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#vestito a fiori
myteavsricochet · 2 years
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che mood
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sommersadallanoia · 2 years
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e quante volte hai urlato ai quattro venti e pianto fino a consumare gli occhi
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angelap3 · 5 months
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Nabis 
Una vecchia canzone mi ha proiettato indietro nel tempo
Avevo mille fiori stampati sul lungo vestito svolazzante
papaveri margherite e fiordalisi tra i capelli
Tu eri il mio amore capellone e tenero
indossavi jeans un po' sdruciti ed eri bello
bello da morire
Col mangiadischi acceso ballavamo felici sul prato
fino a rimanere senza respiro
Ma c'era sempre fiato per un bacio.
[Opera di Peregrine Heathcote]
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myborderland · 6 months
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Poi una mattina sono uscita a camminare e ho visto un bel dente di leone giallo sul ciglio del vialetto verso il fondo della discesa. E l'ho fissato; non riuscivo a staccare gli occhi da quel fiore. Mi sono chinata e ho appoggiato le dita sulla corolla soffice. Ho pensato: Oh mio Dio! Da lì ho cominciato a vederne altri, denti di leone, durante le mie passeggiate. Ne crescevano tanti al margine della strada sterrata sulla quale avevo vissuto da bambina, e un giorno, quando ero ancora molto piccola, ne avevo fatto un mazzolino da portare a mia madre, e lei si era infuriata perché i fiori avevano macchiato il corpetto del vestito nuovo che mi aveva fatto da poco. Eppure - dopo tutti quegli anni - vederli continuava ad allargarmi il cuore di meraviglia.
Lucy davanti al mare - Elizabeth Strout
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multiverseofseries · 2 months
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House of the Dragon 2, Episodio 6 (Smallfolks): Women Power!
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È un passo a due quello del sesto episodio della seconda stagione di House of the Dragon (2x06): Rhaenyra e Mysaria, Daemon e Alys, Aegon e Aemond. Una danza parallela a quella dei draghi, ma che non si evolve come vi aspettereste.
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House of the Dragon* continua sulla scia delle puntate che solo apparentemente sono statiche, di strategia e non di azione, ma è solo un'impressione. Lo spin-off del Trono di Spade, con il sesto episodio della seconda stagione si avvicina verso il gran finale. Tuttavia, dopo il quarto sconvolgente episodio, qualcuno si è lamentato dell'eccessivo andamento altalenante della narrazione.
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Emma D'Arcy e la sua Rhaenyra rimangono uno dei fiori all'occhiello della serie
Dispiace leggerlo in giro perché sembra che gli spettatori non abbiano più pazienza. Pazienza di gustarsi l'episodio settimanale con calma; pazienza di attendere gli sviluppi dei personaggi e delle storyline, che non sono sempre immediati, come la scrittura originaria di George R.R. Martin, del resto, insegna. Poi, la pazienza di non pretendere svariate morti truculente in ogni episodio, altrimenti anche il realismo drammatico in salsa fantasy del mondo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco rischia di sgretolarsi.
La rivincita dei "bastardi"
Nel finale del quinto episodio Rhaenyra (Emma D'Arcy) insieme al primogenito Jace (Harry Collett) aveva avuto la folle idea (degna del nome della Casa che porta) di riunire gli eredi di altre famiglie di Westeros che avevano del sangue Targaryen nelle vene da antiche discendenze per provare a forgiare nuovi cavalieri di draghi. Perché, nella Danza dei Draghi oramai entrata nel vivo, bisogna averne di più, averli più grandi e saperli cavalcare. Purtroppo la Regina legittima erede al Trono di Spade ne ha persi due in poco tempo: prima quello di Daemon (Matt Smith), oramai arroccato ad Harrenhal preparando sostanzialmente si un'offensiva contro i verdi ma anche contro la moglie; e poi Rhaenys il cui drago è stato ucciso in battaglia, creando stupore e scalpore in tutto il regno.
In quest'ottica l'idea potrebbe essere geniale… oppure rivelarsi un pericoloso fiasco totale: se andrà male, chi altro senza sangue puro e primario potrà mai avere il coraggio di avvicinarsi nuovamente ad una di quelle mitiche creature sputafuoco? Questi "pretendenti" non sono gli unici "bastardi" (non in senso letterale) estraniati su cui si concentra la puntata: torna il fratello di Daemon e Viserys, che torna in un cameo inaspettato attraverso le visioni del Principe Consorte e che farà felice i fan, torna il fratello di Alicent che la aggiorna sull'altro suo figlio, Daeron, riflettendo su come sarebbero state le loro vite se il padre Otto avesse puntato tutto sul primogenito e non su di lei.
Una donna tra gli uomini
Proprio Alicent (Olivia Cooke) è di nuovo al centro dell'episodio in modo speculare rispetto a Rhaenyra e in questo House of the Dragon continua il discorso sul women power della scorsa: come dicevamo, due fazioni, stessa famiglia allargata, due concili ristretti eppure stesse problematiche da affrontare per le due Regine e stesso ragionamento patriarcale figlio del tempo fantastico, ma a tratti socialmente fin troppo reale, che racconta. Eppure proprio in questo spin-off venuto temporalmente ben prima degli eventi, Ryan Condal riesce ad essere ancora più moderno e legato ai tempi che corrono.
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Il verde del vestito di Alicent è di nuovo protagonista e simbolico
Con un plot twist perfettamente coerente col racconto imbastito finora che riguarda Rhaenyra e che la conferma un'abile stratega grazie anche alla sua (oramai) consigliera Mysaria (Sonoya Mizuno), riesce a fare, metaforicamente parlando, breccia tra le mura di King’s Landing. Alicent invece partendo da suo padre Otto continua ad essere usata da tutti gli uomini della sua vita - compreso Ser Criston, se ci fermiamo a riflettere un attimo - e, quando ha mal interpretato le parole del marito in punto di morte, pensava di poter controllare Aegon ed ora si è ritrovata per le mani il regno del terrore di Aemond (Ewan Mitchell), che è pronto a distruggere tutto quello che c'è stato prima in nome del piano machiavellico che ha in mente.
Fratelli coltelli
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Il sadismo di Aemond la fa da padrone nella puntata
Il sesto episodio è davvero un eterno passo a due tra le coppie di personaggi citate, in precedenza, e tra queste non si può escludere proprio il Re Usurpatore e suo fratello con la benda sull'occhio. Ci sono almeno due sequenze profondamente inquietanti e disturbanti tra i due Targaryen che lasciano col fiato sospeso. Così come qualche altra scena particolarmente avvincente che passa solo in parte all'azione ma che contribuisce a giocare con lo spettatore che dalla narrativa di Martin si aspetta sempre il peggio dietro l'angolo.
Non sono gli unici due parenti di sangue che si confronteranno in questo episodio, mentre Alys Rivers (Gayle Rankin) - altro personaggio sempre più chiave proprio come Mysaria - continua con le proprie affermazioni sibilline e il proprio carisma magico e mistico, consigliera di un uomo sempre più in balia dei propri demoni, di nome e di fatto. Parallelamente il serial affronta la questione sociale del popolo affamato, e ancora una volta le due parti della stessa Casa avranno un atteggiamento molto diverso sul problema. La risposta, neanche a farlo apposta, è nei draghi.
Conclusioni
In conclusione Il sesto episodio della seconda stagione di House of the Dragon (2x06) è sicuramente un episodio di passaggio – il precedente era più un “post mortem” - ma allo stesso tempo è ricco di sequenze angoscianti e piene di significato che ci dicono molto sui personaggi e sulla loro involuzione più che evoluzione. È come se stessero tutti sprofondando in un abisso sempre più nero dal quale sarà difficile tirare fuori qualcosa di buono. A rimetterci però è sempre il popolo dei Sette Regni, che inizia ad insorgere pesantemente e pericolosamente.
👍🏻
Strutturare la puntata a coppie di personaggi, consanguinei e non, con qualche colpo di scena in canna.
Il sadismo di Aemond.
L’idea dei consanguinei “latenti” in una serie sulla successione di sangue.
È un episodio sicuramente di passaggio (anche se in realtà ricco di vari spunti narrativi).
La perdita della bussola di Daemon potrebbe urtare i fan del personaggio, n ma resta in linea per come ci era stato presentato fin dall’inizio della serie.
👎🏻
In molti sicuramente troveranno qualcosa che non va, del resto è l'hobby del fandom di Hotd di questionare su qualsiasi dettaglio, ma per questa puntata mi astengo perchè non ho trovato nulla di rilevante che non mi sia piaciuto.
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perpassareiltempo · 1 year
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(...) la trovai sdraiata sul letto nel suo vestito a fiori bella come una notte di giugno
Francis Scott Fitzgerald
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chouncazzodicasino · 11 months
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Avevo dimenticato quanto fosse difficile un cucciolo di cane. Ok le buche, ok non esistono più i miei fiori preferiti, il mio vestito verde lungo, la rosa gialla, il tubo del giardino, le stelle di natale, l'ortensia (l'unica bastardata ortensia che aveva preso dopo anni), ogni volta che devo uscire per andare a lavoro sembra che devo fare contenimento agli hooligans, ok, ok. Ma porcodio stanotte ha cominciato a sbattere una sedia (sì) contro la porta finestra della stanza, ho pensato vabbè ma un ladro può essere così coglione da fare questo casino? E io sono stata svegliata dal piedediporco di un ladro che cadeva in giardino anni e anni fa, insomma dai non può essere il ladro che cerca di entrare sfondando la finestra a sediate. Era lei. Quella belva demoniaca. Quell'essere immondo (come la chiamiamo io e la gatta). Ovviamente lo ho tolto la sedia che è riuscita di nuovo a prendere e che ha distrutto e tornata da lavoro dovrò raccogliere coriandoli di tessuto e legno da tutta la provincia.
Dirò tutto questo ad ogni persona che entrerà nel negozio e guarderà schifata i miei occhi gonfi per aver dormito 3 (Tre, no dico TRE) ore.
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mucillo · 5 months
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Da " Tempesta, quando la libellula danza" di
Caterina Barbierato,
Scrittrice, poetessa anarchica
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"Con il cuore che batte"
Non regalarmi fiori
vedrei poi la loro vita
costretta nella prigione
di un vaso.
Regalami una corsa 
a piedi scalzi in un prato.
Non regalarmi un vestito
rimarrebbe appeso
nel tempo e nella polvere
della sua vanità.
Regalami una danza
sotto la pioggia d'autunno in strada.
Non regalarmi un gioiello
regalami una pietra
poi scappiamo
veloci, veloci, veloci
con il cuore che batte
forte, forte, forte
Prenderemo il volo.
Da " Tempesta, quando la libellula danza" di
Caterina Barbierato,
Scrittrice, poetessa anarchica
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alicesfeelings · 6 months
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Mi sto riprendendo dalle commissioni di poco fa.
Ricapitolando ho:
- Portato in lavanderia il vestito della laurea
- Comprato uno sparacoriandoli
- Un reggiseno con bretelle trasparenti
- un pacco di confetti rossi
Credo che a parte i bigliettini da stampare di cui si prenderà l'incarico il padre della mia migliore amica mi rimane da:
PRIMA DI TUTTO,conoscere la data della laurea entro domani, così possiamo finalmente:
- ritirare il vestito dalla lavanderia
- stampare la tesi e gli abstract
- assemblare le bomboniere
- prenotare torta, locale e fiori.
- prenotare parrucchiere per il colore, il taglio e la piega.
Che dire gli Zero Assoluto potrebbero scriverci una canzone a riguardo e magari ci scapperebbe anche un feat con Tiziano Ferro.
A parte gli scherzi pensateci 1000 volte prima di laurearvi!
✌🏻
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canesenzafissadimora · 8 months
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Come sarebbe andata?
Penso che alla fine saremmo stati belli insieme.
Penso che tu avresti continuato a prendermi in giro per un sacco di cose, per il mio modo buffo e ansioso di reagire ai piccoli, grandi problemi della vita.
E io avrei continuato a prenderti in giro perché sei insicura del tuo aspetto o, non so, di come ti stanno i vestiti: senza renderti conto del fatto che sei la più bella dell’universo, e che nessun vestito è degno di chiamarsi tale se non lo indossi tu.
Tu che saresti stata sempre la mia principessa.
Come sarebbe andata?
Penso che ci saremmo ritrovati tutte le notti nel letto a parlare, fino a tardi.
A parlare di tutto: dei nostri dubbi, delle paure, delle incomprensioni, delle cose
che ci fanno ingelosire, di quelle che
ci rendono fragili, o tristi, o felici...
Penso che ti avrei comprato dei fiori tutti
i giorni. E ogni giorno ti avrei scritto un biglietto. E ti avrei baciata tanto, di continuo: tutti i giorni. Cose così, piccole, ma importanti. Piccole, ma preziose.
Quelle cose che spesso sottovalutiamo, presi da questa vita che corre forte e ci confonde, che ci fa dimenticare che sono queste le uniche cose capaci di renderci davvero felici...
E poi penso che ci saremmo addormentati abbracciati, e io ti avrei respirato dolcemente dietro al collo, soffiandoci, baciandolo,
fino alla mattina.
Come sarebbe andata?
Penso che saremmo stati belli.
Penso che sarebbe stato bello.
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Roberto Emanuelli
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ilgiardinodivagante · 15 days
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Quando ho dato vita a questo spazio non è stato per caso, né per necessità. L’ho fatto per il profondo convincimento di non essere sola in questo mio cammino e per il desiderio di aggiungere la mia esperienza a quella degli altri. Sono passati solo pochi giorni e già mi sento come un'isola deserta nel bel mezzo di un oceano di spiritualità di facciata.
Mi sembra che oggi la spiritualità sia diventata l'ultima moda, il nuovo elisir di lunga vita che tutti cercano disperatamente. Stiamo assistendo a una vera e propria mercificazione della spiritualità, dove la sete di autenticità viene sfruttata per vendere prodotti, corsi e immagini. Si pubblicizza una felicità preconfezionata, si promettono miracoli a chi è disposto a pagare, si costruiscono identità spirituali fittizie per attirare seguaci e guadagnare potere. Insomma, un business redditizio, dove l'anima viene messa all'asta. E poi c'è la massa, quella che si limita a condividere citazioni motivazionali e immagini di fiori di loto, convinta che basti questo per elevarsi.
In questo scenario, chi si professa illuminato diventa un influencer, chi cerca risposte diventa un consumatore. E la vera trasformazione interiore, quella che richiede coraggio e impegno, viene relegata in secondo piano.
La spiritualità non è un vestito da indossare per apparire più fighi o per accaparrarsi qualche like in più. È uno scavo profondo dentro sé stessi, un percorso faticoso e spesso solitario. È mettersi a nudo affrontando le proprie ombre e quelle altrui. Non è un approdo sicuro al riparo da ogni fatica e ogni sofferenza ma una voce che, quando tutto sembra troppo perfetto, ci ricorda che è il momento di sospettare.
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Mi preoccupa vedere come questo fenomeno stia allontanando le persone dalla vera essenza della spiritualità. Si parla tanto di amore universale, di compassione, di unità, ma poi nei fatti si continua a competere, a giudicare, a cercare approvazione. È come se la spiritualità fosse diventata un nuovo culto, con i suoi dogmi e i suoi rituali, ma senza la profondità e la sincerità di quelli antichi.
La consapevolezza non è una medaglia da appendersi al petto, è una responsabilità. È aprire gli occhi sulle sofferenze del mondo e sentirle come proprie. È impegnarsi attivamente per creare un futuro migliore, non solo per sé stessi ma per tutti gli esseri viventi. È riconoscere la propria fragilità e la propria interconnessione con tutto ciò che esiste. È servire, diventare strumento in favore della collettività.
Eppure, sembra che molti siano più interessati a costruire una torre d'avorio in cui rifugiarsi, un luogo dove la sofferenza non esiste e la felicità è garantita. Ma la vita non è così semplice. La sofferenza fa parte del gioco, è un'insegnante severa ma indispensabile. E la felicità non è uno stato permanente, ma un momento fugace che va colto e apprezzato.
Mi chiedo dove ci porterà questa perdita di significato profondo. Se continueremo a inseguire fantasmi spirituali e a farci abbindolare da falsi guru e promesse illusorie, se continueremo a barattare la nostra autenticità per un po' di visibilità e a confondere la spiritualità con l'apparenza, che tipo di mondo costruiremo? E soprattutto, qual è la nostra responsabilità individuale in tutto questo?
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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francesca-fra-70 · 1 year
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Ma diciamo la verità, la Schlein avrebbe bisogno più che altro di un interprete. Non è il vestito che fa il monaco. 😏
Guardate me, indosso fiori e rossetto rosso e manco un trafiletto mi hanno dedicato su vogueitalia.🙄
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pettirosso1959 · 1 month
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Ero arrivato all'indirizzo e avevo suonato il clacson. Dopo aver aspettato qualche minuto, suonai di nuovo. Visto che quella sarebbe stata la mia ultima corsa del turno, pensai di andarmene, ma invece misi la macchina in parcheggio, mi avvicinai alla porta e bussai. 'Un attimo,' rispose una voce fragile e anziana. Sentii qualcosa trascinarsi sul pavimento.
Dopo una lunga pausa, la porta si aprì. Davanti a me c'era una piccola donna sui novant'anni. Indossava un vestito a fiori e un cappellino con un velo appuntato, come qualcuno uscito da un film degli anni '40.
Accanto a lei c'era una piccola valigia di nylon. L'appartamento sembrava disabitato da anni. Tutti i mobili erano coperti da lenzuola.
Non c'erano orologi alle pareti, né soprammobili o utensili sui ripiani. In un angolo c'era una scatola di cartone piena di foto e oggetti di vetro.
'Potresti portare la mia valigia alla macchina?' disse. Presi la valigia e la portai al taxi, poi tornai ad aiutarla.
Mi prese per il braccio e camminammo lentamente verso il marciapiede.
Continuava a ringraziarmi per la mia gentilezza. 'Non è niente,' le dissi. 'Cerco solo di trattare i miei passeggeri come vorrei che trattassero mia madre.'
'Oh, sei un bravo ragazzo,' disse. Quando salimmo in taxi, mi diede un indirizzo e poi chiese: 'Potresti passare per il centro?'
'Non è la strada più breve,' risposi rapidamente.
'Oh, non importa,' disse. 'Non ho fretta. Sto andando in un hospice.'
Guardai nello specchietto retrovisore. I suoi occhi luccicavano. 'Non ho più famiglia,' continuò con voce dolce. 'Il dottore dice che non mi resta molto tempo.' Spensi il tassametro in silenzio.
'Quale percorso vuoi che faccia?' chiesi.
Per le successive due ore, guidammo attraverso la città. Mi mostrò l'edificio dove aveva lavorato come operatrice di ascensori.
Passammo per il quartiere dove lei e suo marito avevano vissuto da novelli sposi. Mi fece fermare davanti a un magazzino di mobili che un tempo era stata una sala da ballo dove andava a ballare da ragazza.
A volte mi chiedeva di rallentare davanti a un particolare edificio o angolo e restava a fissare nel buio, senza dire nulla.
Quando l'alba iniziava a intravedersi all'orizzonte, disse improvvisamente: 'Sono stanca. Andiamo ora.'
Guidammo in silenzio fino all'indirizzo che mi aveva dato. Era un edificio basso, simile a una piccola casa di riposo, con un vialetto che passava sotto un portico.
Appena arrivammo, due inservienti uscirono dal taxi. Erano premurosi e attenti, osservando ogni suo movimento. Dovevano aspettarla.
Aprii il bagagliaio e presi la piccola valigia. La donna era già seduta su una sedia a rotelle.
'Quanto ti devo?' chiese, mettendo mano alla borsa.
'Niente,' dissi.
'Devi guadagnarti da vivere,' rispose.
'Ci sono altri passeggeri,' replicai.
Quasi senza pensarci, mi chinai e la abbracciai. Mi tenne stretta.
'Mi hai regalato un piccolo momento di gioia,' disse. 'Grazie.'
Le strinsi la mano e poi mi allontanai nella luce fioca del mattino. Dietro di me, una porta si chiuse. Era il suono della chiusura di una vita.
Non presi più passeggeri per quel turno. Guidai senza meta, perso nei miei pensieri. Per il resto della giornata, riuscii a malapena a parlare. Cosa sarebbe successo se quella donna avesse avuto un autista arrabbiato o impaziente di finire il turno? E se avessi rifiutato la corsa, o avessi suonato il clacson una volta, poi me ne fossi andato?
Ripensando a tutto, non credo di aver fatto nulla di più importante in vita mia.
Siamo abituati a pensare che le nostre vite ruotino attorno a grandi momenti.
Ma spesso i grandi momenti ci sorprendono, splendidamente avvolti in quello che altri potrebbero considerare un piccolo gesto.
LE PERSONE POTREBBERO NON RICORDARE ESATTAMENTE COSA HAI FATTO, O COSA HAI DETTO MA RICORDERANNO SEMPRE COME LE HAI FATTE SENTIRE.
In fondo a questa grande storia c'era una richiesta di inoltrarla - ho eliminato quella richiesta perché se hai letto fino a questo punto, non avrai bisogno di essere invitato a passarla oltre, lo farai spontaneamente...
La vita potrebbe non essere la festa che speravamo, ma mentre siamo qui possiamo anche ballare...
Da Marco Gigli.
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evadingreallife · 2 years
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Recap prima seconda (terza quarta quinta) serata:
• Momento ricordi ma in realtà è solo gianni che dissa blanco con una scopa appresso (?)
• Gianni con la moglie che gli dà delle pillole *nudge nudge wink wink
• will(y il coyote)
• modà girlies coming out of the woodwork dopo 10 anni di integrazione sociale
• "Amadeus dimmi" chiede sto ragazzino che non so chi sia ma già lo amo " A MENO TREDICI FA FREDDO??" burn ama burnnn
• tunz tunz ma almeno mi sono svegliata
• no era tutta una finta (cue mezzora di albano gianni e ranieri a sgolarsi live)
• torte imbarazzanti, 20 anni e non sentirli quattro volte di fila...
• DRUSILLA OUR LADY AND SAVIOUR here to save us from the drudgery of life and ulteriori siparietti imbarazzanti e tristi
• mado non voglio sapere quanto si stanno congelando al palco della suzuki di fuori rip
• colapesce e dimartino portano tutto il festival sulle spalle che dire
• black eyed peas vs baccalà mummificati nostrani
• shari coi leopardi come sandokan con le tigri
• lo ammetto ho scollegato il cervello a una certa capitemi non so cosa sia successo in realtà pure shari l'ho sentita come se da dietro una coltre di nebbia
• roba sui carceri? Sb tell me what happened here i got plot holes
• madame col santino in tasta e gianni bloccato coi fiori in mano, tutto regolare qui
• a wild fiorello appears stile inviato speciale in diretta
E niente poi il mio cervello è andato in standby, avevo gli occhi aperti ma i neuroni pisolavano, ho visto spoglierelli random e boh, morale mengoni primo colapesce e dimartino secondi (ma primi nei nostri cuori) poi madame elodie e forse tananai? Non necessariamente in quest'ordine.
Fiorello è vestito da regina george versione balletto di natale no i dont take criticism bene buonanotte domani altro giro altro regalo
Ps. hanno fatto fare il balletto di mercoledì a fiorello why, e il ragazzetto che fa le interviste dietro le quinte per fiorello lo amo troppo è un troll in real life qualcuno mi dica chi è asdfghjkl
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danzameccanica · 9 years
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I Cure possono tranquillamente essere etichettati come il prototipo del gruppo “dark” o “goth”; nel diventare così iconici ci suggeriscono una cosa: che sono diventati icona a livello universale. Si può essere iconici all’interno del proprio mondo ma si può diventare iconici per tutti, anche per chi quel mondo non lo bazzica né lo conosce. Ma significa che da quel mondo è arrivato un segnale di riconoscimento. Probabilmente la maggior parte delle persone che non appartengono al mondo new-wave vi diranno che conoscono in Cure per almeno due brani che appaiono in The Head on the Door; ed è molto curioso il fatto che questo disco, del 1985, sia diventato uno dei paradigmi della band dark per antonomasia pur essendo uno dei dischi meno cupi e dark dei Cure. Molto probabilmente i brani sono "Close to Me" e "In Between Days"; il primo caratterizzato da quel fresco e scherzoso video che ci ha fatto rivedere noi stessi da adolescenti alla ricerca del vestito miglior prima di uscire al sabato pomeriggio dopo la scuola, con tutti i nostri colori e incertezze. "In Between Days" è una canzone d’amore che si canta a squarciagola saltando e pogando (come abbiamo fatto tante volte al Norman di Perugia) ed è diventato uno dei brani della colonna sonora di qualsiasi adolescenza degli anni ’80.
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"The Head on the Door" è un disco fresco, colorato e caleidoscopico, influenzato dalla musica rock e new wave di metà anni ’80 (tanto da Kaleidoscope dei Banshees, o da Dare degli Human League) che anche se aveva un cuore dark poteva avere anche un albume new romantic e un guscio soft-rock. A metà anni ’80 si potevano ascoltare sia i Duran Duran che "China Girl" di Bowie. Nel coloratissimo, incoerente, spettinato decennio degli anni ’80 ciò che era visuale era portato all’eccesso: dai capelli al make-up. Si potevano avere i capelli tinti di nero e gli occhi sbavati di matita pur indossando un kimono o una gonna a fiori. Il kitsch, l’esotico e il pittoresco si fondono insieme come in una nuova rinascita di un improbabile rococò musicale. "Kyoto Song" parla proprio di suggestioni orientali mentre "The Blood" sforna addirittura chitarre flamenco e armonica a bocca. Bella in modo stupefacente "Six Different Ways", quasi da suggestioni baleariche e vicinanze verso Kate Bush. "Push" è un brano che richiama musicalmente "In Between Days", potrebbe essere una sorta di suo opener ed ha una dimensione live davvero importante, con quel tipico modo di suonare la chitarra che ha Robert Smith, che ha contribuito a quell’iconicità di cui si diceva prima e sta bellamente in primo piano proprio perché il periodo storico lo richiede. "The Baby Scream" ci ricorda i primi Cure, una loro versione più aggressiva ed abrasiva, quasi in chiave The Chameleons, anche se le schegge e le impurità sono puntualmente levigate da un tocco di pianoforte o dalla produzione. "Screw" è quasi una punk-funk song, a riprova di quanto in quegli anni, dentro ad un album, c’era tutto e il contrario di tutto, pur mantenendo un filo-conduttore. "A Night Like This" e "Sinking" sono fra i picchi più alti per chi ricerca ancora il lato più oscuro ed intimo nei Cure. Pazzesca la traccia conclusiva, col basso in primo piano e le sue orchestrazioni. Questo brano apre letteralmente lo spioncino sugli anni ’90, sugli Everything but the Girl, The Orb e su tutta una serie di musica inglese e di influenze che entreranno nel trip-hop. Mi piace tantissimo pensare che alcune sonorità escano dalla porta laterale di un concerto a Brixton entrando nella porta sul retro di un club hip-hop che sta sulla strada successiva. Queste sono le contaminazioni che hanno fatto parte delle nostre serate dance nei locali rock dei nostri vent’anni; queste sono le contaminazioni che hanno musicato il nostro immaginario personale diventando immaginario collettivo. Questi sono gli anni ’80.
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nusta · 11 months
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In questi giorni ho fatto un sacco di cose, come sempre meno di quelle che avrei voluto - e a volte dovuto - ma effettivamente più di quelle che di solito riesco a fare nel mio quotidiano. Mi ha aiutato il fatto che tutti i posti in cui dovevo andare erano a distanza di camminata: lavoro, fisioterapista, parrucchiere, ristorante, pasticceria, fioraio, negozio del tè per le bomboniere, negozi di vestiti per completare l'abito e oreficeria, tutti nel raggio di 1 km da casa praticamente. Ho frequentato più negozi nell'ultimo mese che in tutto l'anno passato, mi sa. Mi mancavano i biglietti per i confetti, ma ho risolto col fai da te ^_^
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Le scadenze mi mettono sempre ansia, ma aiutano anche un po' a contenere le mie tendenze procrastinatrici. In realtà sono stata molto tentata di rimandare anche questo appuntamento, perché dopo tanti anni aspettare qualche settimana in più non sarebbe stato un dramma, ma alla fine abbiamo conservato la data e in qualche modo ci siamo arrivati. Poteva andare meglio? Al meglio e al peggio non c'è mai fine, penso, il segreto sta nell'essere felici di quello che è senza pensare troppo a quello che potrebbe o avrebbe potuto essere. Ed è stata una bellissima giornata, quindi bene così ^_^
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Ora che siamo nel "dopo" possiamo provare a riprendere il nostro ritmo e passare ai prossimi piccoli e grandi progetti, che in questi mesi hanno dovuto lasciare la precedenza a questo (che ben se la meritava!) e a qualche imprevisto meno gradito che fino all'ultimo ci ha tenuto sulle spine. Nella buona e nella cattiva sorte siamo andati avanti comunque, ed è stata in effetti l'ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno: ormai lo so, talvolta si naviga a vista, ma l'importante è stare insieme.
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Ora la cosa più urgente, tra un bucato e l'altro dei millemila che abbiamo accumulato, è capire se il bouquet è meglio lasciarlo legato oppure no: le rose più o meno so come si comportano, ma gli altri sono fiori di alstroemeria (che non avevo mai sentito, ma che per puro caso erano uguali a quelli del vestito della mia testimone, quindi proprio perfetti ♡) e non ho idea di quanto possano resistere da recisi. Per ora comunque sono tutti bellissimi *_*
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