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#scrittori inglesi
gregor-samsung · 3 months
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" «Non essere così spaventato. L'amore non finisce. Solo perché non ci vediamo…». Aveva già deciso, anche se io non lo seppi fino al giorno dopo, quando il telefono non offrì nient'altro che una bocca aperta e silenziosa come quella di qualcuno ritrovato morto. «Mio caro, mio caro», disse lei, «la gente non continua forse ad amare Dio per tutta la vita senza mai vederlo?». «Non è il nostro genere di amore». «Alle volte ho l'impressione che non ce ne sia nessun altro». Avrei dovuto accorgermi di quanto lei fosse già sotto l'influsso di uno sconosciuto non aveva mai parlato in quel modo le prime volte che eravamo stati insieme. Con felicità, di comune accordo, avevamo eliminato Dio dal nostro mondo. Mentre io dirigevo con attenzione la luce della lampadina tascabile per illuminarle i passi attraverso l'ingresso devastato lei aggiunse: «Tutto dovrà andare bene. A condizione che amiamo abbastanza». «Io non posso dare ancora di più», dissi io. «Ti sei già presa tutto». «Tu non sai», disse lei. «Tu non sai».
Il vetro delle finestre si sbriciolava sotto i suoi piedi. Solo la vetrata policroma del portone d'ingresso era rimasta intatta. Il vetro diventava bianco là dove si polverizzava, come il ghiaccio che i bambini disfano nei campi fradici o sul ciglio delle strade. Di nuovo mi disse: «Non avere paura». Sapevo che non si riferiva a quei nuovi e strani ordigni che dopo cinque ore, senza pausa, ancora ronzavano in alto come api venute dal sud. Era il giugno del 1944, fu la prima notte di quelle che più tardi vennero chiamate V1. "
Graham Greene, Fine di una storia, traduzione di Alessandro Carrera, Prefazione di Scott Spencer, Postfazione e cura di Domenico Scarpa, Collana La memoria n. 1295, Palermo, Sellerio, 2024¹; pp. 131-132.
[Prima edizione originale: The End of the Affair, London: William Heinemann, 1951]
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abatelunare · 10 months
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Quello che leggo
Credo siano sostanzialmente quattro le letterature che ho letto maggiormente. La prima è chiaramente quella italiana. Del resto, mica sono finlandese (per dire, eh). La seconda è quella angloamericana. E sotto questo termine riunisco scrittori inglesi e americani. La terza è quella francese. Che ho cominciato ad approfondire negli ultimi anni. Infine c'è quella russa. Credo sia la mia "scoperta" più recente. Seguono le altre. Che non elenco, perché dovrei pensarci per individuarle bene. E in questo momento non mi va.
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sydmorrisonblog · 2 years
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Roger Keith Barrett, conosciuto come Syd Barrett fu un artista ed un musicista brillante, talentuoso, carismatico, solare e seducente.
Da alcuni viene definito un pittore con l’hobby per la musica.
Tanto seducente e carismatico quanto irrimediabilmente perso. Syd sprofondò in un attimo, spegnendosi poco a poco.
La vicenda esistenziale di Syd Barrett è stata sinceramente triste e il suo precipizio inevitabile. Il ragazzo solare e affascinante aveva perso lo scintillio nello sguardo, la luce che rapiva chiunque incontrasse. Dal 1968  (l’anno in cui lasciò i Pink Floyd) al 2006 (l’anno della sua morte), in molti speravano che Syd uscisse dal suo isolamento, che guarisse, che riuscisse a dominare il dolore, vincere le tenebre, ritrovare un contatto con la realtà, riabbracciare gli amici, l’arte … Non è andata così.
Syd Barrett fu membro dei Pink Floyd per i quali ideò sia il nome del gruppo che i testi delle canzoni.
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I suoi testi erano innovativi. Molti suoi brani traggono ispirazione dai grandi scrittori e poeti inglesi e dalla letteratura dell’infanzia.
Syd Barrett prestò il suo talento artistico anche alle cover degli LP: realizzò l’illustrazione con il trenino che produce nuvolette di fumo con sopra scritto il titolo del brano See Emily Play o la serie di insetti sul fronte del suo secondo album da solista Barrett, mentre, la cover del suo primo album, The Madcap Laughs, rappresenta l’immagine fotografica di Barrett accovacciato su un pavimento dipinto con strisce nere che lui stesso realizzò.
Syd iniziò a dipingere quando ancora era un bambino. Frequentava la scuola d’arte dedicandosi alla pittura.  La pittura, appunto, era questo il suo primo amore.  A Londra frequentava la scuola di Arte di Camberwell. Aveva una predilezione alla creatività e all’immaginazione che emergerà in tutti i suoi lavori, sia dal punto di vista musicale che nelle sue liriche piene di paesaggi fantasiosi fiabeschi, di racconti spesso strampalati ma di grande potenza visiva.
Barrett amava la pittura nella sua forma più nobile e libera. La stessa libertà che gli avrebbe dovuto dare la musica ma non fu così.
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Il ritorno di Syd alla sua prima passione, la pittura, non è poi così impensabile come si sostiene. Probabilmente, Barrett, ha soltanto scelto di cambiare forma comunicativa e mezzo d’espressione. La sua necessità di esprimersi stava forse cercando vie alternative e, probabilmente, la pittura in quel momento rappresentava il suo strumento liberatorio e l’intimità di cui il successo lo aveva privato.
Il Syd Barrett pittore nell’arco della sua vita produsse diverse opere d’arte che non hanno una precisa sistemazione temporale. L’artista produsse lavori utilizzando stili e tecniche differenti, spaziando dall’astratto al figurativo, dalla china e penna su carta all’olio su tela, dal mosaico al collage fino all’illustrazione accompagnata da frasi scritte che richiamano le vignette.
Le tele mostrano un talento ed una sensibilità al di fuori del comune. In esse riemerge il rapporto ossessivo col colore. La pittura non lo costringeva alla pressione mediatica e soprattutto lasciava allo spettatore la possibilità di aprirsi all’universo astratto dell’artista.
Per via della malattia mentale la sua arte non è mai stata considerata più di tanto e bollata sotto l’etichetta di Art Brut.
Syd Barrett  fu una persona fuori dal comune, un affascinante sperimentatore spesso solitario, un compositore stravagante, un talentuoso artista, un precursore dei tempi.
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Sfuggito ad ogni logica, Barrett, era sicuramente una figura di estremo rilievo in ogni produzione artistica – che sia stata pittorica o musicale – nella quale si sia cimentato. La sua morte è stata una tragedia di proporzioni leggendarie come tutte quelle morti dove non muore solo un essere umano  ma anche la creatività che lo caratterizzava. Quindi è giusto che l’arte di Syd Barrett  non vada dimenticata.
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scienza-magia · 3 months
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Considerazioni sulla nascita della Wicca
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La Wicca è la più importante religione magica neo pagana del mondo moderno. La Wicca nasce da una corrente che si alimenta dei numerosi temi culturali dei secoli 18 e 19 : l’antico paganesimo l’eredità migliore della civiltà greco-romana la fusione della scienza moderna col misticismo orientale. Tali temi alludono a un nuovo approccio verso la religione approccio che rifiuta il cristianesimo tradizionale deificando la natura ed affermando che in ogni essere umano vi è una immanente scintilla divina. Per quanto riguarda l’origine della Wicca un ruolo di importanza determinante deve essere attribuito a Gerard Gardner. Gardner è arrivato alla stregoneria dopo altri interessi per l’occultismo. Egli era stato membro di un gruppo che praticava rituali pseudo massonici e pitagorici e per un anno aveva gestito un teatro proponendosi di esporre il misticismo al pubblico con varie rappresentazioni. Gardner era iscritto anche all’ordo templi orientis che offriva ai membri un amalgama di massoneria mistica una versione ottocentesca della magia tantra e yoga indiani il tutto in una cornice mitica che faceva riferimento ai Cavalieri Templari. Poi nel settembre 1939 secondo la sua versione degli eventi venne iniziato alla stregoneria da una certa Dorothy Kotterstegherhof alta sacerdotessa di una religione non cristiana sopravvissuta dai tempi antichi. A questo punto è necessario chiedersi cosa intendeva Gardner per strega e stregoneria. Occorre allora rifarsi ad alcuni decenni prima. Charles Levan uno studioso americano di folclore sosteneva di avere incontrato una strega ereditaria in uno dei suoi viaggi in Italia, tale strega si chiamava Maddalena. Levan strinse amicizia con lei e gli presentò altre streghe che gli confidarono molti segreti della loro arte o religione . Su tale esperienza egli scrisse vari libri il più noto dei quali venne edito nel 1899. Il libro pretende di essere la trascrizione di una leggenda tradizionale sulle streghe probabile invenzione dello stesso autore anche se su ciò le opinioni divergono. Esso però contiene un affermazione che avrebbe influenzato notevolmente i successivi studi di stregoneria. Le vittime delle moderne cacce alle streghe si dice erano in realtà delle persone che si ribellavano al feudalesimo. Tale concetto romantico fu raccolto e divulgato da scrittori posteriori in gran parte inglesi , ma nel 1921 Margaret Murray un egittologa pubblicò il primo di due volumi che presentavano una nuova teoria ai lettori inglesi. Nel primo di tali volumi la Murray affermava che fino al 600 era esistito in modo continuativo un culto della fecondità in cui si venerava un Dio Cornuto. Secondo la Murray s’incontravano gruppi di 13 persone e ogni convegno era connesso con gli altri da una rete organizzativa. I convegni avvenivano quattro volte l’anno ed erano chiamati expat . In tali convegni si facevano festini danze cerimonie magiche sacrifici di animali nonché rapporti sessuali rituali. A tali incontri partecipavano le streghe e la loro caccia all’inizio dell’età moderna non era altro che il tentativo da parte delle autorità ecclesiastiche ufficiali di eliminare gli ultimi residui della “vecchia religione”. A tale libro seguì un secondo volume che si prefiggeva l’intrecciare l’origine e la sopravvivenza del Dio Cornuto nella storia e nel folclore europeo . Nonostante alcuni abbiano cercato di dimostrare che la Murray sapeva bene quello che diceva la maggior parte degli autori è convinta che la sua teoria è del tutto sballata dal momento che si basa su una erudizione carente e sulla liberata omissione di tutte le prove che non appoggino la sua tesi. Le confutazioni delle affermazioni della Murray sono state ripetute molte volte e sono indiscutibili . Nonostante tutto negli anni 40 le vendite dei suoi libri andarono alle stelle e il mito delle streghe trucidate in gran numero è riuscito a preservarsi. Ciò si collega col fatto che le tesi della Murray hanno fatto presa sul pubblico. Perfino l’invenzione assurda un convegno composto da 13 persone si è fatto strada nella coscienza collettiva. A sua volta Gardner conosceva e approvava i libri della Murray dal momento che vi attinse alcune idee dei due suoi libri. Nell’intervallo di tempo tra la pubblicazione dei due libri egli istituì un regolare convegno in cui si seguivano rituali di fecondità stagionali si danzava nudi e si indicavano gli spiriti per scopi magici benefici. I rituali prescelti erano attinti in gran parte dal “Libro delle ombre” combinazione di credenze, riti, incantesimi e istruzioni magiche utili per ogni individuo partecipante ai convegni. Tale libro non ha una versione definitiva dal momento che la stregoneria moderna è caratterizzata da un notevole individualismo. In effetti il suo contenuto è spesso cambiato durante la vita di Gardner dal momento che la sua più famosa iniziata Doreen Valiente lo alterava e gli aggiungeva del materiale col permesso di Gardner. La Wicca creata da Gardner era quindi una sorta di religione neo pagana con le sue credenze e filosofie che sono sopravvissute al loro creatore . Dobbiamo dire che la Wicca è una religione magica tendenzialmente politeista caratterizzata dall’adorazione di una divinità maschile ( Dio Cornuto) e una femminile ( la Dea) anche se quest’ultima esercita una supremazia. I Wiccan adorano la Natura e rispettano il principio secondo cui non si deve far male a nessun essere vivente. Inoltre si praticano diversi tipi di magia tutti intesi a promuovere il benessere degli individui dei gruppi e della terra. Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sull’origine della neo stregoneria pagana. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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tarditardi · 8 months
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RACCONTAMI SHAKESPEARE allo Spazio Teatro No'hma  - Milano il 17 & 18/01
La stagione di prosa 2023/2024 dello Spazio Teatro No'hma prosegue mercoledì 17 e giovedì 18 gennaio con un spettacolo dedicato a Charles e Mary Lamb, i famosi fratelli inglesi che nel 1807 pubblicarono il volume "Racconti da Shakespeare", che conquistò subito il posto tra i più affermati classici per l'infanzia.
Andrea Cioffi e Sara Guardascione della compagnia Cercamond portano in scena con "Raccontami Shakespeare" la vita tragica di questi due giovani ispirati scrittori, segnati da una terribile vicenda familiare (Mary accoltellò la madre in seguito a un raptus di follia)  e le cui esistenze sembrano uscite da una tragedia del Bardo.
Uniti da un vincolo profondo, Charles e Mary Lamb condivisero amicizie e interessi letterari fino a ricevere dall'editore William Godwin – padre di Mary Shelley - l'incarico di adattare alcune opere di Shakespeare in racconti per l'infanzia.
"Abbiamo scelto di fare un lavoro di ricerca su due personaggi storici realmente esistiti perché partendo dalla loro opera abbiamo tratteggiato due caratteri moderni e affascinanti, le cui battaglie sociali e artistiche risultano ancora oggi attuali e necessarie" – spiegano i due interpreti.
"Raccontami Shakespeare" è costruito su un dialogo evocativo e ironico che alterna momenti di narrazione nei quali alcuni dei più celebri personaggi shakesperiani vivono grazie alla voce e ai sentimenti dei due autori. Il racconto diventa così una storia spietata e comica, dalle tinte gotiche, capace di trasformarsi anche in occasione di denuncia contro un sistema educativo antiquato, un teatro autoreferenziato e una deriva sociale che ha come suo stesso motore la discriminazione del più debole  e del diverso.
"Questi due fratelli  sono stati capaci di evadere  da uno scenario  macabro come quello del loro vissuto, e dall'isolamento che ne conseguì, attraverso l'amore e la dedizione al teatro, alla letteratura e alla scrittura. La Bellezza li ha salvati e sono diventati tra gli scrittori più importanti della letteratura per l'infanzia. La loro è un'opera sicuramente sovversiva e allo stesso tempo appassionata" – spiega Livia Pomodoro, presidente dello Spazio Teatro No'hma Teresa Pomodoro.
Le date di mercoledì 17 e giovedì 18 gennaio saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria. Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
RACCONTAMI SHAESPEARE
liberamente tratto da "Racconti da Shakespeare" e dalla vita di Charles e Mary Lamb
drammaturgia e regia: Andrea Cioffi
con Andrea Cioffi e Sara Guardascione
scene: Trisha Palma
costumi: Rosario Martone
musiche: Emanuele Pontoni
disegno luci: Danilo Cencelli
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personal-reporter · 11 months
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A zonzo per la Francia: Sylvia Beach
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La donna che, nella Francia del primo dopoguerra, fu un punto di riferimento per gli scrittori americani ed inglesi a Parigi… Nata a Baltimora nel 1887, Sylvia Beach era la terzogenita del pastore presbiteriano Sylvester Woodbridge Beach e di Eleanor Thomazine Orbison e, dopo aver vissuto  l'infanzia fra il Maryland e il New Jersey, da adolescente viaggiò in Europa con il padre, che si spostava spesso per lavoro. In poco tempo la ragazza si appassionò alla letteratura e cominciò a sognare di aprire una libreria francese a New York ma, giunta a Parigi nel 1916 per studiare letteratura, capitò in una libreria aperta solo l'anno prima da Adrienne Monnier, che divenne preso la sua compagna nella vita e nel lavoro. Il 19 novembre 1919 Sylvia aprì la sua libreria, la Shakespeare and Company, situata in rue Dupuytren 8, a pochi passi da rue de l'Odéon 7, dove di trovava quella di Adrienne, la Maison des Amis des Livres, e la porta d'ingresso del nuovo negozio era sormontata da una tabella che rappresentava Shakespeare. Le due donne non si limitavano a vendere i libri, ma li noleggiavano con l’acquisto di una tessera, inoltre   Sylvia si era specializzata nella letteratura anglosassone e vendeva solo ed esclusivamente libri che aveva letto e amato. Nei mesi successivi alla fine della Prima guerra mondiale, la capitale francese si era popolata di una folta schiera di esuli americani che avevano deciso di stabilirsi lì per respirare aria nuova rispetto a quella degli Stati Uniti, con nomi come  Hemingway, Ezra Pound, Man Ray, Francis Scott Fitzgerald, T.S.Eliot o Gertrude Stein, che presero a frequentare la libreria di Adrienne, e anche quella di Sylvia che poi si spostò anch'essa in rue de l'Odéon, di fronte alla Maison des Amis des Livres. Le due librerie non erano solo delle attività commerciali, infatti  Adrienne, che amava cucinare, offriva degli aperitivi agli ospiti, e alcuni di essi bevevano vino rosso in scatolette vuote del tonno e restavano a dormire lì, si  potevano unire alle serate musicisti come Eric Satie e Francis Poulenc, che improvvisavano dei concertini, mentre Sylvia era una brillante padrona di casa, con una parlantina briosa che si entusiasmava sinceramente alle idee dei suoi ospiti. La Beach conobbe James Joyce ad una festa nell'estate del 1920 e lo scrittore irlandese era da poco arrivato nella capitale francese con la moglie, Nora Barnacle, e i due figli, Giorgio e Lucia. Anche se Sylvia provava un senso di soggezione nei confronti di Joyce,  voleva collaborare con quello che già considerava un genio delle letteratura e così i due parlarono dell'Ulisse, il libro a cui stava lavorando James, e lei si propose come editrice. Sylvia si dovette scontrare con i capricci di James, che continuava a modificare il manoscritto quando era già in fase di trascrizione, oltre alle difficoltà economiche aggravate dal fatto che lui le metteva in conto tutto, anche le cene in ristoranti lussuosi per sé e la sua famiglia, inoltre la censura le causò difficoltà a trovare un tipografo che si assumesse la responsabilità di stampare un opera considerata oscena, per poi trovarlo a Digione, e le prime copie arrivarono col treno il 2 febbraio 1922, il giorno del quarantesimo compleanno dello scrittore. In seguito la Beach continuò per anni a curare le ristampe e la distribuzione del libro, inoltre anche Hemingway si espose, coinvolgendo un amico che faceva la spola fra Toronto e gli Usa con due libri alla volta. La generosità da parte di Sylvia non fu però adeguatamente ripagata dallo scrittore, dal momento che nel 1934 Joyce la lasciò, dopo aver firmato un accordo con Random House, a cui cedeva i diritti di pubblicazione. Dopo che il 1 settembre 1939 la Francia entrò in guerra contro la Germania di Hitler gestire la libreria divenne sempre più difficile e, quando i nazisti entrarono a Parigi, la Beach si oppose alla richiesta di un ufficiale tedesco di consegnagli una copia del Fiennagans Wake di Joyce, così fu  arrestata e mandata in un campo di concentramento a Vittel, in un ex stabilimento termale, dove venivano rinchiusi i prigionieri di Paesi nemici o neutrali in attesa di uno scambio di prigionieri civili tedeschi. Sylvia restò  nel campo per sei mesi, poi tornò a Parigi dove visse in clandestinità fino alla fine della guerra, ma la sua libreria non riaprì ma  più. Nel 1955, per una grave malattia, Adrienne Monnier si tolse la vita, mentre  Sylvia morì nel 1962 nella sua Parigi. Read the full article
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stregh · 1 year
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The Non-Catholic Cemetery in Rome da Annalisa Giuseppetti Tramite Flickr: Il cimitero acattolico di Roma si trova a Roma, nel quartiere di Testaccio, vicino a Porta San Paolo, a lato della Piramide Cestia. Indirizzo: Via Caio Cestio, 6, 00153 Roma - Italy Cimitero Acattolico per gli stranieri. Non c'è al mondo altro cimitero che ispiri un tal senso di pace infinita, di speranza e di fede. Nella pace solenne dormono insieme l'ultimo sonno uomini di ogni razza e paese, d'ogni lingua ed età. Quanti però qui riposano all'ombra della Piramide di Caio Cestio, fra pini, cipressi, mirti e allori, rose selvatiche e fiammeggianti camelie, hanno tutti potuto godere la felicità di vivere più o meno a lungo nella Città Eterna. E’ uno dei luoghi di sepoltura tutt’ora in uso più antichi in Europa, in quanto l'inizio del suo utilizzo risale al 1716 circa (LINK alla Storia). Da allora quasi 4000 sono le persone che dormono qui l'ultimo sonno: inglesi e tedeschi i più, ma anche molti americani e scandinavi, russi, greci; persino qualche cinese e rappresentante di altri paesi orientali. La popolazione del Cimitero è eccezionalmente varia, ma anche eccezionalmente ricca di scrittori, pittori, scultori, storici, archeologi, diplomatici, scienziati, architetti e poeti, e tra loro, molti di fama internazionale. Oltre al significativo numero di tombe protestanti e ortodosse orientali, vi si possono trovare tombe appartenenti ad altre religioni quali l’Islam, lo Zoroastrismo, il Buddismo e il Confucianesimo. Le iscrizioni sono in più di quindici diverse lingue – lituano, bulgaro, ceco-slavo, giapponese, russo, greco e avestico, e spesso incise con i tratti della propria scrittura. Molti sono gli artisti che qui riposano: notissimi i nomi di Keats e Shelley, le cui tombe sono mèta di pellegrinaggio per tanti inglesi. The Non-Catholic Cemetery in Rome. Rome's Non-Catholic Cemetery contains possibly the highest density of famous and important graves anywhere in the world. It is the final resting-place of the poets Shelley and Keats, of many painters, sculptors and authors, a number of scholars, several diplomats, Goethe's only son, and Antonio Gramsci, a founding father of European Communism, to name only a few. The Non-Catholic Cemetery for Foreigners in Testaccio, Rome (to give it its full name) is also widely known as the Protestant Cemetery although it contains the graves of many Orthodox Christians, Jews, Muslims and other non-Christians. It is one of the oldest burial grounds in continuous use in Europe, having started to be used around 1716 [History]. It was also referred to in the past as ‘The English Cemetery’ because of the many English people buried there. The Cemetery population is both exceptionally diverse and exceptionally rich in writers, painters, sculptors, historians, archaeologists, diplomats, scientists, architects and poets, many of international eminence. In addition to the significant number of Protestant and eastern Orthodox graves, other faiths that are represented include Islam, Zoroastrianism, Buddhism and Confucianism. Tomb inscriptions are in more than fifteen languages – Lithuanian, Bulgarian, Church-Slavonic, Japanese, Russian, Greek and Avestic, often engraved in their own non-Roman scripts. It is hard to think of another urban site quite so glorious. Its towering cypress trees and abundant flowers and greenery shelter a heterogeneity of elaborate and eclectic graves and monuments, nestled on a slope in the shadows of the Pyramid of Cestius (dated between 18 and 12 B.C.) and adjacent to a section of Rome's ancient Aurelian wall "It might make one in love with death, to think that one should be buried in so sweet a place," wrote Shelley, not long before he drowned and was buried here. Throughout the 19th century and into the 20th, the little Cemetery was something of a pilgrimage site, revered by authors. Daisy Miller, the heroine of Henry James's eponymous novella, was buried there. After an audience with Pope Pius IX in 1877, Oscar Wilde visited the Cemetery, proclaiming it "the holiest place in Rome." The Cemetery is a private one but is operated in accordance with national and municipal regulations concerning cemeteries and historic sites. A board of foreign ambassadors resident in Rome is ultimately responsible for its operations [Governance and Funding]. Burials continue to be made today of those who qualify Other than income derived from burial and tomb maintenance fees, we are dependent on donations, fundraising and volunteers to keep the Cemetery the tranquil and beautiful place that it is. The Cemetery can be visited daily and the Visitors' Centre is a source of information and publications
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gregor-samsung · 6 months
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" Quando comincio a scrivere c'è sempre un personaggio che si rifiuta di prendere vita. Non che abbia niente di falso nella sua psicologia, però resiste, lo si deve spronare, trovargli le parole: tutta la tecnica che ho acquisito in anni di fatiche va profusa affinché appaia vivo ai miei lettori. Alle volte provo un'acre soddisfazione quando un recensore lo elogia come il personaggio meglio tratteggiato della storia: tratteggiato magari no, di sicuro però trascinato. Ed è un tale peso sulla mia mente ogni volta che riprendo il lavoro, come un pranzo mal digerito che non si toglie dallo stomaco, sottraendomi il piacere della creazione in ciascuna scena dove compare. Non fa mai niente di inaspettato, non mi sorprende mai, e mai che prenda l'iniziativa. Tutti gli altri personaggi sono docili, lui è un intralcio e basta. Di lui, tuttavia, non si può fare a meno.
E arrivo a immaginarmi un Dio che prova la stessa sensazione rispetto a qualcuno di noi. I santi, si può dire che in un certo senso si creino da sé. Prendono vita eccome. Hanno una sorprendente capacità d'azione mediante la parola. Si tengono fuori dalla trama, senza esserne influenzati. Noi, viceversa, dobbiamo essere sbattuti da tutte le parti. Possediamo l'ostinazione dell'inesistenza. Siamo legati mani e piedi alla trama, e Dio ci spinge straccamente a destra e a manca secondo la sua volontà: personaggi privi di poesia, privi di libero arbitrio, la cui unica rilevanza è che, chissà dove e chissà quando, dovremo contribuire ad arredare la scena su cui un personaggio vivente si muove e parla, offrendo magari ai santi l'opportunità di esercitare il loro libero arbitrio. "
Graham Greene, Fine di una storia, traduzione di Alessandro Carrera, Prefazione di Scott Spencer, Postfazione e cura di Domenico Scarpa, Collana La memoria n. 1295, Palermo, Sellerio, 2024¹; pp. 331-332.
[Prima edizione originale: The End of the Affair, London: William Heinemann, 1951]
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lamilanomagazine · 1 year
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Lecco: Secondo appuntamento con le Passeggiate d'autore sulle tracce di Plinii, Leonardo da Vinci, Nietzsche, Percy e Mary Shelley
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Lecco: Secondo appuntamento con le Passeggiate d'autore sulle tracce di Plinii, Leonardo da Vinci, Nietzsche, Percy e Mary Shelley. L'iniziativa rientra tra le attività del progetto Valorizzazione dell'identità del giardino storico di Villa Monastero finanziato con il Pnrr M1C3 Investimento 2.3 Programmi per valorizzare l'identità dei luoghi: parchi e giardini storici. L'evento avrà inizio alle 10.00 di sabato 22 luglio a Villa Monastero, con ritrovo nella loggia dopo la biglietteria. La fine della passeggiata è prevista per le 13.00 sul ponte che scavalca il Fiumelatte, dove si trova il cartello che lo indica come il più corto d'Italia. Per la precisione è secondo per brevità dietro l'Aril che si getta nel lago di Garda (175 metri contro 250), ma di sicuro è quello che ha maggiormente acceso la fantasia di scrittori, poeti e scienziati per la sua stagionalità e il sistema di grotte carsiche da cui sgorga. "A riscontro a Bellagio castello è il Fiumelaccio, el quale cade da alto più che braccia 100 dalla vena donde nasce, a piombo nel lago, con inistimabile strepito e romore. Questa vena versa solamente agosto e settembre", annotò Leonardo da Vinci nel "Codice Atlantico" attorno al 1493. Il percorso di circa 2,5 chilometri, si svolgerà per metà nel parco di Villa Monastero e per l'altra metà lungo un tratto della Greenway dei Patriarchi, itinerario pedonale che collega le frazioni di Varenna i cui abitanti un tempo erano chiamati i "patriarchitt", perché in epoca medievale facevano parte del Patriarcato di Aquileia e non dell'Arcidiocesi di Milano. Lungo il percorso sono previsti cinque momenti di narrazione e letture. Nel giardino botanico di Villa Monastero saranno proposti brani di Paolo Giovio e Sigismondo Boldoni, che con le loro dotte e pionieristiche guide fondarono nel XVI-XVII secolo il mito del Lario come "Patria dei due Plinii" e testimoniarono la trasformazione dell'antico monastero cistercense in villa della famiglia Mornico. Non mancheranno letture dalla "Naturalis Historia" di Plinio il Vecchio, nel roseto (Plinio trattò dettagliatamente le virtù medicali delle rose) e presso la statua della "Clemenza di Tito" di Comolli (proprio a Tito è dedicata la sua enciclopedia). Una sosta intermedia si terrà nel camposanto di Varenna, detto "il cimitero degli inglesi" per i numerosi figli di Albione che all'epoca del Grand Tour scelsero di riposare per sempre in questo luogo di grande suggestione, incastonato tra lago e montagna. Qui si leggeranno due brani di Mary Shelley (dal libro "A zonzo sul lago di Como, edito nel 2020 da Sentiero dei Sogni) e di suo marito Percy (dal poema "Rosalind e Helen") che propongono due riflessioni sulla vita e sulla morte ispirate da altrettanti viaggi sul Lario. Nella frazione di Fiumelatte si darà spazio anche alle suggestioni lasciate dai numerosi autori che in questa zona hanno ritenuto di collocare una delle ville di Plinio il Giovane (la Commedia, secondo alcuni situata dove oggi si trova Villa Capuana e secondo altri un poco più a Sud al confine tra Varenna e Lierna) e a Friedrich Nietzsche che in una lettera indica come ambita meta estiva per il suo gruppo di amici proprio Villa Capuana. Conduce il percorso Pietro Berra, giornalista e scrittore, le letture sono affidate all'attrice Lorena Mantovanelli.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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All'ambasciata d'Italia a Londra il libro sugli inglesi in Liguria
(ANSA) – LONDRA, 26 MAG – Giardini botanici di piante rare e preziose, ville dal gusto eclettico e internazionale costellano l’Italian Riviera insieme alle vite altrettanto rocambolesche dei loro proprietari, regine, lord, viaggiatori, scrittori, archeologi, botanici, sportivi. Di questo e altro ancora si è parlato ieri sera durante la presentazione del libro ‘Inglesi in Liguria: Castelli, Ville,…
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londranotizie24 · 2 years
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Bristol Translates Literary Translation Summer School: al via le candidature
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Di Simone Platania @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Bristol Translates Literary Translation Summer School: al via le candidature per i workshop dedicati a traduttori sostenuti dall'Iic di Londra. Bristol Translates Literary Translation Summer School: al via le candidature Per tutti gli addetti ai lavori, appassionati, curiosi, esperti e neofiti di traduzione ci sono grandi notizie in Uk.  Infatti sono aperte le candidature della Bristol Translates Literary Translation Summer School, la serie di workshop dedicati a traduttori inglesi e non sostenuta dall'Iic di Londra e organizzata dalla Bristol University. In pogramma dal 3 al 7 luglio, i workshop saranno interamente dedicati alla traduzione letteraria, spaziando tra più generi. Oltre ai workshop dedicati alla traduzione da una singola lingua, lo scrittore, editor e traduttore Daniel Hahn ne presenterà uno multilingue. La scuola estiva Bristol Translates, i relativi corsi e workshop si tengono interamente online, il che li rende accessibili ai partecipanti di tutto il mondo. I gruppi saranno suddivisi in blocchi da 12 studenti massimo. Ma come è suddiviso il programma? E che cosa attende i giovani traduttori in erba che si iscriveranno? Scopriamo insieme il calendario del corso. Bristol Translates: il programma Ci saranno tre giorni interi di workshop di traduzione a luglio: - lunedì 3 - mercoledì 5 - venerdì 7 Invece, martedì 4 e giovedì 6 luglio saranno dedicati a workshop non linguistici e a conferenze di settore, nonché a sessioni professionali e di networking. Queste consentiranno ai partecipanti di presenziare a panel con editori e sessioni tematiche su ciò che avviene dietro le quinte dell'editoria. inoltre in questi due giorni il focus spazierà tra più generi letterari, dalla traduzione di saggistica letteraria a quella di testi queer. Ma non solo. Verranno analizzate anche la traduzione di guerra e relativi testi, la traduzione teatrale, il kidslit, la traduzione del multilinguismo, le capacità di negoziazione e molto altro ancora. Ci sarà anche l'opportunità di esercitarsi nel pitching con gli editori e una presentazione di English PEN. Quest'ultima è una delle organizzazioni per i diritti umani più antiche del mondo. Con il sostegno dei suoi membri - composta da scrittori, lettori e attivisti - si impegna a proteggere la libertà di espressione ogni volta che viene attaccata e e sponsorizza e celebra la scrittura contemporanea internazionale con premi, sovvenzioni ed eventi. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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lepoesiedierato · 6 years
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L'inferno è vuoto, e tutti i demoni sono qui.
Shakespeare
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anima-di-cartapesta · 7 years
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La vera fuga ha senso solo quando te ne vai da qualcosa di importante, qualcosa a cui tieni. Quando strappi la tua vita dalle radici.
John Green, Città di Carta
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personal-reporter · 1 year
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A zonzo per la Francia: Hector Malot, padre di Remì
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Lo scrittore che ideò la figura di Remì, il ragazzo trovatello per le strade della Francia di metà Ottocento… Hector-Henri Malot nacque il 20 maggio 1830 a La Bouille, in Francia, da giovane studiò legge e si impiegò in uno studio notarile, ma le sue aspirazioni personali lo spinsero verso la letteratura e anche ad occuparsi di educazione,  scrivendo saggi su riviste specializzate. Malot frequentò un gruppo di intellettuali che si riunivano attorno a Octave Feuillet, che proponeva un romanzo più passionale e ricco di colpi di scena e ciò portò lo scrittore a scrivere opere per i più giovani e a collaborare con uno dei più noti giornali dell’epoca, il Magazine d’éducation et de récréation, che pubblicava racconti di grandi scrittori. Senza famiglia, il capolavoro di Malot,  narra la storia di Rémi, un bambino di 8 anni che ad un tratto scopre di non essere figlio naturale dei Barberin, due coniugi molto indigenti e, a causa di problemi finanziari, viene venduto a un vecchio artista di strada italiano che si fa chiamare Vitali , e che suona per le strade con tre cani, Capi, Zerbino e Dolce,  e una scimmietta, Joli-Coeur perfettamente ammaestrati. Rémi inizia a guadagnarsi da vivere come un artista girovago suonando l’arpa, mentre si affezionerà sempre di più al vecchio signor Vitali e ai suoi animali. Quando Vitali viene arrestato per difendere Capi dai maltrattamenti di un poliziotto, Rémi deve  vivere da solo con la banda, ma in quel momento conosce una ricca signora inglese, Madame Milligan, che viaggia sulla Loira con il battello chiamato Il Cigno. La donna, che ha un figlioletto invalido di nome Arthur, si affeziona moltissimo a Rémi e lo ospità nel battello per alcuni mesi e, quando Vitali esce di prigione, la compagnia si ricongiunge, ma poco tempo dopo Zerbino e Dolce vengono uccisi dai lupi e Joli-Coeur muore di polmonite. Successivamente Vitali e Rémi si separano nuovamente, e il giovane viene affidato a Garofoli, un conoscente del suo mentore che vive a Parigi e ospita diversi ragazzi nella sua casa. Qui il bambino fa amicizia col violinista Mattia, uno dei pensionanti di Garofoli, ma viene anche a sapere che quest’ultimo sfrutta e picchia sistematicamente i ragazzini che vivono con lui e, informato , Vitali porta immediatamente via dalla casa Rémi, morendo però poco dopo sotto una tormenta di neve. Rèmi dopo la tragedia scopre che Vitali era in realtà Carlo Balzani, un famoso ex tenore che aveva abbandonato le scene, mentre viene accolto come un figlio dai coniugi Acquin, dove fa amicizia con la loro figlioletta Lise, muta per una malattia. In seguito, quando gli Acquin non lo potranno più tenere per mancanza di denaro, Rémi si ritroverà ancora una volta con solo il fedele Capi, per poi riuscire a riunirsi a Mattia. Rémi e Mattia riescono a tornare dalla madre adottiva di Rémi, la signora Barberin, da cui scoprono che il padre adottivo è morto e che i suoi veri genitori sono inglesi, i Driscoll, che riescono a rintracciarlo attraverso un avvocato e lo portano in Inghilterra, dove non gli fanno mancare nulla, ma si comportano in maniera strana, come se non provassero alcun tipo di affetto per il figlioletto ritrovato. Alla fine del romanzo, Rémi scopre di essere il primogenito della signora Milligan, che il perfido cognato aveva fatto rapire alla nascita e portare in Francia per essere l’unico a ereditare l’eredità della famiglia, poi aveva convinto i Driscoll a spacciarsi per i genitori di Rémi dopo aver saputo che il bambino era ancora vivo. Malot scrisse anche romanzi per adulti, come Le vittime dell’amore (1859-66), Suzanne (1872), Il dottor Claude (1879) Il romanzo dei miei romanzi (1896), che è un’opera autobiografica. Colpito da paralisi nel 1905, Hector Malot morì due anni dopo nella sua casa di Fontenay-sous-Bois, in Avenue de la Dame Blanche, il 17 luglio 1907. Read the full article
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abatelunare · 2 years
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Io e Pavese
Non immaginavo che Cesare Pavese avesse tradotto così tanti scrittori, fra americani e inglesi. A me piacciono le sue traduzioni: hanno una grana particolare. L’ho conosciuto perché mio padre è piemontese e ha sempre avuto un occhio di riguardo per le cose della sua terra. In più, al liceo mi hanno imposto la lettura di alcune sue opere. Una volta libero dall’obbligo, ho approfondito questo scrittore. E mi sono procurato svariati libri suoi. Non credo di averli tutti. Ma una buona parte sì, Salvo essere smentito negli anni che verranno.
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gregor-samsung · 5 months
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" 8 maggio 1945
Serata a St. James Park per vedere la celebrazione della Giornata della Vittoria. Tutto assai tranquillo lungo il fiume illuminato, tra le Guardie a Cavallo e il Palazzo. Nessuno gridava o cantava o si ubriacava. La gente stava seduta sull'erba a coppie, tenendosi per mano. Erano felici, credo, perché c'era la pace e non c'erano più le bombe. «La pace non mi piace», dissi a Henry. «Chissà dove mi assegnano, dopo il Ministero per la Sicurezza Interna». «Al Ministero dell'informazione?» chiesi, cercando di provare interesse. «No. No, non accetterei. È pieno di funzionari assunti con contratti a termine. Cosa ne diresti degli Interni ». «Basta che vada bene a te, Henry», dissi io. Poi la Famiglia Reale comparve sul balcone e la folla cantò, con molto decoro. Non erano capi carismatici come Hitler, Stalin, Churchill e Roosevelt, solo una famiglia che non aveva fatto del male a nessuno. Avrei voluto Maurice accanto a me. Avrei voluto ricominciare. Anch'io avrei voluto essere parte di una famiglia. «Molto commovente, non è vero?» disse Henry. «Bene, ora di notte potremo dormire tranquilli», come se notte dopo notte avessimo mai fatto altro che dormire tranquilli. "
Graham Greene, Fine di una storia, traduzione di Alessandro Carrera, Prefazione di Scott Spencer, Postfazione e cura di Domenico Scarpa, Collana La memoria n. 1295, Palermo, Sellerio, 2024¹; pp. 190-191.
[Prima edizione originale: The End of the Affair, London: William Heinemann, 1951]
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