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#Museo Del Merletto
pikasus-artenews · 7 months
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IL FILO DEL CUORE 2023
Il progetto “Il filo del cuore” nasce con lo scopo di salvaguardare, far conoscere e dare rilievo all’antica arte del merletto veneziano
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numberjuantravels · 1 year
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Ciao, amici! 🇮🇹 We are super excited to share with you one of Italy's most colorful and charming destinations, Burano! This picturesque island is located in the Venetian Lagoon and is just a short vaporetto (water bus) ride from Venice. Get ready to be enchanted by its vividly painted houses, stunning canals, and captivating history. Here are our top 5 things to do in Burano to make your trip truly unforgettable:
1. 📸 Capture the Rainbow: Burano is renowned for its vibrant houses, which are painted in a kaleidoscope of colors. You'll want to spend some time wandering the narrow streets and canals, snapping photos and marveling at the unique atmosphere. Be sure to stop by the famous Bepi's House, known for its intricate and colorful geometric designs.
2. 🧶 Discover the Art of Lace: Burano has a rich history of lace-making dating back to the 16th century. Visit the Museo del Merletto (Lace Museum) to learn more about this intricate craft and see some exceptional examples of Burano lace. Don't forget to stop by a local lace shop to pick up a beautiful souvenir or even watch a live demonstration.
3. ⛪ Explore the Church of San Martino: Admire the leaning bell tower and stunning architecture of the Church of San Martino. This historic landmark is home to several beautiful artworks, including a painting by Venetian artist Giovanni Battista Tiepolo. The church's unique tilted bell tower is a must-see and makes for an interesting photo opportunity.
4. 🍴 Savor Local Cuisine: Burano offers a variety of delicious seafood dishes, as well as traditional Venetian cuisine. Treat yourself to a mouthwatering meal at one of the island's cozy trattorias or osterias. Be sure to try the local specialty, Risotto de Gò, a creamy rice dish made with goby fish, and pair it with a refreshing glass of Prosecco.
5. 🌅 Enjoy a Sunset Stroll: End your day by taking a romantic sunset stroll along the island's picturesque canals. The reflections of the colorful houses on the water create an enchanting atmosphere that will take your breath away. It's the perfect way to bid "arrivederci" to the magical island of Burano.
And there you have it, our top 5 things to do in beautiful Burano, Italy! 🇮🇹
If you're planning a trip to Venice, be sure to add this charming island to your itinerary. We guarantee you'll fall in love with its vibrant colors, rich history, and warm hospitality. Buon viaggio! ✈️
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sheniekimi · 2 months
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Al museo del tulle di Panicale la Corda di San Sebastiano Una performance live all'aperto di macramé da parte di un gruppo di merlettaie provenienti da varie parti d'Italia ha permesso di dare vita alla "Cord...
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unisvers · 10 months
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# Sardegna : un cuore vivo from vittorio e.pisu on Vimeo.
Sardonia e Museo del Vino Berchidda presentano Sardegna : un cuore vivo Fotografie di Dolores Mancosu a cura di Vittorio E. Pisu Museo del Vino Via Giangiorgio Casu 5 Berchidda dal 29 luglio al 1mo settembre 2023
Sardegna: un cuore vivo
Nel corso rapido dei giorni che sembra travolgere e gettare nell’oblio le esperienze e le vite, in una società cosi tristemente “ liquida”, talvolta, il mio sguardo si posa su volti ed immagini sospese tra un tempo che tuttavia non muta e l’eterno divenire. Scrittura di luce, la fotografia mi consente di rappresentare uomini e donne, ma anche piante, oggetti ed animali, abitanti della Sardegna, la mia terra, dove campeggia, nell’amore dell’Identità condivisa, la forza fulgida della Durata. Nel tessere il fine merletto dell’immagine, cerco di rappresentare gli spazi interiori ed i luoghi dell’esistere così come la memoria e la stessa realtà me li rimanda. Rimango colpita dai visi di donne, di uomini e di bambini, belli per dignità, per intelligenza e bontà; per umiltà e Grazia. Miti e attenti alla quotidiana dimensione dei giorni, al cibo “ fillu benedittu de su soli, de su surori, de sa pasientia” ( figlio benedetto del sole, del sudore, della pazienza) , all’ idea di casa tipica della nostra cultura : ” Sa domu est pitticca, su coru est mannu” ( La casa è piccola, il cuore è grande). Il cuore è sempre più grande delle cose, anche delle più amate. E casa è la Natura, mai straniera all’uomo, famiglia da preservare e custodire. E proprio l’idea di “ casa comune” , per dirla con Papa Francesco, ispira la realizzazione e la scelta dei lavori fotografici presentati nella mostra: lo spazio di un tavolo illuminato dal sole è il luogo in cui si preservano e si ricompongono equilibri vitali e insostituibili tra gli esseri. Nello spazio piccolo di una stanza la luce accoglie e dilata l’immagine ingenua e popolare, ma non per questo meno intensa, dell’amore per il Creatore a cui si prepara una culla perché possa, nella casa degli uomini, abitare. I frutti della terra, gli animali diventano centro dell’immagine, guardati con occhi pieni di quell’amore e di quel rispetto dovuti ad ogni creatura. Quel rispetto e quell’amore che oggi il nostro pianeta improcrastinabilmente esige e a cui si può rispondere in un solo modo : con un cuore vivo. Gli uomini e ancor più le donne sono nelle mie fotografie le interpreti di questo atteggiamento di conoscenza e cura delle creature che suggeriscono nei gesti ai bambini , eredi del mondo. Il sole, unica lampada, illumina e consacra la sola dimensione che sento e rappresento come vera: quella di un’antica, contemporanea Umanità. Dolores Mancosu
Una trasmissione S'Arti Nostra Un film di Vittorio E. Pisu
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lamilanomagazine · 1 year
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Bologna: Al via la preview di Bologna Portici Festival
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Bologna: Al via la preview di Bologna Portici Festival. Dal 26 al 28 maggio via Manzoni e via Galliera diventano un nuovo distretto culturale che vive da mattina a sera tra mostre, spettacoli e visite guidate ai bellissimi palazzi che su queste strade si affacciano e alle collezioni che gli stessi accolgono; molti gli eventi in programma che arrivano fino al Voltone del Baraccano diffondendosi in vari luoghi della città. La tre giorni costituisce la preview della prima edizione di Bologna Portici Festival, che si terrà dal 13 al 18 giugno, una grande festa urbana per celebrare il riconoscimento dei Portici Patrimonio dell’Umanità Unesco, con musica e spettacolo in molti luoghi della città e che sarà presentata nei prossimi giorni. Danza e musica animeranno il Cortile del Museo Civico Medievale, l’Oratorio di San Filippo Neri e il Voltone del Baraccano; tra gli spettacoli di danza più attesi Cosmo Panico, a cura di Gender Bender con la compagnia Igor x Moreno ispirato alle celebrazioni dei riti stagionali, DISTANCE a cura di Instabili Vaganti e frutto della condivisione di un’indagine artistica sul tema del “confine” e ancora All’inizio della città di Roma, a cura di Danza Urbana con la coreografa Claudia Castellucci, che va agli albori del vivere sociale organizzato e alla nascita dei concetti di diritto, giustizia e solidarietà. Tutt’altra atmosfera con le rievocazioni storiche di 8cento, che oltre al consueto appuntamento con il Gran Ballo dell’unità d’Italia, che per l’occasione farà sosta sotto il voltone del Baraccano, proporrà un corteo che da piazzetta della Pioggia attraverserà i portici di via Galliera fino al cortile del Museo Medievale. La musica spazia dalle sperimentazioni di bambini e ragazzi delle scuole elementari e superiori, all’Aida con l’Orchestra del Baraccano a cura di Persephone, passando per le suggestioni proposte da Arci Bologna, con il sound artist Giuseppe Cordaro che firma il progetto Sonitus - il suono delle piante (installazione che ha come tema l'indagine sulla biodiversità in relazione alle attività umane) e Sonic Landscape Orchestra con le inedite immagini raccolte da Luciano Osti – riconsegnate grazie ad Homemovies e con il commento sonoro di Valeria Sturba, che offrono uno spaccato inedito di vita bolognese attraverso i portici cittadini. Come intreccio dei grandi patrimoni culturali e saperi antichi, trova una collocazione importante in Bologna Portici Festival la mostra “La danza delle mani. Arte cultura, unicità: merletto, patrimonio universale” al Museo Civico Medievale che - grazie alla sinergia tra Comune di Bologna e rete dei merletti in Italia - espone preziosi manufatti provenienti da tutta Italia per celebrare l’antico saper fare candidato a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. Nella sala del Lapidario le merlettaie, attese da tutta Italia, mostreranno dal vivo le loro antiche tecniche e accompagneranno i visitatori alla scoperta delle specificità dei vari territori, degli strumenti e dei segreti di questa arte antica (comunicato in allegato). Tantissime le visite guidate, perlopiù gratuite, grazie alla collaborazione con partner istituzionali e privati, alla scoperta di edifici aperti eccezionalmente - come il Cinquecentesco Palazzo Bonasoni di via Galliera, da scoprire con la guida della Delegazione FAI di Bologna - o visitabili in modalità speciali come San Colombano, da scoprire insieme alla Direttrice Catalina Vicens, o Palazzo Fava, con la mostra dedicata a Lucio Saffaro che inaugura proprio il 26 maggio, fino al Grand Tour dell’Hotel Majestic già Baglioni, alla scoperta dei segreti di questo pezzo di storia della città con la guida di Anna Brini. Le diverse modalità di accesso alle visite guidate sono indicate nel programma. Ad arricchire il programma della preview anche il ricco calendario di Diverdeinverde, alla scoperta dei giardini nascosti in città, in special modo una trentina di giardini del centro storico, con particolare riferimento a quelli che prospettano direttamente sui tratti di portici riconosciuti patrimonio dell’Umanità Unesco. Cuore di questa anteprima del Festival sono le performance nate all’interno del grande ‘cantiere creativo’ aperto nell’estate del 2022 grazie ai fondi europei PON per azioni di inclusione e welfare culturale che ha coinvolto 35 operatori e più di 30 gruppi target a rischio marginalità, partecipanti alle attività laboratoriali. L’edizione pilota del Bologna Portici Festival è sostenuta inoltre dal Ministero del Turismo attraverso i fondi per i Comuni a vocazione turistico-culturale con siti Unesco e Città creative Unesco.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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fashionbooksmilano · 4 years
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Museo Salvatore Ferragamo  Materiali per la fantasia 
a cura di Stefania Ricci, presentazione di Guido Clemente, design e realizzazione del volume Matilde Contri e Maria Pia Toscano,fotografie di Roberto Quagli, Christopher Broadbent, Licia Cappelli, Sergio Merli, Maurizio Schioppetto
Museo Salvatore Ferragamo, stampa Artigraf Firenze 1997, 133 pagine, brossura, 22x29cm, ill. a colori e b/n
euro 42,00
email if you want to buy :[email protected]
Il volume è stato pubblicato in occasione della mostra “ Materiali per la fantasia”, Museo Salvatore Ferragamo Firenze, Palazzo Spini Feroni giugno 1997
La creatività di Salvatore si è espressa soprattutto attraverso l’uso dei materiali, dai più preziosi ai più poveri, dai metalli preziosi al sughero e alla rafia. L'attenzione e l'amore per i materiali hanno accompagnato tutto il lavoro di Salvatore Ferragamo e costituiscono una preziosa eredità che ha lasciato all'azienda di oggi.  Il fascino dell'argomento, mai prima esaminato e trattato nella sua completezza nonostante l'importanza che riveste, ha suggerito il tema di questa esposizione. La selezione non segue un percorso cronologico ma è suggerito dal tipo di materiale trattato, dalla pelle di pesce al merletto, alla rafia, alle plastiche. Ogni materiale ha suggerito un'indagine sul suo luogo di origine, sulla tecnica di esecuzione e sulla modalità di uso.                                   All'interno del catalogo due saggi offrono un panorama ampliato del periodo. Lo scritto di Marina Carmignani, storica dell'arte e della moda, prende in esame la ricerca sui materiali che gli artisti e i couturier hanno condotto nella stessa epoca di Ferragamo e il significato che a questa sperimentazione è da attribuirsi. Il saggio di Pier Luigi Tazzi, in qualità di critico d'arte affronta invece il problema del materiale nell'arte del Novecento, che ha consacrato e riconosciuto definitivamente l'uso di materiali impropri come uno degli aspetti fondamentali del percorso artistico. 
10/12/20
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explorer-italia · 3 years
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Burano 🎣 🇮🇹La pittoresca isola di Burano è famosa per le case dei pescatori dai colori vivaci e i ristoranti informali che servono specialità di pesce della laguna. Il Museo del Merletto illustra lo sviluppo della lavorazione del merletto nell'area.
🇬🇧The picturesque island of Burano is famous for its brightly colored fishermen’s houses and casual restaurants serving fish specialties from the lagoon. The Lace Museum illustrates the development of lace making in the area.
( 📷 @sebastien.nagy )
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mydadcation · 5 years
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spring break in Italy: Venice
spring break in Italy: Venice
We arrived at the Milan train station at 7am and arrived in Venice just before 10. I couldn’t wait to lead my family out of the train station and toward the Grand Canal where we could stand and look across the water at the most beautiful city I’ve ever visited. “Wow!” the children exclaimed, almost in unison. I was back in Venice, 19 years after I’d come during summer term in law school.
W…
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elianashome · 5 years
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Venessia 2019
Foto1: Hotel Principe, quattro stelle di hall e colazione ciccionissima, temperature caraibiche e vista “mozzafiato” dalla nostra piccinissima camera
Foto2: Ponte di Rialto (ci siamo passati, giusto? Cit)
Foto3: Ca D’Oro che guardiamo solo da fuori perché col cazzo che spendiamo altri soldi, siam superficiali e ci interessa solo la tua facciata
Foto4: “ho sceso dandoti milioni di braccia milioni di scale e ora che non ci sei è il vuoto a ogni gradino”. Grazie ad uno dei pochi quadri senza volti di madri e bambini deformati per aver rappresentato alla perfezione questa poesia autentica del signor Montale, che mi ricorda gli innumerevoli ponti e quindi gli innumerevoli scalini affrontati in questi giorni
Foto5: vista di Piazza San Marco, Basilica e Torre dell’Orologio da una finestra del Museo Correr(non ho altri commenti, sono una bravissima fotografa e a quanto pare “me la credo” per questo)
Foto6: Libreria Acqua Alta, famosa in tutta Europa e un po’ strettina, a tal punto che c’è chi spintona e butta giù povere signore indifese pur di passare avanti
Foto7: Burano, isoletta bella solo per le casette colorate che fanno sembrare il mondo un cartone animato(ahimé però il Museo del Merletto è il più noioso e piccolo del globo). Insieme a Torcello è diventata l’isola del litigio (quanto è stupido mangiare in un parco circondati da piccioni e con le mani congelate), si salva solo Murano, che per questo sarà l’isola predestinata per il matrimonio
Foto8: dolci esclusivi di ImprontaCafe, che insieme ai suoi antipasti ci han fatto sognare a bocca aperta e salivante, anche a distanza di un giorno. Da Pedrocchi con il suo pesce liscoso e asciutto, al Florida con una beshtia di orata e la giacca unta di sughetto, per concludere le cene da viziatoni con il ristorante più buono provato a Venessia. Ci tornerei anche solo per tornar lì, lo ammetto
Foto9: due innamoratini sulla Loggia della Basilica di San Marco, fotografati da una coppia che aveva palesemente appena litigato. Da un lato un iracondo, dall’altro una disorientata con la testa fra le nuvole. Da un lato un occhio gonfio, dall’altro un naso tappatissimo. Tra sperperate di 6 euro al casinò e camminate, camminate e camminate, due teneri avventurieri pronti a vedere tutta la città più unica al mondo(tranne San Giorgio, l’Accedemia, i giardini di Sant’Elena, l’Arsenale, il Teatro La Fenice e tutti quei musei non compresi nel nostro caro MuseumPass. Insomma, forse non abbiamo visto proprio tutto...)
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novembarskojutro · 2 years
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source: merlettoitaliano.it 
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pikasus-artenews · 2 years
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BIENNALE DEL MERLETTO (terza edizione) La Fondazione Musei Civici di Venezia presenta la terza edizione della Biennale del Merletto che avrà luogo dal 14 giugno al 2 ottobre 2022.
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glocalrover · 4 years
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Picturesque Burano is known for its brightly colored fishermen's houses and its casual eateries serving seafood from the lagoon. The Museo del Merletto has exhibits on the development of lace-making in the area, and shops sell lace products like linens and clothes, as well as the local butter cookies called "bussolai buranei." The ancient Chiesa di San Martino has a leaning 17th-century bell tower. 📷@andreacaruso 📍Burano veneto,italy #itlay #burano #buranoitaly #traveling #travelers #travelbug #travelholic #travelgram #travelinggram #travelphotography #exploring #explorer #wanderer #wanderlust #doyoutravel #goexplore #travelmore #lovetotravel #wonderfulplaces #roamtheplanet #travellifestyle (at Burano, Veneto, Italy) https://www.instagram.com/p/CCVmbUMjlPY/?igshid=13j3094guzkoi
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freedomtripitaly · 4 years
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Una volta arrivati a Venezia potrebbe valere davvero la pena valutare la scoperta di tre delle isole più importanti della sua area urbana, sia a livello artistico che a livello storico. Le isole di Murano, Burano e Torcello sono estremamente interessanti per comprendere appieno l’atmosfera, la storia e persino le origini di una delle città più belle del mondo. La visita può essere pianificata in totale autonomia oppure prenotando una piacevole gita in barca accompagnati da una guida. Scopriamo adesso cosa vedere a Murano, Burano e Torcello. Cosa vedere a Murano L’isola veneziana di Murano è senza dubbio uno dei luoghi più famosi, a livello internazionale, della laguna di Venezia. Lo scenografico canale dei Marini collega tra loro i sette isolotti che costituiscono in realtà Murano e il suo emozionante intrico di calli, palazzi e chiese, le cui antiche pietre catturano la luce perlacea della laguna. L’antica Amuriana, il cui nome indicava un tempo una delle porte d’accesso alla città romana di Altino, abbandonata all’epoca delle invasioni barbariche, per oltre sette secoli vive all’ombra di Venezia, godendo però dalla fine del Duecento di una discreta autonomia, che le consentiva persino di battere moneta. Il destino di Murano si lega indissolubilmente all’arte della lavorazione del vetro nel 1295, quando per motivi di sicurezza Venezia decide di trasferire sull’isola le sue vetrerie. Murano diventa così il centro esclusivo di produzione del vetro della Serenissima, nonché luogo di villeggiatura per le nobili famiglie veneziane. Dei 18 luoghi di culto presenti a Murano prima dell’arrivo delle truppe napoleoniche, oggi ne rimangono soltanto tre: il Duomo dei Santi Maria e Donato, la chiesa di San Pietro Martire e quella di Santa Maria degli Angeli. Le chiese di Murano e il Museo del vetro Il Duomo di Murano è facilmente riconoscibile per la sua abside a pianta esagonale, d’ispirazione ravennate. La sua fondazione risale probabilmente al VII secolo d.C. e, oltre a ospitare le spoglie di San Donato, merita una visita per gli stupendi mosaici in stile bizantino che ricoprono il pavimento della chiesa (1140) e quello raffigurante la Madonna Orante. Sempre d’ispirazione bizantina risulta la chiesa di Santa Maria degli Angeli, il cui interno è introdotto da un cancello ornato da un bassorilievo raffigurante l’Annunciazione realizzato dallo scultore lombardo Antonio Rizzo (1430-1499) in marmo d’Istria. L’interno, visitabile solo su appuntamento, conserva il soffitto abbellito da quaranta tondi dipinti attribuiti al cinquecentesco pittore ravennate Nicolò Rondinelli, alcune tele ottocentesche del veneziano Fracesco Zugno, la Madonna in Gloria e Santi di Palma il Giovane, una tela seicentesca di Antonio Molinari, gli intrecci in marmo di Carrara che adornano l’altare maggiore risalente alla fine del Seicento e infine l’Annunciazione (1537) che adorna la pala d’altare realizzata dal Pordenone. La terza e ultima chiesa di Murano scampata alle razzie napoleoniche di inizio Ottocento è la chiesa di San Pietro Martire, risalente alla metà del Quattrocento. Ricostruita in seguito a un incendio nel 1511 in mattoni a vista, presenta all’esterno un bel portale sovrastato da un rosone rinascimentale e, sul fianco sinistro, un portico in stile gotico appartenente al chiostro della chiesa di Santa Chiara, non più esistente e che oggi ospita uno spazio per eventi e una fornace che permette di assistere alla lavorazione del vetro. L’interno conserva il Battesimo di Cristo attribuito al Tintoretto, la pala d’altare di Giovanni Bellini raffigurante la Vergine con Bambino, Angeli Musicanti e Santi (1488), detta “del Barbarigo” in quanto vi è rappresentato il doge Barbarigo, e proveniente dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli insieme alla tela con San Girolamo nel Deserto opera di Paolo Veronese, così come la tela raffigurante Sant’Agata in carcere, situata nella navata opposta. Si segnala infine la pregevole cappella dei Ballarin, costruita nel 1506 per volere di Giorgio Ballarin con una copia della gigantesca (2 m. x 3) pala d’altare raffigurante il Martirio dei Padri Domenicani oggi esposto alla National Gallery di Londra. Restano infine da vistare il faro di Murano, realizzato in marmo d’Istria nel 1912, il Museo del Vetro, ospitato nel gotico palazzo Giustinian, antica sede municipale prima che fosse spostata definitivamente nelle sale del palazzo Da Mula, vero capolavoro duecentesco e perfetta commistione di gotico e veneto-bizantino. Il percorso museale, al quale già dal 1862 gli è stata affiancata una scuola di formazione, illustra non solo l’evoluzione dell’arte vetraia ma anche la storia della comunità muranese. Alcune fabbriche del vetro tuttora attive, infine, permettono anche la possibilità di organizzare un tour guidato e assistere a una dimostrazione di soffiatura del vetro. Cosa vedere a Burano Le origini dell’isola di Burano sono molto simili a quella di Murano, che deve il nome a un’altra porta dell’antica città di Altino: Boreana, cioè bora, il potente vento di nord-est. Anche l’isola di Torcello è stata fondata nello stesso modo e ha sempre preso nome da una delle porte di Altino. Fino all’anno Mille, sull’isola di Burano c’erano solo palafitte e casoni fatte di canne e fango. L’attività artigianale del merletto, per la quale l’isola divenne famosa in tutta Europa, fu introdotta da Venezia sempre tra il XII e il XIII secolo. Una leggenda narra che il merletto di Burano nasca in realtà dalla schiuma del mare colpita dalla coda di una sirena incontrata da un mercante buranese in Oriente tanto era l’entusiasmo per la morbidezza di questo tessuto finemente ricamato. La fortuna e lo sviluppo dell’isola non conobbe mai battute di arresto, grazie anche al fatto di essere particolarmente ventosa, come suggerito dal nome. Ciò permise essenzialmente a Burano di tenere lontana la malaria. I Tre Ponti di Burano e il Museo del Merletto Ancora oggi il centro storico di Burano è suddiviso nei suoi cinque rioni di epoca medievale: San Martino Destro e Sinistro, San Mauro, Giudecca e Terranova. Cuore dell’isola è piazza Baldassarre Galuppi, costruita interrando uno dei canali che ancora l’attraversano. Qui si affacciano la seicentesca chiesa di San Martino, con il suo campanile pendente, e l’adiacente oratorio di Santa Barbara, mentre sulla piazza si notano un cinquecentesco pozzo in pietra d’Istria e la statura dedicata al compositore buranese Baldassarre Galuppi (1796-1785), realizzata dal celebre scultore, suo concittadino, Remigio Barbaro (1911-2005). All’interno della chiesa, assolutamente da non perdere è senza dubbio la Crocifissione di Giambattista Tiepolo, insieme ad alcune tele cinquecentesche di Giovanni Mansueti. Da notare, prima di uscire, la pregevole porticina del tabernacolo e il sarcofago in marmo dello scultore Remigio Barbaro. Allontanandosi dalla piazza si incontra poi la chiesa di Santa Maria delle Grazie, o delle Cappuccine, sconsacrata nel 1810 e utilizzata poi come squero (antica rimessa per le barche), laboratorio per la costruzione dei carri di carnevale e, ancora oggi, sede di mostre d’arte ed eventi. Un’altra eccellenza artigianale per la quale è nota Burano sono infatti le maschere di cartapesta per il carnevale. Il punto più suggestivo di Burano è certamente quello dei Tre Ponti, il punto nel quale si incrociano i canali che collegano i rioni di Burano e tre delle vie più importanti del borgo: via San Mauro, via San Martino Sinistro e via Giudecca. Lungo queste calli si sente forte il richiamo della laguna e la luce si spande sulle facciate delle case colorate, sulle pietre della romantica Pescarìa Vecia e della casa di Remigio Barbaro, o ancora all’interno dei due meravigliosi chiostri, trecentesco uno e quattrocentesco l’altro, del monastero di San Francesco del Deserto, fondato nel 1230 su di un minuscolo isolotto di fronte a Burano, e ancora oggi abitato dai frati. Resta infine da vedere il museo del Merletto, le cui sale illustrano molto bene l’evoluzione di questa arte artigianale attraverso l’esposizione di oltre cento esemplari realizzati dalla storica scuola dei Merletti di Burano, dove ancora oggi dal 1872 si tramanda la sapiente arte di ricamare la schiuma del mare. Cosa vedere a Torcello Il toponimo, proveniente da un’altra porta della città romana di Altino, forse derivava dal latino torculum (torchio) o torricellum (piccola torre). A differenza di Burano, la vita su Torcello ha sempre dovuto affrontare calamità naturali ed epidemie, rendendo così altalenante il suo sviluppo. Nell’XI secolo Torcello è la fiorente testa di ponte dei commerci di Venezia, nonché l’isola più ricca e fiorente di tutta la laguna, grazie anche a una vivace produzione vinicola. Fino al XV secolo è inoltre un importante centro di lavorazione della lana, ma successivamente comincia per l’isola un lento ma inesorabile declino, che però ne permette anche la sua cristallizzazione architettonica. Oggi Torcello conta meno di una ventina di abitanti e conserva, oltre a un fascino rurale senza tempo che non ha eguali nell’intera laguna, alcuni tra gli edifici religiosi più significativi di tutta l’area urbana di Venezia, raccontando con la loro presenza le origini della città stessa. Le chiese di Torcello e il Museo L’isola di Torcello si raggiunge in circa 5 minuti di traghetto da Burano. L’abitato è costituito da una manciata di case disposte lungo entrambe le sponde un rio, all’estremità settentrionale dell’isola. Tutto è circondato da file ordinate di vigneti e lunghe barene che delimitano la terra dalle acque della laguna. Con una breve e piacevole passeggiata è possibile raggiungere il cuore dell’abitato, superando il suggestivo ponte del Diavolo che attraversa il rio. Si tratta in realtà di una semplice passerella in muratura senza sponde laterali che permette di raggiungere un secondo ponte e infine la piazza di Torcello, ancora oggi in terra battuta. Qui si incontra il curioso trono di Attila, un antico seggio di epoca bizantina o longobarda, che forse apparteneva al vescovo di Torcello in quanto storicamente Attila non raggiunse mai la laguna veneta, ma si fermò ad Aquileia. Sulla piazza si affacciano alcuni tra i più pregevoli monumenti dell’area metropolitana di Venezia. La chiesa di Santa Fosca (XI-XII secolo) ha una pianta a croce greca ed è introdotta da un bel porticato con colonne di marmo, mentre il quattrocentesco e gotico palazzo del Consiglio con l’adiacente palazzo dell’Archivio ospitano oggi il museo di Torcello. Il percorso museale espone numerosi reperti di età romana, bizantina e medievale, documentando così la lunga storia dell’isola. Da segnalare nella sezione archeologica un vaso attico del 400 a.C. e una testa maschile velata in argilla del II secolo a.C. La sezione medievale e moderna ospita invece alcune opere della scuola del Veronese e sculture lignee policrome cinquecentesche realizzate da maestranze locali. La basilica veneto-bizantina di Santa Maria Assunta, invece, si trova un poco discosta dalla piazza principale, risale al VII secolo d.C. e il suo campanile imponente svetta solitario sul paesaggio lunare circostante. Questa antichissima chiesa, un tempo dotata anche di battistero dedicato a San Giovanni, conserva tutti gli elementi di un tempio paleocristiano. Preceduto da un colonnato dell’XI secolo, l’interno è impreziosito da un notevole mosaico in stile bizantino con il Giudizio Universale posto sulla controfacciata. Con una piacevole escursione attraversando orti e campi si raggiunge infine la casa museo del pittore, scultore e mosaicista bellunese Lucio Andrich (1927-2003): una semplice casa di pescatori affacciata sulla palude della Rosa e il circostante paesaggio lagunare, che l’artista rese protagonista delle sue opere. @Shutterstock https://ift.tt/2YIFF6K Tour per scoprire Murano, Burano e Torcello Una volta arrivati a Venezia potrebbe valere davvero la pena valutare la scoperta di tre delle isole più importanti della sua area urbana, sia a livello artistico che a livello storico. Le isole di Murano, Burano e Torcello sono estremamente interessanti per comprendere appieno l’atmosfera, la storia e persino le origini di una delle città più belle del mondo. La visita può essere pianificata in totale autonomia oppure prenotando una piacevole gita in barca accompagnati da una guida. Scopriamo adesso cosa vedere a Murano, Burano e Torcello. Cosa vedere a Murano L’isola veneziana di Murano è senza dubbio uno dei luoghi più famosi, a livello internazionale, della laguna di Venezia. Lo scenografico canale dei Marini collega tra loro i sette isolotti che costituiscono in realtà Murano e il suo emozionante intrico di calli, palazzi e chiese, le cui antiche pietre catturano la luce perlacea della laguna. L’antica Amuriana, il cui nome indicava un tempo una delle porte d’accesso alla città romana di Altino, abbandonata all’epoca delle invasioni barbariche, per oltre sette secoli vive all’ombra di Venezia, godendo però dalla fine del Duecento di una discreta autonomia, che le consentiva persino di battere moneta. Il destino di Murano si lega indissolubilmente all’arte della lavorazione del vetro nel 1295, quando per motivi di sicurezza Venezia decide di trasferire sull’isola le sue vetrerie. Murano diventa così il centro esclusivo di produzione del vetro della Serenissima, nonché luogo di villeggiatura per le nobili famiglie veneziane. Dei 18 luoghi di culto presenti a Murano prima dell’arrivo delle truppe napoleoniche, oggi ne rimangono soltanto tre: il Duomo dei Santi Maria e Donato, la chiesa di San Pietro Martire e quella di Santa Maria degli Angeli. Le chiese di Murano e il Museo del vetro Il Duomo di Murano è facilmente riconoscibile per la sua abside a pianta esagonale, d’ispirazione ravennate. La sua fondazione risale probabilmente al VII secolo d.C. e, oltre a ospitare le spoglie di San Donato, merita una visita per gli stupendi mosaici in stile bizantino che ricoprono il pavimento della chiesa (1140) e quello raffigurante la Madonna Orante. Sempre d’ispirazione bizantina risulta la chiesa di Santa Maria degli Angeli, il cui interno è introdotto da un cancello ornato da un bassorilievo raffigurante l’Annunciazione realizzato dallo scultore lombardo Antonio Rizzo (1430-1499) in marmo d’Istria. L’interno, visitabile solo su appuntamento, conserva il soffitto abbellito da quaranta tondi dipinti attribuiti al cinquecentesco pittore ravennate Nicolò Rondinelli, alcune tele ottocentesche del veneziano Fracesco Zugno, la Madonna in Gloria e Santi di Palma il Giovane, una tela seicentesca di Antonio Molinari, gli intrecci in marmo di Carrara che adornano l’altare maggiore risalente alla fine del Seicento e infine l’Annunciazione (1537) che adorna la pala d’altare realizzata dal Pordenone. La terza e ultima chiesa di Murano scampata alle razzie napoleoniche di inizio Ottocento è la chiesa di San Pietro Martire, risalente alla metà del Quattrocento. Ricostruita in seguito a un incendio nel 1511 in mattoni a vista, presenta all’esterno un bel portale sovrastato da un rosone rinascimentale e, sul fianco sinistro, un portico in stile gotico appartenente al chiostro della chiesa di Santa Chiara, non più esistente e che oggi ospita uno spazio per eventi e una fornace che permette di assistere alla lavorazione del vetro. L’interno conserva il Battesimo di Cristo attribuito al Tintoretto, la pala d’altare di Giovanni Bellini raffigurante la Vergine con Bambino, Angeli Musicanti e Santi (1488), detta “del Barbarigo” in quanto vi è rappresentato il doge Barbarigo, e proveniente dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli insieme alla tela con San Girolamo nel Deserto opera di Paolo Veronese, così come la tela raffigurante Sant’Agata in carcere, situata nella navata opposta. Si segnala infine la pregevole cappella dei Ballarin, costruita nel 1506 per volere di Giorgio Ballarin con una copia della gigantesca (2 m. x 3) pala d’altare raffigurante il Martirio dei Padri Domenicani oggi esposto alla National Gallery di Londra. Restano infine da vistare il faro di Murano, realizzato in marmo d’Istria nel 1912, il Museo del Vetro, ospitato nel gotico palazzo Giustinian, antica sede municipale prima che fosse spostata definitivamente nelle sale del palazzo Da Mula, vero capolavoro duecentesco e perfetta commistione di gotico e veneto-bizantino. Il percorso museale, al quale già dal 1862 gli è stata affiancata una scuola di formazione, illustra non solo l’evoluzione dell’arte vetraia ma anche la storia della comunità muranese. Alcune fabbriche del vetro tuttora attive, infine, permettono anche la possibilità di organizzare un tour guidato e assistere a una dimostrazione di soffiatura del vetro. Cosa vedere a Burano Le origini dell’isola di Burano sono molto simili a quella di Murano, che deve il nome a un’altra porta dell’antica città di Altino: Boreana, cioè bora, il potente vento di nord-est. Anche l’isola di Torcello è stata fondata nello stesso modo e ha sempre preso nome da una delle porte di Altino. Fino all’anno Mille, sull’isola di Burano c’erano solo palafitte e casoni fatte di canne e fango. L’attività artigianale del merletto, per la quale l’isola divenne famosa in tutta Europa, fu introdotta da Venezia sempre tra il XII e il XIII secolo. Una leggenda narra che il merletto di Burano nasca in realtà dalla schiuma del mare colpita dalla coda di una sirena incontrata da un mercante buranese in Oriente tanto era l’entusiasmo per la morbidezza di questo tessuto finemente ricamato. La fortuna e lo sviluppo dell’isola non conobbe mai battute di arresto, grazie anche al fatto di essere particolarmente ventosa, come suggerito dal nome. Ciò permise essenzialmente a Burano di tenere lontana la malaria. I Tre Ponti di Burano e il Museo del Merletto Ancora oggi il centro storico di Burano è suddiviso nei suoi cinque rioni di epoca medievale: San Martino Destro e Sinistro, San Mauro, Giudecca e Terranova. Cuore dell’isola è piazza Baldassarre Galuppi, costruita interrando uno dei canali che ancora l’attraversano. Qui si affacciano la seicentesca chiesa di San Martino, con il suo campanile pendente, e l’adiacente oratorio di Santa Barbara, mentre sulla piazza si notano un cinquecentesco pozzo in pietra d’Istria e la statura dedicata al compositore buranese Baldassarre Galuppi (1796-1785), realizzata dal celebre scultore, suo concittadino, Remigio Barbaro (1911-2005). All’interno della chiesa, assolutamente da non perdere è senza dubbio la Crocifissione di Giambattista Tiepolo, insieme ad alcune tele cinquecentesche di Giovanni Mansueti. Da notare, prima di uscire, la pregevole porticina del tabernacolo e il sarcofago in marmo dello scultore Remigio Barbaro. Allontanandosi dalla piazza si incontra poi la chiesa di Santa Maria delle Grazie, o delle Cappuccine, sconsacrata nel 1810 e utilizzata poi come squero (antica rimessa per le barche), laboratorio per la costruzione dei carri di carnevale e, ancora oggi, sede di mostre d’arte ed eventi. Un’altra eccellenza artigianale per la quale è nota Burano sono infatti le maschere di cartapesta per il carnevale. Il punto più suggestivo di Burano è certamente quello dei Tre Ponti, il punto nel quale si incrociano i canali che collegano i rioni di Burano e tre delle vie più importanti del borgo: via San Mauro, via San Martino Sinistro e via Giudecca. Lungo queste calli si sente forte il richiamo della laguna e la luce si spande sulle facciate delle case colorate, sulle pietre della romantica Pescarìa Vecia e della casa di Remigio Barbaro, o ancora all’interno dei due meravigliosi chiostri, trecentesco uno e quattrocentesco l’altro, del monastero di San Francesco del Deserto, fondato nel 1230 su di un minuscolo isolotto di fronte a Burano, e ancora oggi abitato dai frati. Resta infine da vedere il museo del Merletto, le cui sale illustrano molto bene l’evoluzione di questa arte artigianale attraverso l’esposizione di oltre cento esemplari realizzati dalla storica scuola dei Merletti di Burano, dove ancora oggi dal 1872 si tramanda la sapiente arte di ricamare la schiuma del mare. Cosa vedere a Torcello Il toponimo, proveniente da un’altra porta della città romana di Altino, forse derivava dal latino torculum (torchio) o torricellum (piccola torre). A differenza di Burano, la vita su Torcello ha sempre dovuto affrontare calamità naturali ed epidemie, rendendo così altalenante il suo sviluppo. Nell’XI secolo Torcello è la fiorente testa di ponte dei commerci di Venezia, nonché l’isola più ricca e fiorente di tutta la laguna, grazie anche a una vivace produzione vinicola. Fino al XV secolo è inoltre un importante centro di lavorazione della lana, ma successivamente comincia per l’isola un lento ma inesorabile declino, che però ne permette anche la sua cristallizzazione architettonica. Oggi Torcello conta meno di una ventina di abitanti e conserva, oltre a un fascino rurale senza tempo che non ha eguali nell’intera laguna, alcuni tra gli edifici religiosi più significativi di tutta l’area urbana di Venezia, raccontando con la loro presenza le origini della città stessa. Le chiese di Torcello e il Museo L’isola di Torcello si raggiunge in circa 5 minuti di traghetto da Burano. L’abitato è costituito da una manciata di case disposte lungo entrambe le sponde un rio, all’estremità settentrionale dell’isola. Tutto è circondato da file ordinate di vigneti e lunghe barene che delimitano la terra dalle acque della laguna. Con una breve e piacevole passeggiata è possibile raggiungere il cuore dell’abitato, superando il suggestivo ponte del Diavolo che attraversa il rio. Si tratta in realtà di una semplice passerella in muratura senza sponde laterali che permette di raggiungere un secondo ponte e infine la piazza di Torcello, ancora oggi in terra battuta. Qui si incontra il curioso trono di Attila, un antico seggio di epoca bizantina o longobarda, che forse apparteneva al vescovo di Torcello in quanto storicamente Attila non raggiunse mai la laguna veneta, ma si fermò ad Aquileia. Sulla piazza si affacciano alcuni tra i più pregevoli monumenti dell’area metropolitana di Venezia. La chiesa di Santa Fosca (XI-XII secolo) ha una pianta a croce greca ed è introdotta da un bel porticato con colonne di marmo, mentre il quattrocentesco e gotico palazzo del Consiglio con l’adiacente palazzo dell’Archivio ospitano oggi il museo di Torcello. Il percorso museale espone numerosi reperti di età romana, bizantina e medievale, documentando così la lunga storia dell’isola. Da segnalare nella sezione archeologica un vaso attico del 400 a.C. e una testa maschile velata in argilla del II secolo a.C. La sezione medievale e moderna ospita invece alcune opere della scuola del Veronese e sculture lignee policrome cinquecentesche realizzate da maestranze locali. La basilica veneto-bizantina di Santa Maria Assunta, invece, si trova un poco discosta dalla piazza principale, risale al VII secolo d.C. e il suo campanile imponente svetta solitario sul paesaggio lunare circostante. Questa antichissima chiesa, un tempo dotata anche di battistero dedicato a San Giovanni, conserva tutti gli elementi di un tempio paleocristiano. Preceduto da un colonnato dell’XI secolo, l’interno è impreziosito da un notevole mosaico in stile bizantino con il Giudizio Universale posto sulla controfacciata. Con una piacevole escursione attraversando orti e campi si raggiunge infine la casa museo del pittore, scultore e mosaicista bellunese Lucio Andrich (1927-2003): una semplice casa di pescatori affacciata sulla palude della Rosa e il circostante paesaggio lagunare, che l’artista rese protagonista delle sue opere. @Shutterstock Murano, Burano e Torcello sono le tre isole principali di Venezia e sono ricche di attrazioni da scoprire, soprattutto antiche chiese e musei.
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fashionbooksmilano · 4 years
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Il museo dell’occhiale  Pieve di Cadore
Vittorio Tabacchi, Luca Moioli
Fabbri, Milano 1990, 206 pagine
euro 30,00
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Nel 1956, in concomitanza con i Giochi Olimpici Invernali a Cortina d'Ampezzo, fu inaugurata a Pieve di Cadore la prima "Mostra dell'occhiale attraverso i secoli", poi riproposta nel 1959 all'Università di Padova. In quell'occasione, il curatore Enrico De Lotto auspicò l'istituzione di un Museo Nazionale dell'Occhiale in Cadore. Il sogno dello studioso cadorino si sarebbe realizzato molti anni dopo la sua morte, anche grazie all'impegno di Vittorio Tabacchi, allora presidente della SAFILO, appassionato collezionista di occhiali, che si attivò per l'acquisizione di alcune importanti collezioni.                                         Il Museo conserva tra le sue collezioni alcuni reperti veramente eccezionali, realizzati con materiali particolari e impensati: occhiali ricavati da un fanone di balena, cannocchiali in avorio intagliato e istoriato, quasi a sembrare un merletto, piccoli occhialini inseriti alle estermità di ventagli o nell'impugnatura di bastoni da passeggio.E poi occhiali da cappello o da parrucca, in utilizzo quando le aste rigide non erano ancora state inventate. La sorprendente storia dell'occhiale merita di essere scoperta poco a poco, attraversando in successione la varie sale espositive del Museo.
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alexotravel · 4 years
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Dreaming of a boat ride through the canals of Burano Island of Venice, Italy 🚣‍♀️🇮🇹 Tag a lover or friend who needs to join you 😍 — Picturesque Burano is known for its brightly colored fishermen's houses and its casual eateries serving seafood from the lagoon. The Museo del Merletto has exhibits on the development of lace-making in the area, and shops sell lace products like linens and clothes, as well as the local butter cookies called "bussolai buranei” 🍪 #alexotravel #dubai #travel #travelling #travelersrest #travelersrest #dubaitourism #italia #italy🇮🇹 #itachiuchiha #italy_vacations #italia_super_pics (at Italy) https://www.instagram.com/p/CAabbFhpysF/?igshid=g7uaozrhdaig
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