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#Eugenio Bernardi
gregor-samsung · 1 day
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" «Ogni uomo che vedo e ogni uomo di cui sento dire qualcosa, qualsiasi cosa, mi dimostra l’assoluta inconsapevolezza dell’intero genere umano, e che esso, il genere umano e la natura tutta sono una truffa. Una commedia! In effetti il mondo, come già è stato detto moltissime volte, è un palcoscenico sperimentale su cui si prova in continuazione. Dovunque guardiamo, vi è un continuo imparare a parlare, a camminare, a pensare, a recitare a memoria, a ingannare, a morire, a essere morti, tutto il nostro tempo se ne va in questo. Gli uomini non sono altro che attori che vogliono presentarci qualcosa che già conosciamo. Tutti imparano una parte» disse il principe. «Ognuno di noi impara continuamente una parte (la sua) o più parti, oppure tutte le parti possibili e immaginabili, senza sapere perché (o per chi) le stia imparando. Questo palcoscenico sperimentale è uno strazio unico e quello che vi si recita non diverte nessuno. Su questo palcoscenico tutto avviene però con grande naturalezza. Ma si cerca sempre un drammaturgo. Quando si alza il sipario, lo spettacolo è finito». E il principe disse che la vita è una scuola, nella quale si insegna la morte. E aggiunse che essa è popolata di milioni e milioni di scolari e di maestri. "
Thomas Bernhard, Perturbamento, a cura e con un saggio di Eugenio Bernardi, Adelphi (collana Gli Adelphi N° 83), 2024¹¹; p. 157. (Corsivi dell'autore)
[Edizione originale: Verstörung, Insel Verlag, Frankfurt am Main, 1967]
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Che cosa non si finisce per raccontare davanti ad un bicchiere di vino.
Friedrich Dürrenmatt, La panne, trad. it. di Eugenio Bernardi, Einaudi, 1972
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personal-reporter · 1 year
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I grandi marchi: Postalmarket
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Il primo grande marchio di vendita online in Italia, creato da una donna forte e indipendente… Postalmarket nacque nel 1959 da un’intuizione di Anna Bonomi Bolchini, nota tra i colleghi ed amici come “Sciura compro io”. Immobiliarista e proprietaria di assicurazioni e banche, Bolchini comprò marchi del mondo della moda come Mira Lanza, Durban’s, Rimmel e Lysoform, poi capì che nelle città più piccole esistevano persone che avrebbero voluto comprare i capi alla moda, si trattava soltanto di raggiungerle. Nel 1960 nacque il primo catalogo Postalmarket, con 10mila copie da diffondere nelle edicole, e centinaia di oggetti in vendita. Postalmarket ebbe subito successo, il numero dei clienti aumentò di anno in anno, e il catalogo si arricchiva di prodotti sempre nuovi, per tutte le tasche. Il magazzino di Baranzate, che spediva i pacchi in tutta Italia, non bastò più e nel 1976 Postalmarket si trasferì nella nuova sede di 37mila metri quadri a San Bovio di Peschiera Borromeo, alla periferia est di Milano, dotata di tecnologie all’avanguardia. Nel 1987 Postalmarket fatturò 385 miliardi di lire con spedizione di un milione e 250mila pacchi l’anno. Con gli anni Novanta il modello Postalmarket iniziò a perdere terreno dopo che gli ipermercati, che si stavano diffondendo nelle città italiane, gli fecero una concorrenza agguerrita mentre non bastò l’arrivo dei tedeschi di Otto Versand, che tagliarono 800 lavoratori su 1700 e non riuscirono a risollevare l’azienda. Poco dopo Eugenio Filograna, senatore pugliese di Forza Italia e  proprietario della squadra di calcio del Casarano, acquistò dai tedeschi l’azienda di Peschiera Borromeo al prezzo simbolico di un euro. La strategia di rilancio di Filograna passò per il sito postalmarket.it, e per il metodo di riduzione dei dipendenti, con 400 lavoratori licenziati. Filograna inventò anche un grande concorso da tenersi ad Otranto, con madrina Valeria Marini, per scegliere modelli e modelle che avrebbero indossato i capi del nuovo catalogo, con cnquemila ragazzi e ragazze arrivati a bordo di cinque treni speciali, che naufragò in un mare di polemiche. La Postalmarket era piena di debiti, al punto che Filograna finì in carcere per bancarotta fraudolenta. Nell’estate 2003 il marchio finì alla catena friulana di negozi di abbigliamento Bernardi, che portò i prodotti Postalmarket nei suoi negozi, organizzò televendite sulle tv locali e provò a rilanciare il marchio facendolo anche mettere sulle magliette dell’Udinese. La liquidazione dello storico marchio arrivò nel 2015, dopo che Bernardi rifiutò un’offerta di Amazon. Nel settembre 2018 Stefano Bortolussi, grazie ad un'operazione finanziaria, acquisì definitivamente il marchio Postalmarket e i domini e-commerce, trasferendoli a Postalmarket Revolution che ne diventa così unica proprietaria, per poi incontrare i fondatori di Projectmoon, gruppo informatico italiano e  capo di uno dei servizi di ecommerce più usati nel paese, Storeden. A dicembre 2020 fu  annunciato il ritorno di Postalmarket, con una versione sia ecommerce, sia come catalogo cartaceo. Il 18 ottobre 2021 il sito di Postalmarket è tornato online, mentre il catalogo in versione cartacea è stato disponibile in tutte le edicole dal 23 ottobre. Read the full article
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garadinervi · 3 years
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Thomas Bernhard, (1976), La cantina, Translation by Eugenio Bernardi, «Fabula» 79, Adelphi, Milano, 2004, p. 116
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DECUMANO MAXIMO è il film documentario di Alessio Consorte, con la partecipazione di studiosi e storici delle vicende espansionistiche dell’antica Roma nel I secolo a.C. presso il territori italici.
“Una interessante ricostruzione della bellum sociale nei territori dell’attuale Abruzzo, con una narrazione mai retorica e una puntuale contestualizzazione spazio-temporale, assistita da immagini di sintesi e da spezzoni di fiction, che conferiscono alla pellicola un pregevole risvolto di edificazione culturale per lo spettatore”. (Marco Eugenio Di Giandomenico, critico d’arte contemporanea)
Il film è presentato a Milano presso la Sala Aurora di CITY LIFE ANTEO, piazza Tre Torri n. 1, martedì 15 febbraio 2022, a partire dalle ore 21:30.
Intervengono alla presentazione, oltre al regista Alessio Consorte, Auro Bernardi (critico cinematografico), Marco Eugenio Di Giandomenico (critico d’arte contemporanea, docente all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano), Silvia Motta (archeoastronoma), Adriano Gaspani ( archeoastronomo).  
E’ prevista, inoltre, la partecipazione di varie autorità istituzionali in via di definizione.
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https://www.mymovies.it/film/2021/decumano-maximo/
TRAILER: https://youtu.be/t1nUcjXeKqw
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otticaventurionair · 7 years
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FACCE da VENTURI... Eugenio Bernardi very brilliant #mind in @persol ! giovani #talenti in #Venturi‬ ‪#Style‬ by Ottica Venturi! 🆒🆕🆓🆙📢 👍 facebook.com/OtticaVenturiOnair 👇 otticaventuri.it _ 🚲🚌🚗 🛩️🛥️‪ #Ottica‬ Venturi viale Cialdini ‪#Pesaro 📱 072167403 _ ‪#OtticaVenturi‬ XXI Gennaio #Montecchio‬ 📱 0721497999 #occhiali #ottici #lenti #occhialidavista #occhialidasole #cool ‪#outfit #eyewear #fashion #handmade #design #menstyle #oggi #today #22giugno #persol #estate2017 #estate #summertime #summer (presso Ottica Venturi)
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sciscianonotizie · 7 years
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retegenova · 6 years
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Sabato 16 marzo, ore 21.00
TEATRO DEL PONENTE (VOLTRI)
ZIBBA in concerto
TRIO
  ZIBBA CINGHIALI è il nuovo singolo Proseguono le date in solo e in trio
  Continua a Voltri al Teatro del Ponente di Piazza Odicini la Rassegna LA TOSSE A PONENTE, cartellone organizzato dal Teatro della Tosse. A salire sul palco sabato 16 marzo, ore 21 sarà  ZIBBA Una delle più interessanti realtà del cantautorato italiano in concerto per presentare il suo nuovo singolo.
  CINGHIALI è il nuovo singolo di ZIBBA, in uscita a marzo 2019 per la label Platonica. Cinghiali è una ballata romantica, una storia di vuoti e pieni, l’incontro di mondi diversi che si ritrovano simili nel silenzio. Primo singolo del nuovo progetto di Zibba, che ancora una volta fa della ricerca il punto focale del suo modo di fare musica.
L’artista tornerà sul palco da marzo con uno show in solo e uno in trio, composto dai due vecchi compagni di viaggio (Andrea Balestrieri e Stefano Riggi), per presentare il nuovo singolo e accompagnare l’uscita delle canzoni che verranno strada facendo.
“La mia musica cambia con me. Continua ad assomigliarmi anche quando io non assomiglio più a me. Sto scrivendo e producendo libero. E questo mi fa sentire a posto con il resto.” Z
CREDITS Prodotto da Zibba. Registrato (strumenti acustici) dal Principe al Bombastic Recordi Studio di Imperia. Mixato da Simone Sproccati al Crono Sound Factory di Vimodrone (MI). Masterizzato da Andrea “Bernie” De Bernardi (Eleven Mastering Studio).
  Zibba inizia la sua carriera nel 1998 anno in cui fonda con Andrea Balestrieri la band Zibba e Almalibre.   Nel 2003 pubblicano il primo disco, “L’ultimo giorno”, grazie al quale salgono sul palco del Primo Maggio di Roma, e partecipano a diverse trasmissioni tv.   Nel 2006 pubblicano il disco “Senza smettere di far rumore” che li porta al grande pubblico con il singolo “Margherita”, interpretato con Tonino Carotone.   Nel 2010 esce il disco “Una cura per il freddo”. Nel maggio 2012 esce il quarto disco “Come il suono dei passi sulla neve” che vince il premio più prestigioso della musica Italiana: la Targa Tenco come miglior album in assoluto. Nel settembre 2012 Zibba viene premiato dalle radio italiane come artista indipendente più trasmesso dalle radio negli ultimi cinque anni, vincendo il premio IML del MEI.
Nel febbraio 2014 partecipa con il brano “Senza di te” alla 64° edizione del Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte, vincendo il Premio della Critica “Mia Martini” e il Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web “Lucio Dalla”. Il 20 febbraio 2014 esce il sesto album con gli Almalibre, “Senza pensare all’estate”. A febbraio 2017 Zibba partecipa al 67° Festival di Sanremo come autore con i brani “Togliamoci la voglia” cantato da Raige e Giulia Luzi e con “Spostato di un secondo”
cantato da Marco Masini. Il 26 gennaio 2018 esce il singolo con video di “Quando Stiamo Bene” feat. Elodie (prod. Mace) sempre estratto dal nuovo lavoro, LE COSE, in uscita il 2 febbraio 2018 per la neonata etichetta Platonica.
    Biglietti: 12 euro
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BIO Una delle più interessanti realtà del cantautorato italiano. Nel 1998 fonda con Andrea Balestrieri la band Zibba e Almalibre.   Nel 2003 pubblicano il primo disco, “L’ultimo giorno”, grazie al quale salgono sul palco del Primo Maggio di Roma, e partecipano a diverse trasmissioni tv.   Nel 2006 pubblicano il disco “Senza smettere di far rumore” che li porta al grande pubblico con il singolo “Margherita”, interpretato con Tonino Carotone.   Nel 2010 esce il disco “Una cura per il freddo”. Oltre 20 ospiti (tra i quali Bunna, Maurizio Lastrico, e Federico Zampaglione) collaborano a questo disco. La band viene invitata al Premio Tenco.   Nel 2011 scrive le musiche di due spettacoli teatrali (Comedian Blues con i Turbolenti di Colorado e Camilla) scritti da Matteo Monforte e Lazzaro Calcagno. Sempre lo stesso anno recita nel musical “all’ombra dell’ultimo sole” scritto da Massimo Cotto e vince due dei più importanti premi del mondo cantautorale italiano, ovvero il Premio Bindi e il premio L’artista che non c’era.
Nel febbraio 2011 Zibba e Almalibre sono ospiti di Serena Dandini in due puntate del programma “Parla con me” su Rai 3.   Nel maggio 2012 esce il quarto disco “Come il suono dei passi sulla neve” che vince il premio più prestigioso della musica Italiana: la Targa Tenco come miglior album in assoluto. Nel settembre 2012 Zibba viene premiato dalle radio italiane come artista indipendente più trasmesso dalle radio negli ultimi cinque anni, vincendo il premio IML del MEI. Registrato in un forno per mattoni, il disco è un passo di maturità artistica e consapevolezza per questo artista ed una rinnovata band. All’album partecipano diversi ospiti tra i quali Roy Paci, Eugenio Finardi, Vittorio De Scalzi, Adolfo Margiotta, Gianluca Fubelli e molti altri.   Nel maggio 2013 Zibba e Almalibre pubblicano un nuovo disco, omaggio all’autore Giorgio Calabrese, dal titolo “E sottolineo se”. Il disco entra tra i finalisti per la Targa Tenco 2013 nella categoria interpreti. Nel maggio 2013 Zibba presenta ai Nastri d’Argento il clip “Sei metri sotto la città”. È il primo artista italiano a poter attingere dall’archivio dell’Istituto Luce, realizzando un clip con immagini anche inedite di Totò, Alberto Sordi, Anna Magnani, Pier Paolo Pasolini e altri “ospiti” illustri. Nel novembre 2013 esce il primo libro di Zibba, “Me l’ha detto Frank Zappa”, edito da Zona e Matislko. Il libro diventa testo teatrale di uno spettacolo diretto da Sergio Sgrilli che debutta nel dicembre 2013 allo Zelig di Milano.   Nel dicembre 2013 scrive con Tiziano Ferro la canzone “La vita e la felicità” cantata da Michele Bravi, vincitore della settimana edizione di X Factor, singolo che si aggiudica il Disco d’oro.   Nel febbraio 2014 partecipa con il brano “Senza di te” alla 64° edizione del Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte, vincendo il Premio della Critica “Mia Martini” e il Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web “Lucio Dalla”. Il 20 febbraio 2014 esce il sesto album con gli Almalibre, “Senza pensare all’estate”. Viene invitato al programma “Che Tempo Che Fa” di Fabio Fazio su Rai 3. Vince la targa “Dallo sciamano allo showman”.   ll 31 marzo 2015 esce il nuovo disco “Muoviti Svelto”, che vede la partecipazione di grandi artisti del panorama italiano come Niccolò Fabi, Leo Pari, Omar Pedrini, Patrick Benifei e Bunna e che viene presentato ufficialmente durante il programma “Che Tempo Che Fa” di Fabio Fazio su Rai 3. Sempre nel 2015 vince gli Onstage Awards nella sezione “Migliore Nuova Proposta Italiana”.   Il 20 maggio 2016 esce UNIVERSO, il nuovo singolo prodotto da Andrea Mariano dei Negramaro.                                                                                                                                A febbraio 2017 Zibba partecipa al 67° Festival di Sanremo come autore con i brani “Togliamoci la voglia” cantato da Raige e Giulia Luzi e con “Spostato di un secondo” cantato da Marco Masini. L’album di Masini “Spostato di un secondo” contiene anche altri due brani co-scritti: “Nel tempo in cui sono tenuto a restare” e “Invece di scriverti una canzone”. Sempre a febbraio 2017 esce l’album di Elodie “Tutta Colpa Mia” che contiene il brano scritto da Zibba “Amarsi Basterà”, cantato in duetto.    Esce il 27 ottobre 2017 “Quello che vuoi”, il singolo che preannuncia il nuovo lavoro in studio.  Il 26 gennaio 2018 esce il singolo con video di “Quando Stiamo Bene” feat. Elodie (prod. Mace) sempre estratto dal nuovo lavoro, LE COSE, in uscita il 2 febbraio 2018 per l’etichetta Platonica.   A febbraio 2019 Zibba partecipa come autore al 69° Festival di Sanremo con il brano “Un pò come la vita” cantato da Patty Pravo e Briga.   Il 15 marzo 2019 esce il nuovo singolo “Cinghiali”.
   Contemporaneamente all’attività di cantautore, Zibba partecipa ad altri progetti come Double Trouble e il Collettivo Dal Pane. È autore per Warner Chappell e ha scritto per Eugenio Finardi, Cristiano De Andrè, Patty Pravo, Michele Bravi, Emma, Zero Assoluto, Max Pezzali, Moreno, Marco Masini, Raige, Giulia Luzi, Elodie, Alexia, Le Deva e collaborato con artisti come Jack Savoretti, Jovanotti, Tiziano Ferro, Alex Britti e molti altri.    È direttore artistico dell’etichetta Platonica e produttore di alcune realtà indipendenti (tra cui Seawards, Frances Alina) e dal 2017 direttore artistico del Premio Bindi.
      Davide Bressanin
Ufficio stampa
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse ONLUS
www.teatrodellatosse.it
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TEATRO DEL PONENTE (VOLTRI) – ZIBBA in concerto – Sabato 16 marzo, ore 21.00 Sabato 16 marzo, ore 21.00 TEATRO DEL PONENTE (VOLTRI) ZIBBA in concerto TRIO   ZIBBA CINGHIALI è il nuovo singolo Proseguono le date in solo e in trio… 1,339 more words
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pangeanews · 7 years
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Non solo “Lezioni di piano”: ci siamo anche noi! Benvenuti in NZ, un paese poetico. Dove a fine anno ti rimborsano le tasse
Lei che affonda nell’enigma dell’oceano legata indissolubilmente al pianoforte. Va bene. Chiamatelo polpettone romantico. Lezioni di piano. Tre Oscar, Jane Campion alla regia, Holly Hunter magistrale, Harvey Keitel pazzesco, le musiche di Michael Nyman che incendiano la natura neozelandese. Una natura assoluta, che ha l’odore della legge di un dio silvano, dimenticato e risorto. La Nuova Zelanda ha il fascino potente dell’altro mondo, perciò, sempre, di un’altra vita possibile. L’assolo strappavesti di Nyman che si mescola all’urlo dei fenomeni del rugby. Robe dell’altro mondo. Facendo dell’equatore la cinghia con cui tenere su il mio zainetto, un po’ di tempo fa, m’è saltato il desiderio di capire che poesia si fa laggiù, all’altro mondo. La fortuna è stata quella di trovare, all’altro mondo, un poeta italiano. Marco Sonzogni. Che è poeta, che è studioso di Eugenio Montale e di Seamus Heaney (è lui che ha curato le Poesie del grande irlandese per i ‘Meridiani’ Mondadori) e che insegna alla Victoria University di Wellington. Intorno a lui e a Sara Bernardi, altra prof a Wellington, si è creato un piccolo polo di studiosi italiani alla Victoria University. Con l’incarico di research students, laggiù, all’altro capo del mondo, ci sono due italiane, 32 anni entrambe, Francesca Benocci ed Eleonora Bello. Insieme, per Gabriele Cappelli Editore, hanno tradotto da poco, come Parleranno le tempeste, le “Poesie scelte” di Janet Frame (pp.96, euro 18,00), tra gli scrittori neozelandesi più noti del pianeta, due volte candidata al Premio Nobel (i suoi romanzi sono tradotto in Italia da Neri Pozza). Incarcerate le idee per il prossimo futuro – allestire una bella antologia di poeti neozelandesi, per portare la ‘fine del mondo’ nel nostro mondo – ho contattato Francesca ed Eleonora, per parlare, a partire dal libro della Frame, di poesia, cultura e vita in Nuova Zelanda.
  Preliminare. Ciò che in Italia, assai sommariamente, sappiamo di cultura neozelandese si riduce al rugby, a Lezioni di piano, alla Mansfield e a Janet Frame (per chi l’ha letta). Che ‘clima’ culturale si respira in Nuova Zelanda? Che fermenti culturali la elettrizzano?
“L’assunto preliminare ci appare mal formulato: presumere che la percezione italiana di un paese intero si basi sulla haka e su un’autrice – peraltro dai più ancora considerata inglese – come Katherine Mansfield ci sembra al contempo iperbolico e riduttivo. Ovvero, lungo il continuum dell’esperienza che una persona può avere di un paese lontano esiste tutto e niente. Si potrebbe ridurre facilmente la conoscenza della Nuova Zelanda alle peripezie di Luna Rossa ad Auckland, ma la situazione è chiaramente più stratificata. Noi oseremmo dire, dovendo scegliere una ‘media aritmetica’ concettuale, che la Nuova Zelanda non la conosce quasi nessuno. Pensa che le nostre famiglie spesso ancora ci chiedono ‘come va in Australia?’.
Francesca Benocci ed Eleonora Bello, studiose italiane a Wellington
Il motivo per cui questo accade non è necessariamente di merito, ma prevalentemente di natura geografica. La Nuova Zelanda è un paese remoto. Remoto in più di un senso: è difficile da raggiungere, ma è anche figlio di una madre che esiste dall’altra parte del globo e perciò ha grosse difficoltà a negoziare un’identità culturale che riesca a sintetizzare la componente māori con quella di retaggio europeo, riuscendo così finalmente ad esprimere se stesso in modo unico. Detto questo, da italiani è difficile farsi portavoce degli equilibri e delle motivazioni di un paese culturalmente complesso come lo è questo. La storia della Nuova Zelanda e della sua colonizzazione, non è – come erroneamente si crede, viste le brutalità inaudite perpetrate in altre parti del globo – all’acqua di rose. Ovvero, l’integrazione dei māori, che dall’estero parrebbe esemplare, è ancora un argomento spinoso e fonte di infinito dibattito. Se poi intendi qual è il clima letterario che pervade la Nuova Zelanda, c’è anche qui da fare almeno una distinzione di base: per quanto riguarda le principali città, possiamo dire che di letteratura se ne fa tanta e che viene promossa, anche con un atteggiamento giustamente nazionalista nei confronti dell’espressione del sé (asse con Inghilterra, America e Germania) tramite anche i numerosi incentivi volti sia alla produzione di autori autoctoni che alla traduzione di autori neozelandesi in altre lingue (come, per l’appunto, Janet Frame); per quanto riguarda la campagna, ci sarebbe da fare una riflessione a parte che noi non siamo in grado di fare in questo momento. Questo è vero anche perché la maggior parte della fruizione della NZ è esterna – in NZ ci sono 4.5 milioni di persone ed è uno dei paesi più visitati al mondo – e quindi ci si aspetta di trovare qualcosa di quintessenzialmente neozelandese quando si arriva qui. Il fermento culturale è molto legato alla poesia e alla musica dal vivo. Anche slam poetry, moltissimi open mics e anche il fumetto e la graphic novel hanno una buona nicchia”.
Veniamo alla letteratura, nello specifico alla poesia. Che ruolo ha il poeta in Nuova Zelanda? Esistono delle istituzioni che promuovono la poesia e la letteratura neozelandese? Quali sono, oggi, i poeti viventi più importanti, perché?
“La poesia è più avvicinabile in NZ – rispetto alla percezione che se ne ha in Italia – e molte persone si cimentano con discreto successo. Come detto in precedenza ci sono vari grant che supportano la produzione letteraria e la traduzione di opere neozelandesi in italiano. Prima fra tutti, come per il nostro libro di Frame, c’è il Creative New Zealand. Ci sono molti nomi celebri tra i viventi (si vedano Jenny Bornholdt, Lauris Edmond, Fiona Kidman, Michele Leggott, Bill Manhire, CK Stead tra i molti altri) e tra i defunti. Il nostro poeta preferito e neozelandese per eccellenza resta James K. Baxter, e la sua faida sull’asse Wellington-Auckland con Allen Curnow è ancora alla base di molto del campanilismo tra le due città (secondo me). Baxter, con sede a Wellington, è stato un innovatore, un poeta che nel suo rifiuto del canone inglese ha cercato la sua voce di poeta neozelandese. Curnow, con sede ad Auckland, è stato invece fautore di una poesia più ‘rigorosa’, sempre con uno sguardo alla madre Gran Bretagna e all’ispirazione proveniente dai grandi poeti britannici. Questa qualità remota della NZ che l’ha isolata così tanto, l’ha anche resa un teatro vagamente autoreferenziale di fenomeni e divisioni letterarie molto interessanti. Tra i contemporanei sono particolarmente efficaci, a nostro parere, gli autori indigeni o Pasifika: Hinemoana Baker, Selina Tusitala Marsh, Courtney Sina Meredith, Karlo Mila, Tusiata Avia, Faith Wilson. Trovo la poesia di queste donne molto potente. Il ruolo del poeta è quello di raccontare la realtà. La poesia è politica – inevitabilmente – e qui è anche democratica”.
Avete appena introdotto in Italia le poesie di Janet Frame. Che ruolo ha la poesia nell’opera multiforme della Frame? Quali le sue ispirazioni, i suoi temi?
“Janet Frame (1924–2004) è un’autrice nota soprattutto per la prosa e meno per la sua poesia. In particolare – verosimilmente anche per il pubblico italiano – sono i suoi discussi trascorsi psichiatrici ad averne quasi irrimediabilmente condizionato fama e analisi dell’opera. Nonostante le distorsioni e le allusioni di parte della critica, non ci è sembrato che Frame assecondasse in alcun modo – a ben guardare gli scritti editi – quell’approfondimento personale da parte di pubblico o critica che spesso si genera attorno ad una personalità letteraria dalla biografia controversa e discussa. Janet Frame era una donna intelligente, sensibile e riservata, il cui unico vero interesse, senza dubbio legittimo, era quello di scrivere e ricevere responsi critici a ciò che aveva scritto, analogamente a ogni altro scrittore mai esistito. In qualità di traduttrici ci siamo quindi trovate di fronte a una varietà e profondità di temi ed esercizi stilistici che ci ha messe in difficoltà: a volte per la composta semplicità di presentazione, a volte per la molteplicità del contenuto, e in altre occasioni, più banalmente, per alcune difficoltà linguistiche legate alla struttura stessa delle poesie. L’esperienza di tradurre la poesia di Frame è stata complessa, divertente, emotivamente onerosa, illuminante, e un’occasione per navigare le profondità della ragione umana”.
Come è considerata la letteratura italiana in Nuova Zelanda? È sufficientemente tradotta? ‘Passano’ i contemporanei, gli autori viventi?
(Francesca Benocci) “La poesia italiana contemporanea in Nuova Zelanda, quando esaminata dal punto di vista di una studentessa italiana di PhD arrivata da nemmeno un anno in Oceania, non appare andare per la maggiore. Il problema è da ascrivere parzialmente alla tendenza del mondo anglofono a tradurre meno verso l’inglese, e pertanto a leggere meno letteratura proveniente da realtà letterarie di lingua diversa. Per quanto riguarda la poesia, specie in Nuova Zelanda, il mercato è praticamente saturo in partenza: su 4 milioni di abitanti nell’intera nazione, una percentuale altissima scrive e pubblica poesia. È un genere amato da sempre per molte ragioni, tra le quali anche una naturale predisposizione a ospitare sulla pagina l’oralità della tradizione māori dei waiata, le canzoni, mezzo efficace utilizzato dalle tribù per tramandare tradizioni e conoscenza. Ad ogni modo, l’interesse per l’Italia e i suoi autori (a qualunque secolo essi appartengano) si evince, oltre che dall’insegnamento di Dante e degli albori della poesia italiana, da una serie di progetti portati avanti ed editi negli anni. Una raccolta di poesia italiana in traduzione inglese dalla storia alquanto travagliata è Campana to Montale. Versions from Italian, del poeta e studioso neozelandese Kendrick Smithyman (1922-1995). Nata dall’esigenza di Smithyman di ‘rispondere’ a quelle che considerava delle traduzioni malfatte, uscite nel 1968 su Poetry Australia, questa raccolta, completata nel 1993, ha visto la luce nel 2010 grazie allo sforzo congiunto di Marco Sonzogni e Jack Ross. L’antologia ospita, tra gli altri, Ungaretti, Quasimodo e Montale. La poesia italiana contemporanea non figura molto nei corsi universitari, né sugli scaffali delle librerie o delle biblioteche, spesso come già detto, per mancanza di traduzione. È pur vero che l’Italia in tutte le sue forme e manifestazioni continua ad attrarre molto interesse in Nuova Zelanda, tanto da portare chi non riesce a fruire di una traduzione nella propria lingua a imparare l’italiano. Un caso esemplare è Paula Green, poetessa e critica letteraria, che ha conseguito un dottorato in italiano presso la Auckland University, lavoro nel quale ha raccolto e analizzato l’opera di Fabrizia Ramondino e Clara Sereni. Un altro esempio dell’interesse verso la poesia italiana è rappresentato dalla collaborazione di James Kierstead, docente presso la School of Art History, Classics and Religious Studies di Victoria, ed Elena Borelli, docente presso il dipartimento di lingue straniere della City University of New York, che hanno deciso di dedicarsi a una traduzione in inglese dei Poemi Conviviali di Giovanni Pascoli”.
Ultima. Come si vive dall’altra parte del mondo? Donateci un frammento della vostra esperienza.
“La vita qui sotto alcuni aspetti è più facile, passati visto e paperwork. C’è molto spazio personale e una certa apertura. Ovviamente è complesso se si vive nel costante confronto con il passato o con il posto che si è scelto di lasciare. Nulla è uguale e molte differenze emergono dopo un po’. È lontano dalla maggior parte delle persone che conosciamo e che abbiamo conosciuto. Ma lontano in un modo che non puoi comprendere se non ci vieni almeno una volta. Non solo la distanza fisica, ma 12 ore di fuso orario al momento, che rendono le comunicazioni in real time un lusso che molti – lavorando – non si possono permettere. O che quantomeno non possono permettersi quanto vorrebbero. Dicevamo lo spazio. Le persone sono poche e la natura, sebbene i kiwi ne lamentino l’abuso, è ancora ai nostri occhi molto selvaggia e incontaminata. La potenza degli elementi: l’oceano e – specie qui a Wellington – la forza del vento a volte lasciano di stucco e sorprendentemente mancano quando uno va via. A volte si alza il southerly – vento di ghiaccio dritto dritto dai lidi antartici – e la temperatura si abbassa in un batter d’occhio. Le stagioni non esistono davvero, il tempo è folle. La pioggia è copiosa, il sole può uccidere. Tutto cambia in un batter d’occhio. Di Wellington si dice: four seasons in one day, ed è vero! La vita è calma, tranquilla e ripetitiva – non nel senso di monotona, ma rassicurante. Il Saturday brunch, la domenica al mercato ortofrutticolo, la birra dopo lavoro del venerdì. Una sorta di ritorno alla semplicità di un grande paesone dove non ci si sente mai del tutto soli perché è così contenuto che ti imbatti sempre inevitabilmente in qualcuno che conosci… Anche i rapporti umani sono superficialmente più semplici, molto meno melodrammatici. I kiwi sono più razionali e trattenuti di noi e da italiani ci vuole un po’ ad abituarsi, a capire la comunicazione non verbale e la stranezza rispetto alle esternazioni fisiche. All’inizio è complicato e fa sentire un po’ strani, fuori posto, ma piano piano – come nella migliore delle storie – ci si abitua l’uno ai costumi dell’altro. Con gli indigeni è tutta un’altra storia: cibo e famiglia, abbracci, legami profondo, forti sentimenti, amore, orgoglio, senso di appartenenza, l’importanza e l’osservanza delle tradizioni. La somiglianza e la sensazione d’appartenenza sono incredibili. Poi qui sono rilassati, fanno le cose con calma, che a volte ci vuole un quarto d’ora per un caffe… Però se poi tardi dieci minuti al lavoro perché aspettavi suddetto caffè, nessuno fa una piega. Niente cartellini da timbrare, una grande trasparenza e fiducia nel prossimo e nelle istituzioni. C’è una cosa in NZ che si chiama honesty box: metti che tu hai una fattoria e che coltivi un po’ di fragole, te ne avanzano ogni giorno 10 cestini e li vuoi vendere a 2 dollari l’uno. Il cancello d’ingresso è lontano dalla casa. E allora tu metti una cassettina con i cestini di fragole in un posto ombreggiato vicino al cancello lungo la strada. Ci metti una cassettina per i soldi e il cartello ‘fragole 1 cestino 2 dollari’. Ecco, la gente che le vuole si ferma, le prende e lascia le monete nella cassetta. Fine. Oppure metti che sei il comune di Wellington e che a fine anno fiscale ti avanzano un tot di mila dollari dal bilancio. Allora tu mandi una lettera a tutti i cittadini e dici: è avanzato X. Volete indietro la vostra frazione di X sul conto in banca o vi va bene che usiamo i fondi per iniziare la riqualificazione di una strada cittadina che era in bilancio per anno nuovo? I cittadini votano con la busta pre-affrancata che hanno ricevuto. La maggioranza vince e i risultati sono accessibili online sul sito del comune. Quasi nessuno ha rivoluto indietro i suoi 25 dollari di tasse e un mese dopo iniziano i lavori su Victoria Street, completati in 4 mesi: pista ciclabile, ripiantumazione, sistemazione di aree comuni. Fine. In NZ si sta bene. Ha i suoi limiti, ma la libertà e la giustizia che si respira rincuora anche i più cinici!”.
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Da Janet Frame “Parleranno le tempeste” (GCE, 2017)
Un proposito
Le persone, scaldate fino alla fragilità
e immerse in acqua fredda, si spaccano.
Non sorriderò più.
Latte, panni, spazzatura.
Persone gentili, sorrisi gentili.
Non c’è tempo per questo pasto lento del tardo pomeriggio.
Latte, panni, spazzatura.
Sì, sì grazie, non sorriderò più.
Sono venuta qui a scrivere storie e poesie,
non a preparare il croccante.
Arriva il buio, col sole ormai calato
su latte, panni, spazzatura.
Non sorriderò più.
Sono venuta qui per scrivere.
Severa, immersa, sana di mente,
rimesterò le sillabe
nella padella in dotazione;
dormirò sul materasso a molle,
girerò la chiave,
pagherò l’affitto,
stenderò protezioni di giornale,
spazzolerò la moquette da spazzolare,
ma sarò torva, niente sorrisi, mai più, mai più,
(latte, panni, spazzatura)
mentre scrivo le mie storie laggiù laggiù
nelle grotte di pietra del loro fondale.
  Canto
Provati estate primavera autunno inverno,
datemi il grande freddo per sempre,
ghiaccioli su tetti muri finestre il sogno
marmoreo perpetuo integrale di un mondo e di persone ghiacciati
nella più nera delle notti, così nera da non riuscire a distinguere
il sogno perpetuo integrale marmoreo.
Gli occhi ciechi sono ora padroni di sé.
L'articolo Non solo “Lezioni di piano”: ci siamo anche noi! Benvenuti in NZ, un paese poetico. Dove a fine anno ti rimborsano le tasse proviene da Pangea.
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gregor-samsung · 1 year
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“ «Le persone che passeggiano,» disse Moro guardando giù nella Kirchengasse «questi esseri anacronistici estremamente sensibili, quando passeggiano sono gli esseri più ragionevoli fra tanti assolutamente irragionevoli, e anche i più felici fra tanti assolutamente infelici, forse è così, mio caro signor Robert, ma non si può dire loro che fra tanti assolutamente irragionevoli loro sono i più ragionevoli e fra tanti assolutamente infelici loro sono i più felici... non si può rivolgere la parola a chi sta passeggiando... a chi se ne va in giro con qualche incombenza o con nessuna incombenza in testa... quello che gli uomini producono» disse Moro «è soprattutto un’enorme attività diretta contro la noia... un’insensatezza contro l’insensatezza... quelli che se ne vanno in giro per i boschi, lungo le rive dei laghi, dentro le gole, fuori dalle valli, e come Lei sa ogni giorno circolano senza sosta circa duemila milioni di persone... mentre in fondo è del tutto sufficiente sfinirsi mangiando e dormendo... mio padre, lo dico perché in questo momento ho sottomano proprio la tenuta di Hisam, andava molto spesso a passeggiare con il suo signor tutore soprattutto nella tenuta di Hisam... attraverso i frutteti di Kammerhof... Laudach, Langbath, Grünau, Lindach, Rutzenmoos, Aurach... discorrendo proprio di Ungenach... e spesso, a quanto sembrava, anche senza alcun motivo... Il suo signor padre,» disse Moro «e anche mio padre erano soliti passeggiare, ma non erano affatto persone anacronistiche, come del resto non lo era neppure il suo signor tutore... Camminare e pensare, questa simultaneità» disse Moro «io l’ho osservata per tutta la vita sia nel suo signor padre sia nel suo signor tutore sia in mio padre. Quanto a me, io non vado a passeggio. Era per questo che suscitavo la diffidenza soprattutto del suo signor padre... come del resto anche la diffidenza del suo signor tutore... chi è solito passeggiare diffida delle persone che non vanno a passeggio, che non sono solite passeggiare, gli anacronistici eccetera... e così questa bella regione, questa nostra regione è attraversata in modo singolarissimo da una costante diffidenza che in realtà offusca ogni cosa, tutta quanta la regione è percorsa da una sottile trama di diffidenza di chi è solito passeggiare verso chi non è solito passeggiare. Così sono impensabili delle amicizie fra chi è solito passeggiare e chi non è solito passeggiare... come è impensabile l’amicizia in genere» disse Moro. “
Thomas Bernhard, Ungenach. Una liquidazione, traduzione di Eugenio Bernardi, Adelphi (collana Piccola Biblioteca Adelphi n° 766), 2021¹; pp. 28-29.
[ Edizione originale: Ungenach. Erzählung, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 1968 ]
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garadinervi · 3 years
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Thomas Bernhard, (1976), La cantina, Translation by Eugenio Bernardi, «Fabula» 79, Adelphi, Milano, 2004, p. 128
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garadinervi · 3 years
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Thomas Bernhard, (1976), La cantina, Translation by Eugenio Bernardi, «Fabula» 79, Adelphi, Milano, 2004, pp. 92-97
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garadinervi · 3 years
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Thomas Bernhard, (1976), La cantina, Translation by Eugenio Bernardi, «Fabula» 79, Adelphi, Milano, 2004, pp. 68-73
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garadinervi · 3 years
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Thomas Bernhard, (1976), La cantina, Translation by Eugenio Bernardi, «Fabula» 79, Adelphi, Milano, 2004, pp. 9-10
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garadinervi · 3 years
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Thomas Bernhard, (1976), La cantina, Translation by Eugenio Bernardi, «Fabula» 79, Adelphi, Milano, 2004, p. 25
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garadinervi · 4 years
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Thomas Bernhard, (1974, 1977, 1981), Teatro II: 'La brigata dei cacciatori' [translation by Italo Alighiero Chiusano], 'Minetti' [translation by Umberto Gandini], 'Alla meta' [translation by Eugenio Bernardi], «I testi Ubulibri», Ubulibri, Milano, 1984. Cover: 'Am Ziel' (Directed by Claus Peymann, Festspiele, Salzburg, August 1981). Graphic Design: Pierluigi Cerri
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