#tranelli
Explore tagged Tumblr posts
Text
Gli occhi sono dei tranelli.
#occhi#tranelli#trabocchetto#trappola#insidia#agguato#intrigo#inganno#raggiro#amore#dolore#solitudine#frase#solo#lacrime#pianto#vuoto#tumblr#pensiero#sentimento
14 notes
·
View notes
Text
WinterCon Is On This Weekend @ Resorts World Casino
If you’re brand-new to our web-based publication then let me tell you just how much I love hitting the comic book and science fiction conventions that take place in New York City. Not only has PiercingMetal been a regular media attendee for the massive New York Comic Con, Anime NYC and Toy Fair conventions for many years but we also lend the love to smaller scaled events like the Big Apple Comic…

View On WordPress
#andrew anderson#announcements#barbie chula#ben browder#brett azar#brimstone#celia rose gooding#claudia black#convention announcements#daryl mitchell#deborah tranelli#ellen dubin#eva habberman#femi taylor#gary springer#gigi edgley#gigi vorgan#jason knight#jed rees#keith williams#kristine debell#larry hama#matt servito#michael mcmanus#mike lilly#miss cheng#missi pyle#nelson decastro#nik virella#patrick breen
0 notes
Text
I TRANELLI DELLA MENZOGNA
I TRANELLI DELLA MENZOGNA
a cura di Nada Panichi “Ci sono due modi per cadere in un tranello. Uno sta nel credere ciò che non è vero; l’altro è rifiutare di credere in ciò che è vero.” (Soren Kierkegaard) I TRANELLI DELLA MENZOGNA

View On WordPress
0 notes
Text
La lezione dello storico alla piazza – Barbero: “Sindrome da invasione come nel 1914: evitiamo il suicidio dell’Europa”
Intervento di Alessandro Barbero alla manifestazione di Roma contro il riarmo del 5 aprile 2025, testo raccolto da Angelica Tranelli.
A noi storici spesso chiedono: ma l’epoca nostra che stiamo vivendo a quale periodo del passato assomiglia? Ecco, io purtroppo negli ultimi tempi comincio ad avere sempre più l’impressione che l’epoca nostra assomigli paurosamente agli anni che hanno preceduto lo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914.
Allora l’Europa usciva da un lungo periodo di pace. Se uno non guarda alle guerre nei Balcani e alle guerre coloniali in cui tutti i Paesi europei si erano imbarcati, perfino noi italiani (in Etiopia e Libia), effettivamente l’Europa usciva da un lungo periodo di pace. Anche adesso usciamo da un lungo periodo di pace, quasi. Anche adesso – se dimentichiamo i Balcani, se dimentichiamo la Jugoslavia, se dimentichiamo il bombardamento di Belgrado, se dimentichiamo le guerre coloniali che ci sono anche oggi – i grandi Paesi dell’Occidente non si sono più fatti la guerra da tanti anni.
E allora come mai nel 1914 l’Europa è precipitata nella guerra più spaventosa di tutti i tempi? Il guaio è che, se uno va a vedere da vicino com’era quel mondo che assomigliava molto a quello nostro di oggi, non è così strano che siano precipitati in una guerra spaventosa.
Intanto in quei lunghi anni di pace parlavano continuamente di guerra, della “prossima guerra”. C’era un genere letterario, oggi dimenticato, che all’inizio del secolo faceva furore: gli storici della letteratura lo chiamano “letteratura dell’invasione” o “della prossima guerra”. In tutti i Paesi, non solo dell’Europa, ma del mondo, uscivano romanzi che raccontavano come “il nostro Paese presto sarà invaso da un feroce nemico’’. Questi romanzi si pubblicavano in una quantità enorme di copie, tutti li leggevano e raccontavano tutti la stessa storia: “Il nostro Paese è debole, siamo circondati da nemici cattivissimi, dobbiamo riarmarci perché non siamo abbastanza sicuri”. E l’opinione pubblica intossicata, sentendo parlare continuamente “della prossima guerra” e dei “malvagi nemici che ci minacciano”, ha cominciato a chiedere sicurezza, armamenti e alleanze.
Una risposta dei governi alla fine dell’Ottocento è stata: “Beh, allora cerchiamo degli alleati”, nell’illusione che da soli si sia in pericolo e, se invece si hanno alleati, si sia più sicuri. Peccato che le alleanze producano anche effetti inaspettati, perché i Paesi che rimangono esclusi da queste alleanze – all’epoca era la Germania – cominciano a dirsi: “Queste alleanze le stanno facendo contro di noi, siamo minacciati”. Poi le alleanze faranno sì che, alla prima scintilla che esplode nei Balcani, tutti questi Paesi siano costretti a entrare in guerra, uno dopo l’altro, perché sono vincolati dalle alleanze. E poi l’opinione pubblica chiede il riarmo: certo, se stiamo per essere invasi! Il riarmo è pazzesco: negli ultimi cinque anni prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, le potenze europee – compresa l’Italia, che era l’ultima delle potenze europee, ma si considerava tale anche lei – aumentano le spese militari del 50% in media, di nuovo nell’illusione di “essere più sicuri”. Solo che questa faccenda dell’illusione della sicurezza è proprio un paradosso. Perché? È più facile capirlo raccontando nel concreto. L’Inghilterra ha la più potente flotta del mondo, domina i mari e si sente sicura. La Germania si sente minacciata, soffocata dalla potenza dell’Inghilterra, decide di armarsi, di costruire anche lei una grande flotta. L’Inghilterra così improvvisamente non si sente più sicura e perciò investe per aumentare ancora gli armamenti. I tedeschi vedono che gli inglesi investono ancora per rafforzare la flotta e sono costretti a spendere sempre di più. L’unico risultato è che in entrambi i Paesi si diffonde il nervosismo, la sensazione di insicurezza, la sensazione che l’altro è il nemico. Sul continente invece la Germania è sicura e tranquilla, ha il più potente esercito del mondo. Chi non è sicuro è il suo vicino: la Francia. I francesi pensano: “Dobbiamo riarmarci per essere più sicuri”. All’epoca c’era il servizio militare obbligatorio, c’era dappertutto e durava moltissimo (oggi ne sentiamo parlare come di una cosa che magari andrebbe quasi reintrodotta, dopo che – grazie al cielo – ce ne eravamo liberati). I francesi però pensano che non duri abbastanza, così nel 1913 decidono di allungarlo da 2 a 3 anni. I tedeschi allora si dicono: “Dobbiamo rafforzarci anche noi, perché presto non saremo più i più forti. Dobbiamo rafforzarci o, visto che per il momento i più forti siamo ancora noi, forse allora è meglio farla, questa guerra, finché siamo in tempo”. I libri che parlano della “prossima guerra”, a quel punto, non sono più solo romanzi: cominciano a uscire i libri dei generali che parlano della “prossima guerra”. Ai primi di giugno del 1914 il comandante dell’esercito tedesco Von Moltke dichiara: “Ora siamo pronti. E prima è, meglio è”.
Ecco, io ogni tanto mi dico: “Ma no, non è vero che la nostra epoca assomiglia tanto a quella, ci sono tante differenze”. Però credo che dipenderà essenzialmente da noi fare in modo che davvero questa nostra epoca non assomigli troppo a quella che ha preceduto il suicidio dell’Europa nel 1914.
46 notes
·
View notes
Text
fa paura e farà paura. Non te lo voglio negare e non lo negherò. Sarà difficile, sarà come è sempre stato. Sei solo più stanco, questo lo so, ma sei anche più maturo, hai nelle mani molta più esperienza e i tuoi occhi conoscono di più il mondo e i suoi tranelli. Ti assicuro, te lo assicuro amore mio, sono quelli come noi che alla fine vincono, perché la vita l'hanno guardata in faccia da ogni angolazione e ne hanno assaporato ogni sapore e hanno apprezzato il brutto e hanno trovato difetti al bello. Te lo assicuro amore, che il mondo fuori aspetta proprio noi e, anche se adesso ti sembra di non respirare, è proprio l'apnea che ci ha insegnato ad apprezzare quando la vita la respiri a pieni polmoni.
zoe
#frammentidicuore#frasi#frasi di vita#riflessioni#frasi profonde#parole#amore#pensieri#vita#cit#frasi tumblr#frasi tristi#frasi amore#frasi belle#citazione#aforisma#coraggio#frasi e citazioni#paura#dubbi#frasi sulla vita#frasi sagge#preoccupazioni#difficoltà#fidati#insieme#apnea#dolore#ferite#sofferenza
25 notes
·
View notes
Text
Amo le voci che parlano sommesse
che sanno dire senza farti male
che scelgono il silenzio
quando è bene tacere
Amo la voce mite e convincente
che sa guidare
ma non è invadente
che sa esprimere il senso del divino
senza dimenticare quello umano
Amo il silenzio fra una nota e l’altra
la pausa fra due suoni
chi siede accanto senza raccontare
e sa guardare senza giudicare
chi la sua verità sa contenere
e la sua voce dentro
sa ascoltare
senza farne clamore
chi riconosce con il suo coraggio
i tranelli dell’io
celati nelle cifre di un messaggio
che ci sembra di Dio
Amo chi può far finta di dormire
per farti sentir libero di andare
e custodisce alate poesie
per il suo amore.
(Cristina Bove)
2 notes
·
View notes
Note
Le battaglie contro la propria mente sono le più difficili e impegnative da combattere. Un po’ come immaginare o far nascere fiori nel cemento. Ma poi ti accorgi che i fiori in natura crescono da soli anche nel cemento e dunque se ce la fanno loro. Dove vedi buio e ti manca l’aria immagina la luce. L’aereo. Guardi il cielo da quaggiù e immagini di essere spaparanzata su una nuvola o a saltarci sopra come se fosse un tappeto elastico e poi ci viaggi dentro e ne sei impaurita? I fiori, nel cemento.
La mente, purtroppo ha le sue trappole. E più è fervida l' immaginazione, maggiore è il numero di tranelli. Perché non sempre si vuole adattare, a volte prefeisce rimanere nel comfort dei suoi terrori atavici, che è convinta tengano tutto al sicuro. Te le ricordi le prime pagine del "Gabbiano Jonathan Livingstone"? "I Gabbiani non volano di notte!". Ma poi Jonathan vola ed è libero. È quello che bisognerebbe fare con tutte le paure, ma non sempre la mente è così facile da scardinare. Lo sa chi ha avuto a che fare con i pazienti psichiatrici: la realtà che vivono nella loro testa è più concreta e potente di qualunque realtà tangibile. Anche se tutto il resto del mondo non la vede.
3 notes
·
View notes
Text

Tira una brutta aria nei social
State attenti a come rispondete alle captcha: potrebbero essere dei tranelli.
Segui ➡️ 🌐 t.me/ArsenaleKappa 🅰️ 💥💥
ㅤ
4 notes
·
View notes
Text
incontri
stamani, prima di perdermi nel bosco, incrocio questo uomo+donna+cane a passeggio come me: mi salutano. butto là un monosillabo di risposta (educazione) e faccio per passar rapidamente oltre, ma la donna mi si piazza di fronte, mi squadra qualche istante con aria sorpresa e poi mi fa: - ma sei tu? (signora, abbia pietà e non mi tenda di questi tranelli esistenziali che sono già emotivamente instabile di mio, non infierisca) al mio sguardo di risposta più interrogativo del suo, prosegue: - sei la mamma della mimi? - nonono! mamma di nessuno, percaritadidddio... - la gemella! adesso però sarei tanto curiosa di vederla, questa mamma della mimi, diamine da Giornale intimo di una fanciulla instabile, anonimo sec. xx
3 notes
·
View notes
Text
Alla fine, né prosa né poesia. Parlare, si dovrebbe. Per carità, frasi brevi, ché la gente si stufa. Un ritmo sì, quello cercare di mettercelo, che sfiori la musica: tranquilla in superficie, sotto sotto gremita di armonici e timbri magari sconcertanti, sincopi e contraccolpi. Come si sente l'orchestra, a tratti, nei Péchés de vieillesse. E su quel ritmo il filo del pensiero: quello però senza troppi scossoni, e soprattutto senza tranelli o tradimenti.
Rossano Pestarino
2 notes
·
View notes
Text
Il mio sogno è quello di diventare una scrittrice famosa. Ma a volte penso di non essere brava a scrivere, però ho già tutti gli appunti, i regni, i personaggi, la Lis delle varie razze, simboli, castelli. Ho scritto i primi capitoli, ma sono sempre lì a riscriverli, a correggerli, a modificare personaggi.
Voglio una visione distorta, diversa, coinvolgente, e il finale deve essere diverso da tutti i Libri che ho letto, voglio innovazione
Però forse e proprio questa innovazione che mi farà cadere nei soliti tranelli da "sembra tutto uguale"
#scrivere#scripture#innovation#leggere#leggere libri#books#reading#creative writing#fantasy#riflessioni#silenzio#pensieri miei
3 notes
·
View notes
Text
Cose random che mi vengono in mente a caso e mi fanno ridere: un mio ex che si arrampica su per la parete del giardino della nostra amica in comune perché lei aveva lasciato dentro le chiavi di casa e quella sul giardino era l'unica finestra aperta.
P.S. quella è stata anche la sera di tranelli, io mollata, risate fino alle lacrime MA quella sua arrampicata da verme strisciante quale effettivamente era è la cosa che ricordo con più gaudio.
3 notes
·
View notes
Text
Nel post di ieri sul perché le risposte date sui social, tra amici o in generale dagli altri, non funzionano rispetto a un cambiamento reale nella nostra vita, ho spiegato che ognuno di noi deve attraversare da sé la propria strada di trasmutazione alchemica, per potersi liberare dei blocchi che non gli permettono di esprimere le proprie risorse.
Voglio specificare un altro punto riguardante questo discorso.
Se è vero che è solo l'attraversamento personale a permetterci di sviluppare risorse capaci di aiutarci a sciogliere una determinata situazione, vero è anche che, a volte, non basta semplicemente "affrontare" una scelta, un cambiamento o una relazione difficile, per superare tutte queste cose.
Il vivere pienamente e consapevolmente il proprio dolore non è una condizione sufficiente per portare le persone all'illuminazione.
Altrimenti, ogni povera anima qui su questa terra, ogni disgraziato, derelitto o semplicemente chiunque di noi abbia vissuto un trauma, o comunque una condizione di sofferenza, sarebbe diventato a quest'ora Gesù Cristo.
Ad oggi, ci sarebbero letteralmente miliardi di persone pienamente evolute, e l'umanità intera non vivrebbe nel caos in cui vive ora.
Il punto fondamentale da capire rispetto a questo argomento, è che quando si è in una condizione di sofferenza in cui ci si sente bloccati, vengono messe in moto dentro di noi due forze uguali e contrarie.
Una che desidera il cambiamento, e una che vuole restare nella condizione in cui è.
Questo succede, tra le altre cose, perché sebbene la persona non sia a suo agio nella condizione in cui è bloccata, mantiene comunque un suo equilibrio interno, un suo funzionamento basale che la fa andare avanti.
Siamo programmati per sopravvivere a tutto, soprattutto a noi stessi.
Ma tale stato di equilibrio, seppur nel disagio, funge solo da illusione momentanea attraverso la quale possiamo sopravvivere al conflitto in atto.
Essa non rappresenta la soluzione al suo scioglimento, bensì la catena che lo rafforza.
Detto altrimenti, è una resistenza o una parte di una resistenza.
Come risolviamo questo autoinganno, e il rafforzamento del blocco che genera?
Per comprendere questo meccanismo sottile, dato che ci siamo dentro, e siamo noi stessi a metterlo in atto, ci vuole un altro da noi che ci faccia capire, dall'esterno, la trappola in cui ci siamo cacciati.
E ci aiuti a venirne fuori.
Ecco perché a volte la sofferenza si ripete, e lo sbattere il muso sulle medesime cose per decine di volte non basta.
Ci devi passare sempre tu, per uscirne, ma insieme a qualcuno che ti accompagni, e che ha fatto quel percorso che ancora non hai fatto tu.
A questo proposito suggerisco la visione dell'intervista che ho fatto con Beatrice Formaggio sul guaritore ferito.
Occorre qualcuno che sappia infonderti quel minimo di coraggio in più capace di aiutarti a compiere la scelta giusta, anche se tu stesso sai già quale sia.
Ma che sappia anche metterti progressivamente in crisi, di modo che tu riesca, dal di dentro, a comprendere te stesso e i tuoi medesimi tranelli.
Chi accompagna qualcuno in un percorso di sviluppo personale, nella risoluzione di un blocco, funge in questo senso sia da incubatrice, che da martello pneumatico per la consapevolezza di sé.
L'incubatrice permette di partorire se stessi attraverso un bozzolo di empatia, accoglienza e accettazione positiva incondizionata; il martello pneumatico spezza le convinzioni limitanti, aprendo una voragine fertile dentro di sé, per ampliare la propria visione e vedere le cose dall'alto.
Servono entrambe.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
5 notes
·
View notes
Text

Goodbye to Ettore Mo (left), journalist and former main war reporter of the Corriere della Sera (X); and to Luca goldoni (right) journalist and writer: some of his books' titles are 'Lei m'insegna', 'È gradito l'abito scuro', 'Italia al guinzaglio', 'Il sopravvissuto' (premio Fenice Europa), 'Il mare nell'anima', 'Cioé', 'Tranelli d'Italia', 'Francesco Baracca' and 'Non ho parole' (X)
6 notes
·
View notes
Photo
“Oh no, Pandora, cos’hai fatto!? Dovevi proprio aprirlo quel vaso? Ora tutti i trickster sono scappati e imperversano nel mondo. Agenti del caos, guastafeste di natura, questi sette rompiscatole si divertono a sconquassare il tessuto della realtà con particolare predilezione per le opere d’arte e i monumenti storici. La Sfinge va in frantumi, un Bruegel in brandelli, e il mondo gira e vortica in un caleidoscopio di forme e colori. Chi rimetterà a posto tutto? Prometeo è incatenato, Epimeteo è rimbambito e gli uomini non riescono a trovarsi il culo con due mani.”
“Tutto ha inizio con Pandora che riversa (inavvertitamente?) sul mondo il contenuto del vaso, vale a dire i mali e sciagure di vario genere. A me però questa versione non è mai piaciuta granché, ad essere sincero. Mi piace di più pensare a Pandora che dà una sbirciatina nello scrigno e dice “ma sai che forse non tutti i mali vengono per nuocere?” e lo apre. E dentro non ci sono mica i mali del mondo, ma una loro esemplificazione in forma di storie e rompicapo. Dietro i Find and Fill, Focus Point, Image Hole, Overlap, Interlock, Jesse’s Strips, Lens Bender, Outer Layer, Rotascope, Slices, scopriamo cose che non avremmo mai compreso, intrecci e aspetti del mondo che non avremmo mai colto senza l’aiuto del vaso.”
“Conosciamo Maui e la sua mitologica battuta di pesca, Puck e gli scherzi d’amore, Anansi che cade vittima dei suoi stessi tranelli, ecc. In un certo senso, Pandora fa all’umanità un regalo prezioso quanto quello di suo cognato Prometeo: i semi di tutte le storie, le analogie e le metafore, gli strumenti per tentare di capire il grande enigma del mondo e comunicarlo (almeno un po’). Il vaso, la scatola o lo scrigno che dir si voglia è più di un mero contenitore di disastri. È un dispositivo segnico, un aleph, la periferica di un proto-metaverso incapsulata in un’interfaccia di legno intarsiato che rimanda alle anticaglie automatizzate di un’epoca preindustriale.”
stralci di una recensione che potete leggere qui.

Pandora by Jules Joseph Lefebvre (1872)
4K notes
·
View notes
Text
Il terribile Hulk alla Casa Bianca
Abbiamo probabilmente sottovalutato l’impatto che hanno avuto cartoni animati e fumetti (oggi in via di estinzione) sulla psiche occidentale e in primo luogo su quella americana nel corso dei decenni che si sono susseguiti dalla fine della seconda guerra mondiale. Mentre le fiabe erano racconti immaginari, ma realistici sulle difficoltà e i tranelli che ci aspettano nell’età adulta, fumetti e…
0 notes