#Le Cardinali
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Ancora qui per chiederti sui tuoi oc he mi hai mandato, quali sono i loro rispettivi domini?
nel senso di dove stanno?
eeeeehhhmmm… ammetto di non averci pensato così tanto.
Per Fronesia penserei un sistema di grotte con bacini d'acqua sotterranei; Sofrosina una specie di giardino ben curato. Non sono sicuro per Dicilla e Andronica: direi per Andronica un bosco più montano e con bestie più grandi rispetto a Selvascura (Darkwood), tipo linci o cinghiali; Dicilla magari starebbe su una montagna brulla, con zone innevate.
Scusa, non le ho ancora inquadrate del tutto
#my ocs#my oc stuff#cotl#cotl oc#ocs#original character#le cardinali#Fronesia#Sofrosina#Andronica#Dicilla
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Tra i funerali del Papa e il prossimo conclave siamo bombardati di notizie.
Zelensky e Al Bano Carrisi, ad esempio, annunciano che non parteciperanno ai funerali. Sono certa che in Vaticano se ne faranno una ragione. Il nipote di Bergoglio, invece, ha trovato i soldi per andarci grazie ad una donazione. Ne siamo tutti lieti. Abbiamo per certa, poi, la presenza di Lula e di Orban, di Macron e di Trump. In pratica non mancherà né il Diavolo, né l’Acqua Santa!
In tutto questo, nel bel mezzo di un pomeriggio di relax, ai romani è arrivato l’IT Alert. Un suono fastidioso ed un messaggio ovvio: fate attenzione se vi recate intorno al Vaticano tra oggi e domani, poiché la zona è chiusa in più punti. Ma dai!

Intanto i cardinali si scambiano opinioni programmatiche, mentre qualcuno prospetta lo scisma, qualcun altro rispolvera le profezie di Malachia e giungono, fendenti, le parole dell'arcivescovo Viganò, scomunicato lo scorso anno.
C’è anche l’Avellino, che viene promosso “ogni morte di Papa” e c’è la figurina introvabile di Pizzaballa, un giocatore dell’Atalanta di qualche annetto fa, cugino di un cardinale elettore: «Se diventa Papa gliela regalo». E lui è proprio per quello che spera di sedere sul trono di Pietro, ne siamo tutti certi.
Manca solo Dan Brown, tra le personalità in preghiera. Forse è impegnato a casa a scrivere il suo nuovo bestseller. Di materiale ce n’è in abbondanza.
Nel mentre, l’Europa schiaccia le sovranità nazionali correndo alla guerra, Putin inizia a parlare di atomica, l’economia va sempre più a rotoli, non ci sono più le mezze stagioni, si stava meglio quando si stava peggio … E il mondo gira come sempre nel buio siderale: una minuscola biglia azzurra abitata da minuscole formichine indaffarate nel loro minuscolo niente.
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“Se non sai che fare delle tue mani, trasformale in carezze..
Mi piacciono le mani,
Dentro c’è sempre la fatica, il desiderio, la meraviglia, il calore, il mondo..
Forse niente è così pieno di significato quanto la mano umana…
Credo più alle mani che alle parole. Come una persona ti tiene conta più di quello che ti dice..
Mantenersi, il mio verbo preferito, tenersi per mano…Ti può bastare per la vita intera, un attimo, un incontro. Rinunciarvi è folle, sempre e comunque..
Le dita di una mano: cinque punti cardinali che puntano verso l’infinito..
Ho imparato che ogni giorno dovresti spingerti a toccare qualcuno. La gente ama una carezza affettuosa, o soltanto un amichevole pacca sulla schiena..”
Poesia 🖤
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questa roba che i Cardinali "Papabili" fanno le interviste al TG1 come i cantanti di Sanremo non so come prenderla
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Conclave: We absolutely must not let it distress us.

This is the morning everyone has waited for, when at last the robot cardinal is to be elected pope. There can no longer be any doubt of the outcome. The conclave has been deadlocked for many days between the obstinate advocates of Cardinal Asciuga of Milan and Cardinal Carciofo of Genoa, and word has gone out that a compromise is in the making. All factions now are agreed on the selection of the robot. This morning I read in Osservatore Romano that the Vatican computer itself has taken a hand in the deliberations. The computer has been strongly urging the candidacy of the robot. I suppose we should not be surprised by this loyalty among machines. Nor should we let it distress us. We absolutely must not let it distress us. È venuto il giorno che tutti aspettavano, il giorno in cui il cardinale-robot sarà eletto papa. Non vi sono quasi più dubbi sull’esito della votazione. Per settimane il conclave è stato diviso in due fazioni di forza eguale, che sostenevano con uguale accanimento l’una il cardinale Poggi di Milano, e l’altra il genovese cardinale Salvani; ma finalmente, a quanto sembra, si è arrivati all’unico compromesso possibile: entrambe le fazioni voteranno per il robot. Ho letto stamattina sull‘“Osservatore Romano” che gli stessi calcolatori elettronici del Vaticano sono intervenuti nelle delibere, caldeggiando la candidatura del robot. Penso non sia il caso di stupirsi di questo accordo fra macchine e tanto meno di preoccuparsene. Non c’è assolutamente niente di cui preoccuparsi.
R. Silverberg, [Good News from the Vatican, 1971] Buone notizie dal Vaticano in AA. VV., Buone notizie dal Vaticano, Milano, Mondadori - Urania, 1973 [Trad. U. Olmini Soergel]
Vi prego, notate nell'originale i nomi dei due Cardinali: Asciuga e Carciofo... La traduttrice evidentemente non se l'è sentita di usare Asciuga e Carciofo, con il che si perde un po' dello spirito del racconto. [Chissà quanti lettori americani lo avranno potuto apprezzare, però].
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Eccoci, siamo alla vigilia del Conclave, e io sento il profumo di un’occasione epica, tipo quando trovi l’ultimo cornetto al pistacchio in pasticceria! Se solo riuscissi a intrufolarmi nella Cappella Sistina, magari spacciandomi per l’inviato speciale di Aldo Cazzullo, con la scusa di “controllare gli affreschi di Michelangelo per un documentario”, potrei giocarmi la partita della vita. Immaginate la scena: io, con il mio charme da outsider, che mi piazzo tra i cardinali e punto dritto al trono di Pietro. Altro che Sanremo, questo è il vero spettacolo!
Per diventare Papa, servono solo tre requisiti. Tre. E io sono un fuoriclasse in tutti:
Essere uomo. Check! Con una sensibilità femminile latente, questo è vero, ma ho la barba e sono un uomo al 100%. Magari con un pizzico di vibes da romcom, ma ci siamo.
Essere battezzato. Fatto! Anche se, con queste estati torride, credo di aver sudato via l’acqua santa anni fa. Però il certificato è lì, da qualche parte, tra le bollette e i ricordi di scuola. Battezzato e pronto a brillare.
Essere celibe. Qui sono un fenomeno. Ero celibe, questo è vero, ma ho trasformato l’astinenza in un’arte zen. Altro che celibato, io sono praticamente un monaco Jedi della castità! Il celibe ogni tanto ci prova, il casto è su un altro livello: puro, mistico, leggendario.
E il nome? Oh, ci ho pensato eccome. Avrei tanto voluto mantenere il mio vero nome, “Papa Rino” suona già iconico, no? Tipo un supereroe da fumetto, o un cantante pop che riempie gli stadi. Ma visto l'obbligo di scegliere un nome pontificale mi adeguerò. Mi chiamerei Umano I°. Perché, diciamocelo, l’umanità s’è persa per strada tra selfie, algoritmi e litigi su X. Serve un Papa che ricordi al mondo cosa significa essere umani. Papa Umano: non è solo un nome, è un mood.
E poi, ragazzi, preparatevi: rivoluzionerei la Chiesa come nessuno mai. Altro che riforme timide, io punto al botto! Per la comunione, via l’ostia, dentro gnocco fritto consacrato – croccante, unto al punto giusto, un miracolo per il palato. La Bibbia? La riscriverei da zero, trasformandola in un crossover epico tra Il Signore degli Anelli, Game of Thrones e Harry Potter. Tipo: Mosè davanti al Mar Rosso gridò: "Avada kedavra", e le acque si separarono. Mentre Sauron arrabbiato, perché non poteva muoversi dalla torre, gli urlò: Tesssoro, non te ne andare!", fico.
E nei Vangeli? Una chicca: Gesù aveva un fratello gemello, un certo Alberto Angela, che invece di fare miracoli spiegava la storia del mondo con quel suo tono ipnotico.
Ovviamente, so che i cardinali potrebbero non gradire e qualcuno potrebbe provare a farmi fuori (tipo in un thriller alla Dan Brown). Ma io sono pronto: con il mio carisma, un po’ di gnocco fritto e l’aiuto del gemello di Gesù, il mondo non sarà più lo stesso. Habemus Papam… Habemus Umano!
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Cosa si può augurare a questo Paese per l'anno nuovo?
Una paresi facciale a tutti quelli che ridono delle disgrazie degli altri mi sembra obbligatorio, il minimo sindacale. Uguale sorte a tutti quelli che fanno soldi sulla miseria dei piu'poveri e la presentano come virtù umana, negando dignita' a chi ne ha ogni diritto.
Ai cardinali di mangiare meno, di regalare l'oro che indossano e alla chiesa di pagare l' IMU come gesto di solidarietà cristiana!
Ai predoni di Stato di perdere la favella, almeno ci risparmiano le cazzate per giustificare i loro guadagni d'oro; (ogni riferimento ai tanti Renzi e' puramente voluto).
Ai ladri di perdere la vista e l'udito;
ai burocrati in malafede di perdersi nelle carte come un asteroide nell'universo.
Per chi lavora e si guadagna il pane onestamente e paga le tasse non ho nulla da dire, se non un "resisti e continua così".
Per gli evasori fiscali? Che ogni soldo rubato alla collettività si trasformi in cenere!
Ai giornalisti venduti di avere uguali emorroidi per ogni bugia che raccontano.
Oggi sono buono e mi fermo qui, avrei altro da dire anche su me stesso che sono un perdente per ogni giorno che ho sciupato con il cappello a terra pieno di parole.
Cosa ci aspetta non lo sa nessuno, ogni predizione ha fallito, sicuramente ci saranno ancora questi politici nel 2024, con i loro culi protetti dalle poltrone di Stato e alla fine dei giochi sembrerà che nessuno abbia governato. " Si poteva fare di più, io ci ho provato, non eravamo soli al governo, fosse stato per me, ma se ci votate anche alle prossime elezioni, vedrete, faremo, diremo..." e diventeranno tutti pezzenti con il capello in mano a chiedere voti!
@ilpianistasultetto
P.S...a tutti quelli che apprezzano quanto vado scrivendo.. Buon 2024..
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A Ecate non piace la Legge del Tre

«Sono cose che succedono. Dormici su, vedrai che domani ti sentirai meglio, va bene?» Roberto mi guarda con uno sguardo così gentile e speranzoso che non posso fare altro che annuire e dargli ragione. Sarei una vera stronza se non lo facessi. E comunque, non potrebbe capire.
«Ma sì, tanto era un vecchio catorcio.» Faccio spallucce e addirittura riesco a tirare fuori un mezzo sorriso dal cilindro delle finzioni. Lo faccio più per Roberto che per me, ovviamente, ma fa il suo sporco lavoro. Lui mi dà una pacca sulla spalla, rasserenato.
«Esatto! Oh, comunque se ti serve domani ti accompagno a fare denuncia.»
«Ok.» Mi aggiusto lo zaino sulle spalle e scendo dal marciapiede.
«Fede, sei sicura di non voler venire con noi? Dai, cosa ti cambia rimanere fuori per una pizza, a questo punto.» Scalpita. Gli altri sono già a qualche decina di metri da noi, dall'altra parte della strada. Ridacchiano e parlano di qualsiasi cosa non riguardi il fatto che qualcuno mi ha appena fottuto la macchina. Letteralmente, qualsiasi cosa. Quando gliel'ho detto, hanno reagito con un corale ooooh! Che sfiga! e fine. Non sono miei amici-amici, li conosco solo attraverso Roberto, quindi non mi aspetto proprio un bel nulla da loro e mi sta bene così.
«Metto quei quindici euro che avrei speso per la pizza nel mio porcellino. Ho una macchina nuova da comprare, a quanto sembra.» Borbotto. Lui mi guarda preoccupato e capisco subito che devo ricalibrare, per non farlo agitare troppo.
«Sono un po' stanca, Robi. Ci vediamo domani, ok?»
Sorride e mi fa ciao ciao con la mano. Non appena salgo sull'autobus, lascio che la cruda consapevolezza di ciò che sta accadendo sbrodoli su di me: sono stata maledetta. È ovvio, lampante, palese.
O meglio, devo aver combinato qualche casino con le energie cosmiche o roba del genere. Devo aver fatto incazzare qualcosa. O qualcuno. E questo qualcosa, o qualcuno, ha deciso di tornare a mordermi le chiappe per punizione.
Dove ho sbagliato? Provo a fare mente locale. Cerchio magico: fatto. Quattro punti cardinali: ringraziati. Candela verde: accesa. Soldo: baciato. Formula – Piccola moneta, porta un po' di gioia a uno sconosciuto e un po' di fortuna a me –: recitata. Cosa ho fatto di male? Mi sono anche assicurata che nessuno mi stesse guardando mentre appoggiavo la moneta vicino alla siepe. Eppure, boom, macchina rubata. E l'avevo pure parcheggiata a pochi metri da quella dannatissima moneta. Mi accascio con un grugnito esasperato e la mia fronte produce un thud appiccicoso contro il finestrino sporco. Rimango lì, scomposta, con la guancia spiaccicata, e mi maledico da sola per essermi messa in quel casino. Tanto, maledizione più o maledizione meno.
E, ovviamente, non è la prima volta. È la terza. Il mio primo incantesimo era avvenuto un mercoledì di luna crescente: ero gasatissima, avevo messo su una playlist bomba witchcore trovata su Spotify, avevo seguito tutti i passaggi del grimorio e mi ero goduta il rituale dell'abbondanza.
Abbondanza è un modo sciccoso e carino per parlare di denaro senza essere troppo venali. Si scrive abbondanza, ma si legge soldi, verdoni, pezzi, cash. Due giorni dopo mi arriva la bolletta del gas più alta della storia delle bollette e un cliente decide di piantarmi.
Trust the process. Fidati del processo. Lo dicono le witchtoker americane in sundress neri che ormai affollano il mio schermo e pure quei post su Instagram che non capisci mai davvero se sono delle pubblicità finché non commetti l'errore di fare tap sull'immagine e allora vieni catapultato in un qualche quiz o form tutto a colori pastellosi. E lo dico pure io a me stessa. È solo un caso, quella bolletta doveva arrivare comunque. E quel cliente era traballante.
Ma poi c'è stato l'incantesimo di buona salute. Ci avevo messo così tanto impegno, a incidere quella dannata candela arancione, a stampare le mie fotografie e a tritare la lavanda. Quando nell'equazione c'è di mezzo la fatica, siamo quasi certi che il risultato sarà più appetitoso. Il risultato per me era stata una diarrea fulminante durata tre giorni.
Una sfiga è, beh, solo una sfiga. Due sfighe iniziano a puzzare. Tre sfighe nell'arco di un mese urlano un messaggio forte e chiaro: brucia quel fottuto libro degli incantesimi per streghe principianti comprato su Amazon, perché dal quarto tentativo probabilmente ci esci in orizzontale. La mia faccia affonda ancora di più contro il vetro. L'autobus prende una curva a una velocità esagerata e la mia testa sbatte forte, più volte, ma non mi interessa. Mi rendo conto di essere in uno stato pietoso solo perché una signora seduta un paio di file più avanti mi lancia un'occhiata preoccupata. Stringe a sé la borsetta.
Ricambio lo sguardo, forse con troppa insistenza. Lei si appallottola ancora di più su se stessa. «È ubriaca» squittisce, ha una voce stridula, teatralmente alta.
Non è neanche una domanda e non capisco se stia sputando quel verdetto addosso a me o all'autista, per avvertirlo. Scuoto la testa e alzo le mani.
«No, signora, no. È che mi hanno maledetta.» Lo dico per farla indignare ancora di più, così impara a ficcanasare nelle disperazioni altrui, ma lei sembra rilassarsi. Si sporge in avanti e piega la testolina di lato, incuriosita. Potrebbe avere quarant'anni come anche settanta, non mi è chiaro. Ha una pelle polverosa, opaca, come se un pugno di sabbia fosse stata lanciato sulla pelle e alcuni granelli fossero rimasti appoggiati lì. Mi ricorda mia nonna materna, in un certo senso: condividono la stessa qualità di quelle persone a cui in buona sostanza non frega nulla del proprio aspetto, ma in un modo così esagerato da diventare brutalmente e grottescamente appariscenti.
«E chi ti ha maledetta?» La voce è ancora gracchiante, ma l'ha ridotta a un sussurro. Increspa le labbra come se avesse inghiottito una di quelle caramelle asprissime e stringe le palpebre pesanti. È interessata, ma non si fida.
«Boh» la domanda mi coglie alla sprovvista. «Non lo so, ma mi accadono cose brutte.»
«Hai provato ad andare in chiesa?»
«Signora, credo brucerei ancora prima di poter dire un amen.»
Getta la testa all'indietro e ride di gusto. Rido anche io, solo perché mi sembra maleducato non farlo visto che lei si sta sbellicando, anche se ridere delle proprie battute è un po' da sfigati. Si guarda attorno, addirittura si volta verso l'autista, come se non si capacitasse che nessuno a parte noi si stia pisciando addosso dal ridere. Ma l'autobus è vuoto.
«Come fai a dire di essere stata maledetta, se non sai chi ti ha maledetta? Non è che le maledizioni arrivano per caso, eh!»
Faccio spallucce. «Sto facendo delle… cose. E da quando ho iniziato a fare queste cose ho avuto una serie di sfighe.»
«Semplice, allora. Smettila con queste… cose.» E fa un gesto vago con entrambe le mani, accompagnato da un occhiolino intenditore; vuole farmi capire che ha capito. Droga, vero? Sesso promiscuo. O questioni di cuore, qualcosa con un uomo. Non lo dice ad alta voce, ma so benissimo cosa si nasconde dietro quell'ammiccare. Non ha capito nulla, ovvio. E come potrebbe?
«Forse è quello che dovrei fare, sì.» Torno ad affossarmi, pronta a chiudere quel bizzarro scambio.
«O forse dovresti migliorare in queste tue cose! Sai, un tempo ero una–» L'autobus rimbalza sopra una coppia di dossi e le ruote ruggiscono con un clangore infernale. I sedili fanno su e giù come in una giostra e il volto della signora diventa un grumo sfocato. Quando siamo su, ride. Quando andiamo giù, non ride più. Labbra in su, labbra in giù, labbra in su, labbra in giù. Sento i peli del collo alzarsi e un peso cadere nel fondo dello stomaco, il mio corpo è a disagio.
Incantatrice, mi sembra dica. Le ruote smettono di fare baccano e io mi spingo in avanti per sentire meglio.
«Come, prego?»
«Attrice.»
«Oh!» Ne dubito fortemente.
«Non fare quella faccia, sai!» Ora le labbra sono davvero all'ingiù, le sue guance si contraggono. Sono gonfie, sembra che qualcosa ribolla sotto la sua pelle e voglia uscire da lì.
«Non sto facendo nessuna faccia!»
Lei si mette a ridere, si dà qualche colpetto sulle ginocchia, poi si sporge tutta in avanti. «Ero un'attrice al Grande. Ero pure brava! Avevo talento, mi dicevano tutti che sarei potuta anche finire in qualche film di Antonioni. Io ero la Signorina Julie di Strindberg. E anche la Lola di Cavalleria Rusticana. Poi è arrivata quella là, la Berni.»
Schiocca la lingua con disgusto, come se volesse sputare un capello. Mi guarda e so benissimo che si aspetta che io faccia lo stesso. Manco so chi sia la Berni, ma evidentemente è la cattiva di questa storia e la devo detestare per principio. Arriccio il naso e per fortuna la signora se lo fa andare bene.
«La Berni era più giovane, aveva le tette piccole e a punta da principessina olandese, un culetto che stava in un piatto e piaceva da matti al regista. Quell'anno dovevo essere io la Medea per la stagione d’autunno, ma il ruolo lo diedero a lei. Io mi pigliai la servetta pettegola, una bestemmia se me lo chiedi. Beh, fatto sta che mi lamentai con la mia amica Gelsomina – lei non ci capiva nulla di teatro, era una vera zappa, finiva sempre a fare la parte di quella che muore per prima, ma era tanto cara. Mi disse “Terè, aiutati che il ciel t'aiuta!”»
Scuote la testa e sbuffa. L'autobus fa di nuovo su e giù e per un attimo mi sembra che la testa le voli via dal collo, catapultata lontano da tutto quel rimbalzare. Arriccio di nuovo il naso, ma lei mi guarda male. Ho sbagliato reazione.
«Un ottimo consiglio, altroché! Da interpretare, certo. Sicuramente Gelsomina pensava al lavorare su se stesse, mangiare un po' meno strozzapreti, indossare reggiseni di raso e a fare le carine con il regista e la troupe.»
«E lei lo fece?» provo a buttare lì.
«Cosa?»
«Tutta quella roba. I reggiseni di raso e il resto.»
«Ma no!» Mi scruta come se mi vedesse per la prima volta. Torna ad appallottolarsi su se stessa e a stringere la borsetta di finto pitone, sospettosa. Non c'è bisogno che me lo dica, lo capisco benissimo da come strizza le palpebre e da come la sua voce è salita di svariati decibel: sono tornata a essere una tossichella ubriaca, per lei.
«Ma no, figuriamoci. Ho messo nel caffè della Berni talmente tanto olio di ricino che quella ha finito per cagare anche l’anima. Prolasso di retto e di dignità. Non si è mai ripresa, da quel che ho capito si lanciò di testa giù dalla terza galleria l’anno seguente.»
La saliva finisce nel posto sbagliato e quasi mi strozzo. Tossisco forte, non le tolgo gli occhi di dosso. La guardo incredula, ma non riesco a dire nulla, tra un colpo di tosse e l'altro. La mia gola fa un rumore strano, quel suono imbarazzante a metà tra un conato e una scatarrata, e la signora mi guarda come se io mi fossi trasformata in una gomma spiaccicata.
«Signorina, non bisognerebbe andare in giro con una tosse così, rischi di attaccare qualche schifezza alla gente.» L'autobus sfiata e si ferma. Lei si alza, mi getta un'ultima occhiata schifata, e sgattaiola giù.
«Ma vaffanc–» è l'unica cosa che riesco a sibilare, mentre la saliva finalmente smette di sfrigolare nella mia laringe e mi torna il respiro.
Mi butto sotto la doccia non appena arrivo a casa. Sento di avere uno strato di sporco addosso e ho bisogno di sciacquarlo via. Non so se sia il lerciume dell'autobus o l'idea della Berni che si caga addosso fino a schiattare. Passo la prima parte della serata rannicchiata sul divano, con il portatile sulle ginocchia; rimbalzo da una scheda all'altra, cercando di capire di che morte morire.
Auto rubata che fare? E anche Denuncia auto rubata serve davvero? E Auto rubata assicurazione cosa fa? E poi la più temuta di tutte, Auto usate a basso prezzo in vendita a Brescia. Sto per infognarmi nel marketplace di Facebook quando Bastet & Furious si lancia nello spazio ormai incandescente che separa le mie tette dalla tastiera del laptop. Bastet & Furious è la mia rognosissima gatta calico, chiamata così perché come per ogni millennial stritolato dalla morsa del capitalismo performativo che si rispetti dare nomi idioti ai propri animali domestici è la mia valvola di sfogo per non implodere. Bastet lancia un miiiiaaao che odora di vendetta e appoggia il suo peloso e pesante culone sullo schermo.
«Stronzina, spostati!» Ma non c'è nulla da fare. La sporgenza tondeggiante dei suoi polpastrelli preme in contemporanea una serie di tasti e sullo schermo iniziano ad apparire infinite nuove tab, tutte rigorosamente nere o in fase di caricamento. Nel giro di pochi secondi, il portatile diventa completamente e drammaticamente inutilizzabile. Impallato, bloccato, lentissimo. Mastico una bestemmia tra i denti e provo a spingere via Bastet; lei in tutta risposta si arrampica sulla mia testa e lì rimane.
Non c'è command-alt-esc che tenga: il portatile va riavviato. Mentre il mac soffia, sibila e mugugna il tuo thuuun, mi accascio contro lo schienale e vago su TikTok. Un edit di Meryl Streep in The Homesman, metto mi piace, scrollo. Un tizio piange disperato perché il nuovo update di Sims 4 ha sovrascritto i suoi salvataggi e cancellato la famiglia Thompson con cui giocava dal 2015, scrollo. Una tizia con un cane nero di nome Pig dice che la sua missione è guardare tutti i film del mondo che parlano di lesbiche, metto mi piace, scrollo.
Hello my cursed lovelies, here are the seven reasons your spells aren't working!
Una ragazza con un'aureola di ricci neri e un sorrisone a denti trentadue riempie il mio schermo. Qui si parla di incantesimi. Non solo, si parla del perché gli incantesimi fanno cilecca. Non scrollo.
La reincarnazione statunitense di Esmeralda dice che forse non sto meditando abbastanza e che la mia riserva di energia interiore è bloccata dal tram tram. Dice anche che dovrei passare più tempo sdraiata nell'erba e che i pentacoli comprati su Temu non sono l'ideale. Dice che la magia non dovrebbe ferire e che la Legge del Tre è roba seria. Mentre cinguetta gli altri pilastri della mia disfatta io mi perdo nei commenti. @MidnightMothQueen dice Noi streghe siamo figlie della natura, ovviamente dobbiamo fare scelte sostenibili!
Da quando ho iniziato a fare hiking richiamare a me l'energia è stato moooooolto più semplice, ve lo consiglio! @ArcaneAesthetic.
@MoonphaseMischief ha lasciato undici emoji di manine che applaudono seguite da quella di un gatto nero e quella di una luna. In generale questa witchtoker – @CursedAndCute – sembra piacere parecchio. E grazie al cazzo, mi viene da dire, pare saltata fuori da una graphic novel, ha una voce zuccherosa e gli scorci della sua casa a Los Angeles che intravedo da sopra la landa dei commenti mi ricordano gli allestimenti Ikea, quelli dove venderesti tua madre pur di viverci. Leggo ancora qualche commento.
I vostri incantesimi vi tornano in culo solo perché siete delle pisce mosce. Voi e anche quest'altra scema @HexAndTheCity.
La mia intera spina dorsale si mette a vibrare: Bastet è esplosa in una serie di fusa selvagge. Il commento di @HexAndTheCity ha ricevuto tante, tantissime risposte, per lo più indignate e confuse. Lei – mi dà l'idea di essere una lei – si è limitata a reagire con numerose emoji del dito medio.
Inspiegabilmente, mi accorgo di fidarmi di più del parere rozzo e grossolano di questa hater che dei consigli incoraggianti di Esmeralda della California. Non ha assolutamente senso che il mio interesse ricada su di lei, eppure è così. Sarà perché tutta quella positività scoppiettante di @CursedAndCute e compagnia bella stava iniziando a titillare i miei sensi di colpa – faccio un gran casino con la raccolta differenziata, preferirei il tetano all'hiking, ieri ho dato a Jeff Bezos i miei soldi in cambio di una manciata di palo santo e la mia vita è solo tram tram. Sarà perché @HexAndTheCity ha messo nero su bianco esattamente quello che sta succedendo a me, senza troppi giri sbrilluccicosi di parole: la magia mi sta tornando in culo.
Mentre Bastet&Furious crea un terremoto tra le mie scapole, io pigio sull'username dell'hater e le mando un messaggio privato, nel mio miglior inglese.
> Fedi0093: Ho letto il tuo commento sotto il video di CursedAndCute. Ho bisogno del tuo aiuto.
Non appena premo invio lo schermo del cellulare perde di luminosità, diventa tutto grigio e l'immagine profilo di HexAndTheCity – un pettine stracolmo di capelli strappati – inizia a tremare. Poi smette. Poi ricomincia. Poi smette. E poi ancora. Che diavolo è, una chiamata? Si possono fare le videochiamate su TikTok? Forse è una funzionalità nuova. Bastet mi spara un miagolio acutissimo in pieno orecchio e il mio pollice scatta all'insù: rispondo alla chiamata. La connessione frigge per una frazione di secondo e mi sembra che il cellulare si contorca sul mio palmo, come un lombrico strizzato maldestramente da un bambino. Sto per lasciarlo cadere, schifata e inquietata, quando il grigiore dello schermo cambia tonalità e tutto diventa ombra. Dall'altra parte, ci sono io. Un'altra io. Una pallida donna sulla trentina appallottolata sul divano con un felino sulla spalla, capelli neri corti, viso tondo, occhi incavati, piercing al naso, maglietta nera del pigiama: io. Sono io.
«Hi. 'sup?» La voce è piatta, annoiata. La rete balla un'altra volta, i contorni della ragazza si sfasano per un attimo. Quando l'ombra diventa un po' meno ombra e il contatto è di nuovo stabile, mi rendo conto che, ovviamente, quella non sono io. Però, diamine, mi somiglia. Rispondo al saluto, cercando di mettere il guinzaglio alla mia inflessione maccheronica.
«Italy?»
Ho fallito. «Yeah» rispondo. Lei fa spallucce.
«Cosa vuoi? Che problema hai?» Non si sforza neanche per un secondo di parlare un po' più lentamente, ma ho raschiato il fondo di YouTube per così tante notti insonni che sostenere una conversazione di questo genere non dovrebbe essere un'impresa impossibile.
«Non voglio farti perdere tempo e scusami se ti sembro una pazza,» provo a buttare lì, «ma ho iniziato a praticare da poco e tutto quello che ho fatto mi ha portato sfortuna e basta. Mi è tornato in culo, come hai detto tu.»
Lei sta zitta, mi guarda. Deglutisco. Forse non mi ha sentito, forse la connessione sta di nuovo per rompere le palle.
«Ho visto il tuo commento, quello sotto il video di CursedAndCute. Sembri sapere il fatto tuo.» Ancora nulla.
«Ehi, scusa, mi senti? Ci sei?»
«Sì. Ci sono.» finalmente dà segno di vita, anche se il tono è così vuoto da farmi sospettare il contrario. «Che cosa vuoi?»
«Voglio smettere di avere tutte quelle sfortune.»
«Smetti di praticare, allora.» Sento che sta per riagganciare. In realtà è ferma immobile, anche il gatto – è un gatto? Pare una palla di pelo informe – attorcigliato al suo collo è fermissimo, ma so che sta per scivolare fuori da quella conversazione. Alzo una mano per evitare che questo accada.
«Aspetta. Aspetta. Non voglio smettere. Vorrei che… funzionasse.»
HexAndTheCity schiocca la lingua e si avvicina il cellulare alla faccia, fin troppo. Ora mi sembra di star parlando con una salamandra malaticcia.
«Con che genere di magia lavori?»
La domanda mi lascia interdetta. Boccheggio un attimo, poi mi tornano in mente i capitoli introduttivi di quel libro sulla stregoneria per principianti preso su Amazon e do la mia risposta, tutta fiera. «Sono una strega secolare.»
«Che cazzata.»
«Scusa?»
«Che cazzata, ho detto. Vabbè, chissene, con che oggetti lavori? Dimmi che roba usi.» Vorrei offendermi, ma Bastet fa le fusa peggio di un trattore e qualcosa mi dice che non sarebbe saggio mettersi a discutere di una preferenza che in fondo ho adottato senza neanche pensarci su più di tanto con una che dà delle pisce mosce a delle amichevoli e innocenti sconosciute.
«Cristalli. Avventurina, per lo più. Lapislazzuli. Diaspro, onice, ossidiana e corniola. Poi–»
«No. Agata del fuoco. Ecco, sì, agata del fuoco.»
«Cioè, dovrei prendere anche l'agata del fuoco?»
«Solo.»
La osservo a bocca aperta, in attesa che aggiunga qualcos'altro di più sensato. Non lo fa. Annuisco piano, anche se non ho capito.
«Dicevo. Candele, di vario tipo, forma, dimensione e colore.» Aspetto a continuare e mi preparo a ricevere un nuovo commento, ma lei rimane zitta. Fa spallucce. Le parlo degli incensi, lei mi dice foglie. Le racconto degli oli essenziali e delle erbe essiccate e lei schiocca la lingua, ma non aggiunge nulla. Le parlo del mortaio ereditato da mia nonna, delle ciotole in bambù prese su Aliexpress, degli oracoli acquistati su Vinted e del pentacolo ricevuto in regalo con un ordine su Shein da più di 50€ con spese di spedizione gratuite.
«Quella roba è un problema, vero?» mormoro imbarazzata. «Sono oggetti senza storia, schifezze di bassa qualità che arrivano da chissà dove.»
HexAndTheCity fa spallucce. La sua palla di pelo sobbalza leggermente e Bastet si gira sulla schiena, a pancia all'aria.
«Le puttane altoborghesi come quella Cursedblablabla dicono un sacco di cazzate. Hanno dimenticato che le streghe antiche erano streghe per necessità, non per sfizio. Usavano quello che trovavano, sangue, merda, terra e polvere.»
Quelle parole attivano la mia tendenza autodistruttiva a indignarmi per conto terzi ma mai per me stessa. «Voglio dire, non le chiamerei così, non c'è bisogno» borbotto.
«Cosa, altoborghesi?»
«No, beh… lascia perdere.»
Si stringe nelle spalle, ancora. Il suo sguardo un po' strabico vaga al di là dello schermo, concentrato su altro; sono quasi certa che mi stia ascoltando con un orecchio mezzo aperto e l'altro del tutto chiuso. Eppure, dopo qualche secondo è lei a riprendere la conversazione. Mi incalza.
«Poi? Cos'altro usi? Cos'hai?»
«Fine. Uso quello che ti ho detto.»
«Col cazzo. No, non ha senso. Cos'altro usi?»
Mi guardo attorno, spaesata, come se sulla libreria o sul tavolo della cucina potesse comparire dal nulla qualche oggetto magico degno di nota, il pezzo mancante per completare questo puzzle assurdo. Qualcosa che mi faccia dire Ah, sì, ovvio, uso anche quella roba lì. Ma non c'è nulla di diverso, nel mio bilocale. Nulla che io possa dare in pasto a Hex – non vorrò mai più avere niente a che fare con questa salamandra malmostosa eppure le ho appioppato un soprannome – per far sì che quel ghigno insoddisfatto le sparisca dalla faccia.
«Cioè, io–» provo a buttare lì l'unica cosa sensata che mi venga in mente, «mia nonna, quella del mortaio, mi ha lasciato anche un coltello. Credo sia un coltello da formaggio? Non l'ha neanche lasciato davvero davvero a me, mia mamma l'ha trovato dopo la sua morte e me l'ha dato, come regalo per il trasloco. Anzi, credo me l'abbia rifilato per liberarsene, non le piaceva. Avevo pensato di usarlo come decorazione per un altare, ma ho preferito di no. Non volevo che la gatta si facesse male per sbaglio.»
«Ah-ah» per la prima volta da quando abbiamo iniziato la chiamata, intravedo una reazione definibile come umana sorpresa arricciare le sopracciglia di Hex. «Fammi vedere.»
Sbuffo, esasperata, ma poi mi alzo. Bastet non si schioda dalle mie spalle, anzi scivola pigramente verso la schiena. I suoi artigli si impigliano nella stoffa lisa della maglia e l'orlo del colletto si muove all'insù; quasi mi strozza, ma scelgo di ignorarlo. Mi sposto in cucina e mi spingo in punta di piedi per aprire il mobiletto sopra la lavastoviglie. Perché c'è sempre così tanta polvere? È polvere o sono i resti dei fagottini Balocco che mi ha dato mia madre? Non importa quanto io cerchi di pulire, qui dentro c'è sempre uno strato sabbioso che non va mai via. Sposto l'aceto, la salsa di soia ed eccolo lì.
Occhio che questo taglia, aveva detto mia madre. E in effetti è così: l'ho usato solo una volta, durante una cena tra amici, per tagliare un pezzo di pecorino. Ero sbronza, sovrastimolata da quell'occorrenza sociale e ho commesso l'errore di voler compensare le mie mancanze caratteriali mettendomi in ridicolo. Se non riesco a farli ridere con me, almeno posso farli ridere di me. E quindi, avevo provato a servire pezzi di formaggio con quel coltello assurdo. Ovviamente, la presa mi è scivolata e mi sono quasi squarciata il dorso della mano. Un male cane, ma fissare il sangue che dalle mie nocche scivolava giù nello scolo del lavabo mi aveva dato anche una certa pace. Non mi era piaciuto sentirmi così. Non di nuovo. Non ora che stavo cercando di riemergere.
Adesso che lo guardo meglio e con meno alcol in corpo, è chiaro che non si tratta di un coltello da happy hour. La lama è in acciaio brunito, annerito dal tempo e dall’uso. Il manico, scolpito in osso levigato e ormai ingiallito, sfoggia una decorazione minuziosa: da un’estremità emerge la testa di un levriero, muso snello e orecchie tese, mentre l’altra si contorce nel corpo serpentino di una vipera, le scaglie incise con cura, la bocca spalancata in un sibilo muto. Due bestie incastrate in un unico oggetto, aggrovigliate in eterna lotta. O eterna unione?
Torno sul divano e avvicino il coltello al cellulare. «Ecco qui.»
Hex socchiude gli occhi e spinge la faccia pallida ancora più vicino alla telecamera. Allarga le narici come se volesse annusare la lama nonostante si trovi con ogni probabilità ad almeno sette fusi orari da me.
«Ecate. Non mi hai detto che tua nonna era una strega.»
«Perché non lo era!» Almeno, non che io sappia. Non posso averne la certezza ovviamente, ma mia nonna era il tipo di persona che andava in brodo di giuggiole per la serata danzante di ferragosto indetta da un hotel a tre stelle di Riccione. Non mi è mai sembrata una strega.
«Ecate.» Hex ripete quel nome e Bastet sobbalza. Affonda le unghie dritte nei miei reni e io trattengo a stento una sassaiola di improperi.
«Chi è?» riesco a mugugnare.
«Ecate. Dea a tre facce. Signora della porta. Padrona dei passaggi. Gravida di magia. La cagna delle cagne. Morte e luna.»
La mia espressione deve essere così disperatamente confusa che Hex si spinge a darmi addirittura una spiegazione aggiuntiva. Mi dice che è una vendicatrice, una divinità femminile potente, con cui non scherzare. Mi spiega che è la mano che porta giustizia quando questa non arriva tramite i canali sperati.
«È la badass delle divinità. Una baddie. Il tipo di stronza che non vuoi avere contro, capisci cosa intendo?»
Scuoto la testa, stanca, perché è vero: non capisco. Non capisco cosa c'entri tutto questo con me e non capisco perché la mia vita abbia preso una piega così squilibrata da condurmi qui. Ma poi Bastet mi infila la punta della coda nel naso, starnutisco forte e capisco. Starnutisco un'altra volta, poi un'altra ancora e spalanco gli occhi.
«Oh, cazzo.»
Hex fa uscire dalle labbra quella che credo sia una mezza risatina.
«Oh, cazzo» ripeto. «Credi mi abbia maledetta? Ecate mi ha maledetta?»
«Ma no, scema. Si è offesa. È un po' una drama queen. Se non la calcoli, ti morde il culo.»
«Mi ha devastato lo stomaco, altro che mordere il culo! E mi ha fatto sparire la macchina! E ho perso un mucchio di soldi!»
Hex fa spallucce. «E tu vuoi fare la strega secolare, che cazzata. Hai in casa un pugnale di Ecate appartenuto a un'altra strega e vuoi fare la praticante secolare? Ovvio che le sono girate le palle. Stanno girando a me, figurati a lei.»
Mi prendo la testa nelle mani e mi fisso con insistenza le caviglie, dondolo avanti e indietro. Un risucchio ritmico mi invade le orecchie, davanti ai miei occhi si apre una ragnatela scura che mi offusca la vista.
«Ma io non credo in queste cose» riesco a dire, «quella roba lì non è vera. Come fa a essere vera? Non è roba sana. La Legge del Tre, no? Se scelgo di fare del male, il male mi tornerà addosso tre volte tanto. Non posso mettermi a venerare una divinità cattiva.»
Hex fa un fischio basso, un fischio da guarda te questa idiota.
«Che cazzo vuol dire che non credi a queste cose? Cosa credevi di fare, con le tue candele e gli incensi e il pentacolo? Un cosplay di Barbie Passione Necromanzia? Tu puoi non crederci e continuare a giocare a fare le magie, ma le cose stanno così. Bisogna sporcarsi le mani, per fare la strega, hai capito? Non è un cazzo di gioco da bimba annoiata. Tu e quelle puttanelle e Cursedblablabla, tutte uguali. Non mi far parlare di quella! All'inizio la rispettavo anche, ci sapeva fare, poi si è cagata nel pannolino quando alcune tizie le hanno scritto dicendo di aver provato i suoi incantesimi di vendetta e che un demone era saltato fuori da un cespuglio o roba simile. Lo sanno tutti che è andata così. Ha messo la coda nelle gambe e si è messa a parlare di decotti alla menta. Ma ehi, big news, le streghe fanno casino, da sempre!»
Qualcosa vibra e non è Bastet&Furious. L’energia del piccolo soggiorno cambia e il buio diventa qualcosa di diverso, più pesante, denso. È come se una grande mano nera fosse calata su di me e mi stesse premendo contro il divano. Alzo gli occhi verso lo schermo e vedo di nuovo me. Mi sto fissando, da centinaia e centinaia e centinaia e centinaia di chilometri di distanza, e ho un reticolo di rabbia appiccicato su tutta la faccia. Alle mie spalle, la palla di pelo ha aperto gli occhi: sono verticali, sottili, arancioni.
«Sort your shit out!» tuono a me stessa, con una voce che è la mia, ma non è la mia. Sarebbe la mia se io fossi Hex e non avessi paura anche della mia stessa ombra. È la mia, ma non è la mia, perché questa echeggia fin dentro le mie vene e mi terrorizza così tanto che interrompo la chiamata. Non so neanche come ho fatto. Ho messo giù io o ha messo giù lei? Rimango schiacciata contro i cuscini per un tempo indefinito, finché il suono tondeggiante delle notifiche web di Whatsapp non mi riporta alla realtà: il computer si è riavviato completamente.
Mi sporgo per prenderlo e vado nella tab dei messaggi, è Roberto, mi dice che si è ricordato di avere un appuntamento alle poste e che domani non potrà accompagnarmi a fare la denuncia – emoji di una faccina sciolta.
Guardo l'ora: 23.23. Esprimi un desiderio. Riesco finalmente a scollarmi Bastet di dosso e metto in atto una coreografia che già conosco, ma a cui devo dare un finale diverso. Uso un fiammifero, una pietra, un incenso e una tazzina d'acqua per segnare i punti cardinali e aprire il cerchio.
Mi siedo al centro a gambe incrociate, di fronte a me nient'altro che il coltello di Ecate.
Inspiro, espiro. Inspiro, espiro. Mi riempio e mi svuoto fino a che il buio dietro le mie palpebre non si riempie di scintille, la testa ondeggia e mi sembra di levitare a un palmo dal tappeto. Non apro gli occhi, ma appoggio le mani sulla lama fredda. Gli spigoli del levriero e della vipera mi mordicchiano le dita. Schiarisco la voce e inizio a parlare.
«Ok. Ok, allora. Dunque. Dunque. Ecate, sì?»
Come diavolo si dialoga con una divinità incazzata? Inspiro, espiro. Inspiro, espiro. Ci riprovo. «Ascolta. Mi dispiace, ok? Non sapevo di questa cosa della nonna, non so neanche se sia vera, non sapevo che il coltello fosse tuo, non sapevo nulla. Non volevo mancarti di rispetto. A dire il vero non so cosa volessi fare, va bene? Volevo solo–»
Con l'altra mano faccio un gesto vago nell'aria. Mi immagino che lo spazio nero e vuoto di fronte a me si riempia del motivo che mi ha portato qui, così che lei possa capire anche senza la mia voce incerta. Uno, me ne basta uno. Mi basta un perché. Ma, invece, ne arrivano molti. L'ombra dura di una mano che stringe il mio collo. La piega di un ghigno disgustato dove un tempo c'era un sorriso amorevole. Un corpo contro un altro corpo, senza amore. La punta di un chiodo arrugginito che disegna i contorni di una ferita già aperta da parole e unghie rapaci. L'urlo alto di un'anima che vorrebbe bastare a se stessa ma che è sola, tanto sola.
Stringo il pugno, lo abbasso. Tremo. Sento Bastet strofinarsi contro la mia coscia. «Volevo solo avere un'altra scelta. Volevo riavere la forza che mi è stata tolta. Volevo sentirmi potente. Volevo poter scrivere il mio futuro, se non con le mie mani allora con un incantesimo.»
Ma so che non è tutto tutto. Deglutisco e lo sputo fuori. «Volevo che pagasse. Volevo che tutti loro pagassero. Ma poi ho letto quei libri, c'era scritto di non fare del male con la magia, la Legge del Tre, la responsabilità di una brava strega…»
È la prima volta che penso a lui da mesi e il ricordo di ciò che mi ha fatto brucia dentro di me, nello stomaco, in gola, nel naso, ovunque. Lo caccio via, non ha diritto di essere fuoco dentro di me, perché il fuoco sono io. Qualcosa si muove sotto la mia mano, ma non oso aprire gli occhi. La lama è come bagnata e i due animali intarsiati scivolano sulla mia pelle, non capisco se sono io a muovermi, se è solo una suggestione o che altro. Non apro gli occhi.
«Io non voglio essere brava. Io voglio essere io. E voglio avere la mia giustizia. Capisci, vero? Capisci? Mi capisci?»
Nulla. Ovviamente. Il vuoto. Solo io, curva come un piccolo goblin, con Bastet contro la mia schiena e un coltello vecchio come il cucco davanti a me. Ridacchio.
«Cos'è, dovrei trovare le risposte in me stessa? Lo dice anche la mia psicologa, ma a lei allungo quarantacinque euro a botta.»
Una grassa risata esplode alle mie spalle. Chiunque stia ridendo, deve aver trovato la mia battuta davvero fottutamente divertente, perché è un fiume in piena. Ride come se si aspettasse che anche tutto il resto del mondo rida per il mio umorismo.
Stringo il pugnale e mi volto. Apro gli occhi. «Chi cazzo sei?»
La prima cosa che noto è la borsetta. Poi vedo la pelle polverosa. Per un attimo, mi sembra che ci sia mia nonna di fronte a me, assomiglia proprio a lei. Mia nonna, tornata dall'oltretomba. Ma poi la guardo meglio e vedo la signora dell'autobus, continua a ridere e con la testa fa su-giù, su-giù. Sbatto le palpebre, allucinata, dall'altra parte del tappeto non c'è più la signora, c'è una sagoma coperta da un velo nero.
Non ride più. Avanza verso di me, tende fuori dal velo un paio di braccia lunghe, scure come la notte, affusolate come tronchi di betulla. Le sue mani cercano le mie. E il coltello. Lo vuole.
«Vieni, bambina. Vieni.»
…
Bastet lecca qualche goccia di sangue dal parquet. L'orologio segna le 00.00.
Esprimi un desiderio.
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Le mie modestissime considerazioni sul nuovo Pontefice.
Viene dagli Stati Uniti ma la sua missione pastorale l'ha svolta in Perù quindi è già il secondo Papa consecutivo che viene dall'America latina e mi fa pensare che il Vaticano guardi a quel continente vastissimo dove le culture occidentali (europee) e africane si sono amalgamate le une con le altre dando origine ad un unicum nel mondo grazie proprio al cristianesimo.
Non sarà come ho letto un Papa trumpiano, la Chiesa guarda a Trump ed ai politici in generale come passeggeri stanno li un po' di anni e poi cambiano mentre loro governano da 2000 anni ininterrottamente con cariche a vita, un Papa resta un monarca assoluto fino al suo ultimo giorno sulla terra.
Guardare un Pontefice con la lente della politica nazionale o internazionale è un errore, loro si muovono ad un livello mondiale un Papa quando parla, parla al mondo, poi un Papa viene scelto tra una schiera di cardinali provenienti da tutte le parti della terra e quindi la Chiesa non ha quella visione ristretta che può avere un politico il quale deve badare al proprio orticello elettorale, la Chiesa in questo senso non ha confini se non quelli del messaggio e della parola di Cristo.
Ultimo un Papa fa il Papa, parla di pace, di unione e comunione tra i popoli e quando dice no al riarmo e no alle guerre (e mi pare una cosa sensata) o di aiutare i migranti e gli ultimi in generale, non lo fa perché è di "sinistra" ma lo fa perché è un Papa.
Quindi io consiglierei di leggere con più attenzione a ciò che farà Leone XIV senza appiccicargli etichette che non dicono nulla.
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Da rete solidarietà rivoluzione bolivariana
Per non dimenticare l'11 settembre.
Nel giorno dall'anniversario del colpo di Stato in Cile (11 settembre 1973) è interessante mostrare attraverso documenti ufficiali di quali appoggi godesse il criminale fascista Augusto Pinochet oltre a quello degli Stati Uniti e della CIA.
WikiLeaks anni fa infatti ha rivelato i legami tra il Vaticano e la dittatura che rovesciò il presidente socialista Salvador Allende ed il suo governo popolare eletto democraticamente.
Secondo il quotidiano spagnolo Publico.es, si tratta di un documento segreto datato 18 ottobre 1973, in cui il sostituto del segretario di Stato vaticano, Giovanni Benelli, manifestava ai diplomatici statunitensi “la sua grave preoccupazione e quella di Papa Paolo VI, riguardo la vincente campagna internazionale della sinistra per distorcere la realtà della situazione cilena".
Il giornale spagnolo scriveva che in quella data: “Benelli era di fatto il numero due del Papa, poiché il Segretario di Stato, il Cardinale Amleto Giovanni Cicognani, era troppo vecchio per adempiere alla maggior parte delle sue funzioni e quindi aveva consegnato l'incarico al suo sostituto. In tal modo questo fiorentino lavorò a stretto contatto per un decennio con papa Paolo VI fino a guadagnarsi il soprannome del "Kissinger del Vaticano" per la sua gestione aggressiva, quasi autoritaria, a capo della diplomazia della Santa Sede".
"Benelli era così importante in Vaticano, che fu lui in persona a ricevere Richard Nixon ai piedi dell'elicottero con cui il presidente degli Stati Uniti atterrò in Piazza San Pietro nel 1969 per sigillare l'alleanza anticomunista tra la Casa Bianca e la Santa Sede la quale diede origine ai più crudeli colpi di stato militari in America Latina. Dopo il colpo di stato di Pinochet, Benelli considerava esagerata la copertura degli eventi in Cile definendola forse il più grande successo della propaganda comunista ed era preoccupato del fatto che anche i circoli moderati e conservatori sembravano disposti a credere alle bugie più gravi sui crimini del governo cileno di Pinochet", scrisse l'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma nel suo rapporto classificato come SEGRETO e con il codice EXDIS "di massima riservatezza".
Benelli aggiungeva che "Le forze di sinistra, resesi conto che la caduta di Allende era stata una delle più grandi battute d'arresto per la causa comunista, hanno cercato di convincere il mondo che la caduta di Allende era dovuta esclusivamente alle forze fasciste ed esterne, piuttosto che ai fallimenti della sua stessa gestione politica" Benelli esprimeva anche il timore che il successo di questa campagna di propaganda comunista avrebbe potuto influenzare i media del mondo libero in futuro" continua il documento statunitense.
"I racconti dei media internazionali che parlano di una brutale repressione in Cile non hanno fondamento”, affermava il numero due del papa.
Per quanto riguarda la repressione del regime militare di Pinochet, dichiarava: "Naturalmente, purtroppo, dopo un colpo di Stato, dobbiamo ammettere che c'è stato qualche spargimento di sangue nelle operazioni di pulizia in Cile, ma la Nunziatura a Santiago, il cardinale Silva e l'episcopato cileno in generale hanno assicurato a papa Paolo VI che la Giunta militare sta facendo tutto il possibile per riportare la situazione alla normalità e che le storie dei media internazionali che parlano di brutale repressione sono infondate".
Secondo la pubblicazione, Benelli (che era candidato ad essere papa dopo la morte di Paolo VI e Giovanni Paolo I) sosteneva che "non si poteva mettere in dubbio la validità o la sincerità del Cardinale Silva". Sempre secondo Benelli il papa fu sottoposto a forti pressioni interne nella Chiesa, specialmente dalla Francia, per esprimersi contro gli eccessi della Giunta militare di Pinochet e nonostante gli sforzi del Vaticano, la propaganda di sinistra aveva avuto un notevole successo anche con alcuni dei cardinali più conservatori e con molti prelati che sembrano incapaci di considerare la situazione in modo obiettivo. Il risultato era che la sinistra (sempre secondo Benelli) era riuscita a creare una situazione in cui il Papa sarebbe stato attaccato dai moderati se avesse difeso la verità in Cile.
"Il Vaticano è convinto, e la Nunziatura ha confermato, che durante gli ultimi mesi del governo di Allende, l'Ambasciata cubana stava fungendo da arsenale per distribuire armi fabbricate in Europa orientale ai lavoratori cileni", afferma Benelli.
Il rapporto segreto dell'ambasciata degli Stati Uniti in Vaticano si conclude con una breve frase:
“La scorsa settimana il Vaticano ha informato un intermediario di sinistra che il Papa non poteva ricevere Isabel Allende, e Benelli ha paura che questo possa provocare ulteriori critiche contro il Vaticano".
#11september #cile #Wikileaks #11settembre
https://m.elmostrador.cl/noticias/pais/2013/04/08/wikileaks-revela-que-el-vaticano-colaboro-con-eeuu-apoyando-el-golpe-de-pinochet/
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Eiiii ti ricordi gli oc basati sull'Orlando Furioso che mi hai mandato? Bene allora sto facendo dei grafici di riferimento e volevo sapere tre cose:
1) Le corone le hanno e se si come sono
2) I colori
3)Cos'è la cosa nella testa di Andronica (Non offenderti ma non capisco)
Ah, certo
Per loro pensavo che, piuttosto delle corone, avessero la loro divinità collegata ai loro simboli iconografici, quindi Dicilla alla spada infuocata, Fronesia allo specchio magico

Andronica alla mazza di rovere

E Sofrosina alle due borracce d'acqua che tiene legate in vita

2) per i colori direi che Dicilla ha piume castane e veste verde, Fronesia squame blu cielo, Andronica pelo bruno scuro e corrazza gialla, con accenti e tunica arancioni, e Sofrosina pelle grigia e veste rosso spento.
3) dovrebbe essere un'ascia conficcata in testa. Non sapevo proprio come disegnarla per bene, scusa 😅
Inoltre ho dato a ognuna di loro una stella a quattro punte come punto di unione

Ah, e ho dato qui a Sofrosina un cappuccio, che secondo me le sta bene
Spero sia stato d'aiuto! <3
#cult of the lamb#cotl#cotl oc#my ocs#original character#my art#my artwork#my oc art#my oc stuff#art#furry art#Le Cardinali#Virtù cardinali#Cardinal virtues#orlando furioso#Sofrosina#Dicilla#Andronica#Fronesia#Fate#sketchbook#sketch#doodle#Ask
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Sette punti cardinali tratti da Murray Rothbard (1926-1995), economista .
1/ "Più lo Stato 'pianifica', più diventa difficile per tutti". Nessuna autorità centralizzata può agire con precisione nel migliore interesse di TUTTI. Gli obiettivi si assegnano ai dipendenti. Di più, i piani non prevedono gli imprevisti. Un piano unico centrale applicato al destino di milioni di persone può senza volerlo portarle tutte alla fame (già successo). Solo la libertà di ognuno di perseguire un proprio piano indipendente, assicura statisticamente che uno possa trovare la soluzione ottima per il sistema complessivo, seguito poi dagli altri.
2/ "Il pericolo più grande per lo Stato è la critica intellettuale indipendente". Le persone sono distratte. Se pensassimo davvero con la nostra testa, comprenderemmo immediatamente che dipendere dal governo è il modo per ostacolarsi. A vicenda! Limitare lo Stato dovrebbe essere un processo simile alla emancipazione dai genitori.
3/ "Le persone tendono a schiavizzare se stesse, a lasciarsi governare dai tiranni". È più facile dar fiducia a qualcuno che promette di occuparsi di te, che rimboccarsi le maniche. La tua vita è una tua responsabilità.
4/ "Il governo è una malattia che si maschera da cura". Crea problemi, poi pretende di risolverli: • Corruzione • Repressione • Inefficienza.
5/ "Lo Stato è la grande entità fittizia con cui tutti cercano di vivere a spese di tutti gli altri". Quando gli viene dato il potere, le persone l sfruttano per interessi personali. Non essere ingenuo. Nessuno combatte le tue battaglie perché gli stanno a cuore.
6/ "Lo Stato è una cosca di malavita organizzata ai massimi livelli". La natura del governo è quella di forzare i cittadini ad attuare i suoi scopi. Tipo mandarli in guerra. E la cosca ha il monopolio della violenza (polizia, esercito, magistratura) per ottenere ciò che vuole.
7/ "La libertà si basa sul riconoscimento che ci sono cose più importanti dell'interesse personale". Sembra un paradosso, ma come, l'individualismo è sinonimo di egoismo. Tutto il contrario: in realtà l'interesse personale ci fa appoggiare al governo per ottenere vantaggi personali. Ma è una dipendenza che dissolve la libertà, la cosa più importante di tutte. Mica solo per uno: se tutti fossero liberi si massimizzerebbe le probabilità di sopravvivenza del gruppo, dell'Umanità intera e della Vita sul Pianeta. Altro che egoismo!
tradotto via https://x.com/heirsjournal/status/1830666267709120799
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Puoi ignorare i simboli, MA i tuoi nemici no. I comunisti no... Dopo aver preso il potere, la prima cosa che fecero i comunisti fu INVERTIRE il significato di 3 simboli tradizionali.
Evola scrive che i movimenti rivoluzionari moderni prendono "i principi, le forme e i simboli tradizionali" delle società più sane del passato e danno loro una NUOVA svolta. Scava in 3 simboli:
• Il colore rosso
• La parola rivoluzione
• Il simbolo della stella pentagrammica

sul ROSSO: Nell'antica Roma, l'Imperatore era vestito e tinto di rosso violaceo per "rappresentare Giove, il Re degli Dei". Nel cattolicesimo, i "Principi della Chiesa", i cardinali, indossano una veste rosso scarlatto. Tradizionalmente, il rosso è stato collegato alla gerarchia, all’ordine e al potere. Nell'antichità classica, il fuoco era collegato al colore rosso. Il "paradiso sopra il cielo" era composto da puro fuoco. Il rosso rappresentava autorità e gerarchia. Ma nel XX secolo fu cooptato dai marxisti e fatto rappresentare il contrario. : Uguaglianza, masse e democrazia.
La parola Rivoluzione: “Rivoluzione nel senso primario non significa sovversione e rivolta, ma in realtà anche il contrario: ritorno a un punto di partenza e movimento ordinario attorno a un centro” In fisica questo è vero: la rivoluzione di un pianeta significa "gravitare attorno a un centro". Le rivoluzioni mantengono i pianeti in un'orbita stabile.
Le società tradizionali immaginavano che la rivoluzione fosse un movimento che mantiene in armonia l'universo morale. Ma Evola nota che le rivoluzioni adesso significano: allontanarsi dai centri stabili - sommosse- distruzione della regolarità.
Evola: La Rivoluzione moderna è come lo scardinamento di una porta, l'opposto del significato tradizionale del termine: le forze sociali e politiche si allentano dalla loro orbita naturale, declinano, non conoscono più alcun centro né alcun ordine.
Sul pentagramma:
Il pentagramma, una stella, rappresentava tradizionalmente il destino dell'uomo come microcosmo che conteneva il macrocosmo. Rappresentava l'uomo come "immagine del mondo e di Dio, dominatore di tutti gli elementi grazie alla sua dignità e alla sua destinazione soprannaturale.

La stella rappresentava l'uomo come "spiritualmente integrato sovrano in modo soprannaturale". Ma i marxisti presero questo simbolo e ne cambiarono il significato. lo hanno reso terreno e "collettivizzato". E' stato messo sulle bandiere dell'URSS e della Cina comunista, diventando distruttivo di ogni valore più alto
Questo degrado dei simboli è un segno dei tempi estremamente significativo ed eloquente. I simboli sono il linguaggio visivo universale. Questa trasformazione radicale del loro significato non è casuale. Sono stati intenzionalmente riorganizzati attraverso l'inversione, la sovversione e il degrado.
Jash Dholani
[Julius Evola (L'inversione dei simboli- 1928]
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Prima della separazione
Mi fa male il capo: dolorosa è la primavera che si consuma velocemente nonostante l'abbia desiderata pioggia dopo pioggia. E forse ora mi innamorerò dell'estate, finchè non arriva. E tu? Sento il tuo cuore battere ma non so per cosa. Trattieni la mia mano sull'umida caldera mentre leggi distrattamente pagine ingiallite. Sono trascorsi degli anni, ho dimenticato i tuoi punti cardinali e le mie voglie sono ora insensate come lacrime che sgorgano prima della separazione.
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" La città è chiara, in nessuna altra città del mondo i punti cardinali sono così precisi e servono tanto all'uomo: Est, West, Sud, Nord. Si sa sempre dove ci si trova, e anche il Sole fa il suo corso rispettando le regole. Si è perfettamente collocati. Ma come? Forse il segreto è guardare attorno la gente e ci si sorprende allora della loro franchezza. Una sera capita per caso in un teatro sperimentale. New York ha tanti teatri che invece di andarci tutte le sere il turista-scrittore è stato tentato di scrivere una commedia. Ma una sera va in un teatrino dove non si rappresenta niente, se non quello che gli spettatori vorranno rappresentarvi. Il turista conta gli spettatori: sono quindici, lui compreso. Vi sono alcune ragazze e tre di queste salgono sui palcoscenico. Cominciano a raccontare la loro vita e a viverla senza vergogna e senza letteratura. Alla fine dello spettacolo il turista le ama. Un'altra sera, scendendo (come una palla nei piani inclinati di Galileo) la vite (the screw) del Museo Guggenheim, è felice perché ha capito — ma ha ancora tante cose da capire — che una città è fatta come la gente che ci vive. Egli sta semplicemente vivendo. "
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Brano tratto dall’articolo pubblicato su American Vogue il 1° novembre 1967 con il titolo «Travel», poi raccolto in:
Ennio Flaiano, Un giorno a Bombay e altre note di viaggio, a cura di Rossana Dedola, Rizzoli, Milano, 1980¹; p. 104.
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Sociologia di Alain Delon

Ci lasciava, l’altro ieri, Alain Delon. A ottantotto anni il divo francese si è congedato da una vita che, come lui stesso diceva, da tempo gli era diventata estranea e pesante.
Immediatamente i social si sono messi in moto. Celebrazioni, ricordi, considerazioni politiche, estetiche, cinematografiche.
Era fascista, leggo su molti post. E quindi? Mi domando. Fascisti, anzi nazisti, erano Céline, Ezra Pound, Leni Riefenstahl, Von Karajan, Heidegger.
E decisamente reazionari e conservatori furono e sono Errol Flynn, Charlton Heston, il grandissimo Clint Eastwood.
Walter Chiari, Giorgio Albertazzi, Carlo Dapporto, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e persino Cesare Pavese – che scrisse due lettere di stima e sottomissione al Duce – furono iscritti alla Repubblica Sociale.
La Sofia nazionale è zia niente di meno che della Mussolini. E non è certo una sinistrorsa. Neanche un esempio di virtù cardinali o artistiche per la verità. Potrei andare avanti ma non credo sia necessario.
Era omofobo e maschilista Delon, scrivono ancora in molti. Beh, trovatemi un uomo degli anni Trenta del secolo scorso che non lo fosse. Persino Che Guevara lo era. Era la cultura del tempo.
Picchiava le donne ed era un pessimo padre. Certo, aspetti deplorevoli e finanche vergognosi. Ma qua se andiamo di morale dovremmo impiccarci tutti.
A cominciare dai cattolici. Per proseguire con comunisti e anarchici. «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» diceva un tale che di queste cose se ne intendeva.
Ma soprattutto, se vogliamo utilizzare la matita rossa e blu del politically correct non solo non campiamo più. Ma l’arte tutta dovremmo metterla in un cesso.
Come purtroppo in questo arbitrario delirio antidialettico contemporaneo sta spesso accadendo.
A maggior ragione se l‘arte la giudichiamo in relazione alla vita suoi creatori. Da Rimbaud a Mozart. Da Picasso a Modigliani. Da Brando a Bette Davis. Da Bukowski a Carmelo Bene.
Fino a quello sregolato soggetto geniale che fu l’artista pallonaro Maradona. Gente per lo più pessima nella vita privata.
Una cosa che non perdono però a Delon è l’aver sparato sui vietnamiti in quanto legionario nella guerra di Indocina.
Ciò detto, stiamo ai fatti. E soprattutto stiamo al Cinema.
Era bellissimo Alain. Non discuto. Anche se a me non diceva molto. Troppo carino. Troppo effeminato.
Come bellezza maschile preferivo Marlon Brando. Che quanto a carisma, fascino e soprattutto bravura attoriale se lo fumava arravogliato dentro ad uno spinello.
Anche come “maledetto” Delon era poca cosa. Vuoi mettere l’angelo luciferino Helmut Berger che girava col pippotto per la cocaina appeso al collo?
Ma Delon piaceva indiscutibilmente ad uomini e donne. A mia madre no. Diceva che era ” ‘na meza femmena”.
A lei, oggi novantenne, piacevano e piacciono uomini più alti e maschi. A me però m’ha fatto curto. Curto ma bello. E maschio. E sì, oramai me lo dico da solo. Che tristezza!
Insomma, a mammà piaceva Rock Hudson. Che quanto a virilità era piuttosto discutibile. E immaginate dunque come ci rimase quando seppe che era gay. Una tragedia.
Ad ogni modo Delon lavorava soprattutto perché di evidente apolinnea bellezza. E perché di lui si innamoravano tanti registi. Oltre ovviamente a tantissime donne e partner sul set.
E allora diciamola tutta. È morto un sogno. E i sogni, si sa, svaniscono all’alba. Lasciando impercettibili, confuse sensazioni.
È morta una leggenda. Ma una leggenda da rotocalco. Un’icona, dicono molti. Piuttosto un’immagine incendiata sulla celluloide, dico io. Come le statue filiformi di Giacometti.
Una storia da gossip in un cinema mitico. Una visione sgranata dal tempo. La visione contemplata dentro uno specchio infranto, che il narciso Alain non seppe ricomporre.
È morto un riflesso d’estate. Una forma plagiata da Apollo. Non certo l’incubo suscitato dal conturbante Dioniso della rinascita. Lo strazio della poesia che lacera l’anima e l’intelligenza, fino a desiderare la morte.
Le sue interpretazioni “memorabili” sono il frutto del lavoro di grandissimi registi. Visconti, Antonioni, Melville, Duvivier, Malle. Non certo della sua raffinata arte recitativa.
Con Delon se ne va, insomma, la bambola Barbie versione maschile del cinema d’oltralpe.
Gli attori, gli artisti, la bellezza crudele che sanguina sono un’ altra faccenda.
Vincenzo Morvillo - via: Contropiano
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