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#un ultimo ricordo
theophagie-remade · 2 years
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They hate him because of his edgy anime character energy and twincest swag
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chiptrillino · 1 year
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Se é di alcuna consolazione nei confronti di questi incivili: la mia famiglia beve dal lavandino come la tua seguendo il ragionamento che
l'acqua del lavandino é ugualmente potabile e piú economica di quella in bottiglia
bere direttamente dal lavandino é "anti-igenico" (qualcosa a che fare con la saliva? Bho, mamma non é mai stata chiara)
SOLUZIONE: bere dal lavandino usando un mestolo.
Fortunatamente l'acqua nei nostri lavandini e perfettamente potabile (eppure nel bagno!) Pero capisco che voi dire e grazie mille per il sostegno! -Alzo il mestolo per fare chin chin- Voglio aggiungere, che ci sono varie ragioni per cui e preferibile bere l'acqua imbottigliata in confronto ad quelle del rubinetto.
-Sapore di cloro -Acqua dura che causa una notevole formazione di calcare -Presenza di mioplastiche (sempre queste maledette mioplastiche...) -Contaminanti dovuti alle tubature (acqua rusticità, sapori non gradevoli)
forse per uno di questi motivi tua mamma te l'a 'aveva proibito come bambino/a?
ovviamente, bere l'acqua dal rubinetto e meglio economicamente e per l'ambiente, ma purtroppo non e sempre una opzione. Sopratutto acanto il mare o sull'isole.
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susieporta · 25 days
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C’è una frase di un mio amico monaco che mi ha colpito:
“Non chiedetevi se ci sia vita dopo la morte.
Chiedetevi se siete vivi prima di morire.”
Caro Gonippo, io sono convinto che nel momento esatto in cui te sei andato,
tu fossi ancora vivo.
Vivo, e innamorato della vita.
E scommetto che ci sei rimasto male anche tu,
perché avresti voluto restare ancora qui accanto a tutti noi,
a tua madre, ai tuoi fratelli, al tuo immenso amore Sabina e a Dante.
Sono troppi i ricordi che mi legano a te, e solo io e te sappiamo quanto bene ci si voleva.
Un bene così profondo che ha attraversato questi dieci anni, senza mai sfumare nemmeno un momento.
Noi c’eravamo sempre, l’uno per l’altro.
Sei stato uno dei pochi a non giudicarmi mai.
Ti sei messo al mio fianco, mi hai accompagnato in questi anni senza far rumore, anche da lontano…
perché “l’importante - mi dicevi - è vederti felice”.
La sera prima di partire per il tuo viaggio verso la luce, mi hai mandato un messaggio su Instagram, il tuo ultimo saluto:
“Sei bello come il sole”, mi hai scritto.
Forse perché vedevi in quella mia foto un sorriso di serenità, quella serenità che ho sempre cercato, e che tu speravi tanto che io trovassi.
Ti prometto amico mio che farò del mio meglio per farti stare tranquillo anche lassù.
Ti prometto che sarò felice.
Io non credo nella resurrezione dei corpi, ma nell’eternità dell’anima.
E allora, il mio desiderio più grande, è che la tua anima continui a esserci non solo nel ricordo, nei nostri cuore, ma in ogni azione quotidiana che possiamo fare.
Soltanto noi possiamo compiere questo miracolo!
Ogni volta che saremo gentili con uno sconosciuto
Ogni volta che avremo cura di qualcosa
Ogni volta che ci toglieremo dal centro,
per metterci accanto
Ogni volta che aiuteremo disinteressatamente una persona in difficoltà
Ogni volta che non sprecheremo il tempo
con l’inutile
Ogni volta che ameremo gli altri incondizionatamente
Ogni volta che non saremo banali
Ogni volta che daremo valore
a ogni giorno che ci è concesso
Ogni volta che racconteremo
chi eri a chi non ti ha mai conosciuto.
Solo così resterai con noi, dentro di noi,
perché vivrai nei nostri gesti, nella nostra quotidianità.
È vero, amico mio: non hai lasciato scritto nemmeno due parole.
Ma voglio dirti che il tuo più grande testamento è qui, questa sera, davanti ai nostri occhi.
Sono queste duemila persone, questo “noi” che la tua presenza è riuscita a generare.
Questo “noi” che porterà avanti la vita anche per te.
Non siamo venuti dal caso.
Ma dall’amore.
Non siamo qui per caso.
Ma per amare.
Non andiamo al nulla.
Ma ritorniamo…all’amore.
Ovunque tu sia, amico mio…abbi cura di me.
FOTO con Sabina Romagnoli
di Ars Fotografia di Ruffali Santori Antonio
Arcidosso 30.8.2024
Simone Cristicchi
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singinthegardns · 7 months
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"Però, sai? Forse ti sto dimenticando. Non piango più dopo averti parlato, né dopo averti visto parlare con un'altra, e nemmeno dopo che i nostri occhi si sono incontrati. Certo, il tuo nome mi smuove ancora qualcosa dentro, certo, quando penso a cosa eravamo, e non siamo più, ho ancora il vuoto allo stomaco, certo, quando passo davanti la tua classe spero ancora di vederti sulla soglia, certo, fa male vederti trattare le altre come trattavi me, certo, a volte mi tornano alla mente tutti quei ricordi, certo, ogni tanto li rileggo i tuoi messaggi, e continuo a sorridere, certo, lo controllo ancora il tuo ultimo accesso, certo, quando qualcuno dice una frase che avevi detto tu, mi viene un po' di malinconia, certo, non riesco ancora a guardare nessun ragazzo senza pensarti, certo, continuo a sognarti ogni notte, certo, qualche volta mi capita di sentire ancora la tua notifica, e ci rimango un po' male quando apro il telefono e non c'è un tuo messaggio, e mi sento stupida ad averci sperato, certo, continuo a scambiare qualche passante per te, certo, se mi dicono "amore" continuo a pensare ai tuoi occhi, certo, ogni tanto ho quei momenti in cui mi butto sul letto, ti penso, e mi prende la nostalgia, certo, cammino ancora per i corridoi di scuola con quella strana ansia d'incontrarti, certo, nessun ragazzo regge mai il confronto che faccio con te, certo, ti penso ancora appena mi sveglio, prima di dormire, e anche per tutto il resto della giornata, certo, ho ancora una nostra foto come sfondo, certo, ho ancora la tua chat fissata in alto, certo, mi manchi ancora un po', forse, un po' di più di un po', certo, ogni tanto mi viene da piangere, ma ho imparato a ricacciare le lacrime indietro. Però, sai? Forse non ti sto dimenticando, per niente, però ci provo, me lo impongo, me lo sono imposta più volte, "basta lui mi ha dimenticata, devo farlo anch'io", poi però torni tu, torna il tuo ricordo, torna quell'assurda speranza nel tuo ritorno, e non ci riesco, o forse non voglio, non voglio dimenticare cosa sei stato, né cosa saresti potuto essere,no, non voglio proprio dimenticarti, anche se fa male, fa malissimo, ma il problema è che dimenticarti, mi fa più male di continuare ad amarti. Quindi aspetterò, e forse ti dimenticherò, un giorno, forse mai,ma infondo mi va bene così, forse è così che deve andare, no? Tu che sorridi a un'altra, e io che cerco di trattenere le lacrime. E forse un giorno ti dimenticherò, dimenticherò la ragione dei miei sorrisi, dei miei pianti, delle mie ansie, delle mie paure, e di tutte quelle cose, che solo tu sei in grado di provocare, e mi chiederò che ci vedevo di speciale in te. Poi forse, sarà un giorno di sole, o magari di pioggia, forse di nebbia, grandine, forse sarà autunno, o forse primavera, forse sarà al mare, magari in montagna, o, perché no? In città, sotto la luce del sole, o sotto uno spicchio di luna, forse mentre sarò presa dai miei pensieri, forse dopo una lunga giornata, forse di prima mattina, forse quando sarò in vacanza, ma insomma, poco importa, del perché, del quando, e del dove, ma succederà, che la vita, dolce amara per com'è, mi ricorderà di te, dei tuoi occhi, dei tuoi lineamenti, mi ricorderà di chi sei, probabilmente non ricorderò più il tuo nome, non è quello l'importante, o forse sì, anzi, sicuramente lo ricorderò, e mi ricorderò di te, dei sorrisi, e dei pianti, delle insicurezze e le paure, dei "vaffanculo", dei baci, dei "ti odio", della voglia che avevo di dirti "ti amo", degli abbracci, di quel posto in cui mi hai portata quella sera, delle cazzate, delle giornate no, della tua presenza a migliorarle, dei sabati sera trascorsi insieme, e di quelli passati a sentire la tua mancanza, dei messaggi, delle chiamate, dei "va via", che tradivano voglia soltanto di abbracciarti, mi ricorderò di tutto ciò che abbiamo passato, e che ho passato, dell'inizio e della fine, e mi ricorderò che ci vedevo in te, e mi riinnamorerò di te, anche se tu non mi vorrai, per poi scoprire, di non aver mai smesso di amarti."
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saayawolf · 5 days
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Avete mai sentito parlare di Ulisse? Sapevate che nell’Odissea c’è una delle scene d’amore più belle e commoventi di tutta la letteratura? E no, non sto parlando di Penelope!
So che oggi va di moda dire che Omero è il capostipite della «mascolinità tossica», eppure quest’autore ci ha lasciato una delle scene d’amore più commoventi mai scritte! Vedete, la storia di Ulisse è una storia di viaggi, di avventure, ma soprattutto la storia di un uomo che desidera una cosa sopra tutte: tornare a casa! E finalmente dopo vent’anni Ulisse torna nella sua amata Itaca.
Questo è uno dei momenti più intensi di tutta l’Odissea: Ulisse vede la sua città, vede suo figlio Telemaco che ormai è diventato un uomo. E in quell’istante lo assale un moto di nostalgia, perché si accorge di quanto il tempo sia volato. Ulisse però si traveste da mendicante per non farsi riconoscere dai Proci che avevano usurpato il suo trono. E cosa accade? Che nessuno lo riconosce!
Non lo riconosce suo figlio, non lo riconosce sua moglie, non lo riconosce la sua gente! Tutti vedono soltanto i suoi abiti laceri, i suoi capelli incolti e lo scambiano per un «vecchio mendicante». Soltanto uno, tra tutta la gente di Itaca, lo riconosce: Argo, il suo cane. Vedete, per un cane puoi essere un principe, un re o un mendicante, un cane ti ama a prescindere. Ad Argo non gli importa nulla dell’aspetto di Ulisse, non si cura di cosa indossa, di come appare, gli basta sentire la sua voce per riconoscerlo! E subito dopo muore.
Ecco, io mi ricordo che quando lessi questa scena per la prima volta mi commossi. Argo aveva conservato il suo ultimo respiro per Ulisse. E sì, un’epoca di relazioni usa e getta, vi diranno che in fondo non c’è nulla di così straordinario in questa scena. Perché cose come l’amicizia, la lealtà e l’amore che sopravvive alla lontananza sono incomprensibili in una società che ha fatto dell’assenza dei legami una moda. Ecco perché in un mondo tanto cinico come quello di oggi vi auguro di avere qualcuno che vi ami non per ciò che siete, ma per chi siete, e che vi guardi negli occhi con la stessa dedizione che Argo ha avuto per Ulisse.
Brano tratto da: Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera. di Guendalina Middei.
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libero-de-mente · 1 month
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L'Ultimo Tuffo
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Agosto, un sole implacabile batteva sulla sponda del lago. L'aria era ferma, appiccicosa. Il lago, quel giorno, era un tappeto blu intenso, invitava a tuffarsi. Renato non era più un ragazzino, ma un uomo e di tuffi ne aveva fatti a centinaia e centinaia. Cercando sempre una sfida con se stesso. Aveva sempre sfidato se stesso, per tutta la sua vita, non fermandosi mai. Anche davanti al fatto di essere diventato, nel tempo, padre di due meravigliose creature.
Con un fisico scolpito, era un habitué di quei salti nel vuoto. Le rocce, alte più di una decina di metri, erano il suo trampolino preferito.
Quel giorno, qualcosa sembrava diverso. Il caldo opprimente, forse, o un presentimento che aveva cercato di ignorare. Nonostante le raccomandazioni degli amici, si avvicinò al bordo, i muscoli tesi, gli occhi fissi sull'acqua cristallina.
Un suo amico lo vide "strano" e gli chiese se tutto fosse a posto. Lui sorrise, tranquillizzandolo e rispondendogli che quello sarebbe stato il suo ultimo tuffo. Che era una promessa.
Respirò profondamente, un ultimo sguardo al cielo terso, e si lanciò.
Il corpo entrò in acqua con la perfezione di un tuffatore olimpionico. Eppure, mentre il suo corpo entrava nel lago, sull'acqua si sentì un tonfo sordo. Il cuore si strinse in una morsa a tutti quelli che lo stavano osservando.
Lo aspettavano riemergere i suoi amici, sapevano che spesso riusciva a muoversi sotto acqua velocemente riemergendo da un'altra parte. Quante volte aveva fatto prendere un colpo ai suoi amici.
Non quella volta. Qualcosa era andato storto, qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere. Un movimento sbagliato, un calcolo errato, forse solo una tragica fatalità. Non lo si seppe mai.
Quando lo riportarono a riva, era troppo tardi. Il sole continuava a splendere, indifferente alla tragedia che si era consumata. La scogliera, testimone muta di tanti tuffi, quel giorno era diventata la scena di un dramma silenzioso.
Renato, l'uccello libero che amava volare, era precipitato in un lago che, per un attimo, aveva smesso di essere amico. E sulla sponda, sotto il cielo d'agosto, rimaneva solo il ricordo di un ragazzo che aveva sfidato la gravità, fino all'ultimo respiro.
A Renato.
Che la terra ti sia per sempre lieve, mio caro amico.
12 agosto 2015
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clo-rofilla · 7 months
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L'8 marzo è quella serafica giornata che inizia con un "Auguri a tutte le donne! 💐" nel gruppo famiglia di WhatsApp e termina 12 faticosissime ore dopo con io, mia sorella, e le mie 2 cugine che abbiamo pesantemente discusso e poi litigato con pressoché tutti i nostri padri, fratelli, zii e parenti di sesso (ovviamente) maschile dopo essere state triggerate da frasi come "Allora vogliamo anche la festa degli uomini!!!", "Che siete discriminate lo pensate voi, nel mio lavoro le donne non subiscono alcun tipo di discriminazione!" e, dulcis in fundo, "Vi ricordo che sono proprio le donne che educano i maschietti 😜".
La lotta continua, amiche. Non finisce mai, da quando siamo state messe al mondo fino a quando non esaleremo il nostro ultimo fiato. E allora lottiamo, cazzo. Siate scomode, sempre.
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altrovemanonqui · 2 months
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Cerco di capire cosa mi succede. Approfitto di questi giorni per indagare su me stessa. Risultati ovviamente pessimi.
Sono in ferie. Meritatissime. Mi spacco il culo tutto l’anno. A volte anche 7 giorni su 7 senza riposo per 12/13h al giorno. Il punto è che si, merito queste ferie…per quanto improvvisate. Ma le sto vivendo con un senso di colpa che mi impedisce di …”respirare”.
Senso di colpa per���? Non essere scesa giù, credo. Dai miei amici e dai miei fratelli. Forse. Ma non ci riesco. Ho ancora il ricordo troppo vivo dell ultimo anno…di quei mesi…di mia madre…di tutto quello che è andato allo sfacelo. E che non so più ricostruire: un luogo in cui tornare. Un luogo dove ho radici (?)…affetti (di una vita)…e mare (l’unico a cui penso di appartenere davvero).
Senso di colpa. Comodo alibi. Non guardare. Non affrontare. Sentire tutto addosso senza lasciare andare. Fare in modo che tutto rimanga lì a torturarti.
Ma si può essere più stolti?
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ambrenoir · 5 months
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Avete mai sentito parlare di Ulisse? Sapevate che nell’Odissea c’è una delle scene d’amore più belle e commoventi di tutta la letteratura? E no, non sto parlando di Penelope!
So che oggi va di moda dire che Omero è il capostipite della «mascolinità tossica», eppure quest’autore ci ha lasciato una delle scene d’amore più commoventi mai scritte! Vedete, la storia di Ulisse è una storia di viaggi, di avventure, ma soprattutto la storia di un uomo che desidera una cosa sopra tutte: tornare a casa! E finalmente dopo vent’anni Ulisse torna nella sua amata Itaca.
Questo è uno dei momenti più intensi di tutta l’Odissea: Ulisse vede la sua città, vede suo figlio Telemaco che ormai è diventato un uomo. E in quell’istante lo assale un moto di nostalgia, perché si accorge di quanto il tempo sia volato. Ulisse però si traveste da mendicante per non farsi riconoscere dai Proci che avevano usurpato il suo trono. E cosa accade? Che nessuno lo riconosce!
Non lo riconosce suo figlio, non lo riconosce sua moglie, non lo riconosce la sua gente! Tutti vedono soltanto i suoi abiti laceri, i suoi capelli incolti e lo scambiano per un «vecchio mendicante». Soltanto uno, tra tutta la gente di Itaca, lo riconosce: Argo, il suo cane. Vedete, per un cane puoi essere un principe, un re o un mendicante, un cane ti ama a prescindere. Ad Argo non gli importa nulla dell’aspetto di Ulisse, non si cura di cosa indossa, di come appare, gli basta sentire la sua voce per riconoscerlo! E subito dopo muore.
Ecco, io mi ricordo che quando lessi questa scena per la prima volta mi commossi. Argo aveva conservato il suo ultimo respiro per Ulisse. E sì, un’epoca di relazioni usa e getta, vi diranno che in fondo non c’è nulla di così straordinario in questa scena. Perché cose come l’amicizia, la lealtà e l’amore che sopravvive alla lontananza sono incomprensibili in una società che ha fatto dell’assenza dei legami una moda. Ecco perché in un mondo tanto cinico come quello di oggi vi auguro di avere qualcuno che vi ami non per ciò che siete, ma per chi siete, e che vi guardi negli occhi con la stessa dedizione che Argo ha avuto per Ulisse.
tratto da pagina FB “il rifugio di Charly”
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monologhidiunamarea · 4 months
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In questi mesi mi è mancato spesso il respiro, ho sofferto molto di ansia , di attacchi di panico . In questi mesi mi sono sentita spesso persa , senza via. Come se mi avessero levato la terra sotto i piedi e strappato le ali , lanciato nel burrone e urlato:"vola"
Non sono riuscita a volare , mi sono schiantata a terra e provando a risalire sono caduta più volte. Ho sentito le ossa frantumarsi più volte tanto da sentirne il rumore.
Le notti dove riuscivo a dormire erano pochissime. Era una continua guerra , sul lavoro , con la salute , con i mille problemi. A gennaio la mia salute era nuovamente messa a dura prova ed io in piena notte, ho deciso che dovevo tornare nell'unico posto dove io ,nonostante tutto, mi sentissi bene. Avevo promesso alla mia cucciola che l'avrei portata nel luogo di cui ha tanto sentito parlare , dove tutto quello che porto dentro trova il suo posto .
Sarà che mi sembra di aver camminato qui ancora prima di esserci stata , di aver visto tutto questo attraverso altri occhi. Sarà che è proprio qui che come sono atterrata ho sentito la tua mano sulla spalla , ho sentito la tua mano stringermi ed accompagnarmi. Come il mio ultimo viaggio. A distanza di mesi dentro di me non è mai cambiato nulla. Sono cambiata in tante cose , questi ultimi 3 anni mi hanno visto diventare molto selettiva, solitaria , dura fuori ma così fragile dentro ma quello che ho nel cuore e nell'anima è rimasto identico. Perché scrivo ?perché ho la testa piena di pensieri e buttare giù con la scrittura è sempre stato un po il mio far ordine, mettere nero su bianco tutto quello che fuori non esterno quasi mai. In questi mesi mi sono sentita chiamare ; "cassaforte " per il mio modo ermetico nel rispondere al come stavo quando il mio corpo faceva trapelare che non andava affatto bene. E i miei occhi che sono fin troppo sinceri andavano contro alle mie risposte sempre educate ma secche.
Fra un paio di giorni tornerò a casa , rigenerata e fiera di aver reso questo viaggio un bellissimo ricordo per Lei e per me. Lei che quando guardava l'orizzonte da Genova si domandava come sarebbe stato l'orizzonte da questa parte.
Avrei ancora tante cose da dire e scrivere. Ma le conservo con amore e determinazione sperando che forse un giorno potrò dirle o scriverle a chi so io.
Che questo viaggio continui. E che io abbia sempre la grinta di non fermarmi agli ostacoli che la vita continua a mettermi davanti. E che questa un giorno non sarà una meta per un viaggio ma la nostra casa.
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Cari lettori,
ho sempre considerato tumblr come il mio posto sicuro in cui ho rivelato la parte più intima e nascosta di me. Dunque, è sopratutto a chi ha conosciuto la mia vulnerabilità che rivolgo la mia richiesta d'aiuto. Tempo fa, proprio tramite questo blog, ho conosciuto una persona davvero molto importante ma, per una serie di peripezie, sono stata costretta ad interrompere questo rapporto e ho perso ogni contatto. Parlo di Luca, il possessore dell'ormai disattivato blog @luc-4-blog
Alcuni di voi, quelli che mi conoscono ormai da anni, hanno visto questa relazione sbocciare ed evolvere. Sempre più spesso, mi tormenta il pensiero di non potergli scrivere per sapere come procede la sua vita e non poter spiegare tante cose che al tempo ho taciuto per il suo bene. I nostri rapporti si sono interrotti bruscamente e non riesco a perdonarmi di averlo lasciato accadere. Quindi, ecco un ultimo e disperato tentativo per aggiustare la situazione. Ricordo che, tra i miei lettori, c'erano alcuni amici e conoscenti di Luca. Se siete ancora qui e leggete questo post, vi prego di scrivermi come poterlo contattare o magari parlarne con lui e fargli sapere che mi renderebbe tanto tanto felice scambiare almeno qualche parola con lui. Detto questo, grazie per l'attenzione e spero che il mio tentativo non sia vano.
(Se qualcuno volesse aiutarmi a diffondere questo messaggio, gli sarei estremamente grata!)
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amamiofacciouncasinoo · 6 months
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Quella notte in cui ho catturato questo istante, il buio mi circondava e il sonno era solo un sogno lontano... Tu, li accanto a me, così affaticata, che alla fine quella notte si è rivelata l'ultima... cosi questa foto è diventata il mio ultimo ricordo tangibile... E ogni volta che poso gli occhi su questa rosa bianca, un'ondata di nostalgia travolge la mia anima... Perché mi manchi, mi manca la forza che mi davi... Mi manca semplicemente tutto... Vorrei solo poterti stringere ancora una volta... Dio, quanto vorrei...
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diceriadelluntore · 7 months
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Storia Di Musica #314 - Susan Tedeschi, Live From Austin TX, 2004
Le storie di chitarre femminili di febbraio volevano sviluppare, lo ricordo per questo ultimo appuntamento, una questione che avevo sentito per radio (ho recuperato pure i particolare): durante la trasmissione Morning Glory di Virgin Radio, condotta da Alteria, alla domanda "quale sarebbe il tuo mestiere dei sogni" una giovane ascoltatrice scrisse "diventare una famosissima chitarrista, perchè non c'è ne sono". Alteria, che è anche musicista, ha subito cercato di smentire, ricordando Sister Rosetta Tharpe, la grandissima blueswoman e cantante gospel degli anni '30-'60 del 1900. Tuttavia, e alla fine di questo percorso che è sempre anche un'occasione per imparare qualcosa di nuovo, sono arrivato alla conclusione che, dal punto di visto della fama e della riconoscibilità, aveva ragione l'ascoltatrice, non c'è mai stata per gli indicatori appena descritti una chitarrista riconoscibile come Hendrix, Blackmore o Jack White, per citare tre chitarristi di epoche differenti. Allo stesso tempo, non vuol dire che non ci siano state chitarriste tecnicamente e musicalmente eccezionali, e le scelte di Febbraio 2024 sono solo un antipasto di un viaggio che lascerà deliziati chi vorrà continuarlo. Per concludere la carrellata, oggi vi porto a Norwell, Massachusetts, dove all'interno di una famiglia di origini italiani, i Tedeschi (che sono facoltosi, proprietari di una famosa catena di supermercato in tutto lo stato) nasce nel 1970 Susan. Sin da piccola è un prodigio nelle recite e a sei anni ha una piccola parte in un Musical itinerante che una compagnia locale porta in giro nella contea. Cresce in mezzo ai dischi, e per quelle strane ascendenze del gusto, si appassiona ai ritmi e alle atmosfere del blues. Susan Tedeschi frequenta il Berklee College, come Emily Remler (la prima protagonista delle storie di Febbraio) e si specializza in canto gospel e a 20 anni si laurea. Ne ha pochi di più quando fonda la prima Susan Tedeschi Band, con Adrienne Hayes, Jim Lamond e Mike Aiello che, dopo una fondamentale gavetta nel locali di Boston e dintorni, vengono notati da un musicista e produttore, Tom Hambridge (che vincerà nella sua carriera 7 Grammy Awards), che li mette sotto contratto per la piccola etichetta Tone Cool e produce il primo disco, che per scelta sua vedrà a luce solo a nome Susan Tedeschi: Just Won't Burn del 1998 è un grandissimo debutto, con la seconda chitarra di Sean Costello (uno dei più grandi talenti chitarristici di quegli anni, stroncato a 28 anni da complicanze della sua dipendenza dalla droga) che ha due hit da classifica in Rock Me Right e It Hurt So Bad, scritte con Hambridge. Il disco venderà tantissimo per un disco blues di una piccola etichetta, 500 mila copie, e porterà Susan Tedeschi a suonare per gente come John Mellencamp, B.B. King, Buddy Guy, The Allman Brothers Band, Taj Mahal e Bob Dylan. Nel 2003 apre quasi tutti i concerti americani del Licks Tour di un certo gruppo inglese, appena arrivato ai 40 anni di attività, i Rolling Stones, acquisendo una fama crescente, anche per le sue meravigliose qualità artistiche, che penso si esprimano al meglio nel disco di oggi.
È chiamata, per la terza volta, ad esibirsi per l'Austin City Limits, uno dei programmi musicali più famosi degli Stati Uniti, che trasmette un concerto dal vivo di 60 minuti sui canali della PBS, che è la televisione pubblica negli USA. Insieme a lei, William Green all'organo Hammond, Jason Crosby alle tastiere, violino e ai cori, Ron Perry al basso e Jeff Sipe alla batteria. Live In Austin TX esce nel 2004 ed è un delizioso esempio di classe e maestria musicale: la chitarra e la voce di Susan giganteggiano, senza mai strafare, ma lasciando evidenti tocchi di bellezza (tra l'altro vi invito a fare caso alla differenza che ha la sua voce quando canta e quando, quasi timida, ringrazia con un Thank You gli applausi). E la sua chitarra è una espressione di questa dolcezza: mai ossessiva, ma affilata e precisa, con assoli eleganti e morbidi, accompagnati da inserimenti degli altri strumenti. In scaletta pezzi del suo repertorio solista (It Hurt So Bad, la sofferta I Fell In Love, Wrapped In The Arms Of Another), altri scritti per lei (The Feeling Music Brings dal futuro marito Derek Tucks) ma soprattutto una meravigliosa collezione di cover, dove viene fuori il suo canto di impostazione gospel e tutto il suo talento: You Can Make It If You Try di Sly And The Family Stone, Gonna Move di Paul Pena, Alone di Tommy Sims (che produsse Streets Of Philadelphia di Bruce Springsteen), Love's in Need Of Love Today di Stevie Wonder e un suo cavallo di battaglia, sia su disco che dal vivo, Angel From Montgomery di John Prine, che è così strettamente identificata con Bonnie Riatt, altra grandiosa cantante e chitarrista, il cui testimone è preso da Tedeschi in questo senso. C'è il soul di Voodoo Woman di Koki Taylor, uno strumentale meraviglioso come Hampmotized e c'è la cover più bella e sentita di Don't Think It Twice, It's All Right di Bob Dylan: la versione originale del grande di Duluth era basata su un folk tradizionale, Who's Gonna Buy You Ribbons When I'm Gone?, e riprendeva un verso da una rielaborazione dello stesso brano fatta da Paul Clayton, che rititolò il brano Who's Gonna Buy Your Chickens When I'm Gone. Il brano ha una leggenda in sé: si dice che fu scritto da un giovane Dylan (il brano fa parte del leggendario The Freewheelin' Bob Dylan del 1963) preoccupato e "geloso" del fatto che la vacanza della sua allora fidanzata, Suzie Rotolo (che è la ragazza che appre nella copertina dello stesso disco a braccetto con lui), in Italia si stesse allungando troppo, immaginando quindi come sarebbe stato raccontare un litigio. In realtà come scrisse Nat Hentoff nel libretto originale (Hentoff è stato critico musicale del Village Voice per 51 anni) è probabilmente il primo degli innumerevoli "discorsi con sè" di Dylan, "un'affermazione che magari puoi dire per sentirti meglio… come se stessi parlando da solo". l'arrangiamento slow blues di Tedeschi è fantastico, con il violino e l'organo Hammond, e diventerà per anni uno dei momenti più attesi dei suoi concerti.
Concerti che saranno sempre il fulcro principale della sua attività, soprattutto dopo l'incontro, prima sentimentale e poi artistico, con Derek Trucks, altro chitarrista formidabile, erede della dinastia Allman Brothers, con cui formerà dal 2010 una Tedeschi Trucks Band, vincendo nel 2012 un Grammy con il disco Revelator. Una grande artista e un'altra grande chitarra da scoprire.
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mynameis-gloria · 5 months
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Torno da questi giorni in cui il mio cuore ha fatto molteplici piroette per le tante emozioni provate. Tornare a Bologna, seppur per due giorni è stato meraviglioso, ripercorrere ricordi, momenti, rivedere quei colori, respirare quelle vibrazioni e degustare quei carboidrati paradisiaci mi era mancato come non mai. Era passato più di un anno dal nostro ultimo arriverderci e in questi giorni poterla rivedere sempre splendente in tutta la sua energia e follia mi ha fatto sorridere ma soprattutto aver avuto l'occasione di mostrare a mia sorella alcuni dei perché dei per come e dei motivi per cui anni fa, ci ho lasciato il cuore.  Spero di averle trasmesso un po' di questo amore e di averle fatto vivere Bologna come la vivono i miei occhi!
Tutto perfetto, persino il tempo è stato abbastanza dalla nostra parte e ieri sera il concerto ci ha regalato un ricordo indelebile. Impiantato nelle nostre teste fino a quando ne avremo memoria
Ricordi che però dovrò davvero tenere allenati ed è qui che arriva la malinconia, per l'episodio riguardante i video perduti e la galleria rovinata, per cui a quanto pare non c'è rimedio! E allora ecco che tutto si sfuma, si perde e in un attimo è sparito. Cancellato. E da ieri sera un velo di tristezza mi è rimasto perché a queste cose ci tengo da impazzire, perché sono RICORDI, che avevo filmato spensieratamente, riprendendo noi due pazze e scatenate cantare a squarciagola ogni canzone, dedicarcele, dedicarle, ridere, emozionarci, filmare ogni esibizione e scenografia, i gesti, i balli, le parole, gli inediti successi e lo stesso amore dichiarato e provato dal gruppo, per questa grande città.
Ci avevo messo davvero tanto cuore
Lo avevo fatto per entrambe. È vero che ce lo siam vissuto ugualmente ma certe cose non potrò riviverle, riguardarle e di momenti insieme non ne abbiamo poi così tanti! Questo era nostro, un regalo tra sorelle, un ti voglio bene urlato in silenzio, un momento che ci ha fatto unire e rese complici. Cerco di non pensarci troppo, di pensare a tutto il resto che è andata bene,  perché se no gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi sento già abbastanza stupida così!
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vintagebiker43 · 2 months
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Cerco di non essere uno di quei VdM che criticano tutto e tutti ma qualche giorno fa mi è capitato sotto mano un ricordo: nel 1988 ho portato mio figlio - sedicenne - al concerto dei Pink Floyd.
La settimana scorsa la mia ex nuora ha portato mio nipote - sedicenne - al concerto di Ultimo.
Sarà anche bravino e avrà anche un gran seguito, ma che ci posso fare se, a fare il confronto, mi è montata un po' di tristezza?
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dottssapatrizia · 1 year
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C'è una cosa che mi è sempre piaciuto fare: tornare a casa la mattina, dopo aver trascorso la serata e la notte in piacevole compagnia, in abito da sera. Tornare a casa in abito da sera, leggermente stazzonato, i capelli ancora ribelli, il volto rilassato ove racchiudo il ricordo di un incontro e un sorriso soddisfatto dona alle mie labbra il colore rosso di un ultimo bacio rubato.
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Buongiorno ☕️
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