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#La Dama dei Sogni
marfisa · 1 year
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Ho condotto l'Innominato, la Dama di tutte le dame, al canale Navile, e lì, vicino alla cascata, ho pianto quasi tutte le mie lacrime (non tutte, perché non sono ancora finite e non finiranno così). Lì, tra le zanzare e le anatre, ho pronunciato un altro giuramento, che poi è sempre il solito. Madama trasportava qualcosa che per me aveva un senso, ma non era il senso stesso. E così, davanti al pollo fritto dello Juan, mentre le lacrime, copiose, scorrevano ancora, ho confidato a Madama, e a me stessa, il significato di quelle lacrime. Prima non lo sapevo, oppure lo sapevo ma non avevo il coraggio. Da lontano, applausi scroscianti facevano il loro spettacolo, applaudivano una figura, ed ero io quella Figura. Il ritratto delle mie sembianze allora divenne certo, e io seppi, lì a quella tavola, dove si fosse posato il mio solo e unico amore. Mi tornarono in mente le lamentele disperate, i copioni sparsi nelle stanze, le tazzine da lavare, la mozzarella da assaggiare per la prima volta- tanto loro mi avrebbero insegnato tutto-quelle vecchie tavole impolverate, e il lume, coraggioso, protettore, dei proiettori la sera delle generali. Tutto quel mondo si è catapultato tra lo Juan e le cascate, tra l'estate dei matti cosentini cocainomani, l'anno passato di soppiatto a dire che qualcosa mi mancava. Ed era sempre la stessa cosa. Madama non aveva dapprima compreso quel mondo. Mi aveva fatto credere che la realtà fosse migliore, che lì dove c'è finzione non può esserci la verità. La verità non sta in mezzo né all'interno, la verità sta sempre intorno.
E a te in ginocchio io offro la mia vita, mio Teatro senza fine, mio Teatro senza spine. A te dono tutti i fiori, tutti i miei diari, tutti i cori che sotto la neve di un giorno lontano cantavano le tue peripezie. Mio Teatro, so come mi manchi e come mi cerchi, so come ti trovo negli spazi dove non voglio trovarti, e ancora eppure ti cerco, e ti inseguo, e tutte le mie lacrime sono per te, saranno sempre per te. Tutti gli amori, impavidi, sempre in Te finiscono, dentro Te marciscono e poi rinascono. In un microfono ho detto la parola che ha creato il cosmo. E' il suono che dà vita alla vita. ''C'è qualcosa che mi manca, che sempre mi manca''. Come tutto era pieno, e poi come tutto vuoto. Sipari, botole, quinte, quella era la casa di tutte le case, il mondo di tutti che in tutto è mondo. Mio Teatro che in sogno sei giunto, come Madama. Sempre dai sogni vi ho presi e trascinati in scena, sempre dai sogni. Tutto ciò che ritorna non ha destino perché è il destino. Tutto il destino che c'è, da un ritorno riporterà la Divina Nostalgia.
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weirdesplinder · 1 year
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Nuova lista di libri su richiesta, stavolta sui cattivi ragazzi dei romance storici.
Che tradotto con gergo dell’epoca avrebbero chiamato libertini o mascalzoni. ora come ben sapete di libri sui libertini o Rogue o Rake ce ne sono a milioni, perciò mi sono dovuta dare delle regole per restringere il campo: non ho inserito più libri di una stessa autrice (tranne che in un caso), ho scelto solo libertini che poi durante il libro diventano redenti, ho scelto tra le mie autrici preferite e mi sono lasciata come sempre guidare dal mio gusto personale.
Ma tenete presente che questa è una lista estremamente riduttiva, e ripeto estremamente. Perciò nei commenti sentitevi liberi di segnalare romanzi sullo stesso tema che voi avete amato e qui mancano.
Ma partiamo con l’elenco:
- Incontrarsi e poi…, di Mary Jo Putney
Titolo originale: The Rake and the Reformer or The rake
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Trama: Alys è una nobile dama che dopo una delusione d'amore è fuggita daklla sua famiglia e dalla società per rifugiarsi in campagna e diventare, sotto mentite spoglie, amministratore di una proprietà terriera per conto di un nobile, un lavoro di solito maschile. Reginald invece è un nobile libertino, che ha passato la vita immergendosi in ogni vizio, fino a cadere vittima dell'alcolismo, e solo ora rendendosi conto delle bassezze cui è arrivato ha deciso di redimersi, assumendosi le sue responsabilità e partendo appunto con l'amministrare le terra che il cugino gli ha donato. Le stesse terre che fino ad ora erano dominio di Alys. E fu così che i due si incontrarono. Due caratteri forti ma feriti due persone veramente diverse ma anche complementari. Lei ha un gatto odioso e dominante, lui un cane pastore pauroso e fifone, eppure i due vanno d'accordo, come i loro padroni almeno finchè la vera identità di Alys non viene fuori e Reginald che per tutta la vita non ha mai fatto la cosa giusta, decide di farla stupidamente nel momento più sbagliato lasciandola andare via.
La mia opinione: bellissimo, uno dei miei romance preferiti in assoluto, con personaggi super affascinanti pieni di difetti reali e difficili al punto giusto. Imperdibile. Ottimo uso degli animali all'interno di un romanzo senza umanizzarli. Sublime. Superconsigliato. Lui è stato terribile nel libro precedente della serie, qui tocca il fondo, e poi inizia la risalita.
- Giocare d’’azzardo (The gamble) di LaVyrle Spencer
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Trama:  Kansas, 1888. In una piccola cittadina è in atto una guerra senza  esclusione di colpi. Da un lato abbiamo i proprietari dei Saloon e delle  Sale da gioco, dall'altro le donne del paese, mogli e madri stanche di  vedere i loro uomini ubriacarsi e perdere soldi sui tavoli da gioco.  Coinvolti nella guerra due personaggi interessanti. Agata, la  proprietaria di un negozio da modista. Zitella di oltre trent'anni a  causa di una gamba ferita che la fa zoppicare e le rende difficile  interagire con gli altri. Soffre di un'acuta solitudine e sogna di poter  ballare, di poter avere dei figli e un marito, ma non osa cercare di  far avverare i suoi sogni, crede siano irrangiungibili. Poi abbiamo  Scott proprietario di un nuovo Saloon , che viene dal profondo Sud.  Affascinante ma segnato dalla Guerra civile e dalle grave perdite subite  da anni viaggi senza meta,mantenendosi col gioco d'azzardo. Sembra che  queste due persone non abbiamo nulla in comune, invece non è così.  Entrambi dietro la corazza che presentano al mondo hanno un cuore d'oro e  aiutano il prossimo ogni volta che possono. Un piccolo orfano li  avvicinerà l'uno all'altra e forse entrambi potranno guarire se sapranno  ascoltare il loro cuore……  
La mia opinione:  Bello bello bello. E’ un romance corposo, non breve.  Eppure avrei voluto l'autrice andasse avanti a raccontare poichè si interrompe proprio sul più bello. Voglio sapere cosa  succede dopo ai due protagonisti. Due personaggi veramente belli e ben  ponderati. Costruiti talmente bene da sembrare reali, con una  complessità rara da trovare eppure semplici al tempo stesso. E anche i  personaggi secondari non sono da meno. Abbiamo persino una storia  d'amore secondaria. Insomma un libro che consiglio veramente. Abbiamo  manifestanti urlanti, bottiglie pallottole e coltelli che volano.  Ballerine di can can, una antica piantagione di cotone e persino un  fantasma e una stupenda macchina da cucire. Non manca nulla a questo  romanzo. La parte che ho preferito credo siano stati i dialoghi. Lui poi è il classico cattivo ragazzo che però nasconde un lato tenero.
- Inattese seduzioni (To Seduce a Sinner) di Elizabeth Hoyt
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Trama:  Per anni Melisande  Fleming ha amato lord Vale da lontano, osservandolo sedurre innumerevoli  amanti. Tuttavia una volta, dietro la maschera dell’impenitente  donnaiolo, è riuscita a cogliere in lui i segni di un dolore straziante.  Così, quando Vale viene piantato proprio in procinto di sposarsi,  Melisande si offre a lui proponendogli un matrimonio di convenienza,  seppur celando i propri sentimenti. Ma Vale avrà una sorpresa: timida e  riservata di giorno, sua moglie si fa sensuale e disinibita di notte.  Deciso a scoprire i suoi segreti, Vale dovrà prima affrontare i fantasmi  del proprio passato
La mia opinione: A mio modesto parere Elizabeth Hoyt è specializzata in cattivi ragazzi o libertini, ce n’è uno in praticamente tutti i suoi romanzi, perciò scegliere è stato difficile e ho dovuto per forza elencare almeno due suoi libri. Se vi piaceranno sappiate che ce ne sono molti altri molto simili. Vi avverto anche che la dose di sensualità nei suoi romanzi è alta. Questo non è uno dei miei preferiti tra i suoi romanzi, ma il protagonista mi sembrava un buon esempio di cattivo ragazzo diverso da quelli dei romanzi precedenti della lista. Trama classica  che più classica non si può e che io non sempre apprezzo (lei che fa la  disinibiita solo di notte è una cosa che non sopporto), però resta un  bel libro molto sensuale.
- Il principe e la preda (The Raven Prince) di  Elizabeth Hoyt
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Trama:  Anna Wren, giovane e sensuale vedova, per risollevare le proprie  finanze decide di accettare un lavoro come segretaria di Edward de Raaf,  conte di Swartingham. Uomo duro e scontroso, Edward ha già fatto  scappare diversi dipendenti, ma con Anna è diverso: l’attrazione fra  loro è forte fin dal primo incontro e cresce a ogni diverbio
La mia opinione: libro molto bello e molto sensuale.  Consigliato anche se lui all’inizio è difficile da amare, poi si fa perdonare. Questo è quasi il romanzo per antonomasia quando si parla di libertini o uomini difficili, che però poi si redimono. All’inizio si fa quassi odiare, ma poi....
- La sposa del diavolo (Devil’s bride) di  Stephanie Laurens
Link acquisto ebook: https://amzn.to/2U3kkq2
Trama:  Quando  Devil, il ribelle rampollo della ricca famiglia Cynster, viene sorpreso  in atteggiamento compromettente con la governante Honoria Wetherby,  l'uomo stupisce tutti domandandole di sposarlo. Nessuno si era mai  sognato che lo scapolo più corteggiato d'Inghilterra si sarebbe messo  l'anello al dito così facilmente. Honoria, però, non ha nessuna  intenzione di accettare. Certo, Devil le piace, e molto, ma per lei  l'amore è un'altra cosa. Possibile che possa sbagliarsi…?
La mia opinione: buon esempio di trama clasica del romance, scritta bene, semplice, lineare e con un’eroina non moderna ma di animo moderno. E lui è il classico libertino che si crede Dio in terra e poi cade subito come una pera cotta.
- Il lord della seduzione, di Loretta Chase
Titolo originale: Lord Of Scoundrels
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Trama:  Jessica Trent prima ha tentato e quindi ha avvinto Sebastian Ballister,  marchese di Dain, in un bacio appassionato. E ora spetta a lui salvarle  la reputazione. Mai Jessica avrebbe immaginato di desiderare quell’uomo  arrogante e immorale. I suoi intenti erano ben altri. Eppure il fuoco  dello scandalo è nulla al confronto dell’ardore della loro passione…
La mia opinione: Sebastian è un marchese irresistibile in quanto non è bello, non ha delle belle maniere a volte risulta rude o rozzo, e lui stesso è più che consapevole di tutte le sue mancanze. Siccome la gente pensa già il peggio di lui, ha deciso di non deluderli e di comportarsi il peggio possibile, ma in realtà dentro è un cucciolone, ha solo bisogno di amore e di qualcuno che veda oltre le apparenze e per fortuna lo trova in Jessica. Classico cattivo ragazzo dal cuore di orsacchiotto che fa il cattivo ragazzo solo perchè tutti già pensano che lo sia. Unica differenza dai soliti libertini, lui non è bello.
- Peccati d'inverno (Devil in winter) di Lisa Kleypas
Terzo romanzo della serie Wallflowers
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Trama: Evangeline Jenner, la più timida delle quattro Zitelle, sarebbe anche la più ricca, se solo potesse entrare in possesso dell’eredità che le spetta. Pur di riuscirci, Evangeline è determinata a sfidare tutte le convenzioni. Da qui, la sua oltraggiosa proposta di matrimonio al visconte Sebastian St Vincent, uomo dalla reputazione talmente pericolosa da rovinare il buon nome di qualsiasi fanciulla. Ma Evangeline ha le idee chiare e gli pone una condizione: si concederà a Sebastian solamente la prima notte di nozze. Eppure, quando la posta in gioco è la passione, anche il cuore è a rischio.
La mia opinione: Romanzo stupendo un vero classico, lui il bad boy per eccellenza ma davanti a lei mi si scioglie come neve al sole. E poi è scritto benissimo questo libro. Certo di Lisa Kleypas avrei potuto scegliere altri stupendi romanzi con perfetti libertini, ad esempio Infine tu, e sono stata molto indecisa, ma poi ho optato per St. Vincent perchè era di nobile lignaggio e quindi il tipico libertino del ton e perchè si redime quasi da solo per amore, lei non deve nemmeno sforzarsi più di tanto le basta essere la bella e buona persona che è.
- La pedina scambiata, di  Georgette Heyer  
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Trama: Nell'aristocrazia inglese del secondo Settecento un solo uomo può fregiarsi del soprannome di Satana: Sua Grazia il Duca di Avon, bello, acuto, elegante e assolutamente privo di scrupoli… soprattutto nei confronti del sesso femminile. Ma il ruolo che impersona con tanta convinzione comincia a stargli stretto quando, per una serie di incredibili circostanze, prende al proprio servizio un giovane paggio… che presto si rivelerà essere un'affascinante e imprevedibile fanciulla, minacciata da un crudele personaggio. Satana si trasforma così nell'Angelo vendicatore, compiendo con grande astuzia le sue mosse su un'infida scacchiera.
La mia opinione:  Probabilmente il mio libro preferito della Heyer. Il Duca di Avon  è  il prototipo a cui tutte le autrici di romance dopo la Hayer si sono in parte ispirate per i  loro duchi libertini e debosciati. Lui così maturo, cinico, debosciato, che ha provato ogni vizio sulla  faccia della terra, alla fine si scopre affezionato a una ragazza giovane e  vibrante che lo ama così innocentemente e totalmente, e senza timore, nonostante  tutti lo temano. E così Pigmalione si innamorò della sua creazione……
- Come sposare un Duca, di Jane Feather
Titolo originale: Vice
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Trama: Londra 1750. Dopo  una vita dissoluta trascorsa dilapidando il patrimonio di famiglia  Lucien, il giovane visconte di Edgecombe, si sta spegnendo poco a poco,  divorato dalla sifilide. Alla sua morte, l'intera sua proprietà, in  mancanza di eredi diretti, verrà spartita tra i creditori.Per  impedire che ciò accada, suo cugino Tarquin, terzo duca di Redmayne, si  trova costretto a rimediargli in breve tempo una moglie che possa  figliare al più presto. Conscio che nessuna ragazza di buona famiglia  acconsentirà mai a sposare il depravato e laido visconte, Tarquin non  vede che una soluzione al problema: incarica una nota e sclatra  maitresse di trovargli una vergine, che provvederà lui stesso a  ingravidare. E la scelta cade sulla povera Juliana che è in un momento di lieve difficoltà poichè ha accidentalmente ucciso suo marito la prima notte di nozze con uno scaldaletto...
La mia opinione: solo Jane Feather sa mescolare ironia, dramma e sensualità in un mix irresistibile sulla carta questa trama potrebnbe essere tragica giusto, ed invece grazie al suo stile e la suo modo di raccontare diventa spumeggiante e quasi divertente a tratti.  Io amo questa autrice e qui la proposta di lui è indubbiamente indecente, ma si rivelerà la cosa migliore mai capitata alla protagonista.
- Un’irresistibile furfante (A Rogue by Any Other Name) di Sarah Maclean
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Trama: Sono passati dieci anni da quando il giovane marchese di Bourne ha perso  il suo intero patrimonio al gioco. Ora, divenuto comproprietario della  bisca più famosa di Londra, è determinato a riprendersi l’eredità  perduta e ottenere l’agognata vendetta. Per questo decide di sposare  lady Penelope Marbury, il cui padre possiede non solo le terre che gli  appartenevano ma anche le informazioni necessarie a distruggere l’uomo  che lo ha rovinato. Per Bourne lei è solo una pedina del suo intrigo, ma  non ha fatto i conti con i piani della ragazza, che vede nel suo  tenebroso e affascinante marito l’atteso riscatto e un intero mondo di  piaceri a cui non rinuncerà tanto facilmente…
La mia opinione: romanzo famosissimo che conoscono anche i sassi credo, qui il bad boy lo è diventato per circostanza più che per inclinazione, perciò redimerlo sarà più semplice.
- Che mascalzone! (London’s Perfect Scoundrel) di Suzanne Enoch
Secondo libro della serie Lessons in love, reperibile in italiano solo nell’usato
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(da  non confondersi col libro Era un mascalzone che è tutt’altro romanzo  che in originale si intitola Always a Scoundrel che fa invece parte  della serie    Notorious Gentlemen)
Trama: Una giovane donna determinata giura di dare a uno dei famigerati libertini di Londra una bella lezione, ma quando il ladro ribalta la situazione, chi impara davvero una lezione d'amore?  I pettegoli lo chiamano "santo", ma il marchese di St. Aubyn si è ben guadagnato la reputazione di perfetto mascalzone di Londra.  Evelyn Ruddick sa che dovrebbe evitarlo a tutti i costi, ma vuole aiutare i bambini dell'orfanotrofio Heart of Hope, e lui è a capo del consiglio di amministrazione. Evie è determinata a insegnare a quell'uomo affascinante e arrogante una lezione di compassione, ma non sarà così facile, soprattutto perché il suo tocco sta accendendo il suo desiderio.  L'idea approvare i progetti di Evie per l’orfanotrofio è impensabile per St. Aubyn, quindi cos'altro c'è da fare per un libertino che si rispetti se non sedurre la signora? Eppure presto è lui a essere sedotto dal tenero cuore di Evie e dai suoi ardenti rossori. La tentazione di lunghe notti appassionate tra le sue braccia potrebbe portare all'impossibile? Il santo può finalmente essere riformato?
La mia opinione: Suzanne Enoch, così come Elizabeth Hoyt è quasi specializzata in libri su libertini e mascalzoni, ce n’è uno in tutti i suoi romanzi praticamente o quasi. Quindi anche in questo caso scegliere solo un suo libro da inserire nella lista è stato difficile, così ho optato alla fine per una trama classica quella della cosiddetta battaglia fra i sessi, lei contro lui. Cioè lei parte per dare una lezione a lui, lui di rimando vuole vendicarsi di lei, e la guerra ha inizio.
- The Rogue Report, di  Barbara Dawson Smith (inedito in italiano)
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Trama:  Lady Julia Corwyn ha un segreto o due. La maggior parte delle persone la conosce solo come direttrice di una scuola di beneficenza. Avere un figlio ma non un marito l’ha emerginata dalla buona società di cui faceva parte, il che non è un grosso problem aper lei perchè ora disprezza il ton, specialmente quei "gentiluomini" che seducono giovani donne ingenue per passatempo. E questo ci porta al suo primo segreto: è l’autrice della colonna The Rogue Report, una newsletter che espone i nobili libertini e le loro imprese. Mentre il segreto numero due è che sta flirtando con il nuovo professore di matematica della scuola. Il signor William Jackman, nonostante lo sospetti di essere stato mandato da qualche libertino per vendicarsi di lei, o ancora peggio che sia lui stesso un libertino deciso a ingannarla per punirla.
La mia opinione: libro carino, non stupendo, l’ho scelto più che altro per la trama che è un poco diversa dal solito. Lui sottomentite spoglie vuole vendicarsi di lei, che però sospetta di lui e consapevolmente ci sta lo stesso
- The Duke’s Wager di Edith Layton (inedito in italiano)
Link: https://amzn.to/41QakP6
Trama: Regina Berryman è contesa da due uomini i peggiori libertini di tutti Londra che hanno fatto una scommessa su chi la sedurrà per primo, uno è  Jason Thomas, Duca di Torquay, e l’altro è St. John  Basil St. Charles, Marchese di Bessacarr.
La mia opinione: non ho scelto di inserire in lista questo libro perchè lo trovo particolarmente bello. Anzi è alquanto vecchio stampo come romance siete avverti, e anche stilisticamente non è il massimo, ma volevo presentarvelo perchè dipinge un tipo diverso di libertini rispetto ai romance moderni, un tipo di seduttore più cinico, più debosciato, più bastardo e subdolo, e probabilmente più vicino alla realtà dell’epoca quando certi nobili potevano fare e dire qualsiasi cosa ed erano comunque scusati per il loro rango e perchè così si usava fare. Non dico sia un libro realistico sono la prima a dire che la parabola di redenzione di uno dei due libertini qui è veramente troppo veloce e inverosimile, ma resta il fatto che invece la figura del libertino nella sua bastardaggina e bassezza è invece dipinta molto bene.
Speciale menzione:
Amare un libertino di  Julia Quinn
Link: https://amzn.to/3pr0m2u
Trama: Quando Michael Stirling, il più audace libertino di Londra, incontra Francesca Bridgerton è amore a prima vista. Un amore non ricambiato: Francesca sta per sposare suo cugino John.E anche se un evento improvviso libera Francesca da qualunque vincolo, Michael non osa confessarle il proprio amore e per dimenticarla parte per l’India. Ma al suo rientro, inaspettatamente, Francesca gli chiede consiglio per trovare un buon marito: potrà Michael sopportare di gettarla tra le braccia di un altro?
La mia opinione: non ho inserito questo libro a pieno titoli in lista perchè non considero Michael un vero libertino nell’anima visto che ha sempre amato una sola donna per tutta la vita nel suo cuore e solo per il periodo che non poteva averla perchè lei amava un altro e lui lo rispettava, si è dato da fare in giro.  Per tornare da lei una volta rimasta vedova.
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memoriasamatae · 2 years
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Gli Amori di Delilah
Raccontati, ovviamente, da Jihye.
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Crush Culture : The overall societal consensus that everyone needs to be in a relationship or like someone. Piccola parentesi che non riguardano i miei pensieri riguardanti un Certo-Nessuno, bensì per parlare degli amori che son arrivati prima di questo qui.
Ophelia. Seppur non il tipo d’Amore che avete tutti nelle vostre perfide e malate cape, il mio Amore per Ophelia può esser pari a quello di un innamorato verso la dama che vede passare ogni dì sotto casa propria, la guarda finché non gira l’angolo. È stata una fortuna aver vissuto ogni mia vita passata con Ophelia, poiché questa l’è la mia ultima. *Sir. Jeune! Durante la mia prima vita, ho incontrato questo giovane, nei miei sogni appare coi capelli biondicci tipo grano e raccoglieva legna per suo zio, parlavamo seduti sui tronchi dei boschi del Canada. È stato un amore fugace, nonostante l’anima ne porti un buon ricordo. Era un’anima triste, quasi malinconica e lo ricordo silenzioso che sussurrava delizie alle mie orecchie. *Il fu Marzio, che prima di chiamarsi così si era Eden non perché l’avesse scelto lui, ma perché era una stella nelle nostre vite assieme. Marzio me lo ricordo come un ragazzo più grande, spalle larghe e il naso affilato come una lama, un giocoliere, mentre io piccola ed ignara della vita fuori dal circo, ero il pagliaccio. Un amore genuino, che ci ha portati a fuggire assieme. *Kawan, anche soprannominato Il Capitano. Ci siamo incontrati in un sogno, mai ci siamo realmente incontrati, oserei dire. Era bassotto, eppure aveva con sé una aura spaventosa, terribile per chi si metteva sulla sua strada. Sono entrata in un suo sogno per sbaglio e mai lo lasciai, in mezzo al mar di stelle, scoprì la verità del mondo. Uccisa dalla sua lama, il nostro fu un’amore passionale. *Sophia! Dolce e Tremenda! Aveva lo sguardo da furbetta, non sono mai stata la sua prima ragazza, passavamo le nostre giornate in spiaggia con il sole cocente sulla pelle e le risatine da ragazzine. Ricordo che un pomeriggio mi chiese un Bacio, così per provare com’è! Bugiarda, eppure emozionante era sentirmi le sue mani addosso, tra le mie gambe, sorrideva sapientemente. *Fayette, ninfetta dei boschi e furba ladra di cuori! Me la ricordo con i capelli biondissimi contrastanti coi miei; la mia vicina di casa, dai vestitini corti e le gambe sempre di fuori. Ci quietavamo sul dondolo davanti alla sua casetta e ci tenevamo per mano, gemelle d’aspetto. Alle prime scoperte quindicenni, quando sì! Ci divertivamo a parlare di ragazzi, ma chiuse nella mansarda della mia stanza, la lingua ficcata nella sua bocca, e le mani sotto ai vestiti sprovviste di protezione, scoprivamo cosa voleva esser Donne.
*Niamh, la ricordo vivida, che quando andavamo a scuola ci tenevamo la mano, intrecciate come lucchetti e nascondevamo sorrisi sapienti dietro sguardi innocenti. *Noél dalla vita breve, siamo durati da Natale a Santo Stefano, dove giuravamo di amarci per sempre, e come Romeo e Giulietta siamo periti assieme in una sparatoria negli anni Cinquanta o giù di lì. Un bel ragazzetto più piccino di me, e passavamo il tempo nelle sale da ballo. *Cherry & Selina le sorelle da diverso padre con cui ebbi la mia prima fuga di casa, in quei momenti non ero né donna né uomo, ibrido tra cose cui non riesco a scegliere e tenevo i capelli corti come Matilda Leon, e scappavo come una Ladra in una vita da città pari a quella di Oliver Twist.
Di tutti gli amori che potevo tenere nella vita, e di cui niente rimpiango è l’affetto profondo per Ophelia che in ogni vita mi ha tenuto la mano ed ha affrontato con me la vita nelle maniere più difficili e disparate. Un tempo una strega, cui nome fu Sabrina! Malcontenta! Cassandra e chi-più-ne-ha-più-ne-metta(!) ci ha sigillato assieme facendo sì che ogni vita non fosse mai come la precedente, eppure sempre assieme. È stato questo gigantesco amore che mi ha permesso di continuare a vivere, e a scoprire cosa esiste dentro di me. Grazie a questi amori ho scoperto al cartomanzia che ha previsto ogni mio futuro meno questo. Men che questo così da farmi aggrappare ai futuri nulli della vita.
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carmenvicinanza · 2 years
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Paula Rego
https://www.unadonnalgiorno.it/paula-rego/
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Paula Rego, pittrice portoghese naturalizzata britannica, passata alla storia per le sue opere, crude e violente, intrise di atmosfere favolistiche.
Dalle sue trame visionarie fuoriesce, prepotente, il suo attivismo per i diritti delle donne.
Nata col nome di Maria Paula Figueiroa Rego a Lisbona, il 26 gennaio 1935, era figlia un ingegnere elettrico antifascista che lavorava per la Marconi Company. Quando la figlia aveva un anno, si era trasferito, con la moglie, nel Regno Unito, lasciando la piccola Paula alle cure della nonna, le cui fiabe popolari, hanno influenzato tutto il suo lavoro. Nel 1951 si è poi trasferita in Inghilterra, dove ha studiato arte in varie scuole.
Nel 1962 ha esposto per la sua prima volta con The London Group. Nel 1969 ha rappresentato il Portogallo alla Biennale di San Paolo.
Ha risposto con la forza dell’arte alla dittatura di Salazar che con il controllo dell’Estado Novo aveva sottomesso il Portogallo, le cui vicissitudini politiche si sono ripercosse su gran parte del suo lavoro.
Dopo la Rivoluzione dei Garofani, nel 1974, e il  crollo economico della sua famiglia, si è insediata permanentemente a Londra, dove ha continuato la sua ricerca artistica.
Un lavoro in continua evoluzione il suo, dove gli accenti realistici si ibridano con suggestioni surrealistiche irrorate di senso favolistico e stupore fantastico.
Tutta la sua opera è intrisa dal senso di ribellione e di conquista per i diritti delle donne, da ricordare la serie Dog Women, iniziata nel 1994 e  Female Genital Mutilation del 2008-2009.
Dopo il fallimento del referendum in favore dell’aborto in Portogallo, nel 1998, ha realizzato la serie Abortion sugli aborti clandestini.
Con una contrapposizione politica frontale, autentica e insieme naif, la sua arte ha supportato tante campagne per i diritti civili.
Una narrazione violenta e drammatica fusa in una immaginazione che sposta tutto da un avvilente realismo a un intreccio visionario.
Prima artist-in-residence alla National Gallery, ha fatto parte della Royal Academy of Arts ed è stata nominata Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico.Spesso al centro di programmi televisivi e di biopic, per la sua turbolenta esistenza, è stata omaggiata nel 2018 col documentario della BBC, Paula Rego, Secrets & Stories, diretto dal figlio, Nick Willing, vincitore del Royal Television Award come miglior programma artistico.Tra le sue mostre più importanti si ricordano le personali alla Serpentine Gallery di Londra, alla Tate Liverpool e al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.Nel 2021 la Tate Britain le ha dedicato la più importante retrospettiva, cento opere tra collage, pastelli, acrilici, acquerelli, incisioni, stampe e sculture, in un percorso che ha coperto tutta la sua carriera, sin dagli anni Cinquanta.
Paula Rego ha lasciato la terra l’8 giugno 2022 nella sua casa di Londra mentre era tra le protagoniste della mostra Il latte dei sogni alla Biennale di Venezia 2022.
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dama-velata · 5 years
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Non siamo alla fine dell’anno, in realtà non è nemmeno dicembre, ma non mi serve aspettare ulteriormente per tirare le somme dei mesi trascorsi. 
L’ultimo anno è stato il più brutto della mia vita e non c’è niente di bello che possa essere tratto. Ogni cosa è andata male e anche quando sembrava stesse andando tutto come avrei voluto, poi tutto si è rivelato una catastrofe. Tutto, in ogni ambito, su tutti i piani e a tutti i livelli. 
La persona solare e sorridente di un tempo non esiste più. Non esiste più quella ragazza dagli occhi vivi e dalla voglia di vivere che le esplode dentro, addosso, intorno. Non esisto più, non esiste più quella lei. Non la riconosco più, non so chi sia. 
Ho smesso di mangiare, di dormire, ho perso la voglia di vivere e non so più che significhi felicità. Mi sento ripetere spesso ‘sei cambiata’, mi sento dire ‘ma cosa è questo atteggiamento da menefreghista?’: è l’atteggiamento di chi ha messo tanto cuore, tanta passione, tanta voglia di fare, tanta speranza, tanto impegno, tanta costanza, tanto studio, tanto amore, di chi ci ha rimesso tante ore di sonno, tanti decimi di vista, e poi ha perso tutto. Ha perso tutto. Tutto. Anche la voglia di ridere, anche la voglia di fingere.
Anche la forza di fingere di essere felice il giorno della  laurea. Non dimenticherò mai, quando, con la corona d’alloro in testa e il cuore infranto, ho capito che, per quanto mi sforzassi di fingere che tutto andasse bene, non riuscivo più a nascondere a me che tutto andasse male. Ho iniziato a morire quando ho iniziato a capire di essere  sola, su quell'ascensore, con le lacrime sul volto, una tesi in mano e  mille sogni infranti. L’ultima piccola parte di me è finita quel giorno. L’ultima mia settimina di vita è la prima del mese di luglio.
 Ho iniziato a morire quando ho iniziato a capire che i giochi erano finiti, quando anche tu eri finito. Ho iniziato a morire quando ho pianto mentre parlavamo al telefono, perchè in fondo lo sapevo che. E, in fondo, lo sapevi anche tu. Ho iniziato a morire quando ho pianto su quel treno, mentre attraversavo quel campo di girasoli e, sciente della mia sconfitta, andavo. Dovevo.
Ho iniziato a morire  quando ho iniziato a capire che tutto era finito e anche io ero finita, quando ho iniziato a piangere tra i vicoli di quella città. 
Ho iniziato a morire quando, giorno dopo giorno, constatavo che tu non eri come ti avevo sempre immaginato ed io non ero per te nemmeno un minimo di quello che  avevo sempre desiderato. 
Ho iniziato a morire quando ho iniziato a mentire, quando piangevo davanti a te ma tu non potevi capire. 
Ho iniziato a morire quando mi guardavo allo specchio e non sapevo più chi fossi. Ora mi guardo allo specchio e non mi riconosco più. Sono sempre io, ma non sono più io e anche tutto il resto non esiste più: è lo scorrere di una vita che viene vista impassibile dal suo spettatore che ormai si è arreso, che ormai non reagisce. Non lo fa più. 
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witegdr · 7 years
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“{Axa}  Scacciata dall'Inferno, mal vista in un mondo ancora giovane, dove una donna aveva il dovere di essere sottomessa agli uomini, ed eseguire i loro ordini, Axa trovò un nome Umano, Livia e concentrò i suoi poteri per creare una dimensione diversa, dove potesse sentirsi libera, nei panni che aveva scelto di indossare. Nacque così Erellont, il Regno dei Sogno, in cui Livia raccolse i Sogni che si rifiutavano di morire alle prime luci del giorno, scintille di creatività e di vita.”
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forgottenbones · 4 years
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Rebus
1. Definizione
Il rebus è un gioco enigmistico (➔ enigmistica) che propone un insieme di lettere e figure in una successione ordinata oppure nel contesto di un’illustrazione. Se sono correttamente combinate e interpretate secondo le regole di genere del gioco, lettere e figure si risolvono in un’espressione linguistica preordinata dall’autore.
2. Tecnica del rebus
Il rebus italiano contemporaneo si presenta come una vignetta in cui alcuni soggetti sono contrassegnati da una, due o tre lettere. Il solutore ha anche a disposizione (nell’intestazione del gioco) un diagramma numerico che riporta il numero delle lettere che compongono le parole della cosiddetta frase risolutiva (o seconda lettura). A volte il rebus viene corredato da un doppio diagramma, in cui è indicato il numero delle lettere che compongono le parole della chiave (o prima lettura). Dalla prima alla seconda lettura si passa con il procedimento di risegmentazione tipico delle ➔ sciarade e delle frasi doppie.
Un’illustrazione che riporti, da destra verso sinistra, un palmipede contrassegnato dalle lettere GI e un’insenatura contrassegnata dalle lettere MA (Rebus, 6, 1, 4) può essere risolta come segue:
(1) (prima lettura) GI oca, rada MA = (seconda lettura) Giocar a dama
Ogni elemento contrassegnato dalla vignetta deve comparire nella prima lettura del rebus, o per quel che è (un’oca, una rada) o per quello che fa. In un rebus che si risolvesse come segue:
(2) (prima lettura) G alle sei RL a N dà = (seconda lettura) Galles e Irlanda
è indifferente chi sia G, chi sia N e cosa sia RL: G può essere un postino che consegna alla casalinga N il plico RL; G può essere uno staffettista che passa al suo compagno N il testimone RL; G può essere Dio che consegna a Mosè N le Tavole della Legge RL. In ognuna di queste realizzazioni, o delle innumerevoli alternative possibili, il rebus è valido.
Fino agli anni Cinquanta del Novecento alcune oscillazioni terminologiche assegnavano a volte al rebus detto di relazione il nome di rebus crittografico o crittografia (ingenerando ambiguità con un’omonima famiglia di giochi enigmistici non illustrati). Oggi la tendenza dominante denomina come rebus ogni gioco enigmistico illustrato, in cui cioè una sequenza linguistica interpreta una scena rappresentata figurativamente (per denominazione, per relazione o nelle due modalità combinate).
3. Archeologia del rebus
Il gioco del rebus ha radici nelle antiche forme di scrittura pittografica e ideografica in cui la notazione di un concetto prevedeva la sua rappresentazione figurativa: forme che a volte sono state designate dagli storici della materia come scritture-rebus (cfr. Diringer 1969). Già in epoca antica era possibile che elementi linguistici privi di una propria raffigurazione univoca, come per es. i nomi propri, venissero scomposti in segmenti invece raffigurabili. Così la tavoletta che raffigura il faraone Narmer (III millennio a.C.) lo nomina attraverso i disegni di un pesce (nar) e di uno scalpello (mer).
Il passaggio alla scrittura alfabetica decretò l’abbandono dell’iconismo diretto della rappresentazione, ma d’altro lato rese ancora più evidenti le possibilità di scomposizione delle sequenze alfabetiche; quando Cicerone saluta un corrispondente in questo modo:
(3) Mitto tibi navem prora puppique carentem («Ti mando una nave priva di prua e di poppa»: n-ave-m)
costruisce una sorta di rebus tutto linguistico, in cui il lato figurativo è lasciato all’evocazione del tropo analogico (la prima e l’ultima lettera di navem come la prua e la poppa di una nave).
L’aspetto linguistico e l’aspetto figurativo si congiungono sulla scena del sogno. Il primo trattato sull’interpretazione dei sogni, l’Onirocritica di Artemidoro di Daldi (II sec.) riferisce il responso che Aristandro diede a un sogno di Alessandro Magno. Impegnato nell’assedio della città persiana di Tiro, Alessandro aveva sognato un satiro danzante sopra uno scudo. Aristandro ne aveva tratto un auspicio favorevole: Satyros = sa Tyros «Tiro è tua»: una perfetta sciarada, o frase doppia. L’Interpretazione dei sogni (1901) di Sigmund Freud riprenderà e approfondirà questo tema, distinguendo fra contenuto manifesto e contenuto latente, e definendo il sogno come un «indovinello figurato» (Freud 1899). Come ha poi dimostrato François Lyotard (1971), Freud stava facendo diretto riferimento al gioco delle rätselhafte Inschriften («iscrizioni enigmatiche»), una sorta di rebus epigrafico che all’epoca di Freud compariva sulla pubblicazione viennese «Fliegende Blätter». Un analogo raccostamento è stato poi operato da Jacques Lacan, che ha assimilato il sogno al gioco salottiero della sciarada, chiamata charade en action.
Il principio linguistico della sciarada (scomposizione di un’espressione in sillabe o altre unità che si scoprono dotate di senso proprio) e il principio verbo-visivo del rebus (rappresentazione iconica di unità linguistiche) si trovano combinati anche nell’immediato antecedente del rebus: l’impresa rinascimentale (per la quale si rinvia a Praz 1946). Del rebus l’impresa ha innanzitutto l’intento criptico: a differenza degli emblemi manieristi e barocchi, rivolti a un pubblico anche analfabeta (e per questo intento ripresi anche dalla catechesi gesuitica), le imprese realizzavano una comunicazione criptica. Il loro carattere non era universale, ma particolare: intendevano rappresentare in modo incomprensibile ai non adepti l’intenzione segreta, il movente intimo delle azioni di un cavaliere, il suo motto personale o familiare. Vicino al ritratto dell’amata, Orazio Capete Galeota conservava un’impresa in cui una tigre si specchia in una sfera di vetro, con il motto fallimur imagine «siamo ingannati dall’immagine»: l’impresa si spiega grazie a un racconto di sant’Ambrogio in cui i cacciatori ghermiscono un cucciolo di tigre e gettano una sfera di vetro alla madre, che scambierà la propria immagine riflessa e rimpicciolita con quella del figlio, consentendo ai cacciatori di allontanarsi. Solo l’erudizione e la conoscenza diretta dell’interessato consentiva di cogliere il contenuto criptico dell’impresa.
Oltre al meccanismo perfettamente concettuale dell’impresa era disponibile una rappresentazione per segmenti linguistici. Una prima forma, moderata, segmentava le sequenze conservando l’omofonia: è il caso dello stemma della famiglia Anguissola, realizzato con l’immagine di «un solo serpente» (anguis sola). Trattatisti come Paolo Giovio non consideravano questo caso diverso da quello della colonna che campeggia nello stemma della famiglia romana Colonna: la semplice scomposizione che mantiene l’omofonia veniva avvertita come una variante dell’omonimia. Diverso invece, e spesso censurato dai trattatisti, il genere dell’impresa-rebus o impresa cifrata, in cui la sequenza viene scomposta in segmenti che comprendono lettere isolate e in cui l’omofonia è perduta, o faticosa (una perla, una lettera T, una suola di cuoio o coramo: «Margherita, Te, sôla di coramo = Margherita, te sola di cor amo»). È questo il caso dei cosiddetti rebus di cui ➔ Leonardo da Vinci costellò il codice Windsor: la figura di due quaglie e quella di due ossa erano intervallate dalle lettere C, H, I, P. Soluzione: «qua gli è chi possa» (quaglie, C,H,I,P, ossa). È anche il caso dei Rébus de Picardie (fine XV - inizio XVI sec.), ove la figura di una monaca che sculaccia un abate (nonne abbé bat au cul), seguita dalla figura di un osso (os), va risegmentata e reinterpretata come motto latino: Nonne habebat oculos? «ma non aveva occhi?». È questa la prima apparizione del nome rebus, la cui etimologia viene comunemente ricondotta al plurale dell’ablativo strumentale di res «cosa», dunque «con le cose».
4. Il rebus enigmistico
Già dal Rinascimento la produzione italiana di rebus si è differenziata da quella in altre lingue, pur fiorente, per il fatto di accogliere solo esempi rigorosamente omografici. Nella tradizione anglosassone (come nella francese), il soggetto raffigurato può stare per una parola o per un segmento di parola anche solo in virtù dell’omofonia; così in una famosa lettera-rebus di Lewis Carroll il pronome I è rappresentato dal disegno di un occhio (eye).
Nel corso dell’Ottocento il genere del rebus era impreziosito ma anche limitato nelle sue possibilità di sviluppo dal costo della riproduzione tipografica. Rispetto alle sciarade, ai logogrifi, agli acrostici, agli anagrammi, agli enigmi e agli altri generi puramente linguistici dell’incipiente enigmistica, il rebus richiedeva procedimenti di stampa peculiari, che ne limitavano la presenza sulle riviste.
Il rebus enigmistico ottocentesco e del primo Novecento si rivolgeva a estese frasi di tipo proverbiale e gnomico, come sopravvivenza delle radici concettistiche ed emblematiche: «è vano ad amor ardente opporsi», «latte sopra vino è veleno», «senza danari non si àn rosari». Lo sviluppo decisivo del rebus italiano si è prodotto nella seconda metà del Novecento, sulle pagine della «Settimana enigmistica», dove si sono assestati i canoni di accettabilità della frase risolutiva, di chiarezza espositiva della vignetta, di innovazione e correttezza sintattica della prima lettura.
La frase risolutiva si è liberata dai vincoli della proverbialità, adottando come criterio la maggiore prossimità possibile alla dimensione semantica del paralessema e del modo di dire (famosi rebus hanno avuto frasi risolutive come: «bagarre tra vari spettatori»; «fare sberleffi giocosi»; «Sodoma e Gomorra»; «leghe superleggere»; «audace scenetta»; «melodia d’amore medioevale»; Bosio 1993).
L’illustrazione, la cui tecnica è stata codificata da Maria Ghezzi Brighenti, si è caratterizzata per nitore e neutralità del tratto e per l’estensione delle peculiari tecniche di composizione che sottolineano la pertinenza degli elementi utili per la risoluzione.
La prima lettura si è giovata innanzitutto dell’invenzione del «rebus stereoscopico», da parte di Gian Carlo Brighenti (1924-2001): distribuendo la rappresentazione del rebus su più di una vignetta è possibile raffigurare sequenze temporali o meramente logiche (un’aquila C che discende a più riprese dalle stesse montagne: «C a valle rialeggerà = Cavalleria leggera»).
Più recentemente il relativo esaurimento delle chiavi utili alla composizione di rebus si è combinato con l’elevato virtuosismo degli autori e degli illustratori, portando alla pubblicazione di difficili rebus in cui la prima lettura consiste in un’interpretazione particolarmente raffinata (e a volte al limite dell’aleatorio) della vignetta. Per es., un rebus in cui gli sposi G sembrano quasi tardare a scambiarsi gli anelli F si risolve tramite un congiuntivo esortativo e una postilla esplicativa: «G abbiano F: è rito! = Gabbiano ferito».
fonte: Treccani
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maybeweexisttobleed · 4 years
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Bevve del vino che non la rese mai ebbra. Lesse dei libri nell'antica e sfarzosa biblioteca dove sembrava che il tempo non passasse mai, ma non ebbe ricordo alcuno.
Tic.Tac.Tic.Tac.
L'indomani tornò alla vita di tutti i giorni. Attorno a mezzanotte ricevette il messaggio di un ex prete, un uomo che aveva già incontrato nella realtà così come in quei sogni scanditi dal metronomo. Al lavoro trovò un mazzo di rose appassite, ma al centro di essa una era viva, bianca e rossa, un dualismo che esisteva anche in Alexandra. C'era un biglietto, era raffigurata una tuba e il messaggio recitava "trovare l'uscita è solo l'inizio". Quella rosa, la conservò gelosamente nella propria camera patronale.
Ebbe modo di parlare con il Tenente Mike Noonan, l'aveva visto come novello Adamo in uno scenario vivido del giardino dell'Eden. Sulla scalinata di Rocky, qualche sera dopo, ne parlò con l'ex prete stesso prima di raggiungere quel bar costoso dove lui provò a baciarla con impeto ma quando venne respinto lui se ne andò lasciandola sola al tavolo con tartine al caviale, il conto da pagare e l'imbarazzo dei commensali ai tavoli accanto.
Dell'Eden ricordava ancora la presenza dell'albero di pesche, il prete che combatteva contro il suo stesso fratello e la conoscenza che accettò venendo messa di fronte a una delle persone che avrebbero dovuto pagare per l'ingiustizia del padre. Vennero messi di fronte a un matrimonio, i protagonisti li aveva già visti sulla cima dell'Empire State Building, ma la donna fu relegata al ruolo di damigella assieme ad Alexandra e la sposa dell'uomo era un cadavere. È così che si trovarono a combattere una sorta di apocalisse con tanto di cavalieri, lei dovette affrontare Vittoria dal vestito bianco e l'arco d'oro. Fu come affrontare se stessa, si colpirono a vicenda, frecce dritte al cuore.
« Rose, che meravigliosa sensazione. La senti? Scura, cupa, sporca! È il sangue della tua famiglia, bambina mia: una dama bianca con l'anima nera. »
« L'hai capito il punto, Rose? »
Iniziò a capire cosa volesse dire, era una forte presa di coscienza « E io lo accetto, accetto tutto questo. Così come sono. » lo disse apertamente, senza alcun timore. « Sto punendo me stessa. » commentò, per poi arrivare a cogliere il punto con l'approccio della detective « Fammi indovinare, stai usando la tecnica dello specchio per farmi avere una presa di coscienza » scoccò quelle parole e una freccia.
« Rose, che ragazza sveglia. Sapevo che sarebbe stato un bene portarti qui. » disse la voce fuori campo, mentre la freccia di Vittoria la colpì senza ferire Alexandra ma non le fece male, diversamente quella scoccata della poliziotta finì per dilaniare il capo del cavaliere e disarcionarlo del cavallo. D'improvviso centinaia di splendide rose si innalzarono sul colpo di Vittoria, tutte scaturite dalla freccia di Alexandra.
« Una dama bianca con l'anima nera. Una rosa perfetta ma sporca di sangue. Punisci te stessa per non doverti punire mai più » ora quella voce era lì, era il terapista, una figura con la tuba, presente a decine in quel sogno lucido. Lui diede ad Alexandra un'ultima freccia: d'oro, come quelle di Vittoria, ma con la punta che pareva fatta di sole tenebre.
Alexandra trattenne il respiro per pochi attimi, o così le sembrava. La freccia raggiunse il bersaglio, mentre lei aveva il cuore trafitto da quelle di Vittoria, ma non provava alcun dolore. Prese la freccia che le venne offerta, la osservò attentamente con una certa riluttanza di fondo e tutto fu così strano, contorto, ma lei aveva un forte legame con i sogni. Si crogiolò in quella fiera dell'assurdo, accettando le stranezze di quel mondo irreale « Un'ultima volta. » si ripetè « questa la dedico a me stessa... » aveva l'arco ancora in pugno.
Incoccò l'ultima freccia e prese la mira sul terapista per un lungo istante e quell'uomo accolse con un sorriso quel gesto, come a riprova dell'immoralità della ragazza. Cambiò obbiettivo, andò a puntare la sua freccia in quel cespuglio, si avvicinò quanto le bastava per individuare l'altezza del cuore del Cavaliere.
Il destino andò a compiersi: un lancio, poi le rose si riempirono di di sangue denso, come colore sulla tela. Alexandra concluse così la sua storia. La voce dell'uomo le risuonò dritta nella mente « A te, Alexandra: una rosa. » di cosa stesse parlando non era troppo chiaro, sembravano appunti mentali. La voce del Terapista era diventata talmente lontana che sembrava che a parlare fosse l'universo. Poi sfumò e da una luce immensa sgorgò un senso di consapevolezza. Il bianco avvolse tutto e poi fu il buio. Un buio profondo che la riportò alla realtà.
La verità è che erano passate solo due ore: erano le 23 del 19 ottobre e del palazzo dov'era entrata per partecipare a una Escape Room, non era rimasto che un magazzino vuoto. Sulla strada del ritorno prese un taxi e per un attimo la voce del tassista era quella dell'anziano signore con la Tuba...
«Trovare l'uscita è solo l'inizio.»
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pleaseanotherbook · 4 years
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Non fiction: una selezione di saggi
Leggere più libri fuori dalla mia comfort zone è stato uno dei miei propositi per il nuovo anno, uno di quelli che faccio spesso e che cerco di mantenere nonostante tutte le possibili difficoltà che lo stress della mia vita mi mette davanti. È difficile perché sono un’abitudinaria cronica, la mia routine è quello che mi tiene salda di nervi e soprattutto oppongo una fiera resistenza ai cambiamenti. Li abbraccio alla fine della fiera, ma se dipendesse da me non farei nulla per cambiare il circo della mia vita. Ma mi rendo perfettamente conto che sono necessari e inevitabili e quindi bello strappo di cerotto e si salta nel vuoto. Al contrario di altri aspetti della mia vita però, le mie letture sono cambiate molto rispetto a quando ho aperto il blog, il mio modo di reagire alle storie è cambiato e a volte riguardo certe recensioni e mi chiedo che cosa avessi nel cervello. Quasi nove anni però mi sembrano un periodo ragionevole di tempo per rendermi conto che forse non tutte le storie sono dei capolavori, ecco (ho appena scritto davvero nove anni? Dal 2011 sono davvero passati nove anni? OMG! Chiudiamo immediatamente questa parentesi. Mayday! Mayday!).
Tutta questa premessa per dire che la quantità di non fiction che arriva tra le pile di libri che infestano il mio appartamento sta aumentando, e la lettura di saggi mi sta coinvolgendo molto. Ecco quindi perché oggi vi propongo una selezione degli ultimi saggi che ho letto, in quarantena e non:
I tre fratelli che non dormivano mai – Giuseppe Plazzi
Le disobbedienti: Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte – Elisabetta Rasy
Manuale per ragazze rivoluzionarie: Perché il femminismo ci rende felici – Giulia Blasi
L'inferno è una buona memoria – Michela Murgia
Vita su un pianeta nervoso – Matt Haig
Enjoy!
I tre fratelli che non dormivano mai – Giuseppe Plazzi
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Nulla è più misterioso della nostra mente quando dormiamo. Accadono infatti cose che neanche la fervida fantasia di un grande scrittore saprebbe immaginare, e molte sono le domande che tutti ci facciamo, senza però trovare risposta. Com'è possibile guidare una macchina, parlare lingue misteriose o camminare per ore durante il sonno? Da dove vengono quelle inquietanti visioni di demoni, folletti e spettri che infestano la nostra stanza? Che cosa spinge i bambini a gridare terrorizzati nel cuore della notte? Perché alcune volte abbiamo l'impressione di cadere da una sedia e ci svegliamo? Il neurologo Giuseppe Plazzi ci apre le porte del suo laboratorio, dove ogni giorno pazienti con disturbi del sonno rari e affascinanti - oppure molto diffusi, come il sonnambulismo, l'insonnia, il terrore notturno e la sindrome delle gambe senza riposo - riscrivono i limiti scientifici delle nostre conoscenze e, forse, della nostra realtà. Tre fratelli affetti da un'insonnia letale, un frate perseguitato dal diavolo, un uomo capace di volare, una donna tormentata da fantasmi col collo lungo, un giovane sonnambulo colpito da una mutazione genetica, le acrobazie sessuali di una coppia durante il sonno, un intero paese caduto in letargo: sono soltanto alcune delle molte storie raccolte in queste pagine dal dottor Plazzi, dalle quali emerge un universo notturno costellato di sogni, incubi, allucinazioni, capacità soprannaturali e imbarazzanti risvegli in cui ogni lettore, con sorpresa, non faticherà nel suo piccolo a riconoscersi. Un'opera dal ritmo romanzesco e dalla temperatura letteraria - nel solco della tradizione di Oliver Sacks -, spaventosa a volte, altre volte divertente, grazie alla quale scoprire gli angoli più bui delle nostre notti, capire i meccanismi segreti del sonno e acquisire una consapevolezza preziosa: neanche solcando tutti i mari, guadando tutti i fiumi, attraversando tutte le terre o arrampicandoci sulle più impervie cime che punteggiano questo mondo riusciremmo a vedere tante cose quante il nostro cervello è in grado di mettere in scena in una notte.
Una mia cara amica mi ha parlato di questo libro e quando Il Saggiatore lo ha messo a disposizione gratuitamente nell’ambito del progetto Solidarietà Digitale in quarantena ho colto la palla al balzo. In periodi particolarmente stressanti della mia vita soffro di insonnia, resto ore e ore a fissare il soffitto, a pensare, con la mente che va più veloce del mio respiro e i rumori della notte e ombre strane che si muovono per avvicinarsi alla mia mano a inquietarmi. Il sonno quindi è un argomento che mi ha sempre affascinata, vuoi perché spesso ne sono privata, vuoi perché è tanto fondamentale per la nostra salute. Più il sonno è frammentato e non continuo, più funzioniamo male. Il Dottor Plazzi è un esperto di disturbi del sonno e racconta alcuni dei casi più affascinanti e curiosi che ha incontrato nella sua esperienza pluriennale spiegandone le dinamiche e rassicurando il lettore che certi disturbi sono più comuni di quanto si pensi. Plazzi non scende nel tecnico e i casi clinici sono pienamente fruibili anche da chi non è un esperto in materia, e riesce sempre a tenere desta l’attenzione, anche quando sembra di leggere un romanzo e non una raccolta di casi clinici. Forse è questo che mi ha fatto perdere un po’ dell’entusiasmo iniziale, lo stile di Plazzi forse troppo divulgativo, ma che riesce sempre a descrivere in pieno l’argomento trattato. Un viaggio tra sogni e incertezze, diagnosi e sintomi, dolore e guarigione, in un dualismo che non sempre si risolve al meglio.
Le disobbedienti: Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte – Elisabetta Rasy
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Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un'icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all'esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C'è qualcosa che lega l'elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l'amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell'anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell'intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità.
Sono una grande appassionata di lettura, passerei il mio tempo a visitare pinacoteche, a rimanere incantata davanti alle pennellate di grandi artisti del passato. I maestri pittori, come gran parte delle figure di spicco del passato sono uomini ma esistono delle donne che si sono imposte in ambienti prettamente maschili regalandoci delle opere straordinarie. Di Artemisia Gentileschi ho un ricordo molto bello di una mostra che sono andata a vedere con C. una delle mie amiche più care e di cui ci siamo entusiasmate particolarmente. Artemisia è figlia d’arte, ma soprattutto è una di quelle donne che non si lasciano mettere i piedi in testa da nessuno e sfida una società intera a riconoscere la sua innocenza. Non si arrende finché non viene riconosciuta come una pittrice. Berthe Morisot è la dama dell’Impressionismo (una delle mie correnti preferite): la potevi trovare impressa nelle tele ma soprattutto a dipingere dietro le tele con la creatività e la forza di Monet e Degas. La forse troppo sfruttata Frida Kahlo una donna indomita dalla forza straordinaria, tormentata da malattie debilitanti è sempre riuscita ad emergere con i suoi colori sgargianti e la sua fantasia esplosiva. Ma anche donne come Charlotte Salomon che non si è lasciata mettere in silenzio dal boia nazista, affida la sua memoria ai disegni che raccontano tutta la sua esistenza. Élisabeth Vigée Le Brun e Suzanne Valadon in modi e in tempi diversi sfidano la società del proprio tempo per emergere fulgide con le loro opere e le loro vite. È una prospettiva molto interessante quella che regala la Rasy composta da aneddoti, sfumature, impressioni, contesto storico, dei ritratti di donne a tutto tondo che non si lasciano facilmente ostacolare, che nonostante le vite difficili, le difficoltà evidenti, la disperazione innata si ribellano a tutto anche a loro stesse.
Manuale per ragazze rivoluzionarie: Perché il femminismo ci rende felici – Giulia Blasi
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Care lettrici (e cari lettori) di ogni età, questo appello appena lanciato da Giulia Blasi non è una boutade, ma un invito serio, formulato dopo anni passati a osservare come si muovono uomini e donne in Italia. Una società che oggi è tecnologica, in rapida evoluzione, ma purtroppo non ancora paritaria fra i sessi in termini di rispetto, opportunità, trattamento. Certo non si può dire che nel Novecento non siano stati fatti enormi passi avanti per le donne, basti pensare al diritto di voto o alle grandi battaglie per il divorzio e l'aborto. Ma dagli anni '80 in poi il femminismo si è come addormentato, mentre il successo nel lavoro (e in politica, nell'arte) ha continuato a essere per lo più riservato ai maschi e in tv apparivano ballerine svestite e senza voce. Per non dir di peggio: la violenza sulle donne non si è mai fermata e chi denuncia le molestie tuttora corre rischi e prova vergogna. Ecco perché oggi è giunto il momento che le ragazze di ogni età raccolgano il testimone delle loro nonne e bisnonne per proporre un cambiamento epocale, per fare una rivoluzione che ci porti tutti - maschi e femmine - a un mondo in cui ciascuno abbia le stesse occasioni per affermarsi secondo i propri talenti e non si senta più obbligato a aderire ai modelli patriarcali - cacciatori & dominatori vs angeli del focolare & muti oggetti di desiderio sessuale - che, spesso in forme subdole, continuano a esserci proposti. Sembra impossibile? Non lo è! In questo saggio profondo ed elettrizzante Giulia Blasi analizza con spietata lucidità le situazioni che le donne oggi quotidianamente vivono e offre, in una seconda parte pratica del libro, consigli concreti per mettere in atto un femminismo pieno di ottimismo e spirito di collaborazione (evviva la sorellanza!) che possa rendere tutti più sereni, rispettosi, appagati e felici. Anche gli uomini.
Siamo in una società che ancora non è riuscita a sradicare tutti i pregiudizi sociali di cui è affetta, intrinsecamente. Viviamo in una società in cui c’è ancora bisogno di parlare di accettazione delle minoranze, in cui è necessario mettere in luce i drammi che vivono le categorie meno protette di tutti gli strati sociali. Viviamo in una società in cui il femminismo è ancora un imperativo categorico. Un femminismo inclusivo, completo, che non lascia spazi a dubbi sulle motivazioni della lotta, che non si ferma a giudicare. La Blasi espone chiaramente situazioni e prospettive e poi si ferma a fornire consigli utili. Mettere in evidenza i comportamenti sbagliati, sensibilizzare su argomenti apparentemente banali o che alcuni giudicano come ormai superati. A cosa serve il femminismo se avete gli stessi diritti degli uomini? Beh non è proprio così, si continua a giudicare con due pesi e due misure ogni passo in avanti fatto ha una intercapedine in cui si infilano i precetti di consuetudini che sono dure a morire. C’è ancora bisogno di libri del genere, c’è ancora bisogno di spiegazioni, di discussioni, di volontà forti che non si lasciano intimorire, c’è ancora bisogno di puntare contro ai comportamenti maschilisti, ad un mondo che vede le donne ancora in una posizione di svantaggio. Questo mondo in cui viviamo e che dobbiamo proteggere a tutti i costi, deve essere costruito anche sulla collaborazione attiva di tutti. È un cane che si morde la coda, un circolo vizioso da spezzare, ma sono certa che prima o poi ce la faremo, inizierò a preoccuparmi quando non proverò più indignazione.
L’inferno è una buona memoria – Michela Murgia
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Quanto somiglia Cabras, Sardegna, paese natale di Michela Murgia, ad Avalon, Britannia, luogo mitico di Re Artù e della spada nella roccia? Se Morgana, Igraine e Viviana, le “Signore del Lago”, hanno il potere di sollevare le nebbie con le parole e influenzare le vite dei cavalieri della Tavola Rotonda, Michela Murgia, nata in mezzo alle acque di Cabras, ha il potere di sollevare le nebbie intorno alle storie e alle idee che ci circondano, raccontandoci la versione delle donne, nel solco ideale di Ave Mary. In un viaggio che comincia in mezzo al mare e in mezzo al mare ritorna, una delle maggiori scrittrici italiane racconta come e perché è diventata femminista, come e perché ha cominciato a temere le gerarchie religiose, come e perché non ha mai smesso di giocare di ruolo nel mondo magico di Lot, come e perché certi libri che ci hanno fatto crescere, in effetti, li abbiamo mangiati più che letti, e soprattutto come e perché creare ogni giorno il mondo che ci circonda è un gesto politico.
Della Murgia ho parlato in un post intitolato “Michela Murgia: un ritratto”, ma avevo completamente dimenticato questo breve saggio. La scrittura della Murgia è lineare e incantevole e anche se parla di un argomento che apparentemente è lontano dal lettore, pure lo irretisce, e lo accompagna alla scoperta di un nuovo mondo. In questo caso è quello de “Le nebbie di Avalon” il libro di Marion Zimmer Bradley una delle pietre miliari della letteratura fantasy e del ciclo legato ai cavalieri della Tavola Rotonda. La Murgia racconta i personaggi femminili, la strega Morgana, Igraine e Viviana, le “Signore del Lago” e ne analizza i punti di forza in un mondo dominato da figure maschili che partono, viaggiano, combattono, salvo poi tornare sempre da dove sono partiti. Un cerchio che si riunisce nella storia personale della Murgia e nei temi che di solito accompagnano le sue storie. Il femminile che si distacca dalle sue radici per esplodere con una forza eccezionale nei momenti più impensabili. Ma non solo, si esplora il misticismo e la religiosità e si racconta un libro che qualcuno potrebbe definire di serie B, è solo un libro fantasy in fondo, ma che nasconde diverse chiavi di lettura per interpretare il reale e il nostro presente.
Vita su un pianeta nervoso – Matt Haig
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Il mondo ci sta confondendo la mente. Aumentano ondate di stress e ansia. Un pianeta frenetico e nervoso sta creando vite frenetiche e nervose. Siamo più connessi, ma ci sentiamo sempre più soli. E siamo spinti ad aver paura di tutto, dalla politica mondiale al nostro indice di massa corporea. Come possiamo rimanere lucidi su un pianeta che ci rende pazzi? Come restare umani in un mondo tecnologico? Come sentirsi felici se ci spingono a essere ansiosi? Dopo anni di attacchi di panico e ansia, queste domande diventano questione di vita o di morte per Matt Haig. Che inizia a cercare il legame tra ciò che sente e il mondo intorno a lui. Vita su un pianeta nervoso è uno sguardo personale e vivace su come sentirsi felici, umani e integri nel ventunesimo secolo.
In quarantena Edizioni E/O ha messo scaricabile gratuitamente questo volume di Matt Haig ed è stato un volume illuminante. Haig ha raccontato la sua esperienza in un mondo che ci vuole sempre agili, scattanti, veloci, interattivi e di come questo atteggiamento abbia contribuito a peggiorare la sua salute mentale. Lo scrittore inglese non offre risposte, ma offre una prospettiva diversa e una serie di consigli su cosa ha funzionato per lui. Allontanarsi dalle situazioni di stress, fare un passo indietro, prendersi il proprio tempo, capire quando è arrivato il momento di alzare le mani e non andare oltre, perché non se ne hanno più i mezzi o le possibilità. Fermarsi non è una sconfitta, è solo il passo necessario per stare meglio, il passo necessario per rendersi conto che questo è si un pianeta nervoso, ma noi non siamo costretti ad esserlo. Haig esplora le situazioni più conflittuali, la presenza sui social network, lo sviluppo tecnologico che sta crescendo in maniera esponenziale, la società che vi vuole workaholic e sempre informati, il bisogno di non perdere la testa di fronte a questo mondo che si estende enorme di fronte ai nostri occhi. Prendersi il proprio tempo diventa la condizione senza la quale non possiamo davvero essere sereni. Non c’è niente di meglio che staccare tutto e rilassarsi per superare le situazioni terribili che si affastellano nella nostra quotidianità.
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A settembre in libreria
A settembre in libreria
  Buona sera lettori e lettrici!! Visto che siamo ancora all’inizio del mese, ho deciso di presentarvi la mia rubrica preferita: Novità in libreria!!! Si tratta di una rubrica mensile, che pubblicherò entro la prima settimana di ogni mese, in cui vi presenterò alcuni libri in uscita. Ovviamente mi potrò basare solamente sulla trama per selezionarli, secondo il mio gusto personale, ma cercherò…
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Di sangue, lame e nuovi nomi
Il sangue venoso era più scuro di quello arterioso. Più calmo, anche, nel suo defluire; pareva scorrere come un fiume, laddove le arterie schizzavano sangue vivo come fontane. Sicilia aveva avuto ampia occasione di osservare dal vivo il sangue umano, e le occasioni erano solo aumentate da quando i cani Normanni avevano mosso guerra contro la sua terra, distrutto tutto quello che toccavano quasi fossero figli del Demonio. Il sangue Moro era più scuro di quello Normanno, rosso su nero e rosso su bianco. Palermo era ridotta a una carneficina. I corpi mori che non erano stati bruciati e dissacrati erano gettati lì dov'erano stati uccisi, con quella febbre di guerra e sangue che sembrava dominare quei pallidi barbari venuti da Nord. E proprio quel sangue circondava la ragazza, inginocchiata in mezzo ai cadaveri delle sue genti, ai corpi figli empi di strage, figli suoi luttuosi che le strappavano lacrime e singhiozzi amari dalla gola; sgorgava dalle ferite ancora aperte di qualche moribondo, gocciolava dai tagli e dagli squarci che la battaglia aveva aperto sulla sua pelle, riluceva sul filo della rossa spada di Normandia, che non contento di aver passato per il filo delle sue spade ogni singolo eretico della città si era trattenuto indietro, lasciando i suoi a razziare la città per spiare il pianto sacro di quella dama che aveva perso ogni sua ragione d'esistenza. S'avvicinò di soppiatto a lei, senza che lei si accorgesse della sua presenza; quasi arrivò a sfiorarla, quando lei si rese conto di essere in compagnia e si voltò, scaraventandolo a terra e puntandogli il pugnale alla gola in quello che parve essere un batter d'occhi. Sangue. Uscì del sangue dal sottile taglio inferto dalla pressione ancora leggera del pugnale sulla sua pelle delicata, ancora quella d'un giovinetto poco più che atto alle armi. Sangue scuro, venoso. Più chiaro del suo, nonostante ciò; il sangue Moro era più scuro di quello Normanno, dopotutto, e lei era a tutti gli effetti una saracena. Normandia trasecolò sotto di lei, senza osare muoversi se non per respirare piano. Zahira lo guardò negli occhi freddi come il ghiaccio, occhi che sperava le fiamme dell'Inferno avrebbero sciolto. "Dovrei ucciderti o lasciarti andare, con tutto quello che mi hai fatto?" Lui scosse la testa, e lei ammorbidì impercettibilmente la stretta per farlo parlare. "Una- una riconquista va sempre festeggiata, Madama," millantò quello, nella speranza di aver salva la testa, "lasciatemi andare, e vi guiderò verso la gloria, vi potrò portare in salvo da questi bruti invasori." Lei premette ancora più forte sul suo collo, facendolo rantolare terrorizzato. "Non ho mai avuto bisogno di essere portata in salvo, men che mai da un vile nordico che ha cara la gloria più della vita stessa." Chinò il volto scuro sul suo, e delle ciocche nere le ricaddero sul volto. Le lunghe trecce che portava in battaglia si erano sfatte, i nastri d'oro che le tenevano legate sciolti e caduti per terra, unico barlume di luce nel profondo rosso di quella tragedia. "Sei fortunato che io non intenda abbassarmi al tuo livello, infame, ucciderti sarebbe uno spreco di sangue, e la tua gente ne ha già versato fin troppo." "Non solo la mia," replicò senza fiato, la presa di lei sul pugnale leggermente allentata, "devo ricordarti io stesso i crimini dei tuoi tanto cari saraceni?" Lei sollevò il volto in un gesto di sfida, assottigliando lo sguardo. "Ogni popolo conquistatore necessariamente uccide i capi di chi li oppone, e loro si sono ampiamente redenti per i loro peccati di sangue. I tuoi possono dire di aver fatto lo stesso?" "Dammi la possibilità di redimermi, allora." "Tu sei Satana, la redenzione non ti appartiene." "Io sono il tuo salvatore, colui che ti libererà dalle fiamme dell'Inferno!" "Le uniche fiamme che vedo sono quelle dei roghi che tu hai acceso." "Li ho accesi per liberarti!" "E questa terra dei cadaveri osi chiamarla liberazione?" Quasi gridò, la voce rotta e le lacrime sul volto. Aveva lasciato involontariamente la presa su Normandia, che si rimise in piedi a fatica. Le porse una mano, come a volerla aiutare ad alzarsi. Lei lo scansò, guardandolo come fosse ardente di fiamme, e si alzò senza lasciarsi aiutare. Fece per allontanarsi, ma Normandia la fermò. "E dove credi di andare, Sicilia?" "Dritto all'inferno."
Sapeva che prima o poi i Normanni l'avrebbero assoggettata, che sarebbe dovuta andare con loro com'era andata con Teodoro e Khalifa, ma pregava in segreto che quel momento non fosse ora; le sue preghiere non erano state udite da alcun Dio, apparentemente, rifletté mentre Normandia le legava le braccia e la portava di fronte al suo re.
Il normanno ordinò ad alcune donne di palazzo che la lavassero e la vestissero alla foggia occidentale, raccomandando loro di prestare particolare attenzione alla sua chioma, affinché il re potesse ammirarla nel suo massimo splendore. Erano ragazze giovani, pallide di viso e di capelli come non se ne vedevano in giro in quelle terre; si chiese se avessero mai servito una saracena, prima di allora, e a giudicare dagli sguardi che le rivolgevano, la risposta era no. La spogliarono e la lavarono con un unguento profumato, raccogliendole i capelli in due trecce sulle spalle, simili alle loro acconciature. Le fecero indossare un abito rosso e un nastro delicato al capo, come una di quelle damine occitane dalla pelle di porcellana di cui le avevano raccontato tempo prima, e la lasciarono sola, per potersi specchiare e aggiustare come desiderasse. Non aveva mai indossato un abito di quella foggia attillata, nemmeno sotto Bisanzio, e la stoffa pesante di cui era fabbricato le faceva rimpiangere le sete delicate e le larghe casacche e pantaloni che aveva indossato fino ad allora. Si chiese se avesse potuto strapparlo, lacerare quella lana fino a ridurla a brandelli, come avrebbe immensamente gradito fare con Normandia in quel momento. Prese un respiro profondo per calmarsi, e solo in quel momento notò un bagliore riflesso nello specchio; sulla sedia dov'erano appoggiati i suoi vecchi abiti, seminascosto dalla pila di indumenti sporchi, c'era il suo pugnale, appena insanguinato, ma nonostante ciò perfettamente utilizzabile. Quell'idiota del normanno aveva scordato di disarmarla, realizzò con divertimento. Lo impugnò con la mano tremante, tornando allo specchio e considerando le sue opzioni. Le balenò davanti agli occhi la regina d'Egitto, la moglie di Antonio Cleopatra, che nella disfatta si era data la morte pur di non cadere nelle madi del nemico; lei, tuttavia, era immortale, a differenza della regina, e conficcarsi un pugnale nel petto o aprirsi le vene le avrebbe solo fatto un male dannato. Guardò i suoi capelli lunghi fino a oltre i fianchi, il suo più grande vanto. Ripensò alla voce suadente dell'uomo, che le raccomandava di prendersene cura, alla rabbia cieca che le dava il suo pensiero, e dopo aver sciolto il bel nastro che le decorava la fronte, tagliò di netto le lunghe trecce appena sotto la mandibola. Caddero a terra, ancora legate. Terminò di sciogliersi i capelli e le raccolse, quella chioma che aveva passato tanto tempo a crescere e di cui era andata tanto fiera. La distruggesse pure il biondo cavaliere, non l'avrebbe mai posseduta, se non nei suoi sogni. Trovò l'uomo e il suo guerriero in quella che era stata la sala del sultano, l'uno in piedi accanto al trono e l'altro sedutovi come un monarca assoluto. Vide il normanno guardarla inorridito, e ricambiò di cuore lo sguardo avvelenato, prima di guardare lo sconosciuto conquistatore. Sorrideva, per qualche ragione a lei ignota, seduto sul trono strappato al suo legittimo sovrano. Le faceva assoluto ribrezzo; aveva imparato col tempo, tuttavia, che era meglio mostrarsi più bendisposta possibile ai sovrani temporali. "Sicilia, venite avanti, prego, vi stavamo aspettando." "Lo immaginavo, vostra grazia." Tenne alto lo sguardo, sentendosi quasi nuda di fronte ai suoi occhi glaciali. "Siete in presenza del Conte di Calabria,  Ruggero d'Altavilla," intervenne Normandia, ma quello lo zittì con un gesto della mano, lo sguardo fisso su di lei. "Conte di Sicilia, se lo vorrete." Lei scosse la testa. "Non spetta a me decidere i miei conquistatori, vostra grazia; se così fosse, i vostri cadaveri starebbero facendo compagnia alla fata Morgana." Ruggero rise piano, voltandosi verso il biondo. "È salace la ragazza, me l'avevi descritta come una furia infernale," commentò, e quello sollevò le sopracciglia. Lei inclinò il capo da un lato, fingendo innocenza agli occhi del guerriero. "So esserlo, qualora venga provocata," aggiunse, un sorrisetto poco meno che angelico e poco più che falso sulle sue labbra. "Ho molteplici sfaccettature, scoprirete." "Che nome porta, allora, una creatura così unica?" Una martire, ecco come si sentiva: costretta a patire per qualcosa di più grande di lei. Pensò alle sue belle sante morte per Dio, la vergine a cui avevano strappato gli occhi per evitarle di vedere le sofferenze venture prima di ucciderla. Desiderò di poter essere lei, cieca e benedetta, mentre si consegnava definitivamente al normanno e al suo uomo, Ruggero, il Conte di Sicilia. "Potete chiamarmi Lucia."
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winterlovers73 · 2 years
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La leggenda narra  che in questa notte infinita e gelida il Fiocco di Neve prescelto nasca da una lacrima della Dama Bianca  che gli venga consegnato il potere assoluto della luce e che compiuto il suo compito , nell’assorbire il dolore  e guarito il mondo si sciolga e ritorni nel Regno del freddo come goccia di Rugiada. La leggenda narra che il Fiocco di Neve sia raro da trovare e che sia lui a trovare te, che veglierà sempre sui tuoi incubi trasformandoli in sogni, che la sua luce irradierà il cuore di chiunque lo voglia trattenere. www.meteoorsobianco.it L'uomo non comprenderà mai La leggenda narra che la notte infinita e fredda non è che uno spazio nel tempo dove il tempo non ha inizio ne fine, dove tutto puo’ essere nel passato o nel futuro, e solo quando l’ultima anima sarà recuperata, tornerà nel presente. Narra la leggenda che il Fiocco di Neve nella notte senza tempo, nell’Aurora Boreale, nel regno dei ghiacci eterni liberi L’Orso Bianco dalla cattiveria dell’uomo. Narra la leggenda….. https://www.instagram.com/p/CZFAdSSoQB9/?utm_medium=tumblr
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weirdesplinder · 3 years
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I Bridgerton
Questa settimana su Netflix uscirà la serie televisiva I Bridgerton (la prima stagione). Perciò ho pensato fosse il caso di parlarne, visto che è tratta da una delle mie serie di libri historical romance preferite e di cui vi ho parlato tante e tante volte, la serie Bridgerton dell’autrice Julia Quinn.
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Una serie di otto libri dedicata ad una grande e simpatica famiglia formata da una madre e da quattro figli maschi e quattro figlie femmine, tutti da maritare.La serie è ambientata a Londra, a partire dall'anno 1813 e  ogni libro vede come protagonista uno dei figli che trova l’amore. Meglio leggerli in ordine cronologico, poichè tra un matrimonio e l’altro passano anche anni.
I libri sono per fortuna disponibili in Italiano, poiche sono stati tutti pubblicati dai Romanzi Mondadori.e per me è stata una ventata d'aria fresca in un genere che spesso si ripete, come i romanzi rosa storici., poichè è una serie moderna, romantica, ironica, divertente…. Per tutte queste ragioni amo molto questi libri e li consiglio a tutti.
Ho paura di come questi romanzi saranno trasposti per il piccolo schermo, sinceramente, perchè la loro sottile ironia e freschezza potrebbe andare purtroppo del tutto persa, perciò io vi consiglio di leggere i libri, piuttosto che di vedere la serie.
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Ecco l’elenco completo dei romanzi che la compogono:
1. Il duca ed io Titolo originale: The Duke and I
Trama: Implacabilmente perseguitato dalle madri della buona società indaffarate a combinare matrimoni per la loro prole, Simon Bassett, il bel duca di Hastings, è stanco di essere cacciato. E altrettanto stanca è anche Daphne Bridgerton, la cui madre è assolutamente decisa a trovare alla figlia il marito perfetto.Né Simon né Daphne sono felici di questa sgradevole situazione, ed entrambi darebbero qualunque cosa per un po’ di pace e di tranquillità.Il loro desiderio di prendersi una tregua dal mercato matrimoniale del ton li porta a fingere di fidanzarsi - ma il loro piano è minacciato dal sospettoso fratello maggiore di Daphne, che guarda caso sa molto bene quanto Simon ci sappia fare con le donne.I due non hanno però previsto che l’attrazione reciproca li porterà proprio a quello che avevano deciso di evitare - e cioè al matrimonio. Ma Simon teme che il suo doloroso passato possa impedirgli di riuscire ad amare davvero. E Daphne, benché lo ami profondamente, è decisa a non accettare niente di meno del suo cuore… Il mio voto: 8
2. Il visconte che mi amava Titolo originale: The viscount who loved me
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Trama: Kate Sheffield, ormai ventenne, è decisa a trovare un buon marito almeno per sua sorella minore Edwina.A farsi avanti è il visconte Anthony Bridgerton, ma Kate si oppone: non è il tipo di uomo che stava cercando. Stranamente ansioso di assicurare un erede al proprio titolo, Anthony sembra nascondere più di un segreto.Ma il destino, maestro di giochi, farà incontrare le anime di Kate e Anthony in modo del tutto inaspettato.
Il mio voto: 9, alcune scene, specie quelle che riguardano il gioco con le mazze sono spassose, altre bollenti, veramente un gran bel libro 3. La proposta di un gentiluomo Titolo originale: An offer from a gentleman
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Trama: Sophie Beckett non avrebbe mai immaginato che dopo la morte del padre la sua vita sarebbe cambiata così tanto.Lei, figlia di un conte, costretta a far da cameriera alla matrigna e alle due sorellastre. Ma una sera, durante un ballo, conosce l’ammirato e ricco Benedict Bridgerton, ed è amore a prima vista. Ma come Cenerentola, di cui condivide lo sciagurato destino, allo scoccare della mezzanotte Sophie deve lasciare la festa, abbandonando il suo corteggiatore e… un guanto, l’unico indizio che Benedict ha per ritrovare la sua misteriosa dama. Il mio voto: 6 (troppo come Cenerentola)
4. Un uomo da conquistare Titolo originale: Romancing Mr. Bridgerton
Trama: Penelope Featherington è segretemente innamorata di Colin Bridgerton, il fratello della sua migliore amica. Da anni lo osserva da lontano ma all’improvviso si rende conto di non conoscerlo affatto. Lo stesso Colin, rientrando da un viaggio all’estero, scopre che molte cose sono cambiate. Soprattutto Penelope: ora non riesce a smettere di pensare a lei. È davvero la donna che potrà renderlo felice?
Incipit: “Il 6 aprile 1812, precisamente due giorni prima del suo sedicesimo compleanno, Penelope si innamorò.Fu, in una parola, eccitante. Il mondo tremò. Il suo cuore sobbalzò. Restò senza fiato. Fu inoltre in grado di stabilire, con una certa soddisfazione, che l’uomo in questione aveva provato esattamente le stesse emozioni. Oh, non per quanto riguarda l’innamorarsi. Di certo non si innamorò di lei nel 1812 (e nemmeno nel 1813, 1814, 1815, maledizione, neppure dal 1816 al 1822, o nel 1823 quando restò addirittura fuori dal paese). Tuttavia per lui la terra tremò, gli sobbalzò il cuore, e Penelope fu certa che restò anche senza fiato. Per una decina di minuti buona. Una caduta da cavallo faceva solitamente quell’effetto a chi ne era vittima.”
Il mio voto: 10, il mio preferito di tutta la serie e quello che svela il mistero di chi sia in realtà a Lady Whistledown,
5. A Sir Philip con amore Titolo originale: To Sir Philip with love Trama: Eloise Bridgerton ha ormai ventotto anni compiuti ed è ancora senza marito. A spezzare il grigiore delle sue giornate arrivano le lettere di sir Phillip Crane, un botanico rimasto vedovo con due gemelli da crescere.
Dopo un anno di corrispondenza lui le chiede di sposarlo, ma quando finalmente si incontrano, Eloise scopre che Phillip, più che una compagna, cerca una madre per i suoi figli. Riuscirà il suo amore a fare breccia nel cuore apparentemente insensibile di Phillip?
Il mio voto: 9, molto divertente
6. Amare un libertino Titolo originale: When he was wicked
Trama: Quando Michael Stirling, il più audace libertino di Londra, incontra Francesca Bridgerton è amore a prima vista. Un amore non ricambiato: Francesca sta per sposare suo cugino John.E anche se un evento improvviso libera Francesca da qualunque vincolo, Michael non osa confessarle il proprio amore e per dimenticarla parte per l’India. Ma al suo rientro, inaspettatamente, Francesca gli chiede consiglio per trovare un buon marito: potrà Michael sopportare di gettarla tra le braccia di un altro?
Il mio voto: 8 commovente e hot al tempo stesso
7. Tutto in un bacio Titolo originale: It’s in his kiss Trama: Gareth St. Clair scopre che il suo passato, e forse anche il suo futuro, è nascosto negli eleganti caratteri di un antico diario, scritto però in una lingua che lui non comprende: l’italiano. Per Hyacinth Bridgerton, esperta traduttrice, è una sfida davvero intrigante.Ma quando insieme a Gareth si immerge in quelle pagine scopre che le risposte che entrambi cercano non sono lì. E che niente è più semplice, o complicato, di un bacio…
Il mio voto: 8 Carino e intrigante, adoro i tesori nascosti.
8. Il vero amore esiste Titolo originale: On the way to the wedding Trama: Gregory Bridgerton crede nel vero amore. Ma quando incontra Hermione Watson, la donna dei suoi sogni, scopre che lei ama un altro. Comunque deciso a conquistarla, Greg ha un asso nella manica: lady Lucinda Abernathy, più cara amica della fanciulla, si offre di aiutarlo. Quello che Lucy, fidanzata dall’età di dieci anni con il futuro conte di Davenport, non ha previsto è di innamorarsi perdutamente proprio del pretendente dell’amica…
Il mio voto: 5/6
La serie si conclude con un'antologia di racconti Intitolata I Bridgertons: happily ever after, cioè I Bridgerton: per sempre felici e contenti, e contiene i secondi finali degli otto romanzi, più un racconto inedito.(inedito in italiano per ora)
Quante volte vi è capitato di finire di leggere un romanzo e di desiderare di avere ancora qualche pagina in più da leggere, in modo da sapere cosa è accaduto dopo il finale?
Ebbene, Julia Quinn ci regala piccole scenette familiari delle otto copie che ci permettono di vedere cosa è successo loro anni dopo il finale del loro romanzo.
Simon avrà letto le lettere di suo padre?
Anthony riuscirà a battere la moglie Kate a Pall mall?
Francesca avrà avuto dei figli?
Che fine hanno fatto le sorellastre di Sophie?
Eloise come avrà preso la scoperta che la sua migliore amica non le ha mai rivelato la sua attività di scrittrice?
Come ha reagito Philipp quando sua figlia Amanda si è innamorata?
Che nomi avrà dato Gregory ai suoi nove figli?
E soprattutto, alla fine, la povera Hyacynth ha trovato i diamanti?
In questa antologia avrete risposta a tutti questi quesiti ed in più un racconto inedito che vede come protagonista finalmente la patriarca della famiglia, la madre  che ha cresciuto questi magnifici otto figli: Violet
Che dire? Quando ho iniziato a leggere il racconto intitolato Violet in bloom (Viola in fiore) ero curiosa di sapere se Violet aveva trovato un nuovo amore dopo la morte del marito e dopo aver sistemato i suoi figli…perciò ero impreparata per ciò che invece a deciso di raccontare Julia Quinn, e cioè il primo incontro tra lei e il suo futuro marito Edmund, ancora ragazzi, poi il loro innamoramento, la felicità totale dei due giovani appena sposati e….. l'improvvisa morte di lui. Quando ho letto come fu Eloise ad assistere alla morte di Edmund e come Violet incinta e pronta al parto deve affrontare quel dolore totale…..sono iniziate le lacrime e non sono più finite finchè ho continuato a leggere.
Sono i suoi figli che le hanno dato la forza di andare avanti, e qualche uomo si è anche mostrato interessato a lei, ma Violet non ha mai sentito il bisogno o il desiderio di risposarsi, lei aveva già conosciuto la felicità perfetta e non voleva accontentarsi di nulla di meno e semplicemente non ha trovato un altro uomo che potesse renderla altrettanto felice. E non ne aveva bisogno in fondo poichè aveva già i suoi figli che la rendevano felice. E’ questo ciò che lei stessa dice a Daphne e il racconto si conclude con una sua frase molto toccante:
“Andare a avanti senza tuo padre non è stato sempre facile, ma ne è valsa la pena.“
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╰☆☆  𝓔𝓵𝓮𝓬𝓽𝓲𝓸𝓷 𝓭𝓪𝔂  ☆☆╮          ◦•●◉✿  𝓟𝓪𝓻𝓽𝔂 𝓪𝓽 𝓽𝓱𝓮 𝓰𝓵𝓸𝓻𝓲𝓸𝓾𝓼 𝓹𝓮𝓸𝓹𝓵𝓮   ✿◉●•◦                                ~ 17l07l20 ~ #Ravenfirerpg #anewmayor Conosciuto dalla veggente come Belak Walker, l'umano che, da un anno a questa parte, l'aveva torturata mentalmente, ma anche aiutata a superare gli ostacoli che si era prefissata da sé ( facendo in modo che si allenasse con i poteri ed aumentasse di livello ) ora si trovava di fronte a lei, vestito di tutto punto. Rare erano state le volte in cui lo aveva visto con indosso giacca e cravatta; eppure eccolo là, così bello, così elegante... così suo. Avrebbe tanto voluto dirlo, urlarlo e farlo sapere a tutti, ma sapeva che fosse sbagliato e impossibile. Chissà se aveva qualcun'altra, chissà s'ella fosse rimasta in trappola, se si fosse innamorata invano. Mai, prima d'ora, aveva provato emozioni simili, mai si era lasciata trasportare fino in fondo, ma fidarsi...era da sempre stato un suo punto debole. Si era sempre fidata delle persone che conosceva e che considerava tali da poter essere la sua famiglia, ma altrettante volte quella fiducia era stata tradita. Era arrivata a scoprire che quelle persone avevano giocato con lei e con i suoi sentimenti, ecco il motivo per il quale, nonostante ora si fosse donata al ragazzo, ella continuava a temere. A contrastarlo o farsi valere? Ci aveva provato diverse volte, ma con scarsi risultati. Tuttavia, ella aveva constatato che, anche se in modo strano, egli tenesse a lei. Era imperativo, ma anche protettivo nei suoi confronti e ciò era molto apprezzato dalla Blainers. 《 Mio cavaliere. 》 Mormorò con un sorrisetto sulla labbra, facendo un inchino al suo cospetto. Kaleb Mieczyslaw Walker * Come opposto a quell’eunuco di Kaleb, Belak non poteva non addentrarsi alla festa dei Price. Per lui, era questione di principio e quasi di onestà intellettuale andare al The Glorious People a sperperare qualche suo sguardo da imbroglione e da furbo. D’altronde pensava che i Price racchiudessero un po’ di quei suoi pensieri contro quella città maledetta e, soprattutto, amava l’idea che con quelle telecamere il problema “fantasmi” potesse scomparire. Sognare... Sì, Belak stava sognando un qualcosa che mai avrebbe potuto accadere, ma, in fondo, sognare era gratuito, infondato su qualsiasi cosa, era, appunto, vaneggiante proprio come lui. Belak era un sogno, uno di quelli che creano dipendenza, paura, ossessioni, ma non era nient’altro che un’identità a metà strada tra un sogno ed una realtà /malata/. Era lì, con le sue solite mani in tasca, ma con il suo insolito charme elegante. Era strano vederlo così, era strano sentirsi un ragazzo per bene e perfino fingere di esserlo pareva strano, lui, che in fin dei conti, imitava alla perfezione Kaleb. Si voltò: un barlume negli occhi si accese al vedere la giovane donna al suo cospetto. Deglutì, volgendo gli occhi per un attimo altrove e fingendosi infastidito come al solito. Non le avrebbe mai detto che era stupenda, in fondo lui era il cattivo. * « Donzelletta. » * Accennò un sorriso e perfino un inchino. * Willa Blainers Fin da piccola Willa aveva sognato di incontrare il principe azzurro. Il principe delle fiabe, colui che avrebbe risvegliato o salvato la sua principessa dalle grinfie della strega; eppure quei sogni svanirono quando ella incontrò un giovane ragazzo dagli occhi color nocciola e dallo sguardo accattivante. Ciò che, però, l'aveva veramente fregata? Il suo bel parlare. In primis, la giovane veggente si era innamorata di quella grande capacità e fu anche a causa di ciò che /inconsapevolmente/ era rimasta in trappola dell'umano, un umano che pareva avere il controllo su di lei, che pareva possedere dei poteri in grado di domare /inspiegabilmente/ quelli reali della veggente. Erano successe talmente tante cose tra loro, che la Blainers non sapeva più come comportarsi con lui. In quell'istante voleva solo averlo accanto perché, in un modo o nell'altro, egli riusciva ad illumunarle la giornata, a farla stare bene. 《 È un piacere rivederla. 》 Ed era vero. Fu anche per quel motivo ch'ella aveva deciso di partecipare a tutte le feste elettorali. Per rivederlo. Le era mancato, tanto, anche se, era certa, non gli avrebbe mai rivelato quelle due semplici parole, o almeno per il momento. 《 Si sta divertendo? 》 Kaleb Mieczyslaw Walker * Non vi era regalità nei disonorevoli pensieri di uno schizzfrenico, non vi era nulla di positivo, eppure gli inganni e tutta quella messa in scena che egli si era costruito intorno a sé, cucitosi quasi addosso, aveva fatto sì che alcune persone incominciassero perfino a fidarsi di un mostro. In quel di Ravenfire era accettabile trovare dei mostri, vi erano così tanti sovrannaturali che pullulavano la cittadina, ma la truce storia era che fra loro vi era anche un umano. E gli umani erano sempre stati più mostri di qualsiasi altra razza, da sempre. Il principe azzurro non esisteva, non nella concezione di un disgraziato come Belak che, più che principe azzurro, poteva sentirsi soltanto il demone ''azzurro'' eppur l'accoppiata figura- colore stonava quasi come l'opposizione originale-doppia personalità. Nonostante lo schifo che provava per queste figure favolistiche, non si sentiva così tanto un mostro, o meglio, era consapevole di essere un diverso, ma spesso ciò che pensava era giusto, almeno per le sue concezioni. Nell'istante in cui il giovane si vide avvicinarsi la graziosa Blainers, i suoi occhi nocciola si colorarono di un lieve soddisfacimento personale. Saperla così vicina, così preziosamente disponibile nei suoi confronti, lo illuminava, seppur non l'avrebbe mai ammesso neppur a sé. * << Rivedere significa rivalutare, cosa sta rivalutando ri-vendendomi? >> * Ed eccolo, pronto, come al suo solito, a giocar con le parole, a giocar con la mente sua e con quella della /sua/ signora. * << Forse. Pensavo che i Price dessero di più. Si vede il loro sfarzo, ma non la loro intelligenza.>> Willa Blainers Mai, la giovane Blainers, avrebbe potuto definire Belak Walker un mostro, piuttosto un demone di cui si era invaghita, un demone che però non disprezzava affatto. Ella lo ammirava, per la sua personalità, per il suo carattere, per il suo modo di fare, come se non gli importasse nulla del giudizio degli altri, se non del proprio. Era vero: aveva fatto cose inconcepibili, aveva compiuto azioni fuori dal normale, a tal punto da farla impazzire, ma forse erano state proprio queste azioni a farla innamorare. Egli non era solo negatività. In lui vi era del buono e Willa lo aveva visto sin dal primo momento che lo aveva incontrato, anche se probabilmente non tutti riuscivano a vederlo e forse nemmeno lo stesso Belak. Vi erano stati momenti in cui la veggente si era sentita protetta, amata da quel pazzo che l'aveva rapita. Ricordava perfettamente il giorno in cui tutto accadde: ella aveva avuto paura ed aveva temuto per la sua vita; tuttavia, ricordava anche quando, dopo aver fallito con i suoi poteri, egli non l'aveva rimproverata, donandole invece quelle attenzioni di cui lei non era mai stata abituata. 《 Credo di star rivalutando la sua magnifica presenza. 》 Un complimento, ma anche un modo implicito per dirgli che se le fosse stato concesso, sarebbe diventata la sua dama, per quella serata. 《 Spero allora che possa apprezzare il mio, di sfarzo. 》 Il colore della passione era quello scelto dalla giovane per quella festa elettorale. Un abito lungo metteva in risalto le sue forme, con altrettanti tacchi a slanciare le sue gambe ed un rossetto in tinta ad evidenziare le sue labbra carnose.
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witegdr · 7 years
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Winter’s Tale: I Figli di Caos
Da quando gli uomini sono comparsi sulla Terra, il solo desiderio di Caos è quello di fare loro del male. I figli prediletti di Dio sono innocenti, tenere e così vulnerabili da non attendere altro che d'essere spazzati via. Sono protetti dagli Angeli al pari di un gregge di pecore, e come tali, Caos li vede. Ed è per questo che, decide, che non sarà lui a prendersene cura. Si ritira nel più basso girone negli Inferi, siede a gambe incrociate con pugni premuti ai lati del capo e raduna tutto il potere, perché l'arma che dovrà rivoltarsi contro gli Uomini, prenda vita. I primi spasmi lo prendono di sorpresa, inizia a tossire, ma poi... Ecco, può sentirlo. Il dolore che si genera nel suo basso ventre è uguale a quello di una partoriente, urla e ride, mentre la sua aura si fa così forte da far tremare le fondamenta stesse dell’Inferno. Vomita i suoi figli direttamente nelle fiamme degli Inferi, i bambini gridano mentre la loro pelle delicata si carbonizza, per poi sfaldarsi. Quando Caos li prende fra le braccia, i loro corpi sono stati temprati dalle Eterne Fiamme, nessuno potrà mai ucciderli, se non qualcuno che, come loro, è nato dal Fuoco.
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Livia, dama di Erellont. «Potevo essere Regina in un mondo di Incubi, ho scelto di essere Madre in un mondo di Sole.»  - cit di Livia- Data di nascita: sconosciuta. Data di morte: 16 luglio 1930 Capelli: Neri Occhi: Blu Altezza: 175 cm Peso: 63 kg Storia: Axa era ancora molto giovane quando, suo padre, decise di mettere alla prova il suo potere. Era notte e il bambino che avrebbe dovuto spaventare sino ad ucciderlo, dormiva tranquillo fra le braccia di sua madre. Axa apparve accanto a lui e con la punta delle dita, gli accarezzò la fronte e la guancia. Lesse le sue paure, ne trasse forza e le instillò nel suo sonno. Quello fu il primo incubo della Storia e chissà, se Axa fosse stata più consapevole del suo potere, se fosse stata preparata meglio dal padre, il mondo sarebbe stato molto diverso. Più brutto. Scossa dalle lacrime del bambino, la Demone fuggì. Non riusciva a tollerare di essere stata lei la causa di tutto quel dolore, e anche se aveva ad attenderla un padre e un fratello che la amavano tanto, scappò dagli Inferi, alla volta di un posto migliore. Vagò a lungo, ma non c’era niente di meglio per lei rispetto a Biriam. La Terra era ancora giovane e una donna sola non era ben vista. Una notte, presa della disperazione, decise che era arrivato il momento di cambiare il suo destino, perciò radunò tutto il suo potere e diede vita ad Erellont, la Terra dei Sogni. Il Regno presto iniziò a popolarsi, i Sogni che non volevano sparire alle prime luci del sole, trovarono asilo nelle sue terre, comparve Ennas, colui che sarebbe diventato il fondatore dell’omonima cittadina, e Finegar, il futuro Signore di Roel. Il tempo passò in fretta, Axa prese il nome di Livia, e gli Angeli discesero su Erellont per benedire la sua creazione e colei che l’aveva voluta. Tutto sembrava andare per il verso giusto, quando Finegar impazzì e spalancò le porte di Erellont all'esercito di Ixo. Livia percepì la morte di ogni abitante di Erellont, vide morire Ennas, per mano di Ixo, e quando questo le si avvicinò, non aveva nemmeno più il fiato per urlare. Il colpo fu rapido, la spada di Ixo penetrò nel petto di Livia, fino a scalfire il pavimento, sotto di lei. Nessuno sa dire se, negli ultimi istanti, Livia sia tornata ad essere Axa e abbia maledetto il fratello o semplicemente, se lo conoscesse molto meglio di quanto lui stesso si aspettava. Dopo che ebbe esalato il suo ultimo respiro, non furono i suoi occhi, quelli che Ixo prese in pegno. Il corpo di Livia riposa nel Santuario del Sole, accanto a quello di Ennas, amata e venerata come una dea, molti attendono il suo ritorno. Erellont non può esistere senza la sua regina.
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Ixo, il Re Cieco «Alla fine, la tua follia, ci ha uccisi entrambi sorella.»  - cit. Ixo - Data di nascita: sconosciuta. Data di morte: 16 luglio 1930 Capelli: Neri Occhi: Nocciola Altezza: 185 cm Peso: 78 kg Storia: Sono fin troppe le storie che circolano su Ixo, il Re Cieco. Molti dicono che mirasse a sposare la sorella per avere da lei un erede degno del proprio nome; altri sostengono le volesse semplicemente bene e nel vedersi abbondare per delle creature inferiori, l'abbia fatto impazzire di rabbia. Sta di fatto che considerava Axa, sua e per questo, troppo per quei piccoli sogni che le giravano attorno, per Ennas, che aveva avuto l’ardire di giacere con lei. Quando Caos gli ordinò di ucciderla, il suo unico pensiero fu quello che, la sua morte, avrebbe ripulito il blasone di famiglia. Avvelenò la mente di Finegar, e nell'ombra attese il momento giusto per far scatenare la sua furia. Marciò su Erellont alla testa del suo esercito, puntando dritto al Santuario del Sole, lì uccise Ennas, infierendo sul suo corpo con una ferocia inaudita. Poi si dedicò alla sorella; l’aggredì con brutalità, sbattendola per terra e colpendola con calci e pugni, alla fine, sguainò la sua spada e la trafisse. Si guardarono per un lungo momento e mentre Livia moriva, Ixo si rese conto che, senza di lei, sarebbe rimasto solo. Caos gli aveva chiesto, come pegno dell’avvenuta morte della sorella, i suoi occhi. Un Demone dagli occhi blu è cosa rara, e gli occhi di Axa erano considerati i più belli di tutta Biriam. Preso dalla disperazione per quanto fatto, rivolse verso di sé le dita, e si cavò gli occhi senza un grido; li adagiò sul petto sanguinante di Livia, e se ne andò. Si dice che quando Caos lo uccise, lui stesse sorridendo, non si sa per quale ragione, forse, nell'ultimo istante, prima della fine, gli era tornata in mente la sorella e il periodo passato con lei. Il periodo in cui, anche il Signore degli Incubi, era stato capace di amare.
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praticalarte · 4 years
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Marina Mian, una passione per l'arte
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Chi è Marina Mian? Credo di essere un'anima sognatrice, per me il sogno è il lusso del pensiero, è una visione e le visioni fanno parte di chi è sognatore e solo così mi sento libera. Sono curiosa e affamata del sapere, del conoscere, di nuove scoperte, sono implacabile quando faccio ricerca e non mi basta mai quello che ho scoperto. Che mestiere fai? Attualmente mi dedico totalmente alla mia grande passione ( l'arte ) fino al 2010 ero responsabile di un'attività commerciale. Da dove vieni? Vivo in un piccolo borgo ( San Gaetano ) vicino Caorle ( Ve ) dove sono nata. Nella solitudine ho capito la mia sensibilità, questo stato d'animo mi ha permesso di iniziare un cammino nella profonda ricerca interiore. Nei colori ho trovato la luce e quando dipingo sento di vivere in un arcobaleno di emozioni che si fondono in una elegante armonia. Come, quando e perché è iniziato il tuo amore per l'arte? Ho sempre avuto una passione ardente per il disegno e i colori fin da piccola, ero affascinata e attratta dal profumo della carta e dei colori, mi piaceva sentire il rumore della matita che scorreva sul mio quaderno nero con la riga rossa, che bel ricordo ( indelebile ). Quando è cominciata quest’avventura nell’arte? La vita mi ha portato a custodire il mio sogno in un cassetto per molto tempo. Un bel giorno l'ho aperto e ho cominciato ad approffondire gli studi da autodidatta, che mi hanno portato ad ampliare ed incrementare le mie conoscenze artistiche. Ho intrapreso ricerche personali così da sperimentare e affinare varie tecniche : olio-acrilico-inchiostro-pigmenti-affresco-incisione-pastello e tecnica effimera su asfalto ( madonnara ), con la frequentazione di corsi di perfezionamento. Il mio primo corso di disegno l'ho fatto con Alessandro Pedroni, conosciuto una decina di anni fa tramite web. E' stata un'esperienza emozionante e positiva, indimenticabile. Ho avuto modo di imparare tante cose grazie alla pazienza, disponibilità e professionalità di Alessandro. Cosa hai studiato e dove? Sono autodidatta, ho fatto corsi formativi, ho lavorato a bottega e continuo a studiare e far ricerca. Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo dell'arte e a seguire studi artistici? Dipingere per me è una necessità, per cercare di mantenere in vita idee e valori. Come studente, qual è stata la lezione più importante che hai imparato? Dipingo da diversi anni e la natura è uno degli elementi fondamentali dei miei lavori, ma ultimamente sentivo l'esigenza di esprimermi con l'arte dei Madonnari ( arte effimera ). L'anno scorso ho avuto la possibilità di fare la mia prima esperienza ( da madonnara ) su strada. Ho capito che il rapporto con la gente è importante e speciale, perchè l'artista di strada deve dimostrarsi aperto e sensibile, deve lasciare la persona che incontra in uno stato migliore di quello che aveva quando l'ha incontrata. E' stata un'esperienza che mi ha fatto riflettere e mi ha insegnato che nella vita c'è sempre da imparare qualcosa da tutti. Come artista, cosa vuoi condividere con il mondo? Esprimermi, svelarmi agli altri, occupare uno spazio in questo mondo. Secondo te, da dove viene l'ispirazione? Da tutto quello che mi circonda, la natura, un pensiero, un ricordo il tutto condito con fantasia e creatività. Anche i miei sogni sono fonte d'ispirazione. Qual è l’elemento iniziale che innesca il processo creativo? E cosa ritieni sia più importante? Il concetto, l’idea espressa, o il risultato estetico e percettivo dell’opera? Io penso sia quando il cervello è libero e va dove vuole. Il processo creativo ha bisogno di due emisferi, quello sinistro dedicato alla razionalità, alla visione dettagliata, alla logica mentre il destro alla creatività, alla visione globale, all'intuizione. Ho letto il libro di Betty Edwards ( Disegnare con la parte destra del cervello ).
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La donna con i fiori
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Pastello – Buon pastore
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San Pietro tecnica pastello su tavola 50 x 70 2020 Parfum de Venise 3 tecnica mista e olio su tela 70 x 90 2019
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Memorie veneziane 1 tecnica mista e olio su tela 75 x 75 2018
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Onde di nostalgia tecnica mista e olio su tela 75 x 90 2018
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Omaggio a Hemingway tecnica mista e olio su tela 75 x 75 2018 Al di là del fiume e tra gli alberi tecnica mista e olio su tela 100 x 80 2018 Cavana n.2
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La via dei casoni tecnica mista e olio su tela 90 x 90 2018
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LA MIA CAMPAGNA tecnica mista su tela 75 x 75 2018
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DEA DELLA NATURA tecnica mista e olio su tela 200 x 100 2017 ASSENZA DI TE tecnica mista e olio su tela 70 x 90
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PROFUMO DI DONNA tecnica mista e olio su tela 70 x 90 2017
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LA VIE EN ROSE tecnica mista e olio su tela 80 x 80 2017
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LIBELLULA CREATURA DEL VENTO tecnica mista e olio su tela 70 x 80 2016
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LA GIOVANE SPOSA tecnica mista e olio su tela 60 x 80 2016
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LA CACCIATRICE tecnica mista e olio su tela 60 x 80 2016
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LA DAMA BIANCA tecnica mista e olio su tela 45 x 35 2016 Quale fase dell'arte / creazione ti colpisce di più? Vedere la tela bianca mi demotiva, mentre mi emoziona la fase creativa iniziale e mentre la sto creando. Praticamente mi colpisce di più " il viaggio " nè la partenza nè l'arrivo. Come esplichi la tua attività artistica? Collaboro con vari studi d'arte romani e veneti ed espongo con frequenza dal 2012 in mostre personali e collettive, sia in galleria che in manifestazioni. Cito, tra le altre, le mostre e gli eventi organizzati dal Centro Artistico Culturale Il Leone, dalla Galleria Pentart di Roma e dalle note Associazioni romane Art Studio Tre (Roma Art Festival a Piazza della Repubblica), Cento Pittori Via Margutta (Mostre Storiche a Via Margutta) e Circolo Lorenzo Viani (Arte Contemporanea sul Mare ad Ostia). Perché pittura ad olio? Cosa rende speciale questo mezzo per te? Per me ogni mezzo è utile per cercare di esprimersi. L'olio è reso speciale dalla sua lucentezza e matericità e per la possibilità di eseguire minimi dettagli grazie a pennelli particolari e diversi che portano a risultati fenomenali da chi ha mano abile. È difficile discorrere d’arte senza parlare di sé. Quanto c’è della tua storia, dei tuoi ricordi, della tua vita intima, nelle opere che realizzi? Si dice che guardando i quadri di un'artista si legge la sua anima, vorrei che fosse così anche nel mio caso. Quando dipingo vivo con la tela che mi avvolge: il mio cuore come per incanto allontana i pensieri dalla mia mente e mi porta in un sogno, guidando anche la mano. Qual è l'importanza di trasmettere la conoscenza artistica alle nuove generazioni? L'arte non si può separare dalla vita, è l'espressione delle più grandi necessità della quale la vita è capace. apprezziamo l'arte non tanto per il prodotto specializzato ma per la sua rivelazione di un'esperienza di vita. Secondo te qual è la funzione sociale dell'Arte? L'arte ha la funzione di trasmettere un messaggio di qualsiasi tipo, ma deve dire qualcosa e quando riusciamo a trasmettere un'emozione ecco che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Cosa dicono le tue opere? Quali messaggi vogliono comunicare? Come ho già detto per me dipingere è una necessità per cercare di mantenere in vita idee e valori, esprimermi e svelarmi agli altri, occupando uno spazio in questo mondo. Quale messaggio personale vorresti lasciarci? Ringrazio Alessandro Pedroni per l'insegnamento e l'aiuto didattico ricevuto negli anni passati. Il suo corso online è stato illuminante, positivo e utilissimo. Ho trovato una persona schietta, paziente, disponibile e professionale. Esperienza indimenticabile. Buona arte a tutti. Grazie Marina Read the full article
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