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#piccolo uomo leone
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
L'ESIGENZA DEL SACRO
"Beato Angelico", strana figura di artista, tra il rivoluzionario Masaccio e l'ineguagliabile Piero della Francesca. Nella scia del primo, precorre il secondo. Perde le tracce del tardo gotico nella rivelazione della forma plastica data dal chiaroscuro. Eppure, la luce che irradia sulle sue figure indica un'esigenza incombente. Vive anni di estremo conflitto religioso: la fine della "cattività avignonese" sfocia nel "Grande Scisma". Poi, gli estremismi conciliari che provocarono il "Piccolo Scisma" nel tempo dei tentativi di riunificazione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente. Cambiamenti radicali che assegnano nuovi confini alla visione del mondo, infine sanciti nel 1453 con la caduta di Costantinopoli. Può udire le voci di Nicola Cusano e di Leon Battista Alberti. È uomo di fede. Appartiene all'ordine domenicano: sente la lezione di Tommaso d'Aquino e quella di Meister Eckhart. Questo il crogiolo rovente nel quale agisce. I suoi testi pittorici divengono espressione di un'esigenza mistica: l'ineffabilità di Dio è compensata dal sentimento del sacro. La matrice originaria della pittura occidentale, il fondo dorato dell'icona, lo induce a mantenere uno sguardo incantato su quell'alterità che non appartiene alla dimensione umana. Alterità che è distacco preminente dalla mondanità, caotica e conflittuale. Non vi può rinunciare: è una scelta. Schietta. La sua vena artistica appartiene a quella scelta. Nella quale, per coerente necessità, è escluso ogni dramma. Per queste ragioni, rimane confinato in un passato ideale. Ma l'esigenza del sacro, inteso come figura di pensiero, è rimasta desiderio irriducibile, capace ancora di percorrere, sotto altre forme o tentativi di forma, la pittura contemporanea.
- Beato Angelico, Fra' Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro (1395 - 1455): "Pala di Fiesole", predella, particolare (Tutti i Santi), 1424 - 1425, Chiesa di San Domenico, Fiesole (Firenze) - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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abubakrasiddiq · 1 year
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Omar Bakri soprannominato Izz-ad Din (7 ottobre 2000) è un capo militare di resistenza palestinese di alto livello di Hamas.
È attualmente sposato con Emily Hatoum
Breve biografia
Omar Bakri nasce a Gaza nella striscia di Gaza della Palestina il giorno 7 ottobre 2000 e da piccolo perse suo padre e suo fratello maggiore a causa di una lotta armata tra i militanti di Hamas e l'esercito israeliano, l'IDF nel 2006.
Ad Omar sin da piccolo gli viene insegnato a difendersi e usare le armi.
All'età di 18 anni, Omar divenne ufficialmente membro di Hamas e militante e nel 2014 diventa un membro di alto livello di grado capo militare assumendo il nome Izz ad-Din, ed è responsabile per aver ucciso circa 110 israeliani militari.
Fino al 2020, si presumeva che Omar fu ucciso dall'IDF ma nel 2021 fece la sua riapparizione minacciando di fare la guerra contro gli israeliani.
La sua riapparizione fece allarmare molto l'IDF e il governo israeliano.
Il 2 febbraio 2021, Omar si sposò con la palestinese Emily Hatoum con la quale ebbe una bambina nata prematura di 7 mesi il giorno 2 agosto 2022 che viene chiamata Zulema Bakri.
Il 17 dicembre 2022, Omar fece una visita al presidente siriano Bashar al-Assad essendo stato inviato dalla leadership politica di Hamas per completare l'accordo di supportarlo e ritirare il supporto per Free Syrian Army  a causa dei suoi legami con al-Qaeda e  Stato Islamico che renderebbe la Siria una base terroristica se Assad dovesse essere fatto fuori.
Il 30 gennaio, Omar rifiuta qualsiasi collaborazione con il governatore della Libia, Felix Foster per motivi che non accetta l'idea di un uomo bianco che domina sugli abitanti musulmani e sia perchè disprezza la sua idea di sostenere il sionismo, entrambe le cose le vede umilianti ed estranee.
Personalità:
Omar si fida solo dei suoi colleghi di Hamas e dei suoi alleati come Iran, Russia e Siria, lui odia molto gli israeliani perché sono responsabili della morte di suo padre e di suo fratello maggiore.
Omar disprezza molto gli israeliani e gli ebrei sionisti tuttavia non gli dispiace il supporto degli ebrei anti sionisti che supportano i palestinesi.
Omar fa distinzione tra gli ebrei sionisti e gli ebrei anti sionisti.
Informazioni:
Luogo di nascita: Gaza,Palestina
Luogo di residenza: Gaza, Palestina
Data di nascita: 7 ottobre 2000
Segno zodiacale: Bilancia ascendente leone
Cittadinanza: Palestinese
Etnia: Arabo
Religione: Musulmano sunnita
Fazione palestinese: Hamas
Grado: Capo militare
Orientamento sessuale: Eterosessuale
Relazione: Sposato con Emily Hatoum
Figli: 1
Alleati:
-Abu Qasim Muhammad
-Akram Reza
-Bashar al-Assad
-Hussein Mounes
Parenti:
Mustafa Bakri (padre,deceduto)
Ishtar al-Qassam (madre)
Emily Hatoum (moglie)
Zulema Bakri (figlia avuta da Emily)
Yusuf Bakri (fratello,deceduto)
Prestavolti:
-Aram Grigoryan
-Gamid Agalarov
-Ibrahim Nabulsi (pv attuale)
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luigifurone · 4 months
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17. (Turkish Mambo)
Ci puoi provare con la birra. Ci puoi provare col vino. Se hai un certo senso dell'umorismo ci puoi provare vivendo.
Era entrata una spina. Il vecchio felino non ci faceva caso. Era così, una sfortunata circostanza. Doveva sfamarsi comunque. E la spina era entrata sotto la pelle, diretta nella carne.
Di spine ce ne sono molte. Ci sono quelle leggere, come di ortiche; ci sono quelle legnose, e quelle che, assetate dal deserto, si sono fatte dure e lisce e velenose. Ci sono poi schegge, come spine.
Il leone non piangeva. La spina era dentro la carne, e doleva. Poi si infilò nell'anfratto di qualche fibra, la spina, a fianco dei tendini feroci, alle vene potenti e là si fece la tana.
Il nostro mondo, no. Il nostro mondo, di noi, uomini, si sviluppa antisettico, tra pinzette, bisturi, miasmi e disinfettanti. Che si sappia, l'odore è cattivo perché il liquido salva la vita. Non si è mai visto qualcosa di profumato che possa fare bene. La medicina poi farà la sua chirurgica parte. Il nostro mondo antisettico è nemico delle spine.
Nella tana la spina giaceva. Il leone era felice. Correva, saltava.
Ci puoi provare, magari ci riesci. Magari credi di esserci riuscito.
Era uscito a prendere un po' d'aria. Era sera. Le vie s'erano fatte strette. Per almeno un quarto d'ora camminò completamente solo. Tutto era blu. Compresi i suoi pensieri. Poi sentì qualcosa, delle voci che ridevano, si stava avvicinando ad un ristorante, coi tavolini all'aperto. Svoltato l'angolo vide le luci, d'un chiarore innaturale. E arrivò, la avvertì.
Il nostro mondo di uomini fa vedere che disprezza le spine.
Il leone si stirò; si sarebbe potuto dirlo quasi sorridente; e mentre tendeva le zampe in avanti, la sentì, la fitta, il dolore lancinante. Avvertì che la spina era ancora lì, dentro di lui. S'era svegliata, s'era mossa. Ancora tagliava e sapeva di legno ossuto e ancora la sua carne cedeva.
Quel chiarore acceso, quelle voci, la vita; qualcosa s'era mosso dentro di lui, chissà come, qualcosa che pensava disperso; dissipato dal metodo; riemergeva chiaro, limpido, con la forza dell'aria che risale dal mare profondo, inabissandosi al contrario nella sua vita cosciente; ecco, era tornata, era lì.
Se hai un certo senso dell'umorismo, puoi provarci vivendo; col metodo, o magari col vino.
Ci sono diversi tipi di spine. Quelle che fanno male e quelle che fanno niente. A volte le puoi tenere dentro, si nascondono. E poi, magari, tu pensi che non ci siano più, che tu sia un uomo, che il tuo efficiente organismo le abbia disciolte, che salteranno fuori, o basterà un piccolo taglio.
E invece sono lì, che si deliziano con la loro efficienza, con quella punta che non sa dove andare, se non avanti.
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jacopocioni · 1 year
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Ruggiti a Firenze
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Provate a fare un giro per Firenze. Guardatevi attorno, con l’aria stupita e curiosa del turista, e vi accorgerete di mille particolari prima mai osservati. Ad esempio, vi siete mai chiesti quanti leoni ci sono a Firenze? I leoni sono i custodi di Firenze, sono rappresentati in ogni angolo della città.
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La leggenda vuole che la Repubblica fiorentina abbia scelto il simbolo del Leone perché questo animale era capace di fare a pezzi l’Aquila, simbolo della rivale Pisa. Il più famoso tra tutti è senz’altro il Marzocco di Donatello, che con la sua aria fiera ed imponente protegge il giglio, stemma della città. Sull’arengario di Palazzo Vecchio fa bella mostra di sé la copia, mentre l’originale è conservato al Bargello. A proposito di pisani, una beffa, un tantino umiliante, che riservavano i fiorentini ai pisani sconfitti era quella di passare, in fila, dietro alla statua del Marzocco e, in atto di totale sottomissione, gli dovevano baciare le nobili terga proprio sotto la coda. Nel 1364 dopo una vittoria fiorentina, questo simpatico rito fu imposto ad innumerevoli prigionieri ma sul sederino di un leoncino vivo. In uno scritto di Giovanni di Pagolo Morelli si può leggere: “Alla porta a San Frediano, per la quale entrò il vittorioso capitano, istette un lioncino vivo, ma di poco tempo, al quale tutti i Pisani baciarono il culo”. Il nome Marzocco, sembra derivi dal latino “martocus”, ovvero piccolo Marte. Prima che Firenze si convertisse al cristianesimo, la città era devota al dio Marte; con l’avvento dei cristiani, e quando San Giovanni divenne patrono di Firenze, la statua di Marte venne spostata dal popolo ai piedi di Ponte Vecchio. Con un po’ di superstizione, i fiorentini decisero che non era il caso di eliminarla del tutto, e la soluzione di spostarla vicino al fiume sembrò la migliore. Accadde però che l’Arno, in una delle sue piene, quella devastante del 1333, portò via con sé la statua, e col tempo questo simbolo venne sostituito dal leone. Anche Dante ne fa menzione nella Divina Commedia. Ma in Piazza della Signoria altri leoni si mostrano al nostro sguardo.
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Alzando gli occhi sulla Torre di Arnolfo, vediamo troneggiare un leone che tiene tra le zampe l’asta con il giglio di Firenze, e serve ad indicare la direzione del vento. Ogni fiorentino sa che… “Quando il leone piscia in Arno, o piove o fa danno”, che sta a significare che quando il leone guarda verso l’Arno è in arrivo la pioggia. Spostando lo sguardo sulla facciata di Palazzo Vecchio, sopra l’ingresso del palazzo, due leoni dorati ne sorvegliano l’entrata. Entrando nel cortile della Dogana, ben due fontane rappresentano leoni.
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E tornando in Piazza, voltandosi a guardare la Loggia dell’Orcagna, due possenti leoni fiancheggiano le scale della Loggia dalla fine del Settecento. Si tratta dei leoni medicei, provenienti da Villa Medici a Roma. Il leone posto a destra è un originale antico, mentre quello a sinistra è una copia fatta nel Seicento. Anche le colonne della Loggia accolgono tante piccole teste di leone.
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Il leone fu adottato dalla famiglia Medici, come simbolo di potenza; lo troviamo infatti rappresentato anche nella facciata di Palazzo Pitti, sotto le finestre inginocchiate del piano terreno; queste teste leonine vennero realizzate durante i lavori di ampliamento del palazzo voluti da Cosimo I. Anche nel giardino di Boboli il leone è rappresentato da una bellissima statua.
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E se guardiamo in giro, vediamo che le basi dei lampioni uscite dalle fonderie del Pignone nell’Ottocento hanno zampe leonine, e quanto sono belle! I lungarni e molte piazze ne sono disseminati. Vogliamo fare un salto in Piazza del Duomo?
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Se osserviamo la porta dei Cornacchini ha un leone ed una leonessa che sorreggono le colonne ai lati della porta. Famosa è la storia di Anselmo, un uomo che nel Quattrocento viveva in Via del Cocomero ed aveva un incubo ricorrente. Nell’incubo succedeva che Anselmo venisse sbranato da un leone. Era diventato un vero assillo, e la gente di Via del Cocomero era tutta a conoscenza di questa fobia di Anselmo. Qualcuno gli suggerì che, per esorcizzare questa paura, l’unico modo sarebbe stato quello di mettersi a confronto con un leone. Un giorno, passando davanti alla porta, Anselmo vide che durante dei lavori era rimasta un’asse di legno che rendeva agile avvicinarsi alla statua del leone, che con la sua bocca spalancata lo intimoriva tanto. Affrontando le sue paure, decise di salire sull’asse di legno ed arrivare talmente vicino al leone da riuscire ad infilargli una mano nella bocca: se avesse fatto questo, era sicuro che avrebbe sconfitto la sua psicosi e cancellato per sempre quegli orrendi incubi. E così, in un gesto di fierezza, infilò la mano nelle fauci spalancate del leone: quel che non sapeva il povero Anselmo, era che uno scorpione aveva deciso di accasarsi nella bocca del leone, e punse il pover’uomo che, o per lo spavento, o per il veleno dello scorpione, morì, dando veridicità al suo incubo. Povero Anselmo… ma forse questa è solo una leggenda; i fatti che seguono invece sono reali.
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Vicino alla torre del Guardamorto (dove adesso si trova la Loggia del Bigallo), in Piazza San Giovanni, nel duecento la Signoria mise una gabbia di legno, detta “la stia”, dove era stato rinchiuso un leone. Come già detto sopra, il leone ha sempre avuto un rapporto simbiotico con la città di Firenze, ed anche questa storia lo dimostra. Il leone chiuso nella gabbia in Piazza San Giovanni era magnifico, un esemplare bellissimo e molta gente si soffermava ad ammirarlo. Un giorno accadde che il guardiano chiuse male la serratura della gabbia ed il leone ne uscì, cominciando a scorrazzare incuriosito per la città, spaventando i cittadini che se lo trovavano di fronte. Giunto vicino a San Michele in Orto, il leone vide un bambino piccolo, per strada, che incurante di quanto accadeva stava giocando tranquillamente e che non mostrava alcun timore nel vederlo. Il leone si avvicinò al bambino, aprì le fauci e con una delicatezza insperata sollevò il bimbo e se lo portava a spasso; la mamma, che aveva assistito alla scena con terrore, cominciò ad urlare disperatamente e, piangendo, senza neanche capire cosa stesse facendo, si avventò contro il leone e gli strappò il bambino dalle fauci. Il leone, senza battere ciglio, si ritrasse guardando la donna che stringeva al seno il suo bambino e docilmente rimase lì fermo, quasi avesse compreso la disperazione della madre. Che il leone fosse particolarmente mansueto, o che il bambino fosse esageratamente fortunato, la storia si risolse nel migliore dei modi. Il leone, visto il suo comportamento esemplare, ebbe salva la vita e tornò nella sua gabbia. Il bambino, di nome Orlando, fu da quel giorno conosciuto come “Orlanduccio del leone”. Orlanduccio venne “adottato” dalla Signoria, che provvide a corrispondergli un vitalizio, di modo che, in pratica, la sua fortuna continuò a vita, non avendo mai avuto bisogno di lavorare per campare. Inoltre il bambino, il cui padre era stato assassinato, sarebbe stato destinato a vendicare l’onore del padre, uccidendo il suo assassino e con questa nuova vita tale onere gli sarebbe stato risparmiato. Anche se, sembra, alla fine Orlanduccio portò a compimento il suo destino. Dice che sia stato il capostipite della famiglia Leoni. Dopo la vicenda di Orlanduccio, la stia di Piazza San Giovanni venne trasferita nei pressi di San Pier Scheraggio. Anche qui avvenne un episodio particolare, pur se meno eclatante. Un cancello di legno della “chiusa del leone”, inutilizzato, era stato abbandonato in un angolo e versava in condizioni di pessima conservazione. Un Anziano, vedendolo lì inutilizzato, mandò dei suoi servitori a raccoglierlo e lo fece portare in una sua villa; il fatto destò scandalo ed i rettori della città condannarono il loro collega per appropriazione indebita e gli comminarono una multa molto salata. Se potessero vedere cosa avviene ai giorni nostri…!!
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Ma tornando ai nostri amici leoni, era opinione diffusa che i leoni in cattività non riuscissero a riprodursi. Quando un giorno, dal leone e dalla leonessa del Comune, nacquero due stupendi leoncini, a Firenze la meraviglia si poteva toccare con mano. Questo venne ritenuto come un presagio di buona sorte e di prosperità per il Comune di Firenze. I leoncini crebbero sani, forti e maestosi. Dietro il Palazzo dei Priori, in quella che è Via dei Leoni, venne costruito un serraglio in muratura, grande, spazioso, adatto ad ospitare molti leoni: infatti nel frattempo, in barba alle credenze diffuse, i leoni si erano moltiplicati, dimostrando grande prolificità. Goro Dati scrisse: “Detro al Palazzo della Signoria è una gran casa con gran cortile, dove stanno assai leoni, che figliano quasi ogni anno e ora quando mi partii via ne lasciai ventiquattro, tra maschi e femmine”. Una tal quantità di animali esigeva particolari cure ed attenzioni; a questo scopo venne nominato un Custode; questo custode doveva essere di famiglia nobile, pagare da trent’anni le “gravezze”, ovvero essere un contribuente esemplare, che ha sempre pagato le tasse e, per finire, doveva essere un uomo irreprensibile, “specchiato”. Ed inoltre doveva tassativamente portare la barba, che era segno di serietà ed autorità. Il temine “specchiato” derivava dal sorteggio che si faceva tra i cittadini iscritti nello specchio di persone oneste ed onorate. Se da una parte la nascita di un leone era ritenuta un segno di prosperità, viceversa la morte di un leone era considerata foriera di disgrazie. Qualche esempio? Nella notte in cui Lorenzo il Magnifico moriva, due leoni si sbranarono tra di loro. Un asino carico di legna si avvicinò al serraglio dei leoni e, chissà come, assalì il leone con ferocia, uccidendolo a furia di calci. Nello stesso momento era in visita a Firenze papa Bonifacio VIII, che di lì a poco passò a miglior vita. Anche Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico ricorda la “Stanza dei leoni di Firenze”; sempre Leonardo, in un foglio conservato nella Biblioteca Reale di Windsor, tracciò questa curiosa osservazione: “E io vidi già leccare un agniello a lione nella nostra città di Firenze… El qual lione in poche lechate portò via quanto di pelo vestiva esso agniello e chosì denudato se lo mangiò…”.
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Il grande genio vinciano disegnò un leone in un rebus: si vedono un leone, un fuoco e dei deschi. La soluzione? Semplice… Lionardeschi! La comunità fiorentina di Lione commissionò a Leonardo la realizzazione di un leone meccanico, per festeggiare l’ingresso solenne di Francesco I in città. Il leone meccanico era capace di muoversi e sedersi e, mosso da un complesso movimento di molle ed ingranaggi, chiudeva l’esibizione facendo uscire dal petto un mazzo di gigli, simbolo della città di Firenze. Quando nel Cinquecento Cosimo I lasciò Palazzo Medici in Via Larga per trasferirsi nel Palazzo della Signoria, ordinando a Vasari di ampliare il palazzo nella parte posteriore, le mura del serraglio vennero incorporate nella parte nuova del palazzo, ed i leoni furono trasferiti nell’area tra la basilica della SS. Annunziata e la sede dell’Università in Piazza San Marco. Fino a quel momento, nella via dei Leoni, oltre al serraglio c’erano le case del Capitano di Giustizia e del Vessillifero. La zona era piena di “balconi, terrazzi, orticini e altre simili cose”, scomparse tutte con l’ampliamento del Vasari. I leoni, in San Marco, rimasero fino al 1777, quando il Granduca Leopoldo II dismise il serraglio.
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Un’ultima citazione merita il Canto ai Quattro Leoni. Si tratta di una lapide posta sull’edificio in angolo tra Via Toscanella e Via dei Velluti; la grande lapide in pietra serena rappresenta un leone, purtroppo molto rovinato. Sembra che su tutti e quattro gli angoli tra queste due vie esistessero uguali lapidi rappresentanti leoni, da qui il nome. Ho fatto riferimento a molti leoni che si aggirano per la nostra città, ma non sono che una minima parte di tutti quelli che è possibile trovare: alcuni con una bella storia alle spalle che merita di essere raccontata, altri semplicemente decorativi ma senza un passato illustre. Ma Firenze ruggisce!
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Gabriella Bazzani Read the full article
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seminostorie · 1 year
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Teia, simbolo di luce
In quel momento scoprì la sua umanità, vide la luce e ne restò ammaliato. Capì che anche una bestia può diventare uomo.
Quel giorno Teia compì diciassette anni. Siedeva spensierata alla pendici del grande monte, protetta dalle forti mura del piccolo villaggio, dove tutti vivevano in pace col prossimo e con la Natura.
Sua madre, però, aveva il viso cupo, ogni giorno sempre di più. Gli occhi erano cerchiati di un nero carbone. Dormiva poco, mangiava il giusto. Suo marito non riusciva a capire che cosa le stesse capitando. Erano due anni che si era chiusa in quel silenzio assurdo. Parlava solo con Teia, raccontandole storie di principesse guerriere, che avevano determinato da sole il proprio destino.
Quel giorno, Teia compì diciassette anni e un sussulto smosse le profondità della Terra. Mefisto era deciso a riscattare il suo pegno. La madre, in un momento di sconforto, si era rivolta a lui pregandolo di donarle un figlio e promettendogli qualsiasi cosa in cambio.
Mefisto non disse nulla, se non che avrebbe riscosso il suo pegno il giorno del diciottesimo compleanno del nascituro: bramava l’anima di una fanciulla innocente, che mancava alla sua collezione di dannati e che sarebbe stata la sua sposa.
Per recuperarla, decise di inviare il generale della sua armata delle tenebre, Zantor. Un nome che nessuno osava pronunciare, neppure Mefisto stesso. Un nome inciso sulle rocce dei “monti bui”, dove fu trovato mille anni prima, quando era solo un bambino indifeso e abbandonato. 
Vessato e sfigurato, Zantor ricevette da Mefisto una proposta che non poté rifiutare: in cambio della sua fedeltà, avrebbe avuto le armi per difendersi dai suoi nemici. 
Ed eccolo qui, diventò una bestia imponente, metà leone e metà uomo, tanto forte da smuovere un monte. La sua spada aveva mietuto vittime in tutto il mondo e aveva riscattato miliardi di anime in nome del suo padrone.
Teia è un nome greco, che simboleggia la luce. Teia è un’anima speciale, un trofeo che Mefisto bramava da secoli. Fu per questo motivo che decise di inviare Zantor per recuperarla. 
Risalì le viscere della Terra, venendo su da una grotta situata in una zona non meglio precisata del Tibet e iniziò il viaggio, che sarebbe durato un anno, per riscattare l’anima pura. Camminò giorno e notte, per mesi interi, fino ad arrivare alle pendici del grande monte. Teia era lì; a un anno di distanza, viveva ancora spensierata come sempre. 
Zantor si nascose incuriosito: è questa la felicità? Lui che era stato un bambino, ma aveva conosciuto solo dolore e lotte furiose per la vita. 
Proprio mentre stava per recuperare il pegno di Mefisto, il villaggio fu attaccato da un’orda di barbari che rasero al suolo e diedero alle fiamme le case, rapendo donne e bambini, tra cui Teia. 
Zantor non esitò due volte e, pur di recuperare ciò che apparteneva al suo padrone, si lanciò all’inseguimento della truppa barbara. Ingaggiò con loro uno scontro all’ultimo sangue, trucidando ogni singolo soldato. Con passo sicuro e fiero, recuperò Teia e iniziò il viaggio di ritorno. 
Teia era smossa dal terrore e i suoi pianti riecheggiarono in tutto il mondo. Zantor procedeva spedito, ma la sua missione stava per subire una brusca frenata. Tra le vittime della truppa barbara, vi era anche il figlio di Mogol, uno spietato e avido signore della guerra, che mandò alla ricerca della bestia un esercito di ventimila uomini, reclutando alcuni dei mercenari più spietati del regno. 
La caccia era aperta. Qualche settimana dopo, mentre Zantor e una Teia sempre più spaventata riposavano in una foresta, furono raggiunti dall’orda, che si avventò senza timore sul mostro. 
La battaglia infuriò rapidamente: Teia fu presa da un gruppo di soldati, mentre Zantor fu circondato e ferito molteplici volte. Ma la bestia era il generale delle truppe infernali: troppo orgoglioso per deporre le armi, troppo forte per cadere in battaglia. I ventimila divennero rapidamente polvere, pronta per essere modellata all’inferno e diventare soldati al servizio di Zantor.
Dopo lo scontro, Teia corse verso il suo salvatore e iniziò a curargli le ferite. Le sue mani erano morbide come la seta e i suoi occhi, lucidi per le lacrime, erano più profondi del mare. Zantor notò per la prima volta anche il profumo dei suoi capelli oro e quell’espressione che faceva con le labbra quando era indaffarata in qualche faccenda.
Passata la notte, i due si rimisero in viaggio. Teia aveva infinite domande: dove stiamo andando? Tu, chi sei? Perché sei metà leone? Alle non risposte di Zantor, la fanciulla iniziò a raccontare la sua storia e le storie che le aveva raccontato la madre.
Ricordava i giorni felici, prima di quel lungo viaggio, e affettuosamente si prendeva cura delle ferite della bestia.  
Zanotor iniziava a essere confuso: perché una creatura simile dovrebbe marcire in un posto come l’inferno? Perché il suo padrone era così ossessionato da quell’anima? Forse iniziava a capire.
Alle porte degli inferi, Zantor bussò tre volte e i guardiani s’inchinarono dinanzi alla sua figura. Teia era spaventata come non mai e si strinse forte alle braccia possenti del mostro. La bestia fu sorpresa e sentì i battiti del suo cuore crescere progressivamente.
Arrivati al cospetto di Mefisto, s’inchinò e presentò Teia. Il suo padrone la strattonò per un braccio e, rivolgendosi ai dannati, proclamò la sua vittoria.
In quel momento, Zantor scoprì la sua umanità, vide la luce e ne restò ammaliato. Capì che anche una bestia può diventare uomo. Capì che Teia meritava una vita migliore. 
Si scagliò con violenza contro Mefisto, prese la fanciulla e la riportò all’ingresso degli inferi. Le ordinò di correre senza mai voltarsi indietro, mentre una lacrima di sangue gli rigava il viso. Teia lo ringraziò e, col cuore in mano, corse verso i boschi. Zantor trucidò le guardie infernali, chiuse le porte e si preparò ad affrontare il destino che aveva scelto di crearsi qualche istante prima.
Affrontò i dannati in una lotta sanguinosa, fino a sfidare Mefisto. Lo scontro fu brutale, l’angelo caduto si rivelò per quello che era veramente: una bestia deforme a tre teste, simile a un drago, ma non nobile nel portamento. Infuriato, riuscì a sconfiggere Zantor, che fu gettato nella lava al centro della Terra. Mentre veniva consumato dal fuoco, si accorse che era passato il termine per consegnare l’anima a Mefisto: passata la scadenza, l’anima non poteva più essere riscattata. Teia era salva. 
Zantor aveva scoperto la sua umanità, aveva visto la luce e ne era rimasto ammaliato. Aveva capito che anche una bestia poteva diventare uomo.
Resta un quesito: un diavolo può amare?
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circusfans-italia · 2 years
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ALMANACCO DEL 41° FESTIVAL DI MONTE-CARLO - EDIZIONE 2017
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ALMANACCO DEL 41° FESTIVAL DI MONTE-CARLO – EDIZIONE 2017
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PALMARES DEL 41° FESTIVAL DI MONTE-CARLO CLOWN D’ORO Sky Angels – Sostenuto alle cinghie Troupe Trushin - Bascule CLOWNS D’ARGENTO Troupe Xinjiang - Piramidi Chilly & Fly – Quadro aereo Marek Jama - Cavalli + esotico Erwin Frankello - Otarie + elefanti Zapashny Brothers - Gabbia mista CLOWN DI BRONZO Troupe Gerlings – Filo alto + ruota della morte Sons company  - Bascula coreana Troupe Holmikers – Acrobati  comici Mario Berousek - Giocoliere Alexandre Batuev - Contorsionista Troupe Skokov - Doppia altalena MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA ALLA CARRIERA Otto Wessely - Magia comica MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA Alex Michael - uomo mosca PREMIO SPECIALE DEL FESTIVAL PER LO SVILUPPO DELL'ARTE DEL CIRCO IN RUSSIA AI FRATELLI ZAPASHNY
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Quello del 2017 sarà ricordato come il Festival dei fratelli Zapashny e dell'Oro mancato. Una grande opportunità per il pubblico europeo di vedere nella grande gabbia lavorare le due star del circo russo. E un palmarés che ha diviso tra chi li avrebbe voluti vedere sul gradino più alto del podio e chi non ha perdonato alcune sbavature nel numero. Rimane comunque l'emozione di averli visti nel nostro continente, con il famoso salto del leone cavalcato. Saranno ricompensati con un Premio speciale del Festival per lo sviluppo del Circo in Russia. Un piccolo incidente diplomatico i cui effetti si sentiranno anche negli anni a venire. Ricordiamo anche una brutta caduta dalla piramide a 7 dei Gerlings durante uno spettacolo mattutino della domenica, fortunatamente senza conseguenze e che non compromise lo spettacolo del gala.
ELENCO PARTECIPANTI
2017
TROUPE SKOKOV DOPPIA ALTALENA RUSSA TROUPE ACROBATICA DI XINJIANG PIRAMIDI TROUPE ACROBATICA DI XINJIANG LAZOS RICH METICU CONTORSIONISTA TOM & PEPE CLOWN DUO eMOTION DANZA AL TRAPEZIO SONS COMPANY BASCULA COREANA OLIMPO BROTHERS MANO A MANO ALEXANDER BATUEV CONTORSIONISTA ERWIN FRANKELLO OTARIE + ELEFANTI MARIO BEROUSEK GIOCOLIERE TROUPE BAYRAMUKOV FAST TRACK ASKOLD & EDGARD ZAPASHNY GABBIA MISTA WOLF BROTHERS TRAPEZIO COMICO + PARODIA SCOZZESE OTTO WESSELY MAGIA COMICA ANDRE STYKAN EQUILIBRISMO GUSTAVO SARTORI TESSUTI AEREI CHILLY & FLY QUADRO AEREO DUO SKY ANGELS SOSTENUTO ALLE CINGHIE TROUPE TRUSHIN BASCULE TROUPE HOLMIKERS ACROBATICA ALLE PARALLELE TROUPE GERLINGS DOPPIA RUOTA + FILO ALTO DUO HAND 2 STAND MANO A MANO MAREK JAMA CAVALLI +  ESOTICO ALEX MICHAEL SPIDERMAN BAMBINE DI IZHEVSK TRIO ACROBATICO BOLSHOI BALLET MOSCA BALLERINE RETO PAROLARI ORCHESTRA PETIT GOUGOU M. LOYAL
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SKY ANGELS
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TROUPE TRUSHIN
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TROUPE XINJIANG
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CHILLY & FLY
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MAREK JAMA
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ERWIN FRANKELLO
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ZAPASHNY BROTHERS
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MARIO BEROUSEK
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ALMANACCO DEL FESTIVAL INTERNATIONAL DU CIRQUE DE MONTE-CARLO
ALMANACCO DEL 41° FESTIVAL DI MONTE-CARLO – EDIZIONE 2017 Info Festival Cirque de Monte Carlo Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social utilizzando i bottoni che trovi qui sotto   Read the full article
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diceriadelluntore · 4 years
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Fatiche
Il racconto è un’operazione sulla durata, un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo.
Italo Calvino
Questo post è dedicato a tutti quelli che stanno incessantemente lavorando per il bene di altri, nei modi che ormai conosciamo: sono alla prova di una fatica erculea. Proprio di questo voglio raccontarvi.
Le 12 fatiche di Eracle (che verrà equiparato nella tradizione successiva all’eroe etrusco-romano Ercole) sono uno dei miti più incredibili e famosi della mitologia greca. Le sue gesta secondo molti filologi, mitografi e studiosi erano raccolte in una saga, l’Eracleia, databile intorno al 6 secolo a.C., purtroppo perduta; è da varie altre fonti che si possono raccontare queste 12 fatiche. Eracle (Heraklês, composto da Ἥρα, Era, e κλέος, "gloria", quindi "gloria di Era") era figlio di Zeus e Alcmena. Zeus annunziò agli dei, riuniti sul Monte Olimpo in congresso, che sulla terra stava per nascere un uomo del suo sangue. Era, gelosa, fece in modo che invece di Eracle nascesse prima Euristeo: Zeus aveva stabilito che i troni di Tirinto e di Micene sarebbero stati destinati al primo nato della stirpe di Perseo, anticipando la nascita di Euristeo, questi divenne così il re delle due città.
Zeus mentre Era dormiva, attaccò al seno suo figlio Eracle, che solo così avrebbe potuto ottenere l'immortalità. Il piccolo agguantò un seno della dea con troppa forza, svegliando la dea e, facendo schizzare parte del latte verso il cielo, creò così la Via Lattea. Questa da allora divenne la strada percorsa dagli dei per raggiungere il palazzo del re e della regina degli dei. 
Le vicende del nostro sono infinite, e riguardano imprese già epiche persino da neonato: Era mandò due grandi serpenti, raccapriccianti per spire neraste, per strangolare il piccolo che però scacciò senza nessun problema.
Il fulcro principale della leggenda è il suo ritorno presso Euristeo, che lo chiamò a suo servizio. Eracle consultò l’oracolo di Delfi, e la Pizia gli ordinò di ubbidire: Eracle rabbioso per il responso, uccise la moglie Megara, figlia del Re Creonte, sovrano di Tebe e i tre figli da lei avuti. Rinsavito, gli fu imposto di essere ai servigi del Re per 10 anni, e di compiere 10 fatiche (ricordatevi questo particolare). Un’altra versione racconta che Eracle si presentò spontaneamente a Euristeo perchè l’oracolo gli aveva predetto che al termine della servitù sarebbe divenuto immortale. Egli, quindi, sarebbe impazzito ed avrebbe ucciso i suoi familiari dopo aver compiuto le fatiche (Euripide per esempio nell’Eracle segue questa versione).
Sia come sia, Eracle per Euristeo compì dodici fatiche, dalle 10 pattuite, una per ogni anno di servigio, perchè due per motivi che spiegherò Euristeo non le volle conteggiare. Descriverle per filo e per segno è opera a cui dedicare molte pagine, ma per brevità le sintetizzerò, anche aiutato dal fatto che alcune sono patrimonio delle storie universali: 
1 - la lotta con il leone Nemeo, mostruoso leone invulnerabile, che Eracle riuscì a vincere strangolandolo; lo scuoiò e usò i suoi denti per tagliare la pelle invulnerabile e farne la leontè, il mantello con testa leonina che lo raffigura in tutte le iconografie. Gli abitanti di Nemea istituirono i giochi nemei proprio in ricordo dell’impresa dell’eroe;
2 - l’uccisione dell’Idra di Lerna, drago dalle 8 teste mortali e una immortale, che infestava le paludi di Lerna, nell’Argolide. Eracle con l’aiuto del cugino Iolao, uccise l’Idra e intinse le sue frecce con il sangue dell’essere, cosicché le ferite risultassero insanabili; siccome Eracle ebbe l’aiuto di Iolao, Euristeo non volle conteggiare questa fatica;
3 - la caccia al cinghiale di Erimanto, che viveva sul monte Erimanto, in Arcadia;
4 - la cattura della cerva di Cerinea, meraviglioso animale dalle corna d’oro, inseguito per un anno sui monti dell’Arcadia prima di essere catturato dall’eroe;
5 - la caccia agli uccelli Stinfali, favolosi animali del lago Stinfalo, in Arcadia; avevano ali, rostri e artigli di bronzo. Lanciavano le loro penne di bronzo per uccidere gli uomini. Eracle li uccise con le frecce avvelenate del sangue dell’Idra;
6 - la conquista del cinto d’Ippolita, Regina delle Amazzoni. Ippolita possedeva una preziosa cinta donata da Ares, suo padre. Ippolita accolse amorevolmente Eracle e i suoi aiutanti, ma Era scatenò l’ira delle altre Amazzoni, che sospettavano che l’eroe volesse rapire la loro regina: ne scaturì una guerra, dove Eracle con l’aiuto di Teseo riuscì a rubare la cintura;
7 - la ripulitura delle stalle di Augia: il re dell’Elide possedeva migliaia di capi di bestiame, le cui stalle non erano pulite da anni (secondo Apollodoro da trenta anni). Eracle gli propose una ricompensa qualora ci fosse riuscito in un solo giorno: Augia gli propose la decima parte del bestiame. L’eroe pulì le stalle deviando il corso di due fiumi, l’Alfeo e il Peneo. Augia non volle però corrispondere la ricompensa, e secondo certi autori fu maledetto da Eracle, secondo altri fu ucciso; e nemmeno Euristeo concordò quest’impresa come fatica proprio perchè frutto dell’astuzia e non del lavoro fisico (da cui le 12 e non le dieci);
8 - la cattura del Toro di Creta, cioè il magnifico Toro bianco che Poseidone aveva inviato a Minosse, re di Creta, per sacrificio al dio del Mare. Minosse non lo fece, e il toro divenne furioso; Eracle domò l’animale, lo trasporto in una immensa rete e Euristeo lo liberò nella piana di Maratona;
9 - la cattura delle cavalle di Diomede, re dei Bistoni nella Tracia, che possedeva una mandria di cavalli spiranti fiamme dalla bocca, che nutriva con carne umana: lottò con Eracle e il suo sangue fu l’ultimo che tinse le fauci dei feroci corsieri (Stazio, Tebaide);
10 - la cattura dei buoi di Gerione, re di Eritea, presso Cadice. Aveva tre corpi dalla cintola in su secondo la maggioranza dei favolisti. Possedeva una mandria di meravigliosi buoi purpurei, perchè li nutriva del sangue degli uomini. L’armento era custodito da un gigante, Euritione, dal cane bicipite Orto e secondo altri favolisti da un drago, tutti sconfitti da Eracle. A dimostrazione di questa fatica, avvenuta al confini del mondo allora conosciuto, l’eroe issò due colonne, all’imbocco del mare sconosciuto (quelle che poi si chiameranno nell’immaginario le Colonne d’Ercole); durante il viaggio di ritorno, l’eroe passò anche per l’Italia, dove fondò due città, Ercolano e Crotone, e mentre tentava di passare lo Stretto tra Reggio e Messina, uno dei buoi si allontanò: cercandolo, seppe che gli  indigeni chiamavano la bestia vitulus, così chiama Outalía tutta la regione, da cui Italia (ipotesi registrata anche dall’Accademia della Crusca);
11 - la raccolta dei pomi d’oro delle Esperidi, figlie di Atlante e Esperide: custodivano nell’antica Mauritania (che coincide con l’odierno Marocco) un bellissimo giardino, in cui cresceva la pianta dai pomi d’oro che Era aveva ricevuto da Gea per le sue nozze con Zeus. Eracle convinse le Ninfe a farsi dire il luogo segreto dove fosse il giardino, e si sostituì per un po’ ad Atlante nel sostenere la volta stellata, per acquisire tre pomi da portare a Euristeo;
12 - la cattura di Cerbero, il leggendario cane a tre teste a guardia del palazzo di Ades; Eracle si inoltrò nel boschi attorno Sparta, dove la leggenda pone la discesa negli inferi, e con una colossale catena riuscì a condurlo al palazzo di Euristeo.
Le vicende dell’Alcide (patronimico che deriva da Alceo, nonno materno dell’eroe) non finirono qui, ma le lasciamo ad un altro racconto. Quello che vale è il significato simbolico di queste gesta: 
- per alcuni, una minoranza, le dodici fatiche rappresentano i dodici segni zodiacali, ma questa visione è molto debole;
- le imprese di Eracle, spesso compiute con un atteggiamento di sfida alla morte rappresentano una tradizione di mistica interiore e le Fatiche possono essere tranquillamente interpretate come una sorta di cammino spirituale;
- il ruolo dell’accordo, del reciproco rispetto dei patti, del valore della conoscenza, del do ut des;
- la forza magica del varcare i confini e trovare forze e aiuti quando si cammina oltre il limite delle concezioni, dei luoghi e delle fatiche.
Vi lascio con la raffigurazione più bella e straordinaria dell’eroe:
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L’Ercole Farnese, conservato al MANN di Napoli: copia di un bronzo di Lisippo ad opera di Glicone di Atene (mette la firma sotto la pietra a cui si appoggia l’eroe), opera del II secolo: l’eroe è scolpito in un momento di pausa, appoggiato alla sua clava di ulivo (pianta sacra a Zeus) con il leontè; ma è il particolare della mano che va dietro la schiena davvero magnifico:
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L’eroe infatti tiene nella gigantesca mano i tre pomi d’oro rubati nel giardino delle Esperidi.
Appena sarà possibile, andiamo a vederlo, o rivederlo, nel meraviglioso Museo napoletano, forse il più importante museo per l’archeologia greco-romana del mondo.
Un abbraccio e questo post è stato scritto con lo spirito di “serenizzazione” che una volta @kon-igi​ mi ha scritto in privato, come cosa da fare di questi tempi complicati.
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isaachagen · 4 years
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Ho indagato molto sul presunto ultimo imperatore romano che ha tutte le origini descritte su Daniele perché sto scrivendo questo? perché prima di tutto ho notato che il 12 ° Imam Mahdi è l'unica persona interessata alla conquista di Gerusalemme e di Roma perché è infatti un israelita, persiano, arabo, assiro e romano. Esaminiamo ora le scritture fornite da Daniele:
"Io, Daniele, guardai nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si infrangevano impetuosamente sul Mar Mediterraneo e quattro grandi bestie, diverse tra loro, si alzavano dal mare. Il primo era simile a un leone e aveva ali d'aquila. Mentre stavo guardando, le sue ali furono tolte e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore umano. Poi ci fu una seconda bestia, simile a un orso, che stava in piedi su un lato e aveva tre costole in bocca, tra i denti, e gli fu detto: "Dai, mangia molta carne". Mentre guardavo, ce n'era un'altra simile a un leopardo, che aveva quattro uccelli ali sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e gli fu dato il dominio. Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, di eccezionale forza, con denti di ferro; ha divorato, schiacciato e il resto ha messo sotto i suoi piedi e calpestato: era diverso da tutte le altre bestie prima e aveva dieci h orns. Stavo osservando queste corna, quando improvvisamente è apparso tra di loro un altro corno più piccolo, davanti al quale sono stati strappati tre dei primi corni: ho visto che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con arroganza"
(Daniele 7: 2-8)
Da qui possiamo capire che l'invasore di Israele che sfida l'Altissimo proviene dagli ex territori dell'Impero Romano e dalla Persia.
"Sicuramente le bandiere nere appariranno dal Khorasan fino a quando il popolo (sotto la guida di questa bandiera) legherà i loro cavalli agli ulivi tra Bait-e-Lahya e Harasta (nomi di luoghi a Gerusalemme)"
- Nuaim Ibn Hammad a Kitab Al-Fitan
"Quindi attaccheresti Roma e Allah ti consentirà di conquistarla, poi attaccheresti il ​​Dajjal e Allah ti consentirà di conquistarlo. Nafi 'ha detto: Jabir, pensavamo che il Dajjal sarebbe apparso dopo che Roma sarebbe stata conquistata" (Sahih Muslim 2900)
Per capire le origini di Mahdi, sappiamo che sua madre è Narjis, una principessa romana bizantina che è anche una discendente di Pietro. La moglie dell'Imam Hosseini, d'altra parte, è una discendente del re sasasiano. Mahdi è nato anche a Samarra, precedentemente Babilonia. Questo può darci indizi che Mahdi è l'ultimo imperatore romano che è contro Dio e i suoi veri credenti.
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti 
L'ESIGENZA DEL SACRO
"Beato Angelico", strana figura di artista, tra il rivoluzionario Masaccio e l'ineguagliabile Piero della Francesca. Nella scia del primo, precorre il secondo. Perde le tracce del tardo gotico nella rivelazione della forma plastica data dal chiaroscuro. Eppure, la luce che irradia sulle sue figure indica un'esigenza incombente. Vive anni di estremo conflitto religioso: la fine della "cattività avignonese" sfocia nel "Grande Scisma". Poi, gli estremismi conciliari che provocarono il "Piccolo Scisma" nel   tempo dei tentativi di riunificazione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente. Cambiamenti radicali che assegnano nuovi confini alla visione del mondo, infine sanciti nel 1453 con la caduta di Costantinopoli. Può udire le voci di Nicola Cusano e di Leon Battista Alberti. È uomo di fede. Appartiene all'ordine domenicano: sente la lezione di Tommaso d'Aquino e quella di Meister Eckhart. Questo il crogiolo rovente nel quale agisce. I suoi testi pittorici divengono espressione di un'esigenza mistica: l'ineffabilità di Dio è compensata dal sentimento del sacro. La matrice originaria della pittura occidentale, il fondo dorato dell'icona, lo induce a mantenere uno sguardo incantato su quell'alterità che non appartiene alla dimensione umana. Alterità che è distacco preminente dalla mondanità, caotica e conflittuale. Non vi può rinunciare: è una scelta. Schietta. La sua vena artistica appartiene a quella scelta. Nella quale, per coerente necessità, è escluso ogni dramma. Per queste ragioni, rimane confinato in un passato ideale. Ma l'esigenza del sacro, inteso come figura di pensiero, è rimasta desiderio irriducibile, capace ancora di percorrere, sotto altre forme o tentativi di forma, la pittura contemporanea. 
Beato Angelico, Fra' Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro (1395 - 1455): "Pala di Fiesole", predella, particolare (Tutti i Santi), 1424 - 1425, Chiesa di San Domenico, Fiesole (Firenze)
In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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ryanadham · 4 years
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La prima era simile ad un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono tolte le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d'uomo.
Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: «Su, divora molta carne».
Mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il dominio.
Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza eccezionale, con denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna.
Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia.
Visione del vegliardo e del Figlio di uomo
Io continuavo a guardare,
quand'ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare sul fuoco.
Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di prolungare la vita fino a un termine stabilito di tempo.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere è un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno è tale
che non sarà mai distrutto.
(Daniele 7: 4-14)
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alibnabitalib · 4 years
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Nel primo anno di Baldassàr re di Babilonia, Daniele, mentre era a letto, ebbe un sogno e visioni nella sua mente. Egli scrisse il sogno e ne fece la relazione che dice:
Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mar Mediterraneo
e quattro grandi bestie, differenti l'una dall'altra, salivano dal mare. 4 La prima era simile ad un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono tolte le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d'uomo.
Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: «Su, divora molta carne».
Mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il dominio.
Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza eccezionale, con denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna.
Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia.
Io continuavo a guardare,
quand'ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare sul fuoco.
Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di prolungare la vita fino a un termine stabilito di tempo.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere è un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno è tale
che non sarà mai distrutto.
(Libro di Daniele 7: 1-14)
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corallorosso · 4 years
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Per ultimo uccisero suo padre. Affinché vedesse prima morire tutta la famiglia. di Leonardo Cecchi L’uomo che vedete abbracciato in foto si chiama Ferruccio Laffi. Arrivò che la sua casa già bruciava. Corse dentro, ma non trovò nessuno. Sperò allora che i nazisti avessero “solo” portato via tutta la sua famiglia. Ma poi andò verso il cortile e vide. Vide che tutti coloro che amava erano lì, a terra. Ad alcuni i nazisti avevano aperto la pancia, e i maiali si erano già avventati sui corpi. Poi, in un angolo, notò il corpo nudo di un piccolo uomo, tutto rannicchiato. Era suo padre. Era lì perché i nazisti l’avevano ucciso per ultimo. Prima di trucidarlo avevano infatti voluto fargli assistere al massacro di tutta la sua famiglia. Quel giorno Ferruccio, che aveva solo 16 anni, seppellì 18 persone. Ma non il suo dolore. Che si è portato dietro per tutta la vita. Un dolore immenso, indescrivibile, che noi non possiamo neanche immaginare. Il dolore di vedere e rivedere, ogni giorno, la fotografia di tutti coloro che amavi trucidati e lasciati a marcire in un angolo. Il dolore di vedere il corpo di chi t’ha cresciuto rannicchiato in un angolo, sapendo il patimento che deve aver provato. Il dolore di ricordare ogni colpo di vanga dato per scavare la fossa dove li hai poi adagiati con le tue mani. No, è davvero difficile provare anche solo ad immaginare il dolore che deve aver provato. E se oggi abbiamo il lusso di provare questa difficoltà, lo dobbiamo anche a Ferruccio. Che ha passato tutta la vita a ricordare con sofferenza quell’immenso dolore che fu la strage di Marzabotto per tenere viva la memoria. A riaprire, ogni giorno, quella ferita per gli altri. Specialmente per i più giovani, per le generazioni future. Affinché quell’orrore nazifascista, anche grazie al suo ricordo, non tornasse mai più. A Ferruccio, che anche ieri, a 91 anni, era in piazza con la forza di un leone, mandiamo allora un grande, enorme abbraccio. E, davvero dal profondo del cuore, gli diciamo che è, e rimarrà sempre, un eroe. Di quelli che non scorderemo mai.
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patrizio-t · 4 years
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Il mio sogno di essere Ulisse
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“...Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto, ché de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com' altrui piacque,
infin che 'l mar fu sovra noi richiuso...”.
L'Ulisse di Dante muore così. In una scena tragica e grandiosa fuori dal tempo, lontano da tutti, ai confini del mondo conosciuto, dopo aver convinto i compagni impauriti e recalcitranti ad andare avanti, sempre più avanti, oltre ogni limite, “per seguir virtute e canoscenza”.
Il mio Ulisse, invece, è morto martedì 15 giugno 2010 a Belgrado, in un appartamento del quartiere di Zvezdara. Suicida. L'hanno trovato sul suo letto, al suo fianco la pistola con cui ha messo fine alla sua vita.
L'Ulisse della mia infanzia, l'Ulisse di alcune generazioni di spettatori televisivi, aveva il volto intenso e il corpo atletico di Bekim Fehmiu, una delle stelle di prima grandezza del cinema jugoslavo, noto in Italia soprattutto per lo sceneggiato a puntate “L'Odissea”, fedele trasposizione del romanzo di Omero co-prodotto dalla Rai nel 1968 e diretto da Franco Rossi.
Avevo cinque o sei anni quando l'ho visto in tv. Allora non lo sapevo, ma quella che andava in onda era una replica. Sarà stato il 1984, più o meno. Ricordo però ancora la mia emozione di bambino di fronte a quella storia piena di avventura, di sangue e di mare salato, piena di storie vissute e storie raccontate, insieme fantastica e terribile.
E su tutti la figura umana ed eccezionale di Ulisse, forte, astuto, instancabile, dallo sguardo a volte torvo, a volte commosso a volte stupito, interpretato (l'ho scoperto soltanto molti anni dopo) da un attore nato a Sarajevo nel 1936, da una famiglia albanese del Kosovo originaria di Djakova.
Dopo essersi diplomato alla Facoltà di Arti Drammatiche di Belgrado, Fehmiu ha iniziato a recitare negli anni '50. La notorietà vera è arrivata però nel 1967, col ruolo di Beli Bora in “Ho incontrato anche zingari felici” (Skupljači perja) di Saša Petrović, che in quell'anno vince il Premio speciale della giuria al festival di Cannes e viene nominato all'Oscar.
Da questo momento inizia la sua carriera internazionale, di cui uno dei primi successi è proprio la serie dedicata all'Odissea. Nelle decine di film girati, Fehmiu ha lavorato insieme a vere leggende del cinema, come John Huston, Ava Gardner, Irene Papas (la Penelope dell'Odissea di Rossi), Claudia Cardinale e Dirk Bogarde.
Fehmiu è stato un vero apripista. Secondo l'autore e produttore italiano Francesco Scardamaglia, “Bekim è stato l'unico attore proveniente dal blocco comunista a recitare in occidente con venti anni di anticipo rispetto all'arrivo di Gorbacev e al crollo del muro di Berlino”. Fehmiu ha tentato anche l'avventura hollywoodiana, stroncata però in partenza dal flop di “The adventurers”, girato nel 1970.
A fine anni '80, complice il clima pesante che fece da preludio alla fine della Jugoslavia, Fehmiu si è allontanato dall'ambiente del teatro e del cinema. Nel 1987, in segno di protesta verso la crescente politica di discriminazione della popolazione albanese del Kosovo, l'attore ha abbandonato il palcoscenico del Teatro Drammatico Yugoslavo di Belgrado, durante le rappresentazione di “Madame Colontein” opera di Agnette Pleyal. E' del 1992 l'ultima apparizione cinematografica, in “Gengis Khan” diretto da Ken Annakin.
“La disgregazione della Jugoslavia, la guerra fratricida, la distruzione di Vukovar, il bombardamento di Dubrovnik, l'assedio di Sarajevo, la guerra in Kosovo, il bombardamento di ciò che restava della Jugoslavia, hanno spinto mio padre a isolarsi sempre di più”, aveva scritto tempo fa il maggiore dei suoi due figli, anche lui attore, che porta non a caso il nome di Uliks (Ulisse). “Ha rinunciato volontariamente alla parola, il più bello e forte tra gli attributi di un attore, chiudendosi in un silenzio di protesta. E proprio come direbbe Amleto, 'Il resto è silenzio'”.
Il figlio minore, Hedon, due giorni dopo la morte del padre ha dichiarato alla stampa: “Ha vissuto ed è morto come un samurai. Se n'è andato in grande stile, così come ha vissuto”. Poi ha aggiunto: “Fino a quattro mesi fa era una persona piena di vita. Poi però è arrivato l'ictus, e tutto è cambiato. Era debole, è invecchiato letteralmente nel giro di una notte. Si muoveva con difficoltà, non era più lo stesso. Non voleva finire così”.
Per una volta, albanesi e serbi (ma anche tutti gli altri abitanti di quella che una volta era la Jugoslavia) piangono insieme un uomo e un artista che in tanti film li ha uniti e fatti sognare. La moglie, Branka Petrić, anche lei attrice famosa, ha ricevuto in questi giorni migliaia di telegrammi di condoglianze.
Dopo la cremazione, per volontà dell'attore, le sue ceneri verranno portate a Prizren, città del Kosovo molto amata da Fehmiu (qui ha vissuto da ragazzo) e disperse nel fiume Bistrica, le cui acque, dopo aver incontrato quelle del Drin, attraversano l'Albania per sfociare nel mare Adriatico.
Itaca, “la pietrosa Itaca” non è poi molto lontana. Credo, sono convinto, che non sia un caso che Bekim, per riposare, abbia scelto lo stesso mare smeraldo su cui è nata la leggenda di Ulisse. E spero che questo suo ultimo viaggio non sia altro che un sospirato ritorno a casa.
(articolo di Francesco Martino)
Nella foto Bekim Fhemiu e la bellissima Irene Papas
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Un mio personale omaggio, a 10 anni dalla sua scomparsa, ad un uomo, ad un’icona, ad una potente energia che ha fatto sognare più di una generazione.
Partire verso l’ignoto, scoprire nuovi mondi, fuori e dentro di sé.
Questo deve essere lo scopo ultimo di ogni essere umano.
Cercare e ricercare senza stancarsi mai. Con la curiosità di un bambino e la voracità di un animale affamato nella notte.
Per tornare un giorno, forse, chissà, (non è importante) ma sicuramente cresciuto, cambiato, con il corpo più piccolo e piegato, segnato da cicatrici, ma con uno splendido viso e sorriso, spirito da leone, da vero combattente.
E poi la vita può anche finire, consapevoli che la nostra vita, le rotte che abbiamo aperto, serviranno a tutti quelli che seguiranno.
Un abbraccio Bekim, mio unico e solo Ulisse.
Patrizio
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bridgetsayshome · 4 years
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Cinequarantena: New York, New York!
Hi guys,
dopo la settimana francese torno con il secondo capitolo della rubrica “Cinequarantena” dedicata ai film di un Paese. Questa volta, però, ho scelto una città e quale più iconica dell’intramontabile Grande Mela?
New York, infatti, è da sempre uno degli scenari più amati per ambientare film e serie TV e talvolta fa padrona alla scena, più dei dialoghi e degli attori stessi. 
Così ho scelto alcuni film ambientati nella tanto amata città americana, forse più oltreoceano in Europa che non negli Stati Uniti, per la sua magia e frenesia che ti fanno venire voglia di abitare nell’appartamento di “Friends” o di Carrie in “Sex and the City”. I film che ho scelto sono principalmente commedie e vicende romantiche e, sebbene non siano i più iconici, a modo loro li ho apprezzati tutti. Qui sotto trovate qualche informazione in più, qualora qualcuno di loro fosse nella vostra wishlist.
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Day 1 - On the rocks (2020)
Ultimo omaggio di Sofia Coppola, in questa vicenda la figlia del celebre regista lascia da parte la sua indole prettamente descrittiva, molto focalizzata sulle immagini e poco sul racconto, e mette in scena lai vita di una donna sulla quarantina, sposata con un uomo brillante e affascinante e madre di due splendide bambine. La protagonista, interpretata da una promettente Rashida Jones, teme che il marito la stia tradendo e ad aiutarla nel suo intento di scoprire la verità sarà suo padre, un Don Giovanni antropologo che gira con l’autista. Ad interpretarlo è Bill Murray, già protagonista di un altro celebre film della Coppola “Lost in translation” che magistralmente incarna il ruolo di un padre per troppo tempo assente che vuole recuperare il rapporto con la figlia. 
Se sembra, infatti, che il racconto sia incentrato sulla crisi di coppia, presto lo spettatore si renderà conto che il filo conduttore è il rapporto tra padre e figlia, tema già trattato dalla regista, come nel successo “Somewhere” che le ha fatto vincere il Leone d’oro dieci anni prima.
Voto: 8
Day 2 - Una giornata di pioggia a New York (2019)
Se si pensa a film ambientati a New York, non si può non dedicare una parantesi al mito di Woody Allen, nonché uno dei miei registi preferiti. Dopo tanto girovagare tra Parigi, Londra, Barcellona, Roma... il regista è tornato nella sua città natale con una commedia romantica che vede come protagonisti giovanissimi attori. Al posto di Mia Farrow e Diane Keaton, troviamo le giovanissime Elle Fanning e Selena Gomez che interpretano rispettivamente Ashleigh, un’ingenua ragazza dell’Arizona che si lascia infatuare da alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e Shannon, la sua controparte “cittadina” newyorchese al 100% e sicura di sé. Al centro, un ragazzo, il promettente Timothee Chamalet - di recente avvistato in “Little Women” - che accompagna la fidanzatina Ashleigh in una gita a New York, la sua città natale, ma il suo piano salta a causa di molteplici imprevisti e lo porteranno a riflettere sul rapporto con la famiglia e sulle sue scelte di vita.
Diciamo che con Woody - non mi soffermo sulle vicende personali ma solo sui film - sono di parte e stranamente non avevo ancora visto questo film fino ad ora ma, sebbene sia consapevole non torneremo più al registra di “Manhattan” e “Io ed Annie”, questa commedia newyorchese mi ha ricordato il Woody degli inizi. Manca tanto ma i presupposti ci sono. Poi, devo ammetterlo, mi ha fatto un piccolo regalo scegliendo Jude Law per il cast. 
Voto: 7
-
Day 3 - Autumn in New York (2000)
Ok lo so, sono caduta nel sentimentale, ma ogni tanto qualche lacrima ci vuole e, come sapete, io tendo ad averla molto facile. La storia è talmente banale che quasi la si apprezza per la sua banalità e, in questo caso, devo ammettere che le scene in una Central Park tinta di giallo e arancione, aiutano a tenere alto il livello. 
Lui (Richard!) è un uomo di quasi 50 anni, di successo, proprietario di un ristorante alla moda che nella vita ha scelto di non legarsi mai. Lei (Winona!) è una ventiduenne romantica, sognatrice, che crea cappellini, vive sotto la protezione di sua nonna e che, ovviamente, perde la testa per l’uomo più grande. Lui vuole a tutti i costi conquistarla e mette subito in chiaro che tra loro non ci sarà nulla più di una storia di passione. Lei desidera l’amore ma è consapevole di avere i giorni i contati a causa di una brutta malattia al cuore. 
E così nasce e si alimenta un amore tenero ma tormentato che devo fare i conti col tempo che passa troppo velocemente. E mentre le foglie cadono e la neve accarezza i prati, questi due innamorati si mettono in gioco e scoprono molto di più su loro stessi.
Se volete farvi un piantino, questo è il film ideale, inoltre avrete l’occasione di vedere i due attori protagonisti in ottima forma.
Voto: 6.5
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Day 4 - Cercasi Susan Disperatamente (1985)
E dopo avere apprezzato New York ai giorni nostri e agli inizi degli anni duemila, facciamo un salto nei magnifici anni 80, bazzicando sia nei disco bar e varierà cittadini, sia nelle villette del New Jersey, patria delle impeccabili casalinghe.
In una di queste villette vive Roberta, la perfetta sposina educata a servire il marito, al punto che arriva a leggere libri per raggiungere l’orgasmo. L’unico momento di evasione per lei è seguire le cronache amorose di Susan e del suo misterioso amante che lascia annunci sul giornale per incontrarla. “Cercasi Susan disperatamente”, più la data, l’ora e il luogo di incontro. Roberta decide così di recarsi a sua volta al prossimo “appuntamento” per scoprire chi sono Susan e l’uomo che la ama e la rincorre scrivendole sui quotidiani.
Si scoprirà quindi che Susan - la Madonna dei tempi d’oro di “Like a Vergin” - è una donna sfrontata, esibizionista che seduce gli uomini per derubarli. Peccato che questa volta abbia scelto il “pollo” sbagliato e un gangster la stia cercando per riprendersi un gioiello molto prezioso di cui Susan si è inconsapevolmente appropriata.
Ma cosa succede quando Roberta, tanto diversa da lei di carattere ma alquanto simile fisicamente, decide di personificare Susan, viene accidentalmente scambiata per lei, e prende una botta in testa che le fa perdere la memoria? Se siete curiosi di saperlo, guardate questa esilarante commedia, una delle performance ben riuscite sul grande schermo di Madonna, 
Voto: 8
Day 5 e 6 - La scomparsa di Eleanor Rigby Lei / Lui (2013 / 2014)
Questi due film raccontano la medesima vicenda dal punto di vista della protagonista femminile e della sua controparte maschile e l’aspetto più interessante è che non seguono un preciso ordine temporale. Prima è uscito il film “Lei”, ma è possibile vedere prima “Lui” e comprendere e apprezzare comunque la vicenda. Successivamente è uscita anche la versione “Loro” che non ho ancora visto ma che sicuramente non mi perderò per chiudere il cerchio.
La storia è apparentemente semplice e si sofferma sull’allontanamento di una coppia sposata dopo la perdita prematura del loro primo e unico figlio. 
Nei due film è descritto come ognuno di loro affronta il lutto e parte dal momento in cui Eleanor, la mamma e moglie, tenta il suicido lanciandosi dal ponte di Brooklyn, perché incapace di affrontare il dolore. Sceglierà quindi di tornare a vivere dai suoi genitori, di riprendere gli studi e, grazie anche all’aiuto della sua insegnante - una magistrale come sempre Viola Davis - capirà cosa vuole fare ora della sua vita.
Lui, invece, è più concreto - del resto è l’uomo e il suo compito è proteggere la sua amata - ma crolla perché non riesce a stare vicino e a consolare la donna che ama e, nel frattempo, si vede costretto a chiudere il suo ristorante e ad ammettere il fallimento a un padre che, invece, ha ottenuto grandi successi lavorativi dal suo ristorante,
Eleanor e Connor sono due anime perse che hanno paura a ritrovarsi per non dover affrontare di nuovo il dolore che hanno subito insieme. Ma si sa, il destino a volte, riesce ad avere la meglio.
Voto: 7.5
-
Day 7: 90 minuti a New York (2014)
E chiudiamo questa insolita rassegna di film ambientati a New York con una tragicommedia che ha come protagonista il compianto Robin Williams. Lui interpreta Henry, un avvocato e padre di famiglia che a causa di un recente lutto è diventato un uomo polemico, sempre arrabbiato e insofferente verso il genere umano.
A causa di un perenne mal di testa si reca in ospedale. Tuttavia, al posto del suo medico, di ritrova una giovane collega, particolarmente stressata e inconsolabile che, perdendo la pazienza a causa del difficile modo di fare del suo paziente, gli comunica accidentalmente che ha un’aneurisma al cervello e gli restano solo 90 minuti di vita. 
Henry è consapevole che la prognosi di avere un’aspettativa di vita di poco più di un’ora è assurda, ma ciò lo porta a mettere in discussione il suo atteggiamento e i suoi affetti. “La cosa più importante che abbiamo è la nostra famiglia” gli dice uno dei clienti del suo studio legale, e Henry realizza che a causa del suo comportamento ha perso la sua e forse è troppo tardi per riconquistarla.
Nel frattempo la giovane dottoressa cerca di rimediare al suo errore rincorrendo Henry per la città, con l’obiettivo di portarlo subito in ospedale. Ma questa ora e mezza regalerà molti spunti di riflessione anche a lei, facendole capire cosa non va nella sua vita e che deve assolutamente cambiare. 
Un po’ di ride, un po’ si piange e soprattutto si riflette su quanto è importante non farsi sopraffare dal dolore e dalla rabbia perché il risultato a cui può portare è perdere ciò che veramente conta.
Voto: 7.5
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Chiudo cosi questa parantesi americana, e penso che tornerò in Europa per la prossima settimana, magari nel nostro Bel Paese. Spero di avervi regalato qualche suggerimento per film da vedere o, semplicemente, di avervi fatti venire voglia di visitare New York (spero molto presto).
Buona serata
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carmelagabriele · 4 years
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Premio di Poesia, Narrativa e Teatro “Memorial Giovanni Leone” –
I valori della famiglia - 2^ Edizione. Scadenza 15/04/2021
L’Associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte” di Roma indice il Premio di Poesia, Narrativa e Teatro “Memorial Giovanni Leone” – I valori della famiglia 2^ Edizione, in onore del rag. Giovanni Leone, scomparso da alcuni anni (Manfredonia (FG) 20/05/1931 – Manfredonia (FG) 19/07/2011). Un premio voluto fortemente dall’Associazione per non lasciare nel dimenticatoio un “uomo di grande spessore culturale”, ricco di  una rara nobiltà d’animo, distintosi per l’impegno e l’ardore messi nel suo lavoro di impiegato postale, ma soprattutto per la forte sete di conoscenza che l’ha portato a studiare sempre libri di svariate discipline, costruendosi in casa un’enorme biblioteca, ed il senso di sacrificio, amore per la famiglia che l’ha accompagnato fin da giovanissimo, dandogli la forza di vincere ogni battaglia esistenziale. Giovanni Leone, un piccolo “eroe della quotidianità” amato da tutti nella sua città per il suo altruismo e spirito di solidarietà, l’attaccamento appassionato ad ideali e principi morali ed al suo nucleo famigliare, di cui andava fiero. Ecco perché abbiamo voluto sottolineare il tema “I valori della famiglia”, ritenendolo il motore principale di questo uomo che ha lasciato tanto interiormente a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo o averlo vicino.
Il premio è suddiviso in Due sezioni ed è aperto ad autori italiani e stranieri. Età minima autori per partecipare 18 anni; età massima nessun limite. Per ciascuna sezione si può aderire con opere già premiate o non ancora in altri premi letterari.
Sezione A) Poesia e Videopoesia a tema “I valori della famiglia”: si può partecipare con poesie edite o inedite in lingua italiana o in vernacolo con traduzione a tema “I valori della famiglia”. In più si possono inviare Videopoesie sempre sulla stessa tematica. Il numero massimo di opere da inviare è di tre. Sono ammessi anche libri editi di poesia o e-book e raccolte poetiche inedite. Nessun limite di lunghezza per gli elaborati. N.B. È possibile inviare illustrazione o dipinto di propria creazione con annessa breve poesia o piccola raccolta poetica, in questo caso allegare copia opera artistica in formato jpeg 13 x18.
Sezione B) Narrativa e Teatro a tema “I valori della famiglia”: si può partecipare con racconti, romanzi, fiabe, saggi e testi teatrali editi o inediti con tema “I valori della famiglia”, in larga misura opere che trattino qualsiasi situazione e sentimento legato alla famiglia. Nel genere testi teatrali, precisiamo che oltre a commedie e tragedie, sono ammessi per la partecipazione monologhi, corti teatrali e brevi sceneggiature. Il numero massimo di opere da inviare è di tre. Si possono inviare anche e-book. Nessun limite di lunghezza per gli elaborati. N.B. È possibile inviare illustrazione o dipinto di propria creazione con annesso racconto breve o monologo, in questo caso allegare copia opera artistica in formato jpeg 13 x18.
Art. 1: Per tutte le sezioni gli elaborati devono essere spediti obbligatoriamente ed esclusivamente per e- mail in formato Doc, Rtf o Pdf in due copie, di cui una anonima e l’altra firmata in calce con annessi la scheda di iscrizione completa di dichiarazione sulla privacy, breve curriculum vitae o biografia e fotocopia versamento della quota di adesione su Postepay. Il tutto va spedito a: [email protected] per il vaglio della Giuria esterna.
Nell’oggetto dell’e-mail inviata con elaborati scrivere sempre: “Partecipazione Premio letterario “Memorial Giovanni Leone” I valori della famiglia 2^ Ed.”
N.B. Solo per chi fosse poco pratico di internet o non in possesso di indirizzo personale di posta elettronica, potrà chiedere alla segreteria dell’Associazione la cortesia di scannerizzare le opere, inviando materiale al concorso soltanto in forma cartacea nelle copie richieste.
Art. 2: Si può partecipare ad Una o a Tutte e Due le sezioni.
La quota di partecipazione a copertura di spese di segreteria è di:
-          10 euro per Una sola sezione, inviando massimo 3 elaborati;  
-          15 euro se si partecipa a Due sezioni, inviando un massimo di 3 elaborati a sezione (ossia 6 opere totali).
Modalità di versamento quota di partecipazione tramite carta Postepay indicando le seguenti coordinate:
numero carta: 5333 1710 4875 7252
beneficiario: Carmela Gabriele
codice fiscale GBRCML77E71H926K
Il contributo richiesto per spese di segreteria tramite ricarica Postepay può essere effettuato in modo semplice presso sportelli di uffici postali e tabaccherie, e richiede a parte una minima spesa di commissione esclusa dalla quota di partecipazione, ossia 1 euro o 2 euro.
Art. 3: Le opere devono pervenire tramite indirizzo di posta elettronica entro e non oltre il 15 Aprile 2021, data di scadenza Premio.
Per chi eventualmente non fosse capace di usare internet o sfornito di indirizzo di posta elettronica, invece, il materiale, dopo aver parlato con la segreteria, va spedito tramite posta raccomandata a:
Dr.ssa Carmela Gabriele, Presidente Ass. Luce dell'Arte,
via dei gelsi, n. 5 – 00171, Roma, (Rm).
Tutte le opere che giungeranno non attenendosi al regolamento, verranno scartate e non saranno più restituite.
Art. 4: A giudicare le opere sarà una Giuria di Qualità, composta da membri del mondo culturale, che conferirà premi ai primi Tre per sezione ed un Premio Assoluto della Critica. Inoltre ci saranno un Premio Miglior Giovane Autore, Menzioni Speciali, consistenti in Medaglie, ed eventuali Diplomi d’Onore, consistenti in pergamene. Non sono previsti ex – equo. Tutti i partecipanti al Premio che ne faranno richiesta, riceveranno come riconoscimento via e-mail un Diploma di Merito personalizzato.
Art. 5: Saranno assegnati i seguenti premi per sezione:
Primo classificato: Grande Targa + Diploma di Merito
Secondo classificato: Targa + Diploma di Merito
Terzo classificato: Trofeo + Diploma di Merito
Premio Assoluto della Critica: Grande Medaglia o Targa + Diploma di Merito
Premio Miglior Giovane Autore: Grande Medaglia o Targa + Diploma di Merito
Menzione speciale: Medaglia + Diploma di Merito
Altri riconoscimenti: Diploma d’Onore
Art.6: I vincitori saranno contattati tempestivamente per e-mail e telefono. La cerimonia di premiazione avverrà nel mese di Maggio 2021 dal vivo a Roma, in prestigiosa Sala eventi, di Sabato o Domenica, nel caso non ci siano problemi con la situazione particolare che stiamo vivendo col Coronavirus, altrimenti sarà fatta esclusivamente via web con video conferenza del Presidente Associazione e dei Giurati, che leggeranno opere dei vincitori e parleranno del Premio.
In quest’ultimo caso, i premi saranno spediti a casa dei vincitori con un loro minimo contributo spese. Ed inoltre ci sarà successivamente da parte dell’Associazione invito ad accoglierli tutti di persona in tempi tranquilli ed in una prossima manifestazione culturale, dando l’opportunità di presentare una loro opera al pubblico.
Invece, in caso di cerimonia di premiazione attuabile in Sala eventi a Roma, i premi vanno ritirati personalmente il giorno della premiazione, tramite delegato solamente in casi di grave impedimento fisico (malattia, invalidità) o motivi di lavoro. Se assenti i premiati, a casa saranno spediti a loro spese solo i diplomi.
Art. 7: Chi partecipa al Premio, accetta tutte le condizioni del presente Bando e le normative sulla privacy per il trattamento dati personali. Per richiesta di qualsiasi altra informazione, contattare il Presidente dell'associazione, la dott.ssa Carmela Gabriele, al seguente indirizzo e-mail: [email protected]. Recapito telefonico Ass. Luce dell'Arte: 3481184968.
Il sito da visitare è:
www.lucedellarte.altervista.org
Pagina Facebook Ass: Associazione culturale e     teatrale Luce dell’Arte
Pagina Facebook Premio:     Premio di Poesia, Narrativa e Teatro “Memorial Giovanni Leone”
In fede,
Il Presidente dell'Ass.Luce dell'Arte,  
dr.ssa Carmela Gabriele
A tutti consiglio di fotocopiare e diffondere il seguente Bando per incrementare la partecipazione all'iniziativa culturale.
 Scheda di iscrizione da allegare:
Il/La sottoscritt _   _________________________________________                                                                        
Nato/a a _________________________________               il ________________
Residente a _________________________               Prov. ( _____ ) CAP. _______
Indirizzo __________________________________   n.___________
Nazionalità_________________________
e-mail ________________________________________
telefono fisso ___________________     cell.____________________
eventuale sito internet_________________________________________
Chiede di partecipare al Premio di Poesia, Narrativa e Teatro “Memorial Giovanni Leone” – I valori della famiglia 2^ Edizione  sezione/sezioni _________________________________
Titolo dell’opera/delle opere con cui partecipa ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ che dichiaro essere frutto del mio ingegno.
Autorizzo all'uso dei dati personali al solo fine del Premio.
SI (barrare sul consenso)
Luogo e data ________________________________________
Firma ___________________________
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carmy77 · 4 years
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Premio di Poesia, Narrativa e Teatro “Memorial Giovanni Leone” –
I valori della famiglia - 2^ Edizione. Scadenza 15/04/2021
L’Associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte” di Roma indice il Premio di Poesia, Narrativa e Teatro “Memorial Giovanni Leone” – I valori della famiglia 2^ Edizione, in onore del rag. Giovanni Leone, scomparso da alcuni anni (Manfredonia (FG) 20/05/1931 – Manfredonia (FG) 19/07/2011). Un premio voluto fortemente dall’Associazione per non lasciare nel dimenticatoio un “uomo di grande spessore culturale”, ricco di  una rara nobiltà d’animo, distintosi per l’impegno e l’ardore messi nel suo lavoro di impiegato postale, ma soprattutto per la forte sete di conoscenza che l’ha portato a studiare sempre libri di svariate discipline, costruendosi in casa un’enorme biblioteca, ed il senso di sacrificio, amore per la famiglia che l’ha accompagnato fin da giovanissimo, dandogli la forza di vincere ogni battaglia esistenziale. Giovanni Leone, un piccolo “eroe della quotidianità” amato da tutti nella sua città per il suo altruismo e spirito di solidarietà, l’attaccamento appassionato ad ideali e principi morali ed al suo nucleo famigliare, di cui andava fiero. Ecco perché abbiamo voluto sottolineare il tema “I valori della famiglia”, ritenendolo il motore principale di questo uomo che ha lasciato tanto interiormente a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo o averlo vicino.
Il premio è suddiviso in Due sezioni ed è aperto ad autori italiani e stranieri. Età minima autori per partecipare 18 anni; età massima nessun limite. Per ciascuna sezione si può aderire con opere già premiate o non ancora in altri premi letterari.
Sezione A) Poesia e Videopoesia a tema “I valori della famiglia”: si può partecipare con poesie edite o inedite in lingua italiana o in vernacolo con traduzione a tema “I valori della famiglia”. In più si possono inviare Videopoesie sempre sulla stessa tematica. Il numero massimo di opere da inviare è di tre. Sono ammessi anche libri editi di poesia o e-book e raccolte poetiche inedite. Nessun limite di lunghezza per gli elaborati. N.B. È possibile inviare illustrazione o dipinto di propria creazione con annessa breve poesia o piccola raccolta poetica, in questo caso allegare copia opera artistica in formato jpeg 13 x18.
Sezione B) Narrativa e Teatro a tema “I valori della famiglia”: si può partecipare con racconti, romanzi, fiabe, saggi e testi teatrali editi o inediti con tema “I valori della famiglia”, in larga misura opere che trattino qualsiasi situazione e sentimento legato alla famiglia. Nel genere testi teatrali, precisiamo che oltre a commedie e tragedie, sono ammessi per la partecipazione monologhi, corti teatrali e brevi sceneggiature. Il numero massimo di opere da inviare è di tre. Si possono inviare anche e-book. Nessun limite di lunghezza per gli elaborati. N.B. È possibile inviare illustrazione o dipinto di propria creazione con annesso racconto breve o monologo, in questo caso allegare copia opera artistica in formato jpeg 13 x18.
Art. 1: Per tutte le sezioni gli elaborati devono essere spediti obbligatoriamente ed esclusivamente per e- mail in formato Doc, Rtf o Pdf in due copie, di cui una anonima e l’altra firmata in calce con annessi la scheda di iscrizione completa di dichiarazione sulla privacy, breve curriculum vitae o biografia e fotocopia versamento della quota di adesione su Postepay. Il tutto va spedito a: [email protected] per il vaglio della Giuria esterna.
Nell’oggetto dell’e-mail inviata con elaborati scrivere sempre: “Partecipazione Premio letterario “Memorial Giovanni Leone” I valori della famiglia 2^ Ed.”
N.B. Solo per chi fosse poco pratico di internet o non in possesso di indirizzo personale di posta elettronica, potrà chiedere alla segreteria dell’Associazione la cortesia di scannerizzare le opere, inviando materiale al concorso soltanto in forma cartacea nelle copie richieste.
Art. 2: Si può partecipare ad Una o a Tutte e Due le sezioni.
La quota di partecipazione a copertura di spese di segreteria è di:
-          10 euro per Una sola sezione, inviando massimo 3 elaborati;  
-          15 euro se si partecipa a Due sezioni, inviando un massimo di 3 elaborati a sezione (ossia 6 opere totali).
Modalità di versamento quota di partecipazione tramite carta Postepay indicando le seguenti coordinate:
numero carta: 5333 1710 4875 7252
beneficiario: Carmela Gabriele
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Tutte le opere che giungeranno non attenendosi al regolamento, verranno scartate e non saranno più restituite.
Art. 4: A giudicare le opere sarà una Giuria di Qualità, composta da membri del mondo culturale, che conferirà premi ai primi Tre per sezione ed un Premio Assoluto della Critica. Inoltre ci saranno un Premio Miglior Giovane Autore, Menzioni Speciali, consistenti in Medaglie, ed eventuali Diplomi d’Onore, consistenti in pergamene. Non sono previsti ex – equo. Tutti i partecipanti al Premio che ne faranno richiesta, riceveranno come riconoscimento via e-mail un Diploma di Merito personalizzato.
Art. 5: Saranno assegnati i seguenti premi per sezione:
Primo classificato: Grande Targa + Diploma di Merito
Secondo classificato: Targa + Diploma di Merito
Terzo classificato: Trofeo + Diploma di Merito
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Art.6: I vincitori saranno contattati tempestivamente per e-mail e telefono. La cerimonia di premiazione avverrà nel mese di Maggio 2021 dal vivo a Roma, in prestigiosa Sala eventi, di Sabato o Domenica, nel caso non ci siano problemi con la situazione particolare che stiamo vivendo col Coronavirus, altrimenti sarà fatta esclusivamente via web con video conferenza del Presidente Associazione e dei Giurati, che leggeranno opere dei vincitori e parleranno del Premio.
In quest’ultimo caso, i premi saranno spediti a casa dei vincitori con un loro minimo contributo spese. Ed inoltre ci sarà successivamente da parte dell’Associazione invito ad accoglierli tutti di persona in tempi tranquilli ed in una prossima manifestazione culturale, dando l’opportunità di presentare una loro opera al pubblico.
Invece, in caso di cerimonia di premiazione attuabile in Sala eventi a Roma, i premi vanno ritirati personalmente il giorno della premiazione, tramite delegato solamente in casi di grave impedimento fisico (malattia, invalidità) o motivi di lavoro. Se assenti i premiati, a casa saranno spediti a loro spese solo i diplomi.
Art. 7: Chi partecipa al Premio, accetta tutte le condizioni del presente Bando e le normative sulla privacy per il trattamento dati personali. Per richiesta di qualsiasi altra informazione, contattare il Presidente dell'associazione, la dott.ssa Carmela Gabriele, al seguente indirizzo e-mail: [email protected]. Recapito telefonico Ass. Luce dell'Arte: 3481184968.
Il sito da visitare è:
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In fede,
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  Scheda di iscrizione da allegare:
Il/La sottoscritt _   _________________________________________                                                                        
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Residente a _________________________               Prov. ( _____ ) CAP. _______
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Nazionalità_________________________
e-mail ________________________________________
telefono fisso ___________________     cell.____________________
 eventuale sito internet_________________________________________
Chiede di partecipare al Premio di Poesia, Narrativa e Teatro “Memorial Giovanni Leone” – I valori della famiglia 2^ Edizione  sezione/sezioni _________________________________
Titolo dell’opera/delle opere con cui partecipa ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ che dichiaro essere frutto del mio ingegno.
 Autorizzo all'uso dei dati personali al solo fine del Premio.
SI (barrare sul consenso)
Luogo e data ________________________________________
Firma ___________________________
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