#Comprendere il dolore
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divulgatoriseriali · 1 year ago
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Il dolore è il sintomo, non la causa: Il processo di guarigione dei traumi fisici e psichici
Il dolore è il sintomo, non la causa. Il dolore è il segnale del corpo che ci sta portando l’attenzione su due cose: o un danno imminente, o la riparazione del danno stesso. Più portiamo ossigeno, acqua e nutrienti al corpo, meglio avverrà questa guarigione. Più lasciamo fare al nostro organismo il suo naturale corso, meglio staremo quando avremo curato quella ferita. Continue reading Il dolore…
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principessa-6 · 5 months ago
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Piangete per tutto il tempo necessario.
Non permettete a nessuno di sminuire il vostro dolore. Molti diranno che state esagerando, ma la verità è semplice.
Nessuno può comprendere il peso di una ferita che non ha mai dovuto sopportare.
Siete voi che avete sofferto, non loro e di conseguenza, le opinioni degli altri non hanno importanza.
Piangete, lasciate che il dolore trovi il suo spazio, ma quando sarete pronti, asciugatevi le lacrime, alzatevi e ricominciate.
Il dolore non svanisce immediatamente, ma vi assicuro: non dura per sempre.
Ciò che rimane è la forza che scoprite dentro di voi man mano che andate avanti... 🤍 💜 🤍
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lunamarish · 3 months ago
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Cos'è la vita?
Dostoevskij: È l'inferno. Per Dostoevskij, la vita era una battaglia con le parti più oscure dell'anima umana, un crogiolo di sofferenza in cui ci confrontiamo con le nostre paure e i nostri desideri più profondi.
Socrate: È una prova. La vita è l'esame finale di virtù, saggezza e verità. Per Socrate, una vita non esaminata non vale la pena di essere vissuta.
Aristotele: È la mente. La vita è la ricerca della conoscenza e della ragione, un viaggio per comprendere il mondo attraverso la logica, l'etica e la metafisica.
Nietzsche: È il potere. La vita è la volontà di potenza, uno sforzo per l'auto-superamento e la padronanza delle circostanze, rifiutando l'autocompiacimento e abbracciando la crescita.
Freud: È la morte. Freud vedeva la vita come una tensione tra l'istinto di vita (Eros) e l'istinto di morte (Thanatos), una spinta costante verso la creazione e la distruzione.
Marx: È l'idea. Per Marx, la vita è plasmata dalle condizioni materiali e dalle ideologie che ne derivano, una lotta per creare un mondo di uguaglianza e giustizia.
Picasso: È arte. La vita è creazione, una tela su cui dipingere le nostre passioni, emozioni e sogni, plasmata dall'immaginazione e dall'espressione.
Gandhi: È amore. Gandhi credeva che la vita fosse radicata nella non violenza, nella compassione e nell'amore universale, un viaggio verso la pace e il servizio disinteressato.
Schopenhauer: È sofferenza. Per Schopenhauer, la vita è uno sforzo incessante che porta inevitabilmente al dolore e all'insoddisfazione, temperato solo da momenti di bellezza e arte.
Bertrand Russell: È competizione. La vita è plasmata dai desideri e dalle ambizioni umane, un atto di equilibrio tra interesse personale e progresso collettivo.
Steve Jobs: È fede. La vita è fidarsi del processo, assumersi dei rischi e seguire l'intuizione, anche quando la strada da percorrere non è chiara.
Einstein: È conoscenza. Einstein vedeva la vita come una ricerca per comprendere i misteri dell'universo, guidata dalla curiosità e dallo stupore.
Stephen Hawking: È speranza. La vita è perseveranza di fronte alle avversità, una fede nel futuro e nel potere dell'ingegno umano.
Kafka: È solo l'inizio. La vita è surreale ed enigmatica, spesso assurda, ma apre sempre le porte alla trasformazione e alle possibilità.
Camus: È ribellione. La vita è trovare un significato in un universo senza senso, sfidare l'assurdità con coraggio e passione.
Thoreau: È semplicità. La vita è spogliarsi del superfluo, abbracciare la natura e vivere deliberatamente.
Rumi: È una danza. La vita è un viaggio spirituale, un ritmo di amore e connessione divina intrecciato in ogni momento.
Kierkegaard: È un salto nel vuoto. La vita richiede di abbracciare l'incertezza e di fare passi audaci fondati sulla fede e sull'autenticità.
Epicuro: È piacere. La vita consiste nel massimizzare piaceri semplici e duraturi, riducendo al minimo il dolore non necessario.
Laozi: È armonia. La vita scorre come l'acqua, senza sforzo e allineata con l'ordine naturale dell'universo.
Confucio: È virtù. La vita è svolgere ruoli con integrità, rispetto e impegno verso la comunità e la famiglia.
Carl Jung: È individuazione. La vita è integrare il conscio e l'inconscio, diventando completi e autentici.
Alan Watts: È un gioco. La vita deve essere vissuta e giocata con meraviglia, non presa troppo sul serio.
Victor Frankl: È significato. La vita è trovare uno scopo, anche nelle circostanze più difficili, attraverso l'amore e il servizio.
Simone de Beauvoir: È libertà. La vita è il potere di definire se stessi e rifiutare i ruoli imposti dalla società.
Eraclito: È cambiamento. La vita è un flusso costante, un fiume in cui entriamo una volta prima che scorra di nuovo.
Hegel: È progresso. La vita è un processo dialettico, che avanza attraverso contraddizioni e risoluzioni verso una maggiore comprensione.
Hobbes: È sopravvivenza. La vita nel suo stato naturale è "sgradevole, brutale e breve", e richiede sistemi per mantenere l'ordine.
Rousseau: È libertà nella natura. La vita è più autentica quando torniamo al nostro stato naturale, liberi dalla corruzione sociale.
Marco Aurelio: È accettazione. La vita è abbracciare il momento presente con stoica risolutezza, guidati dalla ragione e dalla virtù.
Seneca: È preparazione alla morte. La vita non riguarda la sua lunghezza, ma la sua qualità, insegnandoci a vivere bene e a lasciar andare con grazia.
Cosa è per te la vita?
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occhietti · 6 months ago
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Non è che "gli altri" possano sempre
comprendere il nostro dolore...
Non è che ci possiamo aspettare di essere necessariamente capiti, compresi, protetti, coccolati, ascoltati.
Non è che chi ci ama può abbracciare ogni nostra debolezza.
Ci sono dei momenti in cui si è soli
nonostante tutto... nonostante tutti.
Sono gli istanti delle braccia che cingono noi stessi... Sono i momenti in cui siamo gli unici responsabili di noi stessi...
E non è necessario che "gli altri" capiscano.
Ci si "salva" da soli.
Sempre.
- Letizia Cherubino, Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
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insicure-me · 7 months ago
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L'amore profondo è un sentimento che va oltre le parole, oltre i gesti, oltre il tempo. È un legame invisibile che unisce due anime in un modo che solo loro possono comprendere. È la sensazione di essere completi solo quando si è insieme, di trovare rifugio e conforto nell'abbraccio dell'altro. In un mondo in cui tutto sembra effimero e fugace, l'amore profondo è una roccia solida su cui costruire la propria vita. È la certezza che, nonostante le tempeste e le difficoltà, ci sarà sempre qualcuno al proprio fianco, pronto a sostenere e a condividere ogni momento, sia esso di gioia o di dolore. L'amore profondo è fatto di piccoli gesti quotidiani, di sguardi che parlano senza bisogno di parole, di silenzi che raccontano storie. È la capacità di accettare l'altro con tutte le sue imperfezioni, di vedere la bellezza anche nei difetti, di amare incondizionatamente e senza riserve. È un sentimento che cresce e si rafforza con il tempo, che si nutre di fiducia, rispetto e comprensione. È la consapevolezza che, nonostante le differenze e le difficoltà, l'amore è più forte di tutto e può superare ogni ostacolo. L'amore profondo è un dono prezioso, un tesoro da custodire gelosamente. È la forza che ci spinge a dare il meglio di noi stessi, a crescere e a migliorare, a diventare persone migliori. È la luce che illumina i nostri giorni e che ci guida nei momenti di oscurità. In un mondo in cui tutto cambia e si trasforma, l'amore profondo è l'unica costante, l'unico punto fermo. È la certezza che, non importa cosa accada, ci sarà sempre qualcuno che ci ama e che ci sostiene. È la magia che rende la vita degna di essere vissuta.
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libero-de-mente · 7 months ago
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LA LETTERA DEL TRADIMENTO
Mi è difficile scrivere questo post, a dirla tutta non so neanche perché rendo pubblico questo mio sentimento, cosi grave e profondo che sto provando.
Forse una sorta di liberazione personale, di qualcosa che ho dentro e che fa tanto male. Un qualcosa che farà sicuramente sorridere con perfidia alcune persone che mi sono consanguinee. Se mi leggeranno, dai loro profili blindati e privatissimi.
Oggi sono passato da mia madre, semplicemente per scrivere la lista della spesa da farle domani. Quella settimanale del sabato a cui lei ci tiene tanto ancora. Oltre a sistemarle le medicine nei porta pillole.
Il taccuino su cui scrivevo, per poi strappare il foglio e mettermelo in tasca, è finito. Cerco nello scrittoio e trovo un quadernetto di quelli tascabili. Si la lista della spesa l'ho scritta, ma tra quello che mi sono messo in tasca con un cura, c'era anche una paginetta scritta. Tempo fa.
"Settembre 2015", così inizia la paginetta. La calligrafia è quella di mia madre, non ci si può sbagliare. Il tratto della penna più fluido e deciso, non tremante e pieno di pause come quando scrive oggi.
Sono passati nove anni da quella confessione scritta su quella paginetta. Uno sfogo che mia madre ha scritto, nello sconforto e nell'incredulità più totale. Un dolore, il suo, che penso sia riuscito a sconfiggere la sua resistenza mentale un anno fa. Facendola precipitare in un declino cerebrale senza ritorno.
Ho letto poche righe per capire il contenuto, l'ho messo in tasca e poi con calma me lo sono letto a casa. Il tradimento.
L'essere traditi porta a una condizione interiore di crollo delle tue certezze, un punto fermo e d'appoggio che viene a mancare. All'improvviso. La certezza dell'incertezza, comprendere che chiunque faccia parte della tua vita può farti volutamente del male.
Questo sentimento diventa devastante quando a tradirti, a pugnalarti alle spalle, è un figlio. Un essere umano che hai voluto, accudito e protetto. Ma che al momento di diventare un uomo ti violenta il cuore, depreda di tutto materialmente e sentimentalmente. Lasciandoti solo e completamente privo di ogni certezza, con la consapevolezza di quanto spietato possa diventare un essere umano.
Le sue parole lette tutte d'un fiato con il cuore in gola mi hanno lasciato una devastazione interiore, alzando lo sguardo dal foglio ho guardato i miei figli. Ho provato a immaginare se uno di loro, in futuro, si comportasse come mio fratello ha fatto con mia madre. E ancor prima con me.
Chi conosce la mia famiglia sa. Alcuni nonostante sentenze e giudizi definitivi ha scelto di seguirlo, di appoggiarlo, altri di trovare soddisfazione personale per quanto successo. Attestati di solidarietà, di conforto mai pervenuti. Un senso di pietà per le loro anime aride lo provo comunque, anche se da anni ho cercato di alzare muri a protezione. Per non sentire, per non vedere.
Faccio del mio meglio per far ricredere mia madre sul fatto che un figlio sa anche essere parte e sostegno, della vita di un genitore, fino alla fine. Lo farò anche quando la sua ragione, oramai compromessa, non ricorderà più neanche chi sarò io.
Oggi era felice che gli facessi la spesa, oggi aveva tanta voglia di dettarmi la lista della spesa, contenta di essersi ricordata tutto. Senza dovermi dire "c'era ancora qualcosa ma non me lo ricordo".
Se devi dimenticare qualcosa, madre, dimentica il dolore che ti ha provocato. Dimentica lui e continua serena con me.
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angelap3 · 3 months ago
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Io nn sono una buona cristiana.
E nn condivido l’incoerenza dogmatica della chiesa.
Però credo nel rispetto tra esseri umani.
Credo nella compassione che nn è mai asettica pietà, ma una mano tesa ad aiutare anche chi nn sappiamo comprendere.
E credo nella lealtà: quella “cosa” che ti rende odioso agli occhi della maggior parte della gente alla quale dici in faccia quel che pensi.
Perché io credo in chi nn tradisce,
in chi è fedele alla parola data,
in chi si ferma un attimo prima di cancellare il bene e decide di andare via senza avere il tuo sangue sulle mani e tra i silenzi.
Perché dopo ogni tradimento,
che sia in amore o in amicizia o in altri rapporti,
un pezzo della tua anima e della tua vita nn esiste più.
Cammini tra la gente con un dolore che nessuno vede e con una corona di spine che fa sempre più male ad ogni pensiero.
E nn importa se piangi,
se urli,
se chiedi “perché” a chi ormai nn riconosce la tua voce,
se nn comprendi le tue colpe…perché vorresti averne pur di trovare pace.
Ho imparato che si risorge dal proprio dolore.
Ma la croce nn la dimentichi.
E i chiodi e le spine restano dove gli errori degli altri diventano la tua normalità.
Rinascere è un obbligo.
Ma il male è una scelta, l’unica che nn dovremmo mai fare.
Questo, forse, è il nonento giusto per capirlo..... Forse!!!!!!!
Buon pomeriggio
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kon-igi · 5 months ago
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I soggetti tossici meritano la solitudine.
(grazie di avermi dato l'innesco e l'accelerante per quanto andrò a dire... anche se non troppo sottile in me è l'impressione che tu mi conosca e tu voglia 1) provocarmi su un tema specifico 2) lamentarti di quel tema specifico.
HO RAGIONE E LA RAGIONE SARÀ A ME
Quello del titolo era un modo di dire simpatico (!) che usavo spesso intorno ai 14 anni, quando studiare latino faceva figo con le ragazze (!!) e il dativo di possesso un modo colto e incisivo (!!!) per far sembrare interessante una stronzata che puzzava di ascella a malapena purificata.
Per risponderti (l'ultima volta e poi magari la smettiamo di usare gli altri per frignare con chi ti ha bloccato) credo che la presa di coscienza su un rapporto tossico sia un passaggio difficile che la maggior parte delle volte avviene non per improvvisa illuminazione ma con l'aiuto di qualcuno esterno al rapporto che ne porta una visione critica e senza la distorsione cognitiva di chi ne è coinvolto.
Detto questo, voglio che sia chiara la mia visione del problema e cioè che prima di urlare alla soggezione psicologica o, al contrario, al delirio di persecuzione, è molto importante capire che un rapporto affettivo tra due persone è un bilanciere di pesi e contrappesi che noi possiamo intuire ma mai conoscere a fondo.
Senza dubbio esistono rapporti MOLTO tossici ma a meno di non avere particolari strumenti intellettivi o professionali, non conviene mai parteggiare per una persona e scagliarsi contro l'altra ma, piuttosto, supportare emotivamente la prima persona nel comprendere cosa non vada e a prendere una decisione serena in modo costruttivo, che sia di riappacificazione o di allontanamento.
In questi 14 anni di tumblr mi sono trovato quattro volte a essere coinvolto in situazioni molto pesanti in cui mi si chiedeva aiuto e in modo sempre meno ingenuo ho imparato ad aspettare e a capire meglio prima di dire o fare cose irreparabili, dettate dalla furia cieca dell'indignazione ma non per questo meno avventate (una volta sono arrivato a 'Quello non è un coltello... QUESTO è un coltello')
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E invece non avevo capito che la tossicità era dalla parte sbagliata della mia convinzione.
Comunque no, i soggetti tossici non meritano la solitudine... le vittime di soggetti tossici meritano la libertà e questo non passa dall'obliterazione del carnefice ma dalla protezione della vittima che deve potersi guardare indietro e a sua volta essere d'aiuto ad altri.
La solitudine accresce dolore e rabbia ed è solo un modo molto semplice e veloce di voltarsi dalle responsabilità che ognuno di noi ha verso gli altri esseri viventi.
Puoi non volere essere responsabile di chi ti ha fatto del male ma la loro sofferenza non sarà mai gioia per te.
E se lo è, il problema non sono loro...
Perché se vuoi vendetta allora comincia a scavare due fosse.
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solosepensi · 7 months ago
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"Due etti di felicità, grazie".
~Mi spiace, signorina, ma non vendiamo felicità qui.
"Capisco. Sa dove posso comprarla?".
~Provi a chiedere più avanti, alla bancarella in fondo alla strada, il signor Destino so che qualche volta l'ha venduta.
~Grazie.
~Lei è il signor Destino?.
"In persona".
~Vorrei due etti di felicità, per favore.
"Ah, mi dispiace, non vendo felicità".
~E perché mai?
"Perché la felicità non si vende e non si compra".
~Sì, ma io ne ho bisogno, devo trovarla subito e so che lei è l'unico a potermi aiutare.
"Le ripeto, io non vendo felicità, semmai la regalo".
~Allora me la regali!.
"Se la vuole sono cento sassi".
~Cento sassi? E dove li trovo ora cento sassi? E come può una ragazza come me portare cento sassi?
"Veda lei, quando avrà portato i sassi le darò la felicità!"
~Tenga i suoi sassi, è stata una fatica enorme trovarli e poi trascinarli fin qui. Ci sono stati momenti in cui ho creduto di non farcela.
"Ma alla fine ce l'ha fatta... Bene, ecco la sua felicità".
~Posso chiedere come mai mi ha chiesto questi sassi?
"Molti credono che la felicità sia una semplice scelta: vado al bazar, la voglio, la compro.
Non sei felice?
Colpa tua, in fondo la felicità è nelle cose semplici. Questo è quello che si crede.
Si pensa che basti convincersi di essere felici per esserlo davvero. Ma la felicità è una cosa diversa, profonda, a volte capita, o meglio sono io a farla capitare, e altre volte è un'immensa conquista, la cima di una montagna scalata con caparbietà,
il frutto di una grande fatica passata attraverso il dolore.
I sassi non sono altro che il suo lasciapassare per la felicità, signorina".
~Ma perché non chiedere un solo sasso? O dieci magari?
"Perché per raccogliere e portare pochi sassi ci vuole un giorno ma per portarne cento ci vogliono molti giorni".
~Dunque?
"Dunque la tristezza, il dolore, la rabbia, hanno bisogno di molti giorni per essere ascoltati e capiti. In un giorno puoi mettere da parte tutte queste cose, prendere la felicità e indossarla come una maschera ma ti servono più giorni per comprendere la tristezza e il dolore, per cullarli, e per far sì che alla fine la felicità ti entri dentro fino ad appartenerti davvero"...
~ Sabrina Ferri
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sunelrose · 1 day ago
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tornano TUTTI. specialmente chi sa di averti fatto del male.
È successo tutto all’improvviso. Dopo un anno esatto di silenzio, di distanza, di vuoti riempiti con forza, con lacrime, con fatica e determinazione… lui si è rifatto vivo.
Un messaggio, come se niente fosse. Come se il tempo non avesse scavato dentro di me, come se la sofferenza non mi avesse trasformata.
Mi ha scritto per “chiarire”, per “scusarsi” (quando mai un narcisista lo fa veramente?), o almeno così sembrava dalla prima frase. Ma le sue parole non erano scuse. Erano l’ennesimo tentativo di riscrivere la narrazione a modo suo. Sembravano più che altro delle giustificazioni dei suoi comportamenti manipolatori.
Ancora una volta, si è posizionato al di sopra, come se sapesse cosa è giusto, come se potesse ancora spiegarmi chi sono, cosa ho sbagliato, cosa dovrei imparare.
E lì, ho capito.
Il ciclo karmico si era finalmente compiuto.
Quello che io avevo attraversato con dolore, lui lo stava solo iniziando a comprendere. Forse.
Io avevo già fatto il mio lavoro interiore: avevo attraversato ogni buio, mi ero guardata negli occhi nei giorni peggiori, avevo smesso di aspettare che qualcuno mi salvasse, perché avevo imparato a salvarmi da sola.
Non cercavo più la sua approvazione, né le sue spiegazioni. Avevo già chiuso quella porta dentro di me, e quando ho letto quel messaggio, non ho sentito più nulla. Solo la conferma che avevo ragione ad andare via.
Il vero errore è stato restare accanto a qualcuno che non era in grado di amare allo stesso modo.
E così ho risposto.
Non con dolcezza. Non con pazienza. Non con il cuore in mano come una volta.
Ma con tutta la forza che ho conquistato nell’ultimo anno.
Crudo? Forse. Ma liberatorio. Autentico. Mio.
Perché le chiusure non sono sempre poetiche. La vita vera non è come nei film.A volte servono spine, serve fuoco, serve rompere il cerchio con una scossa, non con una carezza.
Quel messaggio non era per lui.
Era per me.
Per la me che si era sentita persa, colpevole, sbagliata.
Per la me che piangeva la notte chiedendosi “cosa ho fatto di male?”.
Per la me che aveva avuto paura di restare sola, di ricominciare, di non essere mai più abbastanza.
Quella me ora non c’è più.
Sono cambiata, sono cresciuta, sono rinata.
E se la vita mi ha messa davanti a questo momento, è solo perché dovevo chiudere il cerchio. Ho capito che da una persona con problemi di personalità non avrò mai delle risposte, ma solo caos.
E ora so che non tornerà più. E anche se lo facesse, non troverebbe più nessuno ad aspettarlo.
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oramicurcu · 11 days ago
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Al secondo incontro, la psicoterapeuta mi ha detto che sto facendo un buon lavoro. Non mi aspettavo mi dicesse una cosa del genere, così presto.
Sono andata per risolvere delle cose relative la situazione con il mio ragazzo ma ne abbiamo parlato solo durante il primo incontro, perché nel secondo è uscito fuori che forse forse dentro di me si è rotto qualcosa quando avevo 19 anni, ero nell'anno della maturità e della scelta dell'università ma ho subito due lutti molto vicini, molto prematuri, molto assurdi. Due miei compagni di classe.
Uno poco prima degli esami, uno poco dopo.
E nessuno dei professori si è mai posto il problema che forse forse i ragazzi di quella classe avrebbero avuto bisogno di parlare, elaborare, capire. E invece no, lezioni che andavano avanti come nulla fosse, nessuno che ci parlasse nemmeno dell'università, che chiedesse qualcosa, che ci trattasse con un briciolo di umanità e interesse.
Siamo stati lasciati a noi stessi, a capire cosa fare, a parlare tra noi senza poterci aiutare davvero, a mascherare un dolore, a reprimere emozioni.
E poi da lì, sono successe cose.
Alla fine della seduta invece ho accennato a cose irrisolte dei miei genitori, altri lutti non elaborati forse nemmeno da loro. Mi ha detto ne parleremo al prossimo incontro e io non vedo l'ora che arrivi. Mi sembra assurda questa cosa che davvero non vedo l'ora arrivi il prossimo incontro per parlare a ruota libera e sentirmi finalmente ascolta, vista e capita.
Mi ha detto che ci sono traumi che si tramandano anche per tre generazioni, e che senza saperlo ci influenzano. E io so che è così, lo sento. Lo sento ma adesso vorrei ascoltare in modo profondo, per comprendere e magari guarire.
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scogito · 10 months ago
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Cosa accade quando stai nella tribù sbagliata? Ossia quando frequenti o instauri legami con persone non allineate a te? (per allineamento intendo persone che hanno una tua simile Gioia esistenziale).
Accade che ti spegni. Punto. Anzi di solito prima ti ammali e poi ti spegni.
Non importa come, non importa in quali tempi e se combatti, non importa se la tua vitalità riesce a soddisfare tutto l'ambiente, perché tanto sarà sempre troppo risucchiata e bruciata. Non importa se credi che sia tuo dovere, se pensi di cambiare le cose, se vuoi l’onore del sacrificio e se ti convinci che è solo l'ultima volta.
Lascia perdere queste cazzate, che sono tipiche della mente e tipicamente mentono. L'unica cosa che devi fare è scollare il culo da lì; e se c'è "l'amore della tua vita" che magari è amore solo nella tua testa, vale lo stesso.
Qualsiasi condizione relazionale se ti fa reprimere, sopprimere e deprimere, è una condizione che in qualche modo il tuo corpo e la tua psiche stanno rigettando.
Bisogna comprendere che tipo di valore ha il dolore che vivi.
Mi auguro che il buonsenso sappia distinguere tra la crisi di un momento e uno stile di vita. Tra responsabilità e bisogno. Prima di non porre limiti quando si dovrebbe e arrivare al capolinea sostenendo che gli altri non si sono mai accorti te.
Il dovere di ognuno è in ogni caso mettere in pratica l'amor proprio.
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susieporta · 5 months ago
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Coloro che sono chiamati alla ricerca interiore, sono proprio quelli che si perdono più facilmente.
Osservano la Vita da migliaia di prospettive, si pongono perennemente in discussione, si immergono negli abissi di loro stessi, si assestano per un attimo nella loro precarietà d'animo per poi scivolare pericolosamente nelle Energie del dissesto.
Non è impresa semplice affiancare coloro che si "scrollano" costantemente di dosso le illusioni, le credenze, le prospettive antiche e i simboli della prigionia.
La sensazione di essere approdati alla loro definitiva "versione identitaria" dura qualche attimo e poi riprendono a lavorare sodo sul prossimo cavillo esistenziale.
A livello Umano questa "precarietà" può nascondere una profonda paura di essere imprigionati per sempre nel Dolore dell'Altro. E di se stessi.
Può rappresentare a livello inconscio (e spesso inconsapevole) il bisogno di allontanare costantemente da se stessi il ruolo Antico in cui l'Altro vuole incasellarci, provocando una eguale e potente spinta alla liberazione, a non accogliere nulla per vero, ma solo per "provvisoriamente valido".
La "provvisorietà interiore" è ciò che "salva" dall'eterna condanna ad essere complici di un sistema malato e triste che non ci appartiene, che sentiamo pesante e non autentico.
Nel tempo impariamo ad allontanarci sempre più tempestivamente dalla "gabbia" del Dolore e diveniamo simili ad un animale che, quando si bagna, si scrolla istintivamente di dosso l'acqua in eccesso.
Ma tolta la ferita infantile del "mancato riconoscimento" e "dell'abbandono fisico ed emotivo", tolto lo sguardo del genitore che ci vorrebbe inconsciamente eredi di quel Dolore, tolto tutto ciò, restiamo noi.
E noi siamo portatori di un Dono speciale. Non di una condanna.
Siamo coloro che "sanno", che "vedono", che "trasmutano".
Siamo le Fenici dello "Spirito incarnato".
Ci dedichiamo assiduamente ai cicli della Morte e della Vita. Ci dissolviamo più volte al giorno nell'atto della Fine, e generiamo, nel Campo interiore, luminosi nuovi Inizi.
Non chiedete agli altri di "comprendere" questo movimento.
Chiedete a voi stessi di "amarlo".
Anche se non è facile accogliere la precarietà che avvolge questo movimento interiore. Anche se viola costantemente le leggi del bisogno di "stabilità" e di "sicurezza" dell'Umana Esistenza.
Siete cresciuti "nell'Instabilità" e vi farete sempre ritorno. Per maturare la vostra "versione" più autentica e pura. Per rigenerare insieme al Pianeta Terra e alle Dimensioni dell'Invisibile la più alta versione dell'incontro tra Spirito e Materia.
Ed è vero. Non è un viaggio sempre affollato di familiari, compagni, amici disposti a considerare con affetto e comprensione questi vostri passaggi così faticosi e insondabili.
Ma dalla vostra trasmutazione, si genererà "polvere di stelle" che guarirà ogni vostro campo di espansione e produrrà allineamento temporaneo anche agli ignari e sconvolti "presenziatori" del vostro movimento alchemico.
Genererete in loro il "campo della possibilità". Seppur non potrete mai sostituirvi alla loro personale volontà di crescita e cambiamento.
Viaggerete spesso "soli" per questo motivo.
Perché rappresenterete mille facce, mille volti, mille espressioni della stessa Verità. Che non cambia. Non muta. Ma si esprime nelle sue molteplici forme materiali, emotive e psichiche.
E questo spaventa. Atterrisce chi non è disponibile ad entrare pienamente nei vostri movimenti di scoperta e di esplorazione.
Potete solo comprendere quanto il mondo dell'Arte e dello Spirito sia costellato di "folli" ricercatori della magia alchemica della "Rappresentazione".
E quanto essi si sentano spesso incompresi nella loro funzione di "maghi della manifestazione", di "pionieri della visione".
Alcuni perdono il "senno". Perché fa male. Fa male non essere visti, compresi, sostenuti e riconosciuti dentro a questo immenso e faticoso Dono.
Non è semplice.
Non lo è mai stato.
Ma all'oggi, "cercare di essere ciò che non si è", resistere alla corrente che "trascina", cercare di "normalizzare" i Doni interiori, diventa pressoché solo forzatura, frustrazione e infelicità.
Se gli altri appaiono spenti nella loro unica "credenza", se non vogliono sforzarsi di comprendere, né tantomeno di "sentire", nulla potrà smuoverli dalla loro posizione di chiusura.
Nemmeno la prospettiva di "ammalarsi". O di vivere per sempre infelici e arrabbiati con la Vita.
Ma "chi vede", ha il sacro compito di proteggere se stesso dall'"immobilità", di non sostare troppo a lungo dove non c'è terreno fertile per la Vita, di non soffermarsi a "spiegare" troppo.
Non c'è tanto da "spiegare". C'è da "seguire il Cuore".
E se nemmeno se ne percepiscono i battiti, se c'è troppa guerra dentro e troppo rumore fuori, non ha senso "forzare" l'Altro a "farlo per compiacere noi", "per non rischiare di perderci", per non obbligarci a rivivere la nostra ancestrale "ferita dell'Abbandono".
Si va. Senza tante spiegazioni. Che servirebbero qualora ci fosse un paritario livello di "linguaggio interiore condiviso".
Ma se così fosse, l'Altro sarebbe il primo ad accompagnarci con affetto ed entusiasmo all'imbocco della nostra prossima esperienza terrena e spirituale, con gli occhi commossi e colmi di riconoscenza, augurandoci di vivere sempre pienamente il nostro Dono in ogni sua straordinaria manifestazione possibile.
E magari potrebbe coraggiosamente decidere di "buttarsi" insieme a noi, cogliendo la preziosa occasione di afferrarci la mano forte forte, chiudere gli occhi, e "volare" insieme verso lande inesplorate della Vita.
Ed invece per molte Anime del Cristallino non c'è il "lieto fine", o il "lieto inizio".
Sono costrette a "scappare" per non essere annientate dal Dolore dell'Altro. Spesso si ritrovano a dover offrire giustificazioni e bugie per non incorrere nell'ira e nella rabbia che l'Altro gli riversa contro. Si ritrovano magari a "giustificarsi" quando scelgono di allontanarsi o di cambiare direzione.
Ciò accade quando non c'è connessione reciproca con l'Altro.
Quando le parole diventano "troppe", significa che l'Altro non comprende il nostro linguaggio. O non lo vuole comprendere.
Lo "violentiamo" e violentiamo noi stessi quando tentiamo di convincere l'Altro di qualcosa che non sente. E non vede. O non vuole sentire o vedere.
E ciò non significa che chi compie questi profondi viaggi interiori, sia "migliore" di chi non li vuole compiere. Anzi. Sono solo "missioni" diverse interpretate con "strumenti diversi".
Ma chi ha scelto di aderire alla profonda chiamata del Rinnovamento Emotivo e Spirituale del piano di Coscienza Umano, non può interrompere il suo eterno ciclo di Morte e Rinascita per "paura di non essere accettato, di non valere abbastanza, di non essere normale, di perdere l'Altro".
Sente oramai troppo potente e impellente la necessità di proseguire. Di andare "oltre" il già visto e vissuto.
E, nonostante la terrorizzante paura della perdita affettiva ed emotiva, la Verità è che "nulla di ciò che è stato offerto con Amore, verrà mai perso veramente". Poiché tutto prima o poi torna a noi, "si ritrova". Si ricollega alla Fonte.
Se ancora "diventa necessario" allontanarsi da amici, compagni, animali, famigliari, per differenza di linguaggio, o magari perché si è concluso quello spazio evolutivo, o per volontà di crescere e maturare esperienze diverse di introspezione e ricerca della Verità, non sentiamoci "falliti" o "cattivi", o ancor peggio "incapaci di amare veramente".
Amare spesso significa "liberare" l'Altro da noi stessi.
E fa male.
Ma ciascuno ha per se stesso il Sacro Compito di trovare e ri-trovare, manifestare ed esprimere la sua "più piena e completa Versione interiore".
Ed è lo stesso compito dell'Altro.
E, a volte, noi glielo impediamo, volendo a tutti costi imporgli la "nostra visione dei fatti", obbligandolo troppo presto a compiere passi che non appartengono alla sua "struttura base", di cui non sente la necessità, o per cui ha ancora troppa paura di frantumarsi dentro.
Perciò andate, se dovete andare.
Non forzate le condizioni dell'Altro per un vostro bisogno interiore di essere accettati o riconosciuti.
E se scegliete comunque di "restare" perché voi non vi sentite ancora pronti per "lasciare andare", non arrabbiatevi se l'Altro non vi "capisce", non parla più la vostra lingua o non si sforza di venirvi nemmeno più incontro.
Magari non vuole. O non può. O non sente.
O forse semplicemente è Tempo per voi di "dirigervi altrove".
Accorgetevi però. Siate onesti e sinceri. Con voi e con l'Altro.
Buon "passaggio epocale". E' il Secondo Varco. E' il più potente di tutti.
Forte. Deciso. Compatto. Esplosivo.
E' la fine dei Tempi. L'ennesima. Ma più "umana" che mai.
Mirtilla Esmeralda
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marcoleopa · 2 months ago
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Monreale, Bologna, Abiategrasso, Milano, Roma, Messina
Ahinoi, non è un itinerario di viaggio da dedicare alla conoscenza dei luoghi, ma, un viaggio senza ritorno degli ultimi fatti di cronaca nera, dove illegalità, sopraffazione e violenza giovanile, la fanno da padroni.
Violenza giovanile che, per assurdo, è in costante aumento, rispetto al numero complessivo di omicidi commessi nel territorio italiano.
A guardar bene, la violenza giovanile interessa tutto lo stivale, con le sole differenze in termini numerici.
Violenza gratuita, senza alcuna matrice ideologica (dalla caduta del muro di Berlino, alle ideologie sono subentrate le idealità, tanto vaghe quanto inconsistenti), cha hanno un comune denominatore nella fascia d'età dei rei confessi: dall'adolescenza alle prima metà dei trentenni.
Altro dato inquietante, muoiono per cause futili i ventenni, i cui pari età, appena 80 anni addietro, con la propria vita e IDEALI, hanno liberato l'Italia dalla dittatura.
Comprendere le motivazioni del malessere, anzi decifrarne il linguaggio, è impresa ardua, perchè i reati, sebbene commessi, spesso e in gruppo, sembrerebbero derivare dal generale disorientamento dato dalla crisi dei valori della nostra società e dall'affermarsi dei disvalori dei ruoli sociali che la realtà virtuale amplifica, distantissimi però dalle ideologie politiche degli anni 70 del secolo scorso.
Per capire uno degli aspetti dei disvalori, basta dare uno sguardo alla normalizzazione della violenza nei videogiochi, che porta ad una percezione distorta della realtà, senza che la soluzione pacifica del conflitto, sia presa in considerazione dai programmatori come una variabile.
La violenza è la soluzione del conflitto. La sopraffazione dell'altro, anche cagionandone la morte, è moralmente accettata. E, dal gioco, alla realtà, il passo è brevissimo, ma, senza l'opportunità di poter resettare e ritornare al punto di partenza.
Afferma S. Rossi - psicopedagogo che, la narcisizzazione della società, cioè "la cultura dei selfie tende a specchiare sé stessi trasformando l'altro in un'Eco, dove sono imperativi esistenziali i propri bisogni, i propri interessi e i propri desideri e..., questa incapacità di vedere l'altro e di sentire il dolore nel proprio cuore, fondamentalmente scatena una violenza senza freni, in cui l'altro deve essere spezzato nel segno di quelli che sono i propri interessi".
Continuiamo così, verso la catastrofe generale.
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empito · 4 months ago
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In certi momenti, il mondo sembra perdere il senso del dialogo autentico, lasciandoci soli in una marea di parole vuote e sguardi distratti. Mi ritrovo a vagare tra le strade eleganti e rumorose della città, immergendomi in un silenzio che pesa e rimbomba nel petto. È come se, nonostante il frastuono che ci circonda, vi fosse una costante mancanza di orecchie pronte a carpire il sussurro più sincero dell’anima. Durante le ore inoltrate della notte, quando le luci si affievoliscono e il tempo pare rallentare, ogni parola sembra indirizzata a un eco assordante anziché a un ascolto attento. Le mie emozioni si svelano come pagine di un libro mai completamente letto, disperse in un vento di superficialità che non si ferma a comprendere né a condividere. In questo universo di volti frettolosi e discorsi preconfezionati, mi accorgo con dolore che il vero ascolto è una rarità, un dono prezioso che spesso resta inascoltato. Il mio cuore, come una fragile melodia, anela a quella presenza in grado di oltrepassare l’apparenza, di ascoltare il palpito interiore nascosto tra il rumore delle convenzioni quotidiane. È un desiderio che brucia silenzioso, una speranza fatta concreti piccoli attimi in cui qualcuno riesca a intravedere la luce dietro il velo dei miei silenzi. A volte, mi sembra di essere un invito muto a chi sa leggere tra le righe, un libro aperto esposto al vento di chiudersi nell’indifferenza. Eppure, nella consapevolezza di questa solitudine d’ascolto, c’è anche una bellezza struggente. Ogni esperienza, per quanto dolorosa, mi insegna a rischiare la mia vulnerabilità, a esprimermi con la sincerità di chi anela a un legame vero. In questo viaggio fatto di attimi rubati e silenzi che parlano, continuo a sperare che un giorno una voce attenta saprà accogliere la mia storia, leggendo il mio cuore senza timore, trasformando l’indifferenza in una rara poesia di comprensione e affetto.
Empito
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occhietti · 1 year ago
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Un bambino risponde grazie perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso in cui lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia. Non sostituirti a lui. Ricorda che la sua implicita richiesta è: aiutami a fare da solo.
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele. Purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo, più tardi, di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.
Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell���aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.
Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così, è una frase da non dire…
Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci. Provate a portarlo il più possibile nella natura.
Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo non è mal vestito, ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande. Ricorda che le tue parole sono davvero importanti. Meglio un questo non lo so se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore. Lo legge attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato. Spiegagli perché sei triste. Lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile. Vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre, non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono.
Onoriamolo con cura.
- Giorgio Gaber
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