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garadinervi · 3 months
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Dora García. Conosco un labirinto che è una linea retta, Edited by Angel Moya Garcia, «Cataloghi», Quodlibet, Macerata, 2022 [Art: © Dora García]
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Texts: Angel Moya Garcia, David Dorenbaum, Antonio Di Ciaccia, John McCourt, Piersandra Di Matteo, Michelangelo Miccolis, Biancamaria Frabotta, Carmelo Princiotta
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schizografia · 4 months
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Il guscio della lumaca
Quali che siano le ragioni profonde del tramonto dell’Occidente, di cui stiamo vivendo la crisi in ogni senso decisiva, è possibile compendiarne l’esito estremo in quello che, riprendendo un’icastica immagine di Ivan Illich, potremmo chiamare il «teorema della lumaca». «Se la lumaca», recita il teorema, «dopo aver aggiunto al suo guscio un certo numero di spire, invece di arrestarsi, ne continuasse la crescita, una sola spira ulteriore aumenterebbe di 16 volte il peso della sua casa e la lumaca ne rimarrebbe inesorabilmente schiacciata». È quanto sta avvenendo nella specie che un tempo si definiva homo sapiens per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e, in generale, l’ipertrofia dei dispositivi giuridici, scientifici e industriali che caratterizzano la società umana.
Questi sono stati da sempre indispensabili alla vita di quello speciale mammifero che è l’uomo, la cui nascita prematura implica un prolungamento della condizione infantile, in cui il piccolo non è in grado di provvedere alla sua sopravvivenza. Ma, come spesso avviene, proprio in ciò che ne assicura la salvezza si nasconde un pericolo mortale. Gli scienziati che, come il geniale anatomista olandese Lodewjik Bolk, hanno riflettuto sulla singolare condizione della specie umana, ne hanno tratto, infatti, delle conseguenze a dir poco pessimistiche sul futuro della civiltà. Nel corso del tempo lo sviluppo crescente delle tecnologie e delle strutture sociali produce una vera e propria inibizione della vitalità, che prelude a una possibile scomparsa della specie. L’accesso allo stadio adulto viene infatti sempre più differito, la crescita dell’organismo sempre più rallentata, la durata della vita – e quindi la vecchiaia – prolungata. «Il progresso di questa inibizione del processo vitale», scrive Bolk, «non può superare un certo limite senza che la vitalità, senza che la forza di resistenza alle influenze nefaste dell’esterno, in breve, senza che l’esistenza dell’uomo non ne sia compromessa. Più l’umanità avanza sul cammino dell’umanizzazione, più essa s’avvicina a quel punto fatale in cui progresso significherà distruzione. E non è certo nella natura dell’uomo arrestarsi di fronte a ciò».
È questa situazione estrema che noi stiamo oggi vivendo. La moltiplicazione senza limiti dei dispositivi tecnologici, l’assoggettamento crescente a vincoli e autorizzazioni legali di ogni genere e specie e la sudditanza integrale rispetto alle leggi del mercato rendono gli individui sempre più dipendenti da fattori che sfuggono integralmente al loro controllo. Gunther Anders ha definito la nuova relazione che la modernità ha prodotto fra l’uomo e i suoi strumenti con l’espressione: «dislivello prometeico» e ha parlato di una «vergogna» di fronte all’umiliante superiorità delle cose prodotte dalla tecnologia, di cui non possiamo più in alcun modo ritenerci padroni. È possibile che oggi questo dislivello abbia raggiunto il punto di tensione massima e l’uomo sia diventato del tutto incapace di assumere il governo della sfera dei prodotti da lui creati.
All’inibizione della vitalità descritta da Bolk si aggiunge l’abdicazione a quella stessa intelligenza che poteva in qualche modo frenarne le conseguenze negative. L’abbandono di quell’ultimo nesso con la natura, che la tradizione filosofica chiamava lumen naturae, produce una stupidità artificiale che rende l’ipertrofia tecnologica ancora più incontrollabile.
Che cosa avverrà della lumaca schiacciata dal suo stesso guscio? Come riuscirà a sopravvivere alle macerie della sua casa? Sono queste le domande che non dobbiamo cessare di porci.
23 maggio 2024
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moffittarts · 2 years
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I improved the MIDI I’ve built a while ago and I figured out how to make an 8-bit voice sound more like an actual organ
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ebau-book · 15 days
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Corigliano d'Otranto (LE) Italy, 11.9.2024 With Giorgiomaria Cornelio Lu Mbroia / Male Bolge
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almanacco · 2 months
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eBAU vs Treia
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monkeyssalad-blog · 2 months
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MANGOLD, Burkhard. Quodlibet – Maskenball Stadtcasino, 1931. by Halloween HJB
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donnainkpublications · 4 months
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Introducing Wayne Tatum's Enchanting Literary Creations published by DonnaInk Publications, L.L.C.
Introducing Wayne Tatum's Enchanting Literary Creations -- DonnaInk Publications, L.L.C. | PRLog
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seiryn21 · 5 months
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"Started from the bottom now we're here" but it's about a mathematician proving increasingly non sensical stuff.
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errantepagina69 · 5 months
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Bruno Barilli (Parigi)
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L'Italia, dunque, avrebbe il torto di non conoscere abbastanza Alfredo Casella, pianista europeo, il più stonato e il più placido dei nostri compositori, l'apostolo, per così dire, della nota falsa, il più pedagogico dei fumisti e fra tanti futuristi, avveniristi, dadaisti, dinamisti, il più intossicato e più angelico di tutti. Quando Giuseppe Verdi sul declinare della vita scrisse <<torniamo all'antico», aveva egli forse veduto con terrore emergere sulla lontana curva evanescente dell'orizzonte il profilo embrionale e fantomatico di Alfredo Casella? Nato con un anticipo di alcune centinaia di anni, giunto inaspettato in queste nostre provincie trasandate e piene di pigre e succulente banalità, capitato fra orecchianti crapuloni e ammiratori smargiassi di Gioacchino Rossini e di Gaetano Donizetti, soffocato da un'atmosfera grassa di cotechino, confuso tra gente scamiciata che mandava giù certi bocconi pesanti come ferri da stirare, Alfredo Casella, il nostro valoroso amico, si strinse nei panni con un brivido, si abbandonò in fretta sino al mento come uno specchio di limone e cercò di passare al largo filando via dissimulato e lieve come un missionario chiamato altrove.
A cura di Antonio Castronuovo Quodlibet Compagnia Extra
Prima uscita: 1938 Editore: Quodlibet Pagine: 192
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klostershop · 9 months
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marcogiovenale · 11 months
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milano, 17 novembre: presentazione di 'riga' n. 45, su giulia niccolai
RIGA 45. GIULIA NICCOLAIa cura di Marco Belpoliti, Alessandro Giammei e Nunzia PalmieriQuodlibet, 2023con Barbara Anceschi e Andrea CortellessaMilano, Libreria Verso, venerdì 17 novembre alle 18:30
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garadinervi · 7 months
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Giancarlo De Carlo, La piramide rovesciata. Architettura oltre il '68, Edited by Filippo De Pieri, «Habitat», Quodlibet, Macerata, 2018
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schizografia · 3 months
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Il toro di Pasifae e la tecnica
Nel mito di Pasifae, la donna che si fa costruire da Dedalo una vacca artificiale per potersi accoppiare con un toro, è lecito vedere un paradigma della tecnologia. La tecnica appare in questa prospettiva come il dispositivo attraverso cui l’uomo cerca di raggiungere – o di raggiungere nuovamente – l’animalità. Ma proprio questo è il rischio che l’umanità sta oggi correndo attraverso l’ipertrofia tecnologica. L’intelligenza artificiale, alla quale la tecnica sembra voler affidare il suo esito estremo, cerca di produrre un’intelligenza che, come l’istinto animale, funzioni per così dire da sola, senza l’intervento di un soggetto pensante. Essa è la vacca dedalica attraverso la quale l’intelligenza umana crede di potersi felicemente accoppiare all’istinto del toro, diventando o ridiventando animale. E non sorprende che da questa unione nasca un essere mostruoso, col corpo umano e il capo taurino, il Minotauro, che viene rinchiuso in un labirinto e nutrito di carne umana.
Nella tecnica – questa è la tesi che intendiamo suggerire – in questione è in realtà la relazione fra l’umano e l’animale. L’antropogenesi, il diventar umano del primate homo, non è, infatti, un evento compiuto un volta per tutte in un certo momento della cronologia: è un processo tuttora in corso, in cui l’uomo non cessa di diventare umano e, insieme, di restare animale. E se la natura umana è così difficile da definire, ciò è appunto perché essa ha la forma di un’articolazione fra due elementi eterogenei e, tuttavia, strettamente intrecciati. La loro assidua implicazione è ciò che chiamiamo storia, nella quale sono coinvolti fin dall’inizio tutti i saperi dell’Occidente, dalla filosofia alla grammatica, dalla logica alla scienza e, oggi, alla cibernetica e all’informatica.
La natura umana – è bene non dimenticarlo – non è un dato che possa mai essere acquisito o fissato normativamente secondo il proprio arbitrio: essa si dà piuttosto in una prassi storica, che –in quanto deve distinguere e articolare insieme, dentro e fuori dell’uomo, il vivente e il parlante, l’umano e l’animale – non può che essere incessantemente attuata e ogni volta differita e aggiornata. Ciò significa che in essa è in gioco un problema essenzialmente politico, in cui ne va della decisione di ciò che è umano e di ciò che non lo è. Il luogo dell’uomo è in questo scarto e in questa tensione tra l’umano e l’animale, il linguaggio e la vita, la natura e la storia. E se, come Pasifae, egli dimentica la propria dimora vitale e cerca di appiattire l’uno sull’altro gli estremi fra i quali deve restare teso, non potrà che generare dei mostri e, con essi, imprigionarsi in un labirinto senza via d’uscita.
8 luglio 2024
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rhebs · 2 years
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"DAS CHEMNITZER SCHEIßSPIEL"
Wenn man per "google Suche" im Internet "Das Scheißspiel" sucht, findet man in 0,26 Sekunden 893 Ergebnisse. Bei veränderter Suchroutine, wie "Anleitung Das Scheißspiel"; "Tutorial Das Scheißspiel" gibt es merkwürdige Ergebnisse: Da findet man in Ostfriesland einen Holzbecher mit Würfel und mehreren Löchern für 16,90. Oder bei Amazoon gibt es ein sogenanntes "Fäkalien Quartett.
Bisher wenig bekannt dürfte sein, das das "Original Scheißspiel" aus Chemnitz, aus der Reichsstraße/Henriettenstraße stammt, als es dort eine Höhere Mädchenschule gab, deren Absolventinnen sehr seltsame drastische Spiele in ihrem Traditionsgefüge zum Ende ihrer Schulzeit beinhalteten. Manche Tradition wurde dann in der Städtischen Realschule Wielandstraße fortgesetzt. Als zu DDR Zeiten das Institut zur Ausbildung von Ingenieurpädagogen entstand, wurde das Spiel adaptiert. Von unserem Seminargruppen-Dozenten (Walter Zschiedrich † ) wurde uns die Spielanleitung auf einer blauen ORMIG/Blaupause Kopie leihweise übergeben. Wir hatten einige Mühe, es zu lesen, denn es war in Deutscher Fraktur und Sütterlin verfasst.
>>>DAS SCHEIßSPIEL!<<<
Spielanleitung - Streng geheim! - Auf eigene Gefahr! (Lachanfälle übelster Art!)
Was man braucht: 1 Flasche Champagner und 6 Gläser 1 Freyburger Lebkuchen- oder Spekulatiusplätzchen 1 Wasserglas 1 Löffel (für vier Esslöffel Wasser) und zum rühren der kotartigen Pampe!) 1 aufgeschlitzte Brotkante 1 Stuhl 1 schwarzes Rot-Kreuz Armtuch 100cmx100cm 4 eingeweihte professionelle eingeübte Spieler (Davon ist einer der Zeremonienmeister, der zweite ist der "Freyburger Stuhlbesteiger", der dritte hält das Brot, der vierte bindet vor dem Saal einer Deliquentin die Augen zu.) Sechs Seminantinnen/Deliquentinnen (uneingeweihte Spielerinnen) Der Anlass: Studium-Abschlußfeier, Party/Fest/Sylvesterfeier/Betriebsfeier/ Der Zweck, das Ziel: Das Publikum soll sich kaputt lachen!
(Ps. wir hatten damals keine Brotkante, da wurde die Spekulatiuspampe in eine Armbeuge geschmiert)
Vorbereitung: 1. Das Freyburger Lebkuchen- oder Spekulatiusplätzchen wird mit vier Esslöffel Wasser zu einer kotartigen Masse verrührt und anschließend dick in die Spalte der Brotkante verschmiert. 2. Auf eine leere Saalfläche mit viel Publikum drum herum wird ein Stuhl gestellt, auf der sich der "Freyburger Stuhlbesteiger", mit lockerer Hose positioniert (Wichtig, keine enge Jeans!)
Ablauf: Abschlussfeier eines "gemischten" Jahrganges im August 1975 in der Kellermensa des Institutes zur Ausbildung von Ingenieurpädagogen zu fortgeschrittener Stunde, wo die ganze Alkoholika zu 75% verbraucht war. Wichtig! Außer dem Team der aktiven Spielern kennt niemand den Ablauf der "Ereignisse"!
START 23:00 Uhr: 1. Es sollen sich 6 "Spielerinnen" melden, damit sie die holde Chance erhalten, in einem netten kleinen "Gesellschaftsspiel" eine Flasche Champagner zu gewinnen. Diese "Spielerinnen" werden vor den Saal geschickt, wo sofort der "Augenzubinder" einer Delinquentin die Augen verbindet. Ihr wird erklärt, sie soll mit verbundenen Augen und mit dem Zeigefinger der rechten Hand von unten nach oben oder von oben nach unten tastend die Champagnerflasche auf der Saalfläche ertasten. Es wäre ganz leicht, denn durch die Zurufe des Publikums kalt, ganz kalt, warm, ganz warm, heiß, heißer, ganz heiß! könnte sie die Flasche leicht ertasten.
2. Auf dem Stuhl steht der "Freyburger Stuhlbesteiger"und macht sich schon mal den Gürtel und den Hosenstall ein Stück auf. Daneben hält der "Brothalter" oder der Spieler mit der Spekulatiuspaste in der Armbeuge, die Armbeuge oder den Brotkannten in der Höhe des Hintern des "Freyburger Stuhlbesteigers"
3. Erst jetzt erklärt der Zeremonienmeister dem kompletten Publikum, dass man die hereingeführte Deliquentin per Zuruf "kalt, warm, heiß" zum Spieler mit der Armbeuge führt, dessen Armbeuge dann getroffen werden soll. Wenn sie die Armbeuge getroffen hat und die Spekulatiusschmiere befindet sich am Finger, dann dreht der Armbeugenspieler sich einfach zur Seite. Die Armbinde wird abgenommen, und die Deliquentin steht vor dem nackigem Hintern des "Freyburger Stuhlbesteigers" und hat einen voll geschmierten Zeigefinger! Sie denkt im ersten Schreck, sie hat "Scheiße" am Finger!
4. Der "Freyburger Stuhlbesteiger" zieht sich wieder die Hose hoch, steigt dann vom Stuhl und leckt der Deliquentin ((wenn sie ihm lässt)) den Zeigefinger ab.
Der Kick an der Geschichte ist eigentlich die seltsame Bespaßung des Publikums, welche ja auch noch durch die Deliquentinnen nach ihrer "Behandlung" erweitert wird, die ja nach dem ersten Schock mit bekommen, das alles total harmlos und totaler Blödsinn ist. Sie können ja selber auch dann noch Spekulatiusplätzchen oder Lebkuchen riechen und schmecken!
Das Lachen und das Johlen beim Ablauf der "schrecklichen" Ereignisse wurde immer lauter und immer frenetischer. Es wurde dann so verrückt, das die sechste Delinquentin um´s Verrecken nicht mehr in den Saal kam. Sie hatte ja durch die Tür den zuwachsenden Krach gehört und ahnte, das dort "Schreckliches" vor sich ging. Wir mussten abbrechen. Es wurde ein Tisch in die Mitte des Raumes gestellt und die Champagnergflasche, die damals Freyburger Rotkäppchensekt war, wurde den Spielerinnen unter Applaus ausgeschenkt. Ergebnis war auch, eine Studentin hatte einen "Lachflash" bekommen und musste beruhigt werden und zwei Studentinnen hatten sich vor lauter Lachen in die Hose gemacht.
Es war ein schöner Abend! Der letzte Abend in Karl-Marx-Stadt!
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Nachfolgendes Lied haben wir nicht gesungen, weil wir es nicht kannten. Meine Mutter sang es mir vor, weil sie mal einen studierten Sohn haben wollte. (Sie musste sehr lange warten!)
"Gaudeamus Igitur" https://www.youtube.com/watch?v=dlq3867YR20 https://de.wikipedia.org/wiki/Gaudeamus_igitur
Gaudeamus igitur juvenes dum sumus, post jucundum juventutem, post molestam senectutem nos habebit humus.
Wir wollen also fröhlich sein, solange wir noch jung sind. Nach angenehmer Jugendzeit, nach beschwerlichem Alter wird uns die Erde haben.
Vivat membrum quodlibet, Vivant membra quaelibet!!!
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ebau-book · 4 days
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Progetti specifici for eBAU
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mybuddyjimmy · 2 years
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Quodlibet
Quodlibet [KWAD-lə-bet]Part of speech: nounOrigin: Latin, 15th century1. (Literary) A lighthearted medley of well-known tunes.2. (Archaic) A topic for or exercise in philosophical or theological discussion.Examples of quodlibet in a sentence“I went to a jazz brunch this weekend that opened with a quodlibet of some of my favorite songs.”“Classic songwriters Irving Berlin and Gilbert & Sullivan…
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