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#senso della coscienza
silviadeangelis · 3 months
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IL SENSO DELLA COSCIENZA
Nomadismo di sguardi al sorgere del sole stinti in una sgrammaticata liturgia ove coniugano transiti in declino nell’unione metafisica di consapevolezza. Polveri d’aria, inferriate arrugginite atmosfera commotivata in una struggente deriva ostano l’eternità di ideali caduti nella barca solitaria della penombra. Si fa labile il guaito d’un lupo allontanato dal branco mentre s’allarga il tondo di…
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illsadboy · 1 year
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Ritengo che la cosa più difficile da fare, per quanto concerne la vita di ciascuno di noi, sia assumersi la responsabilità della stessa, soprattutto quando essa, in passato, è stata fortemente caratterizzata da traumi, lutti, tragedie, perdite, dolore e sofferenza. Si è come sospinti verso il totale abbandono di se stessi, in balia di un oscuro "destino" che non sappiamo dove ci condurrà. Esausti abbandoniamo il timone della nostra nave andando alla deriva e confidando nel fatto che qualcuno, per noi, compia il miracolo. Spesso non abbiamo le forze per reagire, abbiamo perso ogni speranza, il mondo ci appare ostile e il futuro incerto, ci chiudiamo in noi stessi in attesa che una mano santa squarci il cielo scendendo su di noi e sollevandoci da ogni pena, riportando la pace laddove c'erano solo angoscia, strazio e sgomento. Ma ciò non accadrà! Non accadrà fino a quando non comprenderemo che la vita stessa ci ha messo dinanzi a queste prove, al fine di risvegliare la nostra consapevolezza, espandere la nostra coscienza, prendere in mano il timone e assumerci la responsabilità della nostra vita divenendo così protagonisti della stessa! Questo, sarà l'inizio del cambiamento.
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scogito · 6 months
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MANIPOLATORI NASCOSTI
Una persona che chiede il tuo aiuto, ma quando esprimi cosa pensi ribatte, obietta, devia e cavilla con il principale scopo di dimostrare che il suo punto di vista è corretto, può essere molto spesso una manipolatrice.
Attenzione, non sto parlando di un legittimo o acceso scambio di pareri. Mi riferisco a chi fa la parte di colui che è aperto all’ascolto, ma non ascolta niente. Lo riconosci perché l’unica cosa che fa non è rispondere su quanto gli dici e che peraltro ha chiesto, né replica all'argomento che porti, ma apre un’oratoria di stile su come dovrebbe essere la vita e le persone, mettendo sul tavolo nuove variabili e sempre altre opzioni, pur di creare casino al tuo discorso originario.
Non parla quasi mai in modo sintetico o diretto, proprio perché è cronicamente falso. Se non sa come obiettare si difende con “non lo so”, sgravandosi di responsabilità e sostenendo a convenienza che se sta chiedendo a te è perché ammette la sua ignoranza.
Quando lo cogli in flagrante e rendi palese il comportamento coi paraocchi che ha, ti parla sopra perché se la prende che lo interrompi e non ti permette di evidenziare ciò che ha appena fatto. Torna in un secondo momento sullo stesso argomento sfalsando la cronologia delle risposte per costringerti nella posizione di errore.
Presta attenzione a questo atteggiamento, perché torna all'origine della domanda che ti ha fatto o del tuo discorso originario tutte le volte che lo incastri. Con questa modalità cancella e riavvia sistematicamente la sua posizione.
Questa categoria è tra le più infime e subdole da riconoscere, perché abilissima nel girare le frittate, confondere i discorsi che fai e rimpastarli dandogli un altro significato.
In tal senso è capace di mandarti allo sfinimento e se ti incazzi perché non si dimostra interessato a capire ciò che gli dici, ribatte che lui è calmo e quello con cui non si può parlare sei tu.
Spesso ha un’idea di sé meravigliosa e parla della vita degli altri evitando di mettere in gioco la sua. Se gli si fa notare tutto questo afferma che invece di argomentare accusi, giudichi o aggredisci.
Il suo è un tossico gioco di specchi dove ogni cosa viene distorta.
Fa paragoni su tutto, persino sui problemi che ha e che rispetto agli altri sono sempre superiori.
Finge umiltà, soprattutto intellettiva.
Di solito è convinto di “amare” più degli altri e di ricevere picche, gestendo il ruolo della vittima e mostrandosi come un bimbo indifeso e buono.
Per mia esperienza, se hai provato oltre le tre volte a porre un ragionamento sul suo operato e ti ha demolito la psiche, è probabile che sia anche un inetto di Spirito.
Uno che è davvero difficile che in questa vita si accorga di sé stesso e porti qualche forma di coscienza.
Queste "persone" non evolvono. Non vogliono e non ne sono capaci perché ignorano completamente chi sono. Ritenendosi perfette non vogliono nemmeno capirlo.
Sono parole forti, ma se le dico è perché l’ho vvissuto e analizzato.
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yomersapiens · 5 months
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Ho ricevuto in regalo un mini-panettone. Io non concepisco l’esistenza della pasticceria mignon. Mi sembra un abominio. Però tant’è, non è che ci potevo fare molto, oramai il danno era stato fatto e il mini-panettone consegnato. L’ho messo vicino al grande panettone in cucina. Quello che avevo acquistato in precedenza, perché io non compro cazzate mini. Non è un panettone così grande, sia chiaro, è un panettone di normali dimensioni ma vicino al mini-panettone sembra un colosso. Era ora di colazione e così è iniziato il dibattito interiore: quale dei due aprire per primo. Nella mia testa gli ho attribuito dei ruoli. Quello grande era il padre e quello piccolo il figlio. Forse avrei dovuto mangiare prima il panettone piccolo ma mi sono immaginato le ritorsioni del padre durante la notte che cerca di soffocarmi urlando “Hai mangiato mio figlio!!!” e io che mi dimeno e lui non sta usando un cuscino no, sta usando il suo soffice corpo che spinge contro il mio viso con vendicativa forza e allora vabbè, mi metto a morderlo e masticarlo e svento il tentato omicidio riempiendomi la pancia. Sono tornato in me per un istante, no non posso mangiare quello piccolo per primo è una cattiveria. Lui è innocente. Potrei iniziare dal grande. Potrei portare il mini-panettone fuori dalla cucina, per non fargli assistere al momento del taglio della prima fetta, ovvero l’amputazione di una porzione di corpo del padre. Forse dovrei tenerlo sempre in salotto e riportalo in cucina a panettone terminato. Immagino le sue domande. “Dov’è babbo? Era qui! Dove è andato papino?”. Sarei costretto a escogitare qualcosa. Ho reso orfano e miserabile Panettino (sì, gli ho dato un nome). Andrei a comprare un altro panettone e gli direi ecco, tuo padre è qua, mica era successo niente! “Papà! Sei tu!!! Ho temuto ti fosse accaduto qualcosa…” suvvia Panettino, calmati, cercherei di tranquillizzarlo, gli darei del paranoico. “Papà ma… sei diverso… tu, tu non eri al pistacchio… che strano colore… che strano sapore… dove è finita la tua glassa di mandorle?” e niente mi scoprirebbe in un attimo, mica è scemo Panettino e io posso provarci quanto voglio ma lui oramai ha capito. La moka inizia a eruttare caffè e mi riporta alla realtà. La decisione è tanto ardua quanto ovvia, non posso vivere così. Dispongo padre e figlio sul tavolo, estraggo due lame e ne impugno una per mano. Li rivolgo uno verso l’altro perché non voglio essere guardato e desidero si diano un ultimo saluto prima di affondare le lame nello stesso momento. Resto in silenzio un minuto e aspetto smettano di dimenarsi cercando salvezza. Lavo il senso di colpa dalla mia coscienza e dalle lame. Poi procedo a mangiare quello grande, perché è al cioccolato. Quello piccolo ha l’uvetta. Cosa gli passa in mente alle nuove generazioni. Uvetta. Ma siamo pazzi? Io non lo so qua mi sembra che si stia davvero perdendo il senno.
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generalevannacci · 25 days
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Gianluca Cicinelli
Il governo di Giorgia Meloni, fatto più grave che sia una donna a prendere questa decisione, sta introducendo politiche per permettere alle organizzazioni anti-aborto di accedere liberamente ai consultori, con finanziamenti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), riducendo di conseguenza le risorse disponibili per la sanità pubblica.
Una misura specifica è stata adottata attraverso un emendamento proposto dal deputato Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, già passato in commissione Bilancio della Camera, che modifica l’articolo 44 del disegno di legge del Piano riguardante la sanità.
L’emendamento, come riportato dal Quotidiano Sanità, autorizza le regioni a destinare i fondi del Pnrr per la salute a sostenere i servizi nei consultori che possono includere, senza oneri aggiuntivi per le finanze pubbliche, l’apporto di enti del terzo settore con esperienza nel supporto alla maternità.
Questo emendamento in realtà è superfluo, poiché la legge 194/78 già permette ai consultori di collaborare con volontari come assistenza per le maternità difficili, il suo scopo reale è quindi quello di fornire sostegni finanziari pubblici ad associazioni vicine al governo e palesemente contrarie all’aborto. Un attacco senza precedenti alla legge 194.
Organizzazioni come la “Pro vita e famiglia” promuovono proposte di legge come quella di costringere le donne a sentire il battito cardiaco e vedere un’ecografia del feto prima di un aborto. Le forze che sostengono il governo in alcune regioni hanno già dispiegato tutta la loro ideologia anti abortista. Per esempio in Piemonte, dove il “Movimento per la vita” ha ricevuto l’autorizzazione per gestire uno spazio di ascolto fetale negli ospedali.
I consultori offrono già supporto a chi sceglie di proseguire una gravidanza, semmai sono fortemente limitati nei fondi e nel personale. In Italia l’accesso all’aborto è tra i più bassi al mondo mentre l’obiezione di coscienza degli anti abortisti è altissima e diviene spesso un ostacolo al lavoro dei consultori.
Il becero cinismo del governo Meloni non fa che aggravare il dolore e lo stress psicologico delle donne che cercano aiuto nei consultori. Iniziative come quella di costringere una donna ad ascoltare il battito cardiaco del feto non servono a far cambiare idea alle donne ma a colpevolizzarle, manipolando il senso di colpa.
Le donne del centrodestra non hanno niente da dire sull’argomento? Quando in Italia l’aborto era reato le donne delle classi più agiate superavano l’ostacoio andando ad abortire in Svizzera o in strutture compiacenti. Erano le donne dei ceti medi e bassi a dover ricorrere a strumenti, come le “mammane”, che spesso provocavano la loro morte. Difficile credere che tutte le elettrici del centrodestra siano ricche e favorevoli a questa ulteriore restrizione dei diritti delle donne che riguarda anche loro.
Ormai non è più questione politica ma etica. Un’involuzione che non riguarda soltanto le scelte in economia o in politica estera, discutibili ma legittime. Quando un governo politico si assume la responsabilità di diventare “governo etico”, obbligando a un’unica morale i suoi cittadini e violando i diritti civili e umani, va verso la strada intrapresa decenni fa da altri governi, rappresentati senza vergogna dal simbolo della fiamma nel logo del partito che esprime il presidente del consiglio.
Il professor Luciano Canfora è stato querelato da Giorgia Meloni esattamente per aver posto in rilievo questa comunanza ideologica con un passato totalitario di governi “etici”, che, al di là della parola usata per descriverla, nella sostanza pone esattamente il problema etico che molti italiani e italiane iniziano ad avere con questo governo.
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gaysessuale · 3 months
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pensando a tutte le persone che non capiscono il testo della canzone di geolier e chiedono i sottotitoli in italiano.... piacere mi chiamo francesco sono di Milano (proprio Milano Milano), non ho letto la traduzione del testo della canzone e questo post è qui per provare un punto
disclaimer: sono un dottore in lingue specializzato in lingue scandinave, parlo 4 lingue tra il B2 e il C2 e altre 2 al B1, credo sia l'unica cosa che possa avvantaggiarmi. non ho mai avuto contatti prolungati con la lingua, il dialetto o la cadenza napoletana. Qui sotto è tradotta la strofa 1, il pre-ritornello e la strofa 2. Il ritornello è praticamente in italiano neostandard e non ho abbastanza tempo per tradurre tutta la canzone.
in corsivo le parole/termini/frasi di cui non sono convinto
lesgo
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Noi siamo due stelle che stanno precipitando
Ti stai vestendo consapevole che ti devi/dovrai spogliare
Pure il male ci fa bene, insieme io e te
Ci avevamo/abbiamo sperato di stare per sempre insieme io e te
No, no, no, come si fa, no no no, ti sei scordata?
Per ora no, non lo posso fare, se non ci stavi (credo sia "se non fossi esistita" , ma mi attengo al letterale), ti avrebbero dovuta inventare
La felicità quanto cosa se i soldi non la possono acquistare?
Ho sprecato tempo a parlare
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Non ci avessi mai pensato
Che l'inizio della storia era già la fine della nostra storia (che l'inizio della nostra storia era già la sua fine?)
Il cielo ci guarda
E quando piove è perché è dispiaciuto per me e per te
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Tu mi intrappoli abbracciandomi, pure il diavolo era un'angelo
Come mi si può amare se non ti amo? Come si può volare senza ali?
E no, è passato tanto tempo dall'ultima volta
Dammi un poco più di tempo per l'ultima volta
E no, no, no, no come si fa, no no no, ti sei scordata?
Per me, no, non lo posso fare
Conclusione: ritengo che chi nemmeno leggendo il testo capisca per lo meno il senso generale della canzone debba farsi un esame di coscienza sul suo livello di comprensione dell'italiano
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colonna-durruti · 9 months
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Maledetti, maledetti sfruttatori classisti.
DA LEGGERE: Lettera su Il Fatto Quotidiano
“Sono una 24enne studentessa universitaria, lavoratrice occasionale. E sono figlia di un padre di 59 anni, invalido, che ha ricevuto l’sms della sospensione del Rdc. Scrivere questa email è umiliante, ma vorrei chiarire le idee a chi forse non le ha chiare su chi siano le famiglie che in questi 4 anni sono riuscite ad andare avanti grazie a questo sussidio.
Vengo da una famiglia molto povera e sin dalle elementari ho avvertito il senso di inferiorità rispetto alle mie compagne. Non ho mai potuto fare sport, ricevuto regali come libri, mangiare fuori con la mia famiglia. Alle medie non avevo un euro per il panino, se non per qualche giorno quando mio padre riceveva il suo misero stipendio, ancora ringrazio la mia compagna Lucia che mi dava un pezzo del suo senza farmelo mai pesare. Non ho mai potuto fare gite di classe, legare davvero con le mie compagne: sapevano che stavo un gradino più in basso, non avevo argomenti, spesso piangevo perché mi sentivo abbandonata a me stessa e molte volte mi chiedevo se avrei mai potuto sentirmi “normale” come loro. Quando i soldi c’erano, erano per la casa, le bollette, per riempire frigo e freezer. Quando le cose andavano male, si rompeva un elettrodomestico, era anche peggio, bisognava decidere se mangiare o non lavarsi per una settimana. Più di tutto mi è pesato dover sempre scegliere la cosa che meno poteva impattare su tutti. A volte mi sembra di non aver vissuto, di non aver ricordi della mia infanzia/adolescenza, se non quelli passati a piangere chiedendomi che cosa avessi fatto di male per essere capitata in una famiglia così povera.
La povertà in Italia è una colpa, è un continuo fare la guerra alle persone che per definizione sono solo scansafatiche. Perché se sei povero, puoi solo essere questo. Non puoi studiare, oppure puoi studiare, senza libri, senza risorse, senza Internet, senza dispositivi, puoi adattarti agli orari delle biblioteche, appoggiarti sulle borse di studio regionali, quelle per cui devi avere il 90% di crediti dell’anno in corso. Ma avete una vaga idea di quanto possa essere difficile rimanere in corso senza una famiglia che ti sostenga alle spalle? L’università premia i bravi studenti, ma non i poveri studenti. E cosa c’entra con il Rdc?
Mi ha permesso di non scegliere, di avere i libri di cui avevo bisogno nell’immediato, di pagare le tasse (nonostante rientrassi in fascia 1), di vivere senza preoccuparmi mentre studiavo, di sentirmi normale, di non sentirmi in colpa per soldi in penne, quaderni, pranzi al sacco all’università. Mi ha consentito di vedere la mia famiglia felice per una spesa che ti assicura dei pasti decenti per 2-3 settimane. Mi ha privato della vergogna di dover chiedere aiuti alla chiesa o ai vicini. Di andare dal dentista quando stavo male, di comprare le lenti a contatto e non usare le mensili per 6 mesi. Mi ha permesso di vivere dignitosamente. Mi preoccupa tornare a come eravamo anni fa, quando i litigi in casa erano all’ordine del giorno, in un clima in cui è difficile studiare.
Ripongo nella mia carriera le speranze che un giorno la mia famiglia non vivrà tutto questo, che potrò raccontare ai miei figli ridendo di essere stata aggredita dalla mia professoressa per non avere 10 euro per il diario scolastico. La carriera da medico non mi farà dimenticare che cosa significa essere povera e vivere nella sfortuna, sarò presente nella vita di chi ha bisogno come me, ricordandomi di chi ha aiutato la mia famiglia quando più ne aveva bisogno. Nanni Moretti diceva: “Io non parlo di cose che non conosco”, perciò voi italiani, che puntate il dito, che avete visto la povertà solo nei film, che leggete della delinquenza sui giornali e la attribuite a noi, mettetevi una mano sulla coscienza e chiedetevi se siete consapevoli abbastanza per poterne parlare.”
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morganadiavalon · 4 months
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Ci sono giornate particolarmente no, in cui avverto più prepotentemente il senso della crisi della società in cui viviamo.
Senza modelli virtuosi cui ispirarsi (non già eroi, ché "sventurata è la terra che ne ha bisogno"), immersi nel qualunquismo, nella corruzione, nella faciloneria, nello svilimento dello studio o di qualsiasi forma di arte, nella decostruzione dell'insegnamento. Senza una coscienza di classe, senza un senso d'appartenenza, se non quello, gretto, dell'individualismo collettivo che rifiuta qualunque cosa che è altro da sé. Fenomeno che non risparmia nemmeno le bolle che si credono più inclusive. Anzi.
Stiamo scivolando giù ad una velocità che non controlliamo più.
Ma temo che purtroppo il fondo sia ancora lontano.
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sciatu · 8 months
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LA TONNARA DI VENDICARI
Colonne che si perdono nel cielo mura che racchiudono la luce finestre che non fermano il vento porte che non dividono scale che salgono verso il passato sono così anche i nostri ricordi ruderi rimasti nella memoria avanzi di vite precedenti resti precari di emozioni spente dove candida e pura si aggira la nostra coscienza cercando senso e motivo di un tempo che non sa cancellare di cose e persone rimaste impigliate nella rete fitta del cuore a confondersi con sogni e dolori. Ruderi come i nostri ricordi che non sono più vita ma che la riassumono ali invisibili dell’anima per seminare le speranze di domani. Non sono così i sogni ed i desideri? vestigia lasciati dal tempo dentro la rete della memoria parti di una realtà cancellata pezzi di un puzzle disfatto semi che l’anima raccoglie onde che si ripetono all’infinito. Il mare qui è solo un coro che ci ricorda continuamente la nostra provvisoria presenza che per altri diverrà ricordo, ambito sogno, inquieto desiderio come questi avanzi di tonnara che guardano l’orizzonte del mare a sfidare eterni il cielo.
Columns that are lost in the sky, walls that enclose the light, windows that do not stop the wind, doors that do not divide, stairs that go up towards the past, our memories are like this too, ruins left in the memory, leftovers from previous lives, precarious remains of spent emotions, where candid and pure, our conscience wanders, looking for meaning and reason, of a time that he does not know how to erase, of things and people entangled, in the thick net of the heart, to be confused with dreams and pains. Ruins like our memories, which are no longer life, but which summarize it, invisible wings of the soul, to sow the hopes of tomorrow. Aren't dreams and desires like this?, vestiges left by time, within the network of memory, parts of an erased reality, pieces of an undone puzzle, seeds that the soul collects, waves that repeat themselves endlessly. The sea here is just a chorus, which continually reminds us of our temporary presence, which for others will become a memory, a coveted dream, a restless desire, like these ruins remains, which look at the horizon of the sea, eternally challenging the sky.
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elperegrinodedios · 3 months
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Io non lo sono mai stato e, nonostante segua il Signore da tempo, ancora non lo sono in modo naturale e spontaneo, ma grazie a lui, possiedo quel dono del discernimento, che mi permette di anticipare e di combattere, quelle tentazioni che in altro modo non riuscirei a sconfiggere. È una dura battaglia, ma so, che il Signore non ci darebbe mai dei pesi o delle prove, che noi non potremmo sopportare. Grande è la sua fedeltà.
Ma non esiste nessun puro nel vero senso della parola, basta leggere come è scritto in Ro. 3:10: "Non c'è alcun giusto, neppure uno". Amèn! 🤍
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Niente è puro per i contaminati e gli increduli; anzi sia la loro mente che la loro coscienza sono contaminate.📖
#elperegrinodedios
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raffaeleitlodeo · 6 months
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Meloni ha successo perché mente spudoratamente ed è notorio che le masse hanno una propensione ad essere prese in giro. Aveva sbandierato la sua determinazione ad eliminare le accise sulla benzina e non lo ha fatto, ma per rendersi ancora più credibile, ha persino registrato un video nel quale ha affermato che questa promessa risaliva al 2019 e, resasi conto della impossibilità a mantenerla, non ne aveva fatto cenno nel programma elettorale nelle ultime elezioni. Sapendo che nessuno sarebbe andato a leggersi il programma elettorale del suo partito, ha mentito con sicumera, e poco importa se nel programma del suo partito aveva detto esattamente ciò che ora nega: “Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”. La strage di Cutro in cui hanno perso la vita 60 persone è stata la diretta conseguenza del sistema di monitoraggio e respingimento voluto dalla sua fazione politica, e quando la tragedia si è materializzata proprio perché sono state applicate le norme e le procedure volute dalla destra, ha mentito teatralizzando la sua estraneità al naufragio e accusando di falsa coscienza chi osava addebitarle la responsabilità di quelle morti. Nel programma elettorale aveva chiesto agli elettori il consenso alla elezione diretta del Presidente della Repubblica e ora nega di aver chiesto agli elettori di votarla sulla base di questa promessa, e ha invece presentato una proposta di modifica della Costituzione che prevede l’elezione diretta non certo del Presidente della Repubblica, ma del Presidente del Consiglio. Un simile stravolgimento della Costituzione, in abbinamento allo scellerato progetto di Autonomia Differenziata, determinerebbe la fine della Repubblica e l’inizio di una dittatura come quella di Putin o di Erdogan. Sperare che gli italiani si accorgano della vera natura di costei, sperare che siano in grado di comprendere il livello di mistificazione, è una speranza vana, tanto più che una consistente parte di italiani, questo piano di falsità lo condivide e lo approva. Il dissenso, quando si è in torto, si gestisce solo con la menzogna, e con Meloni la menzogna è sistema e l’arroganza stagna nella cecità autoreferenziale. Non resta che auspicare un referendum oppositivo dopo che la riforma costituzionale avrà ottenuto l’approvazione parlamentare da una maggioranza semplice, dove semplice non è da intendere solamente in riferimento al quorum dei votanti, quanto piuttosto nel senso di miserabile. Democrazia Atea, Facebook
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gregor-samsung · 2 months
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" La donna non ha contrapposto alle costruzioni dell'uomo se non la sua dimensione esistenziale: non ha avuto condottieri, pensatori, scienziati, ma ha avuto energia, pensiero, coraggio, dedizione, attenzione, senso, follia. La traccia di tutto ciò è sparita perché non era destinata a restare, ma la nostra forza è nel non avere nessuna mitizzazione dei fatti: agire non è una specializzazione di casta, ma lo diventa mediante il potere a cui l’agire viene indirizzato. L’umanità maschile si è impadronita di questo meccanismo la cui giustificazione è stata la cultura. Smentire la cultura significa smentire la valutazione dei fatti in base al potere.
La maternità è il momento in cui, ripercorrendo le tappe iniziali della vita in simbiosi emotiva col figlio, la donna si disaccultura. Essa vede il mondo come un prodotto estraneo alle esigenze primarie dell'esistenza che lei rivive. La maternità è il suo “viaggio”. La coscienza della donna si volge spontaneamente all'indietro, alle origini della vita e si interroga. Il pensiero maschile ha ratificato il meccanismo che fa apparire necessari la guerra, il condottiero, l’eroismo, la sfida tra le generazioni. L’inconscio maschile è un ricettacolo di sangue e di paura. Poiché riconosciamo che il mondo è percorso da questi fantasmi di morte e vediamo nella pietà un ruolo imposto alla donna, abbandoniamo l’uomo perché tocchi il fondo della sua solitudine. "
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel.
(Libro elettronico; 1ª edizione: casa editrice "Rivolta Femminile", 1970)
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E il modo ancor m’offende.
Così come la fiducia conteneva il seme del tradimento, il tradimento contiene in sé il seme del perdono. Ma il perdono è talmente difficile da dare, che probabilmente c’è bisogno della collaborazione dell’altro, di colui che ha tradito. Voglio dire che l’offesa, se non è ricordata da entrambi gli interessati (e ricordata come offesa), ricade tutta su colui che è stato tradito. Se è solo il tradito a percepire l’offesa, mentre l’altro ci passa sopra con razionalizzazioni, allora il tradimento continua, anzi si accentua. Questa elusione in malafede di ciò che è realmente accaduto è, di tutte le piaghe, la più bruciante per il tradito. Il perdono diventa più difficile; il risentimento cresce, perché il traditore non si assume la sua colpa e non prende con onestà coscienza del proprio atto. Jung ha detto che il senso dei nostri peccati è che dobbiamo assumerceli, vale a dire non dobbiamo scaricarli sugli altri perché li portino per noi. Per assumersi i propri peccati, bisogna prima riconoscerli, e riconoscere la loro brutalità.
James Hillman
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susieporta · 6 months
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VOGLIO SOFFRIRE PER APPARIRE
Liberarsi da certi stati di sofferenza richiede che ci si liberi dall'idea che la sofferenza sia un qualcosa di speciale che accade solamente a noi.
A volte succede che ci sentiamo "speciali" rispetto agli altri esseri umani perché stiamo soffrendo, quando la sofferenza, di fatto, è parte integrante della vita ed andrebbe semplicemente accettata così com'è.
C'è sempre una certa dose di vanità, di egocentrismo e senso di superiorità che tende a mischiarsi con la sofferenza.
E se poi guarisco per davvero...
Allora dovrò lasciar cadere l'idea di sentirmi "superiore" perché soffro e perché le mie sofferenze sono uniche e speciali rispetto a quelle degli altri.
Alcune persone non sono ancora pronte a guarire e a lasciare cadere il passato perché gli serve - la sofferenza - per sentire di essere, di valere e di esistere.
Alcune persone utilizzano la sofferenza per tenere le persone legate a sé ricattandole, sfruttando i loro punti deboli facendoli sentire in colpa...
Tutti giochi di potere.
Ecco perché...
Guarire dalla sofferenza, non sempre, ma a volte, richiede anche un profondo lavoro sull'ego.
Proviamo ad osservare quando utilizziamo i nostri problemi come arma di ricatto invece di trovare una soluzione.
La guarigione/trasformazione comincia da una presa di coscienza della propria situazione interiore su come utilizziamo la mente e le emozioni, evitando però di mentire a sé stessi.
Roberto Potocniak
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scogito · 2 months
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30 caratteristiche del manipolatore
Questo elenco si applica sia alle donne, sia agli uomini.
È stato sviluppato in un periodo di sette anni dalla psicologa cognitiva comportamentale, specialista in manipolazione, Isabelle Nazare-Aga, ed è contenuto nel libro L’arte di non lasciarsi manipolare.
Indicazioni d'uso:
leggerli con la persona che sospetti in mente. Se ottieni almeno 14 criteri su 30, la persona a cui stai pensando è un manipolatore.
Colpevolizza gli altri in nome del legame familiare, dell’amicizia, dell’amore, della coscienza professionale.
Trasferisce la sua responsabilità agli altri o abdica alla propria.
Non comunica chiaramente le sue richieste, i suoi bisogni, sentimenti e opinioni.
Risponde molto spesso in modo sfocato.
Cambia le sue opinioni, i suoi comportamenti, i suoi sentimenti a seconda delle persone o delle situazioni.
Invoca ragioni logiche per mascherare le sue richieste.
Fa credere agli altri che devono essere perfetti, che non devono mai cambiare opinione, che devono sapere tutto e rispondere subito a domande e richieste.
Mette in dubbio le qualità, le competenze, la personalità degli altri: critica senza averne l’aria, svalorizza e giudica.
Fa scrivere i suoi messaggi da altri.
Sparge la zizzania e crea sospetti, divide per meglio regnare.
Sa impostarsi da vittima affinchè lo si commiseri.
Ignora le richieste anche dicendo di occuparsene.
Usa i principi morali degli altri per soddisfare i suoi bisogni.
Minaccia in modo mascherato, o pratica il ricatto all’aperto.
Cambia copletamente argomento durante una conversazione.
Schiva o fugge dal colloquio, o dall'incontro.
Sfrutta l’ignoranza altrui e fa credere alle persone di essere superiore.
Mente.
Predica il falso per conoscere la verità.
È egocentrico (egoriferito).
Potrebbe essere geloso.
Non sopporta le critiche e nega l'ovvio.
Non tiene alcun conto dei diritti, dei bisogni e dei desideri altrui.
Utilizza spesso l’ultimo momento per comandare o far agire gli altri.
Il suo discorso pare logico o coerente, mentre i suoi atteggiamenti corrispondono allo schema opposto.
Lusinga per compiacerti, offre regali, si premura improvvisamente verso di te.
Produce un senso di disagio o di non-libertà.
È perfettamente efficace nel raggiungere i propri obiettivi, ma a scapito degli altri.
Ci fa fare cose che probabilmente non avremmo fatto di nostra spontanea volontà.
È costantemente oggetto di conversazione, anche quando non è presente.
La maggior parte ha più di 20 punti su 30 (quessta non è una rassicurazione).
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chez-mimich · 6 months
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THE OLD OAK
Per il suo ultimo film (almeno secondo le stesse recenti dichiarazioni del grande regista britannico), Ken Loach ha scelto di girare un film “in purezza”, come si direbbe per il vitigno di un un vino. “The Old Oak” infatti contiene tutti i temi cari a Loach, più uno: il proletariato e il sottoproletariato urbani post-industriali, la disoccupazione, la miniera, l’alcolismo, la povertà materiale e spirituale, ai quali qui aggiunge il tema capitale dei nostri tribolati giorni, l’immigrazione. The Old Oak è il vecchio e malandato pub di Durham, paesino del nord-est dell’Inghilterra, dove la chiusura delle miniere, oltre ad essere stata una tragedia epocale per l’economia del villaggio, era altresì stato un formidabile collante per la solidarietà e le lotte sindacali dei lavoratori. La “colliery”, ovvero la miniera di carbone, è stata per anni una costante nel panorama delle lotte sindacali dei lavoratori di quella parte del paese e, attorno ad esse, sono nate forme del tutto particolari di mutuo soccorso per il sostegno tra lavoratori, insieme anche iniziative ricreative e sociali che spesso ruotavano attorno al pub del luogo. TJ Ballanthyne è il proprietario di “The Old Oak” (la vecchia quercia), luogo che tiene insieme vecchi compagni di lavoro in miniera, ormai quasi derelitti e impoveriti dalle miserabili pensioni, che si ritrovano alla sera e nei giorni di festa per una pinta di birra come s’usa da quelle parti. A rompere quel delicato equilibrio è l’arrivo di poveri ancora più poveri di loro, in questo caso un nutrito gruppo di famiglie di migranti che fuggono dalla guerra in Siria. Tj Ballanthyne e un piccolo gruppo di frequentatori del pub decidono di mettere in piedi una sorta di mensa dei poveri per i nuovi arrivati, suscitando la protesta degli storici frequentatori che, benché anch’essi figli di un proletariato misero, sembrano ostili alle nuove povertà oltre ad essere, perché no, anche un po’ razzisti.
Il film di Loach, nella sua essenziale semplicità, è tutto qui e non è una pellicola per tutti,e non lo è, non solo per i motivi che si potrebbero pensare. Non lo è perché vedere un suo film è sempre un po’ come partecipare ad un rito purificatorio: ci si sottopone ad esso per ricordare a noi stessi che la Storia che stiamo vivendo è questa, o meglio che ancora oggi molti vivono in prima persona questa Storia, fatta di sussistenza, di squallide periferie e di miseria. Loach, nella sua sempre scarna narrazione filmica, supportata dalle eccellenti sceneggiature di Paul Laverty, punta questa volta il suo sguardo sull’assurdo conflitto tra due povertà, quella degli ex-minatori e quella dei migranti. Se c’è stata una strategia vincente nella destra in Europa e nel mondo occidentale, e quindi anche in Italia, è proprio stata quella di far pensare alle classi meno abbienti che il nemico sociale fosse quello più povero di loro. Gli ex minatori inglesi, come i proletari italiani, guardano ai migranti con diffidenza, se non proprio con odio. Quello è il loro “nemico”, non certo il grande capitalista, il facoltoso commerciante, il professionista affermato o l’evasore fiscale (figure che spesso coincidono). Se in un certo senso è normale che ciò accada, poiché fasce deboli della popolazione indigena e migranti si trovano nelle città a convivere negli stessi quartieri, la cosiddetta “coscienza di classe”, grande invenzione marxiana, attende solo di essere recuperata alla sua funzione, per far, finalmente, deflagrare un sano conflitto sociale, unica barriera possibile allo strapotere del liberismo delle destre. Un manifesto politico più che un film? Sì, bisogna ammettere che Ken Loach è un regista fieramente politico, forse l’ultimo rimasto, che parrebbe aver girato sempre lo stesso film, come monito della perenne ingiustizia sociale che avvelena (e ha sempre avvelenato) la nostra Storia. Forse sarà il suo ultimo film e quindi ne rimpiangeremo per sempre la dirittura morale e la sua sete di giustizia, ma anche la sua ineguagliabile poesia cinematografica. E come il “macchinista ferroviere” di Francesco Guccini sulla locomotiva, ci piace pensarlo ancora dietro la sua macchina da presa “lanciata bomba contro l’ingiustizia”.
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