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#DISTOPIA TECNOLOGICA
dominousworld · 7 months
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DISTOPIA TECNOLOGICA
di Mike Plato CON LA TECNOLOGIA STIAMO RINUNCIANDO ALLE NOSTRE POTENZIALITA E LE STIAMO DELEGANDO ALLE MACCHINE…. IMMAGINIAMO CHE MATRIX SIA L’ANTEFATTO DI DUNE (TERMINATOR LO È DI MATRIX, UNA FASE EVOLUTIVA DI SKYNET) ….LADDOVE POSSA ESSERE IL NOSTRO POSSIBILE FUTURO Questo dialogo, tra Paul e la Reverenda Madre Bene Gesserit, non è stato inserito nel film di Villeneuve… “Disse Helen Moyan:…
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Di Sport Utility Vehicle oramai le nostre strade sono piene
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I SUV oggi rappresentano le vetture più guidate, e senza ombra di dubbio anche quelle più desiderate, dagli automobilisti contemporanei. Ruote alte, carrozzeria super muscolosa e degli interni super spaziosi; insomma, il top della proposta automobilistica, no? Ah, e poi bisogna aggiungere anche una dotazione tecnologica che con il passare degli anni si fa sempre più sofisticata e un livello di sicurezza da vere e proprie casseforti con quattro ruote. Oramai di questi Sport Utility Vehicle, questo il nome completo, ce ne sono a bizzeffe e sempre di più. Ma tra tutti questi, il più atteso dell’anno arriva dalla lontana Cina. E sì, sembra strano, ma il cinese Omoda 5 è pronto a conquistare il mondo, e anche voi! Arriva dalla Cina ma è destinato a conquistare il mondo intero, partendo dall’Italia. Ecco Omoda 5… Un SUV proveniente dalla Cina che getta in subbuglio gli automobilisti di mezzo mondo, inclusi quelli Italiani. Uno scenario che solamente pochi anni fa, anzi pochi mesi fa, per essere ancora più realisti, appariva quasi come un’utopia, o meglio una distopia. Ma che da ora in poi potrebbe rappresentare la normalità. Infatti, a quanto pare, bisogna abituarci velocemente a questi modelli cinesi; prima di tutto perché il mercato di Xi Jinping sta crescendo sempre di più, secondo perché la qualità di queste vetture (pare) essere migliorata a dismisura, e terzo perché con la transizione elettrica si va ad avvantaggiare, e nemmeno di poco, l’export del grande Paese Rosso. Noi ovviamente non sappiamo se quest’ultimo punto sia stato preso o meno in considerazione quando nei piani altri dell’UE si è iniziato a gridare a grande voce “Elettrico! Elettrico!” e “2035!”; lungi da noi gettare ombre su una tale decisione ambientalista. Fatto sta che la produzione occidentale ora deve fare fronte anche a questa questione. E mentre in Europa si studia una via per un mercato “sano”, le auto cinesi stanno letteralmente invadendo il vecchio continente; queste forti di un’estetica innovativa e soprattutto di listini decisamente più bassi rispetto alle altre automobili. Auto, quelle cinesi, che pian piano stanno facendo breccia nei cuori degli automobilisti d’occidente. E dunque, riallacciandoci al discorso iniziale, non c’è nulla di cui stupirsi se l’auto più attesa dell’intero anno risulta essere una vettura nata a Wuhu, provincia di Anhui. Stiamo parlando di Omoda 5; modello nato dall’omonimo marchio (Omoda), fondato come sotto-brand da Chery Automobile, una delle più grandi case automobilistiche del Paese asiatico, nel 2022. Un SUV in grado di creare un’attesa a dir poco unica qui in Italia. Infatti, il debutto in terra nostrana di Omoda 5 è atteso a momenti quasi; e questo debutto rappresenterà il primo contatto del macchinone di Wuhu con l’intero vecchio continente. Ecco spiegati, dunque, le ragioni di una tale attesa. Tutti sono curiosi di toccare con mano il nuovo prodotto dell’automotive cinese; e solo così si potrà rispondere ai dubbi esistenziali che da sempre aleggiano su questo settore asiatico. Ma intanto, non ci resta far altro che scoprire questo attesissimo SUV! Sì, Omoda 5 ha tutte le carte in regola per rubare la scena, anche quella occidentale; e tranquilli, nelle prossime righe vi sveleremo tutti gli assi nella manica di questo particolare SUV Made in China. Partiamo dalle dimensioni allora; le misure di Omoda rispecchiano quelle di un classico B-SUV, così vengono chiamati adesso i crossover, che vanno tanto di moda di questi tempi. Si tratta, infatti, di una lunghezza di 4,40 metri per una larghezza di 1,83 metri e un’altezza di 1,58 metri. Mentre il passo, ovvero la distanza tra le ruote anteriori e quelle posteriori è pari a 2,63 metri; una misura in grado di garantire un abitacolo abbastanza ampio per un comfort ottimale. L’estetica di questa vettura in alcuni dettagli cerca di sorprendere l’automobilista italiano, e occidentale. Se la livrea per la maggior parte rispecchia i canoni estetici occidentali, il frontale vuole certamente rappresentare un dettaglio esclusivo. Dettaglio caratterizzato dalla immensa calandra a rombi e dal grande logo Omoda presente (più o meno) al centro di essa. Altro dettaglio molto interessante è lo sviluppo posteriore del macchinone in questione, il quale cerca in qualche modo di offrire un’idea i coupé. Per quanto riguarda invece la motorizzazione; beh, in questo caso sono proposte due scelte differenti. Infatti per Omoda 5 è disponibile motore a quattro cilindri turbo da 1.5 litri con una potenza massima pari a 156 CV e e 230 Nm di coppia o un propulsore a quattro cilindri turbo da 1.6 litri da 197 CV di potenza, entrambi abbinati ad un cambio automatico CVT. Gli interni sono alquanto minimal e dotati di una tecnologia da non prendere certamente sotto gamba, con schermi digitali touchscreen dichiaratamente ispirati a quelli presenti a bordo delle Mercedes-Benz di ultima generazione. Ciò che sorprende è, invece, la grande e profonda dotazione di sistemi ADAS presenti in questo SUV. Anche in questo modo, dunque, i brand cinesi stanno cercando di attirare quanti più automobilisti europei, e dunque sempre più papabili acquirenti. Arriviamo, infine, alla nota dolente; vale a dire il prezzo. Omoda 5, in linea con gli ultimi rivoluzionati modelli cinesi, questi pronti per un’avventura in occidente, qui in Italia dovrebbe partire da una base pari a più o meno 35 mila euro. In futuro, però, è prevista anche una versione full electric che dovrebbe far aumentare ulteriormente il listino. Read the full article
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levysoft · 1 year
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After Work: trailer e foto del documentario di Erik Gandini
Liberamente ispirato dagli scritti sull’ideologia del lavoro di Roland Paulsen, ecco After Work, documentario in sala dal 15 giugno.
Arriverà nelle sale cinematografiche il 15 giugno l’interessante documentario After Work, diretto da Erik Gandini e liberamente ispirato dagli scritti sull’ideologia del lavoro di Roland Paulsen: vi mostriamo oggi il trailer italiano e le foto ufficiali.
Nel 2013, due ricercatori di Oxford hanno pubblicato lo studio “The Future of Employment” (Il futuro dell’occupazione), in cui hanno analizzato la possibilità che diverse professioni vengano sostituite da algoritmi informatici nei prossimi 20 anni. Questo studio, molto citato, è giunto alla conclusione che il 47% dei lavori statunitensi è ad alto rischio. Ad esempio, c’è una probabilità del 99% che gli addetti al telemarketing e i sottoscrittori di assicurazioni perdano il loro lavoro a favore degli algoritmi. Il 97% di probabilità che entro il 2033 i cassieri saranno sostituiti da macchine. Per gli autisti di autobus le probabilità sono l’89%. La maggior parte dei lavori esistenti oggi potrebbe scomparire nel giro di qualche anno. Man mano che l’intelligenza artificiale supera l’uomo in un numero sempre maggiore di compiti, sostituirà l’uomo in un numero sempre maggiore di lavori. Si profila un’era di disoccupazione tecnologica, in cui gli scienziati informatici e gli ingegneri del software ci toglieranno essenzialmente il lavoro, e il numero totale di posti di lavoro diminuirà in modo costante e permanente.
La nostra società è una società basata sul lavoro. Fin dall’infanzia ci viene insegnato ad essere orientati al risultato e a essere competitivi. Mentre impariamo a lavorare, tendiamo a mettere da parte tutti gli altri aspetti dell’essere umano. Ma possiamo pensare a un futuro diverso? Uno sguardo al futuro prossimo ci dice che nel XXI secolo potremmo assistere alla creazione della classe dei non lavoratori, caratterizzata da persone che si sentono irrilevanti, senza valore economico perché non possono fare nulla di meglio dell’IA o di un robot e, diventando sostituibili, potrebbero finire per essere privi di una forza politica collettiva.
Il dibattito sulle conseguenze di questa situazione è dominato da esperti di tecnologia ed economisti e spesso dipinto come una distopia fantascientifica: ciò che manca è la prospettiva umana, nel senso di uno sguardo a ciò che questo significherà per noi come esseri umani. L’approccio di questo documentario è quindi puramente esistenziale e mira a esplorare come saremo e cosa faremo quando non dovremo più lavorare. Il paradosso del lavoro è che molte persone odiano il proprio lavoro, ma sono molto più infelici se non fanno nulla. Oppure, sono infelici perché non guadagnano abbastanza? O perché c’è una pressione culturale intorno a loro? Attraverso storie contemporanee, in quattro diversi angoli del mondo, After Work porta allo spettatore utili elementi per disegnare scenari futuri, raccontando aspetti iperbolici e paradigmatici dell’ideologia, dell’etica del lavoro, del rapporto tra esistenza e lavoro, in – Kuwait, Corea del Sud, Stati Uniti e Italia – società con modelli di sviluppo molto distanti tra loro.
(via After Work: trailer e foto del documentario di Erik Gandini | Lega Nerd)
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charlievigorous · 2 years
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5G TRA GEOPOLITICA, MODELLO CINA, SATELLITI SPACEX, ROBOT E CASE DOMOTICHE: UN FUTURO (DISTOPICO) CHE RIDISEGNA LA SOCIETÀ | NoGeoingegneria
"...nell’Era Elettromagnetica di quinta generazione poggia su Big Data. Un futuristico grande fratello tra fantascienza e distopia, lì dove nemmeno George Orwell era finito in 1984. Il 5G si inserisce qui dentro, è il perno su cui gira l’interno sistema. “Nulla sarà più come prima”, nel 2018 il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. “Saranno i robot a salvare l’Uomo, ne miglioreranno la vita,” l’anno dopo Paola Pisano, Ministro dell’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Quando si parla di 5G, il più subdolo lato oscuro fuoriesce dalla diatriba medico-scientifica su cancerogenesi e pericolosi effetti sanitari, sconfinando nella riprogrammazione di un futuro iperdigitale sempre più d’estrema attualità. L’Internet delle cose punta infatti su geopolitica e cambio antropologico della specie per una missione senza precedenti nella storia..."
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majointernauta · 5 years
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Día 16 ~ #wild . John el Salvaje, el único sobre ese mundo feliz que parece conocer a #shakespeare . Un mundo feliz de Aldous Huxley . • • • #inktober #bravenewworld #inktober2019 #aldoushuxley #booklover #ilustracion #distopia #tecnologica #bookstagram #johnthesavage #book #leoycomparto #booknerdigan #challenge #clasico #instaread #readersofinstagram #bibliophile #bookish #bookworm #libros #read #bookstagramcolombia https://www.instagram.com/p/B4IFHXpla2S/?igshid=1ksd7x5sri8n3
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pleaseanotherbook · 3 years
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I PREFERITI DEL MESE #26: Febbraio
Febbraio è stato un mese strano, infinito e incastrato in una routine diversa e che mal si coniuga con le mie abitudini normali. Febbraio è stato tanto lungo quando scivolato nell’oblio tanto che a stento riesco a ricordarmi cosa è successo. La sensazione di essere in trappola fagocitata dalla certezza di essere nel posto più sicuro possibile. Un insieme di prospettive che hanno completamente ribaltato tutta la mia vita. Io, noi, e la certezza di non essere solo questo, di essere sempre molto di più. Le passeggiate al parco, i momenti a guardare incantata i gatti del balcone mangiare, i dolci di carnevale, il lavoro e le notti insonni e un conto alla rovescia che si è concluso molto più in fretta delle mie paure. E ora che marzo si dispiega radioso di fronte a me posso finalmente essere più serena, forse.
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Comunque, per cambiare le carte in tavola e dare una rinfrescata a questo blog, da inizio anno ho deciso di portare qui su questo spazio di web una delle rubriche che più mi piace guardare su Youtube e che sostanzialmente dimostra che non mi so inventare niente, ma che amo inglobare nel mio modo di essere espressioni, modi e idee che mi colpiscono l’immaginario. “I preferiti del mese” è un format che forse non si presta molto alla parola scritta ma ci proviamo, che tanto se non funziona lo facciamo funzionare a modo nostro.
Enjoy!
MUSICA
È bello avere la certezza che la musica non ti lascerà mai sola, che nonostante i mille imprevisti di giornate destinate a contorcersi in meccanismi poco soddisfacenti, pure puoi nasconderti nella certezza di avere delle note ad accompagnarti. Se da un lato le vecchie certezze non mi abbandonano mai la mia playlist abituale si è arricchita di nuovi titoli. Da un lato è uscita “Stay Alive” by JK dei BTS e prod Suga dei BTS colonna sonora del loro webtoon uscito lo scorso gennaio. Suga ha l’incredibile capacità di tirare fuori tutto il meglio degli artisti che produce (e ancora non ho capito perché non abbiamo Jin prod Suga che ci meritiamo, ma questo è un altro discorso) e JK beh è innegabile che sia un interprete molto bravo. Da Sanremo sono usciti diversi titoli interessanti ma il mio preferito è sicuramente il vincitore, "Brividi" di Mahmood & Blanco. Mahmood non è nuovo da queste parti e anche questa ultima canzone reca il suo marchio di fabbrica. Non vedo l’ora di vederli esibire all’Eurovision (che tra l’altro sarà trasmesso da Torino). Girando per caso su Spotify ho beccato “Honeybee” dei The head and the heart di cui mi sono innamorata a primo ascolto, come sempre. Ultimamente in radio ho ribeccato “City of blinding lights” degli U2 e sono tornata ad ascoltarla come se fosse la prima volta. L’altro giorno poi ero in giro a far compere con le mie amiche e Am mi ha illuminato su quanti anni sono passati e voi non lo volete sapere davvero, fidatevi. FIDATEVI.
LIBRI
Ammetto che in realtà a febbraio non ho letto tantissimo, ho preferito guardare cose, ma sono riuscita finalmente a leggere “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury che è uno di quei classici che mi hanno sempre guardato dalla libreria e che non ho mai avuto il coraggio di affrontare. Una distopia con al centro i libri che mi ha dato molto da riflettere. In realtà mi aspettavo qualcosa di completamente diverso. Ma questa è la trama: Montag fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall'incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.
FILM & SERIE TV
Ho visto tante cose a febbraio anche per sfuggire al peso di una situazione di convivenza parecchio in bilico. Ma in realtà vi voglio parlare di un drama che volevo vedere da una vita: Jirisan e devo dire che mi è piaciuto immensamente, il drama più bello che ho visto nell'ultimo periodo.
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Pieno di mistero e di colpi di scena mi ha tenuto incollata allo schermo fino all'ultimo secondo riuscendo a stupirmi anche dopo che pensavo di aver capito tutto. E se l'ho iniziato a vedere perché nella soundtrack compare uno dei primi solo project del mio adorato Kim Seokjin, poi mi sono appassionata perché conquistata dalla trama e dallo stile narrativo. Al centro della vicenda c'è un gruppo di ranger stazionati nelle montagne che circondano il monte Jirisan che è a tutti gli effetti uno dei protagonisti del racconto. Nel 2018 arriva nella stazione un novellino affidato fin da subito al ranger più esperto della squadra che si trova da subito catapultato al centro di una ricerca. Mentre si allena per migliorare nel suo lavoro il gruppo si imbatte in una serie di misteriosi incidenti che sembrano nascondere dell'intento. I due protagonisti iniziano le indagini ma più si avvicinano alla verità più i pericoli aumentano. Flash forward nel 2020 e assistiamo impotenti alle conseguenze di un terribile incidente di cui scopriamo le motivazioni e il senso mentre la trama si sviluppa in un'alternanza tra presente e passato, piccoli indizi e grandi sofferenze. La chimica tra i protagonisti è pazzesca, la trama molto accurata, l'elemento paranormale molto avvincente e la voglia di sapere aumenta ad ogni episodio. Assolutamente di impatto anche la fotografia con questi paesaggi meravigliosi e i colori delle diverse stagioni che irrompono sullo schermo. E la soundtrack veramente azzeccatissima è super curata. Poi vabbè quando sentivo partire la voce di Jin lacrimuccia Super super consigliato.
BEAUTY
Dopo essere dovuta a rimanere a casa dei miei per più di due settimane ho finito molte delle mie cose da skin care e sono andata a comprarmi un nuovo detergente gel alla vitamina C della Clinians che ha un odore pazzesco. Questo gel potrebbe essere usato anche come maschera illuminante se si tiene in posa ma io lo uso per detergere il viso e mi trovo molto bene, super consigliato.
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CIBO
Potrei condividere con voi tantissime delle cose che ho mangiato a febbraio, ma sicuramente il cibo del mese sono i dolci di carnevale, e in particolare i limoncini. Dolce tipico marchigiano, si trovano solo nel periodo di carnevale e io non li mangiavo dal 2018 perché non mi era più capitato di riuscire a passare da casa dei miei prima di quella data. E non solo mio papà me li ha presi apposta, ma un’amica di famiglia ci ha invitato a pranzo e ce li ha preparati appositamente. Mi sono commossa un sacco.
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RANDOM
Nei miei giri in torno al web ho trovato questo podcast sulla storia nella letteratura dei draghi. È in inglese ma offre spunti interessanti a partire da forme antiche di epica e poesia fino a romanzi contemporanei. Molto figo.
È da dicembre che mi sono segnata che agli Uffizi ha riaperto al pubblico dopo vent’anni la sala delle carte geografiche che come sa chi mi segue da un po’ è una mia grande passione e ho una voglia matta di visitarla. Tra l’altro ho una voglia matta di andare a Firenze che è una vita che non visito. Si tratta di una loggia affrescata, con affacio su Firenze dalla chiesa di Santa Croce fino a piazzale Michelangelo passando per la Basilica di San Miniato al Monte, che presenta sulle pareti due mappe murali della fine del Cinquecento, che occupano ciascuna una intera parete, con i nomi delle località vergati in oro.
Il 9 aprile inaugura al Peggy Guggenheim una mostra pazzesca “Surrealismo e magia” con delle opere bellissime legate a questa corrente pittorica e io voglio troppo andarla a visitare. Da sempre entusiasta per questo genere di opera ne sono curiosissima. Nata dalla collaborazione tra la Collezione Peggy Guggenheim e il Museum Barberini, è la prima mostra internazionale ad affrontare l’interesse dei surrealisti per la magia, l’esoterismo, la mitologia e l’occulto. Con una sessantina di opere, nella sede veneziana, provenienti da oltre 40 grandi istituzioni internazionali e collezioni private, l’esposizione offre un’ampia ed esaustiva panoramica del Surrealismo nel suo complesso, e prende in esame gli innumerevoli modi in cui la magia e l’occulto ne hanno caratterizzato lo sviluppo.
E voi che avete combinato a febbraio?
Raccontatemelo in un commento.
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tempi-dispari · 8 years
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Max De Stefanis, in libreria il nuovo romanzo
Max De Stefanis descrive la sua ultima fatica letteraria: «Segui il tuo respiro” non è solo un romanzo, ma in primo luogo un’esperienza assolutamente sconvolgente, paragonabile a quella di chi si trova sopra un treno lanciato a tutta velocità a causa della rottura dei freni e deve decidere se buttarsi fuori, sperando di salvarsi, oppure accettare il proprio destino, raggomitolandosi in posizione fetale per prepararsi allo schianto». A pochi anni di distanza dal libro di esordio “Show Surprise” (2013), il nuovo romanzo consacra l’autore al filone del genere distopico.
Suspense e mistero, introspezione ed erotismo, ma anche ironia, provocazione e critica sociale sono gli elementi che fanno di “Segui il tuo respiro” un’opera innovativa e destabilizzante, dove trovano spazio lungimiranti riflessioni sulla società contemporanea e sulle insidie dell’avanzamento tecnologico, con le inevitabili ripercussioni sulle relazioni umane e sui valori annessi.
Al centro della storia, ambientata tra il 2022 e il 2023, ci sono le vicende di Ivan Manzato, professione FPA, ovvero funeral planning agent, che stanco della routine quotidiana cercherà di dare una svolta alla propria esistenza. Determinante, in questo senso, sarà l’incontro con la misteriosa Coline, con la quale Ivan scoprirà l’amore e si troverà ad affrontare accadimenti imprevedibili che sveleranno di volta in volta inaspettati e inquietanti retroscena.
«”Segui il tuo respiro” nasce dall’idea di raccontare il mondo che ci circonda attraverso le vicende dei due protagonisti, mettendo l’accento sulle relazioni tra le persone, sui sentimenti e sull’eros, in un contesto sociale caratterizzato dalla rapidità e dalla superficialità dei rapporti» spiega l’autore, «Non è facile, però, raccontare il presente in cui si è immersi. Per questo motivo la storia è ambientata in un futuro prossimo, in quanto la”sfasatura” temporale permette di accentuare alcune tendenze sociali attuali, in alcuni casi drammatizzandole, allo scopo di indurre il lettore a riflettere. Allo stesso modo, amo servirmi della distopia per estremizzare alcuni degli aspetti più inquietanti della nostra era, in primis il controllo e la manipolazione mediatica e culturale a cui siamo soggetti quotidianamente e che rischia di trasformare le nostre vite in un grottesco reality horror».
Il nodo gordiano, attorno al quale si sviluppa il plot del romanzo è l’ambivalenza dell’evoluzione tecnologica, che se da un lato ci porta a prefigurare lo sviluppo in un prossimo futuro, di un’intelligenza artificiale incredibilmente evoluta, dall’altro potrebbe mettere in discussione il nostro primato sociale in quanto esseri umani e la nostra capacità di discernimento sulle conseguenze e sui limiti etici del “progresso”.
Da questa tematica chiave prendono forma, nella narrazione, diversi spunti di riflessione legati al transumanesimo, ai nuovi orizzonti aperti dalle biotecnologie, nonché all’attualissimo dibattito sull’alimentazione alternativa. Al tempo stesso emergono gli aspetti degenerativi della distrazione di massa, dell’amore digitale e delle derive del capitalismo.
Nell’era dei consumi, della produttività e dell’efficienza, l’autore ci sprona a meditare sulla necessità di compiere una vera e propria “rivoluzione copernicana” nei confronti di uno stile di vita che rischia di annientarci. Celato tra le pagine, e rimarcato dal drammatico epilogo del romanzo, c’è un invito a fermarsi, laddove il mondo corre senza sosta, per recuperare la dimensione che più ci appartiene, dove riappropriarci del “nostro respiro” significa tornare all’essenziale consapevolezza di ciò che ci rende vivi e liberi, semplicemente umani.
QUARTA DI COPERTINA
Una storia d’amore sconvolgente, in cui le identità sessuali sono rimesse in discussione. Una vicenda ricca di imprevisti, tra esperimenti alimentari e biotecnologici estremi che sfociano in un reality horror dai sapori kinghiani, dove non vige più la legge del più forte, ma la forza della mente meditativa, capace di lasciare andare.
NOTE BIOGRAFICHE
Max De Stefanis è uno scrittore e cantautore svizzero. I principali temi affrontati nelle sue opere sono le trasformazioni e le derive adolescenziali, l’homo technologicus e gli scenari distopici connessi, la critica nei confronti dell’industria culturale e, in chiave più propositiva, la prefigurazione di una società più consapevole, compassionevole e illuminata. Max è anche docente di scuola media. In questo ambito, da diversi anni propone progetti mediatici, tecnologici e teatrali a partire da laboratori di scrittura creativa. Infine, da oltre venticinque anni pratica la meditazione buddhista e da diverso tempo si occupa di terapie olistiche (riflessologia, cromopuntura, massaoterapia).
Per approfondimenti si veda: http://www.maxdestefanis.ch
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