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#Comunicazione profonda
klimt7 · 1 month
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Nature is a language, can't you read?
Nature is a language, can't you read?
So ask me, ask me, ask me
Ask me, ask me, ask me
Because if it's not love
then it's the bomb, the bomb
The bomb, the bomb, the bomb, the bomb
That will bring us together
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Ask
THE SMITHS
youtube
Shyness is nice and shyness can stop you
From doing all the things in life you'd like to
Shyness is nice and shyness can stop you
From doing all the things in life you'd like to
So if there's something you'd like to try
If there's something you'd like to try
Ask me, I won't say no, how could I?
Coyness is nice and coyness can stop you
From saying all the things in life you'd like to
So if there's something you'd like to try
If there's something you'd like to try
Ask me, I won't say no, how could I?
Spending warm summer days indoors
Writing frightening verse to a buck-toothed girl in Luxembourg
Ask me, ask me, ask me
Ask me, ask me, ask me
Because if it's not love
Then it's the bomb, the bomb
The bomb, the bomb, the bomb, the bomb, the bomb
That will bring us together
Nature is a language, can't you read?
Nature is a language, can't you read?
So ask me, ask me, ask me
Ask me, ask me, ask me
Because if it's not love, then it's the bomb, the bomb
The bomb, the bomb, the bomb, the bomb, the bomb
That will bring us together
If it's not love, then it's the bomb
Then it's the bomb that will bring us together
So ask me, ask me, ask me
Ask me, ask me, ask me, oh
Mm-da-da-da-da-da-dum
Mm-da-da-da-da-da-dum
Mm-da-da-da-da-da-dum
Da-da-da-da-da-dum
Da-da-da-da-da-dum
Da-da-da-da-da-dum
Da-da-da-da-da-dum
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IL RACCONTO DELL'IMMAGINE - di Gianpiero Menniti
L'ALIBI E IL MUTAMENTO
La ricerca possiede un alibi: la verità.
La sua apparizione lascia alle spalle l'euforia della scoperta, ma anche una profonda, misteriosa nostalgia del viaggio.
Fino a quando il sentimento di malinconia diviene una traccia improvvisa: dalle strade della mente rimaste inesplorate l'unica verità ad emergere è la sensibile presenza di un mutamento del sé.
Mutamento talmente radicale da condurre a una conclusione sorprendente quanto vana: la conoscenza non ha altro scopo che noi stessi.
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smokingago · 1 year
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Non bisogna mai sottovalutare il desiderio… in una coppia (qualsiasi nome abbia). Perché l’amore senza desiderio è fuoco senza fiamma: non scalda mai abbastanza. Perché sentirsi desiderati ha parecchio a che fare con l’essere riconosciuti, con l’auto-stima, con l’accettazione e con la VITA stessa. Perché l’amore dei gesti e dei corpi è una componente essenziale dell’intimità e racconta parecchio della profonda comunicazione tra due essere umani. Perché desiderio e complicità viaggiano a braccetto e l’amore - da solo - si trasforma in familiarità. Che non sempre basta per “sentirsi due”.
Che non sempre basta. Punto.
Letizia Cherubino
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blacklotus-bloog · 3 months
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Non bisogna mai sottovalutare il desiderio… È una chiave di comunicazione potente. Alimentarlo, nella reciprocità, apre canali di complicità che conducono alla vera intimità, alla conoscenza più profonda, al farsi del bene in uno scambio crescente di energie positive. “Ti desidero” è il più potente afrodisiaco di parole al mondo. Perché il desiderio dell’altro non è semplice calamita di corpi, è viaggio di anima e sensi, dove il piacere è solo piccola parte di un percorso che ha parecchio a che fare con l’accettazione, l’accoglienza, il riconoscimento. Mani, bocca, pelle, profumi e odori… tutto spalancato verso l’altro. Tutto ricettivo e in grado di trasmettere le mille forme dell’amore. Desiderate! DESIDERATEVI! Non è meno importante di amare.
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LETIZIA CHERUBINO
Buona serata 🥂
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susieporta · 5 months
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Quattro di Denari.
"Io ti libero dal mio senso di perdita".
Ci sono delle esperienze di relazione che non ci siamo mai concessi di vivere con onestà.
In particolare nella dimensione della coppia.
Memori di antiche sofferenze e tradimenti, la maggioranza delle relazioni ruotano intorno ad un senso di perenne "disillusione", mista ad aspettativa e controllo.
In quest'ottica "non è concesso sbagliare", allontanarsi dallo "schema madre", portare ad evoluzione le energie che vogliono trasformarsi. E neppure ripristinare le originali condizioni di connessione.
Non si riesce proprio a considerare la possibilità che ci si possa amare senza il doloroso bisogno di "controllare l'esperienza dell'altro".
Non si coltiva la fiducia reciproca. Né il confine sacro dei rispettivi spazi evolutivi.
Si controlla costantemente l'altro attraverso la sotterranea o manifesta svalutazione, il giudizio, la sottile imputazione della colpevolezza: "Io sto male perché tu non mi vedi, non ti curi di me, non mi sostieni, non mi ami abbastanza".
O al contrario: "Mi stai troppo addosso. Mi togli l'aria".
O ancor peggio: "Io vedo ciò che mi interessa vedere. Io amo il mio bisogno, non la tua essenza",
Tutto ruota intorno a modelli idealizzati, derealizzati, finti, recitati e definitivamente lontani dalla realtà delle cose.
Quante fratture crea la disfunzione di comunicazione! Quanti traumi irrisolti nella sfera emotiva! Quante incomprensioni e accuse!
Amare è un atto di pura accoglienza.
Ed è una profonda scelta d'Anima e di Cuore.
Si ama cio che è. Non ciò che vorremmo che fosse.
Ed è umanamente complesso.
Perchè ci hanno ingabbiato nell'aspettativa del "per sempre", nella vergogna del tradimento, nella favola della principessa salvata dal principe, nella triste e depauperante sensazione che evolvere e lasciare andare una relazione sia un atto di feroce e crudele disamore.
Evolvere è fondamento della natura umana. Cambiare, crescere, scoprire nuove parti di noi stessi, manifestare nuovi desideri.
Non tutte le relazioni debbono forzatamente durare "per sempre".
L'Amore dura per sempre. Non la relazione.
E l'Amore sente sempre quando il compito evolutivo condiviso è concluso.
Quando è necessaria una separazione per poter permettere ad entrambi una nuova esperienza di se stessi.
Il "per sempre" è nel Cuore.
Se hai amato veramente qualcuno, seppur la relazione fosse minata dalla classica dinamica distruttiva e disfunzionale, quella memoria affettiva ed emozionale non morirà mai.
Perché amare è un atto interiore potente e personale, non appartiene all'altro. Ma a noi stessi.
E come tale ritorna sempre a chi l'ha generato. Sempre.
Perciò lasciate che tutto si rompa quando è destinato a concludersi, quando l'esperienza ha esaurito la sua funzione.
Non è negando l'Amore che si passa oltre, ma riconoscendo la fine di un viaggio insieme.
Ciascuno dovrebbe benedire la strada che l'altro ha scelto di percorrere lontano da noi.
E riempire d'amore e di curiosità la propria.
Ci sarà un momento in cui le Anime si re-incontreranno e si inchineranno l'una all'altra, come segno di rispetto e di devozione reciproca all'altrui spazio evolutivo. Senza giudizio, senza rancore, senza recriminazione. Con Amore, Riconoscimento e tanta tanta Gratitudine per l'esperienza condivisa.
Forse non subito. Non adesso.
Ma accadrà.
Perché non siamo qui per soffrire o per sacrificare i nostri Doni alla gabbia sistemica.
Siamo qui per manifestare la nostra Bellezza.
Per risplendere dei nostri Doni.
Per sperimentare attraverso l'Altro la nostra crescita ed evoluzione.
Per spronare chi amiamo a sentirsi libero di vivere, di sperimentare, di espandere il proprio sogno interiore.
Non certo prigioniero e costretto ad asservirsi alla nostra Ferita.
A quella ci pensiamo noi. Siamo adulti.
In una reciprocità che non ricatta, non sminuisce, non spegne il fuoco interiore.
E' per pochi.
Ma sarà per molti.
Si chiama Amore.
Mirtilla Esmeralda
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E così gradualmente si accendeva, a metà strada lungo la spina dorsale, sede dell’anima, non quella piccola e vivida luce elettrica che chiamiamo intelligenza vivace, perché esplode e si spegne sulle nostre labbra, ma l’incandescenza più profonda, sottile e sotterranea che è la fiamma giallo brillante della comunicazione razionale. Senza fretta. Senza scintille. Senza dover essere altro che se stessi.
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Virginia Woolf
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fashionbooksmilano · 4 months
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Moda arte/storia/società
Grazietta Butazzi
ricerca iconografica di Marilea Somaré
Gruppo Ed.Fabbri, Milano 1981, 280 pagine, 22x30cm, prima edizione
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
“Scopo di questo libro non è una storia della moda o l’analisi di alcuni elementi della moda; bensì la ricerca di quelle strutture economiche, storiche, politiche, culturali che fanno il ‘sistema-moda’ dall’inizio dell’età moderna ai giorni nostri. All’interno dei vari capitoli quindi si disegna una mappa degli elementi significativi per il cambiamento o per conservazione della società che si specchia e si rappresenta nella moda: la società dei potenti e dei ricchi, dei colti borghesi quindi, quella governata dalla comunicazione di massa, oggi. Le costanti e le mutazioni della moda vengono qui colte soprattutto attraverso il montaggio delle immagini, che visualizza i momenti di sincronia espressiva in situazioni temporali anche molto distanti, o quelli di contrapposizione in situazioni temporali molto contigue.”
Per più di quarant'anni, Grazietta Butazzi si è occupata di storia del costume con una profonda conoscenza degli aspetti materiali dei manufatti e con una costante attenzione agli intrecci fra la moda, la società, la cultura, il potere, la quotidiana vita delle donne. Il metodo di studio da lei elaborato ha contribuito a formare una generazione di ricercatori e a creare le basi di una "scuola italiana" negli studi sulla storia moda
18/01/22
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amamiofacciouncasinoo · 7 months
Note
Cosa ti hanno insegnato le tue vecchie relazioni?
Beh che dire.
Sicuramente tante cose, di sicuro ho tratto innumerevoli insegnamenti, una vera e propria scoperta interiore. Nei momenti in cui le ho vissute erano veri e propri legami profondi, mi hanno donato preziose lezioni che non dimenticherò mai.
Innanzitutto, ho imparato che l'amore, sebbene possa essere un sentimento potente e affascinante, non è sempre eterno. Ho vissuto momenti di felicità intensa, ma anche periodi di profonda tristezza. Ho sperimentato delusioni e tradimenti, ma sono queste esperienze che mi hanno “forgiato” e mi hanno aiutato a crescere. Ho capito che le relazioni sono dinamiche complesse, fatte di alti e bassi, ma che possono essere una fonte inesauribile di qualsivoglia emozione. Il valore della pazienza. Nel corso del tempo ho imparato a aspettare, a dare alle persone la possibilità di cambiare e di crescere, a comprendere che ogni individuo ha i propri tempi e i propri percorsi. La pazienza mi ha insegnato a non giudicare troppo in fretta e a essere tollerante nei confronti degli altri.
La comunicazione è stata un altro pilastro fondamentale che ho imparato a valorizzare. Ho compreso quanto sia importante esprimere i propri pensieri, sentimenti e bisogni in una relazione. La mancanza di comunicazione può portare a fraintendimenti e tensioni, mentre una comunicazione aperta e sincera può rafforzare i legami e risolvere i conflitti.
Ma forse la lezione più importante che ho imparato è stata quella di essere me stessa, di essere autentica. Ho capito che cercare di essere qualcun altro o di conformarsi alle aspettative degli altri non porta che a insoddisfazione e infelicità. Ho imparato a lasciare andare. Ho capito che si possono commettere errori. Io stessa ho sbagliato e ferito. Ho imparato a non portare rancore. Le relazioni dovrebbero essere un luogo in cui possiamo essere veri, senza paura di essere giudicati.
Se mi guardo indietro, lo faccio con gratitudine e comprensione. A volte con nostalgia. Ma non mi pento di nulla. Le cicatrici e i sorrisi che ho accumulato nel corso degli anni fanno parte di chi sono diventata.
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chez-mimich · 8 months
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IO CAPITANO
Ci sono film che sembrano non avere un regista, non perché il regista non abbia talento, ma perché sa farsi invisibile, sa nascondersi senza voler mostrare ad ogni costo la sua cifra stilistica, a tutto vantaggio della storia raccontata con le immagini. Questa volta però il soggetto della storia raccontata sembra uscito da un notiziario della sera, ma con l’epica drammaticità che solo il cinema sa mettere in campo. “Io capitano” di Matteo Garrone è un film che mette i brividi nonostante tratti di vicende che tutti conosciamo nel loro dipanarsi, ma che tutti cerchiamo di rimuovere dalle nostre coscienze. Due giovani ragazzi Seydou e Moussa, da Dakar in Senegal, intraprendono il loro viaggio della speranza che dovrà portarli in Italia e in Europa e paradossalmente il resto del film potrebbe anche non essere raccontato, poiché è facilissimo immaginarlo coniugando le informazioni fornite dai mezzi di comunicazione: la fuga dalla propria famiglia, i trafficanti di essere umani, gli stratagemmi, il deserto da attraversare, i predoni, le torture, le prigioni e, infine, quel Mediterraneo che fu chiamato non a caso dagli antichi “mare nostrum” e che i migranti potrebbero ribattezzare “mare monstrum”. Il film ha una dirompente e travolgente carica emotiva e ha la capacità di catapultare lo spettatore a fianco dei due protagonisti, facendocene percepire l’indomita volontà, la profonda umanità, ma anche le indicibili sofferenze, dal dolore delle membra percosse al bruciore della pelle torturata e brutalizzata, l’immane fatica dell’attraversamento del Sahara, la sete, il sudore…È indubbiamente questo che porta in dote la straordinaria pellicola di Matteo Garrone, cioè la sapienza di saper trasformare quelle che nelle nostre coscienze sembrano ormai essere “flatus vocis”, come i termini di “migrante”, “scafista”, “clandestino”, in qualcosa di tangibile. Il film non racconta solo una storia tra le tante, racconta la Storia, che non è fatta solo di politici, condottieri, generali, ma di persone senzienti che nutrono sentimenti e che hanno bisogni e necessità impellenti che è loro diritto cercare di soddisfare. Chi è un “clandestino”? Clandestino rispetto a chi? E chi è un “irregolare”? Irregolare rispetto a cosa? Era una domanda che aleggiava anni fa in una famosa canzone di Manu Chao. Il regista, senza alcuna necessità di esporre tesi o di supportare teorie o teoremi, ce lo dice con immagini chiare e dialoghi serrati (in lingua originale), senza troppi compiacimenti estetici. Non ci racconta di eroi (“Sfortunato quel popolo che ha bisogno di eroi” ammoniva Bertolt Brecht), ci racconta di anime e corpi che cercano il loro spazio vitale e che per trovarlo devono lasciare il loro sterminato continente, sfruttato da secoli dalle nostre civiltà (o inciviltà) capitaliste ed imperialiste. A fermare questo esodo non saranno certo qualche volenterosa signora della politica italiana o europea, né tantomeno qualche “capitano” da operetta. L”esodo” o “l’invasione” come ce lo fa immaginare la nostra cattiva coscienza, si fermerà solo quando verrà dispensata a quelle genti quel minimo di giustizia sociale che le nostre politiche ancora non considerano tra i diritti umani.
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klimt7 · 1 year
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Donne. Uomini. Sentimenti.
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Una donna è a suo agio nel parlare di sentimenti, perchè li conosce, li sa maneggiare, non li teme. È in un territorio familiare, conosciuto.
Per gli uomini, (salvo eccezioni), è diverso.
Spesso si sentono in trasferta... su un terreno oscuro, scivoloso, complesso. Spesso ignorano del tutto, quella che si potrebbe chiamare " la geografia dei sentimenti" o "la geografia di sè". Mancano di strumenti per illuminare e comunicare questa parte della realtà. È un dato di fatto concreto, tangibile.
Questo, il problema. Che dipende in parte da un tabù culturale e anche dalla educazione ricevuta fortemente condizionata dal modello patriarcale delle nostre attuali società.
Il risultato è una sorta di analfabetismo. Un gap nella capacità di maneggiare le emozioni, la comunicazione profonda, e in definitiva, le relazioni.
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arcobalengo · 2 years
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Ancora san Piero
Dal Prof. Paolo Bellavite
In morte di Angela ricevo da un medico il quale mi ha autorizzato alla pubblicazione
Piero Angela fu il re dei divulgatori scientifici. Il livello della sua comunicazione fu tale che collezionò un incredibile numero di lauree ad honorem (lauree con corso legale, come amava sottolineare), oltre che riconoscimenti del Presidente della Repubblica ed onorificenze internazionali.
In uno dei suoi libri (Premi e Punizioni), Angela spiega il processo di condizionamento delle masse e lo scopo della divulgazione scientifica che è quello di rendere docili le persone alle scelte politiche. Sono pochissime le persone che si possono permettere di parlare con tanta franchezza.
Venti anni fa, ebbi l’opportunità di seguire da vicino, per quattro anni, il primo dei tre processi in cui fu incriminato per diffamazione. Il motivo fu una puntata di Superquark finalizzata a distruggere l’immagine dell’Omeopatia, in nome di una razionalità farlocca che i telespettatori avrebbero preso per “scientifica”. Niente di nuovo per il Nostro, che aveva già in passato trovato modi geniali per falsificare la verità, godendo del massimo dell’impunità.
Ricordo che una volta il giudice gli chiese “ma perché non ha messo nella trasmissione almeno un contraddittorio?” E lui, da imputato (ripeto, da imputato) dice al giudice: “ma LEI SI RENDE CONTO? Io rispondo ad una comunità scientifica che non accetterebbe che io dialoghi con l’Omeopatia”. Gli impliciti di questa affermazione sono talmente gravi che non ho il coraggio di commentarli.
Chi fossero gli amici di Angela, fu chiaro durante il processo (tutti i premi Nobel, tutta la nostra editoria che conta, e molto altro), difeso dallo stesso avvocato di Andreotti, faticò un po' ad essere assolto in primo grado, tanto che il PM stesso ricorse in appello contro la sentenza chiedendo la condanna. Poi le cose andarono spedite, il suo reato fu derubricato, e fu velocemente assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Cioè, diffamare una Medicina legittima ed i medici che la praticano non costituisce reato. Anche questo è un implicito che meriterebbe una riflessione profonda.
Angela incarnò il concetto stesso di “scienza ufficiale”, il che è evidentemente un assurdo in termini, perché la scienza è libera, ed ”ufficiale” è solo il suo fantasma aleggiante sulle masse, utilizzato dalle Istituzioni, al quale nessuno si può sottrarre. Quella scienza che Latour afferma serva a sostituire la realtà nella mente delle persone. Senza che le persone, ovviamente, se ne rendano conto.
Vista la altezza ineguagliabile della sua professionalità, si potrebbe pensare all’istituzione di un “Premio Angela” che vada assegnato a quel “divulgatore scientifico” che, seguendo la sua scia, sappia in qualche modo portare avanti la sua missione sociale.
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"La Setta degli Elementi"
Il calderone celtico
Cernunnos
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Il calderone celtico può essere considerato come il perno attorno cui gira l’apparato simbolico della mitologia celtica.
Il calderone è lo strumento per eccellenza dell’arte magica.
Al suo interno si producono i sortilegi che hanno il potere di trasformare la realtà.
Viene considerato una fusione dei quattro elementi di Acqua, Fuoco, Aria e Terra.
I Celti ne facevano il protagonista dei rituali, tipicamente celebrati in occasione dei solstizi ed equinozi. La finalità era raccogliere offerte, petizioni, simboli, e bruciare in esso tutto ciò che si voleva allontanare dalla vita terrena.
Secondo la tradizione, il calderone è fatto di ferro e si appoggia su tre piedi. Il primo simbolo che troviamo sta proprio nella sua stessa conformazione. Si tratta, infatti, di un’allegoria della trinità della Grande Dea.
- La Giovane, vergine e pura, è simbolo del nuovo inizio.
- La Madre, fertile e feconda, rappresenta la vita nel suo pieno sviluppo.
- La Vecchia è simbolo di saggezza, delle esperienze e conoscenze accumulate durante l’esistenza che sta per giungere al termine.
Si tratta, quindi, di una rappresentazione ciclica dei tre passaggi di nascita, vita e morte.
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Cuore dell’alchimia, il calderone celtico simboleggia innanzitutto i momenti di grande passaggio.
Rinnovamento, cambiamento, resurrezione, consacrazione, sono tutti fenomeni e processi che hanno piena attinenza con le trasmutazioni realizzate in questo magico recipiente.
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Nelle leggende e storie popolari ed epiche, il calderone apporta benessere al suo proprietario.
La condizione necessaria, però, è che sia puro di cuore. Senza questa purezza, difatti, la magia del calderone non si può attivare e qualsiasi tentativo sarà vano.
Per chi sa usarne la magia in modo positivo, il calderone assurge a simbolo di abbondanza. Può dare cibo, ricchezza e anche restituire la vita.
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Un gran numero di calderoni celtici sono stati trovati sui fondali dei laghi del nord.
Una coincidenza, o forse no, vista la profonda connessione del calderone con l’elemento Acqua.
In occasione dei sacrifici, infatti, questo oggetto dalle valenze magiche veniva gettato in un lago.
Il significato era simbolico: augurare un nuovo inizio e quale luogo migliore se non nell’acqua fonte di vita e inizio di tutte le cose.
Quest’immagine era così importante per i Celti che gli stessi mari e oceani erano considerati come enormi calderoni.
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Cernunnos è il dio della natura, signore degli animali, della caccia, degli alberi e della fertilità.
Le prime rappresentazioni conosciute di Cernunnos furono rinvenute nella Val Camonica, nel nord Italia, ma le scene più famose raffiguranti Cernunnos, circondato da vari animali, si trovano sul Calderone di Gundestrup
Le incisioni italiane rinvenute in Val Camonica mostrano una figura umana con corna di cervo, che reca in una mano qualcosa di molto simile a un torques, gioiello simbolo di nobiltà fra i Celti, e nell’altra un serpente ritenuto simbolo di rinnovamento e di rigenerazione.
Cernunnos è considerato come un tutt'uno con le pietre, le piante, gli animali, gli esseri umani, con le gerarchie angeliche e il ciclo delle stagioni, nonché, colui che favorisce la comunicazione con ogni spirito della natura.
Viene raffigurato in forma maschile, metà uomo, metà cervo, con una folta barba e corna di cervo alle quali vengono attribuiti poteri quali la rigenerazione delle foreste.
Solitamente viene rappresentato seduto su di un tronco d'albero o in mezzo all'erba, con le gambe incrociate.
Un altro nome ad egli associato è "il Dio verde" o Pan.
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Quanto è facile tacere, essere calma e obiettiva con gli esseri che in realtà non mi interessano, al cui amore o amicizia non aspiro. Allora io sono calma, cauta, perfetta padrona di me stessa. Ma con i pochissimi che mi interessano … Lì sta l’assurda questione: sono un tumulto. Da lì proviene la mia assoluta impossibilità di sostenere l’amicizia con qualcuno mediante una comunicazione profonda e armoniosa. Tanto mi do, mi affatico, mi trascino e mi sfinisco che non vedo che l’istante per potermi liberare da questa prigione tanto voluta. E se non giunge la mia stanchezza, arriva quella dell’altro, pieno di astio per tanta esaltazione e presunta genialità, e se ne va in cerca di qualcuno che è come io sono con la gente che non mi interessa.
Alejandra Pizarnik, Diari
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ethanacquarius · 15 days
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· · ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀         ⤹         𝐞𝐭𝐡𝐚𝐧 𝐡𝐮𝐠𝐡𝐞𝐬 ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀ ⠀ ‧‧‧‧  ᴄᴜʀʀᴇɴᴛ ᴍᴏᴏᴅ › ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀manhattan, ny ‧‧‧ 30.04.2024               ─── ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ     Odore pungente s'avvertiva nella quiete di un attico custode di un uomo e dei suoi più profondi pensieri. Lentezza nei movimenti, nella mano che accarezzava la capa, la parte più superficiale, e gustava il puro habano nella sua interezza. Pacifico era il suo animo, quieto il suo respiro, come lo sguardo volto verso l'imbrunire accompagnato dalle luci che parevan stelle. Ecco la sua ricerca di connessione, la comunicazione con quell'io così profondo che nessuno avrebbe potuto raggiungere. Il gusto del tabacco unito a quello del liquido ambrato, erano i più fedeli compagni di un uomo la cui solitudine danzava attorno. ㅤㅤ                𝐶'𝑒̀, 𝑛𝑒𝑖 𝑔𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑒𝑛𝑡𝑖,       𝑑𝑒𝑔𝑛𝑖, 𝑚𝑖𝑠𝑢𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑓𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑖𝑔𝑎𝑟𝑖,       𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑒𝑟𝑖𝑚𝑜𝑛𝑖𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑟𝑒       𝑢𝑛 𝑟𝑖𝑡𝑚𝑜 𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎𝑡𝑜       𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑠𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑟𝑒       𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖𝑐𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑠𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜. ㅤㅤ          Comunicazione silenziosa, velata, con un interlocutore tanto ermetico da non riuscire a carpirne volontà. Cadenzata è l'arte tramandata di padre in figlio, passione che viene alimentata, studiata, la quale necessitava tempo, dedizione e poi ancora accortezza. Sicuro è poi il gesto dell'uomo nell'accarezzare la parte più profonda del sigaro, la tripa, profondo è lo sguardo ceruleo dell'uomo come se in quella routine risiedesse tutta la pace che la sua anima scura richiedeva.
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susieporta · 2 years
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Quando ci avviciniamo a qualcuno ricordiamo che nella reciproca conoscenza la maggiore energia di esplorazione, condivisione, ascolto e comunicazione è nello spazio del cuore. La mente può gestire, programmare, decidere, scegliere gesti e parole, ma conosciamo davvero chi abbiamo davanti solo attraverso il cuore e la sua profonda vibrazione intuitiva.
Mariagiovanna Luini
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bitcoinreportitalia · 26 days
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🌟 Durov contro la sorveglianza: l'intervista shock e il nuovo canale Telegram
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🌟 Un paladino della privacy alza la voce
🌟 Nel corso di un'intervista esclusiva con Tucker Carlson, il fondatore di Telegram, Pavel Durov, ha denunciato l'intensificarsi della sorveglianza da parte dei servizi segreti statunitensi sulla sua piattaforma. Durov, da sempre paladino della privacy e della libertà di espressione, ha espresso profonda preoccupazione per le crescenti pressioni volte a limitare la libertà di comunicazione online.
🌟 Un nuovo canale per la lotta contro la sorveglianza
🌟 Per contrastare questa minaccia alla privacy, Durov ha annunciato la creazione di un nuovo canale Telegram dedicato alla lotta contro il controllo statale e la difesa dei diritti individuali.
🌟 Questo canale sarà un punto di riferimento per tutti gli attivisti e i cittadini che desiderano rimanere informati e mobilitarsi contro la sorveglianza di massa.
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