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#Eugenio Martino
cultfaction · 2 years
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Preview- A Candle For The Devil (Bluray)
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In a Psycho (1960) inspired thriller from Spanish director Eugenio Martino (Horror Express), Laura Barkley (Judy Geeson) is dragged into a mystery when she arrives at a remote hotel to find her sister missing. Pretty soon more guests, who fall foul of the hoteliers and their draconian religious judgements, find themselves on the missing persons list and the plot moves quickly into a horror of…
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garadinervi · 10 days
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8 Life. Lo spazio della scrittura, (invitation), Presented by Paolo Della Grazia, Milli Graffi, and Giorgio Zanchetti, Accademia di Belle Arti, Bergamo, March 13-31, 1995
I: 'Poesia concreta in Brasile' with artworks by Décio Pignatari, Augusto Haroldo De Campos, and Haroldo De Campos; II: 'Scrittura visuale italiana' with artworks by Vincenzo Accame, Nanni Balestrini, Ugo Carrega, Corrado D'Ottavi, Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Arrigo Lora Totino, Stelio Maria Martini, Eugenio Miccini, Anna e Martino Oberto, Lamberto Pignotti, Adriano Spatola ed Emilio Villa; plus the videos/film 'Lora di cena da Totino' (1991) and 'Poesia ginnica' (1986) by Lora Totino, 'Scritture d'amore. Mer mère aimer' (1984), 'Love's writings in the wonderland. Mythobiography in three sequences' (1985), 'Si apre la parola' (1988) by Anna Oberto, 'A proposito di Ezra Pound' by Anna Oberto, Martino Oberto, and Gabriele Stocchi, 'V'I-V'IDEOTAPE e Telejournal anaphilosophicus' (1975) by Martino Oberto, 'Luoghi che ritornano' (1994) by Mauro Ceolin, Luigi Ferri, Corrado Fantoni, and Donata Zocca, and 'Non sempre ricordano. Durante la costa dei millenni. Variations' (1987) by Patrizia Vicinelli and Gianni Castagnoli
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gwensparlour · 7 months
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giallofever2 · 2 years
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2002 Mozart è un assassino
(AKA)
World-wide Mozart Is a Murderer (English)
Data di uscita Italia 22 gennaio 2002
Regia Sergio Martino
Musiche Luigi Ceccarelli
Soggetto Sergio Martino
Sceneggiatura Sergio Martino, Francesco Contaldo
Montaggio Eugenio Alabiso, Giovanni Ballantini
curiosity : The piece by Wolfgang Amadeus Mozart that unleashes the serial killer is the Quartet for piano and strings in G min K 478.
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tarditardi · 2 months
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Dal 26/7 Lemó in radio col singolo "Fitta la nebbia"
Dal 26 luglio 2024 è in rotazione radiofonica "Fitta la nebbia", il quinto singolo di Lemó estratto dal suo album d'esordio "Chi l'avrebbe mai detto!".
"Fitta la nebbia" è un  blues vecchia maniera per una storia d'amore bislacca, il cui protagonista ricorda le movenze di un Jeffrey Lebowski dei fratelli Coen (Il Grande Lebowski), citando Dalla (Disperato Erotico Stomp) e De André (Quello che non ho). Spiega l'artista a proposito del brano: "Un blues tutto suonato come si faceva un tempo, elettrico e distorto come certe storie d'amore ". Il videoclip di "Fitta la nebbia" è un viaggio on the road a bordo di un Duetto del '73 rosso fiammante, tra le palme e il mare di una Taranto vestita di luce californiana.
Guarda qui il videoclip su YouTube: 
youtube
"Chi l'avrebbe mai detto!" è un album che contiene undici brani nati dall'ascolto, sin da bambino, del miglior cantautorato italiano (Dalla, De André, De Gregori e, più di recente, Capossella e Testa). Registrato tra la Puglia e Roma, il disco vede la partecipazione di musicisti d'eccezione come Martino De Cesare (Concato, Eugenio Bennato) e Giancarlo Bianchetti (Vinicio Capossela, Gianmaria Testa) alle chitarre, Vincenzo Abbracciante alla fisarmonica (Lucio Dalla, Richard Galliano), Gabriele Mirabassi  al clarinetto (Mina, Ivano Fossati), Ferruccio Spinetti (contrabbassista degli Avion Travel e di Musica Nuda),  Giovanni Astorino al violoncello (Caparezza), e ancora Antonio Vinci (pianoforte ed Hammond) e Pierpaolo Giandomenico (basso elettrico), con la direzione musicale di Francesco Lomagistro (batteria e percussioni).
Ascolta ora l'album:
Biografia
Claudio Paris, in arte Lemó, nasce a Taranto a metà Anni Settanta e vive a Bologna.  Anche se la sua vita ha preso tutt'altra strada, non ha mai abbandonato la sua immensa passione per la musica, nata quando era poco più che adolescente grazie all'ascolto del miglior cantautorato italiano; una passione che lo ha recentemente portato a pubblicare il suo primo progetto discografico, che sta riscuotendo ampi consensi di pubblico e di critica e che parla di guanti spaiati, diseguaglianze colmabili, amori troppo presto o troppo tardi, e ancora di Pavese e di Maradona. Dopo "Back home", "Mariarita", "Spaiato" e "Les mots", "Fitta la nebbia" è il nuovo singolo estratto dal primo album di Lemó "Chi l'avrebbe mai detto!" in rotazione radiofonica dal 26 luglio 2024.
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sounds-right · 2 months
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Dal 26/7 Lemó in radio col singolo "Fitta la nebbia"
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Dal 26 luglio 2024 è in rotazione radiofonica "Fitta la nebbia", il quinto singolo di Lemó estratto dal suo album d'esordio "Chi l'avrebbe mai detto!".
"Fitta la nebbia" è un  blues vecchia maniera per una storia d'amore bislacca, il cui protagonista ricorda le movenze di un Jeffrey Lebowski dei fratelli Coen (Il Grande Lebowski), citando Dalla (Disperato Erotico Stomp) e De André (Quello che non ho). Spiega l'artista a proposito del brano: "Un blues tutto suonato come si faceva un tempo, elettrico e distorto come certe storie d'amore ". Il videoclip di "Fitta la nebbia" è un viaggio on the road a bordo di un Duetto del '73 rosso fiammante, tra le palme e il mare di una Taranto vestita di luce californiana.
Guarda qui il videoclip su YouTube: 
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"Chi l'avrebbe mai detto!" è un album che contiene undici brani nati dall'ascolto, sin da bambino, del miglior cantautorato italiano (Dalla, De André, De Gregori e, più di recente, Capossella e Testa). Registrato tra la Puglia e Roma, il disco vede la partecipazione di musicisti d'eccezione come Martino De Cesare (Concato, Eugenio Bennato) e Giancarlo Bianchetti (Vinicio Capossela, Gianmaria Testa) alle chitarre, Vincenzo Abbracciante alla fisarmonica (Lucio Dalla, Richard Galliano), Gabriele Mirabassi  al clarinetto (Mina, Ivano Fossati), Ferruccio Spinetti (contrabbassista degli Avion Travel e di Musica Nuda),  Giovanni Astorino al violoncello (Caparezza), e ancora Antonio Vinci (pianoforte ed Hammond) e Pierpaolo Giandomenico (basso elettrico), con la direzione musicale di Francesco Lomagistro (batteria e percussioni).
Ascolta ora l'album:
Biografia
Claudio Paris, in arte Lemó, nasce a Taranto a metà Anni Settanta e vive a Bologna.  Anche se la sua vita ha preso tutt'altra strada, non ha mai abbandonato la sua immensa passione per la musica, nata quando era poco più che adolescente grazie all'ascolto del miglior cantautorato italiano; una passione che lo ha recentemente portato a pubblicare il suo primo progetto discografico, che sta riscuotendo ampi consensi di pubblico e di critica e che parla di guanti spaiati, diseguaglianze colmabili, amori troppo presto o troppo tardi, e ancora di Pavese e di Maradona. Dopo "Back home", "Mariarita", "Spaiato" e "Les mots", "Fitta la nebbia" è il nuovo singolo estratto dal primo album di Lemó "Chi l'avrebbe mai detto!" in rotazione radiofonica dal 26 luglio 2024.
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giancarlonicoli · 1 year
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12 giu 2023 10:33
IL CAV È MORTO, VIVA IL CAV! – VITA, IMPRESE, AMORI, MIRACOLI, OPERE E OMISSIONI DI SILVIO BERLUSCONI, CHE SE NE VA A 86 ANNI – PADRONE DI MEDIASET, DELLA MONDADORI, DEL MILAN, HA STRAVOLTO E POLARIZZATO LA POLITICA ITALIANA CON LA DISCESA IN CAMPO DEL 1994 – DI LUI ENZO BIAGI DICEVA: “SE AVESSE UN PUNTINO DI TETTE FAREBBE ANCHE L’ANNUNCIATRICE”. LA BATTUTA A UNA BAMBINA, NEL 2007: “QUANTI ANNI HAI, PICCOLINA?” “SETTE”. “SAI, IO ALLA TUA ETÀ NE AVEVO GIÀ NOVE” – AD ARCORE HA GIÀ PRONTO IL MAUSOLEO CHE LO ATTENDE...
DAGO: “BERLUSCONI HA CAPITO CHE IN POLITICA CONTA SOLO L'IMMAGINE. ANDAVA IN GIRO CON I TACCHETTI, HA RINCOGLIONITO QUESTO PAESE CON I QUIZ... MA BISOGNA PARTIRE DALLA SUPERFICIE PER ARRIVARE AL MASSIMO DELLA PROFONDITÀ. LUI SAPEVA BENE DI REGALARE AL POPOLO ITALIANO UNA PROIEZIONE. CI HA VENDUTO IL BERLUSCONI CHE È DENTRO DI NOI. ECCO PERCHÉ IL BERLUSCONISMO È DIFFICILE DA SRADICARE”
BIOGRAFIA DI SILVIO BERLUSCONI
Da www.cinquantamila.it - la storia raccontata da Giorgio Dell'Arti
Silvio Berlusconi, nato a Milano il 29 settembre 1936. Politico. Imprenditore • «Il Cavaliere» • «B» • Padrone di Mediaset. Padrone della Mondadori. Già padrone del Milan, venduto nel 2017 all’imprenditore cinese Li Yonghong • Patrimonio personale stimato in 6 miliardi e 300 milioni di dollari (nel 2020, secondo la rivista Forbes). Sesto uomo più ricco d’Italia. Numero 308 nella lista dei più ricchi al mondo
• Nel novembre 2006, chiacchierando nel salotto di Daniela Santanché, Berlusconi stesso ha fatto il punto sulle sue ricchezze: 13 case, 14 piscine (perché una è coperta), quattro jet di cui uno rotto, sei panfili, duemila conti in banca, 56 mila collaboratori, una squadra di calcio, una di pallavolo (campioni d’Italia e d’Europa), una di hockey (idem). Aveva prodotto fino a quel momento 110 film (e sostiene di essersi fidanzato con il 60 per cento delle attrici). Le case, cioè le ville, possedute sono in realtà 14: Macherio (Villa Belvedere), Arcore (Villa San Martino), Portofino, Porto Rotondo (La Certosa), Cernobbio, due alle Bermuda, sette ad Antigua (Piccole Antille)
• Quattro volte presidente del Consiglio: nel 1994 (Berlusconi I), per tutta la XIV legislatura, dal 2001 al 2006 (Berlusconi II e III), poi di nuovo dal 2008 al 2011 (Berlusconi IV) • Eletto alla Camera nel 1994, 1996, 2001, 2006, 2008; fu eletto al Senato nel 2013, ma il 27 novembre di quello stesso anno, dopo che la Corte di Cassazione lo condannò in via definitiva per frode fiscale, e dopo che la Corte d’appello di Milano gli comminò due anni di interdizione dai pubblici uffici, l’aula votò la sua decadenza
• Tornato candidabile nel 2018, è stato eletto europarlamentare alle europee del 2019. È stato il più anziano degli eurodeputati
• «Un uomo di gomma laddove Mussolini si atteggiava a uomo di ferro» (Eugenio Scalfari) • «Se avesse un puntino di tette farebbe anche l’annunciatrice» (Enzo Biagi) • «Come tutti i grandi imprenditori, Berlusconi non ha la purezza di San Francesco» (Bruno Vespa)
• «La Standa è mia / Il Milan è mio / e la Marini / la Cuccarini / le cucco io / Mentana, Fede / Paolo Liguori / La Fininvest, Publitalia, Mondadori / Vittorio Feltri / i due Vianelli / e se obbediva, forse, Indro Montanelli / c’ho Panorama / assicurazioni/ Milano 2, Milano 3, Sorrisi e canzoni» (Roberto Benigni, a Tuttobenigni 1995)
• «Venne allo Sporting di Montecarlo per la serata di gala di Publitalia. Mi disse che ero bravo, che avrei fatto tanta strada se avessi tenuto la testa sulle spalle. Mi disse: impara da Mike. Poi si bloccò, stava passando una bellissima ragazza e mi disse: chi è quella bella gnocca?» (Fiorello)
• A una bambina, nel 2007: «“Quanti anni hai, piccolina?” “Sette”. “Sai, io alla tua età ne avevo già nove”».
Titoli di testa «Hanno fatto un sondaggio tra le ragazze italiane tra i 20 e i 30 anni. La domanda era: vorresti fare sesso con Silvio Berlusconi? Il 30 per cento ha risposto: magari! E il 70 per cento: ancora?!».
Vita «Sono uno che è stato povero, che si è costruito da solo, che ama il calcio, ama la vita, ama divertirsi» • Primo dei tre figli di Luigi Berlusconi (Saronno 1908 - Milano 1989), funzionario e poi direttore della Banca Rasini; e di Rosa Bossi, già stenografa-dattilografa alla Pirelli (defunta nel 2008). I due fratelli si chiamano Paolo e Maria Antonietta. Infanzia qualunque a Milano, medie e liceo al Sant’Ambrogio dei salesiani di via Copernico 9, laurea alla Statale con una tesi intitolata Il contratto di pubblicità per inserzione (lode e premio di due milioni come primo classificato al concorso indetto dalla Manzoni).
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Ha 25 anni e parecchie esperienze lavorative alle spalle: a 14 anni tre mesi di barista a Clusone, durante l’università fotografo di matrimoni e funerali (Time), agente immobiliare, rappresentante di elettrodomestici, cantante nel complessino di Fedele Confalonieri con cui andava anche in crociera. Appena laureato si dà all’edilizia, partendo da un terreno in via Alciati a Milano, 190 milioni garantiti dal padre. La madre Rosa su questo inizio che i suoi avversari qualificano come oscuro: «Carlo Rasini, proprietario della banca dove lavorava mio marito, gli concesse un prestito. Noi gli demmo tutto quello che avevamo da parte. “Però ricòrdati che di figli ne ho tre”, gli disse suo padre, “perciò un giorno dovrai aiutare la Maria Antonietta e il Paolo”. Alla fine mio marito lasciò la banca per seguire le imprese di Silvio. In casa avevamo valigie piene di cambiali. Ogni tanto el me Gino diseva: “Rosella, me buti giò de la finestra”» (Stefano Lorenzetto)
• Costruisce a Brugherio e poi a Segrate Est il complesso oggi noto come Milano 2 (Alexander Stille: «un bizzarro mix tra la città ideale del Rinascimento italiano e una versione sterilizzata e un po’ kitsch del sogno suburbano americano»). Entra poi nel business della tv per offrire agli abitanti di Milano 2 un servizio in più, una televisione via cavo riservata. La chiama Telemilano e comincia a trasmettere il 24 settembre 1974
• Guido Medail, che partecipa all’impresa: «La prima trasmissione fu un’intervista fatta in francese e senza traduzione al capo della resistenza curda. Trasmettevamo soprattutto dibattiti politici. Accettarono di venire anche Eugenio Scalfari (che non aveva ancora fondato Repubblica), Giorgio Bocca, Massimo Fini. Qualche film che piratavamo ai preti delle edizioni San Paolo. Berlusconi si faceva sentire di rado» (Maurizio Caverzan)
• Nel 1976 la Corte Costituzionale sentenzia che in Italia l’emittenza privata è ammessa, ma solo in ambito locale. Medail racconta di aver sentito Berlusconi calcolare ad alta voce che a quel punto Telemilano avrebbe potuto produrre programmi da vendere alle altre tv private (in quel momento erano 434) finanziandosi con la pubblicità da inserire nelle trasmissioni. “Telemilano via cavo” fu perciò trasformata in “Telemilano 58”, rete locale via etere, ed ebbe inizio l’escalation televisiva le cui tappe fondamentali furono: 1) assunzione di Mike Bongiorno; 2) assunzione di Adriano Galliani; 3) inter-connesione funzionale, un grimaldello giuridico che consente a Telemilano, ribattezzata intanto Canale 5 al Nord e Canale 10 al Centro e al Sud, di trasmettere in tutta Italia: in pratica si trattava di registrare una cassetta del programma e di farla avere subito alle altre emittenti, in modo che la trasmissione, sia pure distanziata di qualche minuto o di qualche secondo, venisse di fatto irradiata su tutto il territorio nazionale; 4) acquisizione dei diritti del Mundialito; 5) acquisto di Italiauno da Rusconi; 6) acquisto di Retequattro da Mondadori
• Racconta Mike Bongiorno: «In Rai guadagnavo 20 milioni l’anno e mi dovevo fare il mazzo con le serate per racimolare qualche lira. Lui mi ha offerto 600 milioni ed è stata la svolta»
• Racconta Raimondo Vianello: «Un giorno si presenta a casa nostra. Ci dice che è pronto a darci un programma, che ci aspetta a braccia aperte. Ha uno stile asciutto, convincente. È un venditore. In quegli anni la Rai è un ministero, non si capisce con chi parlare di nuovi progetti, nuove idee. Avremmo dovuto realizzare un unico programma a Canale 5 e poi tornare a Viale Mazzini. Berlusconi offre patti chiari. E soldi. Insomma, ha argomenti convincenti. A un certo punto gli chiedo se vuole bere qualcosa. Lui mi risponde: “Non avrebbe un panino?”. Mi assale un dubbio: ma questo è davvero miliardario?»
• Nell’ottobre 1984 i pretori di Roma, Torino e Pescara gli oscurano le reti, sostenendo che l’interconnessione funzionale sia fuori legge. Berlusconi allora chiede aiuto al suo grande protettore
• Bettino Craxi, in quel momento è a Londra in visita ufficiale. Torna di corsa a Roma ed emana un decreto che consente a Berlusconi di trasmettere in attesa della legge che avrebbe regolamentato il settore e che il parlamento italiano approverà poi solo nel 1990 (la legge Mammì)
• Il ruolo di Craxi, segretario del Partito socialista italiano dal 1976, è fondamentale nell’ascesa di Berlusconi per almeno tre ragioni: 1) gli consente di operare in regime di “deregulation”, cioè senza norme che ne limitassero l’attività (fino al 1990); 2) opera attraverso il presidente socialista della Rai, Enrico Manca, affinché l’azienda di Stato tenga un profilo concorrenziale basso (pax televisiva); 3) gli procura un vasto credito bancario, imperniato soprattutto sulla Banca Nazionale del Lavoro, di cui il Psi era il referente politico
• Nel 1986 acquista il Milan da Giussi Farina, dopo una formidabile opera di potenziamento la rende una delle squadre più vincenti della storia del calcio. Acquista il pacchetto di maggioranza assoluta del quotidiano di Indro Montanelli, Il Giornale, di cui aveva preso il 12 per cento nel 1977 e il 37,5 nel 1979 (passato poi al fratello Paolo quando la legge Mammì proibisce ai proprietari di televisioni di possedere anche quotidiani). Acquista la casa editrice Mondadori al termine di un’aspra battaglia legale e finanziaria con Carlo De Benedetti (l’erede Luca Formenton s’era impegnato a vendere la sua quota a De Benedetti e cambiò idea, cedendola a Berlusconi, poco prima che il patto sottoscritto venisse a scadenza). Entra nel mondo della finanza (Mediolanum con Ennio Doris) e della distribuzione (Standa)
• Comincia a operare attraverso un’imponente rete di società, le principali delle quali sono la capogruppo Fininvest, posseduta inizialmente da 20 lussemburghesi (oggi dismesse), la Mediaset, dove furono raggruppate le reti televisive, e Publitalia, incaricata di vendere gli spot da mandare in onda su Canale 5, Italiauno e Retequattro (in ordine di importanza). L’esplodere di Tangentopoli – l’inchiesta che a partire dal 1992-93 mette in luce un vasto giro di corruzione politica – e la conseguente scomparsa dalla scena di Craxi inducono Berlusconi a intraprendere l’attività politica («scendere in campo», secondo la sua espressione).
Esordio vero il 24 novembre 1993 quando, interrogato da un cronista sulle imminenti elezioni per il sindaco di Roma, dice che tra Francesco Rutelli, candidato delle sinistre, e Gianfranco Fini, candidato della destra e soprattutto segretario del “partito fascista”, voterebbe senz’altro per Fini (battuta che di fatto sdoganò il Msi). E infatti, quando si presenta alle elezioni del 1994, Berlusconi guida un cartello formato dal partito Forza Italia, da lui fondato nel 1993, dal Msi-An, dalla Lega Nord – la formazione di Umberto Bossi che predicava la secessione dall’Italia della Padania – dal Centro cristiano democratico e dall’Unione del centro democratico (due formazioni di risulta della Dc scomparsa causa Tangentopoli)
• Come mai Berlusconi, che pare diventato un imprenditore molto ricco e potente, sente il bisogno di entrare in politica dopo la caduta di Craxi? Bruno Vespa: «Nel 1993 la Fininvest aveva 3.500 miliardi di debiti e si può immaginare che se le elezioni del 1994 avessero spazzato via Berlusconi come un fuscello, non tutti i banchieri sarebbero stati generosi con lui. Il Cavaliere restò spiazzato quando la Banca Nazionale del Lavoro, sul cui appoggio contava, gli chiese di rientrare. Enrico Cuccia voleva affondarlo»
• L’annuncio della discesa in campo provoca una eco enorme. Berlusconi registra un discorso su una cassetta e la manda a tutti i telegiornali. Si fa riprendere in una luce morbida, dietro una scrivania, circondato dai libri e con le foto dei cari, incorniciate, bene in vista. Sorridente, rassicurante, inappuntabile: «Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a un passato politicamente ed economicamente fallimentare. Affinché il nuovo sistema funzioni, è indispensabile che alla sinistra si opponga un Polo delle Libertà capace di attrarre a sé il meglio di un paese pulito, ragionevole, moderno».
Processi Contro Berlusconi, specialmente da quando annunciò la decisione di entrare in politica, si è scatenata una pubblicistica di mole impressionante. I processi che gli sono stati intentati dalla magistratura non si contano. Diamo qui la lista delle imputazioni principali:
• Le origini della ricchezza di Berlusconi sono misteriose e si sa comunque che, ai tempi in cui faceva il costruttore, ha pagato un mucchio di tangenti per costruire in deroga ai piani regolatori, per piazzare appartamenti altrimenti invendibili, per far spostare le rotte degli aerei che davano fastidio agli inquilini di Milano 2 ecc.;
• Ha assunto come stalliere nella sua villa di Arcore un mafioso, Vittorio Mangano, e questo - insieme con altri indizi - dimostra che è sempre stato alleato con la mafia. I contatti con la mafia li teneva il palermitano Marcello Dell’Utri, suo braccio destro, che ha fatto per molto tempo la spola tra Milano e Palermo;
• Ha corrotto i parlamentari per farsi approvare la legge Mammì che, nel 1990, rese legali le sue reti televisive;
• Ha corrotto i giudici che, nella vertenza contro Carlo De Benedetti, gli assegnarono la Mondadori;
• Ha partecipato all’opera di corruzione relativa alla mancata vendita della Sme da parte dell’Iri di Romano Prodi a Carlo De Benedetti (1985-86: Berlusconi intervenne sostenendo l’offerta di una cordata concorrente per fare un piacere a Craxi che non voleva far prendere la Sme a De Benedetti, nel 2007 fu assolto dall’accusa di concorso in corruzione);
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• Ha corrotto la Guardia di Finanza e ha pagato in nero, con complessi giri estero su estero, molti diritti su film, soap opera ecc;
• Si è iscritto alla loggia massonica P2 (26 gennaio 1978, tessera 1816) e ha poi fatto lavorare per sé il faccendiere Flavio Carboni, coinvolto anche nell’affare Roberto Calvi;
• Nel 2010 telefonò alla questura di Milano per chiedere che tale Karima El Mahroug, detta Ruby Rubacuori, allora minorenne, in arresto per furto, fosse liberata. «È la nipote di Mubarak». Quando si scoprì che la El Mahroug era stata più volte ospite ad Arcore e aveva ricevuto somme di denaro, fu accusato, oltre che di concussione, di favoreggiamento della prostituzione minorile;
• Da quando si è dedicato alla politica, è in perenne conflitto di interessi: controlla il 50 per cento dell’informazione televisiva e, quando occupa Palazzo Chigi, anche l’altro 50 per cento, attraverso la Rai. Essendo poi presente come imprenditore in tutti i settori dell’economia, qualunque legge va a suo beneficio.
L’unica sentenza di condanna passata in giudicato è quella sul processo Mediaset, in cui era accusato di frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita e creazione di fondi neri nella gestione dei diritti tivù Mediaset.
Il 1° agosto 2013 la Corte di Cassazione lo condannò a quattro anni di reclusione, di cui tre condonati grazie all’indulto del 2006. Il 15 aprile 2014 il Tribunale di sorveglianza di Milano dispose per lui l’affidamento in prova ai servizi sociali. Andò ad aiutare gli anziani di una casa di riposo di Cesano Boscone, in provincia di Milano. Raccontò. «Sono soddisfatto. Ce ne sono alcuni che mangiano solo se ci sono io. È venuto da me un anziano dicendo di essere comunista ma di aver deciso di votare Forza Italia». L’8 marzo 2015 riacquisì la piena libertà.
Amori «Ho la fila di donne che mi vogliono sposare. Punto primo: sono simpatico. Punto secondo: ho un po’ di grano, si sa. Punto terzo: la leggenda dice che ci so fare. Punto terzo: loro dicono: lui è vecchio, muore subito, io eredito tutto»
• Prima moglie: «Berlusconi, una mattina, passa davanti alla Stazione Centrale. Lo attende l’imprevisto. Si chiama Carla Elvira Lucia Dall’Oglio (La Spezia 12 settembre 1940). Sta aspettando l’autobus. Improvvisamente Berlusconi dimentica tutto. Si presenta, scherza, si offre di accompagnarla a casa. Lei tergiversa e infine accetta» (da Storia di un italiano). Si sposarono il 6 marzo 1965. Due figli: Marina e Piersilvio
• Seconda moglie, l’attrice bolognese Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario: «Il caso volle che mi trovassi a Milano. Una persona, che lavorava nella compagnia di Alberto Lionello e di cui ero amica, mi invitò a partecipare a una cena in casa del giovane imprenditore che da poco aveva comprato il teatro Manzoni... Il padrone di casa ci accolse “scompagnato” e mi sembrò single nel modo di porsi ai presenti. Era la prima volta che lui entrava nella mia vita e col tempo imparai che quel suo modo di voler apparire “solitario” era una costante della sua personalità. Imparai che già era accaduto prima e negli anni sarebbe accaduto anche dopo... Anch’io, come le altre e numerose giovani ospiti della serata, ottenni un poco della sua svolazzante e onnipresente attenzione. Nel suo sforzo appassionato non fu ingeneroso di sorrisi... A parte i sorrisi, quella sera finì lì»
• Berlusconi e Veronica si frequentarono benché lui fosse ancora sposato. La sistemò, con la madre, in un appartamento vicino al suo ufficio. Nel 1984 nacque Barbara. L’anno dopo divorziò dalla Dall’Oglio che si trasferì poi nel Dorset, in Inghilterra. Nel 1986, sempre dalla sua relazione con Veronica, nacque Eleonora, nel 1988 Luigi. Si sposarono il 15 dicembre 1990, testimoni i coniugi Craxi (Bettino aveva già fatto il padrino di battesimo a Barbara), Fedele Confalonieri, Gianni Letta
• «L’ossessione femminile, ben nota in azienda e poi nel mondo politico romano, è diventata di pubblico dominio nel 2009, dopo l’apparizione al compleanno della diciottenne Noemi Letizia e le testimonianze sulle feste a Villa Certosa e a Palazzo Grazioli. B. dapprima ha negato, poi ha abbozzato (“Sono fedele? Frequentemente”), alla fine ha accettato la reputazione (“Non sono un santo”). Le rivelazioni non l’hanno danneggiato: ha perso la moglie, ma non i voti. Molti italiani preferiscono l’autoindulgenza all’autodisciplina; e non negano che lui, in fondo, fa ciò che loro sognano» (Beppe Severgnini, Corriere della Sera, 27/10/2010)
• Dal 2012 legato sentimentalmente a Francesca Pascale, napoletana, ex valletta, tra le fondatrici dei club «Silvio ci manchi», 49 anni più giovane di lui • Dal 2020, finita la relazione con la Pascale, sta con l’onorevole Marta Fascina, deputata di Forza Italia, 54 anni meno di lui.
Religione «Quando, nel 1994, mi disse che credeva nei valori cristiani, mi prendo un tempo comico di silenzio e domando: quali? Mi voleva ammazzare» (Giovanni Minoli).
Curiosità Dorme poco di notte. Legge i giornali alle due del mattino. Guarda i dossier col «dottor Letta» alle due e mezza. Qualche volta, la notte, compra oggetti alle televendite, qualificandosi
• «I venditori di Berlusconi erano fortemente disincentivati dal fumare, portare la barba, i baffi o i capelli lunghi e disordinati, veniva detto loro di avere sempre l’alito fresco, di stare attenti alla forfora e di non avere mai, cascasse il mondo, le mani sudate» (Stille)
• Detesta l’aglio
• Passione assoluta per il giardinaggio, di cui è grande intenditore: a Villa Certosa in Sardegna ha realizzato, senza badare a spese, un parco di grande bellezza (per esempio un agrumeto contenente 140 specie di aranci, cioè tutti quelli esistenti, ecc.)
• Pur possedendo tre cellulari le cui suonerie sono segrete, non ne tiene in tasca neanche uno: risponde il caposcorta e glieli passa (di recente, però, avrebbe imparato a scrivere gli sms e durante le riunioni noiose si divertirebbe a fare scherzi coi messaggini)
• Il suo cruccio è l’altezza. Ad Augusto Minzolini disse: «Lei quanto è alto? Un metro e 78? Non esageri. Venga qui allo specchio, vede, io sono alto un metro e 71. Ma le pare che un uomo alto un metro e 71 possa essere definito un nano?» • Nel 2020 contrasse il coronavirus • Ad Arcore ha un mausoleo dove intende essere sepolto.
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qocsuing · 1 year
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Liga MX vs MLS, a never-ending and inevitable comparison
Liga MX vs MLS, a never-ending and inevitable comparison
We compare the past and the present mostly with the intention of seeking a better future. In North American soccer we often compare between Mexico and the United States, about how this rivalry affects the future of their national teams and which league is better, Liga MX or MLS.To get more news about Liga MX México, you can visit futbol-mx.com official website.
Atlanta United traveled to Mexico for a 13-day preseason in Guadalajara, where the team will play three scrimmages against Mexican opposition, Celaya FC on Sunday, Feb. 6, and Chivas de Guadalajara and Tepatitlán FC on Sunday, Feb. 13. The club was greeted Wednesday morning by the US Consul General in Guadalajara, Eliza Al-Laham, and executives from Club Atlas, where the team will train these next two weeks, and during a press conference with club President Darren Eales, VP and Technical Director Carlos Bocanegra, and Head Coach Gonzalo Pineda, the comparison between Liga MX and MLS was inevitable.
“It is very difficult to talk about a league that I no longer follow so closely and that is why I cannot compare how things are being handled in Mexican soccer, but what I can say is that MLS is a league that has a plan in the short and long term that is giving it immediate results,” said Pineda during the press conference. "I don't dare make a direct comparison because I haven't followed the insides of Mexican soccer for a long time, and [in Mexico] maybe you feel the same way because you might not fully know what MLS is about, so it's difficult to make such a comparison.”
Since Atlanta United entered MLS in 2017, it has always had a close connection to Mexican soccer, especially in recent years. Atlanta has had Mexicans players like Jürgen Damm and Érick 'Cubo' Torres on its roster, as well as others who have played for Liga MX clubs like Édgar Castillo and Greg Garza. Likewise, other MLS clubs have brought in Mexican stars to their ranks, such as Javier 'Chicharito' Hernández, Carlos Vela, Rodolfo Pizarro, and Carlos Salcedo, among others.
However, in Mexico it seems as if MLS is still not as attractive as Liga MX and is yet to break into the mainstream soccer fan.
“I don't fully know the perception here. I do not think everyone in Mexico thinks that a player goes to MLS just to make money. Many players when they go to the US realize that it is a fairly even and competitive league, with many drawbacks such as weather changes, time changes, long trips, and things that help you evolve as a player and prepare for when you go to Europe,” added Pineda. “You have to speak other languages, live with people from other cultures, have many competitions within a year, understand about marketing, talk to the press and perform both on and off the pitch. There are many nuances that will allow a young player with a sharp vision to look at MLS with good eyes.”
The connection between Atlanta United and Mexican soccer has remained strong with the club's current coaching staff, in part, consisting of three former Mexican league players, Pineda, Diego de la Torre and Eugenio Villazón. In addition, the Head Coach of the Mexican National Team, Gerardo 'Tata' Martino, assumed his current position following two seasons in Atlanta, where he became the first Latin American coach to win MLS Cup.
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docrotten · 2 years
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THE 7TH VOYAGE OF SINBAD (1958) – Episode 144 – Decades Of Horror: The Classic Era
“If you are indeed a magician, why do you not use your great power to slay the one-eyed monster?” Of course, the princess is speaking of the Cyclops. Join this episode’s Grue-Crew – Chad Hunt, Whitney Collazo, Daphne Monary-Ernsdorff, and Jeff Mohr, along with guest host Ralph Miller – as they once again marvel at the wonders of Ray Harryhausen’s skill and artistry in The 7th Voyage of Sinbad (1958).
Decades of Horror: The Classic Era Episode 144 – The 7th Voyage of Sinbad (1958)
Join the Crew on the Gruesome Magazine YouTube channel! Subscribe today! And click the alert to get notified of new content! https://youtube.com/gruesomemagazine
ANNOUNCEMENT Decades of Horror The Classic Era is partnering with THE CLASSIC SCI-FI MOVIE CHANNEL, THE CLASSIC HORROR MOVIE CHANNEL, and WICKED HORROR TV CHANNEL Which all now include video episodes of The Classic Era! Available on Roku, AppleTV, Amazon FireTV, AndroidTV, Online Website. Across All OTT platforms, as well as mobile, tablet, and desktop. https://classicscifichannel.com/; https://classichorrorchannel.com/; https://wickedhorrortv.com/
When a princess is shrunken by an evil wizard, Sinbad must undertake a quest to an island of monsters to cure her and prevent a war.
Director: Nathan Juran
Writer: Ken Kolb (as Kenneth Kolb); Ray Harryhausen (story)
Producer: Charles H. Schneer
Composer: Bernard Herrmann
Cinematographer: Wilkie Cooper
Editors: Edwin H. Bryant (as Edwin Bryant), Jerome Thoms
Visual Effects: Ray Harryhausen (special visual effects creator)
Assistant Directors: Eugenio Martín; Pedro de Juan
Selected Cast:
Kerwin Mathews as Sinbad
Kathryn Grant as Princess Parisa
Richard Eyer as Barani, the Genie
Torin Thatcher as Sokurah
Alec Mango as the Caliph of Baghdad
Harold Kasket as the Sultan, Parisa’s father
Alfred Brown as Harufa, Sinbad’s loyal right-hand man
Nana DeHerrera as Sadi (as Nana de Herrera)
Nino Falanga as Gaunt Sailor
Luis Guedes as Crewman
Virgilio Teixeira as Ali, one of Sinbad’s crewmen
Danny Green as Karim, the leader of the mutineers
Juan Olaguivel as Golar
The Classic Era Grue-Crew, with the help of Ralph Miller III, tackles the Ray Harryhausen stop-motion masterpiece, The 7th Voyage of Sinbad. Kerwin Matthews is Sinbad. Kathryn Grant is Princess Parisa. Richard Eyer is Barani, the Genie. And, Torin Thatcher is Sokurah. The film is filled with beautifully crafted monsters: giant Rocs, a horned Cyclops, a dragon, and a skeleton warrior – and more. All this and “Dynamation!” as well. Yes sir, a Monster Kid’s dream. All this and they forgot to mention second unit director Eugenio Martino, the director of Horror Express (1972).
At the time of this writing, The 7th Voyage of Sinbad is available to stream with ads from Tubi and Crackle, as well as multiple PPV suppliers. It is also available on physical media in a Blu-ray format from various companies as an individual film or as part of a collection.
Gruesome Magazine’s Decades of Horror: The Classic Era records a new episode every two weeks. Up next in their very flexible schedule, chosen by Chad, will be Faust (1926), directed by F.W. Murnau and starring Emil Jannings. This will be the eighth silent horror movie covered by the Classic Era Grue-Crew. Bring on the intertitles!
Please let them know how they’re doing! They want to hear from you – the coolest, grooviest fans: leave them a message or leave a comment on the Gruesome Magazine YouTube channel, the site, or email the Decades of Horror: The Classic Era podcast hosts at [email protected]
To each of you from each of them, “Thank you so much for watching and listening!”
Check out this episode!
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tempi-dispari · 2 years
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La nuova stagione all'Alexanderplatz Jazz Club
È iniziata la nuovissima stagione musicale all’Alexanderplatz Jazz Club,  lo storico punto di riferimento per gli amanti del jazz a Roma da quasi 40 anni.
Il direttore Eugenio Rubei, che ha in serbo numerose soprese per l’anno a venire, conferma la grande qualità delle sue scelte artistiche proponendo per le prossime sere tre concerti di assoluto interesse, in programma alle ore 21:00.
Giovedì 17 novembre, il duo composto da Michael Rosen al sax e voce e Ettore Carucci al pianoforte proporrà un set vivace che comprenderà delle composizioni dei più grandi compositori della tradizione jazzistica, da Ellington a Monk, a Porter, Rodgers e Hart, Jerome Kern e tanti altri, alternandosi tra brani vocali e strumentali.
Venerdi 18 e sabato 19 novembre, doppio concerto del quartetto guidato da Daniele Scannapieco, uno dei punti di riferimento della scena jazz campana e internazionale, che torna a Roma con un progetto di bop in grande stile, con decise inflessioni hard-bop, dotato di un grande interplay e una spiccata vocazione al mainstream.
Una formazione decisamente affiatata composta da Daniele Scannapieco al sax, Tommaso Scannapieco al contrabbasso, Michele Di Martino al piano e Luigi Del Prete alla batteria.
A partire dalle ore 19:30 all’Alexanderplatz è possibile cenare con un menu a prezzo fisso  o un menu à la carte stagionale proposto dalla chef Raffaella Tirelli. Si raccomanda la prenotazione, per cena e/o concerto, dopo le ore 18:00 ai numeri + 39 06 86781296 – +39 349 977 0309 (WhatsApp) o in qualsiasi momento alla mail [email protected]
TESSERA MENSILE (obbligatoria, valida per 30 concerti): € 10,00
INGRESSO:
Solo concerto: € 10,00 (comprensivo di una consumazione)
Cena con concerto: menu à la carte o a prezzo fisso (€ 25,00)
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garadinervi · 10 days
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L'espace de l'écriture. Artistes italiens de la collection de l'Archivio di Nuova Scrittura, (invitation), Istituto Italiano di Cultura, Paris, May 5-25, 1994 [© Archivio di Nuova Scrittura, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto]
Feat.: Vincenzo Accame, Nanni Balestrini, Irma Blank, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Corrado D'Ottavi, Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Stelio Maria Martini, Eugenio Miccini, Magdalo Mussio, Anna Oberto, Martino Oberto, Luca Patella, Lamberto Pignotti, Sarenco, Adriano Spatola, Franco Vaccari
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lamilanomagazine · 2 years
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Lecco, lo Stadio “Rigamonti-Ceppi” compie 100 anni
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Lecco, lo Stadio “Rigamonti-Ceppi” compie 100 anni. L’Amministrazione Comunale di Lecco, in collaborazione con la Calcio Lecco 1912 e il Panathlon Club Lecco, ricorderà l’anniversario dei “Cento anni” dello stadio comunale già “Canterelli” ed oggi “Mario Rigamonti e Mario Ceppi” con una serie di iniziative da ottobre a fine anno. La prima è in programma sabato 15 ottobre, giorno che coincide con quello della inaugurazione, il 15 ottobre 1922, alle ore 17 all’esterno dello stadio di Via Don Pozzi. Non lontano dall’ingresso della segreteria e spogliatoi verrà infatti collocata una targa che ricorderà proprio i primi cento anni dello stadio. Tuttavia, questa non sarà l’unica iniziativa perché è intenzione dell’Amministrazione Comunale di Lecco, ed in particolare dell’assessore all’Educazione e Sport Emanuele Torri, con il coinvolgimento della Calcio Lecco con la proprietà della famiglia Di Nunno, proporre una o più amichevoli di spessore nei prossimi mesi con squadre di categoria superiore rispetto al Lecco. In merito sono già in corso trattative e fare nomi ora è prematuro creando aspettative che poi potrebbero essere vanificate da decisioni dell’ultimo momento. Una cosa è certa: l’impegno comune per offrire uno spettacolo degno della ricorrenza. Inoltre, anche con il contributo del Panathlon Club Lecco e del suo presidente Andrea Mauri, si sta programmando una serata nel mese di novembre dedicata proprio ai colori blu e celeste della Calcio Lecco con alcuni dei giocatori protagonisti sul glorioso rettangolo dello stadio “Rigamonti-Ceppi”. Tornando alla ricorrenza del 15 ottobre di cento anni fa non si può non ricordare (attingendo al prezioso archivio di Aloisio Bonfanti) l’inaugurazione dell’allora nuovo campo sportivo “Cantarelli”, in territorio comunale di Castello, allora ancora autonomo Comune, prima di essere assorbito il 1° marzo 1924 dalla “Grande Lecco”. La cerimonia avvenne alla presenza delle maggiori autorità, con i sindaci di Lecco e di Castello Giovanni Gilardi e Giovanni Battista Sala. Madrina Carla Ceppi, ventenne figlia di Eugenio Ceppi e sorella maggiore di Mario, che nel 1936 si unirà in matrimonio con Giuseppe Rizza. Intervennero anche le maestranze dell’impresa del capomastro Martino Todeschini, che avevano eseguito i lavori sul terreno di proprietà della famiglia Ceppi. La sezione Calcio della Canottieri Lecco (costituita ufficialmente con assemblea straordinaria il 22 dicembre 1913, aderendo ad una proposta del socio Vico Signorelli) aveva come responsabile Eugenio Ceppi, nato a Milano il 28 novembre 1869 e venuto a Lecco definitivamente nella primavera del 1912. Il 15 agosto 1904 nasceva, a Castello di Lecco, Mario Ceppi, figlio di Eugenio e di Ebe Prina, coniugati a Milano il 25 maggio 1889. All’inaugurazione venne disputata l’amichevole di calcio Canottieri Lecco-Ginnastica Gallaratese. Vinsero i blucelesti per 5 reti a 2. Il nuovo impianto sportivo, ampio e moderno, sostituiva l’angusto rettangolo detto della Primavera, dalla trattoria che spalancava i battenti davanti alla caserma Sirtori di via Leonardo da Vinci (attuale sede di uffici della Questura), nell’area retrostante, con ingresso dall’attuale civico 3 di via Leonardo da Vinci (allora via Amilcare Ponchielli), dove c’era un grande portone, vi era un ampio cortile che nei giorni di mercato diveniva deposito di corrieri con carri e cavalli. Nell’area relativa era stato sagomato, con muro confinante il corso del Caldone ancora scoperto in piazza Mazzini, il primo campo di calcio dei blucelesti della Canottieri nel marzo 1914. I terreni messi a disposizione in Comune di Castello da Eugenio Ceppi per il nuovo campo sportivo si allungavano nella vasta proprietà agricola che fronteggiava la villa residenziale dei Ceppi, tuttora esistente. La denominazione “Cantarelli” si deve alla località del tumulo con i morti della peste manzoniana, fra i quali vi sarebbe stato l’avvocato Azzeccagarbugli, legale al quale si rivolge Renzo dopo la vicenda di don Rodrigo. La sepoltura sarebbe oggi da indicare nella zona della rotonda stradale fra via Balicco, via XI Febbraio, via Cantarelli, dove si trova anche l’uscita dell’attraversamento viabilistico di Lecco, dal tunnel in direzione nord. La denominazione “Cantarelli” rimarrà sino al 1950, quando, nel maggio dello stesso anno, un anno dopo la tragedia aerea del grande Torino, a Superga, che porta alla scomparsa dell’intera compagine granata pluriscudettata del Torino, il campo venne dedicato a Mario Rigamonti. Il 20 giugno 1993, dieci anni dopo la morte del grande presidente Mario Ceppi che portò per ben due volte il Lecco in serie A, lo stadio venne poi intitolato anche al “presidentissimo” in aggiunta a Mario Rigamonti. Infine, oltre alla parentesi calcistica lo stadio comunale ospitò molti altri eventi di natura sportiva, mondana e musicale. Ma soprattutto uno in particolare va ricordato e che riempie ancora oggi d’orgoglio l’intera città: la cerimonia di consegna della medaglia d’argento al valor militare per la Liberazione conferita alla città di Lecco. Era il 14 marzo 1976 e a consegnala in uno stadio gremitissimo l’allora presidente della Camera dei Deputati Sandro Pertini che poi sarebbe diventato uno dei presidenti della Repubblica più amati dagli italiani. Prima di lui presero la parola il sindaco di Lecco Rodolfo Tirinzoni, il ministro Tommaso Morlino e il consigliere comunale Piero Losi per l’Anpi.... Read the full article
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marcogiovenale · 3 years
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oggi: 7 ottobre, genova, inaugurazione di "ricerce verbosonovisive", a cura di sandro ricaldone
oggi: 7 ottobre, genova, inaugurazione di “ricerce verbosonovisive”, a cura di sandro ricaldone
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sounds-right · 9 months
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Lemó, è il turno di "Spaiato"
Dal 5 gennaio 2024 sarà in rotazione radiofonica "Spaiato", il terzo singolo di  Lemó estratto dal suo album d'esordio "Chi l'avrebbe mai detto!".
"Spaiato" è un brano che narra delle peripezie di un guanto che si strugge di nostalgia per essere stato dimenticato in un hotel di Budapest, mentre il suo compagno ha fatto ritorno a Trastevere.
Per un guanto un compagno è "funzionale", così il protagonista della canzone si sente perso, con l'autostima sempre più in calo, finché non ritroverà un altro guanto, poco importa se di un altro colore, per tornare a condividere il cammino al riparo dalla solitudine.
Spiega l'artista a proposito del brano: "In un tempo caratterizzato da odio e cinismo, da guerre insensate e alle volte fratricide, una canzone che parla di calore e di fratellanza; un omaggio al compianto Gianmaria Testa, cantore dell'amore universale."
Il videoclip di "Spaiato" alterna suggestive immagini della capitale ungherese e a quelle di Roma, mostrando luoghi di singolare bellezza dove è facile abbandonarsi alla più struggente nostalgia, soprattutto per un guanto che si ritrova "spaiato"; il quale però, dopo mille perizie, ritroverà un compagno, poco importa se di un altro colore, per tornare a condividere un po' di cammino al riparo dalla solitudine.
Al bianco e nero scelto per rappresentare la storia di questo guanto (ma con venature di un azzurro luminescente di speranze), si alternano poi le immagini delle registrazioni in studio, e in particolare degli straordinari musicisti che Lemó ha voluto coinvolgere per questa canzone, grandi amici di quel cantore dell'amore universale che è stato Gianmaria Testa, cui il brano è dedicato.
Guarda qui il videoclip su YouTube: https://youtu.be/x9eBSPGwuwQ 
"Chi l'avrebbe mai detto!" è un album che contiene undici brani nati dall'ascolto, sin da bambino, del miglior cantautorato italiano (Dalla, De André, De Gregori e, più di recente, Capossella e Testa).
Registrato tra la Puglia e Roma, il disco vede la partecipazione di musicisti d'eccezione come Martino De Cesare (Concato, Eugenio Bennato) e Giancarlo Bianchetti (Vinicio Capossela, Gianmaria Testa) alle chitarre, Vincenzo Abbracciante alla fisarmonica (Lucio Dalla, Richard Galliano), Gabriele Mirabassi  al clarinetto (Mina, Ivano Fossati), Ferruccio Spinetti (contrabbassista degli Avion Travel e di Musica Nuda),  Giovanni Astorino al violoncello (Caparezza), e ancora Antonio Vinci (pianoforte ed Hammond) e Pierpaolo Giandomenico (basso elettrico), con la direzione musicale di Francesco Lomagistro (batteria e percussioni).
Biografia
Claudio Paris, in arte Lemó, nasce a Taranto a metà Anni Settanta. Vive a Bologna e fa il magistrato, dopo averlo fatto per una decina d'anni in Calabria, occupandosi di alcuni dei più importanti maxiprocessi alla 'ndrangheta.
La musica è però la sua grande passione, da quando poco più che adolescente impara a suonare la chitarra e scrive le prime canzoni, formandosi grazie all'ascolto del miglior cantautorato italiano: De André, Dalla, De Gregori, Fossati; e più di recente Capossela e Gianmaria Testa, solo per citare quelli che ne hanno maggiormente influenzato la scrittura. 
Dopo "Back home" e "Mariarita", "Spaiato" è il terzo singolo estratto dal primo album di Lemó "Chi l'avrebbe mai detto!" in rotazione radiofonica dal 5 gennaio 2024.
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memoriastoica · 7 years
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Affare Concorde (1979)
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Nuovo post su https://is.gd/ZAE49M
Il racconto degli ultimi giorni a Napoli di Francesco II, il re sulla via della beatificazione*
di Michele Eugenio Di Carlo
Su Francesco II, l’ultimo re di Napoli, si aprono le vie della beatificazione. É una notizia che non mi sorprende, avendo passato gli ultimi anni a studiare attentamente la storia della fine del Regno delle Due Sicilie e, naturalmente, le vite dei protagonisti centrali di questo periodo storico tra i quali spiccano inevitabilmente Ferdinando II e lo stesso Francesco II.
Ai fini del processo di beatificazione di Francesco II, sicuramente non risulterà irrilevante il modo in cui lasciò Napoli, cercando di affrancarla dalla guerra e dalla distruzione, lasciando nei forti migliaia di soldati non per difendere la dinastia dei Borbone, ma affinché il passaggio di consegna a Garibaldi avvenisse nella serenità più assoluta, senza scontri e senza vittime.
Eccovi il racconto degli ultimi giorni di Francesco a Napoli, tratto dal mio recente testo “Sud da Borbone a brigante”.
  Nemmeno un anno dopo essere salito al trono, dopo infinite traversie, Francesco II vedeva il proprio Regno invaso militarmente a tradimento da Giuseppe Garibaldi con un’impresa sostenuta segretamente da inglesi e sabaudi, in palese violazione del diritto internazionale.
La mattina del 3 settembre del 1860, assolutamente cosciente di essere circondato da traditori a cui aveva concesso spazi enormi, Francesco II prese la sofferta decisione di lasciare Napoli e di arretrare la linea difensiva contro l’avanzata garibaldina tra le fortezze di Gaeta e di Capua, nell’area compresa tra il Volturno e il Garigliano.
Tomba di Maria Cristina di Savoia in Santa Chiara a Napoli (foto Di Carlo)
  Secondo lo scrittore Raffaele De Cesare, il Re aveva seguito i consigli dell’Austria e del comandante dell’Esercito pontificio Louis Juchault de Lamorcière[1], ma erano in tanti ad aver sconsigliato Francesco II di mettersi al comando delle truppe lungo la linea difensiva tra Salerno ed Eboli.
Secondo altri Francesco II non avrebbe dovuto lasciare Napoli, ma combattere e magari morire. Non avrebbe dovuto dar conto alla stampa filo-unitaria a cui aveva concesso una libertà mal ripagata, né al vociare di esuli cavourriani e mazziniani a cui aveva concesso l’amnistia, né ai suoi ministri costituzionali al potere contro la sua stessa dinastia reale. Francesco II avrebbe invece dovuto alzare lo sguardo «nelle cose dei cittadini, nelle capanne de’ contadini, nelle tende de’ soldati», per ascoltare con commozione i «singhiozzi di milioni di sudditi, spaventati dalla imminente ruina infinita». Secondo questa tesi Francesco II avrebbe dovuto ripercorrere all’inverso i passi compiuti fino al 24 giugno: sospendere la Costituzione, proclamare lo stato d’assedio, bloccare la stampa cavourriana e mazziniana, espellere stranieri e esuli, mandare sotto processo i ministri infedeli, giudicare gli ufficiali dell’Esercito e della Marina che avevano provocato le sconfitte, eliminare i camorristi infiltrati dai suoi nemici nel corpo di Polizia, ripristinare le guardie urbane, riavvicinare i tanti fedeli sudditi allontanati dalle amministrazioni centrali e periferiche. Era questo l’unico metodo per respingere i nemici interni ed esterni e salvare con la dinastia il Sud dall’invasione in atto e dalla colonizzazione che ne sarebbe derivata.
Ma Francesco II era pur sempre il «figlio della Santa» (la madre, Maria Cristina, sarà beatificata nel 2014): più che il suo regno in terra, sperava in un piccolo e modesto posto in quello dei cieli.
Alle quattro di pomeriggio del 5 dicembre, Francesco II comunicava al Consiglio di Stato la sua decisione di lasciare Napoli per Gaeta, chiedendo al ministro degli Esteri Giacomo De Martino di preparare una lettera di protesta indirizzata alle Potenze europee.
  L’ambasciatore inglese Henry Elliot, pur essendo un acerrimo nemico della dinastia dei Borbone, oltre che uomo di fiducia dei ministri John Russel e lord Henry John Temple di Palmerston che avevano avuto un ruolo determinante nella fine del Regno delle Due Sicilie, rimase colpito, al pari del collega francese Anatole Brenier e degli stessi ministri costituzionali del governo napoletano che stavano tradendo il loro mandato e la patria, della pacatezza, della compostezza, della risolutezza con la quale, «salvando la Corona» e Napoli dalla distruzione, Francesco II subiva le più gravi umiliazioni personali.
Tanto che quel giorno stesso la voce di Elliot sembrò levarsi a difesa di Francesco II e contro i traditori di Corte e gli stessi liberali: «È impossibile descrivere l’odiosa esibizione di piccineria, ingratitudine, vigliaccheria e d’ogni altra infima qualità che è stata fatta in questi ultimi giorni»[ii].
Castello S. Elmo a Napoli (foto Di Carlo)
  Come scritto nel Proclama Reale, Francesco II lasciava in città parte delle forze militari, circa 6 mila uomini con il compito non di difendere la dinastia, ma di proteggere l’incolumità di Napoli.
Giovedì 6 settembre, una splendida giornata di fine estate, nelle prime ore del pomeriggio il Re riceveva il saluto dei ministri e dei direttori rivolgendosi loro in maniera cortese, come d’abitudine.
Francesco II al fianco della splendida Maria Sofia lasciava Napoli senza neppure prelevare i suoi beni personali che finirono nelle mani untuose della nuova autorità e che non gli verranno mai restituiti.
Anche gli ambasciatori stranieri si presentarono a salutare il Re in partenza, persino Brenier ed Elliot, non il piemontese Salvatore Pes di Villamarina. D’altronde, De Martino aveva poco prima inoltrato l’atto di protesta nel quale il Piemonte veniva ritenuto il principale responsabile dell’invasione del Regno; un atto che terminava con l’impegno di difendere il Regno fuori le mura della Capitale e con parole solenni: «forti sui nostri dritti fondati sulla storia, sui patti internazionali e sul diritto pubblico europeo», la protesta si estendeva «contro tutti gli atti finora consumati» e con la ferma volontà di conservarla alla storia «come un monumento di opporre sempre la ragione e il dritto alla violenza e all’usurpazione»[iii].
Tranne Brenier ed Elliot, e naturalmente Villamarina, gli ambasciatori ricevettero disposizioni di trasferire a Gaeta gli uffici diplomatici. La Spagna dispose affinché Francesco II fosse scortato con due navi spagnole.
Elliot non rinunciò a criticare apertamente il comportamento assunto da Vittorio Emanuele II e da Napoleone III, durante l’avanzata garibaldina sul suolo napoletano[iv]. Nelle frasi di Elliot apparve evidente l’ammissione che la stessa propaganda, servita ad infangare i Borbone, era stata del tutto strumentale al fine di isolare una dinastia reale che si era rifiutata di sottostare alla forza delle Potenze dominanti dell’epoca.
In perfetto orario, alle diciotto, il Messaggero, scortato da due navi spagnole, salpava dal porto di Napoli. Come profetizzato dal vecchio generale Raffaele Carrascosa, Francesco II non sarebbe mai più tornato a Napoli. La flotta napoletana, già abbondantemente compromessa con l’ammiraglio Carlo Pellion di Persano e l’ambasciatore piemontese Villamarina, si rifiutava di seguire il proprio re, ad eccezione della Partenope che raggiungeva Gaeta.
Con l’uscita da Napoli di Francesco II finiva il Regno delle Due Sicilie; tra Capua e Gaeta iniziava una lunga e coraggiosa lotta che avrebbe restituito l’onore perduto in Sicilia e in Calabria all’Esercito Reale e alla dinastia borbonica.
Il processo di beatificazione di Francesco II finalmente toglierà il velo oscuro sulla vera storia del nostro processo di unificazione, che può essere declinato proprio con le parole dell’ultimo re delle Due Sicilie, aventi il significato profondo «… di opporre sempre la ragione e il dritto alla violenza e all’usurpazione».
  *Tratto dal testo “Sud da Borbone a brigante” di Michele Eugenio Di Carlo
  Note
[1] R. DE CESARE (Memor), La fine di un Regno: dal 1855 al 6 settembre 1860, cit., p. 460.
[ii] H. ACTON, Gli ultimi borboni di Napoli (1825-1861), cit., pp. 551-552.
[iii] Ivi, pp. 471-472.
[iv] Ivi, pp. 471- 472.
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