Tumgik
#Antonio Devicienti
marcogiovenale · 9 months
Text
online i numeri 35 e 36 di 'utsanga'
www.utsanga.it (utsanga.it) – online i numeri 35 e 36 (marzo/giugno 2023) con: Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, Texas Fontanella, Michael Betancourt, Leah Singer, Silvio De Gracia, Ana Montenegro, Viviane Houle, James Falzone, Sylvain Darrifourcq, Lina Allemano, James Meger, Sissel Vera Pettersen, GAP – Global Art Project, Carl Heyward, Wellington Amancio, Gianluigi Balsebre, Fabio…
Tumblr media
View On WordPress
2 notes · View notes
gianlucadandrea · 7 months
Text
ESCE NELLA COLLANA “ROSSA” L’ULTIMA OPERA DI GIANLUCA D’ANDREA, “NUOVO INIZIO”, CON LA POST-FAZIONE DI ANTONIO DEVICIENTI.
Un graditissimo ritorno, quello dell’amico Gianluca D’Andrea, che arricchisce il nostro catalogo con la sua ultima opera, “Nuovo inizio“, al termine della quale Antonio Devicienti dà prova di tutta la sua maestrìa critica. Riproduciamo, qui sotto, alcuni testi di questo significativa raccolta. Il rizoma: immagine di un nuovo inizio della scrittura Nuovo inizio di Gianluca D’Andrea è un…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
faprile · 1 year
Text
Utsanga.it online i numeri 33 e 34
utsanga.it numeri 33 e 34, settembre/dicembre 2022 con:Francesco Massaro, Egidio Marullo, Carl Heyward, globalartproject, Francesco Aprile, Michael Betancourt, Silvio De Gracia, Ana Montenegro, Francesco Deotto, Lia Petrelli, Terri Witek, Antonio Devicienti, Nico Vassilakis, Volodymyr Bilyk, Antonio Amendola, Cecelia Chapman, Jeff Crouch, John M. Bennett, Texas Fontanella, Mark Young, Santiago…
Tumblr media
View On WordPress
3 notes · View notes
nuovaletteratura · 1 year
Text
Utsanga.it online i numeri 33 e 34
utsanga.it numeri 33 e 34, settembre/dicembre 2022 con:Francesco Massaro, Egidio Marullo, Carl Heyward, globalartproject, Francesco Aprile, Michael Betancourt, Silvio De Gracia, Ana Montenegro, Francesco Deotto, Lia Petrelli, Terri Witek, Antonio Devicienti, Nico Vassilakis, Volodymyr Bilyk, Antonio Amendola, Cecelia Chapman, Jeff Crouch, John M. Bennett, Texas Fontanella, Mark Young, Santiago…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
dunkelwort · 1 year
Text
Die Leere Mitte – Issue 16
Die Leere Mitte, issue 16: Ayşe Nur Özdemiray, Shine Ballard, Charles Wilkinson, Patricia Falkenburg, Jasper Glen, R. C. Thomas, Harald Kappel, Michael Betancourt, Antonio Devicienti, Lorenzo Mari.
In this issue: Ayşe Nur Özdemiray, Shine Ballard, Charles Wilkinson, Patricia Falkenburg, Jasper Glen, R. C. Thomas, Harald Kappel, Michael Betancourt, Antonio Devicienti, Lorenzo Mari. download | cover | print ed.: lulu | amazon.com | .de | .it | .uk | .au | submit | twitterEdited in Berlin by Horst Berger and Federico Federici. Baudrillard said that «All that remains to be done is to play…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
pangeanews · 5 years
Text
“Dì ciò che il fuoco esita a dire, e muori d’averlo detto per tutti”: René Char e Paul Celan, poeti dell’impossibile. Dialogo con Marco Ercolani
“Siete uno dei rari poeti con cui vorrei incontrarmi”, gli scrive, due giorni dopo, nel luglio del 1954. Paul Celan gli aveva descritto l’“angosciata speranza che domina i miei rari incontri con la Poesia”, confessando il desiderio, “senza disturbarvi”, di incontrarlo. Segue, appunto, la risposta di René Char. A quella vertigine d’anni Char ha già pubblicato Feuillets d’Hypnos e Fureur et Mystère; Celan ha dato Papavero e memoria – che dedicherà “A René Char, che mi ha aperto la sua porta” – e lavora a Di soglia in soglia. Leggo queste lettere, il riconoscimento di poeti che sondano l’inconosciuto del linguaggio, che sono penetrati nel fiammeggiare del verbo, e mi commuovo. Ci sono incontri, in effetti, che mutano l’asse terrestre. I libri importanti, oggi, vanno cercati, tra le ombre. Le edizioni Carteggi Letterari hanno pubblicato, per la cura di Marco Ercolani, L’archetipo della parola. René Char e Paul Celan, testo di lucente necessità. Il libro presenta un florilegio di testi poetici di Char e di Celan (per le traduzioni di Francesco Marotta, Pasko Simone, Viviane Ciampi, Anna Maria Curci, Mario Ajazzi Mancini), e alcuni saggi di granitica necessità (di Peter Szondi e di Maurice Blanchot, una intervista di Jacques Derrida, la testimonianza di Peter Handke, “Allora ho osato tradurre René Char, e mentre lo facevo ho riletto i presocratici, in particolare Eraclito. Il mio lavoro di traduzione non si è mai svolto a casa, sul mio tavolo: la soluzione – sì, era una soluzione, un chiarimento – mi è sempre venuta stando fuori, davanti alla casa, e sempre mentre camminavo, specialmente su e giù nel giardino, mai quand’ero seduto, spesso fermandomi di colpo e ridendo, sempre in pieno sole”). A me pare un libro bellissimo, nella clandestinità editoriale, opera di chi, fuori dal cappio economico, presta il tempo e l’intelligenza al decisivo, al salvifico. Nel suo lavoro di cucitura, Marco Ercolani dichiara il gesto poetico, stratosfericamente esemplificato da Char e Celan, come “esperienza dell’impossibile”. In questo modo va letto l’altro suo libro, anamnesi della generosità, Fuochi complici (Il Leggio, 2019), in cui Ercolani raccoglie l’esito di una lettura decennale, l’incontro con poeti più o meno celebrati, nel sigillo della meraviglia. “Il poeta, da sempre, mette al centro della scena il dissolversi del mondo e il dolore della bellezza che svanisce, del tempo che ci ruba la vita”, scrive Ercolani, che s’immerga con stupefacente candore nella lirica, senza il peso della catastrofe e del pregiudizio. Consapevole della fragilità del verbo, dell’alfabeto d’ombra e di fiamma della poesia, parola gettata a destinatari inauditi, dalle cui palpebre si fanno culle, amaca al mostro. (d.b.)
Cosa ti ha portato a Char e a Celan, al loro intreccio, di poeti letali e liminali, nell’adozione di una lingua che sfida il nascosto e sfida l’inaudito, l’in-detto, l’indeciso e l’indecifrabile, eppure, per l’esistere, quasi opposti?
Quando avevo poco più di vent’anni, in una rivista genovese pubblicavo un saggio dedicato proprio a René Char e Paul Celan, con Osip Mandels’tam i poeti decisivi della poesia contemporanea, e lo intitolavo Poesia per una fine. Mi sono accorto, con il passare degli anni, che entrambi sono le due facce di una stessa medaglia: l’enigma petroso di Char non poteva che convivere con il folle affanno di Celan. Uno stesso mistero declinato da due versanti diversi, quasi opposti. E ho capito che la loro poesia non mi parlava di una fine” ma, al contrario, di un “inizio”, del quale discutere ancora oggi.
Del libro (“L’archetipo della parola”) vedo e apprezzo il lavoro comune, una comunità del limite. Come sono stati scelti i testi, e dove ti sei introdotto, tu?
Nel blog “La dimora del tempo sospeso”, curato da Francesco Marotta e Antonio Devicienti, ho scoperto ottime traduzioni di Char dello stesso Marotta, e lo splendido lavoro di Annamaria Curci, traduttrice di Celan e Szondi. Ho chiesto a Giuseppe Zuccarino traduzioni da Blanchot, Derrida, Handke. Lucetta Frisa ha ri-tradotto una poesia di Eluard dedicata a Char per i “Cahiers de l’Herne”. Io stesso ho scelto una breve antologia di lettere che testimoniassero l’incontro reale dei due poeti, e ho composto un saggio su Char. Più che una “comunità del limite” ho trovato una “comunità dei senza comunità”, in senso batailliano: delle persone capaci di partecipare a un lavoro collettivo che testimoniasse l’inutile e indispensabile bellezza della poesia, in un clima di sorridente e tragica “dépense”. Natalia Castaldi, direttrice di “Carteggi letterari Edizioni”, ha sostenuto con entusiasmo il progetto editoriale.
In forma di premessa dici: “Char e Celan sono interpreti di quell’esperienza dell’impossibile che è e sarà sempre la poesia”. Mi pare una poetica in pillole. Spiegala. 
La sentenza di Char: «Dì ciò che il fuoco esita a dire, e muori d’averlo detto per tutti» è già un’indicazione che sgretola l’ego del poeta. La poesia deve innalzarsi e andare oltre di sé, come scrive Bonnefoy: «L’uccello varca il canto dell’uccello ed evade». L’enigma della poesia è essere “fuori di sé”, è costruire le forme di questa “evasione” con esattezza. Non vivere la pienezza del canto ma la sua radice, che è grido: e, in quanto grido, sperimentare l’impossibilità della parola di descrivere il suo oggetto. La poesia è stare ai margini dell’afasia, davanti a qualcosa che ammutolisce il linguaggio. Il suo stupor crea e reinventa con le parole le forme del suo stupore. Il poeta ha un solo dovere: fondare limiti nuovi al linguaggio poetico che esprime il dissolversi di ogni limite. Afferma con potenza Novalis: «La poesia è il reale veramente assoluto».
Come si salda quella tua poetica ‘dell’impossibile’ con gli autori con cui sei entrato in sintonia in “Fuochi complici”, e cosa intendi dunque per complicità (essa non è, in fondo, implicita nell’atto di lettura)?
Sono convinto, da lettore, che la complicità sia parte integrante dell’atto di lettura. In Fuochi complici sono entrato in personale sintonia con cento libri, in versi e in prosa, scritti tra il 2001 e il 2019 da cento poeti italiani, nati fra il 1929 e il 1985, dove il sigillo dell’autenticità si accorda alla logica interna del testo, e ne ho tratto delle mie note di lettura (il termine “note” rammenta sia l’idea del segno musicale sia la brevitas dell’annotazione). Questo libro-atlante, non classificabile e non esaustivo, condotto per gusti, analogie, assonanze, mi ha persuaso che la poetica dell’impossibile, di cui parlo, è il desiderio di trovare sempre, nell’atto poetico, nell’azzardo di una voce, quella felice ulteriorità, sintattica e tematica, che rompa gli schemi di una poesia innocua, banale, prevedibile – quella poesia tout court che Lev Lunc già ridicolizzava negli anni delle avanguardie russe.
Insomma, vorrei dirti, dato il frutto di una lettura proficua e ventennale: come sta la poesia italiana del nuovo millennio? Lo chiedo a chi, al di là di nichilismi assolutori (tutto fa schifo) e di bieco ottimismo (siamo nel migliore dei mondi lirici possibili) legge al cuore dell’alterità totale del poeta. 
La poesia contemporanea non sta male. Molte voci la abitano, e testimoniano uno sguardo non allineato, “altro” rispetto a una visione comune. È sorprendente scoprire come in molti poeti, naturalmente ignoti alla maggior parte dei lettori, ci sia una libertà di sguardo transgenerazionale. Difficile, nella marea dei libri pubblicati, è operare una selezione e “trovare” quegli autori che ci convincano a leggere il loro libro senza provare la noia del già visto, del già letto. Trovarli è già una gioia. Un libro come Fuochi complici ha la presunzione di averne scoperti alcuni, e vorrebbe anche sottrarsi alla domanda implicita in ogni libro antologico: «perché hai scelto quei poeti e perché hai trascurato quegli altri?». La risposta è semplice: gli autori di cui parlo si accordano ai miei gusti, e cercano la “dépense”, l’alterità, il rischio, la sincera originalità del dettato, seguendo una musica interiore a me consona e una profonda dedizione esistenziale al fenomeno “poesia”. Aspetto, sempre e comunque, di leggere nuove voci presso nuovi editori, perché rinasca il desiderio di comporre un ulteriore libro sui poeti e sulla poesia, come già accadde per Fuoricanto, pubblicato nel 2000 da Campanotto, e Vertigine e misura, apparso nel 2008 per le edizioni La Vita Felice.
A un giovane, poco avvertito e con molta voglia (ne è pieno il tempo, oggi): che libro di poesia gli consigli, che poeta gli dai, per avventurarsi nell’avventato? 
Due nomi: Lorenzo Calogero, poeta del sonnambulismo interiore, e Bartolo Cattafi, creatore di immagini materiche: due classici sommersi e diversi ma sempre fecondi, letti nella totalità della loro opera. Per la poesia contemporanea italiana molti sarebbero i nomi da fare, ma scoprirli da soli, per un lettore giovane, sarebbe già un bel viaggio, orientati dal web. Chi legge va sempre verso i suoi simili. Pronuncio appena qualche nome: Antonella Anedda, Lucetta Frisa, Massimo Morasso, Alfonso Guida, Ilaria Seclì.
*In copertina: René Char (1907-1988)
L'articolo “Dì ciò che il fuoco esita a dire, e muori d’averlo detto per tutti”: René Char e Paul Celan, poeti dell’impossibile. Dialogo con Marco Ercolani proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2VnEr22
0 notes
cantiereperipli · 5 years
Text
  Un anno fa a Jbeil, in Libano, tra le rovine archeologiche di Byblos, raggiungevo la cima di un torrione dei Crociati e mi affacciavo dai merli, a strapiombo sul mare fenicio, sospeso sulla brezza, sul canto sconfinato di un muezzin e una preghiera armena, sulle onde maestose e scolpite. All’origine del Mediterraneo stesso.
Di fronte a me, sull’orizzonte terso d’oro, le rotte invisibili di legno e anfore si intrecciavano con quelle di legno e persone disperate. Alle mie spalle, i monti dei cedri innevati, la Beqa’, il deserto, la guerra in Siria.
Mi trovavo in Libano per lavoro e ricerca, dove stavo vivendo una delle esperienze più immersive e straordinarie che mi fossero capitate, tra mescolanza, esagerazioni, ricostruzione, conflitto, identità, colori, profughi nelle serre coltivate, banchetti di lusso, spiritualità delle pietre, contraddizioni della modernità.
Scrivere e fotografare sono qui sempre utilizzati come strumenti assolutamente funzionali: da un lato alla ricerca del contatto con la realtà contemporanea e alla rappresentazione di luoghi e durata; dall’altro, alla costruzione di occasioni di dialogo aperto e diretto, a partire da posizioni contrarie all’esotismo, all’accademismo, all’eurocentrismo.
    A un anno di distanza, dunque, pubblico qui una poesia e una selezione di fotografie a corredo e integrazione del reportage/fotoracconto originale, che si trova sul blog del poeta e artista Yves Bergeret a questo link: Retour de Beyrouth (mails de Gianluca Asmundo à Yves Bergeret, janvier-février 2018).
Il testo integrale è pubblicato inoltre sul primo numero della rivista La foce e la sorgente, n.1, marzo-agosto 2018, a cura di Marco Ercolani, Lucetta Frisa e Antonio Devicienti, accompagnato per l’occasione da un raro e caro appunto sul senso della mia scrittura e ricerca in corso.
Condivido infine una nota del poeta e scrittore Antonio Devicienti: Giovanni Asmundo, Yves Bergeret, il ritorno da Beirut.
La mia gratitudine nei loro confronti e per i commenti dei lettori, nonché naturalmente per di tutti coloro che hanno arricchito culturalmente e umanamente la permanenza in Libano.
***
A. traghetta gli uomini attraverso le acque / lungo autostrade ridenti, morse dal mare / oltre la valle delle rovine / stende per noi gli affreschi di chiese serrate / sgrana racconti di guerre, zibibbo e scultori / sotto il diluvio, orgoglioso di santi e miracoli / chiede per noi una zuppa ospitale. / Il vento è tempesta di Dio / sui monti dei pini.
(da Trittico libanese. II – inedito)
***
      This slideshow requires JavaScript.
(Articolo e foto di G. Asmundo)
  185 // Album Libano. Scrivere, fotografare, dialogare Un anno fa a Jbeil, in Libano, tra le rovine archeologiche di Byblos, raggiungevo la cima di un torrione dei Crociati e mi affacciavo dai merli, a strapiombo sul mare fenicio, sospeso sulla brezza, sul canto sconfinato di un muezzin e una preghiera armena, sulle onde maestose e scolpite.
0 notes
marcogiovenale · 9 months
Text
online i numeri 35 e 36 di 'utsanga'
www.utsanga.it (utsanga.it) – online i numeri 35 e 36 (marzo/giugno 2023) con: Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, Texas Fontanella, Michael Betancourt, Leah Singer, Silvio De Gracia, Ana Montenegro, Viviane Houle, James Falzone, Sylvain Darrifourcq, Lina Allemano, James Meger, Sissel Vera Pettersen, GAP – Global Art Project, Carl Heyward, Wellington Amancio, Gianluigi Balsebre, Fabio…
Tumblr media
View On WordPress
2 notes · View notes
marcogiovenale · 9 months
Text
online i numeri 35 e 36 di 'utsanga'
www.utsanga.it (utsanga.it) – online i numeri 35 e 36 (marzo/giugno 2023) con: Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, Texas Fontanella, Michael Betancourt, Leah Singer, Silvio De Gracia, Ana Montenegro, Viviane Houle, James Falzone, Sylvain Darrifourcq, Lina Allemano, James Meger, Sissel Vera Pettersen, GAP – Global Art Project, Carl Heyward, Wellington Amancio, Gianluigi Balsebre, Fabio…
Tumblr media
View On WordPress
2 notes · View notes
marcogiovenale · 22 days
Text
esce il n. 3 della rivista 'asemica'
Pronto il numero 3 della rivista d’assemblaggio <<Asemica>>.Dedicato alla scrittura asemantica, questo aperiodico si prefigge di diventare una delle voci di questo (anti)linguaggio segnico attraverso le opere degli artisti invitati.In questo numero opere di John M. Bennett, Francesca Biasetton, Laura Cingolani, Giuliano Della Casa, Antonio Devicienti, Jean-christophe Giacottino, Fabio Lapiana,…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
marcogiovenale · 26 days
Text
link e materiali per "oggettistica" (tic edizioni, collana ultrachapbooks, marzo 2024)
POST IN CONTINUO AGGIORNAMENTO scheda editoriale: Oggettistica di Marco Giovenale è un libro di accensioni e – appunto – brevi oggetti in prosa, strade e narrazioni interrotte su tratti solo apparentemente rettilinei. Si trovano qui, fianco a fianco, microracconti, apologhi al limite del surreale, cataloghi di paure, e poi gente al lago, vampiri timidi, suggerimenti per una soluzione omicida al…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 1 month
Text
un saggio di antonio devicienti su "oggettistica", in 'via lepsius', 28 marzo
un grazie energico allo studio che Antonio Devicienti dedica (non da oggi) al mio lavoro, e in particolare a Oggettistica: un suo testo – e frammenti dal mio libro –  all’indirizzo https://vialepsius.wordpress.com/2024/03/28/su-oggettisitca-di-marco-giovenale/
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 8 months
Text
settembre: patafisica & asemic writing a milano
“PataAsemica” a cura di CalDu FreSche, Marco Garophalo e Giuseppe Calandriello presso Stecca3, Milano. Artisti in mostra nella sezione Asemica: Vincenzo Accame, Vincenzo Agnetti, Francesco Aprile, Francesca Biasetton, Cristiano Caggiula, Giuseppe Calandriello, Luciano Caruso, Laura Cingolani, Antonio Devicienti, Federico Federici, Giovanni Fontana, Marco Giovenale, Mariangela Guatteri, Bruno…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 9 months
Text
issue #70 of 'otoliths' is now live [and, sadly, it's the *last* issue]
Issue seventy, the southern winter, 2023, of Otoliths is now live. This last issue is immense & ranges from the dunes of Oceano across to the battlefields of Ukraine, from Scandinavia down to the unceded lands of South Australia. It contains reviews, memoirs, collages, photographs, paintings, vispo, text poems, short stories, videos, combinations of the preceding plus a few other things. Included…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 9 months
Text
antonio devicienti su "cose chiuse fuori" (oggi su lplc)
grazie ad Antonio Devicienti, che dedica un saggio a Cose chiuse fuori. Oggi su LPLC (e grazie ovviamente anche all’ospitalità del sito): Sulla soglia tra Novecento e dopo-Novecento: intorno a “Cose chiuse fuori” di Marco Giovenale pdf qui: https://slowforward.files.wordpress.com/2023/06/antonio-devicienti-su-cose-chiuse-fuori_-lplc-31-lug-2023.pdf
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 1 year
Text
'die leere mitte', issue #18
In this issue: Werner Preuß, Cecelia Chapman, Jeff Crouch, Daniel Y. Harris, Irene Koronas, Antonio Devicienti, Terry Trowbridge, Sal Nunkachov, Volodymyr Bilyk, R.C. Thomas, Hifsa Ashraf,  Joshua Sabatini, Bob Lucky,  Joseph Salvatore Aversano, AN Grace, Nathan Anderson
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note