#nonni e nipoti
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Un incontro tra passato e presente che cambia la vita: il romanzo di Paola Sbarbada Ferrari commuove e fa riflettere. Scopri di più su Alessandria today.
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ASCENSIONE
La notte che precede l’Ascensione, si raccolgono le rose più belle del giardino. Chi ne ha tante, ne regala a chi non ne ha. Si preparano delle brocche piene d’acqua, vi si immergono i petali, magari con qualche spighetta profumata di lavanda e di menta, si lasciano fuori nei balconi, nei davanzali e nei giardini in omaggio a Gesù che quando al sorgere del sole attratto dal profumo di mille…

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Uno dei momenti più tristi della nostra vita è quando la porta della casa dei nonni si chiude per sempre. Una volta chiusa quella porta non ci saranno più i pomeriggi felici con zii, cugini, nipoti, genitori fratelli e sorelle. Ve lo ricordate? Non era necessario andare al ristorante la domenica. Si andava a casa dei nonni. A Natale la nonna bucava l’ozono con le sue fritture mentre il nonno si dedicava all’arrosto facendo puntualmente bruciare la canna fumaria. La tavola era lunghissima e veniva apparecchiata nella stanza più grande. Adesso la casa è chiusa ed è rimasta soltanto la polvere. Un cartello vendesi. Nessuno la vuole quella casa. È vecchia. Va ristrutturata. Costa troppo. Cazzo ne sapete di quanto vale la casa dei nonni. La casa dei nonni non ha un valore. E così passano gli anni. Non ci sono più regali da scartare. Frittate da mangiare. Verdure da pulire. Quando la casa dei nonni si chiude ci ritroviamo adulti senza capire quando abbiamo smesso di essere bambini. Certo per i nonni saremo sempre piccoli e indifesi. Sempre. I nonni avevano sempre il caffè pronto. La pasta. Il vino. Le caramelle. Poi finisce tutto. Non ci sono più le canzoni. Non si fa più la pasta fatta in casa. La nonna non friggerà più le patatine e io non potrò più rubarle di nascosto dal forno. Siete andati via troppo presto porca miseria. Io volevo fare la salsa ancora una volta. Il mirto. Le chiacchiere. E il liquore all’alloro. Io volevo ancora accatastare la legna con te nonno, anzi grazie per avermelo insegnato. E grazie per gli insegnamenti sulla vita. E sulla campagna. E sul giardinaggio. Ora quando passo guardo quella casa e mi viene sempre l’abitudine di parcheggiare. E di buttare giù il campanello. E di sentire la nonna gridare che porco giuda non sono modi quelli. Scusa nonna. Non suonerò più il campanello. Al massimo quando mi capiterà di pensarvi di nuovo, come ora, canterò una canzone. Quella preferita dal nonno. Un amore così grande.
Antonio Cotardo
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Pensavo, in questa sera di fine anno, alla meravigliosa complessità della vita. Pensavo a quanto sia difficile raccontarla. Che siamo fatti delle persone che abbiamo incontrato e che incontreremo. Di quelle che abbiamo perso, di quelle che stimiamo e amiamo e di quelle che nemmeno si accorgono della nostra esistenza. Di quelle che a cui ci affezioniamo, di quelle che dimentichiamo in un nulla, e quelle che salutiamo solo per educazione o circostanza. Siamo fatti di libri e delle storie che ci sono rimaste dentro e che sono diventate parte di noi. Siamo fatti di canzoni e musica, di circo e di balli. Di film e attori, di sport e di campioni. Siamo fatti dell’arte di Velasquez, di Caravaggio, di Klimt, di Rothko, Botticelli, Gauguin, Van Gogh, Monet, Picasso, Vermeer.. Siamo fatti di scuola, di studio e di insegnanti, di lavoro, di viaggi, di paesaggi e di ritorni. Siamo fatti di mare, cielo, nuvole, pioggia e sole. Di sere e mattini e lune calanti. Di madri e padri e figli e nipoti e nonni e amici. Di cene, colazioni, caffè, vino, regali Di eventi politici, tecnologia, religione, proverbi e miti lontani. Di follie quotidiane, di malattie e paure, di cattiverie e violenza e di gesti bellissimi. E poi siamo fatti di sogni, di aspirazioni e fallimenti, di traguardi raggiunti e di quelli mancati per un soffio. Siamo fatti di speranze, di consolazioni, di lacrime e risate. E siamo fatti di tempo, di tempo che passa e di tempo sospeso. E di tempo che verrà.
Tanti auguri allora, per questo nuovo pezzo di vita. Tanti auguri per un anno che porti nuove speranze e meno paure. Un tempo con più dubbi e curiosità e meno certezze. Che faccia guardare e sognare e pensare e provare ancora meraviglia. Tanti auguri per un anno che sia un po’ da raccontare e molto da ascoltare. Perché, per usare le parole di Danny Boodmann T.D. Novecento, “non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”. Buon anno.
V. Buccino. (immagine di Janine Niepce)
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Che bella questa frase.
Oggi è la festa dei nonni, santi nonni, come dico sempre io dei nonni di mio figlio.
E questa frase mi ricorda tanto gli occhi delle mie due nonne. Entrambi occhi azzurri, che mio figlio ha ereditato. Occhi che in effetti non puoi dimenticare.
Mia nonna di qui era una donna forte, alta, decisa, dalla quale andavo ogni giorno dopo scuola, quando ancora era raro il tempo pieno, in attesa dei miei genitori che erano al lavoro. E quando mia mamma arrivava a prendermi era sempre di corsa e mi ricordo benissimo la voce di mia nonna che, dalla lobbia, con me di fianco, le diceva: "Sei di fretta, te la butto giù così non sali". Cucinava delle frittelle a carnevale che non ho mai più mangiato. Io ero la nipote più grande di otto, andavamo in montagna a luglio solo io e lei e via via arrivavano tutti i nipoti. E lei teneva praticamente tutti. Quando eravamo sole facevamo delle camminate nei boschi, con un bastone ogni volta trovato al momento, con le sue gambe che erano già un po' storte. Arriva da lei il mio amore per la montagna. Era una donna precisa, ma avanti. Una delle cose che mi ricordo per ultime, prima che la sua testolina perdesse il contatto con le realtà, è come rispose a mia mamma quando le dicemmo che io e il mio allora moroso, ora marito, volevamo andare a vivere insieme. Mia mamma non era convinta e mi disse di andare a chiedere a mia nonna, e lei semplicemente disse sì, non vedo il problema. Mia mamma non ha potuto dire più niente.
L'altra mia nonna viveva invece in Sardegna e quindi la vedevo una volta l'anno in agosto. Stessi occhi azzurri, ma una donnina minuta, magra anche con tutti gli strati di vestiti che indossava, di un riserbo enorme. Che viveva in simbiosi con mio nonno. Con due nomi fatti uno per l'altra: Bonaria e Felice. Di lei ho ricordi più rari per il poco tempo insieme. Però non posso dimenticare le tavolate a casa sua con tutti gli zii ed i cugini e lei che cucinava ravioli di magro per tutta la via. Quanti pomodori abbiamo tagliato per fare la conserva. Le uova delle galline che ogni giorno andava a prendere nel piccolo pollaio in cortile. E mi ricordo benissimo, tipo una foto stampata nella memoria, lei, che aveva sempre freddo essendo magrolina, seduta su questa mini seggiolina di legno, davanti al camino acceso anche in agosto, con un pentolino con il gelato che si scioglieva un po', se no era troppo freddo. E poi le frasi che diceva sempre e che uso ancora: "cottu o non cottu su fogu dda biu", "la casa non ruba nasconde" e quello che era il suo saluto ogni volta che sapeva che dovevamo andare via "venite quando volete", come dire, torna il prima possibile, ma fai quello che devi fare.
Le mie nonne, e la loro luce negli occhi, non le dimenticherò mai.
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Quando la casa dei nonni si chiude 💔...

“Uno dei momenti più tristi della nostra vita é quando la porta della casa dei nonni si chiude per sempre. Una volta chiusa quella porta non ci saranno più i pomeriggi felici con zii, cugini, nipoti, genitori fratelli e sorelle. Ve lo ricordate?
Non era necessario andare al ristorante la domenica. Si andava a casa dei nonni. A Natale la nonna bucava l’ozono con le sue fritture mentre il nonno si dedicava all’arrosto facendo puntualmente bruciare la canna fumaria. La tavola era lunghissima e veniva apparecchiata nella stanza più grande. Adesso la casa è chiusa ed è rimasta soltanto la polvere. Un cartello vendesi. Nessuno la vuole quella casa.
È vecchia. Va ristrutturata. Costa troppo. Cazzo ne sapete di quanto vale la casa dei nonni. La casa dei nonni non ha un valore. E così passano gli anni. Non ci sono più regali da scartare. Frittate da mangiare. Verdure da pulire. Quando la casa dei nonni si chiude ci ritroviamo adulti senza capire quando abbiamo smesso di essere bambini. Certo per i nonni saremo sempre piccoli e indifesi. Sempre. I nonni avevano sempre il caffè pronto. La pasta. Il vino. Le caramelle..
Poi finisce tutto. Non ci sono più le canzoni. Non si fa più la pasta fatta in casa..... Siete andati via troppo presto porca miseria. Io volevo fare la salsa ancora una volta. Il mirto. Le chiacchiere. E il liquore all’alloro. Io volevo ancora accatastare la legna con te nonno, anzi grazie per avermelo insegnato. E grazie per gli insegnamenti sulla vita. E sulla campagna. E sul giardinaggio. Ora quando passo guardo quella casa e mi viene sempre l’abitudine di parcheggiare. E di buttare giù il campanello. E di sentire la nonna gridare che porco giuda non sono modi quelli.
Scusa nonna. Non suonerò più il campanello. Al massimo quando mi capiterà di pensarvi di nuovo, come ora, canterò una canzone. Quella preferita dal nonno. Un amore così grande.
- Antonio Cotardo

When the grandparents 'house closes💔
“One of the saddest moments in our lives is when the door to our grandparents' house closes forever. Once that door closes there will be no more happy afternoons with uncles, cousins, nephews, parents, brothers and sisters. Do you remember it? There was no need to go to a restaurant on Sunday. We went to the grandparents' house. At Christmas, the grandmother pierced the ozone layer with her fried food while the grandfather dedicated himself to the roast by punctually burning the flue. The table was very long and was set in the largest room. Now the house is closed and only the dust is left. A for sale sign. Nobody wants that house. Is old. It needs to be refurbished. Costs too much. Fuck do you know what the grandparents' house is worth. Grandparents' house has no value. And so the years go by. There are no more presents to unwrap.
Omelettes to eat. Vegetables to clean. When the grandparents' house closes, we find ourselves adults without understanding when we stopped being children. Of course, for our grandparents we will always be small and helpless. Always. Grandparents always had coffee ready. The pasta. The wine. The candies.. Then it's all over. There are no more songs. Homemade pasta is no longer made..... You left too soon damn it. I wanted to make the sauce one more time. The myrtle. The chatter. And the laurel liqueur. I still wanted to stack wood with you grandpa, actually thanks for teaching me. And thanks for the teachings about life. And about the countryside. And about gardening. Now when I pass I look at that house and I always get used to parking. And to knock down the bell. And to hear the grandmother shouting that pig Judas are not those ways. Sorry grandma. I won't ring the bell again. At the latest when I think of you again, like now, I'll sing a song. Grandpa's favorite. Such a big love.
- Antonio Cotardo
Dolce ☕ Pomeriggio🌹
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Si dice che si amino più i nipoti dei figli, che la vera felicità arrivi solo quando diventiamo nonni, e che un nipote sia il dono più prezioso, un regalo che la vita ci fa quando meno ce lo aspettiamo.
Quando un nipote ti afferra il dito, prende anche un pezzo del tuo cuore. Si dice che da loro riceviamo i baci che ormai nessuno ci dà più, e che a loro diamo i baci che non daremo più a nessuno. Sono angeli senza ali, una nuova opportunità, la gioia più grande, piccole creature delicate che ridanno senso alla vita.
Si dice che a loro insegniamo tutto ciò che abbiamo imparato troppo tardi e che doniamo tutto quello che abbiamo, compreso un amore che pensavamo di aver dimenticato. E li vediamo crescere, sapendo che li lasceremo troppo presto, ed è per questo che li amiamo più di ogni altra cosa, più di chiunque altro.

cit.
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Vi regalo una teoria del complotto inventata da me. Spero che abbia successo, perché vorrei scrivere la storia nel campo del complottismo. Avete presente quando dicono "mio nonno beveva, fumava, si drogava ed è vissuto fino a 95 anni?". Secondo me questi fantomatici nonni sregolati conducevano vite morigerate da monaci buddisti, a parte quando incontravano i nipoti (e lo facevano di rado, per non intaccare il loro stile di vita salutista). E si comportavano così perché odiavano il genere umano e volevano sterminarci con l'inganno. Io stesso ci sono cascato. Non fate come me.
[L'Ideota]
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In #Romania hanno annullato le elezioni perché su TikTok gli account siberiani Matrioska83 e Sputnik8544 sostenevano il candidato filorusso. Tra vent'anni se lo raccontate ai vostri nipoti si mettono a ridere.
via https://x.com/_GrayDorian/status/1865156706558197927
Le risate dei vostri nonni OGGI: sessant'anni fa, in piena Guerra Fredda e coi carri armati dallo stellone rosso sul Danubio non sul Dniepr, battevano il PCI pompato al 33%.
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L'esame di Maturità è "Una festa. E, a differenza di molte altre manifestazioni dell’homo festivus, una festa che non separa ma unisce le generazioni: lo si capisce già giorni, settimane prima degli esami, quando in rete comincia a circolare Notte prima degli esami di Venditti, e al povero professore di lettere viene chiesto da giornalisti ammiccanti se Dante era un uomo libero o un fallito o un servo di partito (ma vattene affanculo), e i genitori e i nonni si commuovono raccontando di quanto seriamente la prendano i loro figli e nipoti, che uno ne parla male ma poi quando la Storia chiama…, e la mattina della prima prova ecco fiorire le foto su Instagram, i messaggi d’incoraggiamento su X (“Ragazzi, d’ora in poi sarà tutto un esame!”), i commenti ai temi del redattore laureato in Filosofia riesumato per l’occasione dalla sezione Cultura, i servizi al telegiornale, questo articolo… Una festa, e ci mangiamo in tanti. Abolirla, lo dico senza ironia, sarebbe un gesto da misantropi. (...) Più che invitare ad apprezzare la qualità di un testo, o la sua coerenza, praticamente tutte le tracce proposte sollecitano una risposta virtuistica: la poesia di Ungaretti servirà a dire quanto è brutta la guerra, il brano di Pirandello quanto fa paura il mondo meccanizzato, la pagina di Galasso quanto è dissennato un mondo che corre ad armarsi o a riarmarsi… Sono colpito, non meravigliato, perché questa curvatura la vedo già nei manuali, nelle scuole, nel corrente dibattito sulla letteratura: le librerie sono piene di libri scritti coi piedi, e pensati peggio, che presumono però di trasmettere al lettore preziosissime lezioni morali. La letteratura non serve a questo, in realtà: quello è il catechismo. Ma credo che sia una battaglia perduta."
Claudio Giunta
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Wish: sogni e desideri di Walt Disney nel Classico del centenario

Wish, il Classico Disney che celebra i 100 anni dei Walt Disney Animation Studios tra sogni, desideri ed emozioni. Dal 3 Aprile su Disney Plus.
C'è una cosa che unisce un po' tutti: l’essere tutti cresciuti vedendo Classici Disney. Questo è possibile non è solo perché, dal punto di vista pratico, sono tornati più volte in sala, sono passati in TV e ora sono lì a disposizione nel catalogo di Disney+, ma anche perché lo studio che li ha realizzati tutti, i Walt Disney Animation Studios, hanno compiuto 100 anni nel 2023. 100 anni, un secolo. Vi rendete conto dell'enormità di questo intervallo di tempo? Un periodo tale da permettere di abbracciare generazioni, famiglie intere da nonni a nipoti. Ed è un tempo che il nuovo film, Wish, si prefigge di festeggiare, di omaggiare. 100 anni, un secolo, di storie e personaggi, di sogni e desideri, di sogni che son desideri, concetti che proprio il nuovo lavoro diretto da Chris Buck insieme a Fawn Veerasunthorn (già autrice del sottovalutato Raya e l'ultimo drago) porta avanti, sottolinea e incarna, raccontandoci di Asha e del regno di Rosas, dove, per l'appunto, i desideri diventano realtà.
Una storia ambientata nel magico regno di Rosas

Wish: un'immagine
Ed è proprio attorno a sogni e desideri che ruota la trama di Wish, portandoci nel magico regno di Rosas. Ad accoglierci è la protagonista Asha, che ha proprio questo compito nella sua vita di tutti i giorni: accogliere. È infatti la persona che dà il benvenuto ai visitatori di questa isola al largo della penisola iberica e allo stesso modo introduce noi alla storia del nuovo Classico Disney. È una sognatrice, una persona che desidera con una forza tale da far sì che i suoi sogni non si limitino a rimanere tali: esprime infatti un desiderio così potente da essere recepito, accolto, da una forza cosmica, una piccola stella, una minuscola forza di energia, che risponde al nome di Star. Ed è proprio insieme a Star che Asha dovrà operare per far fronte ai piani del sovrano di Rosas, Re Magnifico, l'uomo più potente del regno dal quale tutti si recano per far realizzare i propri sogni. Perché è l'unico che può farlo e promette di esaudirli prima o poi, detenendo il potere di farlo e di decidere quali desideri far avverare e quando.
Asha contro Magnifico
Da una parte c'è Asha, la nostra eroina a cui da la voce la cantante Gaia Gozzi, la nuova principessa Disney in quanto protagonista di un Classico che diventa per l'occasione IL Classico per eccellenza, dall'altra Re Magnifico. Ed è questa la vera notizia di Wish: il ritorno di un villain degno di tale nome, a cui dà voce in italiano Michele Riondino. È un personaggio suggestivo, affascinante, il suo Re Magnifico. Una figura che forse sarebbe potuta essere un pizzico più ambigua nel corso della storia, ma funziona come antagonista della nostra protagonista Asha. Lei, dal canto suo, ha le armi che tutti vorremmo: i suoi sogni e il suo coraggio, una gran forza d'animo e un importante aiuto esterno, ovvero quello della magica Star. A dimostrazione che dall'unione delle qualità interiori dell'animo umano e della magia si possono ottenere grandi cose… come ha fatto anche Walt, no?

Wish: una scena del film
Sono personaggi riusciti quelli attorno a cui ruota Wish, che siano Asha e Star o Magnifico, ma è impagabile anche la capretta Valentino, che nella nostra lingua può fregiarsi della voce di un personaggio noto e amato come Amadeus. È un cast di personaggi ben tratteggiato anche dal punto di vista visivo, con un character design che dona varietà, colore e anima al regno di Rosas rendendolo vivo di umanità oltre che di sogni irrealizzati. È anche per loro che Wish funziona e intrattiene, anche laddove lo script fa fatica a girare, anche se impiega tempo a partire, ingranare e aprire le porte al cuore degli spettatori. Anche se, purtroppo, ha più forza nell'idea della celebrazione del mondo Disney che nella realizzazione di questo sentito omaggio.
Una nuova frontiera visiva
C'è anche un altro aspetto che rende Wish interessante per gli appassionati d'animazione, che rende ancor più significativo il suo essere film che celebra i 100 anni di uno dei più importanti studi mondiali del settore: la tecnica usata, che lavora sulla fusione di animazione tradizionale e CGI. Era il 2012, più di dieci anni fa, quando abbiamo visto un primo interessante esempio di questo tipo di lavorazione con il magnifico corto Paperman, ma nel frattempo la fusione di tecniche diverse in animazione sembra essere diventata un traguardo futuro e quasi imprescindibile per proporre qualcosa di nuovo e innovativo. I Walt Disney Animation Studios stanno sviluppando tecniche di tipo diverso, che sembrano puntare più alla sovrapposizione che lo sfruttamento fianco a fianco, alla coesistenza, di stili diversi.

Wish: una sequenza del film
Quello che mostrava con successo Paperman e che viene ripreso non troppo dissimile da Wish è il voler ottenere un look e un calore da disegno a mano pur usando un contesto animato in CGI. Avere, cioè, la versatilità, libertà di inquadrature e movimenti di camera dell'animazione al computer, ma mantenendo il valore artistico e pittorico del disegno a mano. Lo si vede negli splendidi fondali, ma anche nel look generale della messa in scena, dei dettagli e della composizione del quadro. È forse una tecnica ancora un filo acerba, che vedremo esplodere di bellezza solo nei prossimi anni, ma è di certo il modo giusto per celebrare 100 anni di sogni, desideri e successi. Guardandosi alle spalle, emozionando nel guardare a un passato che non può essere dimenticato e trascurato, ma guardando avanti. Perché è quello che Walt Disney ha sempre fatto e ha insegnato a fare.
In conclusione guardando Wish non si può non emozionarsi ripensando al glorioso cammino sviluppato dagli studi d’animazione Disney nel corso dei loro cento anni di storia. Ma rimanendo ugualmente consapevole che l’omaggio rappresentato dal film e nel film è riuscito e sensato più nelle intenzioni che nell’effettiva applicazione pratica. Buono il lavoro sui personaggi, e sul cattivo di turno rappresentato da Re Magnifico, così come è importante e interessante la componente tecnica che mira ad aggiungere il calore del disegno a mano alle potenzialità della CGI. Peccato per uno script che in alcuni passaggi gira un po’ a vuoto, ma questo non ci impedisce di emozionarci e festeggiare lo studio creato da Walt Disney.
Perché mi piace 👍🏻
Il lavoro sui personaggi, sia sulla protagonista Asha che sull’antagonista Re Magnifico.
La componente artistica, che si avvale di splendidi background dal gusto pittorico e il calore da disegno a mano apportato dalla tecnica usata.
L’omaggio, imprescindibile e doveroso a quanto fatto in cento anni di storia…
Cosa non va 👎🏻
… ma forse riuscito più nelle intenzioni che nella realizzazione.
Lo script non scorre sempre con naturalezza e soffre di alcuni passaggi poco riusciti.
#wish#wish 2023#disney wish#wish movie#wish disney#asha#king magnifico#disney movies#disney plus#disney+#walt disney animation studios#100 years#recensione#review
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Andate al diavolo tutti quanti! Sì, oggi mi avete proprio stancato e voglio mandarvi al diavolo!
Al diavolo quelli che parlano delle bombe nucleari come di un «deterrente necessario» e quelli che propongono di inviare soldati, cioè i nostri figli, nipoti, cugini, compagni, al fronte. Al diavolo quelli che «ma sì qual è il problema, andiamo tutti in guerra contro la Russia e scateniamo una terza guerra mondiale! »
Al diavolo quelli che non hanno avuto il coraggio di dire che ciò che sta accadendo in quel paese che inizia per P e finisce per «ina» non si chiama guerra ma ha un altro nome. Al diavolo quelli che in nome del politicamente corretto e di altre «questioni geopolitiche» non hanno avuto il coraggio di sanzionare quello stato che inizia con I e finisce con ele. Al diavolo quelli che ti parlano di perdite e danni collaterali per riferirsi ai vecchi, alle donne, ai bambini bruciati vivi.
Al diavolo questo schifo di censura che mi costringe ad adottare stratagemmi ridicoli per dire ciò che penso! Io sono una scrittrice ma non sono più libera di usare certe parole. Perché cavolo «i nostri nonni non sono morti perché si bisbigliasse. Sono morti perché si parlasse ad alta voce.» Al diavolo questo mondo malato dove non si capisce bene ancora come o perché milioni di persone sono ostaggio di un manipolo di uomini che decidono le sorti di tutti e ci mandano a morire al loro posto. Ecco, io in questo mondo non mi ci riconosco e non mi ci voglio riconoscere! E provo pena i disgraziati, qualunque sia il il loro schieramento, bandiera o colore, mandati a morire per gli Agamennone di oggi e di ieri.
Mentre fugge da Troia, Enea si carica sulle spalle il vecchio padre Anchise per metterlo in salvo. Perché l’Anziano, con la a maiuscola, è la ricchezza di un popolo, la sua memoria. Ma questi qua non sono Anziani, anziché trasmettere ai giovani parole di saggezza e umanità, di speranza e memoria, anziché guidarli verso il futuro li mandano a morire. Questi qua che rubano il futuro dei giovani e dei popoli, non sono Anziani, non sono capi, guide, leader, e certamente non sono la ricchezza di un popolo o la sua memoria, ne sono la vergogna.
Guendalina Middei
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Visto che oggi è la festa dei nonni volevo fare una riflessione…Quando mio figlio era piccolo,ai tempi dell’asilo e delle elementari,vedevo molti bambini che avevano quattro nonni a disposizione,al contrario di me che,non avendo nessun aiuto e un marito che lavorava moltissimo,mi arrangiavo da sola,lavorando part-time e ricorrendo a babysitter. Questi nonni accudivano i loro nipoti da mattina a sera,dal lunedì al venerdì perché i genitori erano impegnati col lavoro,e a volte anche nei weekend perché i genitori avevano sempre qualcosa di più importante da fare,come andare in palestra,dal parrucchiere… A volte li tenevano a dormire la notte con loro,li curavano quando erano malati,insomma non si risparmiavano mai. Poi i nipoti sono cresciuti e non hanno più avuto bisogno di loro e ora spesso non si curano più dei nonni,non li vanno mai a trovare,non li cercano…che tristezza
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Le Pen a Meloni: "Sosterrai o no un secondo mandato di von der Leyen?". ...
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Questa verità non è propaganda, che poi ci si dovrà confrontare battagliare scrontrarsi e sicuro perché sono tante le politiche che non accetteremo mai, ma se non le diamo a retta non avremo mai più la possibilità di dare il voto per cambiare le cose non avremo più nulla da contestare saremmo sotto dittatura esattamente come quella che hanno combattuto e vinto i nostri nonni, loro hanno cambiato abito ma non l'idea di dominare, voi vedete la Le Pen e vedete i fascisti nazisti ma i veri eredi sono il nuovo ordine mondiale loro sono quelli che hanno ereditato l'esperienza fallita del terzo Reich e grazie alla consapevolezza di quei errori oggi stanno riconquistando quel potere che i politici cresciuti e plasmati da loro stessi gli stanno regalando su un piatto d'argento. Guardate i sorrisi e come gli luccicano gli occhi a Macron Meloni e Company quando sono tra loro, e come se fossero dietro essere premiati perché tutto l'orribile che sta succedendo e che succederà nella loro mente non sono errori di scelte politiche ma bensì traguardi che hanno contribuito per l'impero i bambini a Gaza i bambini dei vaccini sono tutte scelte che hanno preso senza coscienza ma come ordine per poi averne il giusto ricompensò nella scalata della loro carriera. Loro non hanno bisogno dei voti del popolo loro hanno i padroni che li porteranno ancora più in alto come bravi cagnolini ben addestrati. Non guardate la Le Pen ,ascoltate le sue Parole e associatele alla vostra esperienza degli ultimi anni ragionate senza il Main stream cercate dentro di voi mettetevi in dubbio non fatevi manipolare loro avranno un premio noi no, noi perdiamo tutto, tutto quello che i nostri vecchi ci avevano affidato perché potesse crescere e migliorare in modo che le nuove generazioni potessero avere più diritti e che la forbice tra ricchi e poveri diventasse sempre meno larga. Pensate bene cosa volete per il futuro dei vostri figli e nipoti perché se sbagliare non avranno più neanche la possibilità di esprimere il loro parere se non sarà quello che viene chiamato politically correct. Sarà dittatura e sta volta resterà per moltissimo tempo.
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Oggi è la festa del papà e quindi per ovvie ragioni tendo a essere un po suscettibile.
Sono cresciuta in casa con i miei nonni e mia madre, e nonostante io e mamma siamo andate in contro a diversi trasferimenti per motivi di lavoro e/o di amore, alla fine ci siamo sempre ritrovate a dover tornare a casa dai miei nonni perché le cose, inevitabilmente, si mettevano sempre male.
E siamo sempre state accolte. Io per prima, più come figlia che come nipote.
Mi sono sentita dire cose come:"no guarda, forse è meglio se non vieni a trovarci..." o "non puoi fare come ti pare, questa non è casa tua" da mio padre e la sua famiglia, fin da piccolissima. Ho visto mio cugino essere cresciuto come un figlio dai miei nonni paterni, che per altro, a me hanno sempre fatto capire di NON essere la benvenuta, in quanto troppo somigliante a mia madre e non disponibile a farmi manipolare.
Il mio augurio più grande va a nonno. Nonno e basta. Non "nonno materno". Nonno. L'unico che mi ritrovo, che ha accettato di fare veramente il suo dovere è anche a farmi da padre.
Nonno che ha cresciuto 3 nipoti in casa sua. Una delle quali senza una effettiva figura paterna. Nonno che mi ha trasmesso la passione per il tennis. Nonno che ha comprato l'ennesima edizione di un vecchio album dei Pink Floyd, facendo finta di essersi dimenticato di averne già 3 copie.
Nonno che oggi, al mio augurio di buona festa del papà, sapendo che lo avessi detto a lui e non a mio padre, ha sorriso, e con gli occhi lucidi ha detto:"eh, un po ho fatto da papà anche a te, dai.", poi si è alzato gli occhiali e si è asciugato le lacrime con la manica.
Auguri nonno ❤️
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QUANDO LA CASA DEI NONNI SI CHIUDE
Penso che uno dei momenti più tristi della nostra vita sia quando la porta di casa dei nonni si chiude per sempre.
Quando chiudiamo la casa dei nonni finiamo anche i pomeriggi felici con zii, cugini, nipoti, genitori, fratelli.
Non c'è bisogno di uscire di casa, stare a casa dei nonni è ciò di cui ogni famiglia ha bisogno per essere felice.
Le riunioni di Natale, annaffiate con l'odore dei manicaretti preparati dalla nonna, ogni volta pensiamo:
"... e se questa fosse l'ultima volta "?
È difficile accettare che tutto questo abbia una scadenza, che un giorno tutto sarà coperto di polvere e la risata sarà un lontano ricordo di tempi forse migliori.
L ' anno passa mentre aspetti questi momenti, senza rendertene conto, passiamo dall' essere bambini che aprono regali, all'essere adulti seduti allo stesso tavolo, giocando a pranzo, e all'aperitivo per cena, perché il tempo in famiglia passa e L'aperitivo è sacro.
La casa dei nonni è sempre piena di sedie, non si sa mai se un cugino porterà la sua ragazza, perché qui tutti sono i benvenuti.
Ci sarà sempre il caffè pronto o qualcuno disposto a farlo.
Saluti le persone che attraversano la porta, anche se sono estranee, perché gli amici dei tuoi nonni sono anche tuoi amici.
Chiudere la casa dei nonni significa dire addio alle canzoni con la nonna e ai consigli del nonno, ai soldi che ti danno segretamente dai tuoi genitori come se fosse una cosa illegale, piangere dal ridere per qualsiasi sciocchezza, o piangere per il dolore di coloro che se ne sono andati troppo presto.
È dire addio all'emozione di arrivare in cucina e scoprire le pentole e assaporare il ′′ cibo della nonna ".
Quindi, se hai la possibilità di bussare alla porta di questa casa e qualcuno ti apre, cogli ogni attimo, perché avere i tuoi nonni, stare seduti ad aspettare di baciarti è la sensazione più grande, meravigliosa, che si può sentire nella vita
Godetevi la casa dei nonni, perché arriverà un momento in cui nella solitudine delle vostre pareti, se chiudete gli occhi e vi concentrate, potrete sentire forse l'eco di un sorriso o di un grido intrappolato nel tempo. Del resto, posso dire che quando li riaprirai, la nostalgia ti prenderà e ti chiederai: perché tutto è passato andato così velocemente?
E sarà doloroso scoprire che non se n'è andato... lo lasciamo andare... 😢💔
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