Tumgik
#Libro che insegna a parlare
inadeguata · 1 month
Note
raccontaci l’appuntamento
cercherò di non romanticizzare troppo la storia (anche se è davvero difficile). il 17 luglio corro per prendere il solito bus che stavo perdendo, salgo negli ultimi posti, ovviamente abbastanza pieno. sale il controllore e si liberano dei posti, mi siedo e avevo accanto una ragazza e di fronte un ragazzo. ad un certo punto arriva un signore molto particolare, con un vestito nero, degli occhiali scuri e un anello fighissimo e io lo scrutavo. arriva e si mette a parlare con il ragazzo, non sentivo niente ma dal linguaggio del corpo sembrava si conoscessero, infatti ero sorpresa. ad un certo punto il signore chiede al ragazzo 'il bus si ferma a zona X?' e il ragazzo dice che era la prima volta che lo prendeva. continuo ad ascoltare la musica assorta nella mia ansia quotidiana e ad un certo punto il ragazzo mi gira il suo telefono con le note. io panico perché ero tipo 'ommioddio mi sta dicendo di stare attenta al tizio oppure mi sta dicendo qualcosa di divertente sul tizio'. in realtà c'era scritto - ti va di darmi il tuo numero per un caffé? -. gli tremava la mano ed era tutto imbarazzato e io ero sconvolta e confusa ma era molto carino e quindi 'why not'. mi scrive subito, gli rispondo a tratti e passa del tempo per vari drammi, cose, non so, non mi sentivo pronta. sennonché una decina di giorni fa si chiudono varie situazioni + ero con la mia collega che cercava persone da seguire con il profilo del lab (con il suo telefono) e mentre cercava un prof dice 'well questo non è sicuramente lui, però che BONO' mi giro a guardare ed era lui. rega io ero sconvolta ahah, cioè boh mi sembrava che tutto il mondo mi dicesse 'escici'. quindi gli ho risposto dopo un po', scusandomi ecc e gli ho detto che da lì a poco sarei andata in sicilia ma che al rientro ci sarei stata e così è stato. ieri ci siamo visti e boh, è stata una di quelle serate che passi e ti sembra di conoscere una persona da sempre. abbiamo ascoltato musica, siamo finiti in un chioschetto con 50-70enni che ballavano qualsiasi tipo di musica lol. La cameriera che ci ha provato con me e io pensavo solo -che bello essere viva- dopo anni di pugnalate varie è stato come prendere una boccata d'aria.
e quindi niente, è stato tutto bello, romantico, dolce e pieno di chimica. non so in realtà dove mi porterà questa cosa, ma mi importa poco. La cosa bella è che mi sono permessa di essere felice, anche solo per una sera. e lui è proprio bello e mi fa ridere tanto (musicista, compositore e insegna canto) e mi sembra un po' uscito da un libro ma va bene così. Ho solo voglia di cose leggere e lui è molto leggero e bello
17 notes · View notes
donaruz · 1 year
Text
Tumblr media
Ti ho pensato proprio ieri, quando ho scritto il mio post sull'Acca Laurentia e il possibile collegamento con la nostra Sacra Accabadora.
Ho pensato a quanti inorridiscono a sentirne parlare, come se fosse un'assassina legalizzata da una comunità di incivili, come spesso, ancora ci definiscono.
Pensavo a quanta Bellezza nelle tue parole, per raccontarla, e a quanto le parole hanno potere.
Parole che non si vogliono sentire.
Perché certe verità sono scomode, e la donna deve restare sempre un passo indietro.
Hai deciso di andare via e ritornare alle stelle, da cui sei arrivata, proprio nella notte di San Lorenzo.
Forse la tua 'Accabadora interiore, ti stava chiamando.
Perché ogni vera Donna Sarda, lo è.
Colei che capisce i Misteri della Vita e della Morte, perché è "bogadora" e "accabadora".
"Come sopra, sotto"
L'equilibrio è stato ristabilito
A me, mancherai. Tanto.
Grazie per tutta l'abbondanza e la dignità.
Buon ritorno, Michela💖🌟
"Parlare è un potere e dare potere alle donne è sempre stata una cosa problematica nei monoteismi. «L’unico femminismo che ci piace è quello silenzioso della Madonna, – scriveva nell’editoriale prenatalizio del 2020 il giornalista di un quotidiano sovranista improvvisatosi teologo, per poi proseguire – è una madre giovane, semplice, dolce, il cui pianto non diventa mai piagnisteo e che ci insegna l’importanza della riflessione interiore». Il silenzio è una virtú, ma solo se sono le donne a praticarlo. Agli uomini nessuno chiede di tacere le loro riflessioni interiori, anzi sono cosí sollecitati a condividerle che è lecito sospettare che prima di parlare parecchi di loro non abbiano riflettuto a sufficienza. Invece al sesso femminile è consigliato di fermarsi alla fase del pensiero afono, proprio come la Maria di Nazareth che, secondo una certa ermeneutica strumentale tradizionalista, ci venne raccontata come creatura talmente annichilita dalle conseguenze dell’unica volta che ha aperto bocca da non voler aggiungere piú una parola per tutta la vita, dalla mangiatoia di Betlemme alla croce del Golgota".
Tratto da "Stai zitta" di Michela Murgia
Sei nata tu forse da sola, Maria? Sei uscita con le tue forze dal ventre di tua madre? O non sei nata con l'aiuto di qualcuno, come tutti i vivi?
- Io ho sempre... - Maria accennò a replicare, ma Bonaria la fermò con un gesto imperioso della mano.
- Zitta, non sai cosa dici. Ti sei tagliata da sola il cordone? Non ti hanno forse lavata e allattata? Non sei nata e cresciuta due volte per grazia di altri, o sei così brava che hai fatto tutto da sola?
Richiamata alla sua dipendenza con quello che le parve un colpo basso assestato con cattiveria, Maria rinunciò a replicare, mentre la voce di Bonaria si abbassava fino a diventare una litania priva di qualunque enfasi.
- Altri hanno deciso per te allora, e altri decideranno quando servirà di farlo. Non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada, Maria, e tu dovresti saperlo più di tutti.
L'anziana sarta parlava con la sincerità con cui si fanno le confidenze agli sconosciuti sul treno, sapendo che non si dovrà sopportare mai più il peso dei loro occhi.
- Non mi si è mai aperto il ventre, - proseguì, - e Dio sa se lo avrei voluto, ma ho imparato da sola che ai figli bisogna dare lo schiaffo e la carezza, e il seno, e il vino della festa, e tutto quello che serve, quando gli serve. Anche io avevo la mia parte da fare, e l'ho fatta.
- E quale parte era?
- L'ultima. Io sono stata l'ultima madre che alcuni hanno visto.
Tratto da "Accabadora" di Michela Murgia
Maldalchimia.blogspot.com
Tiziana Fenu ©®
Figlie della Madre
*Un grande libro che non si dimentica *
48 notes · View notes
mezzopieno-news · 5 months
Text
A 8 ANNI INSEGNA AI SUOI COETANEI COS’È L’AUTISMO
Tumblr media
Durante la sua ultima conferenza presso la Dulwich Wood Primary School a Londra Noah Faria, un bambino brasiliano di otto anni, ha condiviso la sua visione unica sull’autismo e sull’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) davanti a un pubblico di 300 bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Autore di un libro per bambini nel quale racconta la sua esperienza, Noah cerca di mostrare agli altri che avere autismo e ADHD non li rende strani, ma parte di una vasta comunità. Sua madre, Renata Formoso, inizialmente preoccupata dell’esposizione del figlio al tema, ora comprende il valore di questa esperienza mentre Noah, diagnosticato con ADHD all’età di 7 anni, esprime la sua mente “frizzante” e “accelerata” come nel titolo del suo libro “The Fizzy Brain”, scritto in collaborazione proprio con sua madre. “Nella lettera di diagnosi, è stato scritto che lui, parlando con il medico, ha spiegato di avere un cervello effervescente: come se la sua mente parlasse con lui così velocemente che a volte non riesce a capirla”, ricorda la madre.
La vice-direttrice della Dulwich Wood, Helen Jary, è rimasta impressionata per la fiducia in se stesso e la professionalità mostrata da Noah, sottolineando l’importanza di affrontare la neurodiversità per creare un ambiente scolastico inclusivo: “Crediamo che, come scuola, sia molto importante parlare di questo, abbracciare le somiglianze e le differenze, in modo che i bambini non si sentano in alcun modo emarginati, esclusi o diversi”
Noah non solo condivide le sue esperienze con altri bambini, ma nel suo libro offre anche una visione di un mondo più accogliente e inclusivo, dove tutti sono valorizzati indipendentemente dalle loro differenze.
___________________
Fonte: BCC Brasile; Foto Gerd Altman
Tumblr media
VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Tumblr media
Se trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno
7 notes · View notes
m2024a · 6 months
Video
Aurora Ramazzotti al Parlamento Europeo: «Sveglia alle 5 del mattino». Ecco il motivo Sveglia alle cinque del mattino e Aurora Ramazzotti si ritrova con un outfit stile parigino a Bruxelles. Con il classico look formale, la figlia di Michelle Hunziker e Eros Ramazzotti è pronta per far visita al Parlamento europeo di Bruxelles. Il pre partenza di Aurora Ramazzotti però non è stato così semplice. «Avete presente "il club delle 5 del mattino"? - ha scritto la figlia di Michelle ed Eros a corredo del selfie allo specchio in ascensore -. Quel libro che insegna i benefici di svegliarsi ogni giorno molto presto? Pensate se chi l'ha inventato aveva semplicemente dei figli che non dormivano, per non sentirsi più solo ci ha fatto una filosofia e ora milioni di persone al mondo se svegliano alle 4.45 felici. Adorerei» Aurora Ramazzotti a Bruxelles Non si sa bene quale siano le tematiche o le motivazioni che hanno spinto Aurora Ramazzotti al Parlamento europeo di Bruxelles. La figlia di Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti ha comunicato ai suoi follower, attraverso un video Instagram, che nella giornata di domani 11 aprile si collegherà via streaming con i ragazzi dell'Università Sapienza di Roma per parlare di «salute mentale». La nascita di Cesare Cesare Augusto è nato il 30 marzo 2023 nella Clinica Sant'Anna di Sorego in Svizzera e sta crescendo ogni giorno sempre di più. Il figlio di Aurora Ramazzotti e Goffredo Cerza è passato «dal gattonare» a fare i primi passi, come raccontato dalla mamma sui social con orgoglio e, anche lo svezzamento sembra procedere per il meglio. Nel mese di marzo il piccolo di casa ha compiuto un anno e non è mancato un video emozionante pubblicato sui rispettivi profili social dai genitori per il suo primo anno di vita.
0 notes
giancarlonicoli · 1 year
Text
28 ago 2023 18:46
1. I FASCI SONO ARRIVATI AL PETTINE: VANNACCI RIVENDICA QUELLO CHE MELONI E CAMERATI HANNO SEMPRE SOSTENUTO FINO AL LORO TRIONFALE INGRESSO A PALAZZO CHIGI: QUEL PENSIERO DI RIVOLTA ALLA PREVALENZA POLITICA DELLE MINORANZE, AI RITORNELLI GENDER SUI DIRITTI DEI GAY-LESBO-TRANS, ALLA TIRITERA SUGLI UTERI IN AFFITTO E CAZZI IN USUCAPIONE 2. IL SOGNO DI MELONI È DI CREARE UN GRANDE PARTITO CONSERVATORE, CONFINANDO A DESTRA LA LEGA E UN DOMANI ASSORBENDO FORZA ITALIA. OBIETTIVO: ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI DELLA COMMISSIONE EUROPEA, ARCHIVIANDO I TEMPI DEL “BOIA CHI MOLLA”. SU VANNACCI, LA DUCETTA NON DICE NULLA: PERCHÉ ALTRIMENTI IL PASSATO LA TRAPASSEREBBE 3. LA VERA OPPOSIZIONE AL GOVERNO STA DENTRO IL GOVERNO STESSO (LEGA E FI), MENTRE IL GRANDE ‘’ALLEATO’’ DELLA DUCETTA E' LA SVALVOLATA CON TRE PASSAPORTI E ARMOCROMISTA ALLEGATO: LA SIGNORINA ELLY SCHLEIN STA AMMAZZANDO IL PD (E GIUSEPPE CONTE GODE)''
Intervista a Roberto D'Agostino di Federico Novella per “La Verità”
«Cosa ci insegna il caso Vannacci? Intanto, agli elettori di destra non interessa un amato cazzo della lotta contro l’egemonia culturale della sinistra. È bastato un libro scritto con i piedi ma zeppo di semplice e banale buonsenso autoprodotto da un oscuro ex generale della Folgore per svettare nella classifica dei libri più venduti, folgorando i papiri intellettuali dei vari Giuli o Buttafuoco.
Gli elettori di destra, e non solo quelli di destra, sono corsi a comprarlo perché stufi di sentir parlare solo di diritti delle minoranze (sacrosanti, per carità), quando la maggioranza dei cittadini ha tanti di quei problemi che non sa da che parte voltarsi».
Roberto D’Agostino, 75 anni, padre di Dagospia, osserva dal litorale romano i fuochi d’artificio di fine estate che agitano la politica, a cominciare dalle polemiche intorno al libro del generale Vannacci. «Una storia interessante non solo per la bufera di questi giorni, ma soprattutto per le conseguenze politiche che avrà sul partito della Famiglia Meloni in vista delle Europee».
Perché quel volume è sulla bocca di tutti?
«Perché pur essendo un libro rozzo e sgrammaticato, scritto da un militare che dovrebbe rispettare un dovere di riservatezza, resta il fatto che quelle 356 pagine esprimono il pensiero di tanti italiani, anche di quelli che non votano a destra, che non sono né omofobi né razzisti.
Vannacci vince perché rivendica in maniera netta e chiara quello che Meloni e camerati hanno sempre sostenuto fino al suo trionfale ingresso a Palazzo Chigi: quel pensiero di rivolta alla prevalenza politica delle minoranze, ai ritornelli gender sui diritti dei gay-lesbo-trans, alla tiritera infinita sugli uteri in affitto e cazzi in usucapione».
Ha scritto che i vertici militari volevano le dimissioni per il generale. Perché?
«La storia di Vannacci non nasce con il libro autoprodotto, perché c’erano già stati duri attriti nell’organigramma militare. Sulla vicenda dell’uranio impoverito Vannacci andò in conflitto con l’ammiraglio Cavo Dragone con tanto di esposto alla Procura, e infatti poi è stato accantonato dietro una scrivania all’Istituto geografico, lui che ha passato una vita in prima linea. E quando esplode la polemica del libro, Cavo Dragone voleva radiarlo dall’esercito».
E poi?
«C’è stata la moral suasion di Palazzo Chigi per scongiurare il siluramento. E qui nasce il problema politico: Giorgia Meloni non può sconfessare il generale, ma nemmeno difenderlo, né tantomeno rivendicarlo, altrimenti in Italia, ma anche in Europa, la appenderebbero a testa in giù. Il caso Vannacci ha fatto salire in superficie la doppia identità di Fratelli d’Italia, un partito che puntando ad occupare il centro è arrivato al 27%, e non si può permettere più di esprimere i concetti post-missini di quando stava al 4».
Quindi?
«Il sogno di Meloni è di creare un grande partito conservatore, confinando a destra la Lega e un domani assorbendo Forza Italia. L’obiettivo è quello di ottenere una legittimazione per poter entrare nella stanza dei bottoni della Commissione europea, archiviando i tempi del “boia chi molla” e di Colle Oppio. Per questo su Vannacci non dice nulla: perché altrimenti il passato la trapasserebbe».
Vannacci entrerà in politica?
«Sotto le stellette del generale Vannacci, ci sono oggi le condizioni perché nasca una formazione, un movimento, un partito alla destra di Fratelli d’Italia. Una creatura politica che porti avanti quelle battaglie della destra sociale che dai meloniani sono state accantonate per ragioni di Realpolitik. Questo può creare al premier dei grossi problemi in vista del voto proporzionale delle Europee. Non a caso Salvini è corso a fare il suo “endorsement” al libro del generale. Insomma: i fasci sono arrivati al pettine, e Vannacci è il fiammifero che ha fatto luce sulle ambiguità del primo partito d’Italia».
Pensa davvero che un partito di destra-destra possa avere successo?
«Teniamo presente che i voti di Fratelli d’Italia, come quelli degli altri partiti non più ancorati a una ideologia, sono come piuma al vento, e se si rinnega troppo il passato quegli elettori se ne vanno altrove. Una volta da quelle parti c’era la triade Dio Patria e Famiglia, adesso pare sia rimasta solo la Famiglia: la sorella, il cognato, la cugina… ma concentrare il potere in una cerchia ristretta non ha mai pagato. Quando Renzi si chiuse a Palazzo Chigi con il Giglio Magico di Boschi, Lotti e Bonifazi, per lui è stato l’inizio della fine».
Lei che è esperto di titoli dissacranti, come titolerebbe sull’estate 2023?
«Fiato alle trombe, anzi alle trombate: benvenuti all’estate delle corna. Tutti hanno tradito qualcuno. L’austero Segre cornificato dalla vispa Seymandi, i tifosi della Nazionale abbandonati a un passo dall’altare degli Europei da Mancini, e se Tajani viene cornificato dalla Meloni, Salvini viene infinocchiato da Giorgia. Possiamo pure avere l’intelligenza artificiale che ci sparecchia la tavola e lava i vetri: ma quando spuntano sulla testa estremità a mo’ di cervo, torniamo tutti al Pianeta delle scimmie».
Dunque è l’estate dei tradimenti, anche in politica? Se lo dice lei, c’è da fidarsi.
«Sugli extraprofitti delle banche la Sora Giorgia ha trattato Tajani peggio di una serva. Proprio lui, l’erede di Silvio Berlusconi, nonché vicepremier e ministro degli Esteri, che s’era sbattuto come un moulinex per introdurre la Ducetta nelle grazie di Manfred Weber, è venuto a conoscenza dell’“esproprio” bancario leggendolo sui giornali».
Risultato?
«Messo fuori gioco, il “cornuto” Tajani tira calci: sa che dopo l’estate nascerà ufficialmente la corrente capitanata da Licia Ronzulli e comprende che deve subito ritagliarsi una identità diversa da quella di “cameriere” della Ducetta».
Intanto Matteo Renzi sogna l’opa su Forza Italia?
«Ma no, Matteonzo è solo un rottamatore fallito che briga per restare vivo. Per raggiungere il 4% alle Europee è costretto a fare casino, ma intanto anche quei pochi rimasti di Italia Morta lo stanno mollando al suo destino di senatore semplice di Riad».
Dunque?
«Il risultato paradossale è che oggi la vera opposizione al governo sta dentro il governo stesso, mentre il vero grande ‘’alleato’’ della Meloni resta la svalvolata con tre passaporti e armocromista allegato».
Forse si riferisce, sua personalissima opinione, al segretario del Pd Elly Schlein?
«Sì, la signorina sta ammazzando il Pd. Elly è così presa dai diritti queer che passano in secondo piano i problemi delle persone comuni: riuscirò a fare la spesa? Riuscirà mio figlio a trovare lavoro? Riuscirò a fare una radiografia in un ospedale pubblico prima di attendere sei mesi? Risultato: la multigender si sta facendo mettere i piedi sopra dall’azzimato Conte».
In autunno che succederà?
«La nuova posizione “attiva” di Tajani potrebbe infliggere qualche brutto dispiacere al governo quando a settembre Meloni metterà mano a una finanziaria che sarà di sangue sudore e lacrime. Mancano risorse per quasi 20 miliardi, e tutte le promesse del populismo acchiappa-voti arriveranno al pettine: servono le coperture per la riforma fiscale, le pensioni, la quarta rata del Pnrr, il ponte sullo Stretto, il cuneo eccetera».
Troppe aspettative?
 «Troppa carne al fuoco tutta in una volta. Il presidenzialismo, il premierato, il fisco, la giustizia, le banche. In politica si fa una battaglia per volta. Se apri troppi fronti, ti metti contro il potere vero, quello invisibile».
Invisibile?
 «Il potere è come una patata. Da fuori, un bel tubero tondo. Ma quando lo sradichi dal campo, scopri che ha lunghi filamenti di radici. Ecco, quello è il radicamento del potere, il consolidamento dell’establishment che si sviluppa, non visto ma forte, ramificato. Quel celebre Deep State formato da Consulta, Consiglio di Stato, Corte dei Conti, servizi segreti, Ragioneria, magistratura, etc. E chi non ha radici nei gangli dello Stato, prima o poi, basta un calcetto per farlo volare via. Lo abbiamo visto con Renzi, Salvini, Conte ma anche con Berlusconi».
Dunque il potere vero va rispettato?
«Come mai il Pd perde da anni le elezioni ma resta sempre radicato negli apparati del potere? Perché nel corso del tempo ha messo le sue radici. Quindi la Meloni family, con i suoi agitati Fazzolari e Donzelli, dovrebbe darsi una bella calmata: metti prima le radici e poi procedi».
La telenovela Seymandi-Segre l’ha scoperta lei?
«No, io mi sono limitato a postare un pezzo di Torino Cronaca e montarci sopra la maionese. Quando, il giorno dopo, è arrivato il video del party, la notizia è esplosa».
Chi ha ragione?
«Ah, saperlo. La verità è un punto di vista. Cosa sono le corna se non la definitiva negazione sessuale del partner? Da Otello di Shakespeare a Ed io tra di noi di Aznavour, il tradimento è una forma di follia che colpisce l’identità di tutti, ricchi e poveri, colti e ignoranti. Potremo pure andare su Marte, ma quando spuntano le corna torniamo tutti alla clava».
0 notes
amicidomenicani · 1 year
Text
Quesito Gentile Padre Angelo,  Sono la ragazza che le inviò la mail su cosa significa realmente affidare la propria vita a Dio e le sono molto grata per la sua risposta e per la sua disponibilità. Tuttavia vorrei che lei mi desse un piccolo consiglio su una questione che è racchiusa nel titolo stesso di questa mail che le ho inviato: sono stanca di vivere in una società in cui tutti si arrecano il diritto di parlare di religione, di Cristo, di Chiesa (che, certamente, anche lei ha fatto i suoi errori nel corso della storia umana) e della Bibbia senza aver realmente avuto un incontro con Cristo, senza amarlo, senza averne la benché minima preparazione biblica e teologica.  Il titolo di questa mail sono, in realtà, le parole di una docente che insegna all’università e che hanno fatto breccia nell’animo di molte mie colleghe che, dopo quest’affermazione, non hanno fatto altro che simpatizzare con le parole della docente su quanto dolore abbia inferto la religione (e quindi Dio) alle donne per averle create subalterne all’uomo.  Secondo questa professoressa, che è gramsciana, comunista e femminista radicale, il fatto che la donna sia un essere immondo, che non può essere toccato (si riferiva al libro del Levitico) è dovuto a Dio e costituisce la base di tutta la Bibbia.  Sono rimasta non solo colpita dalle sue parole che sono parole orrende, ma mi sono anche sentita offesa e colpita nell’animo per aver detto quella che, in realtà, è una menzogna vera e propria e la cosa che più mi ha dato fastidio è che queste persone sfruttano l’autorità che gli conferisce il proprio ruolo per asserire delle verità che sono filtrate attraverso delle ideologie.  È molto difficile essere una studentessa e vivere la propria fede negli ambienti accademici confrontandosi anche con gli altri studenti che, in materia di religione, hanno una linea di pensiero molto netta e intransigente così come il corpo docente. Riesco a percepire (e mi fa sentire anche molto a disagio) l’ateismo che pervade le righe dei libri che leggo, le materie che vengono trattate durante le lezioni…. Tutto questo mi porta un enorme disagio e ad un forte combattimento con me stessa.  A volte, mentre studio, faccio delle pause proprio per riflettere sul significato delle cose che sto leggendo e mi rendo conto che sono fortemente anticristiche e a lezione vengono spiegate in maniera positiva, con estrema disinvoltura.  Sono addirittura arrivata ad essere molto critica nei confronti del femminismo di cui questa professoressa ne è la seguace. Sembrerebbe quasi come se volesse liberare la donna ma mettendola contro Dio. Padre, non me ne voglia ma facendo delle ricerche su internet, in particolare modo sul sito la luce di Maria, ho scoperto che è esistita una branca del femminismo che si definiva satanico venendo a considerare Lucifero come il liberatore al contrario di Dio che consideravano il padrone, colui che voleva tenerle schiave.  È vero che il femminismo ha permesso alla donna di vedere riconosciute le sue qualità a livello sociale, cosa che ha fatto anche San Giovanni Paolo II ma, allo stesso tempo, noto anche come il male si sia servito del femminismo per allontanare la donna dal modello della Vergine Maria (aborto, contraccezione, pillola abortiva, promiscuità sessuale, svalutazione della famiglia e del matrimonio). Non so quali sono le sue opinioni su questo punto ma mi piacerebbe conoscerle. Oltretutto come mi consiglia di rispondere all’affermazione di questa professoressa? Cordiali saluti, Mariagrazia Risposta del sacerdote Cara Maria Grazia,  1. pensavo che alla base della Bibbia vi fosse Gesù Cristo, annunciato nell'Antico Testamento e presentato nel Nuovo. Adesso apprendo dalla tua professoressa che alla base della Bibbia c'è dell'altro: francamente non me ne ero mai accorto. 2. Consiglia alla tua professoressa di prendere in mano il Vangelo e di documentare le sue affermazioni alla luce di questi testi. Nel frattempo, fai anche tu la ste
ssa cosa.  Comincia da quello di San Matteo.  Ti accorgerai che il Signore è sempre stato benevolo con le donne. Ha lanciato dei guai terribili contro gli scribi e i farisei, i dottori della legge. Ma la donna è sempre stata difesa da nostro Signore, anche quando le domandano se fosse lecito lapidarla perché scoperta in flagrante adulterio. 3. Colgo l'occasione per presentarti una catechesi di Giovanni Paolo II sulla "nobiltà morale della donna" nella Sacra Scrittura. L'ha tenuta l'11 aprile 1996. Eccola: L’Antico Testamento e la tradizione giudaica sono pieni di riconoscimenti per la nobiltà morale della donna, che si manifesta soprattutto nell’atteggiamento di fiducia verso il Signore, nella preghiera per ottenere il dono della maternità, nella supplica a Dio per la salvezza d’Israele dagli assalti dei suoi nemici. Talora, come nel caso di Giuditta, queste qualità vengono celebrate dall’intera comunità, divenendo oggetto di ammirazione per tutti.  Accanto agli esempi luminosi delle eroine bibliche, non mancano le testimonianze negative di alcune donne, quali Dalila, la seduttrice che rovina l’attività profetica di Sansone (Gdc 16,4-21), le donne straniere che, nella vecchiaia di Salomone, allontanano il cuore del re dal Signore e gli fanno venerare altri dei (1Re 11,1-8), Gezabele che stermina "tutti i profeti del Signore" (1Re 18,13) e fa uccidere Nabot per dare la sua vigna ad Acab (1Re 21), la moglie di Giobbe che lo insulta nella sua sfortuna, spingendolo alla ribellione (Gb 2,9).  In questi casi, il comportamento della donna ricorda quello di Eva. La prospettiva predominante nella Bibbia rimane però quella ispirata al Protovangelo che vede nella donna l’alleata di Dio”.  4. Per protovangelo (letteralmente significa primo annuncio del Vangelo) si intende la promessa di Dio all’alba della creazione dopo la caduta dell’uomo. Questa promessa l’ha fatta parlando a Satana: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,15). 5. Prosegue il Papa: “Infatti, se le donne straniere sono accusate di avere allontanato Salomone dal culto del vero Dio, nel Libro di Rut ci viene proposta invece una figura molto nobile di donna straniera: Rut, la Moabita, esempio di pietà per i parenti e di umiltà sincera e generosa. Condividendo la vita e la fede di Israele, ella diventerà la bisnonna di Davide e l’antenata del Messia. Matteo, inserendola nella genealogia di Gesù (Gb 1,5), ne fa un segno di universalismo e un annuncio della misericordia di Dio che si estende a tutti gli uomini.  Tra le antenate di Gesù, il primo evangelista ricorda anche Tamar, Racab e la moglie di Uria, tre donne peccatrici, ma non perfide, annoverate tra le progenitrici del Messia per proclamare la bontà divina più grande del peccato. Dio, mediante la sua grazia, fa contribuire ai suoi disegni di salvezza la loro situazione matrimoniale irregolare, preparando anche in questo modo il futuro.  Un altro modello di umile dedizione, diverso da quello di Rut, è rappresentato dalla figlia di Jefte, che accetta di pagare con la propria morte la vittoria del padre sugli Ammoniti (Gdc 11,34-40). Piangendo il suo crudele destino, non si ribella, ma si consegna alla morte in adempimento del voto sconsiderato fatto dal genitore nel contesto di costumi ancora primitivi (cf. Ger 7,31; Mi 6,6-8)”.  6. “La letteratura sapienziale, anche se spesso allude ai difetti della donna, vede in lei un tesoro nascosto: "Chi ha trovato una moglie ha trovato una fortuna, ha ottenuto il favore del Signore" (Pr 18,22), dice il Libro dei Proverbi esprimendo apprezzamento convinto per la figura femminile, prezioso dono del Signore. Alla fine dello stesso Libro, viene tracciato il ritratto della donna ideale che, lungi dal rappresentare un modello irraggiungibile, costituisce una proposta concreta, nata dall’esperienza di donne di grande valore: "Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore..." (Pr 31,10).&
nbsp; La letteratura sapienziale indica nella fedeltà della donna all’alleanza divina il culmine delle sue possibilità e la fonte più grande di ammirazione. Infatti, se talora può deludere, la donna supera tutte le attese quando il suo cuore è fedele a Dio: "Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare" (Pr 31,30)”.  7. In tale contesto, il Libro dei Maccabei, nella vicenda della madre dei sette fratelli martirizzati nella persecuzione di Antioco Epifane, ci presenta l’esempio più mirabile di nobiltà nella prova.  Dopo aver descritto la morte dei sette fratelli, l’autore sacro aggiunge: "La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti, e sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile", così esprimeva la sua speranza in una futura risurrezione: "Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi" (2 Mac 7,20-23).  La madre, esortando il settimo figlio ad accettare di essere ucciso piuttosto che trasgredire la legge divina, esprime la sua fede nell’opera di Dio che crea dal nulla tutte le cose: "Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia" (2 Mac 7,28-29).  Si avvia, infine, anch’essa alla morte cruenta, dopo aver subito sette volte il martirio del cuore, testimoniando una fede incrollabile, una speranza senza limiti ed un coraggio eroico.  In queste figure di donna, nelle quali si manifestano le meraviglie della grazia divina, si intravvede Colei che sarà la donna più grande: Maria, la Madre del Signore. 8. Alla tua professoressa potresti presentare questa breve catechesi di Giovanni Paolo II. Potresti anche regalarle la Mulieris dignitatem del medesimo Papa. Auguro alla tua professoressa di imitare la nobiltà morale delle donne presentate dalla Sacra Scrittura. Lo auguro anche a te, e per questo ti ricordo nella preghiera e ti benedico. Padre Angelo
0 notes
libroazzurro · 2 years
Photo
Tumblr media
QUESTO VISIBILE PARLARE - parte ventesima LA BELLEZZA È PROVOCAZIONE 
La bellezza è provocazione. Provoca la verità. Provoca il bene. Non ha senso parlare di bellezza, se questa non è provocante. Pensiamo a quanto ci insegna Boccaccio in quella famosa novella del Decameron. C’è un uomo. Ha per le mani una bella storia, una storia piena di intelligenza e sagacia, una storia capace di suscitare meraviglia, capace di fare muovere le statue e di raddrizzare i torti. Ha una bella occasione per raccontarla: una passeggiata, in una giornata fresca, in compagnia di una dama graziosa. Ma l’uomo perde l’occasione, deturpa la storia, deprime la dama. Perché? Perché non è capace di raccontare quella storia, che pure rimane bella, di suo è bella, ma lui niente, non la rende provocante: la rende deprimente. Boccaccio, invece sì, lui sapeva rendere provocante qualsiasi storia, e sapeva tutto della bellezza, dell’amore, delle donne. Del resto il suo libro è, nell’intestazione, dedicato a tutte le donne, che sanno le cose d’amore: Boccaccio intende per donna l’anima umana. L’anima che vuole sempre provare amore, e, attraverso l’amore, conoscere il piacere del proprio essere.
 Nell'immagine, dalla prima novella della VI giornata de Il Decameron di Giovanni Boccaccio, "Madonna Oretta accetta il passaggio di un cavaliere; Oretta scende da cavallo", miniatura realizzata intorno al 1430 dalla Scuola del Maestro del Duca di Bedford, manoscritto conservato a Parigi, presso la Bibliothèque Nationale de France, Fr. 239, f.170r. (immagine rilasciata con "Licence Ouverte/Open Licence", tramite BnF).
 “Madonna Oretta” dice il cavaliere, “quando voi vogliate, io vi porterò, gran parte della via che a andare abbiamo, a cavallo con una delle belle novelle del mondo”, intendendo, così, che la bellezza della storia le avrebbe alleviato la fatica e la noia del viaggio. Madonna Oretta accetta l’offerta e il suo compagno di viaggio inizia a raccontare, ma è talmente maldestro con le parole che rovina tutti gli effetti della trama. Oretta, non potendone più dallo strazio, gli chiede di lasciarla continuare la passeggiata a piedi, dal momento che il cavallo da lui fornito per alleviare la fatica, cioè la novella, si è rivelato poco efficace: “Messere, questo vostro cavallo ha troppo duro trotto; per che io vi priego che vi piaccia di pormi a piè”. Il cavaliere comprendendo l’allusione, accetta senza offendersi il suggerimento, passando ad altre novelle e lasciando perdere quella storia cominciata tanto male.
 Testo di Pier Paolo Di Mino
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
https://www.libroazzurro.it/index.php/note/questo-visibile-parlare/229
0 notes
dacco1971 · 2 years
Text
Dante, bolognese, poeta.
Vorrei scrivere un libro su Dante e farlo iniziare così:
Dante è nato a Bologna, non si sa bene quando. Probabilmente aveva già una ventina d’anni e in qualche modo ha avuto per le mani la poesia di Guido Guinizzelli, suo padre [Pg XXIV], da cui ha ricevuto l’imprinting definitivo: Al cor gentil rempaira SEMPRE amore…
Nello sviluppo umano, la madre ha il compito di trasmetterti il senso dell’essere unico e straordinario, il padre invece la legge, l’ordine delle cose. Che poi è tutt’altro che un limite, perché è il segreto della relazione, del nesso, della costruzione. Sono le due gambe su cui camminiamo tutti, identità e relazione, e Dante una delle due l’ha ricevuta da Guido Guinizzelli. Sì, è importante prendere in considerazione la storia, le informazioni, gli annali e le attestazioni, ma dentro tutto questo mare di notizie e informazioni sono da tenere nel dovuto conto anche testimoni e protagonisti. E il protagonista di questa storia lo dice chiaro: mio padre è lui, Guido Guinizzelli. Il sangue che mi scorre dentro è lo stesso che scorre nelle sue vene. Dice padre, non dice maestro.
Non gli ha insegnato a scrivere o a parlare, e nemmeno a mettere in rima i pensieri. Lo dolce stil novo è a un altro livello: è gratitudine (da dove nasce sennò la dolcezza, dalle moine?), è una attitudine verso la vita, è un modo di guardare la realtà, un approccio verso ciò che si ha di fronte. Ed è una novità, una novella, qualcosa che accade. Non è il semplice contrario di vecchio o di tradizionale: è novo! Bum! Tutto si ordina a questo: argomenti, impegno, scrittura… Sono queste le regole, la legge che ha ricevuto da suo padre, questo il calore che ha sentito scorrere dentro di sé. Quindi è partito.
L’argomento era serio, serissimo: Amore (maiuscolo o minuscolo, accidenti?). Prima di addentrarsi, credo sia importante accettare che il metodo di conoscenza va adattato alla cosa che si ha di fronte: Dante la sua storia la racconta, e poi la ri-racconta e la ri-racconta ancora. Vuole che ascoltiamo lui e ci insegna anche come farsi interpretare. Quando parla dei quattro significati delle scritture, fa una progressione: lo letterale (facile, è sufficiente un po’ di parafrasi), lo allegorico (le note bastano e avanzano), lo morale (qui ci intimoriamo, ma è solo un invito a guardar su, a fare un nesso tra il piccolo e l’infinitamente grande - che poi è semplicemente fidarsi del cuore) e lo a-na-go-gi-co (che era terzo o quarto?). Be’, anagogico è cosa c’entra con le cose più alte, coi massimi sistemi, con gli assoluti. Altro invito a un nesso, a un rapporto, a mettersi in mezzo e a guardare in su.
Lo spirito è quello di trovare un modo di costruire relazione tra sé e l’infinito, tra sé e il destino. La novità è questa ed è una cosa che ribalta tutto perché lo stile a questo punto cambia, ha un senso, una strada, un orientamento, qualcosa a cui ordinarsi. La dolcezza non c'entra con il garbo o la delicatezza: è pura gratitudine, è letizia, felicità (quella fatta in parti uguali di gioie e di dolori, non l’allegria spensierata). Roba forte, complicata, piena di sfumature e dettagli da considerare e trattare con attenzione. Il tipo di cosa perfetta per essere scoperta a Bologna, a ben pensarci, fra gente che tende a non creder mai a niente, che non si fida se non vede due volte in più di san Tommaso (l’apostolo) e ama sempre esser precisa, soprattutto a livello di regole e di giustizia. Tanto è vero che, stando a Dante (ma anche De Sanctis la pensa come lui) tutto nasce da uno come Guido Guinizzelli.
Si riesce a immaginare qualcosa di meno poetico di un notaio? Guinizzelli era un notaio. Pare che tradizionalmente, avendo tempo, inchiostro e spazi bianchi sulle pagine, si divertissero a verseggiare. Un vero cazzeggio per saputelli, per lo più, ma succede che Guido fa qualche passo in più. Imposta Al cor gentil quasi professionalmente. Senza quasi: spiega scientificamente come funziona l’amore. È rigoroso, dettagliato, accademico e politico. Passa dal sentimento - che poi la gentilezza non è un sentimento, è un'attitudine, una decisione, un approccio - a esempi molto precisi, con cui chiarisce bene sfumature e dettagli. Fa un elenco rigoroso e alla fine non si dimentica del proprio mestiere: immagina di essere contraddetto e portato in giudizio. Ma è la sua comfort zone: nonostante il tribunale sia il più impegnativo - perché il giudice è direttamente Lui, Dio - Guido difende la propria anima e le anime di tutti inchiodando addirittura il giudice alle sue... responsabilità. Con un colpo di teatro, lo mette sul banco degli imputati: «sei tu he hai mandato quell'angelo, io non ho sbagliato».
Ma soprattutto Guido ha il coraggio di dire “sempre”: Al cor gentil rempaira SEMPRE amore… Non ci sono dubbi, non ci si può ingannare, le regole sono chiare e i fattori sono quelli: non c’è motivo di avere paura. È così netto da diventare quasi un po’ freddino (cosa tipica per scienziati e avvocati, in effetti), ma l’input è chiaro: a tema c’è il mio cuore, bisogna lavorare su quello.
E Dante va in fondo alla cosa. La racconta per un altro verso, con l’aiuto di San Tommaso (quell’altro, della Summa), scopre cos’è l’amore e parla proprio di quello. L’amore è un accidente nella sostanza. Un colpo, una percussione che smuove l’ordine della realtà (quello celeste!). È una cosa che percuote la realtà, la scaravolta, la ribalta zolla a zolla, che crea montagne e valli, panorami, viaggi, ponti, salti, strade, mari… Un accidente, un colpo proprio, una cosa che il ritmo va a farsi benedire e che dopo non torna più niente uguale a prima. L’amore… l’anima gemella? No. L’affinità elettiva? No. Il sacrificio per la famiglia? No, diavolo no! L’amore sconquassa la sostanza (cioè le cose come le ha messe a posto Dio)! Smuove l’essenza di tutto, accende spettacoli di arte varia e molto di più: vite, avventure, ricerche, viaggi, rischi, azzardi, eroismi, invenzioni. Bum! Un colpo dopo l’altro, un cuore dopo l’altro, un battito dopo l’altro si mette in moto un’energia che sfida Dio, che ti porta fin davanti a Dio e parli tu: è l’amore che mi ha portato qui, non ho sbagliato nulla. L’hai conquistato tu, ora è casa tua e quell’abbraccio è tante cose, l’abbraccio di Dio, e non ha nulla di servile. È l’abbraccio di un figlio che hai visto babbo che avevo ragione? E credi che non lo sapevo, che avevi ragione, figliolo?
L’amore non è una strada. Sono mille strade che partono da dovunque e arrivano a quel punto. Sono tutte diverse perché sono di chi le percorre. Hanno anche una caratteristica sconcertante - è ora di svegliarsi su questo! - che è l’assoluta discutibilità morale di ogni percorso. L’amore è un potere. Genera morale un giorno dopo l’altro, ma non con la logica del rispetto astratto, di regole che vanno sopra chi hai di fronte. C’è tanta saggezza, tanto buon senso, ma la complicità profonda, il patto vero non è sulla corsa verso il destino, non è su un piano perfetto di ispirazione Disney o di conquista del mondo. La compagnia serve per contemplare la meraviglia e correre verso la misteriosa origine di tutto, di sé, del proprio cuore.
La novità è questa, la scoperta di cui Dante è grato a suo padre è questa. Ha la forma di un viaggio, lo stile di un invito, la dinamica di una compagnia: Dante fa il viaggio con me, con te, con chiunque. L’idea è quella di vedere, di raccontare, perché l’obiettivo è vivere, fare esperienza, camminare e alla fine di tutto immergersi anima e corpo nel proprio destino. Ci sono tante strade per quanti uomini esistono; condividono la direzione, ma i passi sono di ciascuno. L’aiuto è a vedere, il resto è molto più che intimo e irripetibile. Proprio per questo, per ciascuno ogni passo è una meraviglia, perché quel SEMPRE è lì per ognuno di noi.
1 note · View note
Text
Tumblr media Tumblr media
In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è “La valigia di Adou" di Zita Dazzi.
Adou e Oreste hanno molte cose in comune: hanno tutti e due dieci anni, amano il calcio, non capiscono il mondo dei grandi. E poi, tutti e due aspettano qualcosa: Adou non vede l'ora di arrivare in Italia, Oreste aspetta la nascita della sorellina. Ma il sogno dell'Italia per Adou comincia nel modo più drammatico: da solo, dentro una valigia. La stessa valigia che riserverà a Oreste la più grande sorpresa della sua vita. Adou e Oreste ci raccontano la storia che li ha portati a conoscersi e a diventare amici, in barba a qualunque ostacolo. I legami più forti, a volte, nascono nei modi più inaspettati.
La valigia di Adou é ispirata a un vero fatto di cronaca che ci permette di conoscere maggiormente (e in maniera semplice ma diretta) un problema attualissimo, che non vede ancora una soluzione valida: cosa significa essere migranti. Per questo motivo il libro è sostenuto da Amnesty International Italia che da sempre combatte per i diritti umani.
L'autrice, giornalista de La Repubblica (si occupa di sociale), scrive così a voci alternate, di due ragazzini - Oreste e Adou - che raccontano il loro incontro, ciascuno dal suo punto di vista. Lieve come una fiaba per i toni che usa, eppure profondissima per i temi che tratta ("Mi sento un bambino venuto dal nulla e con nulla davanti, come se non fossi nessuno, senza passato e senza futuro"), Zita Dazzi, insomma, ci regala due personaggi indimenticabili.
 
Due personaggi in grado di far riflettere non solo i piccoli, dal cuore già tenero e sensibile, ma anche i più grandi, a cui a volte bisogna solo ricordare che un cuore bisogna averlo.
 
Zita Dazzi (1965) è una giornalista e scrittrice italiana, cronista di la Repubblica. Milanese di nascita, vive a Roma fino ai 14 anni. Frequenta il liceo Parini a Milano, per poi laurearsi in Scienze Politiche a New York. Dopo aver lavorato per la RAI, l'Espresso e Radio Popolare, nel 1989 inizia a lavorare per la Repubblica alla redazione di Milano, occupandosi principalmente di cronaca politica e temi sociali. Nel 2008 pubblica il suo primo libro, “La Banda dei gelsomini”, continuando a pubblicare negli anni successivi altri venti libri per ragazzi e adulti con le principali case editrici italiane. Ha vinto diversi premi giornalistici e letterari. Menzione speciale nel 2020 al Premio Matteotti istituito dalla Camera dei Deputati per il romanzo "Con l'anima di Traverso", storia della partigiana Laura Wronowski. Insegna al master della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi dell'Università Statale di Milano.
0 notes
marcogiovenale · 2 years
Text
corrado costa: "libro che insegna a parlare"
corrado costa: “libro che insegna a parlare”
Da un libro di Coco Gordon pubblicato da Pari&Dispari, di Rosanna Chiessi  
youtube
View On WordPress
1 note · View note
aboutamoonlight · 3 years
Text
Sono giorni, mesi, frenetici, eppure nel tempo che scorre in fretta io sembro ferma immobile.
Sono a pagina 80 del libro di procedura civile dalla fine di settembre. Aspetto che finisca di sottolinearsi e poi si spieghi da solo. Mancano cinque esami alla laurea. Solo cinque, poi diventerò... quello che sono adesso, con meno libri in stanza.
Avevo tutto davanti a 18 anni. Avevo tutto. Sapevo che sarei diventata qualcuno. Sarei diventata un avvocato, un'ambasciatrice, una dirigente. Avrei parlato tre lingue, chi cercava gente brillante mi avrebbe bramata. Sarei entrata nella stanza e si sarebbero girati tutti, impressionati da ciò che ero diventata. Sarei stata qualcuno a 23 anni.
Quando ero piccola erano tutti impressionati da me, perché a quattro anni sapevo leggere e fare 3 più 3. A otto anni insegnavo l'inglese ai miei nonni e a 13 leggevo "orgoglio e pregiudizio" e scrivevo libri fantasy. Dicevano: "diventerà qualcuno".
Alla maturità presi 90, che non è un brutto voto ma non è 100. "Meritavi il massimo, c'erano i raccomandati". A conti fatti, forse non meritavo nemmeno 80. Il professore esterno di chimica mi disse: "sei bravissima, dovresti fare medicina". Ma a medicina c'era il test di ingresso e io avevo paura di fallire. Nessuno ti insegna a fallire e io non ho mai avuto un talento naturale in questo.
Ho preso la patente a 19 anni, sono stata bocciata alla pratica al primo esame. Al secondo l'ho superato, solo perché l'istruttore mi ha aiutato e l'esaminatore era un quasi pensionato mezzo addormentato. Non ho mai più guidato.
E non sono diventata qualcuno, e non ho trovato nemmeno me stessa. So parlare l'italiano, ma i due anni di dizione non mi hanno aiutata a perdere l'accento napoletano; con l'inglese me la caverei se dovessi scrivere un romanzo ma non so come si traduce "è caduta la linea". Non so nemmeno quale terza lingua vorrei parlare.
Mi sono trasferita a Roma, convivo con il mio fidanzato. Non spendo un euro perché non ce l'ho. Li sento, gli sguardi su di me. Sono gli stessi che quando dicevo che avrei voluto vivere da sola in un appartamento a Londra con l'arredamento chic di chi si può permettere di spenderci tanto ridevano di me. Ridono ancora adesso, rido anche io.
È un sogno frequente: la vedo, ha 17 anni, tanti sogni nel cassetto. Prende un aperitivo con le amiche che non vedo più da mesi. Dice "divertiti, non li avrai mai più 20 anni". Vorrei dirle che mi dispiace di non essere riuscita ad avverarle nessun sogno.
53 notes · View notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
Orban è un dittatore. Niente di più e niente di meno. Anche se, formalmente, è stato eletto, come diversi altri dittatori. E la sua non è una “dittatura” come quella immaginaria dei tanti diversamente intelligenti che frignano da un anno perché gli hanno fatto indossare la mascherina durante una pandemia, ma una dittatura vera. In Ungheria i mass media (giornali, televisioni e via dicendo) non sono liberi, ma sottoposti al controllo governativo. La libera informazione, praticamente, è quasi assente. In Ungheria, i professori universitari a contrari ad Orban sono stati allontanati da tempo e rimpiazzati con suoi fedelissimi, e la stessa cosa è accaduta con i giudici della Corte Suprema. In Ungheria, i comunicati di Amnesty International o quelli dello Human Rights Watch non si possono leggere, perché è vietato pubblicarli e farli circolare, visto che condannano le ripetute violazioni dei diritti umani da parte del governo di Orban. In Ungheria, non vedrete quasi mai un senzatetto dormire sotto i ponti. E non perché non esistano i senzatetto o perché abbiano altri posti dove stare, ma perché Orban ha voluto una legge che punisce con una multa di 473€ il reato di vagabondaggio. E visto che, ovviamente, i senzatetto non possono pagare, la legge, a quel punto, prevede l’arresto e due mesi di carcere. In Ungheria (e questo farebbero bene a leggerlo i buffoni della “dittatura sanitaria” nostrani), pubblicare fake news o spargere informazioni ritenute “false” circa gli interventi del governo sulla gestione della pandemia, è punito con la reclusione fino a 5 anni. In pratica: se fossero stati in Ungheria, il 90% degli elettori della Lega o di FDI, durante questa pandemia, sarebbero finiti in galera. In Ungheria, il governo si è rifiutato di ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. In Ungheria, le persone transessuali non possono cambiare sesso sui documenti, una volta operate. In Ungheria, gli studi sull’identità di genere sono vietati, anche in ambito di ricerca universitaria. In Ungheria, a scuola, i bambini rom vengono messi in classi separate da quelle dei bambini ungheresi. In Ungheria, i libri scolastici sono pubblicati dallo Stato. E nel libro di Storia adottato attualmente, l’ultimo capitolo è interamente dedicato a Orban e alla sua grandezza. Per il resto, si insegna quanto gli stranieri e i migranti siano pericolosi e gli omosessuali “contro natura”. In Ungheria, qualsiasi accenno, anche minimo, all’omosessualità, fa sì che un film, un libro, un programma televisivo, venga vietato ai minorenni. Ecco, amici leghisti e seguaci della Meloni, quando i leader che votate dicono “Io sto con Orban”, si schierano a favore di tutto questo. Che magari può anche piacervi, l’idea di vivere sotto una dittatura fascista, eh, ognuno ha le sue perversioni, ma vi prego, almeno evitate di venirci a parlare ancora di “libertà”. Un minimo di decenza, vi prego. Emiliano Rubbi
56 notes · View notes
gregor-samsung · 3 years
Text
“ Io credo che la capacità di essere nello stesso tempo serissimo e autoironico sia un elemento che ha fatto e fa ancora la fortuna di Tex. Il linguaggio è semplice, in apparenza; il disegno sempre eccellente, e nasce dall’imitazione dei western visti al cinema da Aurelio Galleppini, ma anche dal tentativo di reinterpretare paesaggi italiani e di farli diventare l’Ovest americano (all’inizio, le grandi montagne assomigliavano terribilmente alle Dolomiti; e sembrava di essere a Madonna di Campiglio più che in Texas o in Arizona): scenari bellissimi, recuperati con grande perizia grafica. Ma c’è pure un’ironia non sempre volontaria. Per esempio, quando Tex, finito in Messico e calatosi in un pozzo, ha a che fare con un serpente anaconda. Ovviamente, il grande rettile viene eliminato, e Tex vince. In seguito racconta a Carson, Tiger Jack e Willer Junior l’intero episodio. Il figlio Kit Willer, che ha studiato all’Est, obbietta al papà: «Ma quei serpenti non stanno in Brasile?». Carson, zitto fino a lì, commenta: «Magari è venuto con qualche nave, ma certo non ha pagato il biglietto». Questa sottigliezza del gioco tra Tex e Carson, con qualche entrata comica di Kit, permette di parlare di autentica ironia. Anche se, come dicevo, qui è fatta per rimediare a una gaffe. Quindi il fumetto è territorio ironico per eccellenza. E lo dico prima ancora di accennare a quel tipo di fumetto che è ironico nel senso forte del termine, ovvero alla rivoluzione del fumetto che anche da noi è stata segnata da «Linus», cioè Charlie Brown di Charles Monroe Schulz, con gli altri Peanuts. Le strisce sono ironiche in più di un senso. Intanto, perché le battute esprimono una vera e propria presa in giro non solo dei personaggi, ma, di nuovo, delle grandi istituzioni; e poi c’è una serie di sezioni che sono di un umorismo graffiante. Per esempio, quando il giovane Linus Van Pelt si trova nell’orto di notte, ad aspettare la comparsa del venerato Grande Cocomero, e Charlie Brown lo sfotte, dicendo: «Hmmm, ma come fai a credere a questa roba?», Linus gli risponde: «E voi che credete a quel signore vestito di rosso, col cappelluzzo, che chiamate Babbo Natale, che cosa siete?». Anche se Schulz non l’ha mai ammesso in modo esplicito, credo che qui ci sia una forte ironia verso quello che sbrigativamente potremmo definire il senso religioso all’americana, il tipico settarismo secondo il quale la propria è l’unica setta giusta, tutte le altre sono eretiche. E quindi, in modo indiretto e sottile, l’ironia dei Peanuts ci insegna una tolleranza migliore di quella disdegnosa, calata dall’alto, detto brutalmente un atteggiamento del tipo: «Quelli li tollero, perché non posso farli fuori». Invece: «Li tollero perché posso imparare anche da loro e con loro mi diverto». “
Giulio Giorello, La danza della parola. L'ironia come arma civile, Mondadori (collana Orizzonti), 2019¹. [Libro elettronico]
12 notes · View notes
chez-mimich · 3 years
Text
QUESTO IMMENSO NON SAPERE (parte I)
È difficile parlare di un libro di poesia, scritto però nella forma di un saggio. Un libro disordinato, come lo chiama la sua autrice. Il libro è “Questo immenso non sapere” di Chandra Candiani, edito da Einaudi. Chandra Candiani è una poetessa o forse una “meditatrice” o forse solo una donna. Una donna che medita e che ci offre il frutto tormentato delle sue meditazioni in questo libro indefinibile, denso, prezioso, complesso e semplice allo stesso tempo e, dipende un po’ dall’intenzionalità di chi lo legge, se farlo apparire complesso o semplice. Di questi libri è estremamente difficile scrivere, poiché trattare un argomento a discapito di un altro, è un po’ come fare delle scelte arbitrarie e quasi sempre sbagliate. Ma come l’autrice ci insegna, l'errore va accettato con indifferenza, senza l'impellente necessità di pensare che debba fornirci chissà quale indicazione operativa o insegnamento morale. I libri sulle "meditazioni" non incontrano quasi mai il mio incondizionato consenso: sono troppo strutturati, troppo banalmente didattici, troppo fideistici. Ma questo è oggettivamente un libro diverso. A detta della stessa autrice è un libro disordinato, dove accanto alla meditazione per antonomasia, ovvero quella buddhista (a lungo praticata dall'autrice) si affiancano meditazioni "altre". Mi verrebbe da scrivere che questa è la versione riuscita del "pastiche" di Emmanuel Carrère “Yoga", la cui tesi di fondo era che la meditazione possa trovarsi ovunque. Anche per la Candiani, pur forte della base della meditazione buddhista, la meditazione è principalmente il senso di meraviglia con il quale dobbiamo abituarci a guardare al mondo, anzi "ai mondi", perché la vera meditazione non può avvenire disgiungendo il mondo umano da quello animale e da quello vegetale. E qui, forse, il riferimento più pregnante sarebbe quello ad un altro poderoso volume sulla meditazione, "Il cacciatore celeste" di Roberto Calasso, ma il discorso ci porterebbe troppo lontano. "Gli animali e gli alberi insegnano a non sapere, a tollerare di stare al mondo senza l'ossessione di capire", scrive la Candiani. Ed è proprio questa la chiave di lettura sia del libro che del concetto di meditazione. (Continua)
Tumblr media
6 notes · View notes
lupoo24 · 4 years
Text
La gente parla... \ People talk...
Italiano: La gente parla, l’ha sempre fatto e sempre lo farà. In ogni libro c’è sempre stato quel personaggio pazzo per i gossip, per le chiacchiere. In ogni libro, anche senza farci tanto caso, viene sempre evidenziato il fatto di come da una voce all’altra si arrivi a ricostruire un verità, un accaduto, un discorso di un’altra persona. Sembra quasi come quel gioco chiamato “passa parola”, lo conoscete no? Quello che consiste nel mettersi a cerchio e il primo invento una frase o parola che passando dalla bocca alle orecchie di ciascuno arriva all’ultimo che chiude il cerchio che deve dire ad alta voce la parola a lui passata e la  maggior parte dei casi non è mai uguale all’originale. Sembra stupido questo gioco, ma insegna tanto. La verità non è mai tale. La gente non fa altro che parlare secondo suoi principi e ideali, cosa giustissima. Ognuno di noi ha il diritto di pensare con la propria testa. E dunque il pensiero è soggettivo e di conseguenza anche il giudizio. Un giudizio però può far male alla persona a cui è rivolta: può renderla più fragile, può abbassarle l’autostima, può farla arrabbiare, può addirittura portarla alla perdita di lucidità, può rendere una persona depressa. Ma quindi come funziona? Il giudizio è soggettivo ma letale e può farti soffrire come può farti felice. Si deve solo accettarlo: non si può privare l’altra persona a non maturare quel giudizio, positivo o negativo che sia, il massimo che si possa fare è chiedere spiegazioni, ma neanche queste alla fine guariscono la ferita.  English:  People talk, they always have and always will. In every book there has always been that character crazy for gossip, for gossip. In every book, even without paying much attention to it, the fact is always highlighted how from one voice to another one comes to reconstruct a truth, an event, a speech of another person. It almost seems like that game called "word of mouth", you know it right? What consists in putting oneself in a circle and the first invents a phrase or word that passing from the mouth to the ears of each one arrives at the last one who closes the circle who must say aloud the word passed to him and in most cases it is not never the same as the original. This game sounds silly, but it teaches a lot. The truth is never such. People do nothing but speak according to their principles and ideals, which is very right. Each of us has the right to think for ourselves. And therefore thought is subjective and consequently also judgment. However, a judgment can hurt the person to whom it is addressed: it can make them more fragile, it can lower their self-esteem, it can make them angry, it can even lead to loss of lucidity, it can make a person depressed. So how does it work? Judgment is subjective but lethal and can make you suffer as it can make you happy. You just have to accept it: you can't deprive the other person from not maturing that judgment, whether positive or negative, the best you can do is ask for explanations, but even these won't heal the wound in the end.
Tumblr media
9 notes · View notes
spettriedemoni · 4 years
Text
@domandeorizzontali chiede:
La domanda del giorno è gentilmente offerta da @bicheco: ti viene offerta la possibilità di parlare, domani sera, alla nazione, qualche minuto in diretta nazionale che puoi sfruttare nel modo che ritieni più opportuno: con un breve discorso, ma anche mandando una canzone, per dire. Qualunque cosa. L'unica consapevolezza è che tutti gli italiani ti staranno guardando ed ascoltando. Cosa fai?
@spettriedemoni risponde:
Credo direi qualcosa del genere:
"Cari concittadini è un momento difficile per tutti noi. La parola di oggi è "Resistenza" perché si tratta di resistere al desiderio più che comprensibile di uscire per strada. È il momento che voi smettiate di chiedervi cosa può fare il vostro Paese per voi ma che cominciate a chiedervi cosa potete fare voi per il vostro Paese. Se non sopportate il caldo, non state in cucina. Dopotutto non possiamo piangere sul latte versato, la storia ci insegna che il dado è tratto. Se non puoi scegliere le carte che il destino ti dà, puoi scegliere come giocarle. Ricordate comunque che il mattino ha l'oro in bocca. Non giudicate un libro dalla copertina. Quando sarete a casa, stasera (anche perché dove volete andare? State a casa) date una carezza ai vostri figli e ditegli che questa è la carezza del pap... la vita è sofferenza quindi soffrite. Guardate comunque il lato positivo: non trasmettono più le pubblicità di "Poltrone & Sofà".
Leggete qualcosa che non sia il solito libro di Fabio Volo o il Piccolo Principe anche perché il secondo ha un po' frantumato i cosiddetti.
Pure la citazione di Murakami, quella della tempesta e tu che non sarai più lo stesso dopo averla attraversata ha un po' rotto, dai. Oltre a "Kafka sulla Spiaggia" Murakami ha scritto molto altro, sforzatevi di leggere più di qualche frasetta trovata su internet. Lo stesso vale per Bukowsky, eh.
Fate i bravi, come disse Don Rodrigo.
Sono più simpatico di De Luca, vero?"
Un messaggio breve e... Circonciso. Come vedete ci vuole poco ad essere adatto alla classe politica attuale.
11 notes · View notes