Tumgik
#- che dice/scrive
ma-chi1993 · 1 year
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Non lo so rega, l'idea che Veneziano parli dialetto veneto stretto per rompe i coglioni alle altre nazioni mi ammazza
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lonelysmile · 2 years
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questa storia del pullman veramente di una bassezza unica
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alexjcrowley · 2 months
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Rip Eduard Limonov you would have loved FUCKYOURCLIQUE and Pippo Sowlo
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pgfone · 1 year
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In montagna di solito carico la legna in una piazzola vicino a una casa sperduta nel nulla, in questa casa ci abita una bambina di 6 anni che mi viene a trovare ogni volta che sono li, me la vedo arrivare di corsa col suo cane che la precede sempre sorridente e serena, è una bambina molto intelligente, di solito non ho un buon rapporto con i bambini e sono spesso a disagio, ma lei ha qualcosa di diverso è come parlare con un adulto spensierato e senza filtri di nessun genere, parliamo di tutto mentre carico la legna, mi racconta del suo cane, dei suoi pesci nell'acquario, dei pappagalli, di quello che mangerà a pranzo di quello che le piace e di quello che non le piace e io le racconto delle mie tartarughe dei gatti delle galline e tante altre cose. La mamma spesso la controlla con la coda dell'occhio mentre stende i panni in terrazza e quando guardo verso di lei mi saluta con la mano e la chiama: "Martinaaaaaaa lascia stare Giulio che ha da fareeeeeeeeee". Io la saluto a mia volta con la mano e gli dico "non ti preoccupare mi fa compagniaaaaaaaaa" di solito quando ho finito di caricare o se devo fare qualche manovra pericolosa la riporto a casa, mi da la mano appena le dico "dai ti accompagno a casa che ho finito" e ci facciamo questi 30 metri a piedi con il cane che ci gira intorno come una trottola. Oggi ero parecchio nervoso e scazzato stavo facendo i conti delle pesate e la penna mi scriveva a tratti, così smadonnavo sbattendo la penna sul volante e non mi sono reso conto che Martina era lì a osservarmi, quando ho alzato gli occhi me la sono vista che mi fissava con aria preoccupa , e subito mi dice: sei arrabbiato oggi? E io gli dico, un po' non mi scrive manco la penna.... a queste parole è scattata via a casa, non gli ho dato peso e ho continuato a smadonnare con i miei conti, ma dopo 5 minuti rieccola qui con una penna, mi guarda, mi fa uno scarabocchio sul foglio e mi dice, te la regalo, questa scrive bene così non ti arrabbi più.
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gregor-samsung · 7 months
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“ La maestra puntò la bacchetta sull’immagine di una chitarra acustica. «Chi vuole sillabare questa parola?». Alzai la mano, col sorriso della certezza stampato in faccia. «g-h-i-t-a-r-e . Ghitare». La classe scoppiò a ridere. «Marilena, in italiano questa è una chitarra. So che in africano è diverso. Cerca solo di non confondere più le due lingue, va bene?». L’ africano raggruppava, a dire della maestra Pennacchia, le migliaia di lingue e dialetti che costellavano l’Africa intera. Ghitare fu la prima di tante parole che dovetti re-imparare a scuola. Cortero fu corretto in coltello, aise in aids. Mamma mi parlava in un italiano immigrato. Un misto di parole francesi, bergamasche e rwandesi. Era un italiano approssimato il suo, appreso da cartoni animati e vicini di casa che parlavano solo dialetto. Quel pomeriggio, di rientro dal lavoro, mamma accostò una sedia alla mia per leggere con attenzione ciò che stavo scrivendo. «Vai via, smettila di farmi sbagliare». La scansai, ma lei non accennò a muoversi. «Oggi la maestra ci ha spiegato che ghitare non è una parola. Si dice chitarra, e si scrive in questo modo…». Fu così che mia madre – lei che in Rwanda era stata direttrice e insegnante di filosofia, chimica, algebra, letteratura e lingua francese, corse a prendere carta e penna. Da brava studentessa, copiò la parola che avevo appena scritto cinque volte. Fu la prima di tante lezioni d’italiano a venire. “
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020. [ Libro elettronico ]
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spettriedemoni · 5 months
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Catwoman e Batman
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Il primo racconto che Conan Doyle scrive con protagonista il suo celebre detective Sherlock Holmes è "Uno Scandalo in Boemia". Cronologicamente credo venga dopo il romanzo "Il Segno dei Quattro".
L'incipit di questo racconto dice, riassumendo, che Holmes chiama Irene Adler semplicemente "La Donna". La chiama così per una sorta di deferenza nei suoi confronti ed è un caso più unico che raro perché fondamentalmente Holmes è un misogino che non ha certo una grande opinione delle donne, a voler essere buoni.
Dunque perché è così deferente verso questa donna?
La risposta è semplice: perché Irene Adler, attrice e arrivista, è riuscita a evitare di essere battuta da Holmes dimostrandosi arguta tanto quanto il detective.
Holmes ne rimane talmente colpito che come unico compenso per i servigi resi all'uomo che lo aveva ingaggiato per prendere l'attrice che lo stava ricattando, chiede di poter avere la foto di lei sul cui retro c'è una dedica indirizzata proprio al detective.
L'unica donna che prende il cuore al razionale e freddo Holmes è una donna capace di tenergli testa.
Anni dopo un disegnatore di fumetti di nome Bob Kane inserirà tra i nemici del personaggio da lui inventato, il celebre Batman, una donna ladra affascinante e sensuale che si maschera come un gatto quando compie le sue imprese.
Negli anni Catwoman è diventato un personaggio preponderante nell'universo batmaniano e meno definibile come "villain". Il rapporto con Batman è andato oltre il semplice antagonismo e si è andato sfumando. Avevano provato a mettere un personaggio stile "dama in pericolo" al fianco del Cavaliere Oscuro, prima una fidanzata ufficiale tale Julie Madison, poi una fotografa come Vicky Vale che doveva essere forse una copia di Lois Lane, poi però qualcuno ha capito, fortunatamente, che Batman non è un personaggio che possa essere sedotto dalla classica damigella in pericolo. No, serviva qualcuna di molto diversa da questo stereotipo.
C'era già una donna così. Certo negli anni '70 avevano trovato Talia, la figlia di Ra's Al Ghul, ma Catwoman c'era prima ed stata più o meno sempre presente nella storia editoriale di Batman, lo conosce da più tempo.
Catwoman, alias Selina Kyle, è intelligente, scaltra, affascinante, forte e tiene testa al Cavaliere Oscuro.
In tempi più recenti lo sceneggiatore J. Loeb è arrivato a far baciare i due. Anche se in passato era già successo in altre storie, la novità stavolta è che nella saga "Hush" Batman decide di rivelare la sua vera identità a Selina che nel frattempo è sempre meno villain e molto più hero.
Tuttavia i due non dureranno mai troppo insieme, perché in queste storie l'eroe invecchia irrimediabilmente se mette su famiglia. Così i due sono destinati a ballare insieme ancora a lungo, ad appartenersi senza mai aversi davvero.
Che storia, vero?
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abr · 9 months
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"Mattarella parla della sua Italia, ma al governo c’è quella opposta": titola Domani, sic con la virgola prima del "ma".
Senza volerlo quelli del ridotto debenedettiano fuor di Svizzera ci azzeccano: c'è fortunatamente una Italia lontana dalla ipocrisia banale e scontata, dalla memoria selettiva, indipendente dai media ignoranti, che non finge per convenienza di credere a slogan vani.
L'Italico in capo in cui si riconoscono loro invece fa sovvenire l'Adso de Melk finale (nel libro): vecchio nel freddo scriptorium, anelante a dissolversi nel Nulla, dice che scrive non sa più per chi e non ricorda de che stà a parlà.
Difatti, guarda caso, Il Nome della Rosa è romanzo sulle PAURE INDOTTE "A NOBILI SCOPI" DAGLI INTELLO'. Confessano sempre tutto sa soli, i sinistri.
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anchesetuttinoino · 1 month
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Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, ha perso il suo ricorso in Cassazione contro i giudici del tribunale del Riesame che, di fatto, confermavano l’ordinanza di misure cautelari nei suoi confronti. I magistrati confermano l’entità delle «condotte distrattive» della donna nel caso dello scandalo Karibu.
La signora Soumahoro ha infatti sottratto la modifica cifra di un milione di euro e “non era una semplice segretaria” della coop gestita dalla madre, come sosteneva la difesa. Una pietra tombale sul castello di carta dei garantisti a senso unico della sinistra che leggevano un complotto contro il paladino dei migranti. Non c’erano quindi motivazioni xenofobe, razziste o ideologiche sull’attenzione dei giornali al “diritto al lusso di Lady Soumahoro”: la condotta della moglie dell’onorevole eletto con Fratoianni e Bonelli è stata tutto tranne che onorevole.
Soumahoro tace: la sentenza della Cassazione pubblicata su Latina Oggi
«Da ieri mattina è tutto pubblico, ben stampato sulla prima pagina di Latina oggi – scrive oggi Francesco Storace su Libero – e chissà quanti giornali ne avranno tenuto conto nell’edizione odierna. La vicenda di sfruttamento odioso dell’accoglienza per gli immigrati si “arricchisce” di ulteriori dettagli che è difficile derubricare in distrazioni. Sono reati e non di poco conto, dice la Cassazione nelle sue motivazioni». Come ricorda il quotidiano diretto da Mario Sechi, «lo scandalo Karibu  era già passato al vaglio del Gip di Latina con una misura cautelare, confermata dal tribunale del riesame di Roma. L’indagata eccellente aveva fatto ricorso con gli altri imputati in Cassazione e ieri si è appreso perché ha torto, col deposito delle motivazioni dei giudici dell’Alta corte. “Le condotte distrattive sono state poste in essere mentre l’indagata era sottoposta a misura interdittiva per altro procedimento”.
Nello scandalo Karibu, come ricorda il quotidiano, tra i reati contestati, c’è la frode nelle pubbliche forniture, «per aver distratto ed essersi appropriata delle somme erogate dalla Prefettura alla società Karibu» ma anche bancarotta fraudolenta per distrazione con trasferimento su conti correnti esteri. Liliane Murekatete attraverso l’avvocato Lorenzo Borre, sosteneva di «non ricoprire cariche sociali se non quella in una società inattiva da venti anni e avente un diverso oggetto sociale relativo all’organizzazione di matrimoni». La mazzata della Cassazione sul punto è stata netta: «È infondata la doglianza relativa alla non pertinenza del pericolo rispetto alla carica ricoperta in una società avente ad oggetto l’organizzazione di matrimoni».
Come osserva sapidamente Storace, chissà perché «il deputato portato in Parlamento da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni non pronuncia più una parola sull’argomento, che pure dovrebbe essergli “familiare”…».
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alle00 · 1 year
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Abbiamo cominciato a tacere da ragazzi, a tavola, di fronte ai nostri genitori che ci parlavano ancora con quelle vecchie parole sanguinose e pesanti. Noi stavamo zitti. Stavamo zitti per protesta e per sdegno. Stavamo zitti per far capire ai nostri genitori che quelle loro grosse parole non ci servivano piú. Noi ne avevamo in serbo delle altre. Stavamo zitti, pieni di fiducia nelle nostre nuove parole. Avremmo speso quelle nostre nuove parole piú tardi, con gente che le avrebbe capite. Eravamo ricchi del nostro silenzio. Adesso ne siamo vergognosi e disperati, e ne sappiamo tutta la miseria. Non ce ne siamo liberati mai piú. Quelle grosse parole vecchie, che servivano ai nostri genitori, sono moneta fuori corso e non l'accetta nessuno. E le nuove parole, ci siamo accorti che non hanno valore, non ci si compra nulla. Non servono a stabilire rapporti, sono acquatiche, fredde, infeconde. Non ci servono a scrivere dei libri, non a tener legata a noi una persona cara, non a salvare un amico. Fra i vizi della nostra epoca, è noto che c'è il senso della colpa: se ne parla e se ne scrive molto. Tutti ne soffriamo. Ci sentiamo coinvolti in una faccenda di giorno in giorno piú sudicia. Si è detto anche del senso di panico: anche di questo, tutti ne soffriamo. Il senso di panico nasce dal senso di colpa. E chi si sente spaventato e colpevole, tace. Del senso di colpa, del senso di panico, del silenzio, ciascuno cerca a modo suo di guarire. Alcuni vanno a fare dei viaggi. Nell'ansia di veder paesi nuovi, gente diversa, c’è la speranza di lasciare dietro a sé i propri torbidi fantasmi, c’è la segreta speranza di scoprire in qualche punto della Terra la persona che potrà parlare con noi. Alcuni s’ubriacano, per dimenticare i propri torbidi fantasmi e per parlare. E ci sono poi tutte le cose che si fanno per non dover parlare: alcuni passano le serate addormentari in una sala di proiezioni, al fianco la donna alla quale, cosí, non sono tenuti a dover parlare; alcuni imparano a giocare a bridge; alcuni fanno l'amore, che si può fare anche senza parole. Di solito si dice che queste cose si fanno per ingannare il tempo: in verità si fanno per ingannare il silenzio. Esistono due specie di silenzio: il silenzio con se stessi e il silenzio con gli altri. L'una e l'altra forma ci fanno egualmente soffrire. Il silenzio con noi stessi è dominato da una violenta antipatia che ci è presa per il nostro stesso essere, dal disprezzo per la nostra stessa anima, cosí vile da non meritare le sia detto nulla. È chiaro che bisogna rompere il silenzio con noi stessi se vogliamo provarci a rompere il silenzio con gli altri. È chiaro che non abbiamo nessun diritto di odiare la nostra stessa persona, nessun diritto di tacere i nostri pensieri alla nostra anima.
Natalia Ginzburg, Silenzio (da “Le piccole virtù”)
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lonelysmile · 3 months
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nella mia tl di twitter dove non seguo nessun profilo che parla di calcio eccetto quello della nazionale ci sono molti commenti di persone che hanno guardato la partita e molti di questi sono stati citati dal tw1tter calci0 con insulti e prese in giro
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myborderland · 8 days
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«La battaglia contro la coglionaggine comincia da se stessi», scrive Raffaello Baldini. Lo scrive in un monologo, che si intitola La fondazione, dove la chiama anche stupidaggine. E a me viene in mente quel che dice Ricky Gervais, che quando sei morto tu non lo sai, è doloroso solo per gli altri. La stessa cosa, dice, succede quando sei stupido. Ecco. Cominciamo pure.
Paolo Nori
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fridagentileschi · 1 year
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RINO GAETANO: UCCISO DAI POTERI FORTI
Era amico della figlia del medico personale di Licio Gelli: era lei la fonte di tante rivelazioni che poi sarebbero finite nelle sue canzoni, in un gioco tanto pericoloso da costargli la vita?
Sono gli interrogativi che l’avvocato salernitano Bruno Mautone solleva, nel suo secondo libro sulla strana morte di Rino Gaetano, fino a chiedere alla magistratura romana di riaprire le indagini sulla scomparsa del cantante, morto nella capitale il 2 giugno 1981, a soli trent’anni di età, dopo esser stato investito da un camion. Impressionante l’elenco delle “stranezze” che Mautone riassume nel pamphlet, “Chi ha ucciso Rino Gaetano?”, edito da Revoluzione nel 2016. Davvero moltissimi i riferimenti, nelle canzoni di Gaetano, a episodi imbarazzanti della politica italiana. Desta scalpore, inoltre, l’infelice sorte di un grande amico del cantautore crotonese, altra possibile fonte di informazioni riservate: una morte-fotocopia (incidente stradale) altrettanto prematura. Il giovane, che lavorava presso consolati stranieri, fu sepolto al Verano accanto all’artista, ma poi disseppellito e trasferito in un altro cimitero. Curiosità: l’autore dello spostamento dei resti mortali, scrive il blog “Scomparsi”, ha una identità «che coincide con un personaggio storico dello spionaggio italiano, collegato addirittura al “Noto Servizio”». Si tratta di apparato riservato dello Stato «che compiva atti di intelligence in modo autonomo rispetto ai servizi istituzionali», prima il Sid e poi il Sismi e il Sisde, «spesso sfociando in atti illegali e gravissimi». Specialità inquietante del “Noto Servizio” «risultò essere, con atti sequestrati e acquisiti dalla magistratura, l’uccisione di persone ritenute “scomode” con incidenti stradali». Nel libro, Mautone ricostruisce le vistose anomalie dell’incidente che causò la morte di Gaetano, travolto da un camion e poi morto dissanguato, nella notte, a bordo di un’ambulanza militare, dopo che il ricovero fu rifiutato dal pronto soccorso di diversi ospedali. Una vicenda su cui inutilmente chiesero di fare luce, subito dopo, due senatori del Msi, Araldo di Crollalanza e Tommaso Mitrotti. Dal governo Forlani, un muro di silenzi e omissioni: il liberale Renato Altissimo, autore della risposta, non precisò l’ora dell’incidente sulla Nomentana, non disse chi allertò i soccorsi e come, né perché intervenne un’unica ambulanza nonostante fosse ferito anche il camionista coinvolto nell’incidente, esanime sull’asfalto, accanto all’artista intrappolato nella sua Volvo. Nella risposta di Altissimo, inoltre, «non si precisa perché l’unica ambulanza intervenuta fosse un mezzo poco attrezzato dei vigili del fuoco e perché Rino, una volta prelevato con una gravissima ferita cranica, venne condotto fatalmente in un ospedale privo del reparto di traumatologia cranica».
Non si fanno neppure i nomi dei medici che avrebbero curato o cercato di curare il ferito in quelle condizioni, né si fa cenno ai presunti motivi che spinsero altri ospedali, pur allertati, a non approntare nessuna forma di soccorso. Non si dice nemmeno chi convocò il medico traumatologo, fatto accorrere al Policlinico, né il nome dello specialista e degli altri sanitari coinvolti. Tanta evidente vaghezza finisce per moltiplicare i sospetti: «Sin dai primi momenti, la morte prematura dell’artista calabrese suscitò interrogativi e dubbi». Oltre alla storia dell’amico impegnato in uffici diplomatici, che di lì a poco avrebbe seguito Rino Gaetano nel cimitero maggiore della capitale (per poi esservi rimosso), Mautone rimarca una clamorosa dichiarazione rilasciata da Rino dopo i trionfi sanremesi al giornalista Manuel Insolera: il festival della canzone viene paragonato in modo esplicito ad «un ordine massonico». In un articolo della “Stampa” di Torino, pubblicato il 3 giugno 1981 all’indomani della morte del cantante, si rileva come i testi di diverse canzoni facessero riferimento alle scabrose cronache della P2. A Mautone non sfugge che Rino Gatano è statoesplicitamente citato da Stefano Bisi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, nel suo discorso ufficiale di insediamento, il 6 aprile 2014, utilizzando un verso del cantante per sottolineare la necessità di concordia: «Vi ricordo che cosa cantava Rino Gaetano: “Chi nuota da solo affoga per tre”».
«Una notizia di grande interesse – aggiunge il blog “Scomparsi” – è rappresentata da una stretta frequentazione di Rino: nel cerchio delle sue più care amiche si annovera la giornalista Elisabetta Ponti, figlia di un medico, Lionello Ponti, che risultò inserito nella lista della P2 ed era il sanitario di fiducia di Licio Gelli». Il libro di Mautone, poi, mette a fuoco i costanti, fittissimi riferimenti (cifrati) con cui Rino Gaetano alludeva, nelle sue canzoni. Nella canzone “La zappa, il tridente, il rastrello” compare direttamente “una mansarda in via Condotti”, che – si scoprirà poi – ospitava il vertice della P2. Decisamente inquietante, poi, il brano “La ballata di Renzo”, inciso nel 1970 ma uscito soltanto nel 2009, postumo. Sembra l’anticipazione, profetica al millimetro, della fine che attendeva l’artista – una sorta di contrappasso dantesco. “Quando Renzo morì, io ero al bar”, cantava Rino. L’incidente, poi l’odissea in ambulanza: “S’andò al san Camillo, e lì non lo vollero per l’orario”. Altro ospedale: “S’andò al san Giovanni, e lì non lo accettarono per lo sciopero”. E quindi l’epilogo, con persino il sinistro riferimento cimiteriale: “Con l’alba, le prime luci, s’andò al Policlinico, ma lo respinsero perché mancava il vice capo. In alto c’era il sole, si disse che Renzo era morto. Ma neanche al cimitero c’era posto”
Rino Gaetano piaceva molto ai giovani. Li faceva riflettere sulla società che li circondava: era scomodo. La sua morte è stata utile al sistema per addormentare i giovani...poco dopo la sua morte infatti il sistema aiuterà l'affermarsi di un tossico ubriacone che insegnerà ai giovani a spegnersi come massimo della ribellione tra una dose di eroina e due litri di alcol come un non plus ultra della vita spericolata e a diffidare di chi cerca di andare oltre le cose...i giovani lo hanno eretto idolo in varie generazioni dagli anni 80 a oggi...alle droghe e all'alcol ha aggiunto il siero come massimo del servilismo edonista a un sistema che si può fregare solo annullandosi come esseri pensanti... embè eh già..
Guardate Maurizio Costanzo (membro della ex-loggia massonica P2) come e' irritato della presenza del cantante...
https://www.youtube.com/watch?v=0Y7eE3gNepI
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canterai · 9 months
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Vi spiego la situazione per cui mi sono imbestialita perché altrimenti passo per una persona ingenua, invece purtroppo sono prometeo. Praticamente amica non viene invitata al compleanno di altra amica, composto da prima parte cena e seconda parte discoteca o simili, con la scusa "non ci sono persone che conosci/andiamo a ballare la techno e se non ci sei mai andata il primo approccio potrebbe essere leggermente traumatizzante". Amica, che soffre di sindrome dell'esclusione e rimane molto male per il fatto che una persona a lei cara abbia preferito stare con altre persone con scuse, a detta mia, poco valide (è troppo sensibile per la techno ma non per rimanerci male?), mi chiede, per non stare da sola, di vederci io e lei. Ovviamente acconsento subito, perché quante volte mi sono trovata nella sua posizione soffrendo da cani? Oggi la sua amica le scrive "guarda alla fine alcune persone non vengono quindi se ti va di venire a cena a me farebbe molto piacere, tanto verso le dieci e mezza dovremmo finire". Premesso il fatto che crolla la sua scusa di prima, perché non è che magicamente ora amica conosce chi c'è alla cena, il problema è che prima l'avevo sentita dire ad una testuali parole "no ma un sacco di persone stasera devono andare da x e non possono venire da me, chi invito allora?". Il mio disgusto raggiunge livelli plateali, ma proseguiamo. Amica, che fa i salti di gioia perché pensa che improvvisamente la sua amica abbia realizzato quanto la sua assenza si sarebbe sentita ecc ecc, non sa in realtà di essere un rimpiazzo, ma ben contenta accetta di andare alla cena. E io? Si scusa molto con me, mi chiede se ci possiamo vedere comunque, o prima o più tardi, dice di sentirsi in colpa e le solite cose. E a me questo comportamento non va. Dopo averle fatto da psicologa e supporto morale, averle dato la mia totale disponibilità su qualunque cosa volesse fare, mi ritrovo tutto ciò rigettato indietro per buttarsi tra le braccia dell'amica che l'ha invitata come rimpiazzo, e inoltre dovrei anche rifarle da supporto perché ora si sente straordinariamente in colpa nei miei confronti, teme che io pensi che sia una persona orribile ecc ecc. Sono solo stanca.
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inadeguata · 2 months
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raccontaci l’appuntamento
cercherò di non romanticizzare troppo la storia (anche se è davvero difficile). il 17 luglio corro per prendere il solito bus che stavo perdendo, salgo negli ultimi posti, ovviamente abbastanza pieno. sale il controllore e si liberano dei posti, mi siedo e avevo accanto una ragazza e di fronte un ragazzo. ad un certo punto arriva un signore molto particolare, con un vestito nero, degli occhiali scuri e un anello fighissimo e io lo scrutavo. arriva e si mette a parlare con il ragazzo, non sentivo niente ma dal linguaggio del corpo sembrava si conoscessero, infatti ero sorpresa. ad un certo punto il signore chiede al ragazzo 'il bus si ferma a zona X?' e il ragazzo dice che era la prima volta che lo prendeva. continuo ad ascoltare la musica assorta nella mia ansia quotidiana e ad un certo punto il ragazzo mi gira il suo telefono con le note. io panico perché ero tipo 'ommioddio mi sta dicendo di stare attenta al tizio oppure mi sta dicendo qualcosa di divertente sul tizio'. in realtà c'era scritto - ti va di darmi il tuo numero per un caffé? -. gli tremava la mano ed era tutto imbarazzato e io ero sconvolta e confusa ma era molto carino e quindi 'why not'. mi scrive subito, gli rispondo a tratti e passa del tempo per vari drammi, cose, non so, non mi sentivo pronta. sennonché una decina di giorni fa si chiudono varie situazioni + ero con la mia collega che cercava persone da seguire con il profilo del lab (con il suo telefono) e mentre cercava un prof dice 'well questo non è sicuramente lui, però che BONO' mi giro a guardare ed era lui. rega io ero sconvolta ahah, cioè boh mi sembrava che tutto il mondo mi dicesse 'escici'. quindi gli ho risposto dopo un po', scusandomi ecc e gli ho detto che da lì a poco sarei andata in sicilia ma che al rientro ci sarei stata e così è stato. ieri ci siamo visti e boh, è stata una di quelle serate che passi e ti sembra di conoscere una persona da sempre. abbiamo ascoltato musica, siamo finiti in un chioschetto con 50-70enni che ballavano qualsiasi tipo di musica lol. La cameriera che ci ha provato con me e io pensavo solo -che bello essere viva- dopo anni di pugnalate varie è stato come prendere una boccata d'aria.
e quindi niente, è stato tutto bello, romantico, dolce e pieno di chimica. non so in realtà dove mi porterà questa cosa, ma mi importa poco. La cosa bella è che mi sono permessa di essere felice, anche solo per una sera. e lui è proprio bello e mi fa ridere tanto (musicista, compositore e insegna canto) e mi sembra un po' uscito da un libro ma va bene così. Ho solo voglia di cose leggere e lui è molto leggero e bello
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kyda · 9 months
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ora prendo il mio diario e inizio a scrivere. quando sono con orazio mi piace farlo perché lui vuole sapere se scrivo cose su di lui, anzi mi piace soprattutto mettermi subito a scrivere quando fa o dice qualcosa che io fingo mi abbia fatta arrabbiare perché viene da me e mi si attorciglia addosso e cerca in tutti i modi di leggere se ho scritto cose cattive su di lui e lo trovo adorabile e certo che scrivo cose su di lui, cattive, non cattive, da quando ci conosciamo le pagine dei miei diari sono piene di lui e del suo nome e di cuoricini proprio come se avessi 14 anni. avere una fidanzata che scrive sui diari è molto più pericoloso di avere una fidanzata normale che fa gli screen alle chat
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spettriedemoni · 8 months
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Aiuto
Mi scrive, lo fa sempre quando è in difficoltà. Per questo mi allarmo quando vedo il suo nome sul display.
Faccio notare che mi scrive solo se è in difficoltà o nei guai. Quale delle due stavolta?
Guai.
È incinta.
Mi chiede cosa dovrebbe fare, com'è essere genitori. Non mento: l e dico che è dura, che significa notti insonni, fatica, ansie.
Le dico che sono anche tante gioie e le gioie sono di più, per fortuna.
Mi chiede che fare ma risposte non ne ho. Non ne ho perché non sono nella sua posizione, io un figlio lo volevo e comunque non sono madre. Le dico che è difficile allevarlo in due figurarsi da soli.
Penso al peso che le è caduto addosso, mi dice che i suoi non l'hanno presa bene, che non vogliono saperne nulla ma altri si sono offerti di aiutarla, per fortuna. Lo stigma ricade comunque sulla donna, nonostante siamo nel 2024 e questa è la cosa che mi fa più rabbia. Vorrei poter fare di più, aiutarla di più di così. Mi dice che faccio già tanto che la supporto come pochi altri.
Mi mostra l'ecografia. Le faccio notare che forse ha già deciso. Mi dice che sì: sa già cosa vuole fare. È spaventata a morte ma ha deciso.
Essere madri non lo posso capire e neppure puoi spiegarlo. Lo devi volere veramente e dopo la forza la trovi. Non sai come ma la trovi.
L'abbraccio idealmente.
Nell'era della comunicazione globale manca ancora la possibilità di potersi toccare e alla fine il contatto umano è quello che vorremo più di tutto.
Fatti forza, le dico. Nel mio piccolo farò tutto ciò che posso per aiutarla, per esserle vicino come ho sempre fatto.
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