Tumgik
#siena bella
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I'm proud of myself for finally finishing this illustration. I painted it in my sketchbook and then did some final edits digitally.
I'm considering trying out giclée printing and I might start with this one. What do you think?
Here's the "about the image" and description of my process, if you're interested:
St. Catherine of Siena was one boss lady from the 14th century. She is known for a lot of things, but for this depiction of her I wanted to focus on her mission of returning the Pope to Rome (he was in France, there was a lot of political nonsense going on at the time). Her mission was a success. She was involved in peace negotiation between the Pope and the Florentines (again, lots of nonsense going on, sorry I'm not giving you the details here) and has written a great many letters that I feel called to look into. Anyway, she was working against the antipope and just overall doing a lot of diplomacy throughout her life on top of her spiritual writing and other things.
Before I began gathering reference images to put together for inspiration, I knew I wanted to focus on the aspect of her returning Pope Gregory from France to Rome.
Of all of the images I had found, I decided to include the following symbols/aspects from her life: the stigmata, crown of thorns, a rose, a lily, and the crucifix (pointing to the Vatican behind her). The red shape in front is an outline of a part of the coast of France and the green shape behind her is an outline of Italy, with the shape inside being the Vatican.
Most images of her that I found of her made her seem demure and looking away from the viewer, but for my image, I wanted her to be looking directly at you, with her arm outstretched. The lily is a symbol of purity but we know this was a bold and direct woman of God, not someone hiding in a soft expression. So, not only is she reaching out to Pope Gregory, asking for his return to Rome, but also, reaching out to you, personally, to return to the Church, if you have fallen away.
This was my collage that I made to use for reference as I painted:
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Her left hand that is outstretched is my own hand, lol, so I still ended up using myself as a reference (idk why, I hate using my stubby fingers as reference so if you have dainty slender fingers feel free to let me know and I'll reach out to you next time haha)
On a personal note- this image was a commission to be given as a gift to my cousin who graduated with a degree in mediation or diplomacy (I forget) and I thought St. Catherine of Siena, a well known peace negotiator, was the best choice. My cousin is also not a practicing Catholic (as far as I know) and most of her siblings are the same. I wanted to paint this illustration with that in mind, which is why I have St. Catherine extending her hand. I want to be closer with my family but sometimes I don't know how. There's been a lot of drama between my aunts and uncles, pushing so far that many of them are no longer speaking to one another. I know painting this image of St. Catherine may not act as a bridge in the regard but maybe it could be a small stepping stone.
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ross-nekochan · 2 months
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Ieri sono andata di nuovo dalla mia amica giapponese.
Sono arrivata da lei nel pomeriggio di sabato e siamo andate insieme al 銭湯 (sentō), ossia i bagni pubblici giapponesi. Questa volta mi ha fatto meno effetto ma è sempre in qualche modo liberatorio essere letteralmente nuda assieme a tanta altra gente nella tua condizione. Ci si guarda però non c'è troppo giudizio, perché ci sono così tanti corpi diversi che il giudizio sembra perdere di senso.
Dopo essere stata a rilassarmi nella vasca super calda con le turbe idromassaggio (che relax madonna), la mia amica mi ha proposto di immergermi nella vasca fredda:"Vedrai che bella sensazione!". Io inizialmente le dicevo che avrei voluto evitare perché non mi sembrava troppo sensato far fare uno sbalzo di temperatura così forte al corpo; in più conosco la mia polla (ossia me stessa). Alla fine però mi sono lasciata convincere e l'ho fatto: Mix perfetto per un cazzo di capogiro che così forte penso di non averlo mai avuto nella mia vita. Fortuna che è passato dopo qualche minuto e quindi vabbè tutto a posto.
Poi mi chiede del lavoro e del perché ho cambiato: le spiego che ho il doppio delle ferie di prima e mi fa:"Vabbe ma 20 giorni di ferie sono normali no?". È la seconda volta che me lo ha detto e io ogni volta le dico, no, la normalità in Giappone è 10 e mi stupisce sempre che lei, giapponese, anche se anziana, viva così fuori dal mondo e mi rendo conto che chi lavora nella scuola pubblica è privilegiato non solo in Italia, ma pure qui.
A cena abbiamo mangiato 冷やし中華 (hiyashi chūka - foto 1) ovvero noodles freddi cinesi con verdure e carne e una salsa fatta di salsa di soia, aceto, zenzero e sesamo. Poi aveva preso anche dei salamini francesi: buoni, ma peccato fossero letteralmente dolci - poco sale e pochissimo pepe rispetto ai nostri. Da bere una lattina di birra e del vino bianco (scarso).
La notte un inferno: mi sono svegliata forse alle 4/5 con una nausea e un mal di testa fortissimo. Ho temporeggiato girandomi da un lato all'altro per ore e ore, svegliandomi e riaddormentandomi di continuo, finché non ho sentito la mia amica sveglia. Mi sono alzata e le ho detto:"Yuki che guaio, mi viene da vomitare...", mentre lei mi suggeriva di tornare a dormire, ho preso un sorso di acqua... tempo 2 sec e sono corsa al bagno a vomitare. La causa penso sia stata il fatto che sono stata troppo indulgente col vino, che secondo me era pure di scarsa qualità.
Sono tornata a dormire finché non era ora di pranzo, intorno alle 12.
Questa volta però non siamo andate a pranzo dai suoi genitori, ma la mia amica ha organizzato un pranzo a casa sua in cui ha invitato: la sua insegnante di italiano (che è di Salerno e io, quando l'ho saputo, le ho chiesto di presentarmela), suo marito giapponese, un suo compagno di classe (che frequenta la stessa insegnante), la moglie e una sua collega molto giovane che insegna inglese nella stessa scuola media dove insegna anche lei.
L'insegnante di italiano è simpatica, però è la tipica signora italiana con un carattere forte che sta sempre in mezzo a fare le cose al posto degli altri, un po' ignorante e banale (che cazzo mi vieni a dire a fare: che palle D'Annunzio, che palle Manzoni, che palle tutti - dì che non ti piace la letteratura senza fare sceneggiate, no?), insomma, tipica signora italiana. Però ha preparato la parmigiana di melanzane quindi un po' la perdono ahahah.
Il marito invece super tranquillo e straeuridito: prima della pensione era un professore di storia romana e ha vissuto in Italia per svariati anni. Conosce un sacco di aneddoti italiani che manco io sapevo (tipo sul palio di Siena, su Matera etc) ed è il tipo che una volta che parte non lo fermi più. Non ricordo come se n'è uscito con questo argomento, ma dopo aver detto che c'era stato un momento in cui era senza lavoro e senza soldi e che non poteva nemmeno tornare in Giappone, ha detto anche che mentre stava facendo un lavoro prendeva uno stipendio sia in Italia che dal Giappone, nello stesso momento. Io sempre più convinta che chi ha vissuto in quegli anni ha avuto un culo della Madonna perché i soldi si buttavano come non è mai più successo (esempio plateale: mio nonno baby pensionato che ha vissuto metà della sua vita in pensione... METÀ).
Detto questo, fortunatamente sono riuscita a godermi il pranzo nonostante la vomitata.
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dilebe06 · 5 months
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La cosa più bella del viaggiare è organizzare il viaggio.
Io e @veronica-nardi in videoconferenza (Siena-Bologna) e tramite What's Up mettiamo su certe trasferte che ormai hanno il nome altisonante di "viaggio della speranza."
Oggi in particolare, si organizza " Siviglia- Cordoba- Granada."
La difficoltà è cercare di pianificare qualcosa a distanza di mesi, partendo da due posti diversi, senza essere presenti fisicamente per monitorare le cose.
Così, What's Up alla mano e pc aperto su settordici pagine diverse, pianifichiamo una spedizione in terra spagnola senza manco vederci di persona.
In un oretta - ormai siamo brave - strutturiamo a grandi linee la nostra rotta finché mi accorgo che Veronica sta ancora guardando ossessivamente i treni che si dovrebbero portare da Granada a Siviglia.
Vero:-" ma come è possibile che non mi dia i treni? Mi dice che non ci sono!"
Io:-" Beh, magari a Granada non c'è la stazione."
Vero ;-"No. Hyun Bin in Memories of the Alhambra il treno l'ha preso. La scena sotto con lei che corre accanto al treno...."
Io: "Chiamalo allora e senti come ha fatto a partire..."
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Non so perché, ma sono morta dalle risate.
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inspiredwriter · 11 months
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Leonardo :*entra la habitación de Stefany* mi amor ya llegué para jugar contigo~😏😉❣️💕¿En dónde estás gatita? ☺️😃💝💗
Stefany :*gritan del baño*estoy en el baño tortuguita ya pronto salgo🥰🤭🚪💖💕¿cómo te fue tu misión? 😄😁💞💗✨
Leonardo :*se siena en la cama* muy bien y mis hermanos y yo atrapamos criminales robando un banco😌🏦💰*deja sus espada en la orilla*y el otro criminal casi me dispara la cabeza pero estive la bala con mi espada😏🗡️✨ y le di un puñetazo en su cara y estómago y deja de inconsciente 😁🤜✋
Stefany : Vaya, eso fue grandioso creo que tienes una hermosa ángel cuidándote a ti para que estés a salvo y protegido 😏😇💗💞💓💘*sale del baño*
Leonardo : Sí,tal vez tenga razón Creo que tengo un ángel...😃😳💗💘💞*mira a Stefany*¡¡Oh mis Caparazónes!!😲😍🌋💕❣️💘 o mejor dicho que tengo el ángel más bella del mundo🤤😇💖💗💞
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Stefany :*se acerca a Leo* Así es tortuguita soy tu ángel y vine aquí para darte una recompensa que ha sido tan bueno y valiente protegiendo la ciudad 😇😘💞💖💝*se acuesta en la cama y levanta su falda*por favor hagamos el amor 🥰🤭💗💘💕✨
@inspiredwriter
Leonardo: *Undresses* Hahaha, in a few seconds you will have nothing left but wings and a necklace, my little angel😍🪽📿🩷💘💖 *Lies on Stefany and hugs her*
Stefany: Oh yeah, Lee, just don't rush too much to better enjoy this cutie angel😇🤭💗💝💞
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Leonardo: As you wish, babe😏👗💘💞 *Pulls off Stefany's dress, kissing her collarbone, chest and stomach* Mua~😚💗💓 mua~💖💘 mua~💗💞 muah~💕
Stefany: Ah~😄😍💗💞 ah~☺🥰💝💕 Leo, are you happy with my surprise yet?😘😇🪽🎊💖💓
Leonardo: *Takes Stefany's panties off with his teeth* Of course, my joy, but I'll be truly happy when I get to the filling of my sweet strawberry cupcake🥰😋🧁🍓💘💝 *Bites Stefany on the shoulder and kisses the bite area* Grrr~😈💓💗 muah~😚💞 I hope my little angel doesn't hurt too much😏💗💕
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Stefany: No no, sweetie, this little angel bites too🤭😘💖💞*Sits on Leo's legs, bites his neck and kisses the bite area* Grrr~😈💗💝 Muah~😚💋💓💞
@swagtreecrown
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filorunsultra · 7 months
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Syrah quel che Syrah
Cortona è nota per un codice musicale del Duecento conosciuto come Laudario di Cortona Ms. 91 e conservato all'Accademia Etrusca. È un laudario, cioè un libro che contiene delle laude, canzoni a tema sacro con testo in volgare e di uso non liturgico. Il repertorio laudistico del Duecento ci è arrivato principalmente grazie a due codici: il Magliabechiano Banco Rari 18 di Firenze, che ha delle bellissime miniature ma è pieno di errori di notazione, e il Laudario di Cortona. Mi trovo con Raffaele in un'auto a noleggio sulla Modena-Brennero quando chiamo la bibliotecaria dell'Accademia Etrusca per vedere il codice: mi dice che non è visionabile, cioè, non oggi, forse se arrivassimo prima dell'una, d'altronde ogni giorno qualcuno chiede di vederlo, poi c'è il figlio da prendere a scuola, magari scrivendo per e-mail, o presentandoci come piccolo gruppo... comunque sarebbe meglio rimandare. Dopo quindici minuti di conversazione circolare riaggancio il telefono. Stiamo andando in Toscana per un convegno sul Syrah coordinato da Raffaele, a cui mi ha chiesto di accompagnarlo non so bene perché. La scusa del Laudario era stata buona fino all'uscita dell’autostrada di Affi, poi anche quella era crollata e di lì in poi mi sarebbero aspettati soltanto tre giorni di chilometri di corsa, vino biodinamico e cene a base di chianina (oltre a essere vegetariano, Chiani è il cognome di mia mamma e solo l'idea di mangiare una così bella mucca, che per di più porta il nome di mia madre, mi provoca orribili dolori enterici).
Cortona si trova su una collina affacciata sulla Val di Chiana, più o meno ad equa distanza tra Siena, Arezzo e Perugia. È un classico borgo medievale da "Borgo più bello d'Italia" (ogni borgo italiano è "il più bello d'Italia"). Una rocca sulla cima, qualche chiesa, dei cipressi, un grazioso cimitero e tutte quelle cose inequivocabilmente italiane: l'alimentari, l'enoteca, il bar (da leggersi i' barre, con raddoppiamento sintattico). Turismo, a marzo, poco, e comunque tutto anglofono e interessato solo a due cose: Cortona DOP (principalmente Syrah e Merlot, e in minor parte Sangiovese) e tagliata di chianina. La campagna sotto alla città e la strada regionale che porta in Umbria sono misurate dalle insegne delle centinaia di cantine e dai cartelli con gli orari delle degustazioni. Da Trento a Cortona si impiegano circa quattro ore e così, svincolati anche da quell'unica incombenza presso la Biblioteca Etrusca, a circa metà strada usciamo a Castiglione dei Pepoli, sull'Appennino Bolognese, in cerca di un piatto di fettuccine.
Il lago Brasimone è un bacino artificiale costruito nel 1911. Dal lago attinge acqua una delle uniche due centrali nucleari attive in Italia. Leggendo dal sito ufficiale dell'ENEA: "Il Centro del Brasimone è uno dei maggiori centri di ricerca a livello nazionale e internazionale dedicato allo studio e allo sviluppo delle tecnologie nei settori della fissione di quarta generazione e fusione nucleare a confinamento magnetico. Rilevanti sono le competenze disponibili sulla tecnologia dei metalli liquidi, sui materiali innovativi per applicazioni in ambienti severi, sulla prototipazione di sistemi e componenti per applicazioni ai sistemi energetici anche nucleari." Attraversando in auto la diga, verso la trattoria, Raffaele mi racconta che il referendum sul nucleare del 1987 bloccò la produzione di energia nucleare ma non la ricerca. La centrale nucleare del Brasimone (anche se non è una vera centrale) ricorda vagamente Chernobyl: il camino bianco e rosso, la cupola di cemento del reattore e i boschi tutto attorno, non ci sono invece i classici camini di raffreddamento, dandole un'aria più domestica. Accanto al lago c'è una trattoria sgarrupata per gli operai della centrale. Come in tutte le bettole per operai e camionisti, si mangia divinamente ma non leggero, segno premonitore dell'imminente cena.
L'albergo a Cortona è un quattro stelle e per aperitivo ci offrono cantucci e Vin Santo. Le quattro sciure che ci lavorano sono fin troppo disponibili e ci ammorbano parlandoci dei biscotti. Una volta arrivati in albergo io e il Raffa facciamo una corsa di acclimatamento attorno al paese che mi apre una voragine in pancia, rendendomi sempre più insofferente per quella cena. Restiamo per un po' nella hall dell'albergo ad aspettare Giorgia, una delle relatrici del convegno. Ho l'impressione di essere lì da delle mezzore quando finalmente Giorgia scende dalla camera.
La cena è alla Marelli, una cascina in mattoni rossi di proprietà della famiglia Marelli della famosa Magneti Marelli, e per metà affidata a Stefano Amerighi Vignaiolo in Cortona (da leggersi tutto insieme, di fila, senza virgola), amico e cliente di Raffaele e organizzatore del convegno. Mi aspetto una cena formale in cui mantenere un contegno istituzionale ma si tratta di tutt'altro. La tavola non è apparecchiata e anzi la stanza è alta e semivuota. Ci sono un grande caminetto al centro, un divano, due poltrone, una grande credenza piena di bottiglie vuote di Syrah francese e nient'altro. Siamo in dodici a cena ma arriviamo presto e ci sono ancora solo tre vignaioli francesi già piuttosto avanti col vino e coi trigliceridi, un broker di borsa collezionista di bottiglie d'annata e Francesco, un dipendente di Stefano. Come me, neanche Giorgia conosce nessuno e mi sento meno solo, inoltre lei è un'ingegnere: di vino ne sa più di me ma è comunque fuori contesto. Così ci mettiamo in fondo alla tavola, separati dagli altri commensali da Raffaele, che emana sapienza anche per noi. Il broker stappa una magnum di Champagne e così inizia una serata destinata a durare ore e inframmezzata da un'innumerabile sequela di portate e bottiglie di vino (in realtà, per scopi puramente antropologici, le ho contate: undici, di cui una magnum). L’ospite arriva solo al terzo bicchiere di Champagne: Stefano è sulla cinquantina, capelli e barba brizzolati e occhiali da vista Celine con montatura nera. Neri anche il maglione, i pantaloni e le scarpe. Sulla credenza ci sono dischi di Paolo Conte e qualche cd generico di musica classica, di quelli che si trovavano una volta in edicola e che contenevano qualche grande classico come Tchaikovsky e Beethoven, più qualche russo un po' più ricercato ma meno sofisticato, che ne so, Mussorgsky. Stefano è un melomane, ha scoperto l’opera da adolescente col Così Fan Tutte e poi da Mozart è arrivato a Verdi. Da giovane frequentava il Regio di Parma, che dice fosse il suo teatro preferito (mah), apprezzava anche l’orchestra del Maggio mentre non trovava nulla di eccezionale nella Scala (ancora: mah). Era talmente appassionato d’opera che chiese a sua moglie di sposarlo durante una Boheme, che però raccontandolo attribuisce erroneamente a Verdi. Io mi irrigidisco ma evito di farlo notare, i lapsus capitano a tutti e io non voglio fare quello che alza il ditino per correggere il padrone di casa, così annuisco e continuo ad ascoltarlo. Insieme a lui arrivano anche altri tre vignaioli biodinamici siciliani. Il più anziano, un distinto signore sulla settantina (che avrei scoperto essere l'unico altro vegetariano nella stanza) e i suoi due collaboratori, non molto raffinati in realtà. Alla terza bottiglia di bianco sono iniziati i rossi e, insieme ad essi, un simpatico giochetto in cui gli ospiti dovevano indovinare il vino. Raffale sembrava particolarmente bravo a questo gioco e per un po' ho avuto l'impressione che i due siciliani non facessero che ripetere quello che diceva lui. Anche il broker sapeva il fatto suo e la cosa aveva iniziato a prendere una piega deliziosa. In queste cene, mi ha spiegato Raffaele, ognuno porta qualche bottiglia e il cibo diventa più che altro un modo per continuare a bere. Dividendo una bottiglia in tanti, nessuno riesce a bere più di un paio di dita di ogni bottiglia, per cui il tasso alcolemico, una volta raggiunta una certa soglia, non si alza ulteriormente ma resta più che altro stazionario per tutta la durata della cena, facendo più che altro i suoi peggiori effetti il giorno dopo.
Quando chiedo a Raffaele se in quell'ambiente ci siano problemi di alcolismo, lui mi risponde che "da un punto di vista patologico, probabilmente no, o almeno non diffusamente, ma in una forma latente sì. Tra cene, presentazioni e fiere, i vignaioli bevono tutti i giorni. Inoltre, durante le cene come questa, si è diffusa sempre di più l'abitudine di aprire la bottiglia tanto per aprirla, spesso finendola in fretta per passare a quella dopo, o buttandone via metà, nella sputacchiera, passata di mano in mano con la scusa di gettare i fondi, e per far spazio alla bottiglia appena aperta. Così non ci si prende il tempo per lasciar evolvere il vino e per vedere come cambia nel corso della sera. È un atteggiamento bulimico e anche poco rispettoso nei confronti di una bottiglia che un povero vignaiolo ha impiegato un anno per produrre. Ogni volta che qualcuno prova a parlare di alcolismo in questo ambiente il gelo tronca ogni possibile discorso, e d'altronde nessuno è interessato a farlo, perché vorrebbe dire mettere in discussione l'intera economia del settore: quando dieci anni fa crollò definitivamente l'idea del vino come alimento centrale per la dieta mediterranea e si capì finalmente che berlo fa male, la comunicazione dell'industria vitivinicola si spostò sul suo valore culturale. Cosa di per sé anche vera, se non che la cultura del vino non sta nella bottiglia ma nel territorio; mentre l'esperienza enologica si ferma sempre alla degustazione e non si spinge mai alla vera scoperta del territorio e della sua storia, soprattutto in Italia." Insomma, quello che dovrebbe essere il pretesto diventa lo scopo.
Durante la cena apriamo una bottiglia di Cornas del 2006, l'ultima annata del vignaiolo che l’ha prodotta, un tale Robert Michel, prima che andasse in pensione. Raffaele mostrandomi la bottiglia mi fa notare che la parola più grande sull'etichetta non è il nome del vignaiolo, che invece è scritto piccolo in un angolo, né dell'uva, Syrah, anche questa scritta in piccolo, ma il nome del vitigno, cioè il posto in cui è stato fatto. Ed è scritto al centro, a caratteri cubitali: Cornas. In Francia il brand non è il nome di fantasia dato al vino dal vignaiolo, ma il nome del posto. Questo fa sì che le denominazioni siano molto più piccole e controllate che in Italia, e che attorno a queste denominazioni si costruisca un'identità più profonda. Lungo il Rodano francese, ad esempio, si trova questo paese, Cornas, dove si coltiva solo Syrah. Il cliente finale sa in partenza che non sta comprando tanto una cantina, ma un territorio, e una storia. Dopo il Cornas, aprono una bottiglia di Pinot Nero del 1959 (puoi avere il palato di una pecora come il sottoscritto, ma l'idea di bere un intruglio fermo in una cantina da 65 anni esalterebbe chiunque). Beviamo qualche altra bottiglia di Syrah di Stefano e in fine un Marsala perpetuo prodotto secondo il metodo tradizionale di produzione del Marsala, prima che gli inglesi lo trasformassero in una specie di liquore aggiungendoci alcol e zucchero per farlo arrivare sano in patria, e che viene prodotto con un sistema che ricorda quello del lievito madre.
Sopravvissuti alla cena, verso le 2 rientriamo in albergo per cercare di dormire prima del giorno successivo. Come accade le rare volte che bevo, il sabato mi alzo prima della sveglia. Devo rendermi presentabile per il convegno, a cui Raffaele mi ha incaricato di registrare gli accrediti per giustificare la mia presenza in albergo. Il convegno si tiene in una bella sala del Museo Etrusco di Cortona in cui sono conservate cose random: sarcofagi egizi, spade rinascimentali, accrocchi di porcellana settecenteschi di rara inutilità, collezioni numismatiche, mappamondi e altre cose. Una volta assolto il mio unico dovere, ritorno in albergo e mi cambio, metto le scarpe da corsa e imbocco la provinciale che porta al Lago Trasimeno.
Micky mi ha programmato un weekend di carico con un lungo lento il sabato e una gara la domenica (vero motivo della trasferta) che farò con Raffaele a Reggio Emilia. Si chiama Mimosa Cross ma non si tratta di un vero cross, è più che altro una 10 chilometri su asfalto, seguita da una salita sterrata sui colli di 500 metri di dislivello e da un'ultima discesa in picchiata stile Passatore. 23 chilometri scarsi e 500 metri di dislivello. Tornando da Cortona, il pomeriggio del sabato, passiamo per Firenze ad accompagnare un’oratrice del convegno, e per uno sperduto paesino sui colli bolognesi per accompagnare Giorgia, che sospettiamo ancora in hangover dalla sera prima. Infine: Reggio nell'Emilia. A cena io e Raffaele riusciamo comunque a bere una birra.
La mattina dopo diluvia, a Reggio fa freddo e tira vento. Albinea, da cui parte la gara, è invasa di persone e dimostra l'indomito podismo di queste lande. Dopo aver tergiversato per qualche quarto d'ora in macchina, per cercare di digerire una brioches troppo dolce, decidiamo finalmente di scaldarci. Poi partiamo: primo chilometro 3'41'', secondo chilometro 3'40''. Passo al quinto chilometro 40 secondi più lento del mio personale sulla distanza, ma non sto malaccio. Poi la strada gira e inizia a salire. La pendenza è impercettibile alla vista ma il passo crolla di 30'' al chilometro. Sono isolato e quelli davanti a me prendono qualche metro, sono attorno alla quindicesima posizione. Inizio a cercare scuse: sono alla fine di una settimana di carico, ho il lungo del giorno prima sulle gambe e il Cornas del 2006 sullo stomaco, poi inizia la salita. Quando inizia lo sterrato cambio gesto e inizio a rosicchiare metri a quelli davanti: via uno, via un altro, come saltano gli altarini, bastardi. In salita un tale dietro di me inizia a urlare grida di dolore, la prima volta fa ridere ma poi inizia a diventare fastidioso, così lo stacco per non sentirlo più. Il maledetto in discesa mi riprende e rinizio a raccontarmi scuse. Valuto seriamente di fermarmi al ristoro per aspettare Raffaele e penso ad altre cose ridicole a cui generalmente mi aggrappo quando mi trovo in una zona di effort in cui non sono abituato a stare. Ragiono sul fatto che è la prima volta che faccio una gara sull'ora e mezza: le campestri sono simili come tipo di sforzo ma sono molto più corte. Nel frattempo i chilometri passano e finalmente inizio a vedere il paese. Sull'ultimo strappo riprendo un tipo e lo stacco sul rettilineo finale. Traguardo, fine, casa.
Quando racconto al Micky che un paio di persone mi hanno superato in discesa mi dice che dobbiamo diminuire il volume e aumentare la forza: mi dimostro poco interessato alla cosa. Cerco di spiegargli che la priorità non sempre è migliorare e che non a tutti i problemi bisogna cercare delle soluzioni, e che preferisco divertirmi e godermi il processo senza chiedere di più alla corsa. Roby allora mi ha chiesto a cosa serva un allenatore: a migliorare, certo, ma non significa che questa sia la priorità. Non sono disposto a togliere tempo alla cosa che mi piace fare di più, e cioè correre, per fare degli esercizi orribili solo per non farmi superare da due stronzi in discesa o per correre in un'ora in meno la 100 miglia "X". Cerco di fare del mio meglio ma senza bruciare il percorso. Ho sentito spesso amici fare frasi del tipo "quest'anno voglio dare tutto quello che riesco a dare". No, non me ne potrebbe fregare di meno; preferisco arrivare tra 20 anni ancora con la voglia di correre e con qualcosa da scoprire. Non vincerò mai una 100 miglia e non sarò mai un campione, e questo è uno dei più grandi regali che il destino potesse farmi. Non devo impegnarmi a vincere niente perché semplicemente non posso farlo, così posso godermi il processo senza riempirmi la testa di aspettative e di puttanate, senza fare un wannabe e senza dover attendere le aspettative di nessuno. Posso semplicemente dare quello che ho voglia di dare nel momento in cui voglio darlo. Al 13 marzo 2024, nel TRC, sono quello che ha corso più chilometri di tutti, e forse sono l'unico che non ha ancora deciso che gara fare quest'anno. Perché non ha importanza, l'unica cosa che conta è uscire a correre, per il resto, Syrah quel che Syrah.
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theprettyinpink · 4 months
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Happy birthday, my pretty queen ♡⋆
¡Feliz cumpleaños, mi linda Greta! Estoy profundamente agradecida por el destino por habernos juntado de esta manera, debo hacer una importante mención a lo lindo que es tener a una persona como tú en mi vida; tan bella, tan pura, tan trasparente. Como amiga, como persona en general, encuentro que eres maravillosa y yo realmente soy bastante afortunada por tenerte en mi vida, por lo que hoy celebro con muchísima emoción y entusiasmo tu cumpleaños. Espero que de todo corazón sea un día muy especial, lleno de alegría, deseos por cumplirse, buenas vibras y que te rodees de todo el amor que esparces.
Eres una niña preciosa, nunca dejes que absolutamente nada ni nadie opaque ese brillo tan único que tienes. Nunca olvides que cuentas conmigo para cualquier cosa, estoy acá y siempre estaré para ti, chiquita linda, espero acompañarte a ti y a todas las cosmopolitanas en muchísimos más cumpleaños. Muy buenas vibras y mis mejores deseos para ti, Gret bonita, pasa un hermoso cumpleaños. Te adoro eternamente.
Siena, xo.
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abr · 2 years
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UNA STORIA SEMPLICE DA UN PAESE DEL SOCIALISMO REALE
La scorsa settimana, qualche giorno prima di Capodanno, mia moglie si rompe in modo non grave un femore sulle piste da sci. Fatte le lastre, decido di portarla alle #Scotte (ospedale di #Siena ): inizia così una tre giorni da psicodramma.
Arrivo al PS alle 20. Non riesco neppure a salutarla che sparisce in barella insieme alle radiografie.
1) Non si può entrare in sala d'attesa: ora si aspetta fuori, sotto un porticato con le lampade riscaldanti (grave errore: i bidoni col fuoco sarebbero stati più appropriati).
2) Al PS non entra neanche un libro "perché altrimenti lo perdiamo" (spiegazione di un OSS a posteriori), figuriamoci vestiti o altro. Grazie al solito familismo amorale (conosco uno che ci lavora) riesco a contrabbandare almeno il cellulare.
3) Non ho fogli di ammissione, non ho fogli di ricovero, nessuno mi dice niente. Mia moglie mi chiama dicendo che "passerà la notte lì" e di andare a casa. LEI È SU UNA BRANDA, VESTITA DA SCI IN UNO STANZONE A 1000 GRADI, CON I PANTALONI SPORCHI DI URINA. PER UNA NOTTE INTERA.
4) INTERAZIONE CON GLI OSS, NULLA. IN COMPENSO AL CAMBIO TURNO GRANDI RISATE, BERCI, BESTEMMIE - BESTEMMIE -, COME ALLO STADIO. L'unico medico che passa la prende per il culo per non essere restata in Trentino dove "la sanità funziona".
Dopo una trentina d'ore abbondanti al PS, finalmente la spostano in reparto, accanto a una signora molto anziana precedentemente messa in reparto Covid (VUOTO) grazie a tampone positivo farlocco e salvata da qualche lieve intemperanza dei familiari.
(Tra parentesi: la signora arriva dopo qualche giorno di solitudine praticamente catatonica; bastano due chiacchiere con mia moglie per farle ricordare nomi e date di nascita di figli e nipoti. Capito da cosa derivano 100.000 morti, brutte merde?).
Mi precipito in ospedale con la valigia dei vestiti passando dalla porta posteriore di un altro lotto, perché all'ingresso il 30 dicembre c'è ancora la guardia giurata che controlla il SGP.
In reparto mi imbatto nella caposala, una donnina coi capelli corti e non tinti, sicuramente proprietaria di non meno di 3 gatti, che tutta felice di potermi angariare grazie alla sua posizionuccia di potere mi fa tutto uno spiegone delle intelligentissime regole del posto.
(i) se entro a portare i vestiti non posso entrare al passo; (ii)ad ogni passo può entrare una sola persona; (iii) i minori di 12 anni - colpevoli di aver scampato al vaccino - per dispetto non sono ammessi. IN PRATICA AI MIEI FIGLIOLI È PROIBITO DI VEDERE LA MAMMA RICOVERATA.
Dopo un altro giorno in cui i luminari di corsia stabiliscono prima di operare e poi di non operare più, finalmente le dimissioni. Alle 9. Ritorno a casa: alle 16. Perché?
PERCHÈ GLI OSPEDALI NON HANNO PIÙ AMBULANZE E CHI LE POSSIEDE (MISERICORDIE, CROCE ROSSA, ECC.) LE FA GUIDARE SOLO A VOLONTARI, I QUALI GIUSTAMENTE IL 31 DICEMBRE SI FANNO I CAZZI LORO.
Allora, dopo questa bella esperienza, mi sentirei di fare qualche pacata considerazione.
SE LA SANITÀ DEVE ESSERE COSÌ, ALLORA PIUTTOSTO CHIUDIAMO OGNI COSA, SMETTIAMO DI PAGARE LE ADDIZIONALI E L’IRAP, E OGNUNO SI CURA COME CREDE. PERCHÈ È LETTERALMENTE UNA VERGOGNA.
thread via https://twitter.com/Luca_Fantuzzi/status/1610297267239456770
Solo un esempio del COLLASSO SSN rivelato, non accaduto, post pandemia. #stipendificio
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la-semillera · 7 months
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ELENA DEL RIVERO & CRISTINA RIVERA GARZA
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Conjurar
Había algo de humano en todo aquello.
Alguien caminaba o se arrastraba entre la maleza y se detenía, de cuando en cuando, para tomar aire.
Con el tiempo se sabría que la persona que caminaba o se arrastraba era un hombre.
Es del todo posible que la primera imagen haya sido el sueño de un pájaro.
La maleza es una acumulación despavorida de plantas carnívoras y de espinas y de violentas humedades celestes y de frondas.
Los pintores recomiendan el uso de los cadmios y el siena natural para los verdes más intensos, y las combinaciones de cobalto con cadmio oscuro, siena tostado o naranja cálido para conseguir otras tonalidades de verde.
Despertar es como ver entre la maleza un claro donde yace una mujer con los ojos cerrados.
En el poema “La bella durmiente”, José Carlos Becerra escribe: “Y nos reímos un poco torpes, un poco avergonzados de nuestra creación, como los niños que habíamos matado, aquellos dos por donde pasamos para llegar hasta esta mirada hermosa y vacilante de ahora”.
En el centro de todo está, desde luego, el asesinato.
La muerte no es nunca una vacilación.
Vi por primera vez las cuatro pinturas de la serie Briar Rose de Sir Edward Burne-Jones en un pequeño museo del Caribe, un día de mucho sol.
¿Cuántos sueños caben en un sueño de cien años?
Los niños, se entiende, suelen ser asesinados por los adultos.
“Juntos los dos, a punto de tomar el misterio, a punto de que la desnudez nos invadiera con toda la fuerza de sus extensiones, a punto de que la princesa dormida por siglos abriera los ojos, a punto de que el joven viajero encontrara la entrada al castillo encantado, a punto de que hubiera una posibilidad de existencia para ese castillo, a punto de darle vida al maleficio, y por esta medida conjurarlo, a punto de que hubiera una capa, una espada y una posibilidad de principado… a punto solamente, a punto de algo”.
Y cuando miras hacia atrás y ves sus cuerpos destrozados, cuidadosa, quirúrgicamente desmembrados, ¿sientes algo?
La mano de un niño, trémula.
La Caja Verde de Duchamp representa todavía un enigma para mí.
Despertar constituye uno de los momentos más difíciles del día.
La culpa es, a veces, una emoción.
Para conseguir un verde muy brillante, los pintores sugieren utilizar el viridian.
Las pinturas de gran formato nos hacen creer a momentos que podemos introducirnos en ellas sin dificultad alguna.
En el bosque de Briar, frente a los cinco soldados dormidos, pensé: “En mi voluntad arde un pájaro oscuro, las palabras de pronto han adquirido el peso de los hechos desconocidos, han tomado el aire verduzco de las estatuas”.
Briar Rose es la versión de La Bella Durmiente escrita por los Hermanos Grimm.
Siempre hay algo mórbido en el acto de soñar.
¿Sabe el niño que va a desfallecer bajo el finísimo filo de una espada furiosa?
No sé qué es lo que sabe la niña.
Se exagera cuando se describe un patio doméstico como “una maleza”.
Pero, repito, cuando miras hacia atrás y te es posible ver sus rostros todavía ardientes y sus menudos cuerpos diseminados con geométrico rigor sobre la tierra húmeda y verde, ¿sientes algo?
Al pronunciar las palabras maleza y maleficio el hablante puede tener la impresión de estar diciendo lo mismo.
Sentir es un verde demasiado amplio.
En el Jardín de la Corte, frente a las seis mujeres dormidas sobre antebrazos y mesas, lánguidas todas ellas, pacíficas, pensé: “tal vez no sepamos con exactitud si fuimos palpados por una vida que no acertamos a conocer”.
Pocas cosas son más terribles que ser testigo de la muerte de los niños.
Palpar. Pálpito. Púlpito. Pupilo.
Y en la Cámara del Consejo, ahí, frente al rey de hombros inclinados, avanzando entre espinas y telas inmóviles, dije: Yo tampoco sé ya quiénes somos, José Carlos.
La única cosa más terrible que ser testigo de la muerte de los niños es caminar muy lentamente por entre sus huesos livianos.
Con frecuencia mirar al cielo no tiene caso.
Es del todo posible que la imagen de un hombre y una mujer que caminan a paso lento sobre una súbita acumulación de huesos livianos sea también la alucinación de un pájaro.
¿Sientes algo?
Y cuando llega el sueño, antes de cerrar los ojos pero justo cuando la voluntad cede.
Suele haber, en los sueños de cien años, algo humano y maléfico, algo de un verde con mucho cobalto, algo de un rojo todavía roto y espeso.
_ Cristina Rivera Garza.
_ «Y tan alta vida espero…», instalación dedicada a Teresa de Ávila, que Elena del Rivero llevó a cabo en el Museo de la Inquisición de Cartagenas de Indias (Colombia), perlas introducidas en las rejas del propio museo.
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comefiorineldeserto · 7 months
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Adoro la Toscana, soprattutto Siena e le sue campagne
La Toscana è bella tutta
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egyptianking · 2 years
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I'm bored, here's all of the info I could find on which Liverpool players are dads:
Alisson: 3 kids, Helena, Rafael and Matteo
Joe Gomez: 1 son, Kyrie
Virgil van Dijk: 4 children, Nila, Jadi and two others whose names I couldn't find (I think he has three girls and a boy)
Andy Robertson: 2 children, Rocco and Aria
Joel Matip: 1 son, name unknown, he's a little babby
Fabinho: 1 son, Israel, he's only 3 months old!
Thiago: 2 children, Gabriel and Siena
James Milner: 2 children, don't know their names but he has only spoken to them in Spanish since they were born apparently
Jordan Henderson: 3 children, Elexa, Alba and James, whose names he has tattooed on his leg
Alex Oxlade-Chamberlain: 1 son, Axel, better known for being one of the little mix babies
Roberto Firmino: 3 daughters, Bella, Valentina, a baby whose name I couldn't find, and another on the way!
Mo Salah: 2 daughters, Makka and Kayan
Diogo Jota: 1 son, Dinis
Luis Diaz: 1 daughter, Roma
Darwin Nuñez: 1 son, also called Darwin lol
Also Jurgen has one son called Marc who is 35, to his ex wife Sabine, not to Ulla
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petunia-viola · 2 years
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Aurora, Maleficent and three fairies #etsy: Fate Flora Fauna Serenella-Fate Bella Addormentata-Fate Ciondoli #aurora #maleficent #disney #easter #auroradisney #principessedisney #sleepingbeauty #charm #disneycharm #progresskeeper #stitchmarker https://etsy.me/3ZRMRfm (presso Siena, Italy) https://www.instagram.com/p/CpwieKytR1Y/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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oh who would design such a useless machine..... (thanks bean :3 this song is so fucking good. me song* tbh.)
*us song bc ash is hopeless lmao (not in a bad way!! im just dragging her to have hope!! -? [lol -a])
thinks about owen and bella as this song. man.
lenme get some good lyrics rq o7
it could be better off as one or the other, but combining it is fun. id say this is primarily an owen song.
---
I messed it up
I did my best but sometimes that’s not quite enough - bella <3 shes trying so hard but it seems meaningless after so long tbh. just not quite enough... yet, right? shell just work harder
Siena says it’s not my fault, but I don’t know
I moved too fast and when it came time I could not let go - both of those are owen as fuck (this ones bella too tbh. she cant let go of her childhood yet...). hes never moved on from the "wow the horrors! guess ill become jaded and cold and closed off" phase
And I try to explain but I can’t spell the words right - owen and bella, while varyingly intune with their emotions, find it hard to describe them.
It’s a useless machine, it’s a black car with no headlights - sounds like a description about bella from someone in t589.
And I try and try to fall asleep - owen. depression moment. he wants to dream and sleep forever
Cause things feel fine inside my dreams most of the time - bella <3 shes a big dreamer! she has high hopes where itll all be okay
I can’t tell the difference - owen's kinda muted the world. its all the same to him. bella, atleast right now/in the training team, can ignore the cold reality and live happily here with her training team friends.
And what a waste
A hundred days and change, I threw it all away - owen's stayed the same all along. he's degraded.
With all the progress that I made, I messed it up - from the feeling, moving kid he was to an unfeeling adult.
And when the bed is empty, why do I wake up
If I just think about the different ways to die? - theres so so much violence, so so so many ways to die every day. why is it so on his mind (the timeloop he keeps dying in the timeloop [and the past trauma <3])
And I try to explain but I can’t spell the words right
It’s a useless machine, it’s a black car with no headlights
And I try and try to fall asleep
Cause things feel fine inside my dreams most of the time
I can’t tell the difference
My head’s got a feeling, but what does it mean? - both of themmm. owen tends to not look into his feelings but i dont think he understands them well tbh. this could be fc!bellas dissociation and c127!bellas general feelings of rage and wanting to kill the alternate.
I stay in the water, I never feel clean - both of them @ eachother. they think the others hands are clean (they arent. they both feel guilty)
If I can’t find meaning then why should I dream? - owen. he's never been as much of a dreamer as bella is. there's not much meaning to be found in it. but tbh he is a dreamer he just suppressed it bc its all just some fantasy shit right? its never happening so..... why bother
Oh, who would design such a useless machine? - he designed himself. he thinks its his fault hes becoming "useless."
My body is broken, I can’t even eat - depression... 2! this ones owen baby.
When the going got tough, you decided to leave - this ones fun. this could be actually vengeful bc bella distances herself from others as her story goes on (and owen does the same!! so it could be them @ eachother), but i think this is both of them @ themselves. theyre so guilty <3
So why keep on going if I can’t succeed? - bellas dreams being shattered and such, and owen just... not being happy. hes fine just. fine forever.
Oh, who would design such a useless machine? - they both crashed and burned. why were they made this way?
But enough’s enough
Because there’s no one else to pick the pieces up - bella and her broken dreams. pick them up!!! theyre still there!!!
And I’ve got nowhere else to fall - owen and himself generally. the only way to go now is up.
Because I’m spending too much time asleep
Cause things feel safe inside my dreams - these two are owen too (this ones bella tho!). its safer to just rot away and pretend to be control but theres better ways to live than that!! the light and hope are right there!! the "dreams" could even be c127 itself.
But there must be a difference between the ceiling and the sky - owen, since this is about c127 only. there's more to life than this, isnt there? there has to be. he'll find it himself. the ceiling and sky are the l corp containment unit ceiling and the city's sky, or the sky outside the library
And I try to explain but I can’t spell the words right
It’s a useless machine, it’s a black car with no headlights
And I try and try to fall asleep, but I can’t outrun anything - there's no giving up now. even if he tried, the librarians wouldnt let him
Or anyone till I run out of life - he has to save his friends!!! he could never truly go on without them. if he left them to die/remain distorted forever hed never outrun the guilt
And that’s the only way to die
And that’s the only way to die
And that’s the only way - hope is the only way forward.
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bellascarousel · 2 years
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Next up on Bella Talks Writing is Tangled Webs. This one has two summaries because the first one I wrote was too long for AO3, LOL.
Oh what a tangled web we weave when first we practice to decieve — Sir Walter Scott
When Anthony Bridgerton's latest affair turns out to be a LITERAL affair with a married woman, Daphne's Political career is threatened before it even begins.
When Edwina Sharma gets a job at a PR firm in another country, her over-protective big sister Kate decides to go with her to look after her.
When Agatha Danbury's most problematic client and her newest intern have problems that just might be each others' solutions, she jumps at this chance to help both of them.
When Kate Sharma follows her baby sister to England, the last thing she planned on was falling for Edwina's boyfriend.
OR The fake dating AU that nobody asked for
OR A modern take on the show's plotline
Anthony Bridgerton has been at the center of scandal before. It’s never really bothered him. But, this time, it’s not just about him. When his latest bed partner turns out to not only be married, but to be married to Daphne’s political rival, he could end up taking her down with him. The only way to fix it now, is the one thing he absolutely does not want: a perfectly respectable relationship with a perfectly respectable woman. If it was just about him, he would tell both his publicist and his mother to shove it. But, this time, his hedonistic ways could end up ruining Daphne, too. He’s spent nearly half his life sacrificing himself for his siblings. He’s not about to stop now. Like it or not, it’s time to grow up - or at least pretend to.
Eight years ago, Kathani Sharma sacrificed everything for her family. Turning down both an acceptance to Oxford and a marriage proposal from the English exchange student she had been dating in high school, she used what was supposed to be her college tuition money to help keep her family afloat. Now a successful romance novelist writing under the name Katharine Sheffield, there is one major advantage to the career path she never would have chosen back when she still had choices — she can write from anywhere. So, when Edwina moves to England, Kate decides she’s going with, whether her little sister wants her to, or not.
Edwina Sharma has spent her entire life doing whatever her older sister Kate told her to do. And watching as Kate retreated further and further behind the mask that she had worn for so long that even she had come to believe it. When her mother’s best friend offers her an internship at her PR company, Edwina jumps at it, thinking that a move to England could be just what she needs to get out from under Kate’s thumb — and to force Kate out of her shell.
Agatha Danbury has always had her hands full as the Bridgertons’ publicist. But this time Anthony has really outdone himself. When he comes to her begging for a way to save Daphne from his latest screw-up, she comes up with a plan. Show the world that he has changed by inventing a perfect girlfriend that he’s head over heels in love with. Make it so that even if the journalists blackmailing him were to go forward with the story of him and Siena Rosso, nobody would believe it. When Edwina lashes out about Kate’s overprotectiveness, Agatha realizes that her new intern and her most problematic client could be the solutions to each others’ problems.
A fake relationship. Pretend to be madly in love long enough for Daphne to no longer be in the line of fire. And with Edwina seemingly taken care of, maybe Kate will finally let her walls down and start living her own life. Especially since being in London means reuniting with the man she once thought she would marry, someday.
There’s just one problem: It’s Kate that Anthony dreams about at night. And falling in love is definitely not on his to-do list.
This is obviously a modern AU, and will mostly follow the show's plotline. With a few differences. Edwina feels absolutely nothing beyond friendship for Anthony. In fact, he is... very much not her type, actually. But, he is one of VERY few people who know that - and big sister Kate is not one of the others. She is also a much better sister to Kate than she was in the show - despite her keeping one Hell of a secret for like half her life. I have a fairly good idea where I'm going with this, with whole scenes already planned out. I think it's going to be quite interesting once I get it really going. (I just hope that readers agree, LOL.)
Anyway, the plan once I finish Let's Run Away Together is to alternate between this, Ruined, What Might Have Been, and The Doctor Who Loved Me. So, I should be updating again, soonish. (It will go faster if LRAT will stop being a goddamn hydra and spawning more chapters...)
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cocainaenvenenada · 1 month
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¡Eres bella! ¡Eres Rosa!
Isabel nació en Lima, en 1586, décima de los trece hijos de los Flores de Oliva, de origen noble español afincados en Perú. El nombre de Rosa se debe a su belleza desde pequeña - según algunas fuentes fue su mamá la que empezó a llamarla así y según otras, una criada india-. Con el nombre de Rosa recibió la confirmación y a los veinte años vistió el hábito de la Tercera Orden de Santo Domingo, como Santa Catalina de Siena, su modelo de vida. A Rosa se añadió entonces el nombre de ‘Santa María’, expresando el tierno amor que siempre la unió a la Virgen, a la que acudía en cada instante, rogando su amparo. Pobre para los pobres
Santa Rosa conoció la pobreza cuando su padre fracasó en sus negocios. Trabajó duramente como empleada, en el huerto y como bordadora, hasta bien entrada la noche, llevando a las casas de los compradores la Palabra de Cristo y su anhelo de bien y justicia, en la sociedad peruana de entonces, aplastada por la colonización española. En casa de sus padres creó como un albergue para los necesitados, donde asistía a niños y ancianos abandonados, sobre todo a los indios y mestizos. Ya desde pequeña anhelaba consagrarse a Dios en la vida de clausura, pero permaneció «virgen en el mundo» y como terciaria dominica se encerró a vivir en una celda o ermita de pocos metros cuadrados, en el jardín de su hogar paterno, de la que salía sólo para las celebraciones religiosas, y en la que transcurría gran parte de sus días rezando en estrecha unión con el Señor. «Dedícame todo tu amor…»
Mientras rezaba ante una imagen de la Virgen María con Jesús en los brazos, un día, Rosa escuchó que el Niño le dijo: «Rosa dedícame todo tu amor…». No lo dudó: desde entonces, Jesús fue su amor exclusivo hasta su muerte, un amor cultivado en la virginidad, en la oración y en la penitencia. Solía repetir: «Mi Dios, puedes aumentar mis sufrimientos, con tal de que aumentes mi amor a ti». Es el significado redentor de la Pasión de Cristo, que percibió claramente: el dolor vivido con fe redime, salva. Y el dolor del hombre puede asociarse al dolor salvífico de Cristo. Es un cambio interior que coincidió con la lectura de Santa Catalina, de la que aprendió el amor a la sangre de Cristo y el amor a la Iglesia.
Y fue precisamente en su ermita en el jardín donde Santa Rosa revivió en su carne la pasión de Jesús, con dos intenciones: la conversión de los españoles y la evangelización de los indios. Devoción y año jubilar
Se le atribuyen mortificaciones y castigos corporales de todo tipo, pero también tantas conversiones y milagros. Uno, entre ellos, la fallida invasión de piratas holandeses en Lima, en 1615. Cuando estaba viva aún, Rosa fue examinada por una comisión mixta de religiosos y científicos que juzgaron sus experiencias místicas como verdaderos «dones de gracia». Cuando murió, debido a su fama de santidad, una gran multitud de personas acudió a su funeral, Rosa ya era santa. Murió sólo después de haber renovado sus votos religiosos, repitiendo varias veces: «¡Jesús, que estés siempre conmigo!». Era la noche del 23 de agosto de 1617. Después de su muerte, cuando su cuerpo fue trasladado a la Capilla del Rosario, la Virgen de la estatua ante la cual la Santa había rezado tantas veces, le sonrió por última vez. La multitud de personas que estaba presente gritó al milagro. En 1668, Rosa fue beatificada por el Papa Clemente IX y canonizada tres años más tarde. Es la primera Santa canonizada del Nuevo Mundo y es la patrona del Perú, de América, de las Indias y de Filipinas. Es invocada como patrona de los floristas y jardineros, contra las erupciones volcánicas y en caso de heridas o para solucionar conflictos familiares.
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benjiearcandy · 1 month
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Mimo - Skin (feat. Siena Bella)
Mimo - Skin (feat. Siena Bella) https://ift.tt/Te7jLdA Mimo via BenjaminReyna - recent tracks https://ift.tt/8tHslF6 August 19, 2024 at 02:18PM
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jacopocioni · 2 months
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Dante e il suo fantastico viaggio 2: Dante e i personaggi dell'Inferno.
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“Durante la mia vita terrena vissi come te, in quella città che ora è così piena di odio e di gelosia che ormai ha superato la misura. Voi fiorentini mi chiamavate Ciacco.” Così si presenta quest'anima dannata a Dante nel VI canto che sta percorrendo in compagnia di Virgilio l'inferno. Ciacco non è un personaggio storicamente identificabile, il suo nome è il sostantivo di “porco”, infatti troviamo Ciacco tra i golosi, ma è vero anche che questo nomignolo è  il diminutivo di Giacomo o di Jacopo. In realtà il nome Ciacco inteso come porco, viene utilizzato solo da Dante, non risulta fosse stato mai utilizzato prima. Forse questa persona era ancora viva quando Dante scrisse la Divina Commedia; si può presumere che facesse parte della generazione precedente a quella del poeta. Qualche studioso lo ha identificato in Ciacco dell’ Anguillara, ma non si hanno riscontri sicuri. Dante ci racconta che si tratta di un banchiere che amava gli eccessi alimentari; in seguito era diventato quasi cieco, tanto da non riuscire più a riconoscere le monete che maneggiava. Questo personaggio pronuncerà la prima profezia su Firenze nell’Opera dantesca. Dante pone delle domande a Ciacco: vuole sapere che fine avrebbe fatto Firenze, quale sarebbe stato lo sviluppo futuro delle lotte che la dilaniavano e se ancora fosse presente qualche persona integerrimo e giusto nella città. Ciacco risponderà che le due fazioni principali della città sono i Bianchi e i Neri, e che si scontreranno in modo diretto e cruento. Al principio saranno i Bianchi a prevalere, cosi ai Neri non rimarrà che subire l'esilio, essere multati, vedere i loro beni confiscati e le loro case distrutte ed incendiate. Ma prima che siano trascorsi tre anni, grazie al subdolo intervento di papa Bonifacio VIII, le sorti della contesa cambieranno drasticamente.
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Nonostante il papa si barcameni ambiguamente tra le due parti, viscidamente, senza svelare le sue intenzioni, appoggerà in fine i Neri che così potranno vendicarsi e perpetrare i loro abusi e le loro prepotenze nei confronti dei Bianchi sconfitti. Per ciò che concerne gli uomini giusti, forse ce ne sono rimasti due o tre, ma è come se non ci fossero. Nessuno infatti è  più disposto ad ascoltarli. La superbia dei nobili, l'invidia dei popolani, l'avidità dei borghesi hanno ormai preso il sopravvento. Così una bella e prosperosa città come Firenze, viene distrutta da odii, prevaricazioni, vendette e meschinità. Ormai i grandi personaggi che hanno reso grande Firenze non ci sono più. Dante scopre poi, che  Farinata degli Uberti, il Tegghiaio, Jacopo Rusticucci, Arrigo Fifanti, Mosca dei Lamberti e altri, sono tutti relegati all'inferno fra le anime più nere, a causa per delle colpe che hanno commesso in vita. Ma l'anima di Ciacco comincia a scomparire e Dante non ha modo di chiedere perché queste anime siano state dannate. Le ultime parole che rivolge Ciacco al sommo poeta, sono in realtà una preghiera, gli chiede di riportare il suo nome a Firenze cosicché non venga dimenticato. Poi, ricade nel fango melmoso immerso come un maiale insieme agli altri dannati. Ma chi sono gli altri personaggi citati da Dante?
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Farinata degli Uberti Farinata degli Uberti nasce nel 1212 a Firenze. Appartiene a una famiglia Ghibellina tra le più antiche della città. Prenderà posto tra i dannati dell'inferno nel girone degli eretici. In vita, sotto il regime di Federico di Antiochia figlio dell'imperatore Federico II, svolgerà un ruolo importante nella cacciata dei Guelfi dalla città. Ma quando le sorti a Firenze si rovesceranno, saranno gli Uberti ad essere esiliati, trovando rifugio a Siena. Farinata fu protagonista della vittoria della battaglia di Montaperti del 4 settembre del 1260 e della Dieta di Empoli dopo la sconfitta fiorentina. Dimostrando un grande amore per la sua città, insorgerà contro la proposta dei deputati di Pisa e di Siena di radere al suolo Firenze. Morirà nel 1264 e verrà sepolto nella chiesa di Santa Reparata, dove successivamente sorgerà il Duomo di Firenze.
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L'accusa di eresia lo raggiungerà una volta morto insieme alla moglie Adaleta. Nel 1283 i loro corpi verranno addirittura riesumati e portati in giudizio per essere condannati dall’ inquisitore francescano Salomone da Lucca che poi ne confiscò i beni. Alcuni studiosi sostengono che Farinata fosse molto vicino all'eresia catara nel reclamare una divisione tra il potere spirituale e quello temporale della Chiesa. Il Tegghiaio Aldobrandi è stato un politico fiorentino, podestà di San Gimignano su mandato imperiale e podestà di Arezzo nel 1256. Anche lui partecipò alla battaglia di Montaperti come Guelfo. Sconsigliò apertamente di attaccare Siena, ma non fu ascoltato e la sua fazione venne inesorabilmente sconfitta. Viene tacciato di usura, ma è ricordato come un cavaliere di grande animo e di grande sentimento, oltre che guerriero impavido. Morì in esilio a Lucca nel 1262 per trovare poi posto nel girone di sodomiti.
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Anche Jacopo Rusticucci fu un politico fiorentino. Nel 1254 fu procuratore del comune di Firenze e nel 1258 fu capitano del popolo ad Arezzo.  Al contrario del Tegghiaio, Jacopo viene definito come un cavaliere mediocre. Causa della sua rovina sarà la moglie, che lo indurrà a causa della sua austerità, alla pederastia. Secondo il Boccaccio l'atto di sodomia di cui fu accusato venne consumato con la stessa moglie… Morirà nel 1266. Arrigo Fifanti (Oderico o Oddarrigo), è uno dei personaggi più noti della famiglia Fifanti. Pare avesse avuto un ruolo di primo piano nella congiura omicida contro Buondelmonte de’ Buondelmonti del 1216. Un cruento atto che contribuì alla divisione dei fiorentini tra Guelfi e Ghibellini. Arrigo venne invitato nel castello di Campi, dove Mazzingo de’ Tegrini offrì una festa per celebrare la sua elevazione alla dignità equestre. Un giocoliere per scherzo sottrasse durante il banchetto un piatto davanti al cavaliere Umberto degli Infangati e a Buondelmonte dei Buondelmonti che ne furono contrariati. Arrigo Fifanti, noto sobillatore, accusò Umberto della sparizione. Ne nacque un diverbio che si tramutò in una zuffa generale, in cui Buondelmonte ferì con un coltello Arrigo. Pochi giorni dopo venne radunato un gruppo di amici e parenti tra cui i Gangalandi, gli Uberti, i Lamberti, gli Amidei e i Fifanti per decidere se dare inizio a una faida o trattare onorevolmente l'offesa. Si stabilì di fare pace grazie a un matrimonio riparatore tra la figlia di Lambertuccio Amidei e il Buondelmonte, ma quest'ultimo ruppe il fidanzamento per sposare una Donati. Il giorno di Pasqua, nei pressi di Ponte vecchio, l’uomo venne ucciso per ritorsione dalla famiglia offesa. I Buondelmonti in seguito al fatto cercheranno appoggio e aiuto da Federico di Svevia schierandosi nella fazione Ghibellina e continuando la faida personale tramutandola in una politica. Arrigo partecipò negli anni seguenti accanitamente alla lotta tra le due fazioni fino a trovare la morte nel 1241.
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L'ultimo citato è Mosca dei Lamberti, fu anche lui un politico e un condottiero fiorentino della fazione Ghibellina. Fu podestà  di Viterbo, di Todi e di Reggio Emilia e condottiero durante la guerra contro Siena. Lo troviamo all'inferno nella bolgia dei seminatori di discordie, orribilmente mutilato delle mani come punizione per aver convinto gli Amidei a uccidere Buondelmonte e contribuendo così ad accendere la faida tra Guelfi e Ghibellini. Anche se non siamo sicuri della vera identità di Ciacco, riconosciamolo in Ciacco dell’Anguillara. Si tratta di un poeta fiorentino del XIII secolo. Nel canzoniere Vaticano, un manoscritto conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana che raccoglie le opere di poeti italiani del Duecento, si trovano due suoi scritti di carattere giullaresco, uno intitolato “Giema laziosa” , l'altro “Part’io mi cavalcava”. Continua il viaggio di Dante nel mondo dell’aldilà…
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Riccardo Massaro Read the full article
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