#Perlè
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the-ephemeral-ethereal · 3 years ago
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If we so successfully disguised ourselves as to fool the Creator himself, rest assured we can never fool ourselves. It is all one life, one judgment, one dispensation. The soul goes marching on. It is not we who return again and again, but It. And 'It' knows where it is going despite all evidence to the contrary.
Henry Miller, from My Friend, Henry Miller by Alfred Perlès 
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margotfashionfiles · 3 years ago
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The 93rd Annual Academy Awards (25th April 2021)
After much confusion whether or not she was attending, Margot is officially on the red carpet of the Oscars! As per her ambassadorship with the designer, Margot is wearing a Chanel gown from their Fall 2019 Haute Couture collection.
Thanks to Kate, Margot’s stylist, although we can’t see her shoes, we know she is wearing a pair of Aquazurra Moon Crystal 105mm Sandals. They’re available for £740.
As of right now, every image of Margot’s earrings is unfortunately covered by her hair. This is the clearest picture I have so far found. She might possible be wearing a pair of Chanel Pearl and Diamond Spinel Drop Earrings from the Comète Collection. These are a similar pair posts above. I will update if we get clearer pictures!
I managed to find clearer images of Margot’s rings on her left hand so I can finally post! She wore 3 rings, consisting of Chanel Quilted Motif White Gold 18K with diamonds priced at £2,950 as well as the non diamond version priced at £1,200.
With better closeups, wearing my favourite Chanel jewellery collection, Margot wore on her right hand, a Chanel Comète Perlèe ring, which features 18K white gold and diamonds & pearls. It’s priced at £12,750.
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whyneblog · 7 years ago
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Ferrari Perlé Zero vs Ferrari Maximum Rosé ... sognando Amsterdam
Ferrari Perlé Zero vs Ferrari Maximum Rosé … sognando Amsterdam
Un amico che è sempre stato via e che si trova qui per caso. Un amico che è tornato per sbaglio e che sogna il posto dov’era ieri. La foto di Amsterdam sul profilo Whatsapp è la definizione del sogno come tale, non più obiettivo. Spero sia scelta.
A lui, fine conoscitore e appassionato di bollicine, a lui che come e più di me ha ‘imparato a disinnescare’, dedico questa sfida.
Lui lo avrebbe…
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saintgiovese · 8 years ago
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Ultima bollicina di montagna prima del rientro in città. Trento Doc Ferrari Perlè 2008. I cinque anni a contatto con i lieviti si sentono tutti. Eleganza e finezza degli aromi, mela croccante, limone e crosta di pane. Un finale ammandorlato di grande eleganza #bollicine #spumante #metodoclassico #trentodoc #ferrari #perlè #chardonnay #wine #vino #winelovers #wineporn #degustazione #winetasting #ais #aisroma #aislazio #sommelier (presso Trentino-Alto Adige/Südtirol)
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diceriadelluntore · 7 years ago
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Cose del 2017
1. Ricci scuri lucani, incredibilmente interessanti.
2. Un paio di passeggiate romane, persi nella bellezza e nelle parole, accompagnate da cose gustose, dove si è condiviso tanto di sè stessi. Un grazie a chi ha fatto una trentina di km a piedi con me. Davvero.
3. Quei secondi dove il mega schermo ad alta definizione immenso cambia dal rosso al grigio di una nuvola, per mostrare una strada senza fine, dove “voglio correre, voglio nascondermi”. Indimenticabile sera d’estate.
4. L’annata del mio lavoro, che spero sia stata di svolta personale e professionale.
5. Il passeggiare tra centinaia di migliaia di bottiglie di spumante, mio sogno da sempre. Con la compagnia più bella che potessi desiderare.
Cose buone mangiate nel 2017:
1. il calzone fritto e quello al forno della Rosticceria Sirena di Lecce;
2. Il gelato della Gelateria La Romana, Via XX Settembre, Roma;
3. La Sacher Torte e la Foresta Nera della Pasticceria Hofer a Bolzano.
Il pranzo dell’anno è stato quello del Ristorante Morese a Piazza del Galdo (Sa). La pizza più buona quella di Criscemunno nel centro storico di Salerno, a due passi dal Duomo. Il vino dell’anno è stato un Perlè Rose della cantina Ferrari 2011.
È stato un anno di grandi incontri e anche di qualche abbandono. Sia gli uni che gli altri dipendono da cosa posso offrire e ricevere da un’altra persona. Non parlo di cose. ma del semplice piacere di stare insieme. E di cercare di capirsi, impresa improba, ma a cui basta un sorriso e un minimo di applicazione per mantenere sempre vivo.
Auguro a tutti un nuovo anno migliore. E grazie anche a Tumblr che spesso regala delle gradite sorprese.
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senyorpablo · 8 years ago
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◾️ HXSP es una colección de prendas de punto diseñadas y tricotadas una a una por Senyor Pablo ◾️ Cada prenda lleva en jacquard la fecha exacta en la que la tricoté, por lo que todas son piezas únicas ◾️ HXSP is a knitwear collection designed and knitted one by one by Senyor Pablo ◾️ Each garment has the exact date on it was knitted by me in jacquard, so all are unique pieces ◾️ #hxsp #2k17 #algodon #perlè #cotton #knittedchamarras #doesburg #senyorpablo #knitting #tricot #punto #tricotosa #knittingmachine #hxsp2k17 #yatecontare #comingsoon #unpocotodoyahablaremos
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santillo1970 · 8 years ago
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Gentleman's Club for Christmas✨ Free worldwide shipping LINK IN BIO . . #christmas #icon #gentlemanclub #icon #franksinatra #oldstyle #christmastree #magicdetails #stmoritz #atmosphere #menstyle #giftideas #bowtie #elegance #ferraritrento #timeless #ferrari #perlè #ciambello #diplomatic #collar #tuxedo #santillo #club #stilllife #style #milan #galaparty #connoisseur #showroom #madeinitaly (presso Carlton Hotel St. Moritz)
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manuelpasquali · 8 years ago
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Uovo morbido: croccante di capelli d'angelo, crema di patate e Trentingrana, polvere di trombette nere. @locandamargon by @alfioghezzi 🥘 Ferrari Perlè Zero by @ferraritrento 🍾 #wine #ferraritrento #gourmet #michelinstar (presso Locanda Margon - Pagina Ufficiale)
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intohenrymiller · 8 years ago
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Das klingt unwahrscheinlich, und gewiß haben nur wenige Menschen die Gelegenheit, meine Worte auf die Probe zu stellen. Aber man sollte nie vergessen, dass das Paradies stets langweiliger ist, als das Fegefeuer oder die Hölle. Wir sind nicht geschaffen, das Paradies zu bevölkern; wir sind eher zu Hause in der Hölle, die wir uns selbst geschaffen haben.
Henry Miller in: Joey. Ein Porträt von Alfred Perlès sowie einige Episoden im Zusammenhang mit dem anderen Geschlecht.
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m-a-g-a-z-i-n · 6 years ago
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Auteurs : Teresa Castro, Éléonore Challine, Béatrice de Pastre, Elizabeth Edwards, Romy Golan, Christian Joschke, Frank Kessler, Luce Lebart, Sabine Lenk, C. Angelo Micheli, Valérie Perlès, Alessandra Ronetti, Nicolas Schätti, Tiziana Serena, Bernd Stiegler 1re édition : 2017 28 x 21,5 cm 236 pages ISBN 978-2-86589-094-1ISSN 2552-9137
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the-ephemeral-ethereal · 2 years ago
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It is clear that influence is not so much a thing that bears down on one accidentally, out of a blue sky, as it were, but a thing one seeks. A person, writer or no, is influenced by that which deep down in his heart he wishes to be influenced by. Every truly influential influence is sought, willed, conjured up. And it is in the make-up of the individual that we must look for the reason why one kind of influence is desired rather than another.
from My Friend, Henry Miller by Alfred Perlès
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Oggi mia Brescia sei stata magnifica. Perché solo da te alla Pallata ho trovato i Dmc perlè dell' 8. Perché hai trasformato piazza della Loggia in un prato fiorito. E hai riempito le vie di musica da piazza Tito Speri a via dei Musei. Perché corso Mameli da degradato sta diventando semplicemente multietnico e colorato. Il tuo cielo plumbeo mi ha avvolta in un affettuoso abbraccio. Eri proprio felice di rivedermi. Ed io ho ricambiato. #brescia #brixia #city #memories #ancient #piazzaloggia #leonessa #viadeimusei #rovineromane #via #calle #ricordi #shopping #heart #mycity #happy #family #clouds #tempiocapitolino #mattidelleore (presso Tempio Capitolino)
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madeinlanga-blog · 6 years ago
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Anche Mattiello lo abbiamo sistemato!😍😍 Certe ghigne!😂😂 Grazie a todos! Vermentino 2017 - Audarya Dogliani 2017 - CaViola Trento Perlè 2013 - Ferrari Champagne Brut - Dauby Barolo del comune di Serralunga 2015 - Ferdinando Principiano Barbaresco Casot 2015 - Roberto Abellonio Nebbiolo d'Alba Valmaggiore 2015 - Luciano Sandrone Nebbiolo d'Alba 2014 - Roberto Abellonio . . #vermentinodisardegna #audaryavini #dogliani #caviola #champagne #dauby #trentodoc #ferrariperlè #barolo #altalanga #barbaresco #principiano #nebbiolodalba #valmaggiore #sandrone #winedubber #winegeek #winepositive #wineoclock #cipposwinepills #wineissharing #vino #vin #vinho #wine #wein #酒 #ワイン #вино #madeinlanga (presso Trattoria da Lele) https://www.instagram.com/p/BxKMK7NJNAF/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=x35ut9g3k5uo
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portalinowebblog · 8 years ago
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Cantine Fratelli Lunelli Ferrari www.ferraritrento.it Cantine Fratelli Lunelli Ferrari, Trento. Storia dell'azienda, il territorio, linea classica, linea maximum, linea perle, linea riserve, grandi formati, ferrari brut, ferrari rosè, ferrari demi-sec, ferrari perlè nero, riserve lunelli, ferrari giulio ferrari
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coffeebreakarchaeology · 7 years ago
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New Thoughts on Chile’s Ancient Desert Structures — Archaeological Headlines - Archaeology Magazine
New Thoughts on Chile’s Ancient Desert Structures — Archaeological Headlines – Archaeology Magazine
ANTOFAGASTA, CHILE—Live Science reports that Catherine Perlès of the Université Paris Nanterre and Lautaro Nuñez of Chile’s Universidad Católica del Norte reevaluated two archaeological sites located less than one mile apart from each other in the Atacama Desert. One of the two sites, a ceremonial complex last excavated in 2015, flourished between 1200 and 500…
via New Thoughts on Chile’s Ancient…
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lugarescontextos · 7 years ago
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Olduvaiense. Esquema del sistema básico de producción de lascas. Ambrose (2001).
M. D. Leakey denominó Olduvaiense desarrollado (Modo 1 evolucionado de la arqueología experimental) a la técnica que produjo los hallazgos de la Toba IF de Olduvai, datados en 1,8 Ma. Se multiplica el número de golpes y sus direcciones sobre el canto, para configurar el instrumento pretendido o para obtener mayor número de lascas.
Cuando se usa la técnica bipolar, la más primitiva, característica del Lomekwiense, suele aplicarse a materias primas específicas, como el cuarzo, que generalmente se presenta en  pequeños guijarros (de la Torre 2004; de la Torre y Mora 2005; Diez-Martín et al. 2010; Delagnes et al. 2011; Goldman-Neuman y Hovers 2012). Pero la evidencia de Omo apunta al hecho de que la supervivencia de esta técnica no puede explicarse siempre por restricciones de la materia prima. La transición a técnicas a mano alzada, requirió de habilidades perceptivas mejoradas, capacidades de aprendizaje y una destreza bimanual superior a la de cualquier primate no humano. Todo esto fue experimentado durante aproximadamente 700,000 años (Stout y Chaminade 2007; Stout et al. 2008).
Con respecto al Preolduvaiense, coexisten en el mismo yacimiento varios métodos y prácticas de descamación con la finalidad de explotar todos los recursos líticos disponibles.
Estos hallazgos de Olduvai están asociados a fósiles de animales esparcidos y revueltos, pertenecientes a un amplio rango de especies. Se ha comprobado que estos restos no se han acumulado por procesos naturales. Muchos de los huesos presentan marcas de corte.
Yonatan Sahle, Sireen El Zaatari y Tim D. White (2017) advierten de la posibilidad de que las marcas de corte atribuidas a los homininos arcaicos puedieran ser causadas por cocodrilos.
Para Semaw entre 2,6-1,5 Ma., las estrategias de producción se mantuvieron invariables, destacando la ausencia total de tipos estandarizados. Para Mary Leakey la cultura olduvaiense se sofistica poco a poco desarrollándose útiles cada vez más elaborados. Lo que Mary Leakey ha llamado cultura Olduvaiense desarrollada, se da entre 1,7 Ma. y 0,7 Ma. Isaac vinculó cada componente lítico a una etapa específica de producción y suprimió las connotaciones funcionales de los morfotipos de M. Leakey (Isaac 1977, 1984, 1986). Isaac también insistió en la necesidad de relacionar los artefactos de piedra con patrones económicos y ecológicos. A finales de los 1970, Chavaillon (1979) introdujo una tipología detallada del material de percusión, que abunda en Melka Kunture y en Olduvai, pero que escasea en Koobi Fora. Chavaillon (1979) subrayó por primera vez que las actividades de percusión, pasadas por alto en los modelos de Leakey e Isaac, eran un elemento estructural de las primeras tecnologías. En los 1980, varios primatólogos y arqueólogos sugirieron que las industrias de olduvaienses no requerían habilidades más allá de las observadas en los simios (Wynn y McGrew 1989; Foley 1991). Por el contrario, Toth (1982, 1985) consideró el olduvaiense como resultado de un comportamiento tecnológico más complejo que el documentado entre los primates no humanos. Sus estudios experimentales demostraron además que las lascas, consideradas por M. Leakey como desechos, en realidad eran productos finales, como ya lo había sugerido Isaac (1977).
En la siguiente generación de autores, se perdió la  perspectiva ecológica y el análisis experimental (por ejemplo, Potts 1988, 1991; Semaw 1997, 2000; Kimura 1999, 2002; Ludwigh 1999; Noll 2000; de la Torre et al. 2003).
El descubrimiento de yacimientos datados con anterioridad a hace 2 Ma, especialmente Gona, Hadar y Omo en Etiopía y Turkana Occidental en Kenia, promovió la idea de una tecnología aún más simple y menos desarrollada (Chavaillon, 1976; Roche y Tiercelin, 1980; Roche, 1989 ; Kibunjia 1994; de Lumley y Beyene 2004). Inicialmente, se asignaron al olduvaiense, dando mayor peso a una supuesta estasis de un millón de años en el desarrollo tecnológico (Semaw 2000; Semaw et al, 2003). Entre finales de la década de 1980 y principios de la década de 1990, comenzó a surgir la hipótesis de que los artefactos anteriores a 2 Ma, deberían clasificarse por separado. Se introdujo la terminología "pre-Oldowan", "Shungura facies" o "industria Nachukui" (Howell et al, 1987; Piperno 1987; Roche 1989, 1996; Kibunjia 1994, 1998; Roche et al, 1999, 2003).
El análisis detallado de los artefactos de Lokalalei 2C (West Turkana, Kenia), datados en hace 2,34 Ma sugiere que los primeros hominini mostraron competencias y comportamientos tecnoeconómicos más sofisticados y variados de lo esperado. En consecuencia, se argumentó que la complejidad intra-sitio y la variabilidad inter-sitio no fueron explicadas por las clasificaciones crono-culturales existentes (Delagnes et al. 2005), carentes de un enfoque de cadena operatoria. El concepto de cadena operatoria permite colocar cada objeto en su contexto, identificando todos los procesos técnicos realizados para su producción, desde las modalidades de adquisición de materia prima hasta las fases de fabricación y uso, y finalizando con el abandono final (Leroi-Gourhan 1964, 1971; Lemonnier 1976; Pelegrin 1985; Geneste 1989, 1991; Boëda 1991; Perlès 1991; Inizan et al. 1999). El enfoque de cadena opertoria se utiliza ampliamente en los estudios líticos de tecnologías tempranas y muchos ensamblajes se han revisado recientemente siguiendo este concepto. Incluso si el nivel y los detalles de los análisis varían de un sitio a otro, generaron un fondo metodológico común que permite comparaciones.
Ubicación y estratigrafía de Kanjera. Plummer y Bishop, 2016.
Yacimientos olduvaienses de África Oriental.
Yacimientos datados en menos de 2 Ma. Ver aquí yacimientos más antiguos (Preolduvaiense o Modo 0)
Kanjera South, (Homa Mountain Carbonatite Complex, Península de Homa, suroeste de Kenia) 2 Ma (Behrensmeyer et al, 1995; Ditchfield et al, 1999; Plummer et al, 1999, 2009 a,b; Bishop et al, 2006; Braun et al, 2008, 2009 a,b; Ferraro et al, 2013; Lemorini et al, 2014; Plummer y Bishop, 2016). El yacimiento olduvaiense de más antigua datación, en el que se trabaja desde 1995. Los artefactos aparecieron en capas consecutivas en una secuencia de casi 3 m de sedimentos, divididos en tres niveles, KS-1 el más joven, KS-2, KS-5 y KS-6 que probablemente representan cientos de años de deposición hace 2 Ma. Fauna presente. 4.474 objetos. La actividad de los Hominini fue el agente primario de acumulación por detrás de las lentes de conglomerado. Las materias primas incluyen rocas ígneas, rocas sedimentarias, rocas metamórficas y rocas metasomatizadas. Aproximadamente el 28% de los artefactos se fabricaron con materias primas no locales, es decir, rocas disponibles fuera de los afloramientos y sistemas de drenaje de la Península Homa (Braun et al. 2008a, b, 2009b, c). Guijarros redondeados de tamaño pequeño y mediano.
Excavación 1. 169 m2. 2.900 artefactos recuperados, parcialmente removidos por la acción fluvial. 3.700 fósiles. Numerosos huesos de animales asociados con marcas de corte.
Excavación 2. 15 m2. 214 herramientas de piedra, cinco de ellas in-situ próximas a un esqueleto parcial de hipopótamo. Núcleos y escamas. Marcas de corte.
El yacimiento estaba situado en un hábitat abierto dentro de un ecosistema dominado por pastizales. Se trata del yacimiento de Hominini más antiguo en este tipo de entorno e indica que los Hominini eran capaces de competir por el alimento con los grandes carnívoros.
Otros yacimientos olduvaienses muestran entornos más boscosos, lo que implica que los Hominini buscaban alimento en un amplio espectro de hábitats.
Los materiales del 30% del conjunto lítico fueron transportados a largas distancias (por lo menos 10 km; por ejemplo, la cuarcita, más dura que la caliza local. Se utilizaron varios tipos de materias primas, con mayor diversidad que en otros conjuntos olduvaienses.
Los objetos líticos confeccionados con materiales alóctonos se redujeron más ampliamente y fueron ocasionalmente reafilados, una práctica poco común en el olduvaiense.
Da la impresión de que los núcleos eran transportados por los Hominini para su uso según fuese siendo necesario. Este esfuerzo indicaría la gran importancia de los artefactos en su vida diaria.
El aprovechamiento lítico se realiza mediante diferentes estrategias tecnológicas de acuerdo con la disponibilidad y la calidad de las materias primas disponibles.
Para guijarros reondondeados, exfoliación centrípeta en dos superficies opuestas sin ninguna jerarquía, y el mantenimiento de las convexidades ocurre raramente. Muchos de ellos son bipiramidales. La exfoliación centrípeta también puede ocurrir en la cara ventral de lascas grandes, reutilizadas como positivos. En el caso de los núcleos multidireccionales multifaciales, la rotación continua del núcleo permite mantener ángulos agudos y la producción de varias generaciones de escamas. 
Sobre la riolita y dacitas de grano grueso, se aplica un método unidireccional unifacial. 
También se utiliza la técnica bipolar, a veces mezclada con percusión manual.
La falta de largas series de residuos puede reflejar simplemente el pequeño tamaño de los guijarros originales.
Los artefactos se utilizaron para tareas varias, incluyendo el despiece de pequeños antílopes, probablemente cazados, muchos de ellos inmaduros, el trabajo de la madera y otros materiales vegetales blandos y el procesamiento de órganos animales almacenados bajo el suelo.
Podría tratarse de la prueba más antigua de caza por parte de los Hominini
Los comportamientos evidenciados en Kanjera, algo anteriores a la primera aparición de erectus, pueden ser la expresión arqueológica de que la utilización de herramientas posibilitó un cambio hacia la búsqueda de alimentos de alta calidad dentro de un grupo cooperativo.
Fejej (Omo Sur, en el Rift africano, en el sudoeste de Etiopía).
FJ-1a. ca 1,9 Ma. 85 m2. Tres dientes de homininos se asignaron a un Homo aff. habilis adulto joven. Se descubrió un fragmento de húmero distal con afinidades hacia Paranthropus boisei en una unidad más antigua. Fauna presente. 2.610 objetos de material local recolectado en los depósitos aluviales de un pequeño río, principalmente cuarzo (91%) y basalto (7%). Guijarros redondeados y angulares de tamaño mediano. Los guijarros gruesos y ovalados se usaron a menudo como martillos, pero las marcas de percusión también aparecen en los núcleos, lo que sugiere usos múltiples. La producción de escamas a menudo aprovechó los ángulos disponibles. La industria está compuesta predominantemente de escamas y fragmentos angulares, los núcleos son pocos y las escamas retocadas escasean. Los artefactos son pequeños, dado el tamaño de los positivos disponibles. Las secuencias de reducción son cortas. La descamación es principalmente unifacial unidireccional, multidireccional, bipolar o centrípeta. Cuando ocurre la explotación centrípeta, es para adaptarse a la morfología original de los guijarros. Rara vez se observan estrategias de reducción multifacial y bifacial. Las plataformas de golpeo suelen ser naturales. Las cicatrices negativas de escamas se utilizaron ocasionalmente como plataformas, produciendo núcleos ortogonales multifaciales. Se observa con mayor frecuencia la percusión directa con martillo duro, aunque algunos de los núcleos se desconcharon utilizando percusión bipolar en un yunque (de Lumley et al. 2004b; Barsky et al. 2011).
Olduvai (Tanzania) 1,84-1,6 Ma. Fauna presente. Bloques tabulares y guijarros de tamaño medio. Leakey, 1971. De la Torre y Mora (2005) Mora y de la Torre (2005) reevaluaron completamente algunos de los conjuntos líticos de las Camas I y II, que se habían excavado en la década de 1960, desde una perspectiva tecnológica. Para los niveles 1-2 también Díez-Martín et al (2010). En todos los yacimientos se utilizaron principalmente lavas y cuarzos. El área de aprovisionamiento no está a más de 4 km y, en la mayoría de los casos, probablemente a tan solo 2 km del desfiladero. Como regla general, las lavas derivan de guijarros de arroyos, mientras que la mayoría del cuarzo se origina en bloques tabulares transportados desde la fuente en Naibor Soit. FLK North se centró en el trabajo de materias primas de alta calidad, principalmente fonolitas de un arroyo cercano. En SC, también se recolectó chert en las inmediaciones (Stiles et al. 1974; Hay 1976; Blumenschine y Peters 1998; Stiles 1998; Kyara 1999; Kimura 2002; de La Torre y Mora 2005). Las actividades de percusión desempeñan un papel importante en los conjuntos de Olduvai. Los martillos son guijarros de río redondeados, principalmente de lavas, de tamaño bastante uniforme y con formas ergonómicas que permiten su uso para percusión manual. Algunos también fueron utilizados como núcleos. Muestran áreas con picaduras gruesas y, cuando se produce una fractura, el guijarro se gira o se desecha. La selección de lavas estuvo probablemente relacionada con su peso y con la necesidad de formas redondeadas, dado que el cuarzo suele estar disponible como clastos tabulares. Un tipo diferente de martillos se usó para actividades de percusión pesadas distintas a la talla, probablemente para el procesamiento de alimentos. Los elementos de percusión pasiva, yunques, son principalmente de cuarzo, probablemente debido a la conveniente morfología tabular, que otorga estabilidad durante el proceso (de la Torre y Mora 2005, 2010; Mora y de la Torre 2005; Diez- Martín et al. 2009). Aunque la percusión se produce en todos los yacimientos, es la principal actividad técnica en los niveles 1-6 de FLK North y la única en el nivel de Deinotherium. De la Torre y Mora (2005) sostienen que en los dos casos las actividades de talla fueron residuales. Dibujan un escenario en el que los homínidos estaban involucrados principalmente en la percusión intensa de una variedad de materiales orgánicos, en particular los huesos largos. Sin embargo, no se ha encontrado evidencia de huesos rotos con martillo de piedra en la mayoría de los niveles de FLK North (Domínguez-Rodrigo et al. 2007). La producción de escamas pequeñas y medianas fue la única actividad en los otros conjuntos. Muchas lascas muestran restos de superficies naturales, sugiriendo intensidad limitada de explotación y poca recurrencia en la descamación del núcleo. Similitudes métricas entre yacimientos. Muy pocas lascas fueron retocadas, modificando una o dos aristas, sin crear morfologías específicas. La descamación es unifacial, bifacial y multifacial. La explotación unifacial es usualmente unidireccional desde plataformas naturales de golpeo. Las lascas resultantes son alargadas y se produjeron a partir de una superficie de descamación generalmente restringida a una porción de la pieza en bruto y ocasionalmente involucrando su periferia. En unos pocos casos, después de que se agota la superficie de descamación, el núcleo se gira para seguir el mismo método en una nueva superficie. Los núcleos bifaciales también son abundantes. Pueden ser bifaciales abruptos, cuando hay un intercambio entre las superficies de golpeo y descamación; bifacial periférico bifacial con la intersección de dos superficies de descamación asimétricas; y bifacial parcial simple, cuando las extracciones involucran solo una porción de dos superficies de descamación y se usan alternativamente como plataforma para la descamación. Pocos núcleos de DK son evidencia de explotación multifacial: las superficies del núcleo se fraccionaron alternativamente a través de eliminaciones multidireccionales sin una organización clara del proceso de reducción y sin ninguna preparación específica de la plataforma. Estos núcleos fueron abandonados cuando se agotaron (de la Torre y Mora 2005). Investigaciones recientes en FLK North Levels 1-6 descubrieron un nuevo conjunto arqueológico. Los niveles 1-2 proporcionaron la mayoría de los objetos líticos (Domínguez-Rodrigo et al. 2010a). La descamación muestra patrones más complejos que en el conjunto excavado por Leakey y revisado por De la Torre y Mora (2005). La percusión directa a mano alzada es ampliamente utilizada; La técnica bipolar también está presente, pero restringida a losas de cuarzo. Las modalidades de descamación son (Diez-Martín et al. 2010): Unipolar unifacial, cuando solo es visible una dirección de golpeo o plataforma; bipolar unifacial, cuando dos plataformas opuestas y paralelas muestran cicatrices negativas en dos direcciones; unipolar bifacial, cuando se han explotado dos superficies desde una única plataforma de golpeo; bifacial bipolar opuesto, cuando la explotación se produce en dos superficies de golpeo paralelas opuestas en dos planos diferentes; bipolar multipolar ortogonal, cuando se producen cicatrices negativas en dos superficies y las secuencias de cicatrices negativas se organizan de forma ortogonal, los núcleos bifaciales muestran una explotación y reducción de volumen más intensas, aunque ningún núcleo de este tipo ha sido explotado hasta el agotamiento; trifacial, cuando la explotación se lleva a cabo en tres superficies diferentes y desde múltiples plataformas de golpeo.
Gorge West, Trench 57, Upper Bed I. 234 artefactos de piedra. 92% de cuarcita local. 3 piezas de lava procedente de 15-20 km. Núcleos. 4,2% de los huesos asociados, con marcas de corte. Asociados a OH 65. Blumenshine et al (2003).
DK, Lower Bed I. Justo bajo la tufa IB, datada en 1,848 ± 0.003 Ma (Habermann et al. 2016). 380 m2. 1.180 objetos. Núcleos, lascas, martillos, manuports, formaciones circulares de piedra interpretadas como hogares. Asociados a OH 24 (Homo habilis). Métodos unifacial unidireccional periférico, bifacial parcial periférico a mano alzada. 1,6% de retocados.
FLK-NN (Zinj), Middle Bed I. 6 m bajo la tufa IF datado en 1,803 ± 0.002 Ma (Habermann et al. 2016). Sobre 300 m2. 2.663 objetos. Núcleos, lascas, martillos de piedra, manuports. Asociados a OH 5 (Paranthropus boisei). Métodos unifacial unidireccional periférico y bifacial parcial periférico. 1,5 % de retocados. Leakey, 1971. Walter et al, 1991.
FLK North, Upper Bed I und Lower Bed II. Estratigrafía compleja, con ocho niveles arqueológicos. Los niveles 1-6 pertenecen a Upper Bed I, bajo la tufa IF. El Deinotherium level se encuentra bajo la tufa IIA (1,66 Ma) en la base de Lower Bed II. Sandy Conglomerate (SC) level se localiza en la parte inferior de Middle Bed II, bajo la tufa IIB datada en hace 1,6 Ma (Manega et al, 1993). Esqueleto de elefante asociado a 123 artefactos. Esqueleto de Deinotherium asociado a 39 artefactos. Núcleos, lascas, martillo de piedra, manuports. Asociados a OH 10, OH 16. Leakey, 1971.
Level 6. 130 artefactos. Método unifacial/bifacial parcial.
Level 5. Asociado a Homo habilis?. 132 artefactos. Método unifacial/bifacial parcial/periférico. 2% retocados.
Level 4. 83 artefactos. Método unifacial/bifacial parcial. Multifacial multidireccional.
Level 3. 214 artefactos. Método unifacial/bifacial parcial/periférico. Multifacial multidireccional. 1,3% retocados.
Levels 2-1. 1.456 artefactos. Método unifacial/unidireccional/centrípeto. Bifacial unidireccional/multidireccional/centrípeto. Trifacial. 5% retocados.
D Level. 36 artefactos.
SC. 248 artefactos. Método unifacial/bifacial/parcial/periférico. 5% retocados.
MNK, Lower part Middle Bed II. Núcleos, lascas. Asociados a OH 13, OH 14 y OH 15. Leakey, 1971.
MNK Chert Factory. 30.000 artefactos de piedra, principalmente pedernal, lava, gneis y gabro. Materia prima transportada hasta 1 km. Stiles, 1991. Leakey, 1971.
HWK-E 3-4, Lower part Middle Bed II. 1.989 artefactos de piedra. Materia prima (pedernal, lava, gneis, gabro) transportada un mínimo de 1 km.  Asociados huesos de animal sin marcas de corte. Stiles, 1991. Leakey, 1971.
Koobi Fora (Kenia) 1,88-1,4 Ma. Isaac y Harris, 1978.
KBS, FxJj1. 139 herramientas de piedra in-situ, 60-70 en superficie, lascas, escombros, núcleos. Producción in-situ. Materias primas transportadas 10-15 km. Huesos de animales asociados.
HAS, FxJj3. 118 herramientas de piedra in-situ. Sobre 50 en superficie. Lascas, escombros núcleos, martillos de piedra. Producción in-situ. Materias primas transportadas 10-15 km.
NMS, FxJj10. 306 herramientas de piedra. Materias primas transportadas 10-15 km.
Noroeste, FxJj38 N-W. KNM-ER 1805 y KNM-ER 1806 en las proximidades.
Formación Nachukui (West Turkana, Kenia). 1,8 Ma. Kibunjkia et al (1992).
Kokiselei (FxJh5). 5 m2. 316 artefactos, nucleos, lascas, escombros. Material local. Un hueso con marcas de corte.
Kokiselei KS5. 65 m2. Fauna presente. 1.727 objetos que incluyen elementos de percusión, en materiales locales. Guijarros planos, globulares y angulados de gran tamaño. Explotación unifacial, bifacial parcial, multifacial multidireccional/ortogonal y centrípeta a mano alzada. 1,2% de objetos retocados. Texier et al, 2006. Texier, 2018.
Nayiena Engol (FxJh6). 2 m2. 109 artefactos, núcleos, lascas, escombros. Material local.
Melka Kunture. >1,7 Ma. Dos yacimientos cuyos conjuntos comparten patrones técnicos similares e incluyen todas las fases de la cadena. Aproximadamente el 80% de los artefactos son de obsidiana, seguidos por lavas afíricas y por algunos de basaltos porfiríticos y microdoleríticos. Todas estas rocas estaban disponibles de forma abundante cerca, en los paleocanales. (Kieffer et al. 2002, 2004). La gran proporción de artefactos de materia prima de alta calidad es claramente el resultado de una selección estricta por parte de los talladores. Guijarros redondeados y angulares de mediano tamaño. Además de algunos núcleos simples, se reconocieron varios métodos de descamación estructurada, que dependen estrechamente de la geometría de los positivos. El método de descamación más frecuente es la explotación multidireccional multifacial irregular. Los guijarros con varias superficies planas se desprendieron de forma irregular utilizando cualquier ángulo de descamación disponible, sin preparar una plataforma de golpeo, para producir el mayor número posible de escamas. Además, unos pocos núcleos muestran una(s) superficie(s) escamosa(s) importante(s) con cicatrices de escamas largas unidireccionales explotadas al comienzo del proceso de reducción. Los núcleos multidireccionales multifaciales generalmente se abandonaban cuando su tamaño había sido considerablemente reducido. Explotación unidireccional unifacial de la superficie más larga disponible para producir escamas alargadas. La superficie convexa natural de los guijarros se eligió para separar escamas por el método unidireccional periférico sobre la extensión máxima disponible. Plataforma de talla plana. La explotación centrípeta / tangencial se realizó principalmente en una superficie de escamación desde una plataforma virgen, o desde una plataforma de golpeo rectificada con solo unas pocas extracciones. La talla no se adaptó al volumen y la convexidad, la repetición y la preparación están ausentes y no hay evidencia de jerarquía. Cuando la falta de convexidades permitía solo lascas cortas, los núcleos resultantes son unifaciales o bifaciales parciales. El retoque con frecuencia se produce exclusivamente en escamas de obsidiana. Se fabricaron raederas, muescas y pequeñas puntas que se pueden agrupar en dos conjuntos. El primero, identificado solo en la capa E, consiste en escamas cuyos bordes fueron modificados por un retoque que no transformó el positovo original en ninguna forma estándar. El retoque es continuo pero altamente variable, desde marginal a invasivo. Las herramientas resultantes muestran una gran variabilidad dimensional y morfológica. En contraste, el segundo conjunto (41 herramientas) muestra un proceso de retoque dirigido específicamente a producir una punta pequeño, modificando la parte distal del positivo, aunque los procedimientos estandarizados se expresan mediante la aparición simultánea de: (1) una intención repetitiva de dar forma a la parte distal de la escama en una punta; (2) una intención repetitiva de crear una convergencia; y (3) una búsqueda recurrente de un tamaño pequeño y homogéneo (Gallotti y Mussi 2015).
Garba IVE. 34 m2. Asociado a Homo erectos sp. 1.222 objetos. 15% de retocados.
Garba IVF. 12 m2. 193 objetos. 10% de retocados.
Mwimbi, Chiwondo Beds (Malawi) >1,6 Ma. 27 herramientas de piedra, lascas, núcleos. Kaufulu y Stern. 1987.
Peninj, ST (Tanzania). 352 artefactos en 11 localizaciones. Materia prima (basalto, cuarzo, nefelinita) transportada 3,2 km. Núcleos, lascas, escombros, martillos de piedra. De la Torre et al (2003)
Barogali (Djibouti) 1,6-1,3 Ma.
Situación de los yacimientos de Peninj. Fernando Díaz-Martín et al, 2014.
Extensión del olduvaiense.
Angola
Magreb. Ocupaciones a corto plazo sin continuidad. 
Ain Hanech (Argelia Oriental). Complejo que incluye entre otros los yacimientos de Ain Boucherit, Ain Hanech y El-Kherba. Descubierto por Arambourg (1970; 1979),  produjo fauna del Plio-Pleistoceno asociada con artefactos Olduvaienses. Investigado sistemáticamente desde 1992 (Sahnouni et al 2002; 2004). 
Lugar de ocupación a corto plazo, cerca de un río poco profundo, donde las materias primas son accesibles y con buenas y variadas posibilidades de adquisición de carne. La tecnología utilizada por los Hominini de Ain Hanech se caracteriza por un bajo grado de estandarización. No hay pruebas de transporte a larga distancia de materias primas. El conjunto está compuesto principalmente de núcleos/choppers, escamas, fragmentos y piezas retocadas ocasionales. Huesos de animales asociados.
Mohamed Sahnouni et al (2013) han analizado los hallazgos de El-Kherba. 
Las excavaciones revelaron una industria Modo 1, en depósitos de inundación, asociada a fauna de sabana dominada por animales grandes y medianos.
Los huesos conservan numerosas marcas de percusión y corte. Se han recuperado huesos con marcas de corte datados en 1,78 Ma.
Entre las herramientas, hechas principalmente de caliza y pedernal, dominan los núcleos, los desechos de talla y las piezas retocadas.
El desgaste de algunos artefactos indica el procesamiento de carne in-situ.
Los estudios faunísticos y de isótopos de Carbono (δ13C) indican un medio abierto y una aridificación progresiva que pudo dificultar las actividades de los Hominini, cuyos restos son mucho menos frecuentes en el nivel A. (Sahnouni et al, 2017)
Monts Tessala en el noroeste de Argelia, con los yacimientos de Douar Kailia cerca de Oued Tlilat y Douar El Ouennene cerca Sig, región de Orán (Thomas 1973). 
El conjunto lítico se compone de 237 piezas (48 de Kailia y 187 de El Ouennene).
Sahara argelino.
Aoulef (Hugot 1955). En superficie.
Reggan (Ramendo 1963). En superficie.
Región Saoura (Alimentarius y Chavaillon 1962). Excavación in-situ.
Bordj Tan Kena (Heddouche 1980). Excavación in-situ-
Hace 2 Ma comienza a extenderse fuera de África, hacia Europa meridional y sudeste asiático. Los artefactos de Shangchen, cerca de Gongwangling, Lantian, están datados entre hace 2,12-1,26 Ma (Zhu et al, 2018). Un total de 82 utensilios laminados y otros 14 sin laminar entre ellos, lascas, puntas, núcleos, perforadores, percutores, y todos ellos muestran signos de haber sido usados y haber sido creados de forma intencionada. La mayoría están hechos de cuarcita y de cuarzo, materiales que los autores del trabajo apuntan que podrían proceder de las montañas Qinling, a unos 5-10 km.
El yacimiento de Renzidong, al este de China, está datado en 2,1 Ma.
Dmanisi. 1,85-1,78 Ma. Más de 1.000 artefactos. Pocos cuchillos y raederas. Muchas lascas. Basalto local. Asociados a Homo  georgicus. Ferring et al, 2011.
Bizat Ruhama, Israel. 1,6-1,2 Ma. Primera evidencia de obtención secundaria de escamas (Yossi Zaidner, 2013).
Niehewan Basin, China. 1,66 Ma. Ferring et al, 2011. Zhu et al, 2004.
Conjuntos líticos más antiguos.
Características.
Técnica: Dominio de la mecánica de la fractura concoidea y de los principios básicos de la talla lítica. Talla relativamente poco compleja, con escasa presencia de objetos retocados. Producción orientada a la producción de lascas para la modificación de carcasas animales. La talla se efectúa golpeando un canto rodado con otra piedra que hace las veces de martillo. Para Isaac (1975) el salto cualitativo en la evolución humana lo constituye el descubrimiento de la fractura concoidea, no el uso de instrumentos. Alto conocimiento de la mecánica de la fractura (Semaw et al, 2003; Delagnes y Roche, 2005; Stout et al, 2005, 2010; Toth et al, 2006; Rogers & Semaw, 2009).
La base de los sistemas técnicos olduvaienses está constituida por los núcleos tanto ortogonales (unidireccionales o multidireccionales) como centrípetos (discoides unifaciales o bifaciales). 
Alta presencia de fragmentos y lascas de pequeñas dimensiones.
Desarrollo de configurados estandarizados sobre canto en un nivel muy básico, unifaciales (en los yacimientos más antiguos) o bifaciales parciales y multifaciales (en los más modernos). Métodos de talla no sistemáticos.
Choppers (desde 2 Ma).
Raederas Karari (desde 1,6 Ma).
Aparición de esferoides. Presentan simetría de volumen y morfología y son las primeras herramientas estandarizadas con una secuencia de elaboración relativamente larga, apuntando al achelense.
Las cadenas de producción de lascas, son siempre cortas, en el tiempo y el espacio. Incipiente habilidad para fragmentar la cadena operatoria (Goldman-Neuman y Hovers 2009, 2012). De todos modos, es inusual la fragmentación de la cadena operatoria y cuando faltan componentes específicos, esto se debe generalmente a mecanismos selectivos de post-deposición.
Materia prima seleccionada, pero con escaso aprovechamiento. Rocas de grano fino de materias primas disponibles localmente. En algunos casos, se prefieren guijarros con angularidades que faciliten los primeros pasos de la talla aunque se utilizan también formas redondeadas (de la Torre 2004; Delagnes y Roche 2005; de la Torre y Mora 2005; Barsky et al. 2011; Goldman-Neuman y Hovers 2012; Gallotti y Mussi 2015, Stout et al. 2005; Braun et al. 2009b, c; Goldman-Neuman y Hovers 2009, 2012; Harmand 2009; Gallotti y Mussi 2015). Las distancias de transporte en la mayoría de los casos son mínimas, desde unos cientos de metros hasta unos pocos kilómetros. Sin embargo, se evidencia una explotación incipiente de materias primas no locales que involucran distancias más largas en OGS-7, en Kanjera South, y probablemente en AL666 (Stout et al. 2005; Braun et al. 2008a; Goldman-Neuman y Hovers 2012) . Los sistemas de aprovisionamiento no locales y locales pueden ocurrir simultáneamente en la misma región, como en Gona. En consecuencia, el transporte a través del paisaje no se puede explicar desde una perspectiva evolutiva directa, también porque este comportamiento no se documenta sistemáticamente en los yacimientos posteriores (de la Torre y Mora 2005; Barsky et al. 2011; Gallotti y Mussi 2015). Hay alguna evidencia de selección de materia prima para la producción de un tipo específico de artefacto (Plummer, 2004; Braun et al, 2008; Harmand, 2009 a,b; Goldman-Neuman y Hovers, 2012; Potts, 2012).
Al contrario que en los demás yacimientos, los útiles de percusión son frecuentes en Olduvai. La razón de esta diferencia no parece estar ligada al entorno físico. Podrían corresponder a algún tipo de "resurrección" de un comportamiento retenido.
Las herramientas olduvaienses pudieron haber sido utilizadas para una gran variedad de tareas, incluyendo:
·         El descarnamiento de grandes animales, con lascas.
·         La tala de árboles y fabricación de palos para cavar o lanzas, con núcleos.
Los análisis microscópicos de los filos han revelado que se usaron para trabajar la madera y para el descarnamiento.
La idea que tenemos de su función da lugar a veces a argumentos circulares, sobre los que ha habido una gran controversia:
-       Si los fabricantes eran carroñeros (Binford, 1981) las hachas de mano capaces de partir un cráneo o un fémur son los principales instrumentos.
-       Si entendemos que eran cazadores y debían descuartizar animales enteros, las lascas muy afiladas serían los útiles esenciales (Toth, 1985).
Los cazadores suelen consumir las extremidades traseras mientras que los huesos con menos carne se dejan a los carroñeros. El hecho de que los huesos fósiles de Olduvai pertenezcan tanto a extremidades como a cráneos y troncos sugiere que aquellos Hominini practicaban tanto la caza como el carroñeo. Hay evidencia de la conservación y transporte de canales animales y posiblemente vegetales lo que puede indicar un forrajeo cooperativo y un aprovisionamiento en grupo 
(Plummer, 2004; Swedell y Plummer, 2012).
Por otra parte, Toth piensa que estos Hominini utilizaron con frecuencia instrumentos no elaborados, como conchas rotas, cuernos o huesos.
Algunos investigadores (Glyn Isaac y otros) han interpretado la densa acumulación de piedras y huesos como campamentos de cazadores-recolectores. En contra de esta opinión está la abundancia de huesos de depredadores (vecinos incómodos de un campamento), la acumulación durante muchos años (los campamentos se abandonan al cabo de un cierto tiempo) y el procesamiento incompleto (en los campamentos hay tiempo suficiente para procesar los huesos hasta que se les extrae todo lo posible). Richard Potts sugirió que estos lugares fueron sitios de descarne donde los Hominini trabajaban pero no vivían; estos Hominini trasladaban sus capturas a los refugios donde guardaban las herramientas y allí las descuartizaban.
Bibliografía
Rosalia Galloti. 2018. Before the Acheulean in East Africa: An Overview of the Oldowan Lithic Assemblages
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