Tumgik
#scelte molto estreme
demonecelestiale · 5 months
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nessuno su twitter mi ha chiesto che tatuaggi vorrei farmi QUINDI eccoli qua:
un drago che parte dalla mano e mi gira intorno all'avambracccio
un ouroboros intorno al collo tipo chocker
delle ali sulla schiena a coprire tutta la parte alta (di questo ne avevo già parlato)
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lecoincidenze · 7 months
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Serena
Quando Serena è morta io sono stata avvisata dalla sua amica Kiara. Noi non ci conoscevamo ma, circa un anno prima, l'avevo contattata perché volevo mandare una cartolina a sorpresa a Serena e mi serviva il suo indirizzo. Quasi 12 mesi dopo, lei si è ricordata di me solo per questo. L'ho trovato molto bello e ho pensato che il fatto che tra noi dell'Arca sia stata io la persona designata a sapere tutto per prima, nonostante certamente non fossimo bff, mi ha fatto sentire importante e con un immenso peso sulle spalle, quello di dover avvertire tutti gli altri; esattamente come Kiara aveva fatto con me. E ho pensato che tutto sia successo per una serie di circostanze che mi hanno fatto pensare che tutto doveva andare proprio così: se Serena non avesse fatto un post in cui raccontava che non vedeva l'ora di tornare a viaggiare per raccogliere illustrazioni da tutto il mondo, a me non sarebbe mai venuto in mente di chiedere alla mia amica Federica un'illustrazione per lei. E se non fossi un po' folle proprio come sono, non mi sarebbe mai venuto in mente di contattare Kiara per fare in modo da riuscire a mandarle una cartolina a sorpresa. A volte penso che alcune mie scelte siano un po' estreme o possano risultare fuori luogo, eppure alla fine so che non è così. Doveva andare così. E dovevo essere io a sapere della sua morte un pomeriggio alle 15 mentre mi stavo vestendo per andare da qualche parte. A volte mi sento ancora lì, seduta all'angolo del letto mentre leggo il destinatario di quel messaggio di cui avevo già lucidamente capito il contenuto.
Circa un mese fa, a due anni dalla sua scomparsa, proprio nei giorni dell'anniversario di questo lutto, ho conosciuto un'altra Serena. Volevo andare a un paio di concerti per cui cercavo un passaggio, quindi ho deciso di utilizzare il mio account fake per scrivere agli artisti in questione "Sto cercando un modo di arrivare al tuo concerto, mi aiuti?". Dente non mi ha risposto, Colombre invece ha fatto una Story per annunciare questa mia necessità. Poco dopo la sua pubblicazione, mi ha contattato una ragazza che mi ha offerto un passaggio. Si chiamava Serena e veniva da Portici, ma avrebbe allungato per quei pochi chilometri in più per venirmi a prendere.
Mia madre ha sempre paura che gli estranei che conosco su internet possano essere serial killer. Sebbene non mi sentirei di darle proprio tutti i torti, in questo caso la serial killer potevo essere io. Ho quindi confidato a Serena che quello in realtà era un mio account secondario, invitandola a seguirmi su quello principale. A quel punto si è accorta di una persona in comune: Diana.
"Ho visto che vi seguite, la conosci?", le ho risposto di sì, spiegandole che ci eravamo conosciute tanti anni fa e che ci eravamo perse di vista ma che poi ci eravamo incontrate lo scorso aprile. "Siete amiche?" ho chiesto io. "No, è mia cugina ed è anche la mia vicina di casa". I casi della vita!
Diana era un'amica di Fabio. Anzi, era un'amica di Arianna che a sua volta era un'amica di Fabio. Andando ai concerti in giro per la Campania le abbiamo incontrate un po' di volte, fino a quando non ho smesso di essere amica di Fabio e ho un po' perso di vista alcune persone. Il caso ha voluto, però, che lo scorso aprile, quando ero insieme allo Sconosciuto per il concerto di Francesca Michielin, abbiamo passato un po' di tempo con Vale a un bar. Eravamo solo noi tre e poi ci ha raggiunto un'amica di lei e si trattava proprio di Diana. Eravamo piacevolmente sorprese di conoscerci già e poi mi ha chiesto come stesse Fabio e io gli ho risposto "Non ci parliamo da 7 anni" facendo cadere il gelo su questo momento così carino. A parte questo, rivederci è stato piacevole; e conoscere sua cugina più o meno un anno dopo, mi ha fatto ovviamente gridare al destino. Spesso ho maledetto il giorno in cui ho incontrato Fabio per quanto mi ha fatto soffrire, eppure grazie a lui ho conosciuto Diana, e un anno dopo ho conosciuto la cugina… E insomma, sembra tutto così giusto. È da un po’ che penso che le cose dovevano andare esattamente come sono andate.
Quando ci siamo incontrate, Serena mi ha raccontato di essere già stata più volte al DSSZ, ma mai quando c'ero anche io. Se ci fossimo conosciute prima non avrei saltato quei concerti solo perché non sapevo con chi andare. Quando io invece le ho fatto la lista con i live che ho visto io lì, è rimasta particolarmente colpita da Giorgieness per cui ha chiesto "Ma lei l'hai vista un bel po' di tempo fa, non l'anno scorso, giusto?!". E quindi già la amo anche solo per questo. Comunque, lei è tornata a vivere a Napoli da poco, ha un nuovo lavoro da poco e ha anche smesso di portare le stampelle da poco. Da quello che ho capito, è anche tornata castana da poco. Sebbene mi sembra che parli del suo ex - che ha lasciato due anni fa - ancora con coinvolgimento, gli ho appioppato io il termine giusto per descrivere questo momento della sua vita: rinascita. Che è lo stesso che ha usato lo Sconosciuto per descrivere la sua, di vita, proprio un anno prima. Ora voglio prendere in prestito questa parola e usarla per me e per tutti. Ma mi sembra così adeguato, soprattutto per Serena, anche se non se ne rende ancora conto. Lei spesso va ai concerti da sola, ma venerdì al live di Dente le farò conoscere lo Sconosciuto e i suoi amici, che finirà per frequentare anche più di me, e io sarò relegata nuovamente al ruolo che evidentemente mi spetta sempre di diritto: quello di tramite; la persona che fa incontrare gli altri e poi resta sola. Spesso mi sembra che il mio scopo sia questo. Ma li vedo molto bene insieme, sia lei con questo gruppo di persone, sia lei proprio con lui. Se il mio scopo nella vita è questo, almeno potrò vantarmi di aver unito delle persone, di aver fatto una bella cosa e di averci visto lungo. Comunque, vedremo.
Nonostante fossimo insieme, però da sole, sia io che Serena abbiamo incontrato delle facce conosciute. Lei ha incontrato due amici che aveva conosciuto una sera di qualche tempo fa a Napoli, io ho incontrato un amico dello Sconosciuto, che mi ha confermato che non era riuscito a convincerlo a venire a questo concerto.
Serena e lo Sconosciuto, comunque, mi sembrano così simili. Quando siamo arrivate al DSSZ è andata a prendere da bere, è andata a fumare ed è andata in bagno. Si tratta di azioni piuttosto normali in realtà, ma le ho sentite vicine. A fine concerto siamo anche uscite a fumare, o meglio, io ho accompagnato lei a fumare, e mi sono seduta al mio posto, quello dove mi siedo sempre anche con lui. E abbiamo parlato di musica, come faccio sempre anche con lui.
E lui è stata proprio la persona a cui - da estranea - ho chiesto un passaggio un anno fa. Evidentemente febbraio è il mese in cui chiedo passaggi a persone random conosciute su internet. Mi è sembrato di vivere un dejavù e ho realizzato che questa potrebbe essere una mia nuova bella tradizione. Mia madre dice che prima o poi mi "ritroveranno in un fosso", se continuo a fare così, perché prima o poi magari davvero lo becco, un serial killer. Ma per ora tutto più che bene.
E la mia nuova tradizione di chiedere passaggi agli estranei a febbraio è nata per caso, ovviamente, perché per quanto io sia stata sfacciata con Colombre (sempre e comunque dal mio account fake), è stato tutto merito suo e della sua gentilezza. A fine concerto infatti l'ho ringraziato, abbracciando lui e la maglietta che aveva addosso, quella del merch di sua moglie Maria Antonietta, facendomi sciogliere il cuore ancora di più.
A inizio concerto, invece, abbiamo sentito live Bif, che lo apriva. Mentre presentava una canzone, ha spiegato di essere amico e collega degli Yosh Whale (proprio la mia ultima fissa!) e di Verrone (amico e ospite di A Casa Di Andrea). E beh, direi che per oggi con le coincidenze possiamo anche finirla qui.
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princessofmistake · 2 years
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Venivamo esortati a preoccuparci per lo stato di salute del mondo, ma la nostra capacità di lasciare un segno concreto in merito era molto discutibile. In genere, ci era stato detto che lo scarto tra obbligo e desiderio si era ridotto nei decenni precedenti, ma tutti sembravano concordare che l’assenza di obblighi non ci avrebbe resi liberi. La maggior parte di noi credeva nella complessità. Questo paradigma aveva i suoi vantaggi; ci permetteva di evitare condizioni estreme di dogmatismo e ignoranza, come il militarismo o l’adesione a schemi piramidali. Ma giustificava anche una certa letargia. Guardandoci intorno e vedendo i compromessi morali di cui era impastata ogni singola scelta, l’inerzia sembrava a volte quella meno deplorevole. Invidiavo le persone profondamente religiose, che aderivano a un codice di comportamento che stabiliva cosa si poteva desiderare, cos’era giusto o sbagliato. Avevano unità di misura su cui fondare le loro certezze. Riti a suggerire che la vita fosse governata dalla logica del tempo: battesimi, feste comandate, liturgie settimanali, preghiere e litanie. Aspiravano a una serie di ideali impossibili, o così immaginavo, eppure venivano perdonate di continuo per il loro fallimento. Esisteva un modo migliore di stare al mondo? Essere in moto perpetuo verso qualcosa di perfetto, un movimento che può accompagnarti sino alla fine dei tuoi giorni? Nessuno dei miei conoscenti possedeva un briciolo di fede, e in realtà qualsiasi credo religioso veniva visto come una resa: una sorta di attiva complicità con le strutture che reggevano il capitalismo. Dovevano esserci altri modi per illuderci che ci fosse una logica alla base delle nostre esistenze. Ammiravo le uniformi, che indicavano una granitica fiducia nel dovere o nella vita della mente a scapito della vanità (ogni volta che vedevo Romi con la divisa dell’ospedale provavo un brivido di deferenza). Ammiravo le vite degli attivisti, che sceglievano o trovavano un credo in apparenza incontestabile attorno a cui strutturare ogni loro sforzo. Ma come potevo, io, credere in qualcosa di incontestabile? Essere queer si impose, nella mia vita, come una fede: quando arrivai a New York scoprii che c’erano certezze condivise, sistemi condivisi, non solo tra persone queer ma in un certo ambiente che vedeva la non conformità come una precisa categoria di consapevolezza etica. Lì, tra loro, avrei capito cos’era giusto desiderare. Restare immobili, stagnanti, suscitava profondo disprezzo, mentre veniva enfatizzato il dinamismo. Era fondamentale, soprattutto, imparare a conoscere se stessi per capire cosa fare del proprio corpo e della propria vita: chi amare, come amare, di cosa avere paura in modo da giocare d’anticipo. Nel mondo queer la conoscenza di sé sembrava importante perché eravamo costantemente alle prese con un processo di recupero, riportando a galla tutto ciò che avevamo represso e mettendo in discussione ogni aspetto dato per scontato. Apertura e sincerità erano venerate al di sopra di ogni cosa, nell’esercizio fondante dell’estrema tolleranza, secondo cui parlare – di tutto – poteva portare soltanto benefici, mentre i segreti erano destinati a suppurare lasciandosi dietro ignobili ferite. In un’esistenza fatta di molte scelte e poche vere battaglie, non mancano però le emozioni, e capita che un giorno qualcosa si impadronisca del cuore della vostra vita quasi contro la vostra volontà (tuttavia, dato che la vostra vita è più gradevole di quasi ogni altra nel tempo e nello spazio, la sensazione che questo avvenga “contro la vostra volontà” è un’illusione). Qualcosa, dicevamo, si impadronisce della vostra vita. A volte è una perdita, onnipresente ma dolorosa, o per la vostra inadeguatezza di fronte alla vastità e piacevolezza dell’esistenza e le sue infinite opportunità. Ma una vita sa che deve assumere una forma e, traendo spunto da film e altre vite di cui ha colto uno scorcio, sceglie un nucleo attorno a cui modellarsi. Una vita riconosce il teatro il cui custode le appare più reale. E, a dispetto delle mie migliori argomentazioni, la mia vita riconosceva il sesso.
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I miei principi estetici
Di base la mia estetica è ciò che di minor logico si possa immaginare e credo tratterò l’estetica legata alla logica in un altro articolo. Prendo quindi in esame l’estetica nei confronti del partner, cioè nel mio caso di donne. 
Le donne estremamente belle, consapevoli di ciò che generalmente attraggono la persona con la loro sola presenza mi annoiano. Enormemente. Una donna che usi un colpo di ciglia, una battuta, per attirarmi sapendo che chiunque ci cadrebbe, mi provoca lo stesso effetto di un topo morto per strada: totale ignoranza. 
Ho due amiche che fanno le indossatrici di intimo e quando andavamo in giro a Bologna, la gente credeva che il mondo si fosse rovesciato e loro ci provassero con un puzzolente e mal vestito studente fuori sede. In realtà, per quanto sia piacevole la conversazione con me, io provo a trombarmi qualunque cosa respiri e a loro bastava fare un paio di faccine, per tornare ad essere interessanti per me come una bistecca per un vegano. 
Sono attratto dalla deformità, ma non dalle parti morte. Definizione di parte morta: una parte del corpo che non riuscirebbe a svolgere il suo scopo. 
Esempi: mi spaventano gli arti amputati, i nasi assenti, le pance esagerate tanto da sembrare di avere un’altra persona attaccata addosso. 
Ma un viso sfregiato, una coscia imperfetta, una mano segnata, mi piacciono. 
Guardo prima chi le possiede, ma inevitabilmente il corpo, a differenza dell’abito fa il monaco. 
Ad esempio il mio essere orrendamente stronzo e cinico deriva dal fatto che vi odio tutti schifosi esseri umani perché come disabile soffro più di voi, la mia vita è nel dolore. Questo caratterizza la mia personalità molto più di quanto farebbe un abito di Prada. 
Per questo e non perché io guardi per prima il corpo l’ho presentato per primo. Andiamo oltre. 
Le personalità credo possano dividersi in: banali, estreme, e remissive. 
Ho un sincero, e incondizionato odio verso coloro che non si sbilanciano mai, che hanno sempre una parola per tutti, e che cercano di andare d’accordo con tutti. Tanto da suggerirgli spesso di andare a controllare se le camere a gas di sterminio funzionano ancora. 
Si, una delle soluzioni che propongo più spesso sono i campi di sterminio, per i problemi che incontro più spesso come: sovraccarico dell’uso di internet, troppe persone alle poste, troppa coda in ospedale, o troppe persone malate di Covid, sono ottimi. 
Le persone estreme possono essere con o senza parziali mutilazioni, in genere ci mandiamo a cagare subito. Nel 90% dei casi. Il motivo è semplice: non esistono persone estreme come me in grado di andare d’accordo. Una eccezione credo potrei farla per Lisa, ma Lisa odia l’umanità quanto me e si mette il vestito da persona remissiva quando vuole parlare, quindi in realtà non conta, potrebbe essere considerata come persona estrema che si traveste da remissiva
Le persone remissive sono quelle che trovano in me di più, ma più spaventate dal mio essere leggermente troppo estremista. Non sempre le sovrasto. 
Spesso le persone remissive sono anche broken people, buttate giù dalla vita in abissi cosi profondi da non riuscire a risalire. 
Mi piacciono le persone broken inside come coloro che hanno mutilazioni, cicatrici etc. Perché danno segno di aver vissuto. Parlare con qualcuno che non ha mai preso scelte significative, botte significative, vissuto o fatto cose significative, non è troppo diverso dal parlare con una mattonella in fondo. 
Negli ultimi anni però ho iniziato ad uscire anche con persone normali, Principalmente perché persone broken come me che riescono a fare cose sono rarissime, molti restano nella loro comfort zone. Ma io le persone normali le trovo noiose. L’unica cosa che mi motiva ad uscire con la ragazza normale è l’idea che mi faccia una sega. Stop, fine della motivazione, e del seme spero, perché come dicevo prima essere normali, grigi è interessante come uscire con una mattonella. 
Appunti per il futuro
Forse dovrei provare ad uscire con mattonelle sfregiate con le mani, cosicchè possano fare seghe
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cartofolo · 5 years
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Il suicidio
cosa ne pensi del suicidio?? molti grandi uomini lo hanno giustificato.cito Nietzsche:un uomo deve morire con dignità quando non è più possibile vivere con dignità.!!Zeno lo Stoico ci ha lasciato un appassionato ditirando in difesa della morte volontaria.Tacito, Epitteto,Marco Aurelio, Catone,Kant,Fichte,Diderot,Voltaire,Rousseau....tutti hanno scitto apologie del suicidio.
Con tutte le opinioni di uomini di così grande pensiero, che hai citato, mi sento un po' in imbarazzo. Ho qualche idea, di cui ho già scritto in altri spazi sul web, anche se con un po' di reticenza, in quanto l'argomento si presta a interpretazioni morali di vario genere.
Anche se sembrerò un po' fuori dalle righe, ritengo che nessun suicidio sia condannabile o giudicabile, né in senso umano o morale né in senso spirituale, se non per le conseguenze che può avere per le persone care lasciate in vita. Ma non sempre in sé e per sé. La vita di ciascuno è costellata da esperienze più o meno difficili, di prova o di "rottura", di esaltazioni e delusioni e, poi, alla fine, la più temuta: quella della morte. Chi sceglie volontariamente di porre termine alla propria vita non può farlo con leggerezza (sempre che non sia in una stato psichico alterato).
La sua decisione, dunque, deve avere delle ragioni profonde, di disperazione e dolore, tali che non è in grado ci continuare quell'esistenza. Se il destino (karma) lo ha messo davanti a quelle prove così estreme, da non essere sopportate, come può, quella creatura, prendere altra decisione che non sia di sfuggirne con la morte e forse anche, secondo la sua credenza, con l'annullamento di se stesso? Si può condannare una malato terminale che chieda l'eutanasia per far finire le atroci sofferenze che lo dilaniano? Certo, mi si può dire che, in questo caso, il malato sapeva che comunque doveva morire. Ma se ci pensate bene, anche in uno stato di disperazione psicologica, la vita ha perso ogni significato e temporalità; non vi è più futuro, ma solo il dolore che distrugge l'animo. Dunque c'è chi sceglie di andarsene, di cessare questa fase della sua esistenza nella speranza di una migliore. E' una scelta che, secondo me, a quel punto (e solo a quel punto) non ha scelte di sorta: può essere solo così e basta.
Hanno tutta la mia comprensione e la mia benevolenza. E non credo nemmeno in "inferni" per i suicidi o piani di esistenza di sofferenza in cui, queste creature, si ritroveranno pentiti del gesto fatto.
Altro discorso è la catena karmica di atteggiamenti e decisioni che inevitabilmente porteranno a scegliere il suicidio. Perché queste fanno parte del meccanismo di ogni esperienza che avviene e si prepara, non solo con un gesto, ma, spesso, con una serie di gesti e comportamenti che si perdono nel tempo e nelle incarnazioni precedenti. Ma qui il discorso si fa lungo e mi fermo.
ti ringrazio e credimi, da te non mi aspettavo nulla di diverso. Io personalmente sono contraria al suicidio anche se in alcuni casi è la sola soluzione dignitosa.!!
Anch'io sono contrario al suicidio. Col mio discorso non vorrei aver fatto pensare il contrario. Però lo comprendo e lo giustifico. Sicuramente quel gesto ha significato qualcosa, e ritengo che l'individuo dovrà risolvere le situazioni lasciate, in una successiva incarnazione affinché possa comprende quanto sia preziosa la vita, e come c'è sempre uno spiraglio di speranza, anche nel dolore più straziante. Ma è un'esperienza che deve trovarlo preparato, e se non è stato in grado di comprenderlo, compiendo l'atto di rinuncia, quel gesto non deve essere inteso come una colpa da punire o da condannare (anche spiritualmente).
io sento che il suicidio sia un atto troppo personale per essere oggetto di discussioni accademiche.!!
Penso che le tematiche di una ricerca interiore, necessariamente si sviluppano su argomenti che, alla fine, rientrano nella sfera personale. Infatti possiamo scambiarci le idee solo sui principi e se ben vedi, anche nelle mie riflessioni, cerco di non entrare mai nel "caso personale", anche perché sarei molto in imbarazzo a trarne dei giudizi o farne dei facili esempi (probabilmente sbagliando). D'altra parte, mi hai chiesto un parere, e la discussione si è ampliata. Mi sembra che, se può allargare le idee di ciascuno, la cosa sia buona.
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levysoft · 5 years
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Tik Tok, il tempo scorre in modo frenetico ed il divertimento è assicurato anche nello sviluppo della creatività che viene agevolata da un prendere spunto dai social, da seguire le indicazioni proposte in modo sempre molto veloce che segna il ritmo digitale nello scroll frenetico di dita che scorrono sullo schermo.
Dita che scorrono, tempo che viene segnato e scandito dalla leva narcisistica di ottenere consensi, di piacere e di rimando di piacersi, in acque digitali poco cristalline, che come nel mito di Narciso possono far dipanare il sé.
Un sé alla ricerca sempre di sé stesso ma che si plasma e si modella su like e condivisioni che possono da una parte creare strutture narcisistiche fallaci che si sgretolano sotto la pioggia di poca noncuranza mediatica, e dall’altra inaridire lo sviluppo del pensiero creativo che oggi viene così tanto sostenuto e ricercato.
Il digitale, abile conoscitore-inseguitore, dei bisogni e delle esigenze psicologiche collettive, soprattutto in fasce specifiche dello sviluppo, quale l’infanzia e l’adolescenza, in cui la mente è facilmente modellabile, propone di continuo nuove applicazioni perfettamente conformanti ai vari step evolutivi.
L’ascesa di Tik Tok
Ed ecco che dalla lampada dell’Aladino digitale esce dalla ristrutturazione di Musical.ly Tik Tok, l’applicazione più scaricata al mondo nel 2018 di proprietà della società cinese Bytedance, e creata dal fondatore Zhang Yiming.
Nata nel 2016 a Pechino, l’app ha già raggiunto i 65 milioni di utenti solamente negli Stati Uniti, e il mezzo miliardo in tutto il mondo (di cui 2 milioni e mezzo in Italia); tra questi la maggior parte non arriva ai 18 anni e il 65% è di sesso femminile.
Ogni giorno Tik Tok ha 150 milioni di utenti attivi (500 milioni gli utenti attivi ogni mese) che attivano il loro account (gratuito) inserendo un indirizzo mail o un numero di telefono, oppure scegliendo di fare il log tramite gli account di Facebook, Instagram, Twitter o Google.
E si parte seguendo il mantra: “Make ever secon count” (Fai che ogni secondo conti”) che però nella traduzione digitale allontana di molto dalla concentrazione sul momento presente di cui parla Daniel Stern o sulla consapevolezza della mindfulness.
Si creano video di 15-60 secondi, si balla, si canta in playback, si arricchisce il quadro di emoticon, suggerimenti iconici vari, filtri ed effetti sonori, si condivide, si attende il riscontro esterno e si può diventare popolari e famosi: “posso diventare ricca e famosa anche senza studiare come i TikToker” appella Caterina mostrandomi i suoi seguaci sull’app.
Tik Tok e l’uso facile da parte dei ragazzi
Facilità di utilizzo, immediatezza degli effetti e trasformazione del risultato grazie alla sincronizzazione labiale che rende tutto agevole, divertente e in bella forma.
Solo dopo l’immissione in rete, la condivisione, il tempo scandito dal tic toc veloce delle dita, sembra fermarsi almeno un po’, fino alla ripresa dopaminergica di nuove idee creative, nuove condivisioni che mi divertono, mi fanno ridere, gioire, e sulla scia della leva della competizione mi fanno competere con altri per vincere sfide anche estreme, poco riflessive e molto spesso idiote nella caricatura epidemica di gesti quotidiani privati di senso logico.
L’applicazione suggerisce anche, grazie a notifiche giornaliere, video che mi potrebbero piacere calcando il ruolo del web come abile genio della lampada-intelligenza artificiale che può con un click conoscermi, a volte più dei miei genitori, creando un rapporto di fiducia con lo strumento che è innocuo, mi fa divertire ed inventare.
Nel Web nulla è gratuito. Come nella vita, ad ogni azione corrisponde una reazione e se si è poco consapevoli di quel che si sta facendo le conseguenze dell’agire rischiano di sorprenderci.
Nulla è gratis
Tic-Toc il tempo scorre veloce scandito dalla velocità che di rimando mi invia il video e se si segue l’onda dell’automatismo e della compulsione, si destrutturano i pilastri dello sviluppo del pensiero, delle idee, che sono alla base sempre della creatività, si corrono pericoli celati dietro al divertimento, e si va avanti nel flusso delle determinazioni algoritmiche che davvero mi seguono per fini diversi da ciò che sono abituato a vedere.
Mi diverto, creo, scandisco il tempo digitale, rifletto poco sulla spinta della mia strutturazione cerebrale che ancora non è del tutto consolidata soprattutto in relazione all’area del controllo degli impulsi, e nell’attivazione compulsiva dei neuroni specchio che seguono a loro volta il conformismo collettivo giovanile, sogno di diventare famosa come la TikToker o l’Influencer che tanto mi piace.
In un tocco di dita ottengo gratificazione, piacere, condivisione, alleno la mia competitività, la mia creatività e, se non ho il consenso dei miei genitori, o se i miei genitori ridono e scherzano con me diventando abili comparse nel teatrino di video microtemporali, penso poco alle conseguenze di ciò che faccio.
Lo scorrere del tempo
Il tempo scorre veloce ed io immetto parti di me, dati personali, preferenze, scelte, foto che pavoneggiano misé sexy e che possono essere viste da chiunque, una volta entrate in rete e proliferate da chiunque abbia interessi altri che nella mia attenzione giovanile possono essere poco comprensibili.  
Il tempo dell’attesa allora può trasformarsi in un tradimento mediatico, in poca attenzione da parte mia, poco consapevole per limiti di età, e dei miei genitori, poco attenti ai nuovi intrattenimenti digitali e che ancora oggi si appellano alla destrezza digitale delle nuove generazioni abdicando il loro ruolo di guida nell’educazione ristrutturata 4.0.
Nella velocità e nel rombo del nuovo ritmo digitale, il rischio maggiore è quello di fermarsi davvero quando ormai è troppo tardi e le conseguenze di comportamenti poco responsabili fanno male a sé stessi e al nucleo familiare segnato dalla colpa di non aver protetto e di aver giocato, con un gioco che un semplice gioco davvero non è.
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medicomunicare · 3 years
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Genetica e abitudini alimentari: cosa porta a scegliere zuccheri, grassi o proteine?
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Il cervello è soggetto a vari segnali che influenzano i comportamenti alimentari e regolano l'equilibrio energetico corporeo, ad esempio modificando l'appetito e il dispendio energetico in risposta ai livelli ematici di ormoni e nutrienti. Pertanto, la variazione genetica in questi segnali può portare a fame e obesità estreme. Le persone con obesità e diabete sono spesso stigmatizzate per aver fatto scelte alimentari non salutari. Mentre l'assunzione di cibo è modellata da molti fattori, come quelli sociali, demografici, religiosi o politici, studi precedenti hanno dimostrato che le differenze individuali ereditate contribuiscono a cosa, quando, perché o quanto mangiamo. Questi primi studi stanno iniziando a identificare le regioni del cervello e i processi molecolari che influenzano l'assunzione di cibo, ma c'è stata una ricerca limitata negli esseri umani per identificare le firme molecolari alla base della suscettibilità variabile al comportamento di scelta del cibo. Un team di ricercatori della Boston University School of Public Health e di altre istituzioni ha ora identificato più di due dozzine di regioni genetiche che possono influenzare l'assunzione di cibo. Per fornire approfondimenti, il caporicerca Dr. Merino e i suoi colleghi hanno condotto un'analisi genetica ed esaminato il consumo di cibo di 282.271 partecipanti di origine europea della Biobanca britannica e del Consorzio Cohorts for Heart and Aging Research in Genomic Epidemiology (CHARGE). Lo studio è il più grande fino ad oggi che ha esaminato i fattori genetici legati all'assunzione di cibo. Il team ha identificato 26 regioni genetiche (loci) associate a una maggiore preferenza per cibi contenenti più grassi, proteine ​​o carboidrati e queste regioni sono state arricchite per i geni espressi nel cervello. Le analisi computazionali a valle hanno evidenziato sottotipi specifici di neuroni specializzati distribuiti nel sistema nervoso centrale che rispondono a proteine, grassi o carboidrati e, quando attivati, possono spiegare perché le persone hanno maggiori probabilità di preferire cibi o pasti con una maggiore quantità di grassi o proteine ​​o carboidrati. I ricercatori hanno anche scoperto che due gruppi principali di varianti genetiche erano associati in modo diverso all'obesità e alla malattia coronarica. L'analisi congiunta dell'assunzione di grassi, proteine ​​e carboidrati, abbinata ad analisi di clustering, ha aiutato a definire sottoinsiemi più omogenei di varianti genetiche caratterizzate da profili nutrizionali specifici e con diverse firme metaboliche. La scoperta di queste varianti genetiche può essere utilizzata in analisi future, come la randomizzazione mendeliana, un approccio di inferenza causale, per determinare se la composizione della dieta è correlata causalmente a malattie metaboliche e di altro tipo. Mentre gli scienziati sanno che la composizione della dieta è correlata alle malattie, il nesso causale è più difficile da dimostrare. Molto probabilmente questi loci consentiranno future analisi di randomizzazione mendeliana per determinare l'impatto causale della dieta sul diabete di tipo 2, sull'obesità e su altre malattie metaboliche. I risultati probabilmente porteranno anche a una migliore comprensione biologica del perché il comportamento di consumo di cibo differisce tra gli individui e potrebbero fornire nuove strade per prevenire e curare l'obesità e altre malattie metaboliche. I ricercatori sperano che la scoperta indicherà nuove strategie di trattamento per frenare la pandemia di obesità, attraverso raccomandazioni dietetiche specifiche per la prevenzione del sovrappeso o del diabete. Ad esempio, se qualcuno ha una maggiore predisposizione genetica a preferire cibi grassi, queste informazioni possono essere utilizzate per aiutare questo individuo a scegliere cibi con una maggiore quantità di grassi sani, piuttosto che raccomandare altri approcci dietetici che potrebbero compromettere l'aderenza a questi interventi. Questa possibilità si integra con un altro studio che ha condotto proprio una randomizzazione mendeliana, che ha indagato possibili relazioni causali fra composizione di principi macro-nutritivi nella dieta (carboidrati, proteine, grassi) e misure antropometriche (come il famoso indice di massa corporea o BMI). Tutte le analisi si basavano su studi di associazione sull'intero genoma inclusi 268.922 europei con dati dietetici (Consorzio SSGAC) e almeno 232.100 con misure antropometriche (Consorzio GIANT). I ricercatori hanno scoperto che l'assunzione relativa di carboidrati (E%) prevista geneticamente riduce il BMI e la circonferenza del girovita. Entrambi gli effetti sono stati supportati anche dall'approccio multivariabile: p=0.009 per il BMI e p=0.002 per il girovita, entrambi altamente significativi. L'assunzione dietetica di grassi prevista geneticamente (E%) era più debole e correlata positivamente a entrambe le misure antropometriche. Hanno poi ottenuto prove che un BMI e un girovita più elevati aumentavano l'assunzione alimentare relativa di grassi e proteine (E%). Questi dati indicano che una bassa proporzione relativa di carboidrati (E%) e un'alta percentuale di grassi (E%) nella dieta, sono causalmente correlate a un BMI e girovita più elevati. Questo vuol dire che quello e come mangiamo è colpa della genetica e che quindi dobbiamo sganciarci dalle nostre responsabilità? Assolutamente no, la genetica dà solamente il terreno biologico, l’ambiente ci mette a disposizione le possibilità, ma le scelte delle varie possibilità con le loro conseguenze sono direttamente sotto il nostro arbitrio. A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica. Pubblicazioni scientifiche Merino J et al. Nature Hum Behav 2021 Aug 23. Freuer D et al. Clin Nutr 2021; 40(6):4120-4131. Xu H, Jin C, Guan Q. Front Genet. 2020; 11:603. Bayer S et al. Nutrients 2020 Sep 22; 12(9):2891. Read the full article
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streetargh · 3 years
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Un cane reale e un cacciatore esperto si uniscono alla famiglia AKC
Il Coton de Tulear e il Wirehaired Vizsla ottengono il pieno riconoscimento AKC New York, NY - Il pacchetto si è espanso! L'American Kennel Club® (AKC®) ha annunciato oggi che Coton de Tulear e Wirehaired Vizsla saranno i benvenuti nella sua cucciolata di razze riconosciute quest'anno, portando la famiglia AKC a 180. "L'AKC è entusiasta di riconoscere queste razze amichevoli ed estroverse, offrendo agli amanti dei cani ovunque ancora più scelte per adattarsi al loro stile di vita", ha detto la portavoce dell'AKC Gina DiNardo. "Sebbene differiscano per l'esercizio e le esigenze di cura, entrambi sono compagni di famiglia dolci, leali e amorevoli".
Conosciuto come il "cane reale del Madagascar", il Coton de Tulear entra a far parte del gruppo Non-Sporting. La razza è originaria dell'isola del Madagascar ed era di proprietà solo di un nobile. I cotoni sono cani piccoli e dolci con molto cuore. Prosperano sulla compagnia umana e fanno fedeli animali domestici di famiglia. Vanno d'accordo con i bambini, così come con gli altri cani. Il loro lungo mantello simile al cotone richiede una spazzolatura regolare. Ulteriori informazioni sulla razza possono essere trovate sul sito web del Coton de Tulear Club degli Stati Uniti d'America all'indirizzo www.usactc.org.
Una razza atletica con un eccellente naso per la caccia e il monitoraggio, il Wirehaired Vizsla si unisce al gruppo sportivo. La razza è nata in Ungheria come cane da caccia in grado di resistere a condizioni meteorologiche estreme e condizioni di campo difficili, motivo per cui hanno un pelo lungo, denso e ispido. Sono cani gentili, estroversi e amichevoli che sono ottimi compagni. A causa della loro natura atletica, Wirehaired Vizslas fa meglio con le famiglie attive. Ulteriori informazioni sulla razza possono essere trovate sul sito web del Wirehaired Vizsla Club of America all'indirizzo www.whvca.us.
Per diventare una razza riconosciuta dall'AKC deve esserci un numero minimo di cani geograficamente distribuiti in tutti gli Stati Uniti, nonché un club di razza stabilito di proprietari e allevatori responsabili. Le razze che lavorano per il pieno riconoscimento sono registrate nel Foundation Stock Service® (FSS®) di AKC. Ulteriori informazioni sul processo sono disponibili su atakc.org.
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luigicassandra · 3 years
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#Repost @animalequalityitalia ・・・ 🌏 Oggi è la giornata mondiale della terra! ⠀ Prendersi cura della nostra casa non è poi così difficile: con le nostre scelte alimentari abbiamo il potere di fare davvero molto, una dieta 100% vegetale permette ad ognuno di noi di risparmiare risorse e inquinare meno. ⠀ E soprattutto con una scelta alimentare più compassionevole possiamo risparmiare le estreme sofferenze che gli animali sono costretti a subire a causa dell’industria alimentare! ⠀ Sono tutti buoni motivi per pensarci da subito, non credi? Faccelo sapere nei commenti! ⠀ P.S. Condividi questo post in modo che tutti sappiano quanto è semplice fare la propria parte per il nostro pianeta! ⠀ #earthday #earthday2021 #earthday2021🌍 #earth #terra #noplanetb #climateaction #climatechange #animallovers #vegansofinstagram #animalrighsadvocate #environment #animals #equality #vegansofig #factoryfarming #ethics #animals #animalrights #diritti #dirittianimali #animalequalityitalia #animalequality #AmiamoRispettiamoProteggiamoIlPianeta🌏🌎🌍♥️🇮🇹 https://www.instagram.com/p/CN_cbK4ByDT/?igshid=l1n1feeoz2od
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anthonyfrankkeeler · 4 years
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Come trasferirsi con il cane o il gatto della famiglia
Per i lavoratori a cui sono stati affidati incarichi all'estero, trasferire la famiglia e le proprietà può essere un processo scoraggiante. Spostare l'animale domestico di famiglia, un processo regolato da regole complesse e diverse in ogni paese, può complicare ulteriormente il calvario. Per le organizzazioni che spostano i dipendenti in paesi e territori, fornire informazioni sul trasferimento di un amato membro peloso della famiglia di un dipendente può aiutare a ridurre al minimo le preoccupazioni e i problemi. Cendant Mobility, fornitore leader di servizi di trasferimento nazionali e internazionali, ha compilato un'utile lista di controllo per i dipendenti che, contribuirà ad alleviare lo stress del trasferimento del cane o del gatto di famiglia.
Pesare i pro ei contro
Scopri le regole e i regolamenti per le vaccinazioni e / o la quarantena nella nuova area. È importante confermare le leggi che regolano ciò che può essere tenuto come animale domestico e qualsiasi requisito di licenza. Comprendere le regole e i regolamenti del nuovo paese, valutare i pro e i contro prima di prendere la decisione se portare il proprio animale domestico o lasciarlo con un Considera come entrambe le scelte influenzeranno i membri della famiglia e l'animale domestico. Bisogna considerare l'età e la salute dell'animale, gli effetti psicologici se messo in quarantena per diverse settimane o mesi e la possibilità di traumi durante il viaggio. Di seguito sono elencati i tempi di quarantena di un animale domestico in determinate aree: Regno Unito - 183 giorni Hawaii - 30 giorni Australia - 30 giorni Guam - 120 giorni Hong Kong - 30 giorni Islanda - 56 giorni Irlanda - 30 giorni Giappone - 14 giorni Malta - 183 giorni Nuova Zelanda - 30 giorni Norvegia - 120 giorni Singapore - 30 giorni Svezia - 120 giorni Quando si decide cosa fare, è anche importante tenere a mente i costi di trasporto, vaccinazioni e, se necessario, mettere in quarantena il proprio animale domestico. Fai un elenco degli articoli rilevanti e approssimativamente quanto costerà ciascuno di essi. Procurati un elenco di veterinari, toelettatori (se necessario) e canili di imbarco consigliati nella nuova posizione. Fai un elenco di domande a cui fare riferimento quando intervisti queste persone. Assicurati che la persona possa parlare la tua lingua madre Una volta ristretto l'elenco, visita gli uffici, i negozi e i canili durante il viaggio in anteprima e chiedi di vedere dove verrebbe curato, curato o imbarcato il tuo animale domestico.
Fissa un appuntamento con il tuo veterinario locale 30 giorni prima del viaggio per assicurarti che il tuo animale abbia tutte le vaccinazioni richieste, l'identificazione e la documentazione completa.Non apportare modifiche inutili al programma o alla dieta dell'animale. un mese prima della partenza. Metti una vecchia coperta o un cuscino e un peluche che l'animale chiamerà proprio. Non sostituire la coperta e / o il giocattolo quando è ora di partire. È importante circondare l'animale con cose familiari durante il viaggio: inviare tramite fax / posta una copia della documentazione sanitaria dell'animale al nuovo veterinario, allegare in modo sicuro una copia all'esterno della cassa e conservarne una per i propri archivi. possibile, utilizza un servizio di trasportino certificato per trasferire il tuo animale domestico e assicurarti che il viaggio dell'animale (soprattutto internazionale) proceda senza intoppi. Queste aziende sono anche le migliori fonti di risposte alle tue domande sul trasporto di animali domestici. Quando pianifichi il viaggio, evita di viaggiare durante le vacanze o nei fine settimana e di fare scali. Molte compagnie aeree hanno periodi di blackout (specialmente durante i mesi estivi) in cui gli animali domestici non possono viaggiare. Assicurati di chiedere quando sono questi orari e se il tuo animale domestico potrebbe essere urtato da un volo per qualsiasi motivo.Se viaggi con una compagnia aerea commerciale, assicurati che il volo sia diretto o diretto (nessun cambio di aereo) e che tu o un un membro adulto della tua famiglia sarà sullo stesso volo. Riconferma i tuoi voli da 24 a 48 ore prima della partenza per assicurarti che l'animale possa essere trasportato sul volo, come programmato.Assicurati che la gabbia dell'animale sia approvata dalla compagnia aerea e che la porta si chiuda saldamente in modo che l'animale non possa scappare. assicurati che l'animale indossi un collare con identificazione che includa il nome dell'animale, la tua vecchia e nuova posizione e numeri di telefono e un nome di contatto. Non utilizzare un collare girocollo; utilizzare un collare di cotone, nylon o pelle che può essere rimosso facilmente, se necessario
Durante il pre-movimento, trattieni il tuo animale domestico mettendolo nella sua gabbia e in una stanza fuori dalla portata dei traslochi. Dedicati del tempo ogni giorno durante il periodo pre-movimento per giocare o prestare attenzione all'animale. Tutti sono così impegnati durante questo periodo, concentrandosi su altre cose, che l'animale può essere dimenticato in tutta la confusione. Conserva una copia della cartella clinica del tuo animale domestico con gli altri documenti importanti in modo che siano prontamente disponibili quando necessario. Non imballare queste carte con i tuoi mobili, includi nel bagaglio che ti accompagna nel tuo viaggio cibo per animali e leccornie sufficienti per diversi giorni. Potrebbero essere necessari diversi giorni prima che tu possa acquistare altro cibo per animali domestici. Metti insieme un bagaglio a mano per il tuo animale domestico, composto da cibo fresco, dolcetti, acqua, due ciotole e un guinzaglio. Nella borsa devono essere inclusi anche documenti importanti e il nome e il numero di telefono del veterinario. Si consigliano anche le foto del proprio animale domestico (viste sia frontali che laterali) a scopo di identificazione
Per evitare che il tuo animale si ammali, dagli da mangiare almeno quattro o sei ore prima della partenza. Assicurati di dare acqua al tuo animale prima della partenza; non lasciare una ciotola non fissata nella cassa, perché l'acqua potrebbe fuoriuscire sull'animale. Se il tuo volo dura più di 8 ore, consulta la compagnia aerea per avere un animale vivo a bordo dell'aereo Non usare tranquillanti. I tranquillanti sopprimono il sistema respiratorio, il che renderà più difficile per l'animale affrontare i cambiamenti di altitudine. Riempi il fondo della cassa con molti giornali, nel caso in cui l'animale abbia un "" incidente ". una borsa richiudibile e fissarla saldamente all'esterno della cassa, nel caso in cui l'aereo sia in ritardo e il tuo animale abbia bisogno di essere nutrito.Assicurati di mettere il nome, l'età e il sesso del tuo animale domestico sulla cassa, così come il nomi e numeri di telefono dei veterinari sia nella nuova che nella vecchia sede. Inoltre, includi il tuo nome, indirizzo e numero di telefono (o quelli di qualcuno che può essere contattato in ogni momento). Una foto del tuo animale domestico con i membri della famiglia è utile, in modo che il personale della compagnia aerea sappia che si tratta di un animale domestico di famiglia molto amato.Prima di partire per il tuo viaggio, trascorri del tempo con il tuo animale domestico prima di metterlo nella cassa, in modo che sembri assicurato che tutto andrà bene, ma non esagerare, o l'animale sentirà che qualcosa non va. Per il lungo viaggio, assicurati che il tuo animale domestico abbia avuto molte occasioni per liberarsi prima di entrare nella gabbia .Arrivo
Una volta che il tuo animale domestico è nella nuova posizione, la prima cosa da fare è assicurarti che riceva cibo e acqua. Posiziona le ciotole a diversi piedi l'una dall'altra, in modo che l'animale non ingoi l'acqua troppo velocemente. All'inizio, dai al tuo animale piccole quantità di cibo. Questo gli impedirà di ammalarsi dopo tutta l'eccitazione di essere riunito.Una volta che sei nella nuova posizione, tieni il tuo animale domestico nella sua gabbia, in un luogo tranquillo della casa, durante il disimballaggio. essere messo in quarantena, imbarcalo per un giorno o due finché non ti sarai sistemato. Una volta che il tuo animale è a casa, trascorri del tempo con lui. È importante che l'animale si senta a suo agio con la nuova casa prima di dargli la libertà di girovagare per casa o di allontanarsi dal guinzaglio. Acquista il cibo per animali il prima possibile. Se il nuovo alimento per animali domestici non è uguale al precedente, somministragli gradualmente il nuovo alimento. Questo aiuterà il tuo animale ad abituarsi al nuovo prodotto e prevenire eventuali problemi digestivi. Il tuo animale domestico potrebbe voler urinare nella nuova casa per contrassegnare il suo "" territorio. "" Tieni d'occhio l'animale per diversi giorni per evitare che ciò accada. accadendo. Lo sapevi?
Alcune razze di cani non sono consentite in alcuni paesi. Prima di trasferirti, assicurati che questo non sia un problema per te. Ad esempio, è vietato trasportare in Gran Bretagna Pit Bull Terrier, Tosa giapponesi, Dogo Argentinos e Fila Brazilieros. Quando trasporti il ​​tuo animale domestico, non lasciarlo da solo in auto per lunghi periodi di tempo. Tieni sempre una ciotola di acqua fresca in macchina, nel caso in cui l'animale abbia sete. Gli animali non soffrono di temperature estreme durante il volo ma soffriranno se la cassa viene lasciata su asfalto estremamente caldo o gelido. Avvisa il personale della compagnia aerea che il tuo animale domestico si trova nell'area di carico e chiedi loro di controllarlo periodicamente. C Alimenti per animali domestici a marchio Diet®, venduti attraverso veterinari e negozi di alimenti per animali più raffinati, e alimenti per animali domestici a marchio Prescription Diet®, alimenti terapeutici disponibile solo tramite veterinari. Fondata più di 50 anni fa dall'impegno unico di un veterinario per la nutrizione e il benessere degli animali domestici, Hill’s® persegue la sua missione di aiutare ad arricchire e allungare le relazioni speciali tra le persone e i loro animali domestici producendo gli alimenti per animali domestici più scientificamente avanzati e di altissima qualità disponibili.
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massimilianodeconca · 4 years
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Uccideresti l'uomo grasso? di David Edmonds [Cortina 2014]
Uccideresti l’uomo grasso? di David Edmonds [Cortina 2014]
Siamo tutti incappati nella vita in situazioni tali da richiedere una decisione immediata. Poi però esistono situazioni estreme che mettono a dura prova la nostra capacità di giudizio, più che di sangue freddo. Forse perché molto spesso non valutiamo fino in fondo le conseguenze delle nostre singole scelte. (more…)
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levysoft · 6 years
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I mezzi di comunicazione con regolarità richiamano la nostra attenzione alla grossa minaccia dei passi metallici: i robot, ci dicono, ci vengono addosso. Saranno robot intelligenti, i cervelli fatti da microprocessori che svolgono miliardi di calcoli ogni secondo, con accesso immediato a migliaia di miliardi di brani di dati nella memoria. Gli sviluppi futuri dell'Intelligenza Artificiale [IA] potrà significare che come specie abbiamo creato i nostri successori... 
Il computer, sia esso mobile che fisso, sorpasserà dunque tutte le capacità umane nel futuro a breve o a medio termine? Gli artigiani, per esempio, sono condannati allo stesso destino dei tessitori di telaio a mano indiani del secolo scorso: le loro ossa dovranno sbiancare nelle pianure? La risposta è NO. Ma prima di spiegare il perchè dovremmo cercare di tirare le somme dell'attuale stato d'opera nel campo delle IA. Le attuali conquiste sulla IA sono piccole ma promettenti: le prestazioni attuali e prossime in campi strettamente delimitati, in particolare con sistemi esperti, sono ancora più promettenti. Ma l'IA non promette di certo di eclissare alla fine l'intelligenza umana. Per cercare un supporto maggiore di quanto qui si possa dare a quest'ultima asserzione, l'introduzione migliore viene forse da due libri (What Computer Can't Do e Mind Over Machine) dei fratelli Dreyfus. Questo duo dinamico comprende due professori di Berkeley, uno (Hubert) un filoso e l'altro (Stuart) si interessa di Ingegneria Industriale e Ricerca Operativa. Da una decade o due vanno facendo scoppiare molti palloni sull'IA liberando, in modo appropriato, grosse quantità di gas surriscaldato. Le figure dominanti nella ricerca sull'IA hanno di certo guardato al proprio lavoro  come a qualcosa capace di spalancare una quantità apparentemente illimitata di attività umane nei confronti della macchina, rendendo il lavoro, apparentemente, un semplice gioco da ragazzi. Herbert Simon, vincitore del premio Nobel, ha dichiarato che '...nell'arco di dieci anni la maggior parte delle teorie nella psicologia prenderanno la forma di programmi di computer.' Così equipaggiato con le leggi del comportamento umano, dicendo quale stimolo produrrà la risposta desiderata, un robot comandato da un computer di certo potrà eseguire in fretta uno scintillante arazzo o due. O un milione... Di nuovo Simon: 'Le macchine saranno capaci, entro una ventina di anni, di fare qualsiasi lavoro possa fare l'uomo.' Un altro leader, Marvin Minsky del MIT, ha predetto che '...entro una generazione, il problema di creare l'intelligenza artificiale, sarà sostanzialmente risolto.' E' difficile non rimanere impressionati dalla chiarezza di queste affermazioni e dal loro coraggio nel porre dei limiti temporali precisi: fra 10 anni, nell'arco di 20 anni, fra una generazione. Counque, prima di diachiarare noi e la nostre specie obsoleti, dovremmo fare caso a quando sono state fatte queste tre predizioni: rispettivamente nel 1957, nel 1965 e nel 1967. Non ne è stata realizzata una. Nessuna è arrivata neppure vicino alla realizzazione. Quando nei media si parla di questo argomento, si tende ancora a ripetere tali pretese mentre si osserva un educato silenzio riguardo ai fiasci precedenti.Spesso le storie aderiscono anche allo stesso formato ormai vecchio di decenni: no, queste cose non si possono fare ora, ma ci sono risultati eccitanti che mostrano come si sia fatto il primo passo e come risultati realmente importanti siano proprio dietro l'angolo... Ma l'aver fatto il primo passo non conta poi molto rispetto al raggiungimento della meta se il sentiero su cui ci si trova è, di fatto, un vicolo cieco, e il quadro dell'intelligenza umana che sottolinea queste affermazioni riguardo alla 'IA hard' appaiano abbastanza false da avallare tale direzione sbagliata. Per una argomentazione dettagliata contro questo 'errore del primo passo', si legga il materiale sopra citato dei Dreyfus. Una critica che si basa fortemente sulla fisica recente (ed è molto piè gentile) è stata offerta da Roger Penrose (in The Emperor's Mind), che considera anche posizioni meno estreme ('IA soft'), che sono molto più difendibili. Le affermazioni stravaganti sopracitate sono state screditate in maniera netta e decisa col passare del tempo.Ma è molto meglio notare l'immagine più sobria che emerge se ci volgiamo ad una letteratura sull'IA più recente, come quella che si ritrova in The Foundations of Artificial Intelligence: A Sourcebook (1990). E' pur vero che mostra ancora gli effetti della sbronza dall'era dell'Ottimismo Illimitato:
Ma trip fantastici mascherati da 'scienza' come questi, fronteggiano ora una competizione più realistica. Altri articoli in questa antologia mostrano che molti di coloro che lavorano sulle IA stanno facendo seri sforzi per definire la natura e le limitazioni del loro campo, lottando nel processo corpo a corpo con domande fondamentali e molto difficili.
UN 'CERVELLO' SENZA UN CORPO?
Ma cos'era sbagliato nel quadro dell'intelligenza che ha guidato i viaggi passati (e, sfortunatamente, presenti) nel paese delle fate? E' salutare guardare ad una linea di argomenti contrari sviluppata particolarmente da Hubert Dreyfus. Se le capacità umane saranno eguagliate da un computer, si baseranno sul seguire delle regole; i computer non possono far altro. Naturalmente, a volte facciamo ricorso a delle  regole; uno che imparasse a guidare borbotterebbe: prima a folle, poi la chiavetta d'avviamento, togliere quindi il freno a mano... Ma una volta superata la fase di noviziato, di solito non c'è nessun segno che si segua una regola cosciente. Per salvare il progetto del 'computer umanoide', si dovrebbe assumere che tutti i nostri comportamenti capacitivi nascono dal seguire una regola, nobn ha importanza che si sia o meno coscienti della regola. Ma questo concetto delle 'regole inconsce' ha poco  a suo supporto a molto contro. Come nota Dreyfus:
Un computer ha bisogno di regole perchè gli oggetti con cui ha a che fare devono essere definiti chiaramente e quello che deve essere fatto in seguito deve essere scritto nel suo programma senza ambiguità. I dati che il programma può ottenere sono un gruppo ben delimitato scelto per la sua rilevanza rispetto agli scopi del programma stesso: è il programmatore, naturalmente, che decide in merito e che sceglie i dati che saranno rilevati per esse. Così il computer opera in un mondo piccolo, auto-contenuto e relativamente privo di perplessità. Per contrasto, noi poveri umani dobbiamo muoverci pesantemente e rumorosamente per un mondo che è capace di infinite sorprese e dobbiamo fare del nostro meglio. nei suoi confronti. Dobbiamo accontentarci di oggetti che possiamo capire solo vagamente, cambiare a tentativi i nostri criteri di rilevanza in risposta a nuove esperienze, imporre a tentativi degli schemi (schemi che di solito sfuggono a qualsiasi analisi) nello sforzo di comprendere una situazione.
Coscienti di questi aspetti preziosi nella psiche umana, i ricercatori nell'IA hanno mostrato naturalmente  un grosso interesse nello sviluppare programmi che possano imparare. Qui, i primi lavori si sono basati soprattutto sulle teorie comportamentali, in cui l'apprendimento umano è visto soprattutto come come oggetto di semplice condizionamento stimolo-risposta, frequenza di rafforzamento ed eccitazione, tutto facilmente programmabile. Ma una quantità di opere sperimentali ha posto ultimamente un grosso punto interrogativo su queste teorie e ha mostrato come alcuni dei risultati di condizionamento più elementari dipendano soprattutto dal contesto sperimentale e possano differire a seconda delle scelte del soggetto. Senza dubbio, e in modo ancora più rimarcabile, c'è ora la prova che che non-humani e perfino animali non-mammiferi possano formare schemi ed usarli per modellare in modo variato la propria percezione dello 'stimolo di input', in un modo comunque simile. Guardando ai risultati sperimentali siamo portati a chiedere non tanto se un computer possa 'imparare' come un essere umano, ma piuttosto se possa mai imparare in un modo efficace quanto quello di un piccione.
Possiamo perfino chiederci: un computer avrà mai il senso pratico di un piccione? Perchè è uscito fuori (come la discussione precedente ci ha indotto ad aspettarci) che il senso pratico è immensamente più difficile da programmare del pensiero logico. Lottando con questo problema, Minsky scrive:
Obiettando alla proposta di Minsky di programmare questi diversi metodi di 'incatenamento', Terry Winograd osserva in
Thinking Machine
:
IL CORPO: COSTI E BERNEFICI
Ma se le nostre capacità di solito non possono essere ridotte a delle regole, da dove provengono? Dreyfus enfatizza nel suo resoconto come abbiano origine dall'esperienza corporea e da essa dipendano continuamente. E' perchè abbiamo un corpo che abbiamo imparato (abbiamo dovuto imparare) ad estrarre un senso da esperienze che sono diverse in qualità eppure simultanee, per esempio ciò che ci dicono gli occhi e ciò che ci dicono le mani. Originalmente è per negoziare il nostro cammino attraverso il mondo fisico che formiamo degli schemi con cui organizzarlo e delle aspettative basate su questi schemi. Equipaggiati con questi schemi e queste aspettative, possiamo trascorrere la maggior parte del tempo in un mondo che ora è familiare; e comunque schemi e aspettative hanno questa straordinaria virtù di rimanere aperti alla correzione, di modo che nuovi fenomeni non ci lasciano ad annaspare. In questo modo semi-automatizziamo le nostre risposte, cosicchè il mondo sensoriale non si presenta come un'arena che dobbiamo perennemenete combattere per comprendere, e possiamo così cavarcela senza una costante emorragia di energia e attenzione. Se c'è una qualità umana che merita il nome di 'intelligenza', è difficile pensare ad un candidato migliore di quello che così iniziamo a sviluppare: l'abilità a  cavarcela. Come la mette Dreyfus in What Computers Can't Do:
Così, nelle situazioni in cui la risposta automatica è tutto ciò che viene richiesto (dove gli oggetti sono ben definiti, il corpo di dati 'rilevanti' è circoscritto chiaramente, gli schemi non debbono adattarsi, e le aspettative non sono mai disattese) possiamo procedere per inerzia usando programmi di risposta derivati da esperienze passate.
E' in questi campi di attività, dove non si richiede pensiero creativo e complesso, che la logica formale e il computer possono comportarsi abbastanza bene. Ma tali casi sono più rari di quanto si creda generalmente. Per esempio, moltissime persone probabilmente vedono la matematica come l'archetipo dei regni dove la logica formale esercita il proprio potere; ma questo succede perchè spesso pensano ad un caso non rappresentativo, quello dell'artmetica. Nella matematica, di solito è molto differente. Come scrive Penrose (un matematico anche lui) in
The Emperor's New Mind
:
(Naturalmente l'argomento può sempre essere ricostruito come una progressione logica.)
Quella che può apparire come una conclusione paradossale emerge da questo: una delle ragioni principali per cui un computer non duplicherà mai l'intelligenza umana è che non è provvisto di un corpo con cui incontrare il mondo. E qui arriviamo ad alcune conseguenze interessanti per la computerizzazione delle capacità, capacità di mestiere in particolare.
MESTIERE, CAPACITA' E 'REALTA' VIRTUALE'
Il mestiere si fonda, forse in modo più pesante dell'arte alta, su quegli aspetti cruciali della comprensione umana che derivano e dipendono dall'esperienza corporea: come resistono o cedono i materiali, come appaiono al tatto... la sbalorditiva e complessa integrazione tra dati sensoriali e bisogni istintivi che viene esemplificata da una frase come 'copertura di sicurezza'. Un computer potrebbe benissimo venir programmato per controllare macchine che duplichino o plagino ottusamente u'opera già esistente, proprio come ci si può aspettare da una fotocopiatrice a colori che prima o poi riesca a sfornare copie sorprendentemente simili della Monna Lisa. (Secondo quanto riferisce la stampa, stanno già fornendo imitazioni passabili di una banconota da cinquanta dollari.) Ma non ci si deve mai aspettare che qualche pezzo originale di opera creativa rotoli fuori dalla linea di produzione controllata numericamente. (Vale la pena notare che il risultato di una linea di produzione di questo tipo non occorre che sia monotonamente uniforme. Il controllo numerico può evitare facilmente la sfera perfetta o la linea rigidamente diritta, aggiungendo deviazioni casuali che siano percettibili dall'occhio o dalla mano. Se ci fosse abbastanza richiesta, coloro che desiderano bernoccoli per amore della bernoccolità troveranno qualche industria pronta a soddisfare i loro desideri). Potrebbe essere pertinente suggerire un significato speciale per il mestiere nel mondo attuale. Questo è un mondo in cui la 'realtà virtuale' minaccia di sostituire la realtà. Gli incontri umani viso-a-viso sono sempre più costretti e minacciati mentre vengono rimpiazzati da relazioni mediate e astratte; 'razionalità tecnocratica', efficienza economica e inevitabilità del 'progresso' si assumono per giustificare cambiamenti che sono spesso dubbi, maleaccetti da gran parte delle persone e anche orrendi. Se l''arte alta' celebra questi sviluppi, o li presenta anche soltanto neutralmente, rischia di perdere il proprio aspetto critico. E se noi rigettiamo l'ideologia che insiste nel dire che tale mondo maligno è 'inevitabile', dovremmo cogliere, ed essere contenti di vederla, una critica almeno tacita al lavoro manuale che rivitalizza esperienze più antiche ora in pericolo di andare perse: la sensazione del tocco di una coperta, il peso di una pietra... non nella 'realtà virtuale', ma nella nostra mano. Naturalmente un tale genere di critica potrebbe essere sia rteazionara che tesa a guardare in avanti. Potrebbe convogliare un desiderio infantile di reacreare il passato così com'era, di far emergere le virtù ormai perdute nello stesso ambiente sociale come succedeva un tempo, di far rinchiudere le persone all'interno dell'estesa famiglia (patriarcale) o della comunità del villaggio (dalla mente ristretta e tendente ad escludere). Oppure, invece, potrebbe esprimere un desiderio di recuperare ciò che è andato perduto o è in pericolo di perdersi, ma per situarlo in uno schema di relazioni più espansivamente conviviali. Che queste possano essere immaginate solo in modo vago non può essere visto come scusa per abbandonare le speranza. Potremmo trarre una lezione salutare da tutto ciò. Anche se il 'progresso tecnologico'è stato trasformato in ideologia, di certo non è un semplice mito e dobbiamo stare attenti a quelle premesse e minacce che sono reali; ma dobbiamo mantenere una vigilanza ferrea nei confronti dei raggiri 'scientifi'. Ricordate come, nel campo dell'energia nucleare, la visione dell''elettricità troppo economica da distribuire' veniva sventolata di fronte a noi per tacitare i dubbiosi. Ricordate come le autostrade avrebbero risolto il problema del traffico stradale in espansione. E c'era una volta quella benevolente genia scientifica che era sul punto di agitare la sua bacchetta magica per ridurre la settimana lavorativa a venti ore, a dieci ore... Le dichiarazioni precedenti dei ricercatori dell'IA probabilmente sono esempi estremi di tali trucchi e senza dubbio sono innocenti. Dopo aver considerato il ruolo sociale dell'IA in generale, Terry Winograd (uno dei leader più illuminati nella materia) offre una preoccupante conclusione:
La pretesa marcia dei robot dona a questo incubo burocratico il proprio sugello intimidante. Se ci stiamo tutti avvicinando al nostro use-by date anyway; grazie al rimpiazzamento da parte di esseri più acuti e più duraturi fatti d'acciaio, fibre di carbonio e plastica, allora, ovviamente, non c'è motivo di combattere per preservare il semplicemente umano... In realtà, se ci sentiamo spodestati, possiamo dire che coloro che smerciano questi sogni ad occhi aperti e questi incubi smentiscobno i propri argomenti proprio nell'atto di proferirli. Di certo dimostrano che nessuna macchina surclasserà mai l'homo sapiens nell'abilità specificamente umana della masturbazione.
Alan Roberts, originariamente un fisico, attualmente ricercatore in ecologia teoretica alla Monash University. La presente versione dell'articolo, pubblicato dalla Arena Magazine, è basata sul testo di una conferenza tenuta nel Luglio 1992, una versione precedente era apparsa in Artlink , Winter 1992.
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     🥀📸     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐥𝐚𝐮𝐫𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭  & 𝐝𝐲𝐥𝐚𝐧 𝐣𝐨𝐧𝐚𝐬      ❪    ↷↷     mini role ❫      beyond    the      lake      31.10.2020  —  #ravenfirerpg      #ravenfireevent  #spookyravenfire
Partecipare a quel tipo di eventi non era mai una scelta volontaria per la piccola di casa Seered, la cui volontà era quella di rimanere sempre il più defilato possibile. Amava la tranquillità ed attirare l'attenzione su di sé era un qualcosa che lasciava ben volentieri agli altri componenti della famiglia. Era cresciuta con la convinzione che fosse cosa buona e giusta rimanere un passo indietro e tutto sommato ora che aveva finalmente compreso come stessero le cose, non poteva dire di non essere stata fortunata. Tuttavia la festa di Halloween era una sorta di tradizione a Ravenfire, e come avrebbe potuto non essere così in una cittadina dove il soprannaturale dilagava? Per l'occasione la veggente aveva scelto un abito decisamente fuori dai suoi schemi, fin troppo appariscente per i suoi gusti ma era il trucco elaborato che l'aveva spinta ad accettare di uscire. Era quasi impossibile riconoscerla. All'interno la fontana verde sembrava padroneggiare tutto l'ambiente, ma fu quando vide i drink e gli stuzzichini a tema che la veggente non poté non ridacchiare tra sé e sé. Intravide poi una testata di capelli rossi e con il sorriso di chi la sapeva lunga, ella s'avvicinò al fratello.
« Ed io che ti facevo chiuso in casa a strimpellare la tua chitarra... Non ti facevo da festa di Halloween, e da cosa saresti vestito? »
Dylan Jonas Seered
Dylan amava andare alle feste, si fiondava sempre con grandissimo entusiasmo. Si soffermava spesso a parlare con tantissime persone, alcune delle quali ben note da anni. È una delle caratteristiche primarie delle piccole cittadine, soprattutto quando possiedi un cognome come il suo, è quasi impossibile essere invisibile. Il fatto è che lui non amava molto stare al centro dell' attenzione, anche se spesso e volentieri finiva per doverlo essere. Si impegnava molto all'interno del consiglio, insieme alle sue sorelle, aiutavano Ashley con la gestione. Per lui loro erano tutto, e da bravo fratello, si assicurava sempre che stessero bene, oltre ad appoggiarle sempre nelle loro scelte. Quella sera aveva optato per qualcosa di scontato e semplice, non aveva avuto il tempo di fare una scelta accurata visto i suoi numerosi impegni col tirocinio e le varie associazioni di volontariato di cui ormai fa parte da tempo. Metteva sempre a primo posto gli altri e poi sé stesso, in tutto. Un pregio per lui, ma forse anche un difetto di cui a lungo andare ne avrebbe preso coscienza. « Un demone rosso... Lo so, banale e scontato, ma non ho avuto tempo per trovare qualcosa di originale. Invece tu sei davvero incantevole sorellina... Sei venuta da sola o hai qualche accompagnatore? » Sorrise, curioso di sapere con chi fosse venuta Laurel. Dylan aveva un'occhio di riguardo per sua sorella minore, un senso di protezione giusto, senza ostacolarla o essere pressante. D'altronde, la riteneva abbastanza responsabile. Anche se ovviamente, fare qualche indagine e chiederle qualcosa, non gli sembrò una cattiva idea. Almeno, per titolo informativo/curiosità da fratello maggiore.
Laurel Tempest A. Seered
Il sorriso che era comparso sulle labbra della veggente la faceva assomigliare a qualcosa di malvagio con tutto quel trucco sul viso, ma era felice di aver intravisto un volto conosciuto tra tutte quelle persone presenti. Non era mai stato un tipo mondano, spesso lasciava che l'attenzione fosse focalizzata sugli altri memebri della famiglia, ma per quella sera aveva voluto osare con quell'abbigliamento. Ridacchiò successivamente alle parole del fratello prima di dover scuotere il capo. Era impossibile che Dylan non fosse protettivo con lei e le sue sorelle, e in qualche modo l'aveva sempre accettato, eppure sapeva il bisogno di avere le redini in mano era fin troppo importante per lui. « Sola, soletta... Non dirmi che avresti voluto fare la parte del fratello maggiore e fare il discorsetto che si fa... Faresti scappare a gambe levate anche i più temerari, sai? » Domandò retoricamente la giovane Seered prima di ridacchiare divertita. Non aveva mai preso in seria considerazione i ragazzi, certo alcuni le piacevano, altri s'erano perfino avvicinati solamente per il nome che portava ma mai nessuno era riuscito a colpire Laurel. « Incantevole per uno scheletro... Ma almeno con questo trucco sono poco riconoscibile. E tu, piuttosto? Solo o hai qualche ammiratrice segreta di cui non abbiamo ancora avuto notizie? »
Dylan Jonas Seered
Dylan ridacchiò sonoramente alle prime battute scambiate con la minore di casa Seered. Non erano ancora arrivati a quei discorsi, ma forse era anche stato abbastanza "sgamabile" visto il suo senso di protezione forse anche troppo invadente per certi versi. Ovviamente pensava che anche Laurel dovesse avere le sue esperienze e di certo lui non l'avrebbe intralciata con una sorta di gelosia fraterna possessiva, però darle tre o quattro suggerimenti non guastava e nemmeno avere qualche occhio di riguardo, solo in evenienze estreme e rischiose. Ma non era di certo quello il caso, anche se gli piaceva scherzarci sopra. « Certo... Da bravo fratello maggiore mi tocca minacciare il tuo pretendente, farlo sentire inadeguato e guardarlo malamente anche. » Fece un'espressione seria, uno sguardo in cagnesco super finto, che poi si sciolse in un sorriso sereno e tranquillo. « Per tua fortuna non sono papà, lo sai voglio che tu ti diverta e stia attenta. Ma ti conosco, sai badare a te stessa perché sei giudiziosa e arguta. È quello che mi piace di te sorellina... Comunque no, nessuna ammiratrice. Non ho il tempo di conoscere nessuna. »
Laurel Tempest A. Seered
Essere protettivi per Dylan era all'ordine del giorno, con ognuna delle proprie sorelle, ma con Laurel sembravano che tutti, in qualche modo, facessero a gara per darle il loro supporto. Eppure non sempre era stato così in passato. Sapeva che essere l'ultima arrivata non significava automaticamente essere la cocca di casa, e la situazione a casa Sssered lo dimostrava a tutti gli effetti, ma in fondo le piaceva il fatto che Dylan e gli altri le riservassero quelle attenzioni, nonostante non lo volesse ammettere. Si limitò tuttavia a scuotere il capo quando lo ascoltò parlare. « Credo che arrivata a questa età possa prendere le mie decisioni in fatto di ragazzi... Non credi? » Domandò quasi retoricamente mentre osservava quel luogo diventare sempre più gremito di persone. Non era mai stata una ragazza facile, le piacevano i ragazzi come a tutte ma non lo cercava ecco. Aveva così tante cose per la mente che il sol pensiero di avere anche un ragazzo le faceva storcere il naso. Solo quando lo sentì proseguire, Laurel non poté non regalargli un sorriso prima di appoggiarsi con il capo contro la sua spalla. « Non pensavo di poterti sentir dire queste cose, ma è bello... Grazie fratellone. Sai, a volte credo che noi Seered non siamo fatti per le relazioni, non che ne voglia una sia chiaro, ma è una cosa su cui ogni tanto rifletto... »
Dylan Jonas Seered
« Credo che tu sia sufficientemente saggia per prendere qualunque tipo di decisione. Ma comprendi bene che come fratello, ho sicuramente l'istinto di volerti vedere sempre felice e tranquilla. Penso si chiami istinto di protezione familiare o qualcosa simile... » Fece spallucce, non aveva altro da aggiungere se non la verità. Tale verità, lo spingeva talvolta ad essere forse troppo soffocante, o se non soffocante, probabilmente troppo apprensivo. Il triste fatto era che doveva iniziare ad accettare la dura realtà dei fatti: sua sorella era cresciuta. Non era più la piccola di casa, quella piccola da proteggere a tutti i costi, ma ormai era una donna adulta ed aveva senso che la troppa apprensione di Dylan su di lei le stesse stretta. « Penso che siamo cresciuti in una famiglia dove l'amore non esiste quasi, se non per scopi di convenienza. Ma questo non significa che dobbiamo continuare questa "catena". Penso che dobbiamo e possiamo scegliere chi siamo sorellina.» Si avvicinò ad essa e la abbracciò forte. « Scegli di essere te stessa, non in base al cognome che porti. » Le fece l'occhiolino ed il suo sguardo vagò altrove. « Non voglio trattenerti ancora, o davvero sembrerò pensante. Ci vediamo a casa, divertiti e... Stai attenta.» Si morse il labbro, non poteva fare a mare di fare una tale raccomandazione; ma probabilmente questo suo forte senso paterno sarebbe affievolito.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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Cinque Nuove Acconciature Per Provare Questa Primavera
Senti, ragazzi? C'è stato un risveglio. O almeno c'è all'orizzonte. Per quelli di voi costretti a sperimentare reale inverno da dove si chiama a casa, probabilmente avete visto accenni di primavera spuntano attraverso il grigio e freddo. Mattina potrebbe essere ancora forte, ma il sole di mezzogiorno sta cercando di dirvi qualcosa e quel qualcosa è certamente la pena di festeggiare. Con la primavera quasi qui, avete alcune scelte da fare. Per esempio, potrebbe essere il momento di riorganizzare il vostro appartamento o la pulizia del vostro armadio o provare un nuovo look, una volta che si è finalmente in grado di mettere il parka in deposito per un paio di mesi. In cima a questa lista anche se è la vecchia questione di età: quale acconciatura devo provare questa primavera?
Perdona l'estate e l'inverno, ma la primavera e l'autunno sono i tempi e per davvero dare nuove acconciature un andare. Senza la natura estrema di inverno freddo o del caldo d'estate, primavera permette realmente di fare un cambiamento, senza dover temere troppo la temperatura a base di disagio. Si può andare così estreme come si desidera in entrambe le direzioni, ma abbiamo sempre il supporto di un beardsman la decisione di cambiare le cose e fare un nuovo passo in avanti e freddi d'inverno síallontana a favore di jeans, scarpe da ginnastica, e la tua t-shirt preferita, che è stato in letargo da ottobre. Con questo in mente, diamo un'occhiata ad alcuni dei nostri preferiti di acconciature per provare questa primavera.
Taglio Ronzio
Il più semplice e più pulita taglio di capelli in tutto il paese. State lasciando i vostri capelli a crescere per tutto l'inverno fino a quando è assunto un aspetto simile a quello di Matt Damon verso la fine del Marziano? Beh, allora forse è il momento di prendere un paio di forbici per la cupola e iniziare a (quasi) completamente rinnovato. Ogni ragazzo dovrebbe buzz loro testa ad un certo punto nella loro vita adulta. Siamo così attaccati ai nostri capelli, soprattutto con l'età, che può essere un buon esercizio per semplicemente staccare e ricominciare. Il taglio ronzio è la liberazione, richiede una manutenzione quasi nulla, e ti permette di saltare la parte della giornata in cui ti chiedi come i tuoi capelli sembra. Tutte le vincite nel nostro libro.
Alto e Stretto-ish
Per tutto l'amore che scorre attraverso l'elegante mondo per il ritorno dei capelli lunghi, alto e stretto-ish è ancora il più popolare di taglio di capelli nel paese. Prendere Ryan Reynolds’ look da Deadpool, per esempio. Questo è un po ' più estremo di più, giocando l'ex militari aspetto del suo carattere è Wade winston Wilson, ma il rapporto di capelli dalla parte superiore ai lati, con l'ovvio uso di un paio di forbici intorno alla testa, tutti i giochi in un look che si può vedere in bar, uffici e altri luoghi dove gli uomini si riuniscono in tutto il paese. Alcuni potrebbero lasciare i capelli un po ' più in alto, andando per più di nicchia, ma è tutto nello stesso phylum di stile. E hey, non siamo in grado di lamentarsi un po'.
Disordinato Cesare
A volte può essere difficile da descrivere al tuo parrucchiere di come volete che il vostro capelli per un look. Per secoli, le donne hanno preso il molto più intelligente il percorso e semplicemente portato una foto di qualcuno che voleva emulare il look di, ma ragazzi, noi siamo più abituati a dare un parrucchiere istruzioni che possono competere con quelli di un maldestro buffone. Barbieri sono professionisti, ma non può leggere la tua mente in modo da essere il più specifici possibile quando si parla loro di questo taglio successivo a provare, il disordinato cesare. Essenzialmente, il disordinato cesare è un po 'cresciuti, versione alta e stretta-ish, tranne la lunghezza è un po' di più anche tutto intorno, o se si arriva su di esso da un'altra direzione, avrete la vostra lati taglio basso con un paio di forbici, invece dei clippers, ma ha lasciato con qualche presenza. Questo è un taglio preciso fatto a guardare un po ' disordinato, che è un delicato equilibrio, ma la gloria arriva a chi la cerca.
Metà-Lunghezza
Ci sono due tappe fondamentali di un uomo che cresce fuori i suoi capelli: il momento in cui ha deciso di intraprendere questo compito monumentale e il momento in cui si rende conto di come molti mesi di imbarazzo ha intenzione di avere a sopportare per ottenere il risultato desiderato. Questo non è un viaggio per tutti e molti, purtroppo, alla fine cedere e tornare a uno dei nostri accennato in precedenza stili. Tuttavia, se si continua a lasciar crescere i capelli fuori, si sta andando ad avere per fare il la maggior parte a seconda di quale fase si trovi. Inserisci il mid-lunghezza di taglio e il ragazzo che apparentemente posseduto ultimi anni, Bradley Cooper. Guarda, non fa male che il tizio è incredibilmente bello, ma ha imparato styling una lunghezza di capelli che può trasformarsi in un disastro a quasi ogni turno. Tenete a mente che quando si tratta di media lunghezza, un po ' di stile va un lungo cammino. Non si vuole guardare come si sta tentando di domare la vostra sempre più magnifica testa di capelli, anche se tutto ciò che è è un precedente taglio di capelli del vostro cresciuto.
Completamente Cresciuto
Forse questa primavera è finalmente il tempo per fare quello che hai sempre detto che devi fare con i vostri capelli, per andare in capelli lunghi e lasciarlo volare, come hai sempre voluto. Se sei già in un mid-lunghezza punto, allora ci siamo quasi (uh, in fondo)! La maggior parte di noi che non andare completamente cresciuto con il nostro manes fa dopo aver ricevuto un qualche tipo di stile di taglio di capelli di anni fa, il che significa che i vostri capelli non sta andando a crescere in modo uniforme. Detto questo, una volta che la maggior parte dei vostri capelli ha raggiunto la lunghezza desiderata, cioè quando si può finalmente mettere indietro in una crocchia forse, allora è giunto il momento di visitare un parrucchiere e li hanno anche per voi. Niente di significativo, solo qualche aggiustamento per assicurarsi che continua a crescere fuori come vuoi e come vuoi. Vi assicuro che, anche quando si sta andando per uno stile che urla “io non ottenere tagli di capelli,” si vuole ancora ottenere un assetto e poi ogni ora.
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Tornando a Sud: viaggi in un Salento che diventa casa, attraverso gli occhi degli altri (IV)
di Cristina Manzo
  A poca distanza dalla masseria Spigolizzi, comincia il nostro quarto racconto.
Ci vivono Heinz e Mirjam Steffens. Il loro centro del mondo è qui, nella “casa solare” immersa nella campagna di Salve, ad appena un chilometro dal mar Jonio.
Interni della “Casa solare”, dimora di Heinz e Mirjam Steffens, Salve[1]
Ci si arriva attraverso le estreme propaggini delle serre salentine e la strada che si inerpica oltre una chiesa bianca di calce, dal profilo messicano. Mirjam, è una montanara della Baviera, dalle forti mani e dal bel volto come intagliati nel legno, uno spirito nomade che si è fermato qui, per amore di Heinz, ingegnere, che ha sistemato la loro casa, (anche se, poi, ammette di essersi sentita “predestinata” e di essersi profondamente legata al Salento). Sente la durezza, la forza oscura e la magia segreta di questa terra e attribuisce questo incanto al potere che essa ricava dal suo continuo dialogare con il mare che la culla da ogni parte. È profondamente attratta dalle pietre del luogo, che usa per il suo lavoro, pietre che portano il segno della storia, levigate dal mare. Qui, si vive un continuum neolitico tra specchie, dolmen e menhir. Porto Badisco, le cento pietre di Patù, Le selci di Spigolizzi, il ”Paiarone” di Pozzo Mauro, le veneri di Parabita. La casa, è un rifugio in progress, cresciuto intorno alle strutture contadine preesistenti, che Heinz ha adattato alle esigenze di un’operosità che spazia dai lavori agricoli alla cura degli animali, dall’attività artistica all’ospitalità offerta agli amici che vengono a trovarli. Insieme inseguono il sogno di una vita indipendente dai meccanismi della società industriale. Mirjam trova nei legni, nelle pietre e nella segreta magia del luogo materiali ideali e suggestioni profonde per il suo lavoro da artista che è aspro e forte. Il laboratorio è un luogo alchemico dove realizza maschere e figure totemiche, simbologie solari e lunari, arcane divinità matriarcali, ma anche burattini, mentre Heinz, si appassiona a distillare il vino e la grappa. Tutto quello che mangiano e che offrono agli amici è rigorosamente fatto in casa. A Mirjam piacciono le scelte estreme, nella ricerca artistica come nella vita. Non ama parlare molto di sé né essere fotografata, -”la fotografia, ti scheda, ti crocifigge”-, dice. Tuttavia si abbandona volentieri a parlare del suo rapporto con Normann Mommens, vicino di casa; lui le procurava le pietre, le portava scalpelli e martelli, la veniva a trovare per guardare il suo lavoro, ma era anche capace di lasciarla libera, senza mai interferire. In lui aveva trovato un interlocutore prezioso, come difficilmente accade ad una donna che voglia praticare la scultura.
Burattini e sculture realizzati da Mirjam Steffens, nella Casa Solare, Salve[2]
Anche in Germania non era stato semplice. Si era laureata in economia, per “distruggere il capitalismo” e l’obiettivo principale della sua arte rimane quello di socializzare i risultati, soprattutto in difesa dei diritti delle donne e per l’ambiente. Cerca solo un linguaggio molto semplice per comunicare i messaggi della propria arte, i contenuti che le stanno a cuore. Il suo lavoro indaga sulle radici ultime, che accomunano le culture sui grandi temi dell’umanità: la natura, l’amore, il sacro, il ruolo della donna, perché convinta che esista un unico flusso energetico che accomuna uomini, terra e cielo. Uno dei suoi campi di indagine preferiti è quello dell’antropologia culturale, della religiosità popolare, partecipa a processioni, pellegrinaggi, i riti del paese, come quello delle tarante, profondamente radicato nel Salento. Nella campagna accanto, Michael Binder, tedesco del sud ha riadattato, anche lui, con interventi minimi strutture contadine preesistenti, in un disordine da bidonville che alla fine presenta una sua speciale dimensione estetica: Quinta tappa del nostro Salento itinerante, vissuto da animi forestieri diventati, forse, più salentini dei salentini.
(4 – continua)
Note
[1] Verso Sud, 2008
[2] Verso Sud, 2008.
  Per la prima parte:
Tornando a Sud: viaggi in un Salento che diventa casa, attraverso gli occhi degli altri
Per la seconda parte:
Tornando a Sud: viaggi in un Salento che diventa casa, attraverso gli occhi degli altri (II)
Per la terza parte:
Tornando a Sud: viaggi in un Salento che diventa casa, attraverso gli occhi degli altri (III)
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viaggiatricepigra · 5 years
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Bello bello bello 😍 Eh si, sono entrata in un nuovo trip da anime. Ho passato il ferragosto a divorare le prime due stagioni di Tokyo Ghoul...mai passato meglio 😎 . Me lo avevano consigliato, ma non avevo mai avuto la spinta per iniziarlo e portarlo a termine. Di solito valuto se ne ho il tempo, perché (a meno di farmi totalmente orrore) cerco di portare a termine quello che inizio subito. Altrimenti non lo finisco mai. . Ma non immaginavo mi avrebbe conquistato così tanto! Davvero una storia interessante che sa bilanciare molto bene la quotidianità a situazioni più estreme. . I finali sono semplicemente: WOW! Lasciano lo spettatore incollato allo schermo, curioso di scoprire come si chiuderà quella faccenda e nonostante tutto in preda a mille emozioni, spesso contrastanti e rapide fra loro. . . La trama è molto semplice: Ken Kaneki è un giovane umano, gentile, intelligente, forse un po' ingenuo, che una notte viene assalito da un Ghoul, Rize, ma quando sta per essere divorato lei viene colpita da alcune travi d'acciaio che crollano da un edificio. Entrambi portati in ospedale d'urgenza, verranno trapiantati gli organi di Rize a Ken. Quest'operazione lo farà diventare mezzo Ghoul. Spiazzato, terrorizzato e solo, troverà rifugio ed amicizia nell'Anteiku. Un locale che frequentava già prima della trasformazione, scoprendo che è un rifugio e la sede di un gruppo di Ghoul pacifici. . . Lentamente dovrà fare i conti con la sua nuova natura e trovare una sorta di equilibrio, nonostante non sia facile. Sopratutto per colpa della fame che lo attanaglia. I Ghoul infatti si nutrono solo di carne umana. Il resto del cibo è orribile per loro. Tranne il caffè☕ . . Vedremo come maturerà, nel mezzo fra queste due culture così diverse e con un odio profondo l'una per l'altra. Ci portarà a riflettere, a capire meglio entrambi e a detestarli a fasi alterne per scelte che, a mente distaccata, sono davvero insensate. . . Un percorso che lo vedrà cambiare profondamente, anche se sotto sotto resterà lo stesso. . Bellissimo!❤️ Ora mi butto sulla terza stagione e poi cercherò di capire se l'adattamento dal manga (omonimo) è stato fedele o no ✌️ https://www.instagram.com/p/B1N2Z4LonIR/?igshid=1bw7ybux9cyig
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