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Illusioni

Non chiedetemi perché sacrifichi tutto il mio tempo sulla forca dell'immaginazione, o perché alla fine del giorno le mie forze vadano a chiedere ristoro alla fantasia. Vi prego, vi scongiuro. Cosa dovrei rispondere? Cosa volete che vi dica io, io che mi diverto a bagnare i miei sentimenti nell'inchiostro ed a spogliarli gocciolanti di nero davanti ad una pagina bianca, per offrirli al riso e allo scherno degli altri, alle scommesse della fortuna. Siamo pazzi, noi. Siamo tutti pazzi. Facciamo a pezzi il mondo e lo sventriamo, e poi ne ricuciamo i frammenti sotto nuove forme, servi di una favola, tutta nella nostra testa, tutta nel nostro petto. È difficile fare a pezzi il mondo, sapete? È sovrumano, è folle. Ma siamo pazzi, noi. Non viviamo in case di cemento ma nelle torri fatiscenti delle nostre illusioni, quelle che abbiamo costruito sulle macerie della vita, quelle che abbiamo eretto con l'assenzio e il tabacco, con le palpebre aperte alle tre di notte e le braccia penzolanti a mezzogiorno. Non pretendiamo che gli altri ci capiscano. I nostri comportamenti sono strani, i nostri pensieri inusuali. Pare che Van Gogh mangiasse i colori, che credesse che inghiottendo il pigmento giallo anche l'anima sua affumicata di dolore potesse illuminarsi di un qualche raggio di speranza, di felicità. Aveva senso? No, direte voi. Ma niente in questo mondo ha senso, se il senso non ce lo si crea da sé.

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Ultimo giorno

Ed infine ti prepari a varcare quella soglia. Lo sguardo ti accompagna per il cortile sepolto da automobili e foglie appassite, dove per tante mattine hai aspettato, seduto ai piedi dell'albero o appoggiato al muro dell'ingresso, lo strillo indesiderato della campanella. Ma al limitare della porta a vetri esiti, il tuo piede vacilla. Ti accorgi che quello stesso luogo, quegli stessi muri tra i quali hai passato gli anni più importanti della tua vita ti sono improvvisamente estranei, e che persino l'aria ha un sapore diverso. L'ombra degli alberi traccia sul terreno il contorno frastagliato del passato. Capisci che non sei più costretto ad attendere, ora puoi correre: non sai nemmeno dove, sai solo che puoi finalmente fuggire il più lontano possibile da lì. Ma non lo fai. Anzi ti volti indietro, verso quel portone che non vedevi l'ora di oltrepassare per l'ultima volta. Verso i passi invisibili che hai appena tracciato sul pavimento, verso le pareti macchiate d'umidità che hai accarezzato per anni, verso i banchi verdi o bianchi su cui hai sfogato la tua noia durante le lezioni o il poco studio prima di una verifica, verso i distributori automatici davanti ai quali passavi la maggior parte del tuo tempo fuori dall'aula. E ti accorgi che questo era tutto tuo, e che questo eri tutto tu, ma ora ti scivola dalle mani. Che altre scarpe calpesteranno quei pavimenti, che altri visi stirati dall'ansia parleranno davanti al bicchierino bollente di ginseng (perché il caffè semplice non lo beve ormai più nessuno), che altri zaini si rovesceranno in un'aula troppo fredda o troppo calda, che altri occhi si abbasseranno al suolo mentre il professore fa scorrere il dito sull'elenco, che ragazzi nuovi che non ti conoscono litigheranno allo stesso modo in cui facevi tu per le finestre aperte, e allo stesso modo aspetteranno ripassando come matti sulle scale, seduti ai piedi dell'albero o appoggiati al muro dell'ingresso, lo strillo indesiderato della campanella. Ti accorgi che quel tuo pezzo essenziale di vita ti sta venendo portato via, e i tuoi problemi e le tue paure sostituiti da quelli distanti e uguali delle persone che ora ripercorreranno gli stessi corridoi, leggendo magari uno dei tanti segni di te che hai lasciato disegnato sulla vernice scrostata delle pareti e che d'ora in poi non sarà più altro che una scritta; ed altri ci passeranno davanti, e la ignoreranno. Resterà per loro il tuo nome sugli annali. Resterà per te il ricordo indelebile di cinque anni di follia e di speranza, conquiste e sofferenze. Li senti? Sono già lì, un quadernino rilegato nella memoria: volevi buttarlo, non lo farai. Ma ti rigiri avanti, osservi il cortile, le ombre degli alberi. No, non hai più bisogno di guardare indietro: tutto ciò che ti ha donato il passato non puoi perderlo, vivrà con te per sempre. Il vento porta l'odore del mare. Ed infine varchi quella soglia.

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Life seems so obscene, until it's over, who knows...

On your own - The Verve

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But you were weak and so am I, let’s pick it up, let’s even try to live today, so why not smile? Don’t dream away your life ‘cause it is mine

-History, The Verve

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Era un po’ come la pioggia, inquieta, silenziosa, malinconica. E come la pioggia attraeva gli sguardi di chiunque le fosse vicino, magnetica come il lento scivolare delle gocce sul vetro di una finestra. Ma lei non se ne accorgeva, ripiegata com'era su se stessa. I suoi occhi portavano il grigio delle nubi di un temporale, i suoi movimenti l'insicurezza di una foglia che cade; era sfuggente come la pioggia, come la pioggia che si abbatte senza fare rumore sui tetti della città. Pioveva sul suo ciglio, pioveva sulle sue guance, troppo spesso perché potessero aver mai conosciuto la luce del sole: e così lei trascinava le sue giornate, cadendo sempre più verso l'abisso, come la pioggia che abbandona il cielo per la fredda terra.

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Gettala via questa maschera ogni tanto.

Permettiti il lusso di essere te stessa. Di ballare al ritmo del tuo capriccio, di sederti a discutere con la tua volontà, che tanto hai calpestato per piacere agli altri. Ti ricordi l'ultima volta che l'hai vista? Permettiti il lusso di contraddire tutti coloro che fino a questo momento hai compiaciuto, di dissotterrare la tua personalità dal conformismo sotto cui l'hai sepolta. Riesci a immaginare che aspetto possa avere? Permettiti il lusso di colorare fuori dai bordi, di non seguire sempre lo stesso verso. Si, belli i Giotto, i Raffaello, i David, ma sai quanto è ancora più bello stracciare quelle tele, ridurle a brandelli e poi ricostruirle secondo quello che ti suggerisce la tua testa? Cosa ti suggerisce il tuo cuore? Non ti lancia una frase, un grido d'aiuto? Non ti urla di rompere le barriere, di uscire dall'uovo, di tendere alle stelle? Trova altri pezzi per il tuo puzzle, non quelli che ti impongono gli altri, impara che la vita è un viaggio senza tempo: e che in fondo, anche il tempo è un'invenzione degli altri.