasferite in Turchia, l’oro lavorato invece ritorna in Venezuela. Quest’orientamento di Maduro non può ritenersi fondato su un’ideologia, bensì su interessi prettamente economici. Si tratta di stabilirne la natura. Il Venezuela è contestualmente oggetto di una campagna di destabilizzazione, iniziata con le manifestazioni dei guarimbas, continuata con il tentativo di colpo di Stato del 12 febbraio 2015 (Operazione Gerico), e poi con gli attacchi alla moneta nazionale e l’organizzazione dell’emigrazione. In simile contesto la Turchia ha consentito al Venezuela di aggirare le sanzioni USA. Nel 2018 gli scambi tra i due Paesi si sono moltiplicati di 15 volte. Quale che sia l’evoluzione del regime in Venezuela, niente può giustificare quello che si sta preparando contro la sua popolazione.
Coordinamento dei mezzi logistici
Dal 31 luglio al 12 agosto 2017 il SouthCom ha organizzato una vasta esercitazione di oltre 3.000 uomini provenienti da 25 Stati alleati, tra cui Francia e Regno Unito. Lo scopo era preparare un rapido sbarco di truppe in Venezuela [6].
La Colombia
La Colombia è uno Stato ma non una nazione. La sua popolazione è separata geograficamente in armonia con le classi sociali, caratterizzate da enormi differenze di livello di vita. Pressoché nessun colombiano si è mai avventurato in un quartiere di una classe sociale diversa dalla propria. Questa rigida separazione ha favorito la moltiplicazione di forze paramilitari e, di conseguenza, di conflitti armati interni che hanno causato oltre 220.000 vittime in trent’anni. Al potere dal 2018, il presidente Iván Duque ha rimesso in discussione la fragile pace interna conclusa dal predecessore, Juan Manuel Santos, con le FARC – ma non con l’ELN. Duque non ha escluso la possibilità di un intervento armato contro il Venezuela. Secondo Maduro, in questo momento gli Stati Uniti stanno preparando 734 mercenari in un campo di addestramento situato a Tona, in previsione di un’azione sotto falsa bandiera per scatenare una guerra contro il Venezuela. In considerazione della particolarità sociologica colombiana, non è possibile stabilire con certezza se il campo di addestramento sia o no controllato da Bogotà.
Rex Tillerson era direttore di ExxonMobil quando furono scoperti i giacimenti petroliferi della Guyana. Poco dopo divenne segretario di Stato degli Stati Uniti.
La Guyana
Nel XIX secolo le potenze coloniali hanno concordato i confini tra la Guyana britannica (l’attuale Guyana) e la Guyana olandese (l’attuale Suriname), ma non esiste accordo scritto che stabilisca la frontiera tra la zona britannica e la zona spagnola (l’attuale Venezuela). La Guyana gestisce di fatto 160.000 chilometri quadrati di foreste, che contende al grande vicino, il Venezuela. In virtù dell’accordo di Ginevra del 17 febbraio 1966, i due Stati si sono rimessi al segretario generale dell’ONU, all’epoca il birmano U Thant. Nulla però è cambiato: la Guyana è incline a sottomettere la questione alla Corte d’Arbitraggio dell’ONU, il Venezuela privilegia invece negoziati diretti. Questa disputa territoriale non sembrava rivestire carattere d’urgenza, dato che la zona contestata è una foresta spopolata e che si credeva priva di valore. Si tratta però di un’area immensa che rappresenta i due terzi della Guyana. La Guyana ha violato l’accordo di Ginevra 15 volte autorizzando, in particolare, lo sfruttamento di una miniera d’oro. Una sfida di enorme rilievo è sorta nel 2015 con la scoperta da parte di ExxonMobil di giacimenti petroliferi nell’Oceano Atlantico, proprio nelle acque territoriali della zona contestata. Il 40% della popolazione della Guyana è composto da indiani, il 30% da africani, il 20% da meticci e il 10% da amerindi. Gli indiani sono molto numerosi nella funzione pubblica, gli africani nell’esercito. Il 21 dicembre scorso è stata depositata una mozione di censura contro il governo del presidente David Granger, generale filo britannico e anti venezuelano, al potere dal 2015. Nella sorpresa generale, un deputato, Charrandas Persaud, ha votato contro il proprio partito e, in un’indescrivibile bagarre, ha provocato la caduta del governo, maggioritario per un solo voto. Da allora regna la più grande instabilità: non si sa se il presidente Granger, in trattamento chemioterapico, sarà in grado di assolvere alla gestione corrente, mentre Persaud ha lasciato il parlamento sotto scorta, da un’uscita secondaria, ed è scappato in Canada. Il 22 dicembre, senza un governo nelle sue piene funzioni, il Ramform Thethys (battente bandiera delle Bahamas) e il Delta Monarch (battente bandiera Trinidad e Tobago) hanno iniziato per conto di ExxonMobil esplorazioni sottomarine nella zona contestata. Poiché questa intrusione vìola l’accordo di Ginevra, l’esercito venezuelano ha fatto allontanare le due navi. Il ministero degli Esteri della Guyana, in esercizio solo per gli affari correnti, ha denunciato l’iniziativa venezuelana, qualificandola di atto ostile. Del resto, il ministro della Difesa del Regno Unito, Gavin Williamson, ha dichiarato al Sunday Telegraph del 30 dicembre come la Corona intenda mettere fine alla decolonizzazione che, dalla crisi del Canale di Suez del 1956, è stata la dottrina di Whitehall. Londra si sta preparando ad aprire una nuova base militare nei Caraibi (al momento ne possiede solo a Gibilterra, Cipro, Diego Garcia e nelle Isole Falklands), forse a Montserrat (Antille) o, più probabilmente, in Guyana. La base dovrebbe essere operativa dal 2022 [7]. La Guyana confina con il Suriname (la Guyana olandese), il cui presidente, Dési Bouterse, è perseguito in Europa per traffico di droga, una vicenda anteriore alla sua elezione. Suo figlio, Dino, è stato però arrestato a Panama nel 2013, benché fosse entrato con passaporto diplomatico. È stato estradato negli Stati Uniti, dove è stato condannato a 16 anni di reclusione per traffico di droga; in realtà perché stava insediando in Suriname lo Hezbollah libanese.
Il battesimo di Jair Bolsonalo nelle acque del Giordano (Israele).
Il Brasile
A maggio 2016 il ministro delle Finanze del governo di transizione del libanese-brasiliano Michel Temer, Henrique Meirelles, nominò l’israeliano-brasiliano Ilan Goldfajn alla direzione della Banca Centrale. Meirelles, che era presidente del Comitato per la Preparazione dei Giochi Olimpici, fece altresì ricorso allo Tsahal per il coordinamento di esercito e polizia e garantire così la sicurezza dell’Olimpiade. Con in mano Banca Centrale, esercito e polizia brasiliani, Israele non ebbe difficoltà a sostenere il movimento popolare esasperato dal disinteresse del Partito dei Lavoratori. Benché le accuse contestate alla presidente Dilma Roussef non fossero accertate, ad agosto 2016 i parlamentari la destituirono, giudicandola colpevole di aver truccato i conti pubblici nell’ambito dello scandalo Petrobras.
Eduardo e Carlos, i figli del presidente Jair Bolsonaro.
Durante la campagna per le elezioni presidenziali del 2018, il candidato Jair Bolsonaro è andato in Israele per essere battezzato nelle acque del Giordano. Ha così conquistato il voto massiccio degli evangelici. Bolsonaro è stato eletto insieme al vicepresidente, generale Hamilton Mourão. Nel periodo di transizione Mourão ha dichiarato che il Brasile avrebbe dovuto prepararsi a inviare uomini in Venezuela, una «forza di pace» necessaria dopo che Maduro sarà rovesciato: una minaccia a malapena velata che il presidente Bolsonaro ha tentato di minimizzare. In un’intervista del 4 gennaio 2019 alla rete SBT, il presidente Bolsonaro ha fatto riferimento a negoziati con il Pentagono per l’installazione di una base militare statunitense in Brasile. La dichiarazione ha suscitato una forte reazione in seno delle forze armate, che si ritengono in grado di difendere il Paese da sole.
Benjamin Netanyahu all’investitura del presidente Bolsonaro. Israele ha rafforzato la propria presenza in Brasile.
Durante la cerimonia d’investitura del 2 gennaio 2019, il nuovo presidente brasiliano ha accolto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. È la prima vota che una personalità israeliana di tale livello si reca in Brasile. Per l’occasione, il presidente Bolsonaro ha annunciato il prossimo trasferimento dell’ambasciata brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme. Il segretario di Stato USA, Mike Pompeo – anch’egli presente all’investitura , dove ha incontrato anche il ministro degli Esteri peruviano, Néstor Popolizio – e il presidente Bolsonaro hanno annunciato la volontà di lottare insieme contro i «regimi autoritari» del Venezuela e di Cuba. Sulla via del ritorno negli Stati Uniti, Pompeo ha fatto scalo a Bogotà per incontrare il presidente colombiano Duque. I due uomini hanno concordato di lavorare insieme per isolare diplomaticamente il Venezuela. Il 4 gennaio 2019 i 14 Stati del Gruppo di Lima (tra cui Brasile, Colombia e Guyana) si sono riuniti per dichiarare «illegittimo» il nuovo mandato di Maduro, che inizierà il 10 gennaio [8]; il comunicato non è stato firmato dal Messico. Sei Stati membri del Gruppo di Lima presenteranno inoltre un esposto al Tribunale Penale Internazionale contro il presidente Maduro per crimini contro l’umanità. È oggi assolutamente chiaro che il processo verso la guerra è avviato. Forze enormi sono in gioco e ormai poche sono le cose che potrebbero fermarle. È in questo contesto che la Russia sta studiando la possibilità di installare una base aeronavale permanente in Venezuela. L’Isola de La Orchila – dove il presidente Chavez fu tenuto prigioniero durante il colpo di Stato dell’aprile 2002 – permetterebbe il dispiegamento di bombardieri strategici. Sarebbe per gli Stati Uniti una minaccia ben più grave di quella prospettata nel 1962 dai missili sovietici installati a Cuba.
Thierry Meyssan
Traduzione Rachele Marmetti Giornale di bordo
[1] « Plan to overthrow the Venezuelan Dictatorship – “Masterstroke” », Admiral Kurt W. Tidd, Voltaire Network, 23 février 2018. “Il “colpo da maestro” degli Stati Uniti contro il Venezuela”, di Stella Calloni, 13 maggio 2018; “Gli Stati Uniti preparano una guerra tra latino-americani”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 18 dicembre 2018. [2] The Pentagon’s New Map, Thomas P. M. Barnett, Putnam Publishing Group, 2004. “Gli Stati Uniti e il loro progetto militare mondiale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 agosto 2017. [3] “Declaration of a National Emergency with Respect to Venezuela”, “Executive Order – Blocking Property and Suspending Entry of Certain Persons Contributing to the Situation in Venezuela”, by Barack Obama, Voltaire Network, 9 March 2015. [4] “Brexit: Londra assume una nuova politica coloniale”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 4 gennaio 2019. [5] “Assad e Chavez chiedono la formazione di un movimento di liberi alleati”, Traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 3 luglio 2010. [6] “Grandi manovre attorno al Venezuela”, di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia) , Rete Voltaire, 23 agosto 2017. [7] “We are opening new overseas bases to boost Britain”, Christopher Hope, Sunday Telegraph, December 30, 2018. [8] «Declaración del Grupo de Lima», Red Voltaire , 4 de enero de 2019. Preso da: http://www.voltairenet.org/article204653.html
http://bit.ly/2ASLXW9
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elysium-financial-blog · 6 years ago
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Huawei accusata di spionaggio commerciale
Huawei accusata ancora una volta per furto di segreti commerciali.
Il colosso cinese Huawei accusata per l'ennesima volta da parte degli USA per sospetto spionaggio. Il governo di Pechino deve far fronte ad un’inchiesta penale avviata proprio dagli inquirenti federali statunitensi. Secondo le ultime notizie di stampa il sospetto è che Huawei abbia rubato segreti commerciali a danno di gruppi statunitensi come T-mobile. A rivelare ciò è il Wall Street Journal, secondo cui il colosso si sia impossessata del Know-how per robot che l'azienda T-mobile aveva sviluppato per la produzione dei propri smartphone. Secondo il quotidiano, le accuse mosse sarebbero già in fase avanzata trasformandosi in accuse formali a breve. I funzionari degli Stati Uniti e dirigenti dell'industria hanno da tempo posto domande sui legami di Huawei con il governo Cinese; le preoccupazioni per la sua tecnologia sono aumentate di pari passo con il suo crescente successo. La presunta indagine contro Huawei ha riacceso le discussioni iniziate all'inizio di dicembre scorso, quando su richiesta americana, le autorità canadesi hanno fermato la direttrice finanziaria dell'azienda, nonchè la figlia del fondatore, con l'accusa di aver violato le sanzioni contro l'Iran. Meng Wanzhou respinge le accuse ottenendo il rilascio su cauzione, rimanendo quindi ai domiciliari. L'amministrazione del presidente Donald Trump ha spinto gli alleati europei a bloccare Huawei dalle reti di telecomunicazioni. Mercoledì scorso i legislatori americani hanno introdotto un disegno di legge "bipartisan" che vieterebbe l'esportazione di componenti statunitensi a Huawei ed altri operatori di telecomunicazione cinese che si ritiene abbiano violato le leggi o le sanzioni americane. Quest'accusa riaccenderebbe discussioni riguardo la guerra commerciale Usa-Cina. La tregua finirà ufficialmente il primo del mese di marzo 2019, in occasione dell'ultimo G20 di Buenos Aires. Le due potenze saranno in grado di raggiungere un accordo valido e duraturo alla luce delle ultime vicissitudini sul fronte tecnologico? Problemi di spionaggio.. Huawei detiene una quota sempre crescente del mercato mondiale degli smartphone ed è in prima linea nella corsa allo sviluppo di apparecchiature wireless di prossima generazione, che secondo i critici consentirebbe di spiare i cinesi. Anche la Polonia e la Germania hanno avuto a che fare con Huawei. Nei giorni scorsi l’arresto in Polonia di un executive di Huawei, accusato di spionaggio per conto del governo cinese. Immediata la reazione del colosso che ha preso le distanze dall’accaduto licenziando il dipendente incriminato. In aggiunta, il quotidiano tedesco Handelsblatt, scrive che la Germania sarebbe in procinto di escludere la cinese dalle reti mobili 5G tramite una revisione più restrittiva dei requisiti di sicurezza. Tutte notizie che finiscono per avvalorare la tesi sostenuta dal governo americano che vede la Huawei strumento di spionaggio nelle mani del governo cinese. All'inizio di questa settimana, il fondatore miliardario di Huawei, il signor Ren Zhengfei, ha rotto anni di silenzio per respingere le accuse degli Stati Uniti che l'azienda aiuta a spiare il governo cinese. Ha anche elogiato Trump per aver aiutato gli affari tagliando le tasse, chiamando Huawei "solo un seme di sesamo" nella più ampia battaglia commerciale USA-Cina. Intervenendo in una rara apparizione pubblica, Ren Zhengfei afferma: "Amo il mio Paese, sostengo il mio paese, ma non farò mai niente per danneggiare qualsiasi Paese al mondo; Il messaggio che voglio comunicare è collaborazione e successo condiviso. In un mondo ad alta tecnologia, è impossibile per una singola azienda o per un singolo Paese sostenere i bisogni del mondo". Ma a quanto pare Huawei non è l'unica ad essere accusata. Huawei non è l'unico obiettivo. Per almeno tre amministrazioni della Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno minacciato di adottare nuove misure per punire la Cina per il furto della proprietà intellettuale americana. A novembre, il Dipartimento di Giustizia ha annunciato la sua "Iniziativa cinese" progettata per dare priorità ai casi di furto di mezzi di trasporto e contrastarli il più rapidamente possibile. Le prime società incriminate sotto il programma erano Fujian Jinhua Integrated Circuit Co., con sede a Jinjiang, in Cina, e il suo partner con sede a Taiwan, United Microelectronics Corp. Jinhua e UMC si sono dichiarati non colpevoli delle accuse. Tre cittadini taiwanesi, al contempo, sono stati accusati insieme alle compagnie di aver cospirato per sottrarre segreti commerciali. "Tappy".. il caso T-Mobile T-Mobile accusa Huawei in una causa del 2014 che ha rubato informazioni segrete. Secondo T-Mobile, uno degli ingegneri di Huawei ha visitato il suo laboratorio di Bellevue, Washington, per vedere un robot diagnostico chiamato "Tappy", che simulava l'uso di un utente del telefono. T-Mobile ha affermato che un ingegnere di Huawei ha inserito uno dei robot nella sua borsa durante la visita e se ne sia andato. La giuria si è schierata con T-Mobile nel 2017, affermando che il furto abbia portato a Huawei un introito di "centinaia di milioni di dollari". Se ti è piaciuto l'articolo visita la sezione apposita per leggerne altri simili. Read the full article
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ryadel · 7 years ago
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Intelligenza Artificiale e Disruptive Innovation: paura, eh?
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Prima di tutto vennero a digitalizzare i commercialisti, e fui contento, perché con un sistema fiscale decente servivano a poco. Poi vennero a digitalizzare i notai, e stetti zitto, perché chiedevano l'1% del valore degli immobili. Poi vennero a digitalizzare gli avvocati, e fui sollevato, perché prendevano 200 euro l'ora. Poi vennero a digitalizzare i commerciali, e io non dissi niente, perché non ero un commerciale. Un giorno vennero a digitalizzare me, ma fu facile cavarmela... mi bastò fare un preventivo più alto. Queste parole, scritte sulla falsariga del celebre detto popolare "Prima vennero...", potrebbero essere pronunciate da uno dei tanti ingegneri e/o informatici che si stanno dedicando anima e corpo allo studio di TensorFlow, Microsoft CNTK, Caffé,  Torch o altri framework orientati al Deep Learning: compresi quelli che lavorano con voi o per voi, nascosti nei meandri del reparto IT della vostra azienda e dei quali forse non sapete neppure il nome. Ma loro vi conoscono bene: hanno studiato cosa fate e come lavorate, magari stanno persino già lavorando a un progetto allo scopo di soppiantarvi. Paura, eh? Non preoccupatevi! Sto solo scherzando: non è così che stanno le cose... o almeno, non del tutto.
When they came...
Torniamo per un attimo alle frasi di cui sopra: si tratta di un componimento di chiara matrice popolare, ispirato a un sermone del pastore Martin Niemöller che puntava l'indice verso l'indifferenza della classe intellettuale tedesca di fronte all'ascesa al potere dei nazisti. Ad ogni buon conto, il testo originale è il seguente: When they came for the Jews and the blacks, I turned away When they came for the writers and the thinkers and the radicals and the protestors, I turned away When they came for the gays, and the minorities, and the utopians, and the dancers, I turned away And when they came for me, I turned around and around, and there was nobody left... Il passare degli anni non ha tolto significato a queste parole, che riescono ancora oggi a descrivere efficacemente i pericoli legati a un certo tipo di apatia politica e/o sociale di fronte ai periodi di grande cambiamento. La versione digitale che ho proposto in apertura di questo articolo ha un intento analogo: una ironica provocazione fatta con l'intento di riflettere e far riflettere sulle principali paure che dominano il mercato del lavoro nel periodo attuale. Timori quasi sempre inespressi e in gran parte non ancora pienamente metabolizzati, soprattutto da molti professionisti di settore e categorie di lavoratori autonomi che hanno combattuto duramente per costruire il proprio bagaglio di competenze: cosa c'è di più spaventoso - a parte i nazisti, ovviamente! - di una intelligenza artificiale che minaccia il nostro lavoro e rimette in discussione il nostro stesso ruolo sociale, riducendo a una frazione di secondo i frutti di una vita intera di studi?
They Took Our Jobs!
Le paure di questo tipo, negli ultimi anni, sono state gestite in molti casi mediante vere e proprie tecniche di gestione dell'ansia: una moltitudine di incontri, convegni e dibattiti in cui l'amaro calice veniva allontanato, nascosto, sepolto sotto una coltre di interventi volti a declinare in vari modi un unico, gigantesco concetto-salvagente: "Human and Machines together are better than either of them alone", la cui traduzione, al di là dei giri di parole, è quasi sempre: "tanto ci sarà sempre bisogno (anche) di (qualcuno di) noi". Il tutto si sublima in questa immagine mistificatoria, che sarà probabilmente ricordata come una delle più grandi ipocrisie del decennio attuale:
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(Notare la giacca e la cravatta da ambo le parti, giusto per mettere fin da subito le cose in chiaro) E' davvero così semplice? Provate a chiederlo ai CPA negli Stati Uniti (l'equivalente dei "nostri" commercialisti): anche loro, fino a pochi anni fa, vi avrebbero risposto qualcosa del genere: "le macchine non potranno mai rimpiazzarci, perché prive dell'esperienza necessaria per districarsi tra i mille e uno garbugli delle normative fiscali". Poi arrivarono gli online tools di H&R Block e TurboTax, che negli ultimi tre anni hanno conquistato un market-share di diversi milioni di americani che oggi, grazie ai loro servizi, pagano le tasse a costo zero o quasi: privati, ma anche imprenditori e piccole imprese. I due competitor, che si dividono il mercato piuttosto equamente e con alterne fortune, offrono servizi piuttosto diversi, ma sono legati da un importante filo comune: entrambi hanno costruito (e stanno ancora costruendo) la loro fortuna sul continuo perfezionamento di software basati su AI con funzionalità avanzate di Machine Learning: i primi integrando IBM Watson, i secondi tramite una partnership con Amazon. Anche in questo caso, le rassicurazioni non mancano. Il CDA di Intuit, la società madre di TurboTax, non fa che ripetere in ogni intervista che non c'è nulla di cui preoccuparsi: la componente umana resterà indispensabile, con le sue insostituibili capacità conversazionali, artistiche, creative, e chi più ne ha più ne metta. https://youtu.be/WYcj51W_RBs Nessun problema, dunque: Human and Machines together are better than either of them alone: un matrimonio felice che non potrà che portare il mondo verso nuove frontiere positive. Purtroppo, a ben vedere, il problema c'è: in un contesto dove le macchine svolgeranno  lavori e mansioni di tipo operativo e produttivo (analisi documentale, catalogazione, calcoli, recupero delle normative e dei casi di specie, et al.) e la componente umana si occuperà degli aspetti direttivi, creativi, sociali e strategici, è del tutto evidente che qualche posto di lavoro tenderà ragionevolmente a scomparire. La verità è che, in Italia che nel resto del mondo, le attività della maggior parte dei lavoratori - dall'avvocato al praticante, dal notaio al commercialista, dall'operaio al caporeparto, dall'impiegato al funzionario - sono ancora inquadrabili in un contesto prevalentemente operativo e/o produttivo: organizzare turni, prenotare viaggi, scrivere e/o eseguire procedure, fornire servizi e/o assistenza mediante processi più o meno standard, formulare offerte commerciali o partecipare a bandi di gara mediante criteri predeterminati o  predeterminabili, gestire progetti attraverso modelli di gestione consolidati e definendo KPI secondo metriche note, e così via. Per ragioni di spazio non farò ulteriori esempi con altre professioni, limitandomi a dire che quello che sta accadendo ai CPA con TurboTax si sta verificando anche in altri contesti: dal mondo degli Studi Legali in UK con CaseCrunch, a quello delle Assicurazioni con Lemonade, e così via. Si badi bene che tutti questi software, nessuno escluso, parlano di Human-Centered AI, facendo chiare allusioni - nelle loro impeccabili presentazioni - alla "stretta di mano" di cui sopra. Quello che le suddette presentazioni non dicono è che, a dispetto di questo antropocentrismo di facciata, la maggior parte di queste attività - se non tutte - saranno automatizzabili entro i prossimi dieci anni: con buona pace di chi pensa che non sia così, trincerandosi dietro la convinzione che la componente umana costituisca una parte imprescindibile del proprio lavoro. Al contrario, per chi legge in questo modo il proprio lavoro - o l'attuale mondo del lavoro in generale - risulta quasi sempre valido il paradosso dello scettico nei confronti della psicoanalisi: i più  convinti che siano tutte sciocchezze si rivelano in molti casi soggetti particolarmente suggestionabili. Con buona pace di chi pensa di svolgere un lavoro insostituibile, è del tutto evidente che - se le cose resteranno così - quel connubio ideale tra uomo e macchina che cercano di venderci più o meno tutti i Digital Innovator Strategist in questi ultimi mesi è destinato ad essere una pia illusione. Gran parte dei lavori scompariranno, trascinando il mondo in una distopia dominata dalla povertà e dalla disoccupazione dove gli uomini, oppressi dalle macchine, non potranno far altro che coalizzarsi contro il nemico comune, dando vita a una rinnovata "lotta di classe 4.0". https://www.youtube.com/watch?v=dz7txmzqckk
Class Struggle 4.0
Si tratta ovviamente di un paradosso: chi sostiene che robot e AI finiranno per toglierci il lavoro commette una semplificazione non meno grave di chi si ostina a ripetere supinamente il mantra che il lavoro congiunto di uomini e macchine renderà il mondo un posto migliore. In entrambi i casi il problema reale non viene affrontato, limitandosi a raccontare gli aspetti più superficiali di quanto sta avvenendo giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, magari a seguito di un articolo di Wired.it o della sezione Hi-Tech di Repubblica: lasciandosi affascinare dalle ultime novità come le falene, ignorando nel contempo gli aspetti economici, sociali e soprattutto storici che hanno contraddistinto il rapporto dell'uomo con le innovazioni tecnologiche più o meno recenti. Gli osservatori più attenti, specialmente quelli che operano nel settore IT già da qualche anno e che hanno il buon gusto (e la saggezza socratica propria di chi sa di non sapere) di non definirsi Digital Innovator, sanno perfettamente che questo tipo di fenomeno si è già verificato almeno tre volte nel nostro recente passato: L'arrivo dei Personal Computer nelle aziende. L'impatto dirompente di Internet e del World-Wide-Web nella società delle informazioni. La diffusione capillare dei dispositivi mobili. Tre rivoluzioni clamorose e dirompenti, che hanno avuto (anche) il merito di aver fatto letteralmente schizzare in avanti la produttività mondiale: ciascuna di loro, se soltanto fosse stata accompagnata da una evoluzione culturale, economica e sociale adeguata, avrebbe potuto cambiare volto al mondo del lavoro: come? Aumentando i salari, riducendo gli orari minimi e spostando le informazioni al posto delle persone, tanto per dirne tre. E' forse successo qualcosa del genere? Ovviamente no. L'attuale mondo del lavoro ha mantenuto grossomodo gli stessi diritti, doveri, orari e potere d'acquisto di quello dei nostri nonni: in alcuni casi - diritti e potere di acquisto - è addirittura peggiorato, almeno nel nostro paese. Questo ristagno economico e sociale è forse dovuto ai Personal Computer, a Internet o agli Smartphone? Ovviamente no: nessuna di queste innovazioni è stata causa di licenziamenti, né tantomeno ha innescato quelle magnifiche sorti e progressive in campo socio-economico (se non per una ristretta elite di investitori, ovviamente) che i creatori e i pionieri di quelle tecnologie si auguravano. A ben vedere, la responsabilità è sempre stata di colui che deteneva il monopolio degli aspetti direttivi, creativi, sociali e strategici durante tutte le suddette rivoluzioni: lo sposo perfetto di qualsiasi Innovazione Digitale, se soltanto non decidesse sempre di far consumare le nozze soltanto a una ristretta elite di privilegiati. Alla prova dei fatti, l'introduzione dei Personal Computer, di Internet e degli Smartphone nelle aziende ha portato benefici solo ai detentori del capitale: l'azienda nella migliore delle ipotesi, il mercato e i venture capitalist nella maggior parte dei casi. Tre occasioni perdute, che dovrebbero esserci di lezione per evitare di subire a breve un quarto, clamoroso (auto)goal, questa volta su assist delle temutissime AI: per questo, forse, più che riempirci la bocca di Industry 4.0 dovremmo riflettere sull'assoluta necessità di evitare l'Industry 4 a 0.
Conclusioni
A ben vedere, il mantra dei Digital Innovator è quasi corretto: Human and Machines together could be better than either of them alone. A patto che si trovi il modo di giocare decentemente questa partita, cosa che in passato non è stata fatta: per nostra fortuna l'avversario da battere non è Watson o AlphaGO, ma il solito vizio - del tutto umano e per nulla artificiale - di concepire ogni innovazione tecnologica come fonte di profitto e non come strumento di evoluzione socioeconomica e culturale. Che i nostri aspiranti Digital Innovator si preoccupino dunque di tranquillizzarci su questo specifico tema, senza perdere altro tempo a reiterare l'ovvio: affinché a stringere quella mano cibernetica non siano soltanto padroni e parvenu in giacca e cravatta ma anche dipendenti, operai, braccianti, precari e pendolari.   Read the full article
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iosonodisinistra · 8 years ago
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La forza delle idee
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La speranza permette di realizzare obiettivi che la maggior parte delle persone credeva impossibili, come questi:
1) Nel 1787, Thomas Clarkson e pochi altri si riunirono in una libreria dei quaccheri per creare una società che aveva l’obiettivo di impedire agli inglesi di partecipare alla tratta degli schiavi. Cinque anni dopo erano riusciti a convincere 400.000 persone a boicottare lo zucchero che veniva dalle piantagioni dove lavoravano uomini in condizioni di schiavitù. Dopo vent’anni, il Parlamento inglese decise l’abolizione del commercio di schiavi in tutto l’Impero britannico.
2) Nel 1993 una rete di gruppi nota come International Campaign to Ban Landmines (ICBL, campagna internazionale contro le mine) promosse la messa al bando di queste armi: senza staff né sedi centrali, grazie alla posta elettronica e internet, mobilitò oltre 1.000 organizzazioni in 60 paesi, e finalmente nel 1999, 131 nazioni firmarono il trattato che proibiva l’uso, lo stoccaggio, la produzione e la circolazione delle mine. Nel successo, hanno svolto un ruolo importante le Ong con il loro lavoro presso i governi: hanno convinto chi non produceva né usava mine (come Austria, Canada, Danimarca e Olanda) ad aderire al trattato per coerenza con la loro politica estera. Con queste nazioni come prime firmatarie fu poi più facile convincere a firmare Francia e Inghilterra (che le producevano e usavano, e in più fanno parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite).
Fino ad oggi 156 Stati hanno aderito al trattato, e solo due governi – Birmania (Myanmar) e Russia –, ed un ristretto numero di gruppi armati non statali, hanno utilizzato questi armamenti negli ultimi anni. Più o meno 42 milioni di mine antipersona contenute negli arsenali sono state distrutte. Oggi solo 13 stati continuano a fabbricare mine – nei primi anni novanta erano più di 50 –, mentre ampi tratti di terra sono stati bonificati e sono tornati ad un uso produttivo.
3) Molti conoscono “la protesta del secolo”, le manifestazioni del “popolo di Seattle” che hanno contribuito a far fallire il Millenium Round del WTO iniziati a Seattle. Ci hanno salvato da orrori come “la liberalizzazione tariffaria accelerata” (ATL), cioè zero diritti doganali in otto settori diversi. Accanto ai gioielli, i giocattoli e le apparecchiature mediche, c’erano i prodotti forestali e della pesca. In questi settori, l’eliminazione delle tariffe avrebbe accelerato la distruzione delle foreste – soprattutto al Sud –, ad un ritmo del 4-5% all’anno, e per i pesci la distruzione sarebbe stata ancora più rapida.
Pochi invece conoscono che il movimento di opposizione era nato due anni prima per opporsi al Multilateral Agreement on Investment – accordo multilaterale sugli investimenti (MAI o AMI). Questo progetto d’accordo, i cui negoziati erano iniziati in gran segreto all’OCSE – al punto che Jack Lang, all’epoca presidente della commissione Esteri dell’Assemblée Nationale ignorava “chi negozia cosa, in nome di chi” –,  assicurava agli investitori privati, e quindi soprattutto alle multinazionali e alle grandi istituzioni finanziarie, una libertà piena, eliminando ogni genere di vincolo alla loro attività. I singoli paesi invece non avevano alcun diritto di citare in giudizio un investitore, perché nessuna clausola del MAI trattava di responsabilità degli investitori.
La sproporzione a favore delle imprese era tale che l’accordo conteneva la nozione di “misure equivalenti all’espropriazione” (tantamount to expropriation), che avrebbero dato il diritto alle imprese di richiedere  indennizzi nel caso di un nuovo ordinamento a favore dell’ambiente o della sanità pubblica, se avesse ridotto i loro utili. I governi potevano essere citati dagli investitori anche in caso di danni provocati da “disordini civili”, “rivoluzioni, stati d’emergenza o altri avvenimenti similari”. Questo significava che i governi sarebbero stati obbligati a garantire gli investimenti stranieri contro ogni perturbazione che poteva diminuire la loro redditività, come movimenti di protesta, boicottaggi o scioperi, incoraggiando così il potere esecutivo, dietro lo schermo del MAI, ha ridurre le libertà sociali.  
L’accordo era “aperto a tutti i membri dell’OCSE” – ovvero ai 29 paesi più industrializzati –, ed era anche “accessibile ai non membri”. Questi ultimi potevano aderire sulla base del “tutto o niente”, senza possibilità di modificare alcun articolo. Un paese firmatario dell’accordo poteva ritirarsi solo dopo cinque anni di preavviso, e tutti gli investimenti fatti al suo interno restavano sottomessi alle regole del MAI per 15 anni ancora. Era quasi l’eternità in un trattato a contenuto economico.
Era un accordo Dracula: l’esposizione  alla luce lo avrebbe fatto avvizzire e morire come un vampiro. Ed è proprio quello che avvenne. La pubblicazione del testo sulla rete fece nascere un’opposizione in un gran numero di paesi ed alla mobilitazione di alcuni parlamentari.
In Francia, in particolare, gli oppositori erano riusciti a coinvolgere l’opinione pubblica e la stampa, spingendo Jospin a nominare una commissione d’inchiesta. Le sue conclusioni hanno spinto Jospin a ritirare la Francia dal negoziato. In quel momento tutto è crollato, e altri paesi hanno seguito l’esempio francese, come il Belgio. Il 3 dicembre 1998, con un secco comunicato stampa, l’OCSE annunciava il fallimento dei negoziati relativi all’accordo multilaterale sugli investimenti.
Quando Jospin ha dichiarato che la Francia si sarebbe ritirata, ha detto anche che l’OMC è un forum “più democratico dell’OCSE” dove negoziare un accordo sugli investimenti, solo perché ne fanno parte anche i paesi del sud – a differenza dell’OCSE.
4) Centinaia di persone saccheggiano negozi, supermercati e magazzini, e dopo essersi impadroniti di tutto quello che trovano, si dileguano grazie anche al denso fumo che esce da pile di pneumatici incendiati. Migliaia di manifestanti assediano i palazzi del potere politico. Sono due delle immagini della crisi in Argentina del 2001 che le televisioni di tutto il mondo hanno trasmesso .
Sono – ovviamente – solo una parte della storia. Tra le tante manifestazioni di vitalità che ha messo in moto la crisi, quasi nessuno ha parlato dell’occupazione di circa 120 imprese. Quasi sempre si trattava di aziende vicine al fallimento, e in alcuni casi – con l’attiva partecipazione delle assemblee di quartiere –, sono state occupate anche imprese che erano state chiuse da mesi e persino da anni.
Quasi tutte le realtà occupate si sono organizzate come cooperative. Ma ci sono anche delle eccezioni, come la Zanello. Questa azienda produce trattori e fornisce l’80% del mercato argentino. La sua forma attuale è quella di una società per azioni in cui i lavoratori detengono il 33%, a cui si afffianca il 33% di proprietà dei concessionari (che hanno portato in dote il capitale operativo),  il 33% del personale gerarchico e superiore, e l’1% dello stato municipale di Las Varillas.
Uno degli attori di questa storia è il movimento nazionale delle imprese recuperate (MNER). Nato nel 2001, raggruppa la maggior parte delle imprese occupate, e grazie alle sue alleanze politiche con partiti politici tradizionali, sindacati e membri della chiesa cattolica, ha ottenuto, nella provincia di Buenos Aires, l’espropriazione delle fabbriche fallite, che sono state consegnate in comodato o in donazione ai lavoratori. Ha anche firmato accordi con l’associazione delle piccole e medie imprese (APyME) e l’università tecnologica, per avere un appoggio tecnico nella formazione di personale amministrativo e direttori d’impresa.
Quali sono stati i risultati? Anche se ci sono alti e bassi – le imprese sono sottocapitalizzate e lavorano spesso con macchinari obsoleti, anche perché in molti casi l’occupazione è ancora illegale, e quindi ogni giorno si è a  rischio sgombero –, tra le le imprese occupate troviamo diverse storie di successo. Come la cooperativa metallurgica Union y Fuerza, che ha assunto mano d’opera per far fronte ad una domanda superiore del 50% a quella precedente l’occupazione. Due anni dopo la riapertura ha pagato i debiti, ha comprato macchine, ha ampliato i locali e guadagna 4 volte di più.
Un altro caso è l’IMPA che produce imballaggi e carta di alluminio. Ha raddoppiato la forza lavoro dopo l’occupazione. Prima gli ingegneri aziendali sostenevano che l’alluminio non si poteva recuperare e che bisognava comprarlo dall’azienda monopolistica ALUAR. Ora il 100% della produzione dell’IMPA viene fatta con materiale riciclato, grazie all’azione degli stessi lavoratori.
La ceramica Fasinpat – ovvero FAbrica SIN PATrones, fabbrica senza padroni –, nonostante il rischio di sgombero, produce 350.000 metri quadrati di piastrelle al mese, ed in quasi otto anni di autogestione ha raddoppiato il numero degli impiegati. Hanno anche rinnovato la gamma dei prodotti offerti: tra di loro spiccano gli obrero gris e obrero beige – ovvero operaio grigio e beige – e le piastrelle mapuche. Come l’etnia che abitava originariamente questa zona e che hanno aiutato gli operai della Fasinpat, nei primi mesi di autogestione, portando l’argilla che serviva per costruire le piastrelle .
Nell’elenco dei successi possiamo citare anche la vittoria del governo sudafricano contro le 39 multinazionali che cercavano di impedire al Sudafrica l’importazione di farmaci generici – e quindi più economici – anti HIV prodotti in Brasile e India, impedendo così le cure ai 4,2 milioni di sieropositivi del paese, o le lotte dei movimenti popolari di Cochabamba. Sono riusciti a battere un consorzio di multinazionali – tra cui le italiane Edison-Aem – che avevano iniziato a privatizzare l’acqua nella loro città, triplicando le tariffe, escludendo il 50% della popolazione dall’accesso al servizio idrico, e addirittura proibendo la raccolta dell’acqua piovana. In 4 mesi di mobilitazioni, con morti e feriti, il popolo di Cochabamba riuscì a cacciare il consorzio di multinazionali Aguas del Tunari e a riappropriarsi dell’azienda municipale. Altre due occasioni in cui la lotta tra Davide e Golia è finita inaspettatamente con la vittoria del più debole.
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