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#Spada Suprema
maimoncat · 1 year
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Sto giocando un sacco a Tears of the Kingdom, e quindi ho pensato di postare qui questo vecchio fumetto
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demonecelestiale · 1 year
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aggiornamento di queste mie 70 ore forse anche 75 su TOTK: fatto 3 dungeon su 4, mancano solo le gerudo, devo andare a prendere la spada suprema nella testa di zelda (questo dopo le gerudo) e mi devo ricordare di esplorare il pozzo del cantiere
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windwakerjj · 7 years
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~~~MASTER SWORD ~~~
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goodbearblind · 3 years
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La guerra
"Umani contro umani in una mischia orrendamente feroce,
invasi da un inconcepibile pazzo furore
Moltitudini sterminate cozzanti in urto formidabile
fra urli terrificanti e in un baleno ridotti al silenzio,
rese putride ammasso di obliati carcami,
sovra cui solo il vento, pietoso,
stende triste lenzuolo funereo di vizze foglie.
Intere flotte di carni sprofondate negli abissi
città ruinanti fra il bagliore spaventoso degli incendi
ed il rimbombo cupo dei cannoni,
orrendo spettacolo di corpi squarciati e di terrificanti volti
tragicamente irrigiditi dalla morte, nell’ultima contorsione di spasimo.
Fanciulle sorridenti alla vita selvaggiamente passate a fil di spada
ed angosciosi, laceranti gemiti di feriti, e disperato pianto di madri
suprema tristezza indicibile di teneri bimbi vestiti a lutto.
E’ la gloria che passa.
Spogliata dal suo manto ingannatore,
la gloria bellica apparirà in tutto il suo aspetto orribile di falciatrice
d’ossuta megera ingorda di vite e perduto ormai ogni fascino,
più non sarà possibile trarre le masse nell’orrendo baratro
in cui precipitarono gli illusi che ne seguirono le orme.
E allora l'anarchia avrà inizio."
(Fanny, Rivoluzionaria anarchica)
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seanvondrake · 4 years
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il maestro e l’amore
una volta hanno chiesto al mio maestro se non si sentisse in colpa ad insegnare uno sport così brutale ai ragazzi.
lui sospirò, si accese una sigaretta proprio sotto al cartello "vietato fumare", e io che passavo di lì per caso andando verso lo spogliatoio mi sono fermato a godermi lo spettacolo.
"signora" fece lui, rivolto alla mamma iperprotettiva che aveva imprudentemente posto la domanda "ci sono cose ben più brutali della scherma, al mondo; ad esempio l'amicizia e l'amore"
"prego?" chiese la mamma, sbigottita.
"ma certo," proseguì il maestro, "in un duello non ci sono equivoci, a entrambe le parti è chiaro cosa vuole l'altra; si scende in campo per vincere" un tiro di sigaretta, pausa drammatica, "mentre pensi a tutti i sotterfugi, i non detti, le paure, le manipolazioni, i dubbi e gli inganni che inquinano i rapporti umani"
"ma..." la mamma provò a interrompere, io ridacchiavo in silenzio e il maestro imperterrito proseguì "pensi, signora cara, alla violenza suprema insita nei rapporti umani, che richiedono l'accordo e lo sforzo di entrambi per essere creati, custoditi e cresciuti, mentre basta poi l'arbitrio di uno dei due per distruggerli"
la mamma fissava il maestro a bocca aperta, chiaramente annichilita.
"io, mia cara signora, preferisco la spada, dove tutto è chiaro e l'esito dipende solo da me e non dall'arbitrio di altri" esalò un filo di fumo prima di concludere "buonasera" disse, e si avviò fischiettando verso gli spogliatoi.
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triangulartheory · 4 years
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Kishin Shinoyama - Yukio Mishima as St. Sebastian (1966)
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Guido Reni - San Sebastiano (1616 c.) Palazzo Rosso, Genova
”Il tronco dell’albero del supplizio, nero e leggermente obliquo, campeggiava sullo sfondo tizianesco d’una tenebrosa foresta e d’un cielo serotino, fosco e distante. Un giovane di singolare avvenenza stava legato nudo al tronco dell’albero, con le braccia tirate in alto, e le cinghie che gli stringevano i polsi incrociati erano fermate all’albero stesso. Non si scorgevano legami d’altra sorta […]. Immaginai che fosse la descrizione di un martirio cristiano. Ma siccome era dovuta a un pittore della scuola eclettica derivata dal Rinascimento, anche da questo dipinto che raffigurava la morte di un santo cristiano emanava un forte aroma di paganesimo. Il corpo del giovane -la cui bellezza la si potrebbe paragonare a quella di Antinoo, il favorito di Adriano, la cui bellezza fu così spesso immortalata nella scultura- non reca alcuna traccia degli stenti o dello sfinimento derivanti dalla vita missionaria, che imprintano l’effigie di altri santi […]. Quella bianca e incomparabile nudità scintilla contro uno sfondo di crepuscolo.Le braccia nerborute, braccia d’un pretoriano solito a flettere l’arco e a brandire la spada, sono levate in una curva armoniosa, e i polsi s’incrociano immediatamente al di sopra del capo. Il viso è rivolto leggermente in alto e gli occhi sono spalancati, a contemplare la gloria del paradiso con profonda tranquillità. Non è la sofferenza che aleggia sul petto dilatato, sull’addome teso, sulle labbra appena contorte, ma un tremolio di piacere malinconico come una musica. Non fosse per le frecce con le punte confitte nell’ascella sinistra e nel fianco destro, egli sembrerebbe piuttosto un atleta romano che allevia la stanchezza in un giardino, appoggiato contro un albero scuro.Le frecce si sono addentrate nel vivo della giovane carne polposa e fragrante, e stanno per consumare il corpo dall’interno con fiamme di strazio e d’estasi suprema. Ma il sangue non sgorga, non ha ancora infuriato il nugolo di frecce che si vedono in altri dipinti del martiri di San Sebastiano. Qui invece, due frecce solitarie mandano le loro ombre quiete e delicate sopra la levigatezza della pelle, simili alle ombre d’un ramo che cadono su una scala di marmo”
Yukio Mishima - Confessioni di Una Maschera (1949)
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patrizio-t · 5 years
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L’Urlo
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Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate  nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte,
che in miseria e stracci e occhi infossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda fluttuando sulle cime delle città contemplando jazz (...)
(...) che mordevano i poliziotti nel collo e strillavano di felicità nelle camionette per non aver commesso altro delitto che la loro intossicazione e pederastia pazza tra amici,
che urlavano in ginocchio nel subway e venivano trascinati dal tetto sventolando genitali e manoscritti,
che si lasciavano inculare da motociclisti beati, e strillavano di gioia,
che si scambiavano pompini con quei serafini umani, i marinai, carezze di amore Atlantico e Caribbeo,
che scopavano la mattina la sera in giardini di rose e sull’erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro seme liberamente su chiunque venisse,
che gli veniva un singhiozzo interminabile cercando di ridacchiare ma finivano con un singhiozzo dietro un tramezzo dei Bagni Turchi quando l’angelo biondo & nudo veniva a trafiggerli con una spada,
che perdevano i loro ragazzi d’amore per le tre vecchie streghe del fato, la strega guercia del dollaro eterosessuale, la strega guercia che strizza l’occhio dal grembo e la strega guercia che sta li piantata sul culo a spezzare i fili d’oro intellettuali del telaio artigianale,
che copulavano estatici e insaziati con una bottiglia di birra un amante un pacchetto di sigarette una candela e cadevano dal letto, e continuavano sul pavimento e giù per il corridoio e finivano svenuti contro il muro con una visione di fica suprema e sperma eludendo l’ultima sborra della coscienza,
che addolcivano le fiche di milioni di ragazze tremanti al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina ma pronti ad addolcire la fica dell’alba, natiche lampeggianti sotto i granai e nude nel lago,
che andavano a puttane nel Colorado in miriadi di macchine notturne rubate, N.C., eroe segreto di queste poesie, mandrillo e Adone di Denver — gioia alla memoria delle sue innumerevoli scopate di ragazze in terreni abbandonati & retrocortili di ristoranti per camionisti, in poltrone traballanti di vecchi cinema,
 su cime di montagna in caverne o con cameriere secche in strade familiari sottane solitarie alzate & solipsismi particolarmente segreti nei cessi dei distributori di benzina, & magari nei vicoli intorno a casa,
che dissolvevano in grandi cinema luridi, si spostavano in sogno, si svegliavano su una Manhattan improvvisa, e si tiravano su da incubi di cantine ubriachi di Tokay spietato e da orrori di sogni di ferro della Terza Strada & inciampavano verso l’Ufficio Assistenza,
che camminavano tutta la notte con le scarpe piene di sangue su moli coperti di neve aspettando che una porta sullo East River si aprisse su una stanza piena di vapore caldo e di oppio (...)
(testo di Allen Ginsberg - foto in alto di Michael Tighe - NYC 1974)
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(foto Burt Glinn - locale di NYC)
La poesia di Allen Ginsberg esplode in uno dei periodi più controversi della storia statunitense. La seconda guerra mondiale è appena terminata e la popolazione appare, nel medesimo tempo, euforica per il significato di quella vittoria, ma terrorizzata da un ipotetico sopravvento del pensiero comunista che avrebbe potuto travolgere le fondamenta democratiche di quel paese recante con sé tutti gli onori e gli oneri del porsi come modello di libertà e di uguaglianza per tutti i popoli.
L’ombra del Maccartismo opprime silenziosamente la tanta declamata libertà di pensiero ambita dal popolo americano e, in quel clima di sospetto e persecuzione, cresce Allen Ginsberg la cui produzione poetica s’inserisce prepotentemente in quella corrente letteraria e artistica denominata “Beat Generation“, termine coniato nel 1947 da Jack Kerouac.
Grazie all’aiuto del poeta e promotore del Rinascimento Poetico di San Francisco, Kenneth Rexroth, riesce ad organizzare un evento, passato poi alla storia come “The 6 Gallery Reading” in cui legge in pubblico la sua poesia “Howl -L’Urlo“.
É  il 13 ottobre 1955 e tale avvenimento, primo nel suo genere, viene ritenuto uno dei più rappresentativi manifesti della Beat Generation. La poesia declamata da Ginsberg fa parte della sua prima raccolta di liriche, “L’Urlo e altre poesie“, che viene pubblicata l’anno seguente da una piccola casa editrice fondata da Lawrence Ferlinghetti. Tale pubblicazione costa all’editore un processo per oscenità. Ma cosa c’è di così scabroso in quella raccolta? Ginsberg in quelle poesie sottolinea la rovina delle menti più eccelse della sua generazione a causa del materialismo americano (“Moloch“, un hotel a forma di mostro che prende vita in una delle sue visioni) e utilizza come punto di riferimento una di quelle che considera vittime del sistema, il suo caro amico Carl Solomon, rinchiuso in manicomio. Il poeta usa lo stile dei versetti biblici e la sua visione, del tutto innovativa, rappresenta una fusione tra l’immaginario religioso e quello tecnologico: la passione della sua generazione per la droga, per esempio, è «hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte…» (incipit della poesia L’Urlo).
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beppebort · 3 years
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Ora puoi lasciare, o Signore!
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Anche la vergine immacolata, la madre del Cristo, si sottopone umilmente al rito della purificazione, lei che non aveva mai contratto nessuna impurità. Una indubbia lezione di umiltà. È ancora più significativa invece la presentazione al tempio del bambino Gesù. Prima che lo additasse al mondo Giovanni Battista come l'agnello che togli il peccato dal mondo, sono gli stessi Maria e Giuseppe a presentarlo ufficialmente all'intera umanità. È un gesto sacerdotale quell'offerta, che troverà il pieno compimento ai piedi della croce, quando il bambino sarà la vittima di espiazione da presentare al Padre. Un uomo giusto e timorato di Dio, il vecchio Simeone, illuminato dallo Spirito Santo e certo, per quella luce divina, che non sarebbe morto senza aver prima veduto il Messia del Signore, prende tra le braccia il bambino e, traboccante di gioia, benedice Dio con il suo cantico. Ora che i suoi occhi hanno visto la “salvezza”, non ha più nulla da chiedere a Dio e nulla ha ancora da sperare dalla vita, ora è pronto per andare nella pace eterna. Egli ha compreso che è sorta la luce attesa da tutte le genti, il messia è venuto. Si rivolge poi alla Madre santissima, a Maria: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima». In queste misteriose parole il Santo vecchio Simeone sintetizza la missione del Cristo, come ultima e suprema testimonianza dell'infinito amore misericordioso di Dio, segno di contraddizione per coloro che non comprenderanno quell'amore e svela poi il ruolo e compartecipazione piena della Madre al martirio del Figlio suo: per questo una spada le trafiggerà l'anima: avverrà ai piedi della croce.
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isa0507 · 3 years
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Una condizione indispensabile
Se siete disposti a ubbidire, mangerete le cose migliori del paese; ma se rifiutate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada», perché la bocca dell’Eterno ha parlato. (Isaia 1:19-20) La Bibbi afferma con chiarezza la volontà suprema di Dio: Egli desidera che tutti gli uomini vengano a conoscenza della verità e siano salvati. Egli vuole fare del bene a tutti coloro che si affidano a…
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amygoldman90 · 6 years
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jgmail · 4 years
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Viganò: “Hay que dirigir el dedo acusador contra la letra del Concilio”
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ENTREVISTA DE RADIO SPADA A MONSEÑOR CARLO MARIA VIGANÒ
RS: Buenos días, Excelencia. Gracias por las palabras que ha tenido a bien concedernos. Empecemos por Galleria neovaticana, el libro de Marco Tosatti que ha prologado. Permítame que le cuente una anécdota: apenas hacía unas horas que se había anunciado que el libro había ido a la imprenta, y ya había aparecido en Twitter un perfil con una encuesta, basada simplemente en la portada y el título, como es evidente. En la encuesta se preguntaba si se ajustaba a los principios evangélicos publicar un volumen con acusaciones escabrosas sobre hechos no siempre edificantes. ¿Cómo respondería a esta objeción?
CMV: Permítame recordarle que en los meses previos a su decisión de adoptar el singular título de Papa emérito, Benedicto XVI instituyó una comisión presidida por el cardenal Herranz e integrada por los cardenales Tomko y De Giorgi, con el encargo de investigar a fondo las noticias reservadas propagadas por Vatileaks. En aquella ocasión tuve que insistirle al cardenal Herranz para que yo pudiera declarar, dado que no tenía intención de interrogarme a pesar de que yo era parte interesada, como autor de los documentos reservados destinados al Sumo Pontífice, que habían sido sustraídos y entregados a la prensa. Le entregué un voluminoso expediente en el que rendía cuentas de todas las irregularidades y de la red de corrupción de la que había tenido noticia y a la que había tenido que hacer frente como secretario general del Gobierno de la Ciudad del Vaticano. Adjunté a dicho  expediente  una carta, en la que entre otras cosas decía: «Me duele en el alma el grave daño ocasionado a la Iglesia con la filtración de tantos documentos reservados (…) Si hay algún responsable de esos actos irreflexivos, mucho mayor es la culpa de quienes sean responsables de tanta corrupción y degradación moral en la Santa Sede y en el Estado de la Ciudad del Vaticano, así como la de algunos cardenales, prelados y laicos que aun teniendo conocimiento de tanta inmundicia han preferido convivir con ella, adormeciendo su conciencia para agradar a sus superiores y hacer carrera. Espero que al menos esta comisión cardenalicia, por amor a la Iglesia, sea fiel al Santo Padre y haga toda la limpieza sea necesaria que él quiere y no permita que se entorpezca una vez más esta iniciativa suya (…) Numerosos periodistas de varios países han intentado ponerse en contacto conmigo (…) He guardado silencio por amor a la Iglesia y al Santo Padre. La fuerza de la verdad debe brotar de dentro de la Iglesia, no de los medios de prensa. (…) Ruego por vosotros, cardenales, a fin de que tengáis valor para decir la verdad al Santo Padre, a fin de que tenga fuerzas para sacar a la luz la verdad en la Iglesia».
Aquella montaña de información, junto con las demás pruebas reunidas por los tres cardenales, habría permitido una operación de limpieza. ¡Pero todo se ocultó!, y sólo puede servir como un medio más de extorsionar a los que aparecen comprometidos en esa documentación, además de ser desde hace ocho años motivo de descrédito para quien por el contrario ha servido fielmente a la Iglesia y a la Santa Sede.
Necesse est enim ut veniant scandala; veruntamen vae homini per quem scandalum venit (Mt.18,7). Denunciar la corrupción de sacerdotes y prelados ha llegado a constituirse en una obra de caridad para con los fieles y un acto de justicia para con la Iglesia martirizada, porque por un lado pone en guardia al pueblo de Dios previniéndolo de los lobos disfrazados de oveja y los desenmascara, y por otro demuestra que la Esposa de Cristo es víctima de una camarilla de lujuriosos ávidos de poder, y si son ahuyentados podrá volver a predicar el Evangelio. Quien peca contra la caridad evangélica no es el que arroja luz sobre los escándalos, sino quien encubre esos escándalos. Las palabras del Señor no dan lugar a equívocos.
RS: Como se sabe, más allá de la cuestión moral resulta imposible distinguir en el colapso moral al propio cardenal de la crisis de la Iglesia. A este respecto, V.E. ha hecho en varias ocasiones una crítica coherente del Concilio. Le pedimos una aclaración más sobre este punto. En una conversación con Sandro Magister, V.E. ha afirmado: «La fábula de la hermenéutica, si bien es digna de crédito por su autor, no deja de ser una tentativa de atribuir la dignidad de un concilio a lo que ha sido una verdadera trampa para la Iglesia». Podemos aclarar por tanto que el problema no se puede calificar como algo sucedido después del Concilio, sino en el Concilio. Dicho de otro modo: ¿el momento decisivo del proceso revolucionario tuvo lugar en el Concilio y no en el postconcilio? ¿La responsabilidad habría que achacarla no sólo al espíritu vaticanosegundista sino también a la letra?
CMV: No veo cómo se pueda sostener que haya habido un presunto Concilio Vaticano II ortodoxo del que nadie ha hablado durante años traicionado por un espíritu del Concilio al que todos elogiaban. El espíritu del Concilio es lo que lo anima, lo que determina su naturaleza, su particularidad, sus características. Y si el espíritu es heterodoxo mientras los textos conciliares no parecen ser heréticos en cuanto a doctrina, hay que atribuirlo a la astucia de los conjurados, a la ingenuidad de los padres conciliares y a la connivencia de los que han preferido mirar desde el principio para otro lado en vez de tomar postura condenando a las claras las desviaciones doctrinales, morales y litúrgicas.
Los primeros que eran plenamente conscientes de la importancia de meter mano a los textos conciliares a fin de que se pudieran utilizar para sus propósitos particulares fueron los cardenales y obispos progresistas, en particular alemanes y holandeses, junto con sus peritos. No es casual que se ocuparan en conseguir que fueran rechazados los esquemas preparatorios redactados por el Santo Oficio y desecharan las propuestas del episcopado mundial, entre las que se encontraba la condena de los errores modernos, incluido el ateo comunismo; consiguieron igualmente impedir la proclamación de un dogma mariano, por ver en él un obstáculo al diálogo ecuménico. La nueva dirigencia del Concilio fue posible gracias a un auténtico golpe de mano, al papel destacado del jesuita Bea y al apoyo de Roncalli. De haberse mantenido los esquemas, no habría resultado posible nada de lo que salió de las comisiones, porque habían sido esbozados según el modelo aristotélico-tomista, que no permitía formulaciones equívocas.
Hay que dirigir, pues, el dedo acusador contra la letra del Concilio, porque de ella surgió la revolución. Por otra parte, ¿me podrían citar un solo caso en la historia de la Iglesia en que un concilio ecuménico haya sido formulado deliberadamente de un modo equívoco para que lo que se enseñaba en sus actas oficiales fuera más tarde subvertido y contradicho en la práctica? Ahí lo tienen: eso basta para catalogar al Concilio como un caso aparte, una excepción única sobre la cual podrán debatir los estudiosos, pero a la cual deberá encontrar solución la Autoridad suprema de la Iglesia.
RS: ¿Cómo llegó a darse cuenta de esta crisis? ¿Fue un proceso gradual? ¿O algo inmediato que se desarrolló en un corto espacio de tiempo?
CMV: Mi toma de conciencia fue progresiva, y no tardó en iniciarse. Pero comprender, o empezar a sospechar, que lo que se nos había presentado como inspiración del Espíritu Santo había sido en realidad sugerido por el inimicus homo no fue suficiente para derrumbar el sentido de dolorosa obediencia a la Jerarquía, si bien en medio de mala fe y de dolo por parte de algunos de sus representantes. Como ya tuve oportunidad de declarar en otra ocasión, lo que veíamos concretarse entonces –me refiero, por ejemplo, a novedades como la colegialidad episcopal, el ecumenismo o el Novus Ordo– podía entenderse como una tentativa de responder a un deseo común de renovación en la onda reconstructora de la posguerra. Ante la prosperidad económica y los grandes acontecimientos políticos, daba la impresión de que la Iglesia tenía que modernizarse en algunos aspectos, o al menos eso decían todos, empezando por el Santo Padre. Quienes estaban acostumbrados a la disciplina preconciliar, al respeto a la autoridad y a venerar al Romano Pontífice no podían ni imaginar que lo que se nos presentaba como un medio de propagar la Fe y convertir muchas almas a la Iglesia era en realidad un vehículo, una trampa tras la cual se disimulaba en la mente de algunos la intención de destruir progresivamente la Fe y abandonar a las almas en el error y el pecado. Aquellas novedades no eran del gusto de casi nadie, y menos aun de los laicos, pero nos las presentaban como una especie de penitencia que había que aceptar en aras de una mayor difusión del Evangelio y del renacimiento moral y espiritual de un Occidente postrado por la guerra y amenazado por el materialismo.
Se introdujeron innovaciones radicales con Pablo VI, mediante la reforma litúrgica y la total prohibición de la Misa Tridentina. Me sentí dolido e impotente cuando, siendo joven secretario de la entonces Delegación Apostólica en Londres, la Santa Sede prohibió a la asociación Una Voce la celebración de una sola Misa según el rito antiguo en la cripta de la catedral de Westminster.
Durante el pontificado de Juan Pablo II algunas de las tendencias más extremas del Concilio cobraron impulso con el politeísmo de Asís, los encuentros en mezquitas y sinagogas, las peticiones de perdón por las Cruzadas y la Inquisición y la llamada purificación de la memoria. La potencia subversiva de Dignitatis humanae y de Nostra aetate se hizo patente en aquellos años.
Luego vino Benedicto XVI y trajo la liberación de la liturgia tradicional, a la que hasta entonces se habían opuesto declaradamente, a pesar de las concesiones pontificias posteriores a las consagraciones episcopales de Ecône. Desgraciadamente, las desviaciones ecuménicas no acabaron ni siquiera con Ratzinger, como tampoco la ideología conciliar que las justificaba. La renuncia de Benedicto y la llegada de Bergoglio siguieron abriendo los ojos a muchísimos, sobre todo a fieles laicos.
RS: Un tema diferente pero relacionado con éste es el relativo a los protagonistas de las etapa conciliar y postconciliar. Detengámonos un momento en la figura de Ratzinger; es innegable, aunque con matices diversos, el papel que cumplió el teólogo bávaro tanto durante el Concilio como después (recordemos que de 1981 a 2005 fue Prefecto de la Congregación para la Doctrina de la Fe, de 2005 a 2013 reino en el solio de San Pedro y desde 2013 es papa emérito). Por nuestra parte, el juicio del ratzingerismo es indudablemente negativo; mientras dirigió la Congregación para la Doctrina de la Fe prosperaron las mismas desviaciones que hoy vemos extenderse sin disimulo. Nada más ser elegido Papa retiró la tiara del blasón pontificio; prosiguió la vía del ecumenismo indiferentista renovando las escandalosas celebraciones de Asís; en Erfurt llegó al punto de afirmar «el pensamiento de Lutero, su espiritualidad, era totalmente cristocéntrico»; en el motu proprio Summorum pontificum dijo que la Misa de siempre y el Novus Ordo eran dos formas del mismo rito (cuando por el contrario suponen dos teologías opuestas; más tarde creó ese improbable híbrido del Papa emérito vestido de blanco que –independientemente de las intenciones, que no juzgamos– parece ser no sólo un peligroso equívoco, sino un engranaje casi imprescindible del dualismo que inspira la actual dinámica de disolución eclesial. Estos pocos ejemplos, a los que podríamos agregar muchos más, son en nuestra opinión reveladores de que Ratzinger, desde siempre aunque no siempre ejerciera un mismo cargo, estuvo del otro bando. Ya habíamos visto su afirmación sobre la fábula de la hermenéutica pero también en otras ocasiones V.E. ha señalado algunos aspectos problemáticos del pensamiento ratzingeriano. En concreto nos referimos a una declaración reciente de V.E. a LifeSiteNews en la que dijo: «Eso sí, sería deseable que, sobre todo teniendo en cuenta el juicio divino que le aguarda, se distanciara teológicamente de esas posturas erróneas –me refiero en concreto a las expuestas en Introducción al cristianismo– que siguen divulgándose en universidades y seminarios que se jactan de católicos». Por tanto, le preguntamos: ¿cómo sintetizaría para nuestros lectores el pensamiento del teólogo bávaro? Es más: V.E., que ha tenido oportunidad de trabajar en estrecho contacto con Benedicto XVI,  ¿que nos puede decir de él en el plano humano? Quede claro que no se trata de una pregunta sobre aspectos reservados, sino sobre la personalidad que ha podido conocer de cerca.
CMV: Estoy bastante de acuerdo, aunque con hondo pesar, con todo lo que acaba de enumerar. Muchos actos de gobierno de Benedicto se ajustan a la ideología conciliar, la cual el teólogo Ratzinger siempre ha defendido con ardor y convencimiento. Su formación filosófica hegeliana lo ha llevado a aplicar el esquema tesis-antítesis-síntesis al ámbito católico. Por ejemplo, entender que los documentos del Concilio (tesis) y los excesos del postconcilio (antítesis) se pueden resolver en famosa hermenéutica de la continuidad (síntesis); tampoco escapa a ello la invención del papado emérito, donde entre ser papa (tesis) y no serlo más (antítesis) se opta por la fórmula conciliatoria de serlo sólo en parte (síntesis). La misma mentalidad determinó todo lo que hizo para liberar la liturgia tradicional, a la que sitúa junto a su opuesta conciliar en un intento de contentar tanto a los autores de la revolución teológica como a los defensores del venerable rito tridentino.
El problema es, por tanto, de índole intelectual, ideológica: ha aflorado cada vez que el teólogo bávaro ha querido solucionar la crisis que aqueja a la Iglesia. En todos esos casos, su formación académica, influida por el pensamiento de Hegel, ha creído que es posible juntar el agua con el aceite. No tengo motivos para dudar que Benedicto XVI haya querido a su manera tener un gesto de conciliación con el tradicionalismo católico. Ni que no sea consciente de la desastrosa situación en que se encuentra el cuerpo eclesial; pero la única manera de recomponer la Iglesia es seguir el Evangelio, con una perspectiva sobrenatural y sabiendo que por designio de Dios el bien y el mal no se pueden juntar en un fantasmagórico término medio, sino que siempre serán contrarios e irreconciliables, y que sirviendo a dos señores se termina por no contentar a ninguno de los dos.
Por lo que se refiere a mi conocimiento directo de Benedicto XVI, puedo decir que en los años de su pontificado, en los que serví a la Iglesia en la Secretaría de Estado, en el  Gobierno de la Ciudad del Vaticano y como nuncio en Estados Unidos, la idea que me he hecho es que se rodeó de colaboradores inadecuados, que no eran de fiar, e incluso algunos corruptos, que se aprovecharon mucho de su suavidad de carácter y de lo que se podría considerar una suerte de síndrome de Estocolmo, en particular con el cardenal Bertone y con su secretario particular.
RS: En algunos artículos publicados en CatholicFamilyNews.com se señaló que la postura de V.E. con respecto a la situación de la Iglesia se aproxima a la de monseñor Bernard Tissier de Mallarais, uno de los cuatro obispos que consagró monseñor Lefebvre. La misma fuente mencionaba una cita de V.E. en el sentido de que monseñor Lefebvre habría sido un confesor ejemplar de la Fe. A la luz de la firme crítica al Concilio, y de que, por otro lado, no se adhiere al sedevacantismo, cabría hipotizar que su postura se acerca mucho a la de la Fraternidad Sacerdotal San Pío X. ¿Nos podría decir algo al respecto?
CMV: En muchos sectores del mundo católico, y sobre todo en los ambientes conservadores, se afirma que Benedicto XVI sería el verdadero papa y que Bergoglio sería un antipapa. Esta opinión se basa por un lado en el convencimiento de que su renuncia es inválida (por la manera en que se redactó, por las presiones externas o por la distinción entre munus y ministerium papal), y por otro en que un grupo de cardenales progresistas maniobrado para conseguir que en el cónclave de 2013 saliera elegido un candidato de los suyos, incumpliendo con ello las normas que fijó Juan Pablo II en la constitución apostólica Universi Dominici gregis. Más allá de la verosimilitud que puedan tener estas afirmaciones, que de confirmarse invalidarían la elección de Bergoglio, es un problema que sólo puede resolver la Autoridad Suprema de la Iglesia, cuando la Providencia se digne poner fin a esta situación de gravísima confusión.
RS: Hablemos del futuro. En estos borrascosos años V.E. ha querido servir a la Iglesia por medio de intervenciones escritas, participando en diferentes iniciativas y con las distintas actividades que conocen bien quienes siguen a V.E. ¿Ve la posibilidad de que el día de mañana su misión episcopal emprenda otras vías? ¿Piensa en alguna actividad concreta? ¿Con una presencia pública más señalada tal vez?
CMV: Mi edad, las vicisitudes de estos últimos años y la situación de la Iglesia no me permiten elaborar proyectos, cosa que, por otra parte, no he hecho en la vida. Dejo que la Providencia disponga de mí como le parezca indicándome en todos los casos el camino que deba seguir. Espero sinceramente que mi testimonio, sobre todo en lo referente a hacer entender el engaño que se está consumando en la Iglesia, permita que los cardenales, hermanos míos en el episcopado y en el sacerdocio, abran los ojos en un gesto de humildad, valor y confianza en el poder de Dios. No podemos seguir defendiendo la causa y el origen de la crisis actual sólo porque no queremos reconocer que se nos ha engañado; esa obstinación en el error sería una culpa mayor que el propio error.
RS: Gracias por responder a nuestras preguntas; esperamos que no falten oportunidades para futuras entrevistas.
(Traducido por Bruno de la Inmaculada/Adelante la Fe)
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kon-igi · 7 years
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KON-ICE: piselli e patate.
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Non è food porn né porn... si parla di peni e vagine, di mortaio e di pestello, di testa di tartaruga e porta di giada, di lingam e yoni, di mastro di chiavi e guardia di porta, di agganci a latitudini basse, di liaisons dangereuses, dell’apostrofo rosa tra le parole ‘si scopa?’ dell’unione dei corpi nell’estasi suprema che è propria dell’idillio dell’amore.
GLOSSARIO DEI TERMINI
Pene: è un clitoride che si è allungato verso l’ottava settimana di vita fetale. La funzione principale è quella di espellere lontano dai piedi il prodotto di scarto del metabolismo renale e in seconda istanza quello di essere introdotto in cavità altrui ed espellere un brodo di girini chiamato ‘sperma’. Per quanto ci mettiate buona volontà, la seconda cosa la farete molto molto meno della prima. Il pene misura tra 12 e i 18 cm (con una media di 15 cm) e la sua lunghezza dipende dalla genetica e da fattori intrinseci ormonali. Averlo lungo non serve a nulla e dopo capirete il perché.
Vagina: è un pene che si è spiaccicato verso l’ottava settimana di vita fetale. La funzione principale è quella di espellere sui piedi il prodotto no, eventualmente quello lo fa la vulva (vulva-->vagina+uretra)... la vagina è chiamata così perché significa ‘fodero di spada’ in latino e quindi anatomicamente serve solo a infilarci il pene dentro. Oppure a NON infilarci il pene dentro, mica è obbligatorio. La profondità del canale vaginale, a differenza della lunghezza del pene, è proporzionale all’altezza della portatrice, quindi avere un pene johnholmico senza stare copulando con Brienne di Tarth, significa dare delle gran mazzate sul collo dell’utero... per niente piacevoli, visto che il clitoride sta altrove.
Clitoride: dopo l’ottava settimana di vita fetale i fasci nervosi che concorrono alla ricezione dello stimolo piacevole nell’uomo si distribuiscono nel glande e nella faccia anteriore dell’asta del pene, mentre nella donna si organizzano in quello che assomiglia a uno xenomorpho in fase embrionale
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Il clitoride è un iceberg di cui vediamo solo la punta... punta che è là dove è bene che tutti i maschietti sappiano essere. VERO CHE LO SAPETE?
Sperma: non cura l’acne femminile e non è nutriente, perlomeno, non più del moccio che vi esce dal naso. La sua funzione è quella di veicolare centinaia di migliaia di piccoli girini magici che contengono metà di un voi che vorrebbe tanto ricongiungersi con un altra metà all’interno di un Ovetto Kinder che, considerate le difficoltà chimico-anatomico-fisiche, si trova collocato sul Monte Everest.
Nonostante tutto, complice la bieca e sconvolgente ignoranza dei più basilari meccanismi di fisiologia umana, sembra che il sabato sera scalare la montagna con successo sia parecchio facile, dia fruttuosi risultati e arricchisca le lobby della pillola del giorno dopo.
PROBLEMI DI PENI
Appurato che la lunghezza non costituisce problema se non per una scenografica percezione culturale pompata dall’industria del cinema di settore, è indubbio che, in maniera minore rispetto alla controparte femminile, pure i maschietto soffrono le pene del pene.
In assenza di circoncisione (una pratica poco diffusa in Italia che consiste nello stuprare un neonato tagliandogli via la pelle del pisello per nessuna ragione medica valida), il pene a riposo è coperto da un lembo di pelle chiamato prepuzio. La mancata pulizia del glande, la maggior parte del tempo coperta da questo lembo di pelle, può portare a infiammazioni e a infezioni ma in genere quasi tutti i problemi sono dati da eccessiva frizione autoindotta o eteroindotta o da contatto con altrui parti del corpo infette, perché nella sua qualità di mucosa esterna, difficilmente il pene può contrarre infezioni in modo autonomo.
Ciò non toglie che, al pari della sacrosanta e importantissima palpazione del seno femminile, anche il maschio dovrebbe mensilmente stoccazzarsi scroto e testicoli per controllare che non ci siano parti dolenti o anomalie anatomiche.
VAGINE COMPLICATINE
La donna è decisamente più sfigata... cioè no, pessima scelta di termini... decisamente più sfortunata.
Il demiurgo le ha cacciato l’apparato riproduttore accanto a due apparati escretori e questo significa che la vagina deve costantemente difendersi da aggressioni feroci, la maggior parte delle quali, però, a opera della propria stessa portatrice. 
Lavaggi troppo frequenti o con prodotti troppo aggressivi che alterano il pH, biancheria molto figa ma che sega in due o cuoce al vapore la passera, sesso sfrenato senza adeguata lubrificazione e accortezza...
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Poi ci credo che vi viene la cistite.
Mentre l’andrologo o l’urologo sono figure pressoché sconosciute per i Figli di Adamo (a torto, intendiamoci), il ginecologo continua a rimanere il migliore amico della donna, una creatura tutt’altro che fragile ma che ha una dotazione fisiologica necessitante di grande manutenzione ordinaria e spesso, purtroppo, straordinaria.
Trattatela bene questa vagina, facendo sesso protetto e tenendola sotto controllo, perché anche se non avete intenzione di usarla per scodellare quella forma di vita parassita il cui tempo di incubazione dentro la vostra pancia dura nove mesi, in ogni caso il tempo non vi è amico e certi errori di manutenzione si potrebbero sommare fino a farvi correre il rischio di essere lasciate a piedi. E la metafora spero l’abbiate capita.
P.S. Per tutti quelli che si chiedono ‘Ma dove sta l’emergenza?’, plot twist: lo è, fidatevi.
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aprilecchi · 7 years
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IL SOFFIO (LEGGERO) DEL PREGIUDIZIO
Diritto. «Il diritto è la vita umana riassunta dalle leggi che la regolano» (Francesco Carnelutti) 
Forti . «La stretta connessione fra diritto e potere (politico, economico, religioso) ha fatto sì che la giustizia sia stata esercitata per millenni nell’interesse dei più forti. Ricordava Tucidide che «i forti dominano sempre i più deboli; e… questi ultimi farebbero lo stesso, se un giorno le parti fossero invertite».
Processi. «Il processo a Socrate (399 a.C.) ha fissato i confini tra politica e filosofia, la condanna di Gesù quelli tra uomo e Dio, il giudizio nei confronti di Giovanna d’Arco (1431) quelli tra guerra e santità, il processo a Martin Lutero (1521) quelli tra passato e futuro della Chiesa e dell’umanità, l’incriminazione di Galileo (1633) quelli tra scienza e fede, la condanna di Dreyfus (1894 e 1899) quelli tra politica e informazione, l’accusa a Oscar Wilde (1895) quelli tra fantasia della letteratura e spada della legge, i processi di Norimberga (1945-46) e la condanna di Nelson Mandela (1964) le relazioni, rispettivamente, tra diritto e forza delle armi e tra brutalità della discriminazione e sogno della libertà».
Verità. Secondo Friedrich Nietzsche non esistono verità assolute ma solo verità relative. «Noi crediamo di sapere qualcosa sulle cose, quando parliamo di alberi, di colori, di neve e di fiori, eppure non possediamo nulla». 
Ignorante. «Io sono ignorante, ma questo non significa che la verità non esiste» (Franz Kafka).
Magistrato. Il magistrato ha un compito particolare. Nel segreto della camera di consiglio egli è infatti tenuto a ricercare nel processo, secondo le regole del codice di procedura, la migliore verità umana, quella più attendibile. (…) Al magistrato non compete la risposta alla domanda puramente storica se un determinato atto sia stato commesso da una determinata persona, ma la risposta alla domanda processuale se, in base alle prove legittimamente acquisite nel corso del procedimento e valutabili dal giudice secondo la legge, sia provato oltre ogni ragionevole dubbio se quel determinato atto sia stato commesso da quella determinata persona. Non la verità storica quindi, e neanche quella morale, ma la verità processuale. La verità del processo, formatasi nel processo.
Requisiti. Requisiti necessari alla verità affermata dalla sentenza di un tribunale: trasparenza, chiarezza, sinteticità.
Post-verità. Nel 2016 l’Oxford English Dictionary ha eletto il termine post-truth «parola dell’anno» con la seguente definizione: «Aggettivo che denota circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti delle credenze personali o dell’appello alle emozioni nel condizionare l’opinione pubblica».
Italia. Secondo il codice di procedura penale attualmente in vigore, l’imputato, qualora non si avvalga della facoltà di non rispondere, ha il diritto di mentire, con l’unica eccezione del divieto di incriminare falsamente gli altri.
Stati Uniti. Negli Stati Uniti l’imputato che non si avvalga della facoltà di non rispondere è tenuto a dire, sempre e comunque, la verità.
Pregiudizio. «Il pregiudizio scivola di bocca in bocca, non sfonda porte, ma passa sotto la soglia d’attenzione, come un soffio. È leggero, perché inconsapevole: abitava all’interno da tanto tempo che il proprietario di casa manco l’ha notato, non era una macchia sul tappeto ma il tappeto stesso» (D. Troisi, Diario di un giudice). 
Paul. «Mio caro Paul, nessuno può considerarsi un giurista veramente completo se non è un uomo di cultura. Se fossi in Te, dimenticherei qualsiasi preparazione tecnica per quanto concerne il diritto. Il miglior modo per studiare il diritto è quello di giungere a tale studio come una persona già ben istruita. Solo così si può acquisire la capacità di usare la lingua inglese, scritta e orale, e avere un metodo di pensiero chiaro, che solo un’educazione genuinamente liberale può conferire. (…). Rifornisci la Tua mente di tante buone letture, e amplia e approfondisci i Tuoi sentimenti sperimentando indirettamente e il più possibile i magnifici misteri dell’universo, e dimenticati della tua futura carriera» (risposta del giudice statunitense della Corte Suprema Felix Frankfurter al dodicenne Paul Claussen, che gli aveva scritto chiedendo un consiglio per diventare avvocato). 
Francesco Caringella, 10 lezioni sulla giustizia: per cittadini curiosi e perplessi, ed. Mondadori, 2018
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PRESENTAZIONE DEL SIGNORE, FESTA (Lc 2, 22-40) “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore” (Lc 2, 22) "Essendo giunto [il termine dei] quaranta giorni, il caro Bambino, più che mai affogato nel suo amore, volle ubbidire alla legge e presentarsi al tempio per offrirsi per la salvezza di ciascuno. Era la Divina Volontà che ci chiamava al grande sacrificio, e noi pronti ubbidimmo. Figlia mia, questo Fiat Divino, quando trova la prontezza nel fare ciò che lui vuole, mette a disposizione della creatura la sua forza divina, la sua santità, la sua potenza creatrice di moltiplicare quell’atto, quel sacrificio per tutti e per ciascuno, mette in quel sacrificio la monetina di valore infinito, [con cui] si può pagare e soddisfare per tutti. Onde era la prima volta che la tua Mamma e San Giuseppe uscivamo insieme col pargoletto Gesù. Tutta la creazione riconobbe il suo Creatore e si sentirono onorati nell’averlo in mezzo a loro, ed atteggiandosi a festa, ci accompagnarono lungo la via. Giunti al tempio, ci prostrammo ed adorammo la Maestà Suprema, e poi [lo] deponemmo nelle braccia del sacerdote, qual era Simeone, il quale ne fece l’offerta all’Eterno Padre, offrendolo per la salvezza di tutti; il quale, mentre l’offriva, ispirato di Dio, riconobbe il Verbo Divino, ed esultando d’immensa gioia adorò e ringraziò il caro Bambino; e dopo l’offerta si atteggiò a profeta e predisse tutti i miei dolori. Oh, come il Fiat Supremo dolorosamente fece sentire al mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia di tutte le pene che avrebbe sofferto il mio Figlio Divino! Ogni parola era spada tagliente che mi trafiggeva. Ma quel che più mi trafisse il cuore fu il sentire che questo Celeste Infante sarebbe stato non solo la salvezza, ma anche la rovina di molti ed il bersaglio delle contraddizioni. Che pena! Che dolore! Se il Voler Divino non mi avesse sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore; invece mi diede vita per cominciare a formare in me il regno dei dolori nel Regno della sua stessa Divina Volontà. #DivinaVolontà #LuisaPiccarreta https://www.instagram.com/p/B8DkuHzCwnu/?igshid=4ymlo2dqedob
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notizieoggi24-blog · 5 years
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Casamonica, la Cassazione ha stabilito che si tratta di
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Una dura sentenza per il Clan dei Casamonica, che è stata definita un'associazione di stampo mafioso dalla Cassazione, la quale ha ritenuto inammissibili i ricorsi di 18 imputati per delle misure cautelari emesse a luglio dal Tribunale del Riesame di Roma. Secondo l'ordinanza cautelare che era stata emessa, si definiva il Clan di Casamonica di "stampo mafioso" e su questo avevano fatto ricorso gli imputati. La sentenza è stata depositata oggi, la quale interessa alcune persone anche facenti riferimento alla famiglia Spada. Il Tribunale ha confermato le ipotesi stando alle dichiarazioni dei testimoni, delle prove messe agli atti e delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Proprio la Suprema Corte pone al centro i collaboratori di giustizia, che hanno contribuito a ricostruire le attività criminali del clan, potendone accertare lo stampo mafioso. "Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono state ampiamente riscontrate negli atti di indagine", con queste parole la Corte conferma le misure cautelari nei confronti dei Casamonica. Read the full article
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goodbearblind · 6 years
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La guerra Umani contro umani in una mischia orrendamente feroce, invasi da un inconcepibile pazzo furore Moltitudini sterminate cozzanti in urto formidabile fra urli terrificanti e in un baleno ridotti al silenzio, rese putride ammasso di obliati carcami, sovra cui solo il vento, pietoso, stende triste lenzuolo funereo di vizze foglie. Intere flotte di carni sprofondate negli abissi città ruinanti fra il bagliore spaventoso degli incendi ed il rimbombo cupo dei cannoni, orrendo spettacolo di corpi squarciati e di terrificanti volti tragicamente irrigiditi dalla morte, nell’ultima contorsione di spasimo. Fanciulle sorridenti alla vita selvaggiamente passate a fil di spada ed angosciosi, laceranti gemiti di feriti, e disperato pianto di madri suprema tristezza indicibile di teneri bimbi vestiti a lutto. E’ la gloria che passa. Spogliata dal suo manto ingannatore, la gloria bellica apparirà in tutto il suo aspetto orribile di falciatrice d’ossuta megera ingorda di vite e perduto ormai ogni fascino, più non sarà possibile trarre le masse nell’orrendo baratro in cui precipitarono gli illusi che ne seguirono le orme. E allora l'anarchia avrà inizio. Fanny (Rivoluzionaria anarchica) https://www.instagram.com/angrybeargram/p/BvV5lNKlpvd/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=vaf1dha50oqs
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