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#Mattia Rubino
oubliettemagazine · 2 years
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10 ottobre di Paola Barbato e Mattia Surroz: la morte cammina al nostro fianco
10 ottobre di Paola Barbato e Mattia Surroz: la morte cammina al nostro fianco
Ho aspettato di scrivere questa recensione dopo aver letto il quarto e ultimo volume della serie edita da Sergio Bonelli nella collana Audaci, curiosa di scoprirne il finale che non mi ha delusa. 10 ottobre di Paola Barbato e Mattia Surroz La storia è ambientata in un mondo distopico in cui non esistono malattia, povertà, problemi quotidiani, un mondo dai toni pastello alla “Pleasentville” (film…
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paukzen · 2 years
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Transalps
Eccoci quì, a raccontare dell'ennesimo viaggio in bici, stavolta per uomini duri.
L'idea nasce anni fa dopo essermi imbattuto in un libro intitolato La traversata delle Alpi in bicicletta, ma, per cause ancora da accertare, ne ho sempre rimandato l'attuazione. Dopo avere tracciato il percorso, infatti, questo è rimasto lì a decantare fino a quando Omar Di Felice fa una cosa simile, chiamando l'impresa Linea di confine (c'è pure il film), e così mi ritorna la voglia di riprenderlo in mano e contemporaneamente modificarlo con i passi che più voglio fare (in rete poi troverò molti altri spunti, in pratica mi sento l'unico a non averlo mai fatto).
Et voilà, il primo passo fondamentale è compiuto.
E ora c'è da pensare all'equipaggiamento che nella sua versione definitiva sarà così composto:
Bici: Canyon Grail, più comoda della bici da corsa e soprattutto con rapporti più agili (48-31 x 11-34)
Pneumatici: Vittoria Rubino Pro IV Graphene 2.0 da 28 'mm. Avrei voluto tanto gli Schwalbe G-One da 30 mm ma non li ho trovati. Cmq alla fine soddisfattissimo delle Vittoria
Tenda: già la scelta di partire in tenda è una scelta. Al di là del risparmio economico, la tenda mi fa molto più "viaggio" e in generale penso che in campeggio ci siano persone più simpatiche e avventurose rispetto agli hotel, chissà mai che. La tenda è comunque leggerissima (Big Agnes Fly Creek HV UL1) ma comporta anche materassino, sacco a pelo (entrambi Sea to Summit, forniti dal mio amico Gianluca), asciugamano, ecc... Più volte (spoiler alert), causa pioggia, finirò comunque in Ostello, B&B o albergo.
Borse (bikepacking): divise tra le collaudatissime Ortlieb, Miss Grape e Topeak.
Altro: le fondamentali luci, gli attrezzi e ricambi per forature, un ricambio di vestiti bici, scarpe da serata di tipo "da scoglio", e un abbigliamento abbastanza leggero ma che alla fine comunque risulterà sufficiente
Libro: unico accessorio assolutamente superfluo è l'e-reader dove prima di partire ho caricato il nuovo libro di Lawrence Osborne Il regno di vetro. Piaciuto, ma una volta finito passerò a Bugiardi e Innamorati di R. Yates e quì siamo ad un altro livello.
Ed ecco la bici al completo:
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Dettaglio non trascurabile, sarò da solo in quanto il mio usuale socio Mattia ha ferie troppo in là.
Il totale, alla fine del giro, sarà:
giorni: 15 (+ prologo)
km: 2003 (vabbè, facciamo 2000)
dislivello: 42.025 (vabbè, facciamo 42.000)
Passi/salite: 35, alcuni un po' "al limite" per il poco dislivello, ma giusto così
Figo, no?
Ed ecco il resoconto con immagini, tappa per tappa . Al solito, Tumblr mi limita il numero di foto, quindi cercherò di non sprecarle. Ne ho fatte più di 400 in tutto il viaggio (senza selezionarle ancora, però).
Prologo: Trieste - Gorizia, 50 km e 306 m d+
Questa non la conto come tappa vera e propria in quanto la partenza da Trieste è alle 16,00 e arrivo solo fino a Gorizia. In teoria l'idea iniziale era partire da lì prestissimo la mattina successiva ma poi la voglia di iniziare subito ha preso il sopravvento.
Comunque, eccomi alla punto ufficiale dell'inizio del viaggio e cioè Piazza Unità d'Italia.
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L'uscita da Trieste prevede un po' di lungomare e dentro di me penso che alla fine lo rivedrò solo tra una ventina di giorni. Non che mi dispiaccia veramente, alla fine sono pelagofobico (il mare ad agosto prevede caldo, gente e traffico), ma tant'è.
Appena entro nell'entroterra trovo boschi devastati da incendi (tipo Calabria l'anno scorso) e percorro anche una strada in teoria chiusa (lo scavalcamento di transenne o altro è un mio marchio di fabbrica) dove ancora si sente odore di bruciato. Poveri!
Poichè percorro strade secondarie non trovo nessuno e già sono di buonumore, addio città!
Alloggio: Agriturismo Gartrož (parto con posto al coperto perchè il giorno dopo volevo iniziare il viaggio con tappone, ma così non sarà)
Ristorante: Al Ponte Del Calvario, posto rustico ed economico dove mangio pasta al pomodoro (da vegetariano sarò sempre un po' in difficoltà con i menu) ed è ottima.
Tappa 1: Gorizia - Bovec (Slovenia), 80,50 km e 1.114 m d+
In partenza canticchio O Gorizia, tu sia maledetta ma più che altro è tutto un "na, na, ..." perchè di parole me ne ricordo 1 su 10.
Quindi urge un ripasso:
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Ad ogni modo si costeggia il fiume Isonzo, da un certo punto in poi su ciclabile, e si passa il confine con la S-LOVE-nia e successivamente la celebre Caporetto.
In Slovenia il fiume Isonzo cambia nome in Soca (ci sarebbero le corna sulla c, ma la mia tastiera non le prevede) e seguendo questo raggiungo Bovec (Plezzo in italiano), non prima di essermi completamente inzuppato grazie ad un acquazzone (o acquivento come scriverebbe Gianni Brera) che inizia verso l'ora di pranzo. Rifugiatomi sotto una tettoia nel centro del paese, ne approfitto per gustare un buonissimo Borek (in rappresentanza del cibo balcanico) e per rimirare perplesso il cielo plumbeo.
Poichè la pioggia non smette per un bel po' e le previsioni del tempo dicono temporali per tutto il giorno (oltretutto io dovrei iniziare a salire a quel punto), mi reco al campeggio più vicino, attendo che spiova un attimo, e monto la tenda.
Ah, la valle del Soca - nella foto seguente un tratto particolarmente stretto, poi la valle si aprirà - è bellissima e tutte le persone si dedicano a kayak, rafting, arrampicata e bici:
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Alloggio: Camping Polovnik, senza infamia e senza lode, anzi con lode visto che mi sono ricordato ora che il tipo della reception mi ha offerto una birra!
Cena: la peggiore pizza mai mangiata (me ne ricordo solo una in Corsica all'altezza, o, meglio, in questo alla bassezza) alla Pizzerija Črna Ovca, che comunque, vedo ora in rete, ha curiosamente ottime recensioni, vai a sapere.
Tappa 2: Bovec - Ovaro (Italia), km 112,5 e 2.570 m d+
Uno Stato (Slovenia) lo liquido subito (in pratica è stato un omaggio a Luka Doncic e Tadej Pogacar), così come i primi 3 passi.
Le previsioni del tempo non sono buone e così parto molto presto sperando di evitare i temporali.
A proposito, la sveglia sarà per tutto il viaggio alle 5,30: orario che mi permetterà di partire - dopo lo smontaggio tenda, la preparazione delle borse e la colazione - verso le 6,30. A proposito, una cosa disagevole della tenda sarà smontarla ogni volta da bagnata e ritrovarmela bagnata la sera successiva, vabbè.
La colazione invece sarà costituita quasi sempre da qualcosa comprato in un supermercato la sera prima come banane, succo di frutta (o caffè in lattina in alcuni posti), dei biscotti e/o cioccolato.
Ma eccoci al primo prestigioso passo! Passo del Predil (1): 1.156 msm, 7 km, 7,3%, 508 m d+. Non un passone, ma la pendenza media è più che onorevole e poi non c'è una macchina, quindi promosso.
Breve discesa (tra l'altro dal passo sono ritornato già in Italia) e si passa alla Sella Nevea (2): vabbè, non è proprio un salitone (non metto i dati che mi vergogno), più che altro un altopiano, ma mi porta in un'altra valle e quindi tecnicamente è un passo e quindi lo conto. Sull'altopiano ci sono dei laghetti e poche persone, mi sembra di capire più che altro pescatori, e pioviggina, così mi fiondo veloce (si fa per dire) sull'obiettivo di giornata (ma anche uno dei principali passi del viaggio) e cioè il mitico Monte Zoncolan (3), affrontato da Sutrio, quindi versante meno nobile e anche un po' meno duro: 1735 msm, 13.5 km, 8,9% (!) 1203 m d+. Sticazzi, meno male che è più facile da questo lato!
I primi 9 km sono comunque abbastanza agevoli il che mi spaventa in quanto, se la matematica non è un'opinione, gli ultimi 3-4 saranno tutti ovviamente al 13% (e infatti!). Ad ogni modo non metto mai giù il piede e arrivo in cima contentissimo.
PS Prima dello Zoncolan, passo da Tolmezzo che ricordavo bellina ma invece non piaciuta. Ci arrivi tramite SS (che tra l'altro un tratto sarebbe anche la ciclovia dell'Alpe Adria: c'è da vergognarsi a fare pedalare una famiglia lì), è calda e non vedi neanche le Pale di S. Martino!
In discesa scopro però perchè il lato nobile è dall'altra parte (a parte la pendenza media dell'11%) e cioè che è mooolto più bello! La strada è minuscola e passa attraversano gallerie scavate nelle rocce, c'è un gran panorama e in più ci sono cartelloni con foto dei ciclisti più illustri, che fa atmosfera.
Ecco una delle gallerie che si trovano lungo la (mia) discesa dallo Zoncolan.
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Della discesa dallo Zoncolan mi gioco un'altra foto:
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Prendo ancora un po' di pioggerella arrivando al campeggio Zoncolan, che mi ero segnato, e lì cosa scopro? Che hanno anche l'Ostello a 20 € (vs camping 14 €) e quindi OVVIAMENTE non c'è nessuna scelta da fare, anche perchè di notte è prevista ancora pioggia.
Alloggio: Ostello Zoncolan, camera bellissima tutta in legno da 6 in cui sono da solo. 20 stelle!!!
Sotto, la prova di quanto è bello l'ostello e che sono da solo.
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Ristorante: quello un po' gourmet del campeggio. Mangiato ottimamente e speso un po' più del dovuto, ma poi cosa mi lamento che tra Svizzera e Austria ci lascerò un capitale ogni volta (mangiando peggio)!
Tappa 3: Ovaro - Passo Tre Croci, km 103 e 3.283 m d+
Tempo? Una merda.
Si inizia con la Sella di Razzo (4) - che poi lungo la salita si passano 2-3 "selle" con altri nomi (tipo Ciampignotto) - che sta a 1.752 msm ed è uno dei valichi alpini più alti delle alpi Carniche, questo ve lo dico per cultura personale.
Alla Sella si arriva prima con salita su strada dove non c'è nessuno e poi si pedala su un altopiano, e cioè quello di Casera-Razzo, dove trovo anche una pista di sci di fondo.
Piaciuto? Piaciuto. Infatti a me piace tutto.
Dal Cadore però cambia tutto l'ambiente ed entro nelle dolomiti vere (scusa Friuli) che però significa purtroppo anche più traffico. Meno male che pioviggina ancora e quindi questo ha limitato un po' il traffico verso Misurina, dove c'è il famoso lago:
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E quindi ecco un'altra salita di quelle mitiche: le tre cime di Lavaredo (5)! 2333 msm, 7,2 km, 8%, 576 m d+. E anche quì i primi 3 km sono più o meno agili, mentre i successivi 4 km partono dall'11-12% per poi arrivare al 14 e 15%!!! Aggiungeteci che a 3 km dalla fine incomincia a piovere fortissimo (e per circa 20 secondi sembra pure un po' di nevischio) e va a finire che mi sento Pantani e quindi arrivo in vetta senza mai prendere in considerazione l'idea di girare la bici. Alla discesa penserò poi.
In cima mi rifugio nel rifugio (eh! eh!) Auronzo (ultra-affollato di gente da tutte le parti del mondo) dove mi rifocillo, a prezzi sorprendentemente onesti, con minestrone, torta e mitico bombardino!
Poiché di foto della salita non ne ho (troppa pioggia) - e tantomeno delle 3 cime (che sono riuscito a non vedere MAI causa nuvoloni - ne posto una di me fuori dal rifugio Auronzo: un mio amico ha commentato che sembro sulla prua di una nave e un altro ha aggiunto "sì, il Titanic":
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Io e altri ciclisti siamo comunque perplessi, fa freddissimo, e attendiamo il momento propizio per congelarci in discesa che infatti arriva dopo un'oretta. Piove ancora ma meno e così ci si fionda giù tutti più o meno nello stesso momento.
PS Visto che non si trattava di un passo, ma si trattava di una salita su e giù, ho lasciato le borse della bici a Misurina dietro un albero al coperto, poi per fortuna ritrovate, daje!
Piove e piove e piove e penso con desolazione al campeggio che mi aspetta dopo Cortina (che si scrive CoRtina ma si legge CoVtina), ma al Passo 3 croci (6) - che annovero anche questo con un po' di vergogna visto che non è che una salita minima - mi imbatto in una struttura B&B Hotels, che conosco perchè ci sono già stato a Genova, Savona e Firenze. Mi chiedono 130 € per una singola (scontata da 140) ma compreso di cena (all you can eat, ci tiene a precisare la tipa della reception) e colazione, mmm... Consulto velocemente i prezzi intorno (ormai tutto bagnato e ancora sotto la pioggia ho abbandonato l'idea del campeggio), che sono tipo il doppio, e quindi eccomi ancora al caldo.
Alloggio e ristorante: B&B Hotels, a cena mangio tantissimo e bene, per almeno 60 €, e a colazione lo stesso quindi tutto sommato soldi spesi benissimo.
Tappa 4: Passo Tre Croci - Alpe di Siusi, km 124 e 3.255 m d+
Siamo nel cuore delle dolomiti, che sono fantastiche per statuto, talmente tanto che quindi, come anticipato, le strade sono piene di macchine, moto e, per fortuna, anche biciclette.
Oggi c'è il sole, ed è un passo avanti, così timbro:
Passo Giau (7), da Pocol (lato più facile): 2.236 sms, 8.6 km, 8.3 %, 716 m d+. Bella mazzatina ma bellissimo.
Passo Pordoi (8), da Arabba: 2.239 msm, 9.4 km, 6.8 %, 637 m d+, più facile e bellissimo
Passo Sella (9), da bivio Pordoi: 2.214 msm, 5.5 km, 7.3 %, 399 m d+, corto perchè preso già in quota (è parte del Sellaronda) e bellissimo
Passo Pinei (10), da Ortisei: 1.442 msm, 4,3 km, 5,6%, 242 m d+, fatto anche e soprattutto per evitare la trafficatissima Val Gardena, che mi porta alla sempre piacevole Alpe di Siusi.
Una giornata top!
In rappresentanza dei 4 passi ci metto questa foto in cima al Giau:
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E, siccome non ho ancora messo una foto con le montagne delle dolomiti in tutta la loro magnificenza, aggiungo questa all'imbocco della salita del Sella:
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Alloggio: Camping Seiser Alm a 5 stelle e che costa 30 € / notte (e mi hanno pure fatto lo sconto!). Camping molto bello, ma che cazzo!
Ristorante: quello gourmet del campeggio. Speso un sacco, mangiato bene.
Tappa 5: Alpe di Siusi - Langenfeld, km 138 e 2.680 m d+
A parte l'ultima tappa, il tratto più caldo del giro (pianura e sole): scendo a Bolzano e da quì, su ciclabile, vado a Merano e quindi, sempre su ciclabile (stavolta gravel), arrivo alla bellissima San Leonardo in Passiria.
Unico passo del giorno è quello del Rombo (11): 2.491 msm, 29,1 km, 6,2%, 1.796 m d+, insomma un mastodonte. All'inizio pure trafficatissimo e strada stretta e quindi mi ingrugnisco un po', ma poi magicamente si svuota e si apre un panorama strepitoso, proprio in corrispondenza di una provvidenziale fontanella (unica acqua della salita) e di un punto, appunto panoramico, da cui si può ammirare la valle:
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Salita lunghissima su cui fatico molto perchè inizio ad essere un po' stanco ma la soddisfazione è anche quella di avere terminato il mio primo terzo di viaggio, non so se come km, ma psicologicamente (= fine dolomiti).
Sul Rombo c'è il museo Timmelsjoch Passmuseum e la bandiera austriaca, perchè l'altro obiettivo di giornata è anche quello di toccare il terzo Stato del giro.
Ecco il museo, abbastanza scenografico, che scopro essere stato appena rifatto, in quanto distrutto da un incendio:
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Arrivo nella Valle dell'Inn - dove c'è un po' di traffico ma che dà fastidio relativamente in quanto gli austriaci sono gente civile - e quindi al campeggio.
Campeggio: ottimo, il giusto compromesso tra quello basic e quello super-accessoriato. Ad ogni modo, se non siamo a livello di prezzi svizzeri, poco ci manca.
Ristorante: quello del campeggio. Non ricordo neanche quello che ho mangiato, quindi alla fine non deve essere stato ne' buonissimo ne' pessimo.
Tappa 6: Langenfeld- Curon Venosta, km 126,7 e 2.343 m d+
Il mio itinerario prevedeva di stare in valle seguendo l'Inn ma poichè la ciclabile era in parte sterrata e si interrompeva spesso per lavori mandandomi sulla statale (trafficatissima) decido di improvvisare una strada alternativa che, scopro, avevo già fatto in passato.
La deviazione si rivela azzeccatissima e mi fa conquistare prima il Gischlewess (quasi 10 km al 5%) e successivamente il Piller Hohe (altrettanti 10 km al 6%) (12) che a questo giro li conto come 1 passo (già Sella Nevea e passo tre croci erano un po' forzati).
A pranzo azzardo al supermercato una piadina con dentro cous-cous che scopro pure ottima.
Scendo successivamente in valle e, pur capendo che c'è qualcosa che non quadra, salgo al passo Resia (13) dalla strada sbagliata!!! Cioè da quella nuova: più trafficata e piena di gallerie. Che babbeo!
Faccio la foto d'obbligo al campanile in mezzo al lago, ripensando al bellissimo libro di Marco Balzano Io resto quì, e proseguo fino all'albergo dove sta passando le vacanze la mia amica Laura, così per una sera non sto da solo.
Foto forse sprecata perchè ne avrete già viste già tante uguali ma vabbè, mi è venuta particolarmente bene:
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Alloggio: Hotel Stocker, dove pago 85 € con cena e colazione. Ci sta.
Ristorante: quello dell'albergo. Buono ma pensavo meglio. Però Achille, il gestore, si rivela un maestro nel fare i cocktail (ha raccontato che studia, va a corsi, gare, ecc...) e così bevo un ottimo, ma veramente ottimo, Moscow Mule!
Tappa 7: Curon Venosta-Celerina, km 142,5 e 3.893 m d+
Dopo un'ottima dormita, parto presto e mi sento subito in formissima. Boh, forse mi sarò allenato a mio insaputa nella prima settimana. Oggi record di passi (anche se qlc un po' tirato per i capelli), in strade che conosco molto bene: sono infatti nel punto più vicino a casa mia. Tornare? Ma va'!
Comunque i passi sono:
Sua maestà Re Stelvio, (14), dalla parte nobile di Prato allo Stelvio: 2758 msm, 24.3 km, 7.4 %, 1808 m d+, e già questo giustificherebbe la giornata. Salita mostruosa con gli ultimi 15 km sempre sopra l'8% e vista strepitosa. Cosa vuole di più un ciclista?
Foscagno (15), da Isolaccia: 2.291 msm, 15.4, 6,1%, 946 m d+, insomma, una salita vera se non fosse che si conferma sempre brutto brutto. Trafficato e senza niente di particolare che lo renda un'esperienza da ripetere, ma poi puntualmente capita sempre di rifarlo.
Eira (16), vabbè questo saranno 3 km, sarebbe stato da contare insieme al Foscagno, invece no, ormai l'ho contato e boh.
Forcola di Livigno (17), da Livigno: 2.315 msm, 12.07 km, 3.7 %, 450 m d+. Ok, non difficile ma passo a tutto gli effetti, almeno questo.
Bernina (18): 2.329 msm, 3.35 km, 8.2 %, 276 m d+. Sì, ok, non lo faccio più, ma conto pure questo anche perchè ti porta in Svizzera! Mia croce e delizia.
Ecco gli ultimi temutissimi km del Re Stelvio con i relativi tornanti (48 in tutto):
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Ed eccomi in cima (tra l'altro non sarà la cima Coppi del viaggio, che beffa):
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Wow!!!
Tocco il 4 Stato e sono carichissimo per la giornata di oggi e per gli ormai non più lontanissimi Susten e Grimsel.
Ad ogni modo arrivo a Celerina, che ben conosco per le mie sciate in Engadina, abbastanza sul tardi e cercando quasi per curiosità i prezzi degli alloggi in internet, scovo a 50 € (in Svizzera è come regalato) un posto in dormitorio (ma in cui sarò ancora una volta solo!!!) all'Ostello Inn Lodge. Così è deciso.
Mi sarò meritato una birra o no???
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Alloggio: Inn Lodge, vedi sopra. Ottimo da ogni punto di vista, colazione inclusa, ma soprattutto perchè ancora una volta mi ritrovo da solo in camerata :)
Ristorante: da Bo's Co., che capisco solo ora leggersi "bosco" e in effetti è tipo giardino e improntato sul vegan/veggy. Mangio una pasta a 23 € ma il ragazzo che gestisce il posto, impietosito, me ne offre un altro ricco piatto. Ottimo!!!
Tappa 8: Celerina-Disentis, km 131 e 2.067 m d+
Diciamo "tappa di raccordo" perchè dopo avere scalato l'inedito Albula (19): 2316 msm, 9.5 km, 6.6 %, 629 m d+, che credevo brutto ma invece è bello (e comunque sempre meglio del vicino Julier) cazzeggio un po' e, a parte la salita di Versam (20) di 2,2 km che conto solo perchè MyCol la inserisce tra le salite d'Europa (sic.), il tutto è un lungo pianoro / leggerissima salita che mi porta a Disentis.
Evitando la statale, si percorre però la bellissima valle di Surselva, fatta appena un mesetto fa in senso contrario con Mattia, che è tutta canyon e strettoie e rocce e che rende questa tappa tutt'altro che noiosa.
La valle è fatta così:
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E poichè una foto della tenda prima o poi volevo metterla, eccola quì alle ore 5,30 della mattina successiva, in tutta la sua fierezza:
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Alloggio: TCS Camping Disentis, piaciuto un sacco!!! C'è anche un laghetto. A proposito, i campeggi svizzeri hanno praticamente sempre un locale chiuso a disposizione per leggere o guardare la tv (se c'è) o cose così e ovviamente è sempre ampio e pulitissimo. Insomma... E' solo perchè sono un signore che evito tutte le volte di dormire direttamente lì dentro. PS Tra l'altro pure nei cessi pubblici svizzeri, anche questi immacolati, c'è sempre questa tentazione. Chissà, prima o poi...
Ristorante: Quello del campeggio. Ho mangiato un poke di falafel (buono!) e patatine fritte.
Tappa 9: Disentis-Ulrichen, km 133,5 e 4.120 m d+, ovvero the Queen Stage!
Parto prestissimo perchè mi attendono 2 dei passi che più volevo fare da un sacco di tempo. Da Milano sono un po' lontani e così ho deciso di prenderli da Trieste, tiè!
E quindi dopo l'iniziale Oberalpass (21) 2.044 msm, 20,4 km, 5.7 %, 604 m d+, che prendo dal lato Disentis e che scende ad Andermatt - cittadina in cui ho evitato di alloggiare in quanto CoVtina della Svizzera e quindi bellissima ma costosissima - mi accingo finalmente a conquistare i miei due passi più attesi del giro:
Susten (22), da Wassen: 2.224 msm, 17.4 km, 7.5 %, 1308 m d+. Uuuh!
Grimsel (23), da Innertkirchen: 2.165 msm, 26 km, 5.9 %, 1540 m d+. Uuuh!
A dire il vero il trasferimento Andermatt-Wassen non è il massimo, anche se all'inizio il percorso per bici prevede di passare da delle gole abbastanza suggestive, ma il Susten e il Grimsel sono tra i più bei passi che abbia mai fatto! Il Grimsel, a tratti sotto una leggerissima pioggerellina, era pieno murato di ciclisti e sulla salita c'era persino la polizia stradale a redarguire moto e macchine troppo sportive.
Due foto in rappresentanza dei due passoni svizzeri sono d'obbligo.
1) Ghiacciaio e un lago a forma di cuore (discesa Grimsel).
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2) Arrivo al passo Susten:
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Complice anche il tappone, finisco però poi a fare una scemata fermandomi troppo presto al campeggio Neufenen mentre avrei potuto proseguire un po' e portarmi avanti sulla infinita pianurona che mi aspetta il giorno dopo.
Alloggio: campeggio Neufenen, no comment. Tipo antipaticissimo, vuole solo contanti, non rilasciando nessuna ricevuta, e che non fa nessuna registrazione. Vabbè, alla fine dormo bene e quindi ok
Ristorante: Hotel Walser dove mi portano una pastasciutta non buonissima ma in compenso abbondantissima! Il prezzo non me lo ricordo ma comunque promosso!
Tappa 10: Ulrichen-Martigny, km 133 e 401 m d+
E dopo la Queen Stage mi tocca la tappa che più temevo: piattone infinito sulla ciclabile del Rodano. Alla fine ero più stanco che non a fare Susten e Grimsel!
Non ho molto da commentare a parte che, per quanto noiosa, una ciclabile così noi in Italia ce la sogniamo per come bene è tenuta e per la segnaletica.
Ciclabile del Rodano:
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Ogni tanto comunque la vista cambia di brutto. Cioè è uguale ma il fiume è dall'altra parte della ciclabile.
Intorno hai comunque le montagne e così alla fine, tra una sosta e l'altra, arrivo a Martigny dove si alza subito un vento fortissimo che mi impedisce di montare la tenda per un bel po'.
Oggi, va da se', unica tappa senza passi :(
Alloggio: campeggio Martigny
Ristorante: con una mossa azzeccatissima vado al ristorante Thailandese Siam-Thai dove posso mangiare riso a volontà! Alla fine non economicissimo, siamo sempre in Svizzera, ma il rapporto quantità-prezzo è ottimo.
Tappa 11: Martigny-Bourg St. Maurice, km 149,51 e 3.755 m d+
E oggi arriverò in Francia (quinto e ultimo Stato attraversato)! Inizia quindi l'ultimo terzo psicologico del mio viaggio.
La tappa inizia però malissimo perchè il Gran San Bernardo (24): 2.469 msm, 30.6 km, 5.7 %, 1.752 m d+, affrontato dalla Svizzera (da Sembrancher, anche se la salita inizia in pratica a Martigny) è davvero brutto brutto. All'inizio trafficatissimo, poi migliora un po' ma per finire in una galleria (per fortuna aperta sul lato salita) di tipo 8 km (boh). Gli ultimi 7 km sono invece molto belli (dal 7% al 9%) ma non ripagano secondo me tutto il tratto prima e quindi lo inserisco nella lista dei passi da non fare più.
Ecco una foto dell'ultimo tratto:
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A sorpresa però il lato italiano è molto più bello e, seppure ancora un po' trafficato, regala un bel panorama e infatti è pieno di ciclisti.
La discesa è velocissima e mi porta ad Aosta dove mangio un ottima farinata (anzi 2) accompagnata da coca-cola (anzi 2).
Non ho tanta voglia di fare il Piccolo San Bernardo (25), da Seez (Aosta): 2.188 msm, 27.7 km, 4.6 %, 1.284 m d+, ma poichè non vedo l'ora di arrivare in Francia mi ci metto d'impegno e proseguo. Che poi "Piccolo"... Sono 28 km di salita!!! Comunque è mooolto più bello del Gran San Bernardo, soprattutto in cima, e così sono contento per un sacco di ragioni.
Sono a 1.700 m di quota, è quasi sera e fa freddo e così non mi sembra il caso di andare in campeggio, o forse sono solamente un po' stanco per la tappona di oggi, quindi, tanto per cambiare, cerco un alloggio al coperto.
Alloggio: Albergo Belvedere, che mi fa 50 €. Un po' antiquato negli arredi e tutto ma perfetto!
Ristorante: quello dell'albergo: ottimo, ma proprio ottimo.
Tappa 12: Bourg St. Maurice - Saint-Michel-de-Maurienne, km 120,52 e 2.339 m d+
Il prestigiosissimo obiettivo di giornata è il passo più alto d'Europa, il col de l'Iseran (26), da Val d'Isere: 2.770 msm, 15,7 km, 6%, 932 m d+.
Fantastico!!!!! Bello, bello e ancora bello! Fatelo anche voi prima o poi!
Quì tre, anzi 4, ciclisti che arrancano :) sotto di me:
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Ma accipicchia arriva ancora la pioggerella in discesa, anche se in realtà non dà molto disagio, ma le previsioni per la notte e il giorno dopo sono pessime. Motivo per cui, dopo la brutta strada da Modane a Saint-Michel-de-Maurienne (pure lui brutto paese con un brutto campeggio dove ero già stato), trovo un albergo veramente messo male ad un costo ragionevole e anche per stasera non ho dubbi su cosa fare (e in effetti pioverà forte tutta notte).
Mi rendo conto adesso che gli alberghi non sono stati proprio pochi, ma ci sta, e resto contento di questo mix (anche se con un po' di freddo e pioggia in meno il bilancio campeggio/hotel sarebbe stato più favorevole). Ad ogni modo, scrivo anche come memo per il futuro, che in realtà anche quando faceva freddo di notte, in tenda sono stato sempre bene. La mattina uscire alle 5,30 era un altro paio di maniche, ma patendo un po' alla fine era più che fattibile.
Alloggio: Savoy Hotel
Ristorante: quello dell'Albergo, abbastanza pessimo.
Tappa 13: Saint-Michel-de-Maurienne - Guillestre, km 122,49 e 3.448 m d+
Quando penso alla Francia alla fine in realtà penso a questo.
Considerate le previsioni, pioggia tutto il giorno ma peggio nel pomeriggio, parto prestissimo con la speranza di non trovare brutto brutto e in effetti incredibilmente mi va benissimo.
Le salite verso Telegraph (27): 1.566 msm, 11.8 km, 7.3 %, 856 m d+ e Galibier (28): 2.646 msm, 18.1 km, 6.9 %, 1.245 m d+, che in pratica costituiscono un'unica salita (ma che io conto come 2 perchè sono 2), partono da 10 m dal mio albergo e mi accolgono con un bel sole, solamente velato a tratti. Sorpresa: non ci sono le marmotte (nooooo!), ma da Valloire in poi resta la mia salita preferita al mondo.
Agevolo una foto tra le 100 che ho fatto:
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Oltretutto, per via di una manifestazione (scopro solo in cima), la strada dall'altra parte è chiusa al traffico e quindi macchine e moto ZERO. Mi godo metro su metro e in cima c'è anche un ristoro aperto a tutti così mi rifocillo con banane, torte, succhi, cioccolato e qualsiasi cosa riuscissi ad ingoiare.
Però ecco la sorpresa, cioè non molto visto che mi era già successo lo stesso quando avevo fatto il Galibier un po' di anni fa: dall'altra parte, ma già sul passo a dire il vero, il tempo è completamente diverso: freddissimo, vento gelido e nuvoloni neri che porteranno per fortuna, da lì a poco, solo pioggerella.
Ad ogni modo scendo fino al Lautaret (passo che, almeno questo, ho avuto la dignità di non contare perchè fatto in discesa) e mi stupisco che con quel tempo ci siano ancora centinaia di ciclisti che iniziano la salita in quel momento (dal Lautaret è comunque più breve, circa 8 km) ed è tutto bellissimo.
Eccolì quì gli intrepidi, con uno strepitoso sfondo!
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Dopo il brutto stradone verso Briancon, che come sempre è pieno di ciclisti - e quindi gli automobilisti sono abituati e attenti - ancora sotto pioggerella, spunta un po' di sole e così decido in tutta fretta di rischiare anche il col de l'Izoard (29): 2.361 msm, 20 km, 5.7 %, 1.141 m d+ che in pratica faccio da solo, ma solo solo, nessuna macchina, nessuna moto, nessun ciclista. D'altro canto il cielo è ridiventato nero nero.
Anche l'Izoard, già fatto 2 volte in precedenza, è bellissimo e subito dall'altro lato c'è quel paesaggio lunare, la Casse Deserte, veramente suggestivo.
Una foto la metto per contratto con me stesso, ma quì potete vederne un sacco di migliori:
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Arrivo sotto la pioggia a Guillestre e quì tanto per cambiare, sdegnato il campeggio dove sono già stato, cerco una sistemazione all'asciutto.
Excursus narrativo: ogni volta che sono sotto la pioggia in Francia (che avviene spessissimo, come potete immaginare) mi viene sempre in mente Parigi di Paolo Conte quando canta "mentre tutto intorno è solamente pioggia e Francia".
Ah, a proposito di Paolo Conte, ovviamente la colonna sonora del viaggio nella mia testa è sempre stata Bartali: "Oh quanta strada nei miei sandali / quanta ne avra’ fatta Bartali / quel naso triste come una salita / quegli occhi allegri da italiano in gita / e i francesi ci rispettano / che le balle ancora gli girano / e tu mi fai dobbiamo andare al cine / e vai al cine vacci tu".
youtube
Alloggio: cApVerb: che non è un albergo vero e proprio ma piuttosto una struttura per vacanze che da quanto ho capito ospita più che altro gruppi (scuole, boy-scout, disabili) ed infatti ha camerate invece che stanze. Pago 45 € per un letto e indovinate un po'? Mi ritrovo da solo anche questa volta (sono a 3 su 3, incredibile), alè! PS Pioverà tutta la sera e la notte e quindi ho di nuovo fatto mooolto bene.
Ristorante: quello della struttura. La cena costa 15 €, non superba ma mi danno il bis quindi va più che bene.
Tappa 14: Guillestre - Isola, km 131,81 e 3.782 m d+
Poichè sono uomo di mondo e conosco questa parte di Francia come le mie tasche, la mattina mi dirigo sicuro verso l'imbocco del Col du Vars ma, senza accorgermi, prendo un'altra salita che porta invece a Risoul (30): 1.850 msm, 14 km, 6.1 %, 850 m d+. Quando me ne rendo conto sono ormai a salita iniziata e comunque mi sento in formissima e così proseguo contento di aggiungere un altro traguardo al viaggio. Anche in questo caso nessuna macchina, ma sarà stato anche l'orario, e arrivato in cima mi ritrovo nell'ennesima località sciistica (tipo Isola 2000 o Vars) costruita malino e abbastanza anonima, ma con bellissime montagne intorno.
Risoul è una salita senza sbocchi e quindi, ridisceso a Guillestre, inizio quella che doveva essere la prima salita di giornata, il col du Vars (31): 2.111 msm, 19.4 km, 5.7 %, 1.111 m d+. Anche questo lo avevo già fatto 2 volte, e come si dice: bello, ma non ci vivrei. Neanche troppo duro, così scendo veloce verso Jausiers, cittadina che ha un campeggio bellissimo in cui sono già stato, ma a sto giro non mi fermo.
L'ultimo GPM in programma del giorno è infatti il col de la Bonette (anche questo già fatto, però dall'altro lato), anche se stavolta darò soddisfazione ai francesi e salirò fino alla Cima della Bonette (32): 2.802 msm, 23 km, 6,8%, 1.571 m d+, che poi sarebbe la strada asfaltata più alta d'Europa, non il passo. Cioè, il passo sarebbe a 2.715 msm ma per diventare la strada più alta d'Europa hanno fatto fare alla stessa un circolo intorno ad un colle lì di fianco così da raggiungere questo record. PS In internet comunque si trovano altre strade che si vantano della stessa cosa, quindi vai a sapere.
Vedete che è la strada più alta d'Europa (dicono loro)? Lo hanno pure scritto:
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E questa è la strada che hanno fatto girare intorno al colle (al 13%, eh! dalla foto non sembra, mannaggia a loro):
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Ad ogni modo, oggi tra l'altro finalmente il tempo è sempre stato bello, raggiungo Isola, cittadina in cui sono ormai stato più e più volte, e il suo campeggio, che già ben conosco.
Alloggio: Aire Camping-Car Park, che nel frattempo è diventato tutto automatico, nel senso che ti registri all'ingresso ad una macchina automatica e finisce tutto lì. Scopro ora che sarebbe vietato alle tende!!!! Vabbè, ormai è andata.
Ristorante: Pizzeria (e grill) attaccata al campeggio, sul laghetto. Bella location e pizza ottima ma davvero ottima.
Tappa 15: Isola - Ventimiglia, km 202,72 e 2.616 m d+
Sono all'ultima tappa!!!! Ho allo stesso tempo voglia di finire e non finire, così modifico il percorso all'ultimo e aggiungo il Col de Couillole (33): 1.678 msm, 6,02 km, 7.3 %, 1.168 m d+. Proprio bello, cavoli!!! Ho fatto benissimo. Mi accorgo solo in cima che lo avevo già fatto in passato, però dall'altro versante, ma non è come fare 2 volte Monticello, ovviamente.
Appena all'inizio della salita, buco per la prima volta nel viaggio (ci sta) ma ovviamente ho tutto l'occorrente e riparto quindi in frettissima perchè la tappa di oggi è lunga.
Sceso dall'altra parte del Couillole, con un'altra "salitina" raggiungo Valberg (34): 1.673 msm, 6.1 km, 3.8 %, 231 m d+, che è catalogato come passo, giustamente perchè ti porta in un'altra valle, sia da salite.ch sia da MyCol, e quindi questo vale a tutti gli effetti, nessun rimorso.
Da lì è tutta una discesa lungo la valle del fiume Var, che all'inizio è una vallata splendida incastrata tra le rocce e il fiume laggiù in basso ma poi diventa uno stradone brutto, brutto e ancora brutto e trafficatissimo.
Questa è la valle come si presenta all'inizio (poi peggiorerà):
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In più fa veramente caldo, come non lo provavo da 15 giorni, quindi sono solo contento di arrivare a Nizza il prima possibile. Solo verso la fine della valle inizia una ciclabile che mi conduce alle porte della città dove costeggerò il lungomare e mi domanderò come sempre come fanno le persone ad andare al mare ad agosto: boh, per me l'inferno.
Uscito da Nizza, seguo la ciclovia per Menton e mi ritrovo a fare l'ultimo passo del mio viaggio e cioè il col d'Eze (35): 507 msm, 10 km, 4.9 %, 490 m d+. Incredibile che anche in questo caso non incontro ancora nessuno. Sotto, sul mare, è un inferno, ma all'interno, a soli 5 km in linea d'aria, non c'è nessuno, vai a capire le persone.
Ormai sono praticamente arrivato, mi basta passare la frontiera, fare un breve ma brutto tratto su strada statale, ed eccomi finalmente a Ventimigliaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!
Ultima foto:
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Oggi tappa più lunga del giro (200 km) e quindi arrivo tardi, tipo alle 19,00, giusto per rendermi conto che non c'è nessun posto per dormire ad un prezzo accettabile (il minimo è 280 €) e il campeggio lo scarto a priori perchè ci sono già stato ed è affollatissimo, brutto e in più non sono tranquillo per la bici. Vabbè, prendo al volo l'ultimo treno per Genova.
E grazie come sempre all'ultimo pignone!
Addendum:
Da Genova il giorno dopo andrò, sempre in bici, in val Trebbia (ospite di Corrado) 2 notti. Da lì farò un giro in Val d'Aveto e mi fermerò al bellissimo campeggio di Cerignale ancora 2 notti e quindi, passando per la val Nure, l'ultima notte la passero da Marco a Zavattarello (Val Tidone), da cui il giorno dopo tornerò a casa (e bucherò per la seconda volta a Pavia).
Ci piazzo quindi altri 360 km e 6.575 m d+, mica cazzi. ad ogni modo questi non conteggiati nel viaggio.
PS Tra l'altro le strade interne della val d'Aveto sono veramente abbandonate a se stesse e ci sono solo piccole frazioni di quattro case in tutto. Insomma, strade bellissime che, anche se già conoscevo, sono da fare molto più spesso. D'estate no, però, perchè troppo caldo.
E un'altra estate è passata.
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tarditardi · 6 days
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25/05 Indira Paganotto fa ballare Bolgia - Bergamo
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Sabato 25 maggio 2024 al Bolgia Summer Garden, il giardino estivo del Bolgia di Bergamo, arriva l'artista madrilena Indira Paganotto, una delle dj più richieste al mondo nella scena elettronica. Si tratta di un altro memorabile party, un'altra notte da vivere nel tempio dell'elettronica sull'A4, dove ogni weekend la musica che si balla è quella dei protagonisti dei top club del mondo. 
Classe '92, su Instagram la Paganotto ha ormai raggiunto i 2 milioni di follower. Il padre faceva il dj negli anni '80 e '90 nell'isola di Goa. Naturale, per Indira, l'approdo in discoteca. I primi passi li muove in Spagna e nel 2012 arriva "Underground Love", pubblicato da Pooledmusic, l'etichetta di Ian Pooley. Tra le altre collaborazioni spicca quella con Octopus Recordings. La sua è una techno potente e personale, dove il beat veloce e incessante toglie il respiro sempre. Tra i lavori recenti spiccano sicuramente "Scenary The Remixes" di Mattia Trani, un EP che contiene il bel remix che Indira ha realizzato per la traccia "No Future". La produzione in studio, come il giro del mondo in console, è incessante. Ed ecco, ad aprile 2024, un altro tassello della sua discografia: "Gipsy Queen EP", tra techno e innesti psy-trance. Tra i top club internazionali, tra cui il Bolgia, la Paganotto anche a giugno 2024 è impegnatissima e il 13/06 presenta a Barcellona il party ARTCORE, dove raduna in console colleghi come Ben Klock o Chris Liebing, al Castell de BEN Viure di Barcellona. Chiudono il cerchio in console al Bolgia il 25 maggio 2024 Alex Rubino, WM e MuDdler.
Durante la stessa notte, il 25 maggio 2024, al Bolgia si balla pure nella Indoor Main Room, con il party FADE MADE e la musica di dj come SPADØ, Mae, Soltero, Solid ravers, Smash, Ovester, Nyxer, kaai e Aendo. Il Bolgia apre alle 23.30 e si balla fino alle 6 del mattino.
L'appuntamento di sabato 25/05/24 al Bolgia con Indira Paganotto è solo l'ennesimo di assoluto livello. Qui si sono esibiti tra gli altri, top dj come Nico Moreno, I Hate Models, 999999999, Deborah De Luca, Joseph Capriati, Trym, Pawsa, Stella Bossi, Ilario Alicante, Len Faki, Ellen Allien e Métaraph, Mathame, Gordo, Fatima Hajji, Leon o top party come Kaluki.
25/05 Indira Paganotto @ Bolgia - Bergamo
Bolgia - Bergamo
via Vaccarezza 9, Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803
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25/05 Indira Paganotto fa ballare Bolgia - Bergamo
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Sabato 25 maggio 2024 al Bolgia Summer Garden, il giardino estivo del Bolgia di Bergamo, arriva l'artista madrilena Indira Paganotto, una delle dj più richieste al mondo nella scena elettronica. Si tratta di un altro memorabile party, un'altra notte da vivere nel tempio dell'elettronica sull'A4, dove ogni weekend la musica che si balla è quella dei protagonisti dei top club del mondo. 
Classe '92, su Instagram la Paganotto ha ormai raggiunto i 2 milioni di follower. Il padre faceva il dj negli anni '80 e '90 nell'isola di Goa. Naturale, per Indira, l'approdo in discoteca. I primi passi li muove in Spagna e nel 2012 arriva "Underground Love", pubblicato da Pooledmusic, l'etichetta di Ian Pooley. Tra le altre collaborazioni spicca quella con Octopus Recordings. La sua è una techno potente e personale, dove il beat veloce e incessante toglie il respiro sempre. Tra i lavori recenti spiccano sicuramente "Scenary The Remixes" di Mattia Trani, un EP che contiene il bel remix che Indira ha realizzato per la traccia "No Future". La produzione in studio, come il giro del mondo in console, è incessante. Ed ecco, ad aprile 2024, un altro tassello della sua discografia: "Gipsy Queen EP", tra techno e innesti psy-trance. Tra i top club internazionali, tra cui il Bolgia, la Paganotto anche a giugno 2024 è impegnatissima e il 13/06 presenta a Barcellona il party ARTCORE, dove raduna in console colleghi come Ben Klock o Chris Liebing, al Castell de BEN Viure di Barcellona. Chiudono il cerchio in console al Bolgia il 25 maggio 2024 Alex Rubino, WM e MuDdler.
Durante la stessa notte, il 25 maggio 2024, al Bolgia si balla pure nella Indoor Main Room, con il party FADE MADE e la musica di dj come SPADØ, Mae, Soltero, Solid ravers, Smash, Ovester, Nyxer, kaai e Aendo. Il Bolgia apre alle 23.30 e si balla fino alle 6 del mattino.
L'appuntamento di sabato 25/05/24 al Bolgia con Indira Paganotto è solo l'ennesimo di assoluto livello. Qui si sono esibiti tra gli altri, top dj come Nico Moreno, I Hate Models, 999999999, Deborah De Luca, Joseph Capriati, Trym, Pawsa, Stella Bossi, Ilario Alicante, Len Faki, Ellen Allien e Métaraph, Mathame, Gordo, Fatima Hajji, Leon o top party come Kaluki.
25/05 Indira Paganotto @ Bolgia - Bergamo
Bolgia - Bergamo
via Vaccarezza 9, Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803
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lamilanomagazine · 1 year
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Rovigo, Il murale “Il volo” colora la comunità per disabili “Il Diamante”
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Rovigo, Il murale “Il volo” colora la comunità per disabili “Il Diamante”.   È stato inaugurato mercoledì 14 dicembre il grande e colorato murale che ha cambiato il volto della comunità “Il Diamante” in Commenda. Fiori, motivi vegetali e voli di uccelli sono l’opera “Il volo”, realizzata dall’artista Rosmunda questo autunno, durante varie giornate in cui il suo lavoro creativo ha coinvolto e appassionato gli ospiti della comunità, persone adulte con disabilità. Tutto è nato dall’associazione Art Flood, in collaborazione con il festival DeltArte, nell’ambito del progetto “Interazioni tra generazioni”: un percorso creativo rivolto alle persone più fragili della popolazione e agli anziani, sostenuto dal Comune di Rovigo con il progetto “Cedro 2.0”. Protagonisti dell’esperienza, oltre agli ospiti del “Diamante”, anche le studentesse dell’indirizzo socio sanitario dell’Istituto “De Amicis” di Rovigo. Insieme, i partecipanti hanno realizzato laboratori creativi in cui esprimersi, conoscersi, creare attivamente. Un doposcuola creativo, una volta a settimana, con la presenza di un’insegnante di discipline artistiche, un’artista e un’educatrice. L’inaugurazione del murale è stata anche il momento conclusivo di questo percorso, una vera e propria festa a cui erano presenti Melania Ruggini di Art Flood, il coordinatore della comunità Mattia Roncon e l’assessore al Welfare Mirella Zambello, oltre ovviamente agli ospiti e agli operatori della struttura. In concomitanza è nato il progetto di un’opera che colorasse l’esterno della comunità. La scelta è caduta sulla giovane artista Rosmunda, già autrice delle opere su Dante e la Rovra alla biblioteca di Ariano Polesine e “Il mondo gentile” all’istituto comprensivo di Villanova del Ghebbo. Il nuovo volto della comunità “Il Diamante” è un’altra tappa del percorso di crescita di questa struttura e della sua gemella “Il Rubino”, che dal 2021 sono gestite dall’impresa sociale Abilo, creata nell’incubatore rodigino di Zico proprio per rilanciare questi progetti. Oggi la comunità accoglie dieci persone con disabilità, che qui trovano non solo una residenza, ma soprattutto uno spazio in cui trascorrere bene il proprio tempo, relazioni positive con operatori e volontari, attività che stimolano le loro capacità e la loro autonomia.    ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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UN CONVEGNO NAZIONALE SU SCOUTISMO E ANTIFASCISMO
Roma
9 marzo 2019, centro Boncompagni 22, via Boncompagni 22, ore 20.30
10 marzo 2019, cinema Caravaggio, via Paisiello 24, ore 10
Dopo le settimane di preparazione e i due giorni passati insieme a Roma siamo tornati alle nostre vite quotidiane, agli studi e al lavoro con una nuova esperienza nello zaino. È stato un weekend intenso e bello.
Ecco i portali dove nei prossimi giorni pubblicheremo progressivamente i materiali del convegno: foto, atti, registrazioni.
Le registrazioni su Soundcloud 
Documenti e slide in una cartella condivisa
Le foto su Flickr
I partecipanti al convegno hanno scelto di lasciarsi con una serie di impegni condivisi per continuare insieme, li trovi a questo link.
L’appello che ha lanciato un convegno nazionale su scoutismo e antifascismo rimane aperto alle firme di capi in servizio e di ex capi scout delle associazioni italiane. L’indirizzo è sempre quello: [email protected] 
L’appello
Siamo educatori scout, Capi e soci adulti delle associazioni italiane, antifascisti per storia e visione del mondo. Vogliamo piantare la nostra tenda anche in questa fase storica così delicata, in questo mondo che muta così velocemente in una direzione che ci pare spesso sbagliata, preoccupante e contraria ai nostri valori.
Troppo spesso dai quattro angoli del paese e del continente ci arrivano storie strazianti. Personaggi violenti picchiano donne e uomini colpevoli solo di essere diversi per idee, per colore della pelle, per opinioni sulla vita e sul mondo. Intolleranza e sopraffazione si diffondono mentre esseri umani muoiono in mare. Nella politica e nella società, il livello di discussione si limita spesso a slogan che nascondono lacune culturali e una evidente mancanza di consapevolezza rispetto alla realtà. Nonostante i dati parlino di un numero di reati in costante diminuzione, gli imprenditori della paura speculano sul senso di insicurezza e precarietà della gente, per alimentare sui territori insensate guerre tra poveri.
Ogni settimana, ogni giorno, in giro per gli stessi territori bambine, bambini, ragazze e ragazzi, giovani e Capi continuano allo stesso tempo a giocare un gioco che ha ormai più di cent'anni e che si basa su principi completamente opposti: fratellanza, vita all'aria aperta, educazione fra pari sono il cardine di ciò che noi chiamiamo educazione alla libertà. Per questo sappiamo che l’antifascismo per un Capo scout è una scelta di metodo, oltre che un valore: è un modo di fare, uno stile dell’educare, un’attenzione da tenere costantemente presente quando si organizzano giochi, attività, proposte.
Le associazioni scout italiane da sempre hanno tenuto fermo questo patrimonio di idee e di valori. Il CNGEI nella propria carta di identità associativa pone la democrazia, all’interno dei propri processi decisionali e come fulcro della propria azione educativa,  tra le proprie scelte fondanti e caratterizzanti e, quanto all'educazione dei giovani, evidenzia il concetto di coeducazione, ovvero di educazione per tutti e con tutti, accettando e rispettando ogni diversità. L’AGESCI pone l’antifascismo tra i riferimenti fondamentali della Scelta Politica contenuta nel Patto Associativo, il documento fondativo dell’unificazione di ASCI e AGI avvenuta nell’aprile 1974: da allora lo ha sempre mantenuto come irrinunciabile, rilanciandolo e facendolo vivere negli eventi per capi e ragazzi, oltre che nella propria quotidiana democrazia associativa.
Questo è un coraggio che viene da lontano. Le Aquile Randagie in Lombardia, gli scout clandestini dello Stretto e della Calabria, le guide e gli scout antifascisti a Roma: durante gli anni della Giungla Silente, quando la dittatura nazifascista soppresse tutte le associazioni educative diverse dall’Opera Nazionale Balilla e dall’Azione Cattolica, gruppi di Capi e ragazzi scelsero la clandestinità perché alla base del loro agire avevano una scelta di mondo, un'idea di ciò che l'uomo e la donna possono diventare, quella che oggi alcune associazioni scout chiamano Partenza. 
Da tempo noi ci troviamo invece ad assistere, oltre a momenti positivi e a prese di posizioni auspicabili, anche a contraddizioni e compromessi all'interno delle nostre associazioni. A timidezze e a volte a errori: ad attività da migliorare, a episodi non affrontati, a Capi non abbastanza preparati e non abbastanza consapevoli e attivi sui temi dell'antifascismo; allo stesso tempo conosciamo quanto i Capi giovani - e non solo - oggi chiedano formazione di qualità e posizioni rigorose su antifascismo, antirazzismo, nonviolenza e critica radicale al potere come dominio. Vediamo anche che i nostri ragazzi, molto più adulti oggi delle generazioni che li hanno preceduti, sono fortunatamente meno disposti ad accettare risposte preconfezionate e ordini che vengono da adulti, a volte Capi, spesso pronti ad ostentare un’autorità che non hanno, anziché esprimere una più auspicabile autorevolezza: sono così proprio le future donne e i futuri uomini che ci sono affidati a chiedere sui grandi temi dei nostri tempi proposte chiare, contenuti forti, qualità educativa elevata.
Sappiamo bene quanto sia difficile essere associazione al giorno d’oggi. È per questo allora che vogliamo essere fedeli alla nostra Promessa e renderci utili anche in tempi che troviamo cupi, trasformandoli in giorni promettenti. Vogliamo ritrovarci per discutere e pensare, per condividere ciò che ci sta a cuore, migliorare la nostra azione educativa e confermarla ancorata a quei riferimenti che per noi sono irrinunciabili. Vogliamo costruire un pensiero che sia di servizio alle associazioni che operano sul territorio e ai singoli Capi che si impegnano ai quattro angoli del paese.
Ci convochiamo allora, come Capi scout, educatori liberi, in un Convegno nazionale su scoutismo e antifascismo, che vivremo il 9 e il 10 marzo 2019 a Roma, presso il cinema Caravaggio. Un incontro di studio, di riflessione, di dibattito, di approfondimento e meditazione. Un incontro di formazione. Un altro passo nella giusta direzione.
Siamo Capi scout,
Siamo antifascisti.
Coordinamento Capi Scout Antifascisti
Per aderire scrivi a [email protected]
I capi firmatari dell’appello
Tommaso Caldarelli, Lazio, Agesci
Maria Chiara Porretta, Lazio, Agesci
Margherita Posta, Lazio, Agesci
Paolo Nunziante, Liguria, Agesci
Valentino Scordino, Calabria, Agesci
Giovanni Gaiera, Lombardia, Agesci
Emanuele Luigi Colazzo, Lazio, Agesci
Daniela Ferrara, Sicilia, Agesci
Nicola Selim Babaoglu, Bologna, Cngei
Luca Montanari, Bologna, Cngei
Laura Pattuzzi, Emilia-Romagna, Agesci
Mattia Pesci, Emilia-Romagna, Agesci
Silvia Sturani, Veneto, Agesci
Padre Giuseppe Trotta Sj, Campania, Agesci
Mariarosaria Zamboi, Lazio, Agesci
Giorgio Manca, Lazio, Agesci 
Saverio Sciao Pazzano, Calabria, Agesci
Ciro Facciolla, Portici, Cngei
Antonello Praticó, Calabria, Agesci
Luca Scarpiello, Bari, Cngei
Riccardo Camedda, Roma, Cngei
Gregorio Lombardi, Fermignano, Cngei
Giada Jacqueline Todisco Grande, Fermignano, Cngei
Mirta Cimmino, Napoli, Cngei
Matteo Morara, Emilia Romagna, Agesci
Margherita Milone, Liguria, Agesci
Chiara Zotti, Piemonte, Agesci 
Gianluca Scacco, Emilia Romagna, Agesci
Lia Zornetta, Emilia Romagna, Agesci
Federico Scarpelli, Toscana, Agesci
Attilio Valentini, Ariccia, Cngei
Paolo Biella, Lombardia, Agesci
Francesca Galletti, Ariccia, Cngei
Azzurra Chiaramonti, Lazio, Agesci 
Silvia d’Auria, Lazio, Agesci
Simone Barbieri, Liguria, Agesci
Giovanni Raffa, Calabria, Agesci
Antongiulio Cavaliere Converti, Calabria, Agesci
Giulia Addazi, Lazio, Agesci
Dina Tufano, Lombardia, Agesci
Lorenzo Morandi, Lombardia, Agesci
Alessandro Cogorno, Liguria, Agesci
Caterina Bondi, Emilia Romagna, Agesci
Andrea Biglietti, Bologna, Agesci
Francesco Mancioppi, Liguria, Agesci
Marco Fumagalli, Lombardia, Agesci
Pietro Acrami, Lombardia, Agesci
Pierpaolo Rapicano, Campania, Agesci
Francesca Saccomandi, Emilia Romagna, Agesci
Lorenzo Gilli, Lazio, Agesci
Benedetta Rubino, Lombardia, Agesci
Luca Pirolo, Lombardia, Agesci
Teresa Ballerini, Pesaro, Cngei
Matteo Zornetta, Emilia Romagna, Agesci
Matilde Marzorati, Lombardia, Agesci
Giulia Ventimiglia, Lombardia, Agesci
Anna Cerati, Lombardia, Agesci
Jacopo Mascheroni, Lombardia, Agesci
Carolina Vitale, Lombardia, Agesci
Jacopo Cerati, Lombardia, Agesci
Laura Maialetti, Lombardia, Agesci
Giovanni Romano, Lecce, Cngei
Pietro Feltri, Lombardia, Agesci
Bianca Ferrari, Milano, Cngei
Daniele Caldarelli, Ariccia, Cngei
Francesca Fumagalli, Lombardia, Agesci
Jacopo Pesiri, Padova, Gruppo Scout Pablo Neruda
Claudio Ielmini, Piemonte, Agesci
Marta Abbate, Lombardia, Agesci
Chiara Abbate, Lombardia, Agesci
Sarah Longo, Lombardia, Agesci
Francesca Gorla, Lombardia, Agesci
Giovanni Terribile, Lombardia, Agesci
Alessandro Colombo, Lombardia, Agesci
Camilla Tambani, Lombardia, Agesci
Gabriele Riva, Lombardia, Agesci
Davide Scopece, Lombardia, Agesci
Cristina Pilichi, Lombardia, Agesci
Giulia Galliani, Lombardia, Agesci
Flavio Zecchinello, Lombardia, Agesci
Marco Piazzoni, Lombardia, Agesci
Carlo Bidoia, Lombardia, Agesci
Luciano Squillaci, Calabria, Agesci
Antonino Nunnari, Calabria, Agesci
Anna Colombo, Lombardia, Agesci
Samuele Pirronello, Lombardia, Agesci
Maddalena Cavadini, Lombardia, Agesci
Maria Fera, Liguria, Agesci
Anna Colombo, Lombardia, Agesci 
Cecilia Barberis, Lombardia, Agesci
Sofia Ronchetti, Lombardia, Agesci
Giuggi Palmenta, Calabria, Agesci
Andrea Bosio, Liguria, Agesci
Elisa Galli, Lazio, Agesci
Andrea Bogino, Sardegna, Agesci
Jessica Marino, Calabria, Agesci
Fabio Tassone, Lazio, Agesci
Davide Palluzzi, Lazio, Agesci
Matteo Spallacci, Marche, Agesci
Sara Lonato, Lombardia, Agesci
Marino Marinelli, Toscana, Agesci
Medea Zanon, Bologna, Cngei
Valentina d'Alessio, Abruzzo, Agesci
Lucia Romeo, Calabria, Agesci
Angela Pesce, Umbria, Agesci
Manlio Majorani, Umbria, Agesci
Giulia Ghini, Emilia Romagna, Agesci
Cristian Calzolari, Bologna, Agesci
Pierpaolo Giordano, Ariccia, Cngei
Salvo Ranno, Messina, Cngei
Tiziano Carbone, Velletri, Cngei
Sara Moon Villa, Milano, Cngei
Susanna Chiulli, Lazio, Agesci
Emanuele Falcolini, Lazio, Agesci 
Marialuisa Mortara, Lazio, Agesci
Domenico Alghiri, Lazio, Agesci
Antonio Coccia, Lazio, Agesci  
adesioni in continuo aggiornamento...
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Sostenitori - Ex capi scout 
Gian Domenico Ricaldone, Liguria; Annarita Leobruni, Lazio; Elisabetta Fonti, Lazio; Matteo Fontana, Lazio; Giulia d’Auria, Lazio; Romolo Corradi, Marche; Amaniele Teke, Lazio; Valentina Marra, Lazio; Vittorio Agnoletto, Lombardia; Fabio Siclari, Calabria; Alessandro Cartisano, Calabria; Cosimo Magnelli, Toscana; Alice Vergani, Lombardia; Fulvia Fadda, Toscana; Michela Brambilla, Lombardia; Alessandro Colleoni, Lombardia;  Adriano Palagi, Toscana; Giovanni Cresci, Toscana; Marta Cristianini, Lazio; Giulio Lattanzi, Toscana; Christina Tanca, Marche; Michela Laurenzo, Sardegna
Raccogliamo adesioni di capi ed educatori scout, di assistenti ecclesiastici, di ex capi scout. 
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carlosman · 2 years
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LAST MINUTE DRUMMERS WANTED Mattia Rubino suonerà insieme agli Ironwill presso lo ZIGGY Club di Torino questo Sabato 30 Aprile 🤘 Un sincero GRAZIE in anticipo per aver aver accolto la mia proposta per la sostituzione in quanto sarò in trasferta lavorativa per Il Tempo Abitato a Cannigione (Sardegna) da questo Lunedì pomeriggio per più di una settimana. Amici di Torino, fate sentire la vostra accoglienza all’ormai MILANESE Mattia come un WELCOME BACK to Turin 🤘🤠🤘 #lastminutedrummer #carloscantatore #carlosman #mattiarubino #ironwill #torino (presso ZIGGY Club) https://www.instagram.com/p/CcxGb36NLBE/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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tempi-dispari · 3 years
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Al via Garbatella Images 2021 - Visioni, ideato da Francesco Zizola
Una ricerca visiva attraverso il territorio e la storia del quartiere Garbatella
Il nuovo capitolo del progetto Garbatella IMAGES
Un lavoro site-specific e di produzione fotografica ad opera di 6 autrici/autori
Ideazione e direzione artistica di Francesco Zizola a cura di Sara Alberani e Francesco Rombaldi (YOGURT Magazine)
opere di: Mary Baldo, Luca Brunetti, Luigi Cecconi, Simone D’Angelo, Federica Leone, Linda Pezzano
dal 20 al 30 marzo 2021
10b Photography presenta il primo ciclo del progetto triennale Garbatella IMAGES, intitolato VISIONI, con la direzione artistica di Francesco Zizola e la curatela di Sara Alberani e Francesco Rombaldi (YOGURT Magazine).  Dal 20 al 30 marzo 2021, in mostra le opere fotografiche inedite di 6 autrici/autori e la loro pubblicazione fotografica (prima di 3).
La mostra sarà allestita presso la galleria 10b photography e nei lotti 24, 29, 30 e 55. L’intenzione è di favorire il lavoro site-specific, ovvero in stretta relazione con il quartiere Garbatella. Il progetto rappresenta il primo capitolo di un percorso che si svilupperà in tre anni e che affronterà le tematiche Visioni, Corpo e Spazio.
Il progetto, promosso da Roma Culture, è vincitore dell’Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020/2021/2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE.
Il primo capitolo della ricerca triennale sul quartiere Garbatella, VISIONI, si concentra sull’immaginazione e sulle potenzialità creative del linguaggio fotografico in relazione allo storico quartiere romano, così carico di un suo immaginario legato al patrimonio storico, sociale, architettonico.
Il territorio viene reinterpretato dalle fotografe/i selezionati – Mary Baldo, Luca Brunetti, Luigi Cecconi, Simone D’Angelo, Federica Leone, Linda Pezzano – attraverso i nuovi linguaggi della fotografia contemporanea, per un lavoro capace di riabitare lo spazio urbano della città-giardino, di catturare suggestioni invisibili o profondamente radicate, di costruire una realtà “altra”, filtrata dalle narrazioni collettive e personali degli autori e degli abitanti.
Il quartiere si destruttura in sei narrazioni che con la propria ricerca reinterpretano l’identità della zona, declinandola in una sorta di atlante immaginifico, e portando avanti sei diverse progettualità, indipendenti ma complementari.
I temi di indagine spaziano dal lavoro sugli archivi fotografici personali degli abitanti, allo scenario notturno dei lotti, dalle storie femminili che ne hanno disegnato il carattere sociale, agli elementi marini che ne compongono la storia urbana, fino ad un lavoro site-specifici di abitazione di un lotto per un periodo forzato e continuativo, in relazione all’impossibilità di movimento ai tempi del lockdown.
Visionisi pone come una riflessione complessa e alternativa di una realtà che negli ultimi mesi abbiamo imparato ad abitare con altri strumenti, in primis adoperando i dispositivi e i linguaggi digitali, in questo caso al servizio degli autori per spingere gli elementi caratterizzanti il quartiere un po’ più in là rispetto alla canonizzazione comune con cui li riconosciamo e tenere aperta la relazione tra realtà e interiorità.
La novità di questa edizione è rappresentata dalla collaborazione con Francesco Rombaldi, direttore e curatore di YOGURT Magazine, rivista e network di cultura fotografica di stampo internazionale, che cura la selezione e la ricerca visiva degli autori, in dialogo costante con la 10b photography e la sua presenza sul territorio.
Le opere prodotte saranno visibili all’interno del quartiere in una mostra collettiva dal 20 al 30 marzo, curata da Sara Alberani, in collaborazione con Francesco Rombaldi e Francesco Zizola, sia dentro gli spazi della 10b Photography dal lunedì al sabato dalle 18.00 alle 20.00 previa prenotazione, che negli storici lotti del quartiere, concependo gli spazi degli stenditoi come elemento urbano collettivo ed espositivo.  
I lavori degli autori trovano spazio anche in un volume fotografico (primo di tre) che andrà a comporre una narrazione complessiva triennale su Visioni – Corpo – Spazio, a cura di Francesco Rombaldi in collaborazione con Sara Alberani e Francesco Zizola. Il volume sarà arricchito dal contributo artistico di un giovane e talentuoso illustratore, Mattia Ammirati, che firmerà la copertina della prima delle tre pubblicazioni.
Completa il programma una serie di visite guidate, aperte e gratuite su prenotazione, per condurre gli abitanti e un pubblico più vasto lungo il percorso della mostra e della sua pubblicazione.
Informazioni:
Ingresso contingentato presso 10b Photography Via San Lorenzo da Brindisi, 10b, 00154 Roma
Ingresso libero nei lotti di Garbatella
LOTTO 24: ingresso da via Giustino De Jacobis 8A (di fronte trattoria Tanto pe’ magnà)
LOTTO 29: ingresso da via Pasquale Tosi 3
LOTTO 30: ingresso da via Francesca Saveria Cabrini 5 oppure da via Antonio Rubino 13
LOTTO 55: ingresso da via Giovanni Ansaldo 12, oppure da Piazza Nicola Longobardi.
Prenotazione obbligatoria per la mostra collettiva c/o 10b Photography dal lunedì al sabato dalle 18.00 alle 20.00 previa prenotazione email visite guidate previste il 20 marzo (solo su invito) ed il 30 marzo previa prenotazione email
info e prenotazioni: [email protected]
social networks: Facebook: 10bphotography; Instagram: 10bphotography
tel. 067011853 e 0670306913 
 www.10bphotography.com
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vm4vm0 · 4 years
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NIKE RUNNING - WE FLY (DC) from lennart brede on Vimeo.
NIKE "WE FLY" ZOOM PEG TURBO & MARATHON PACK
Director, Photographer, B Cam: Lennart Brede Concept: StudioBREDE 1 AD Berlin: Till Haring 1 AD Milan: Mattia Fumagalli DoP: Jan David Günther 1 AC: Peter Jäger 2 AC: Sebastian Ganschow DIT: Christopher Haug Styling: Larissa Bechtold Styling Assitant Berlin: Gabriella Ferrente Styling Assitant Milan: Marini Carolina MUA/Hair Berlin: Nadin Wagner MUA/Hair Milan: Antonella Sorrenti Gaffer: Jens Thurmann Fixer Milan: Deborah Rubertelli Location Manager Milan: Biagio Rubino Driver Berlin: Ben Lucchesi, Ralph Kuhn Driver Milan: Simone Guidi, Dario Perroni Boom Operator Berlin: Ingo Aurich Boom Operator Milan: Alessio Fornasiero Senior Editor: James Norris Junior Editor: Leon Knauer Post Producer: NayNay Lelé @StudioBREDE Berlin Ryan Smith @Whitehouse Post London Post Production Assistance: Rob Danglish, Steven Waltham Colorist: Jan Schoeningh Online: Jan Schoeningh @Crosshill Studios Music: Nikolai Potthoff Sound Design: Stefan Kraatz, Dirk Leyers PA: Kira Pohl Producer: Toni Jaschke EP: Rocco Kopecny, Lennart Brede Production: StudioBREDE x BESTDAYEVER Casting: Mirko Tosoni, Thilo Plottke, Dilim Onyia, Fabio Palmiero Models Berlin: Lenny Müller, Jamela Beyala, Antonia Krenzlin, Nico Kaml, Kevin Kutz, Kevin Byrone Models Milan: Sofia Montagna, Lorena Amaral, Floriano Macchione, Morena Grieco, Nils Unterharnscheidt, Luca Pesenti, Alexander Asfah, Valeria Semushina, Petra Anton NIKE: Anniek van Hartingsveldt, ZALANDO Brand Specialist EMEA Peter Wish, ZALANDO Brand Director EMEA Ed Walsh, Central Brand Communication Manager
big thanks to the whole cast and crew. and especially to NIKE for the trust in making all this happen!
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oubliettemagazine · 5 years
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Seven Roots Blues di Mattia Valentini: la graphic novel da ascoltare con gli occhi
Seven Roots Blues di Mattia Valentini: la graphic novel da ascoltare con gli occhi
Mattia Valentini, illustratore e fumettista, ci racconta il blues in modo convincente lontano da stereotipi malinconici e a volte melensi: non solo un genere musicale, ma ancor di più di uno stato d’animo che si ripercuote in determinati suoni e ritmiche.
Seven Roots Blues
“Questa è la storia del più oppresso dei popoli e della sua rivalsa,
dei suoi eroi e martiri, armati solo di una penna e di…
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pangeanews · 6 years
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Consigli per gli acquisti? Macché, non siamo mica mercanti di meraviglie. Ecco i migliori libri del 2017
Partiamo da una banalità – che libro compro per le feste? – per lanciarci verso l’empireo del giudizio: quali sono i libri migliori dell’anno passato? Gioco facile, parziale, fazioso. Mica troppo. A dicembre è tempo di mettere in ordine una stanza incasinata. Gli alfieri del buon gusto, in effetti, ci dicono che i Più Grandi Scrittori del Tempo Presente sono, per dire, Roberto Saviano, Alessandro D’Avenia, Valeria Parrella, Francesco Sole. Noi non ci ribelliamo al mercato – che per gli editori ha sempre ragione, è il metronomo del talento, che tristezza – ma al desiderio di banalità che anima troppo spesso i lettori. Semplicemente, chiudiamo la porta dell’ovvio – per quella bastano le classifiche dei libri più venduti – e guardiamo altrove. Abbiamo chiesto a Matteo Fais, scrittore (per Robin ha pubblicato da poco L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde) e ‘agitatore culturale’ di stilarci i migliori libri di narrativa italiana dell’anno in corso e a Federico Scardanelli, storico amico, di segnalarci i poeti più interessanti dell’annata. Insomma: ecco i libri necessari del 2017.
  Narrativa italiana 2017: i migliori libri
Giuseppe Casa, Io non sono mai stato qui, Clown Bianco Edizioni
Sono vent’anni che Giuseppe Casa non sbaglia un colpo. Ha innovato la lingua letteraria con il suo esordio, Veronica dal vivo, e ancora oggi continua a non accontentarsi, a non adagiarsi in una formula vincente da replicare fino all’esaurimento. Anche le sue storie, oltre lo stile, non conoscono una costante, come si nota in quest’ultimo testo. Un’indagine sul male in cui si alternano cupezza e ironia. Un noir nel quale nessuna caratterizzazione è ferma e sicura e i personaggi ondeggiano, imperscrutabili fino alla fine, avvicendandosi nel ruolo di carnefici e vittime. Casa sbaraglia tutto con un racconto che da lui non ci si sarebbe mai aspettati e riesce a mettere a segno il suo ennesimo capolavoro.
Alessandro Pedretta, È solo controllo, Augh Edizioni
Un romanzo breve, compatto e dinamico nella sua linearità, dalla fantasia psichedelica, con illustrazioni all’interno. Una distopia sui guasti della società moderna, ma non solo. Inquietanti creature mostruose e ibride popolano il testo quali rappresentazioni delle varie forme di sudditanza. Poche domande, ma di quelle che danno le vertigini: qual è la vera natura della libertà? Possiamo essere liberi in questo mondo? E poi: in fondo, vale veramente la pena esserlo? Un libro di fantascienza psicologica, in cui la dimensione onirica incontra quella filosofica.
  Massimiliano Parente, Trilogia dell’inumano, La Nave di Teseo
Epico e monumentale. Un romanzo che è tre opere in una sola e condensa in sé la summa di una vita di lavoro. Uno scritto che ai più potrebbe risultare illeggibile, indigeribile, fastidioso anche solo per la mole. Si tratta, invece, di una scelta coraggiosa da parte dell’autore e della casa editrice. Il punto era rilanciare il grande romanzo, osare dichiararsi un classico in vita. I temi sono tanti e tutti cari al Parente che abbiamo imparato a conoscere nei libri e tra i mille rivoli giornalistici. Dalla società dello spettacolo, alla scienza che non è garanzia di salvezza ma presa d’atto dell’insensatezza, fino alla pornografia. Un calderone del nostro tempo, in cui anche la scrittura si sottopone a una revisione senza scampo. Un libro a cui sopravviverete per divenire più forti o che, senza remore, vi porterà nel baratro con sé.
Giuseppe Culicchia, Essere Nanni Moretti, Mondadori
Molteplici influenze in questo romanzo. Una specie di Il sosia, ma rivisto in chiave grottesca. Una colossale presa per i fondelli del mondo editoriale e del provincialismo italiano. La storia è molto semplice: uno scrittore fallito, che odia Giuseppe Culicchia, scopre di assomigliare a Nanni Moretti. A quel punto, non avendo di meglio per guadagnarsi il pane, si spaccia per il noto regista. Va in giro, in lungo e in largo, vivendo di volta in volta alle spese di sindaci e altri patetici personaggi in cerca di gloria della periferia italiana. Un testo spassosissimo e, al contempo, impietosamente profondo. Culicchia è una garanzia che, di romanzo in romanzo, si rinnova.
Mattia Cuelli, La cagna, Clown Bianco Edizioni
Terzo lavoro di Mattia Cuelli, per molti versi un nuovo punto di partenza. I due precedenti costituivano appena dei tentativi, preludi prima del vero ingresso in scena nel panorama editoriale. La cagna è, invece, un thriller che fa del RITMO il motore trainante dell’intera vicenda. Un ritmo martellante e senza respiro che obbliga il lettore a voltare pagina, fino alla fine, senza potersi concedere tregua. Una storia di vendetta e fame di giustizia, nella quale la legge e il giusto si sfidano di continuo nella testa della protagonista. Per combattere il male bisognerà divenire simili a esso. Affinché la giustizia trionfi, ci sarà da sporcarsi le mani e ascoltare la parte oscura che alberga in ogni essere umano, perché sarà proprio quella l’unico vero alleato sul quale fare affidamento. Un romanzo per chi vuole che la lettura lo porti allo stremo delle forze.
  Poesia italiana 2017: i migliori libri
  Isacco Turina, I destini minori, Il Ponte del Sale
I poeti amano nasconderci. Prof presso l’Università di Bologna, autore di uno “Studio sulle bestemmie” come tesi di laurea e di una indagine su I nuovi eremiti che si è mutata in libro dieci anni fa, Isacco Turina esordisce quarantenne alla poesia con un libro compiuto – e definitivo – dopo un ventennio di scrittura (“le poesie qui radunate sono state composte tra il 1998 e il 2015”). La pazienza dona al libro una potenza distillata, sapienziale. La lucidità granitica del verso sfocia in visioni, in urlo frenato nel quarzo: “La mano del bambino stacca i camion/ dalla strada e li solleva nel volo./ Le come che ora chiami vere/ avranno la misura di un giocattolo”. Magnetico.
Francesca Serragnoli, Aprile di là, LietoColle
Ufficialmente pubblico nel 2016, di questo libro – che è poi una antologia sghemba con qualche inedito, che coglie da altre due raccolte memorabili, Il fianco dove appoggiare un figlio e Il rubino del martedì – non dovremmo smettere di parlare, è una novità permanente, che sbilancia la cronologia in gioco d’acque. Poetessa dalle immagini di allucinata semplicità (“è come se avessi gettato/ gli anelli in mare,/ rovesciato il fiato come cenere”), devota al labirinto visionario, agli dei inconsapevoli (“ingoio pastiglie come ciondoli/ ricamo fiori per calmare le api”), la Serragnoli è un po’ la nostra Emily Dickinson, una purezza che odora di febbre.
Giancarlo Pontiggia, Il moto delle cose, Mondadori
La collana editoriale di poesia più celebre del Paese, ‘Lo Specchio’ Mondadori, rinnova la grafica (bruttina), pubblica troppe cose già viste e già lette. La terza raccolta del poeta ‘laureato’ Giancarlo Pontiggia (dopo Con parole remote e Bosco del tempo) è fieramente inattuale. Trattasi del tentativo, a tentoni lirici, per abbagli e frammenti, di costruire un poema cosmico che colga, in un fittio di aghi-versi che hanno sale epigrammatico (“Chi s’incammina/ già pensa al suo ritorno./ Ma chi resta// salpa ogni giorno”) il fragore della nostra ‘gettatezza’ nel mondo. Il ritmo linguistico sta tra Lucrezio e Philip K. Dick (“grumi, scorie di tempo, stridi/ d’anima, materia/ che si disgrega// in folate di mondo”), dona salutari spaesamenti.
Federico Italiano, Un esilio perfetto, Feltrinelli
Non avendo le palle – o i soldi – di edificare una collana di poesia contemporanea ‘di carta’, Feltrinelli s’è inventato la serie ‘Zoom Poesia’, librini in formato ebook. Tra questi, il più bello è l’antologia di Federico Italiano: frequentare la sua poesia è una esperienza che dona inevitabili godimenti intellettuali, finemente ‘europea’, audacemente narrativa, finalmente alta. “Non dormo in questa stanza estranea/ dove ci ha dislocato la disperazione del quotidiano,/ martorio, invece, i bordi del cuscino/ come fossero le mie labbra, a cui levare/ la pelle secca, consumata da parole troppo spesso/ frenate sull’orlo”. La raccolta più compiuta di Italiano è L’invasione dei granchi giganti (2010), chi è curioso può spiarne la polimorfica attività culturale qui.
Riccardo Ielmini, Una stagione memorabile, senza editore
L’abbiamo già detto: in questi tempi dove ingrassano gli scrittori mediocri e invitano ai festival i poeti pacchiani, la grande poesia, spesso, si trova nel samizdat del sottosuolo letterario. Riccardo Ielmini non pubblica un libro di poesia dal 2000, epoca aurea dell’acclamato Il privilegio della vita: ora ha in mano una raccolta, inedita, dove la nitidezza del racconto s’intaglia a un impeto etico indimenticato, dove la semplicità è sigillo, il bene il marchio del chiamato al coraggio. Pangea ha pubblicato una sua poesia qui. In attesa del libro? La poesia va cercata, come l’oro, come i diamanti, come ciò che è inevitabile e necessario. In libreria troviamo, spesso, solo il succo dell’ovvio.
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carloscantatore · 9 years
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MATTIA RUBINO dalla batteria alla batteria
Altro appuntamento musicale, questa volta i riflettori puntati sono su un batterista della provincia di Torino che passo dopo passo sta allargando il proprio raggio d’azione collaborando non solo con artisti locali ma anche fuori territorio piemontese e domani chissà!?! Magari anche oltre confine??? Rompiamo il ghiaccio e scopriamo un po’ chi é MATTIA RUBINO!
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Sono nato a Milano nel Dicembre del 1984 e da più di vent’anni risiedo in provincia di Torino. Il mio approccio al mondo batteristico è avvenuto in maniera del tutto spontanea, difatti mia madre ha delle mie foto che mi ritraggono a poco più di un anno sul pavimento della cucina con in mano cucchiai di legno e pentole pronte per essere suonate; poi crescendo misi la testa a posto e abbandonai il settore culinario per dedicarmi a fare “ air drumming”, ovvero far finta di suonare la batteria senza la batteria e a me capitava in auto con i miei genitori, a tavola, a letto…insomma, in ogni luogo.
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Lo svezzamento vero e proprio sia per lo strumento sia per i concerti lo feci all'età di 5-6 anni quando fui invitato a salire sul palco per unirmi alla band di mio padre: la mia prima esibizione! A 13 anni formai la mia prima band, iniziai ad esplorare alcuni generi fra cui il punk, il crossover, il grunge, il rock, fino ad assaporare quello che adoro: il metal. Anzi, signori, signore e signorine: IL METAL!!!
Interessante background, quindi avrai avuto come tutti un primo set, didattica e delle scelte stilistiche da prendere. Data la mia impossibilità di tenere una batteria a casa, il mio primo set l’ho avuto a 24 anni e mi accompagna tutt’ora: Yamaha Stage Custom composta da 2 tom 12" 14" pollici, 1 floor tom da 16" e una cassa da 22" pollici, dal 2013 uso esclusivamente rullanti Drum Shop Usa e il mio modello attuale è realizzato in ottone martellato da 14”pollici e profondo 6.5” pollici. Per i piatti non avendo un contratto di endorsement sono ancora libero di utilizzare diverse marche, questo mi pone meno vincoli per scegliere le mie sonorità a seconda dell’ispirazione, utilizzo normalmente 2 crash da 16" pollici e 1 crash da 18" pollici, 1 china da 16", 1 ride da 22", 2 splash da 8" 10" e 1 hi-hat da 14".
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Scegliere la bacchetta per me fu come quando Harry Potter prese la sua “non sei tu a sceglierla ma è lei che sceglie te”: stavo usando da molti anni le 5A e un giorno per puro caso mi ritrovai ad usare delle 5B, amore fu. Per il pedale preferisco utilizzare quelli a doppia catena, che siano prodotti con materiali resistenti perché quando si eseguono numerosi tours bisogna prestare attenzione anche alla robustezza, non sembra ma alcuni pedali si spezzano. Mi ritengo soddisfatto del mio Tama Iron Cobra che dopo ben 10 anni con manutenzione e cura, fa ancora il suo sporco lavoro egregiamente.
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Prima di possedere una batteria, l'unico modo per esercitarmi era noleggiare una delle tante sala prove fra provincia e città di Torino. Passai circa 11 anni da autodidatta e, giorno dopo giorno, aumentando l'esperienza, le conoscenze, la voglia per me importantissima di sperimentare e non fermarmi ad un singolo genere musicale ma a mettermi sempre in gioco per migliorare il mio drumming in cerca di un groove più corposo con qualunque band io desiderassi suonare, incominciai a sentire il bisogno di prendere lezioni. Iniziai con Filippo Berlini (Astra) mentre oggi prendo lezioni da Francesco “Frullo” La Rosa ( Extrema-M:pire of evil-Meganoidi-Denial, ecc…).
Quindi dagli esordi a oggi avrai sicuramente evoluto il tuo metodo di allenamento, illustrami come e quanto dedicavi al drumming agli inizi e adesso? Molto volentieri! Agli inizi usavo il pad da allenamento, fondamentale per sviluppare e allenare i movimenti seguendo i rudimenti; allo stesso tempo montavo il pedale utilizzando come cassa una valigia o uno zaino o addirittura il fianco del divano. Colgo l’occasione per consigliare a tutti coloro che non hanno un pad di procurarselo perché utilissimo in ogni situazione, non è una spesa inaccessibile e si riscoprirà un buon investimento.
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Oggi che ho la possibilità di avere uno studio personale a disposizione, passo buona parte del tempo a fare direttamente su batteria rudimenti, metodi e cosa più divertente di tutte: un mega assolo come il buon Mike Portnoy (ex-Dream Theater), ovviamente io non ci riesco come lui ma ci provo ahahahha!!! Poi suono brani sia delle mie band sia di altre.
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Prima di eseguire uno show dedico tempo a scaldarmi mani, braccia e polsi facendo stretching, poi con le bacchette alla mano comincio con colpi singoli, colpi doppi e terzine. Per le gambe faccio una decina di squats e step concentrando il lavoro dei polpacci. In ogni caso, l'allenamento costante è il modo migliore per imparare ed essere pronti sempre più.
Dimmi a quali bands si lega il tuo nome. Sono impegnato ufficialmente con tre bands: OPENING SCENERY - power prog metal SPIDKILZ - heavy thrash metal AEVUM - symphonic prog metal Di recente ho avuto l'onore di collaborare con i bergamaschi ANTICLOCKWISE (prog thrash metal) per due date in sostituzione al loro batterista Daniele “bubu” Gotti impegnato con i Methedras in un tour in russia.
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Sono in fase compositiva con tutte e tre le bands, essendo generi diversi le varie parti ritmiche cambiano; ad esempio con gli Spidkilz la batteria deve essere incisiva, potente e veloce per dare supporto a chitarre e basso. Mentre con gli Opening Scenery stiamo lavorando molto sulle ritmiche di chitarra e basso all’unisono con la grancassa, cercando di comporre ritmi inserendo tempi dispari. Con gli Aevum la batteria assume diversi aspetti, se date un ascolto al disco Impressions, rilasciato nel 2014 con la fuel records, vi sono tracce che variano completamente il tema passando dal classico mid-tempo allo swing, cambi di metronomo, tempi dispari…diciamo che il futuro nuovo lavoro sarà interessante.
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Ho sempre molti progetti in ballo che costantemente annuncio day by day aggiornando i miei social networks che vi invito a seguire!
A questo punto del tuo percorso non senti il bisogno di aprire il proprio sito internet e migliorare la comunicazione come batterista internazionale? Quali sono i motivi che non ti hanno ancora spinto a fare ciò? Non mi sento ancora abbastanza completo per avere un sito tutto mio, ma ho aperto da poco tempo la mia pagina su facebook “Mattia Rubino Drummer”, dove inserisco foto, video, informazioni sui concerti… e tutto ciò che faccio a livello musicale-batteristico. Se volete curiosare, chiedermi un ingaggio o condividere ora sapete dove guardare.
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Che dire Mattia?!?? A mio avviso sei una persona pronta per metterti in gioco anche oltre confine come batterista indipendente, mi fa piacere vedere come sei attento a non bruciarti le carte ma un piccolo pensierino io ce lo farei…GRAZIE per il tempo dedicato a questa intervista, sono sicuro che molti apprezzeranno le tue parole e prenderanno ulteriore spunto per proseguire nel mondo artistico! Grazie ancora per avermi dato questo spazio, ne approfitto per salutare tutti i ragazzi delle band Spidkilz, Aevum e Opening Scenery, tutti coloro che leggeranno e grazie in particolare a te Carlos per il tuo supporto non solo ai batteristi, di cui ti considero un mostro sacro, ma anche ai musicisti e alla musica. CIAO A TUTTI, CI VEDIAMO ON STAGE!!!
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