Tumgik
#Vivibilità
dueminuti · 8 months
Text
FLORIDIA. VIA COLOMBO NUMERO 0, CASE POP
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marco-fma · 8 months
Text
Nuova vivibilità urbana grazie ai telefonini
Il concetto tradizionale di città sta subendo una rivoluzione grazie ai dati provenienti dai telefoni cellulari. La definizione di una città non si basa più solo sulle sue dimensioni e struttura, ma piuttosto sui flussi dinamici delle persone. Continue reading Untitled
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
ilmediogorizia · 1 year
Text
Lo dice Avvenire, lo annuncia El Zibi: Gorizia tra le città più vivibili
     Ce ne rende partecipi, con un post entusiastico, il Pezzogrosso Rudi Ziberna: Gorizia al decimo posto nella graduatoria delle città italiane più vivibili.      La classifica, stilata da Avvenire – quotidiano dei Papi che qualche anno fa sputtanava proprio Gorizia per il trattamento riservato ai migranti – è stata redatta con la preziosa collaborazione della Siora Uccia Marangotto, classe…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
kommunic8 · 1 year
Link
Non un problema di mobilità ma di accesso, perché non dovrei essere obbligata a prendere la macchina (ma nemmeno i mezzi pubblici!) per accedere ai servizi di cui ho bisogno. Questo il concetto della città da 15 minuti. Vi metto qualche link in fondo alla pagina. TRASCRIZIONE [ENG translation below] Il concetto della città da 15 minuti è molto semplice: dovrei essere in grado di raggiungere tutti i negozi, tutti i servizi di cui ho bisogno nell'arco di 15 minuti, a piedi o in bicicletta. Devo dire che a Cagliari, dove abito, sono in una città da 15 minuti perché effettivamente posso andare a piedi all'ufficio postale, al tabacchino a comprare i francobolli che non hanno, al supermercato, il calzolaio anche a 15 minuti, il mercato, pescivendolo, parrucchiere, il medico. Insomma, sono molto fortunata, ma semplicemente perché abito in una parte della città piena di servizi, con un'altissima densità di popolazione. Mia madre abita nella parte vecchia della città, in un quartiere storico che quando io ero bambina era un quartiere malfamato, e poi negli anni '90 ha cominciato a essere... gli appartamenti sono stati acquistati da professionisti, architetti che l'hanno rimesso a posto e adesso il quartiere dove abita mia mamma, lei è una delle pochissime persone che ci abita da più di trent'anni, lei abita da da 50, 60 e più anni lì, per il resto sono negozi che vendono souvenir e bed and breakfast. Quindi, paradossalmente, io che abito in una parte nuova della città ho a mia disposizione di tutti i servizi di cui ho bisogno, mia madre invece no, perché nel suo quartiere non c'è, non ci sono botteghe, non c'è una banca, non c'è nemmeno uno sportello, non c'è nemmeno un ufficio postale e lei deve fare ben più di 15 minuti per raggiungere tutti questi servizi. Il problema della città da 15 minuti è tornato in auge o comunque è stato presentato negli ultimi decenni e parte dal presupposto che se non dobbiamo fare i chilometri per arrivare ai servizi di cui abbiamo bisogno, stanno tutti meglio. Quindi un problema non di mobilità, non di avere trasporti migliori, bensì un problema di accesso, avere accesso a quello che ci serve dove abitiamo. Ci sono molte parti della regione dove abito, della Sardegna, che non hanno né accesso e né mobilità, che non ci sono né mezzi di trasporto né servizi di cui la gente ha bisogno, e ancora penso al quartiere dove abita mia mamma, dove non ci sono, dove non passano nemmeno mezzi di trasporto al suo interno. Quindi chi vuole accedere ai servizi deve farsela a piedi, in bicicletta non è molto consigliato perché è un quartiere che si chiama Castello, è messo in cima a una montagna. Sforziamoci, sforziamoci di portare i servizi là dove abita la gente e non di fare il contrario. TRANSLATION The concept of the 15-minute city is very simple: I should be able to reach all the stores, all the services I need within 15 minutes, on foot or by bicycle. I have to say that in Cagliari, where I live, I am in a 15-minute town because I can actually walk to the post office, to the tobacconist to buy stamps they never have, to the supermarket, the shoemaker also 15 minutes away, the market, fishmonger, hairdresser, doctor. In short, I am very lucky, but simply because I live in a part of the city full of services, with a very high population density. My mother lives in the old part of town, in a historic neighborhood that when I was a child was a bad neighborhood, and then in the 90s began to be... the apartments were bought by professionals, architects who remodelled it and now the neighborhood where my mom lives, she is one of the very few people who has lived there for more than 30 years, she has lived there for 50, 60 and more years, otherwise it's stores selling souvenirs and bed and breakfasts. So, paradoxically, I, living in a new part of the city, have at my disposal all the services I need, my mother does not, because in her neighborhood there is no, no stores, no bank, not even a bank counter, not even a post office, and she has to walk well over 15 minutes to reach all these services. The problem of the 15-minute city is back in vogue or at any rate has been presented in recent decades and assumes that if we don't have to drive the miles to get to the services we need, everyone is better off. So a problem not of mobility, not of having better transportation, but a problem of access, having access to what we need where we live. There are many parts of the region where I live, of Sardinia, that have no access and no mobility, that there is no transportation and no services that people need, and still I think of the neighborhood where my mom lives, where there are no, where no transportation even passes within it. So those who want to access services have to do it on foot, by bicycle it is not very recommended because it is a neighborhood called Castle, it is put on top of a hill. Let's strive, let's strive to take services to where people live and not the other way around. LINK La città da 15 minuti su Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0_di_15_minuti 15minutecity.com https://www.15minutecity.com/about
0 notes
Text
Proteggiamo i Nostri Giovani
youtube
View On WordPress
0 notes
pietroleopoldo · 2 years
Text
Essere tendenzialmente di sinistra in una casa di gente tendenzialmente di destra implica che mia madre segue la scuola Silvio Berlusconi di chiamare tutti i politici che non le piacciono comunisti e ogni volta io sono lì tipo. Dove sono tutti questi comunisti. Doveeeee per favoreeee voglio vederli anche iooo
1 note · View note
abr · 2 years
Text
L’Urbanismo tattico che a New York ha dato colpi di pennello, a Milano è dilagato uniformando piazze di quartieri molto diversi tra loro al medesimo cliché. Che poi, senza adeguata manutenzione, spesso è passato da colore a degrado. 
Non è un mistero poi che le multinazionali straniere abbiano trovato nell’attuale amministrazione una corsia preferenziale per i loro investimenti. Atteggiamento contrario riscontrato invece nei confronti di piccole attività milanesi DOC, spesso esercizi storici quasi costretti a chiudere, privando Milano di locali assimilabili a monumenti: cosa che invece non accade ad esempio a Parigi dove vige una tutela quasi esasperata in difesa delle botteghe tipiche della città. 
Ma l’elemento più di impatto che scatena la passione dell’amministrazione attuale è sicuramente la mobilità sostenibile. In nome di un fine nobile, migliorare la vivibilità della città, si sono abbozzate ciclabili spesso a sproposito, scollegate e non curate, con il risultato di restringere le carreggiate e, spesso, di portare ciclisti e monopattini comunque a preferire il più sicuro manto stradale, se non il marciapiede. Spesso si è presa solo un lato della medaglia di città estere presentate come modello: ciclabili ma non tunnel e parcheggi per le auto, divieti alla circolazione ma senza potenziamento dei mezzi pubblici o agevolazioni negli abbonamenti, multe ma non incentivi o forme di cooperazione. 
Il risultato è che la sensazione è che su questa strada Milano stia perdendo i suoi tratti distintivi diventando la caricatura di queste città (stato), senza mai aprire un confronto schietto e sincero con i modelli amministrativi delle altre metropoli che potrebbero realmente rivoluzionare Milano, rendendola più bella, forte e competitiva. 
via https://www.milanocittastato.it/opinioni/non-e-londra-ne-un-paesino-di-provincia-caro-sindaco-non-tradire-lidentita-di-milano/
provincialotti neo palazzinari che scopiazzano senza un pensiero, una identità - parola assolutamente proibita ai sinistri - quindi senza bellezza, tutto uniforme senza DIVERSITY - parola chiave assolutamente abusata e distorta nel suo senso dai provinciali sinistri.
40 notes · View notes
susieporta · 1 year
Text
Tumblr media
Padova e la sua provincia.
Carissimi Amci, ho scelto questo titolo perché oggi lasciamo Padova e i suoi tesori per inoltrarci un po’ fuori dalle mura e precisamente a Selvazzano, periferia della nostra amata città. Qui spicca infatti, una delle più belle Ville Venete , "Villa Emo- Capodilista ". Data la sua architettura particolare e la posizione in cui si trova si può dire che sia un fiore all'occhiello, per noi Padovani. Costruita intorno al 1580 come casino (piccola casa) di caccia. Il progetto, fu di Dario Varotari, allievo del Veronese, che la affrescò con Eliodoro Forbicini e Antonio Vasilacchi detto Aliense. Gli spazi interni, ed esterni sono stati progettati per godere al meglio il territorio e della natura.
Un luogo di incommensurabile bellezza, per ritrovarsi , festeggiare o meglio ancora, rilassarsi a pochi km da Padova e Venezia. Nel 1800 la parete a Nord, venne chiusa per aggiungere poche stanze di servizio che ne migliorassero la vivibilità e la rendessero confortevole anche per lunghi soggiorni. Il perimetro è formato a doppie Logge , anch'esse affrescate, che si affacciano sul giardino e che formano una fantastica scenografia. La particolare combinazione tra geometrie, pitture e paesaggio ha ispirato diverse opere artistiche e contemporanee. Nella Loggia terrena si notano ancora le iscrizioni che richiamano una rappresentazione teatrale l'Adriana, una tragedia di Luigi Groto, che pare sia stato un ispiratore di "Romeo e Giulietta " di Shakespeare. In tempi più recenti, la villa è stata Set, " The merchant of Venice, con Al Pacino. La villa Emo di Capodilista, viene chiamata spesso "La Montecchia" perché si trova solitaria sopra il colle che gli dà il nome, perché sovrastato da vigneti! Se siete arrivati fino a qui vi ringrazio infinitamente, abbiamo visitato insieme, un posto fantastico!
Flora Mazzucato
Foto di Luca Dimita
8 notes · View notes
scogito · 2 years
Text
La maggior parte dei locatori hanno con gli inquilini lo stesso rapporto di quelli che danno un rifugio ai randagi.
Per loro l'atto di dare una casa è circoscritto alla presenza di un tetto e di una porta. Il resto è affare tuo. Una pulita e curata vivibilità, una condizione che non cada a pezzi, è per loro una pretesa di chissà che lusso da parte tua. Questo anche se paghi un canone di 700 euro per un bilocale.
A parere mio se li vale, te li do pure volentieri, ma non se è un tarocco di terza categoria e tu fai l'imprenditore dei buoni a nulla.
Anche questa si annovera tra la povertà mentale, l'attaccamento al denaro e l'ottenere facili entrate senza sforzi e senza meriti.
Sono falsi ego. Perché chi ha un ego funzionale ed equilibrato si realizza tramite volontà, coerenza, costanza e onestà. Sono persone che, per usare un francesismo, si fanno un culo così.
Sono veri leader, non ladri, né comandanti. E ovviamente sono rari.
Il punto è che se si vuole dare un contributo al miglioramento di questo mondo, non serve a niente incazzarsi coi corrotti, è più utile non accettare le loro condizioni.
Questo post non fa dei coinquilini dei santi, ho solo trattato la parte attiva.
12 notes · View notes
ballata · 1 year
Text
Complice un fastidioso imprevisto...la faccenda va rielaborata facendosi semplice e potente allo stesso tempo....C’è solo il respiro, forse ce n’è uno solo per tutti e per tutto. Spartirsi serenamente questo respiro è l’arte della vita. La faccenda è teologica. Abbiamo bisogno di politica e di economia ma non così tanto come pensiamo, invece abbiamo bisogno di una politica e un’economia del sacro. Ci vuole la poesia. Ci vuole semplicità, ci vuole vivibilità.
C'è un' esaltazione, che le cose non possedute scatenano, che nasce da una rinuncia. Lo stile è sottrazione. Non i caratteri, non le passioni fondano lo stile, bensì l'astenersi da tutto questo groviglio di sentimenti.
Andare di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte, per salvarti, non c’è più nient’altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre...sopravvivi uomo...
#hospital #ischemia
#mementomori
#leggerezza
#mentalfit
#mentaltrainer
#gliaudaci
#mentalhealth
#robertonicolettiballatibonaffini
#mankind
instagram
4 notes · View notes
salvo-love · 2 years
Text
Giorgio Modula 👏👏👏👏👏👏👏👏👏👍👍👍👍👍👍👍Faremo la fine di Troia ( vedi e leggi cavallo di Troia ) con questo falso buonismo a tutti i costi; nel mondo ci sono circa 2 miliardi di persone che a diverso titolo vogliono venire in Italia e in Europa, quest'ultima non li vuole, per questo motivo NON possiamo accoglierli tutti qui in Italia (lo ha detto ripetute volte Matteo RENZI, che di certo NON è di destra e forse ancora pende a sinistra ) perché in Italia ci sono circa 7 milioni di italiani poveri, indigenti e sembra senza futuro ( ISTAT ) inoltre in Italia non non c'è assolutamente tutto questo lavoro che i buonisti ostentano ai migranti, che poi nella stragrande maggioranza, vediamo dove vivono, dove delinquono, rubano, rapinano, accoltellano, stuprano e hanno reso ormai tutta l'Italia insicura e dov'è pericoloso uscire di casa o uscire o recarsi nelle stazioni e non solo ( ultimo caso recentissimo l'accoltellamento di 6 sei persone in stazione a Milano da parte di due immigrati, che sono arrivati in Italia convinti che avrebbero trovato un lavoro e un futuro migliore e invece sappiamo tutti cosa sono costretti a fare per sopravvivere ). Basta illudere queste persone invitandole a venire in Italia, che NON è più il pozzo di SAN PATRIZIO o meglio NON lo è mai stato !!
Purtroppo la #UE e la stragrande maggioranza dei paesi europei NON li vuole più da diversi anni e purtroppo lascia l'Italia da sola a sobbarcarsi e ad affrontare alla meglio le migrazioni, che vanno affrontate con tutti gli stati del mondo, con l'ONU, con l'UNICEF, con L'ACHNUR, con la FAO, con le ricchissime superpotenze e con la visione che miliardi di persone NON debbano spostarsi da un continente all'altro, perché demograficamente e socialmente diventerebbero mine vaganti nei paesi ospitanti con conflitti sociali o meglio dire LOTTE o GUERRIGLIA tra POVERI indigeni e ospiti !❗❗❗❗❓⁉️⁉️❗
https://youtu.be/Put9k2m5UY0.
#LaRepubblica l'organo ufficiale del nuovo PD che, riciclandosi, è sempre lo stesso; l'unico e vero cambiamento per un partito che fa gli interessi di TUTTI, tranne che degli italiani , è l'estinzione oppure in alternativa andare a fare politica in Africa e in Asia ! Accusano il governo italiano di non aver soccorso i migranti a Cutro; la colpa dei 30 dispersi di oggi naufragati nelle acque SAR libiche con la guardia costiera Libica che non è intervenuta, è sempre del governo italiano, che continua a salvare e ad accogliere migranti oppure della amica e compagna #UE (del PD ), che continua a scrivere e ad accettare le idee del governo Meloni a chiacchiere, ma nel frattempo non non fa nulla ❓❓❓ Il #PD e la #Schlein NON hanno ancora capito che in Europa, nella UE i #migranti e i #clandestini NON li vuole più nessuno, vedi Francia, Spagna, Germania e Stati nordici, che da anni ormai, non solo non accolgono più, ma addirittura li respingono; perché NON è questo l'approccio o la soluzione con e per le #migrazioni, ma investimenti e formazione negli Stati di provenienza ❗❗❗ È inutile illudere questi poveri disperati, clandestini e non, che venire in Italia o in Europa è una ottima opportunità per migliorare la loro vita, perché sappiamo tutti che non è così e che saranno protagonisti di una guerra tra poveri per la sopravvivenza ❗❗❗ L'ideologia può andar bene, ma la realtà e i fatti sono tutt'altro che un bene; lo vediamo tutti i giorni in tutta l'Italia, dove la sicurezza e la civile e pacifica vivibilità dei cittadini italiani sono ormai continuamente in grave pericolo 😭⁉️❗❗❗❓❗❓❗🤔❗
2 notes · View notes
milleniumbrigante · 2 years
Text
Vendere fiori per non svendere l’anima. Scegliere di non emigrare
Tumblr media
Maria è mia cugina. Ha 32 anni e da alcuni anni ha scelto di vendere fiori nella città di provincia dove è nata, precisamente in sud Italia, in Puglia, ad Altamura. Parliamo di una Puglia poco turistica, dell’entroterra, che non è Salento né costa Adriatica, una città che mantiene una sua certa attività interna, ma quasi completamente isolata dalle infrastrutture come tante altre da queste parti. Una città che conta quasi 80mila abitanti che ultimamente è in preda ad un’urbanizzazione folle che cancella lentamente il suo stesso valore per adeguarsi alla nuova imperante idea di vivibilità di un luogo.
Rimanere qui. Una scelta molto diversa dalla mia, che è stata invece quella di scappare via appena compiuti i diciotto anni, nella città con l’economia più in fermento d’Italia, Milano, rincorrendo con gli studi e con il lavoro lo showbiz, sognando di emancipare me e la mia famiglia dalla nostra classe sociale con le mie aspirazioni. Ho conosciuto persone da tutto il mondo, lavorato per grosse aziende estere che mi hanno portata in luoghi che mai avrei forse visto in vita mia. Ho condiviso lo stesso tetto con decine di persone, rinnegato ogni modello di vita in virtù di una ricerca di altro, nell’altro. Accettato la fatica di immaginarsi potenti sapendo di non poterlo davvero diventare, perché ormai troppo tardi perché le condizioni fossero favorevoli, anche lontano da casa, in una metropoli che continuava a fare promesse che non manteneva. Perché negli anni di gavetta non ho perso mai di vista ció che mi stava attorno, e qualcosa sembrava sempre non quadrarmi. Cosa voleva dire per noi, ragazzi emigrati, raggiungere uno stile di vita soddisfacente? Nella seconda metà degli anni ‘10 ci siamo ritrovati tutti a cercare di dare una forma e una sostanza a quello che avevamo fatto per diletto tra le pietre delle nostre città vecchie. Chi faceva il writer forse ha monetizzato come grafico, qualcuno è diventato un tatuatore, o forse lavora al bar pur di non declassare la nobiltà del suo operato originario. Chi suonava la chitarra ha vinto qualche jackpot effimero con qualche etichetta, qualcun altro ha imparato a preparare sushi a Londra. Qualcuno non lo sento più. Tanti, nonostante fior di lauree e riconoscimenti, sono ancora in balia del vento, confusi senza colpe. Chi però ancora non accusa problematiche morali od economiche nel suo stile di vita solitamente è qualcuno con un’estrazione sociale un po’ diversa dalla mia, qualcuno che affronta diversamente cose con cui persone come me non possono troppo fare compromessi per indole e natura. E mentre ci affannavamo a smarcare ciò che fosse bene e male nel burrascoso mare economico che ci si stagliava davanti, Maria infilava fiori nei bouquet per le ultime cose umane che erano rimaste da fare in questo mondo.
Quando ha aperto il suo negozio, ero molto felice per lei. Ma non riuscivo ad empatizzare con la sua scelta. Rimanere in paese, in provincia, in sud Italia per me era una decisione inconcepibile. Quella che forse era una sua lungimiranza rispetto ai tempi che ci aspettavano, per me e per quelli come me - nativi digitali socialmente problematici nel proprio contesto d’origine, ritrovatici tutti insieme a Milano, Roma o Bologna provenienti da tutta la provincia italiana - era una mancanza di ambizione, di desiderio, di conoscenza ma soprattutto ci sembrava di precluderci infinite possibilità. Vedevamo il futuro qui e ci terrorizzava. Perché ovviamente rimanere qui non è per niente rose e fiori. Se non stai perseguendo una laurea in medicina o a meno che tu non abbia un parente che ha fatto impresa nel settore edile trent’anni fa, solitamente il tuo destino per un bel po’ di tempo è lavorare nei bar in centro per 3 euro l’ora e passare il resto del tempo a fumare grandi canne per non pensare ai tuoi amici che sono andati via e stanno vivendo al meglio i loro vent’anni. In questo ampio ventaglio di scelte che ti si prospetta davanti quando nasci nella parte dell'Italia che ora più che mai che viene depredata della sua potenza per svendere o delocalizzare, quando anche il lavoro dipendente nelle grandi città è sempre più ridotto a lavori come l’hr, il promoter o qualche nuova figura intermediaria, con contratti che mi chiedo spesso come sia possibile che siano legali (ma d’altronde, è questo il liberalismo che già si prospettava ad inizio millennio). Lavori in cui non sai cosa stai realmente producendo, né a cosa stai realmente contribuendo, lavori che sono specchio della mancanza di potere produttivo individuale, interno al paese invece che esterno o addirittura oltreoceano, perché chi è che ha il capitale per farlo oggi? Ma soprattutto chi è che vuole piantare ulivi piuttosto che diventare una rockstar ai giorni del successo alla portata di tutti?
Peccato per le delusioni. Peccato perché siamo a pezzi, perché siamo stati solo sfruttati, derubati, alienati con strumenti del tutto sconosciuti prima d’ora, da cui non sappiamo come difenderci. Allora raccogliere fiori per celebrare la vita diventa la scelta più nobile tra tutte le scelte. C’è chi è stato umile da sempre, chi non si è fatto ingannare, ed è stato graziato.
La tristezza mia e dei miei coetanei mi ricorda che, in tutto e nonostante tutto, la scelta della bellezza è sempre la più forte. E neanche la più facile, come potrebbe venirci automatico pensare. Perché non è importante che si venda fiori nello specifico. E certo, viaggiare, osservare il mondo fuori è sacrosanto. Ma avere una solida idea di bellezza e di purezza da portare con sé è salvifico, è vitale. I fiori sono vita. I fiori sono belli. Così come sono belli i cieli sinceri lontani dall’influenza artificiale. E non ci sarà nessuna potenza finanziaria che potrà convincerci del contrario, continueremo a cercarli per la nostra anima, per sentirci parte della Terra. E se è vero che la vita è quella cosa che ci succede mentre facciamo altri piani, è anche quella cosa che vorremo sempre celebrare. Come la nascita di un amore, che può iniziare con un mazzo di rose. Ogni successo andrebbe festeggiato con più fiori e meno cocaina. Anche la morte ci chiede dei fiori, al di là dei nostri credo. E ci sarà sempre bisogno di qualcuno che se ne prenda cura. Che le chiese non siano più un luogo così frequentato, nemmeno durante i matrimoni o funerali, è fatto abbastanza rappresentativo del nostro progressivo allontanamento dalla nostra essenza non materiale. È vero, la Chiesa come istituzione non ci piace più, Cristo non ci basta più, Dio ci ha delusi, ma ancora mi piace vedere come queste rimanenze tradizionali abbiano ancora presenza al sud Italia. Gioisco nel vedere una chiesa, magari intristita dal tempo, spogliata della sua ricchezza originaria, ad opera di qualche nuovo ingegnere o architetto funzionalista, venire arricchita nuovamente dai fiori dell’allestimento di un matrimonio, nonostante sappia che nessuna di quelle persone che vedo al suo interno ci metta piede abitualmente per pregare. Resta sempre più bello che vedere uomini venerare simboli malefici mascherati da benessere, progresso, scienza, senza rendersi conto che i loro mantra hanno l’effetto opposto e continuano a trascinarli in un vortice di miseria materiale, morale e spirituale, da cui non trovano più via d’uscita, e vogliono convincerti che quello sia Dio per non sentirsi soli nell’abisso.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
4 notes · View notes
marikabi · 2 years
Text
Caro Babbo Natale. Omicron edition (cosa chiedevamo nel 2021)
Tumblr media
(per ricordarci un anno fa cosa chiedevamo)
Caro Babbo Natale,
te lo confesso, proprio non la volevo scrivere la letterina, quest’anno.
Il primo motivo è che qualcuno ha autorevolmente ribadito coram populo che tu non esisti. Abbiamo percepito lo sgomento bi-partizan di bambini e genitori, privati, rispettivamente, di una favola e di una scusante ipocrita. Ma è stato un attimo.
Poi, il marketing (per scontate esigenza economiche ed imprenditoriali) ha rimesso a posto le cose, anzi le pure migliorate: abbiamo versioni pubblicitarie di te in coupè fiammanti, o in bomber vistosi, tricologicamente curatissimo che manco Vacchi, va’.
Detto fra noi, marketing o no, anche la Befana è un’invenzione, solo che per vetustà di apparizione – ovverosia di epifania, etimologicamente discettando - nessuno ne contesta più di tanto l’esistenza e/o la tradizione, ormai anche anacronistica dal punto di vista commerciale.
Il secondo motivo è che rileggendo (qui e qui), per promemoria (ma anche per vanità), le letterine che ti ho dedicato negli ultimi due anni, ho constatato che quasi niente è cambiato, né per la nostra Città (compresa l’umiliante e perdurante posizione nella classifica della vivibilità urbana e gli scazzi nel Piddì locale), tanto meno per l’umanità.
Abbiamo ancora gli stessi problemi (non nell’ordine): pandemia dilagante, validazione tessere del PD irpino, gente no-vax, classi dirigenti locali inadeguate, maleducazione civica, gente no-greenpass, servizio sanitario locale molto discutibile, precarietà del lavoro, povertà in aumento, giovani senza futuro né pensione, mortalità sul lavoro, violenze domestiche, episodi criminali nel nostro Capoluogo, disastri ambientali, guerre e diaspore, divisioni sindacali, sfacelo dei piani di zona. And counting, come si dice adesso.
In più, l’inflazione (cara vecchia compagna di decenni passati) è tornata a farsi sentire, così come il caro-combustibili, memoria di un’austerity con indiscussa dignità storica. Neanche i nostri piissimi desideri sono cambiati (vorremmo città pulite, persone meno maleducate, guidatori meno incivili, liste di attesa sanitarie almeno accettabili, trasporti decenti, esponenti politici adeguati e competenti, scuole nuove e più ampie, asili nido, and much more counting, anche qui), per cui diventa inutile e ridicolo ripetersi epistolarmente a cadenze annuali, data anche l’inerzia nel non risolvere i problemi quotidiani più sentiti.
Ci sarebbe pure un terzo motivo: me.
Quest’anno, ho provato un’immensa gioia, durata il tempo di un’estate, ma attualmente vivo una disperazione senza fine. Dopo più di vent’anni di grande e puro amore, quest’estate ci eravamo sposati, e dopo neanche tre mesi, una rapida e impensabile malattia si è portato via il mio adorato compagno/complice/amico/marito. Egli era il mio tutto. Il mio mondo attuale è stravolto e ho sbattuto violentemente la mia ragione contro il senso (assurdo) dell’universo, religioni comprese. Roba da cui si esce (chi ce la fa) molto malconci. Non so venir fuori dalla mia depressione e non so come sublimare l’incolmabile perdita e l’incommensurabile dolore che ne è derivato. Vorrei chiederti di restituirmelo, il mio amore immenso, ma è irrealtà e per questa irrealtà, nonché per l’assurdità dell’accaduto, io sto impazzendo. Vorrei soprattutto chiederti perché te lo sei portato via.
Tuttavia, ti scrivo, perché così mi sfogo (un po’ come le comari che inveiscono malamente contro San Gennaro quando non si scioglie il sangue nell’ampolla) avendoti (come molti) sovrapposto all’idea di Centro-Regolatore-Massimo-con-interfaccia-umana, una specie di icona/avatar di Padreterno, magari più intelligibile da noi umani. Sì, Babbonatale, da quest’anno ce l’ho ferocemente contro di te, perché hai trasformato la felicità e soprattutto la grande serenità che avevamo conquistato in strazio inguaribile.
Tralascio – per pietà nei confronti dei Lettori - le mie dolorose vicende personali, e mi dedico al solito bilancio di fine anno, con annesse nuove e/o reiterate richieste.
Indubbiamente, la migliore buona nuova per il pianeta è stata la formulazione di più vaccini anti SARSCov2. Siamo a cinque, escludendo per ora il vaccino cubano che promette meraviglie. La cattiva notizia, di converso, è che non tutti ne hanno accesso. La prima richiesta che ti rivolgo è, dunque, che tutti possano usufruire dell’immunizzazione vaccinale.
Non ti chiedo, conseguentemente, di far cambiare idea ai no-vax, anzi agli anti-scienza, come è più giusto definirli (perché no-vax potrebbe identificare anche coloro che non possono accedere ai vaccini, come ci ha spiegato Michele Serra). Immagino che la loro protesta sia più contro un indefinito/indeterminato sistema general-generico in cui intendono non riconoscersi (per svariatissimi motivi, che non sempre essi stessi riescono a descrivere intelligibilmente, le cui analisi sarebbero oggetto di trattati di sociologia, o di psicologia) che contro la formula bio-chimica di un preparato, sicuramente non più dannoso di altri farmaci in commercio.
Io mi fido della scienza: sono un’eroina della doppia dose di AstraZeneca. Non mi fido dei media che cercano il click-baiting, la rissa, il traffic-whore, per qualche punto in più di auditel, o qualche copia in più venduta in edicola (in un mercato editoriale al lumicino), alla stessa stregua del politicante che vuole pescare in tutti i bacini, come una raccolta di punticini a briscola.
Anche i no-greenpass vivono una sindrome di antagonismo ad un non ben delineato ‘sistema’ che ritengono in ogni caso coercitivo. (Sarei curiosa di sapere che ne pensano gli abitanti di Minsk dei nostri no-green-pass. Giusto per.)
Il mondo è molto variegato, indubbiamente. Tuttavia, mi dispiace molto (considerata la tragedia planetaria che viviamo) che si dia sproporzionato (come ha detto pure il nostro amato Mattarella) spazio a minoranze, le quali hanno sì il diritto di protestare (non viviamo in una dittatura, nonostante i loro slogan), ma non quello di essere sovra-rappresentate dai media , creando distopie e dissonanze nell’opinione pubblica, cercando lo scontro in diretta video, il sensazionalismo e l’audience-a-tutti-i-costi.
(Fra poco, l’attenzione dei media si sposterà sulle elezioni quirinalizie. I media apriranno altre piste nel confuso circo tra giornalismo e spettacolo.)
Anyway. Noi Italians potremmo annoverare come ottime notizie tutte le vittorie sportive, i successi scientifici ed artistici, come pure l’unico successo politico dopo decenni di sprofondo, ovverosia, Mario Draghi Presidente del Consiglio (il quale è un po’ anche orgoglio altirpino, lo sapevi Babbonata’?). Di ciò ce ne stiamo compiacendo, nel combinato disposto del complimentone della Merkel, la quale auspicava per la Germania la stessa situazione vaccinale dell’Italia e l’articolone su The Economist, come miglior Paese per cambiamenti positivi.
Siamo il Paese dell’Anno, abbiamo superato i blasonati, in particolare il Regno Unito, cui rode parecchio assai. Non te l’avevamo chiesto l’anno scorso, ma grazie lo stesso per i regali: da Jacobs a Tamberi, da Vio a Goggia, dai Maneskin, agli Azzurri, da Parisi a Palmisano. Il Colosseo è il patrimonio UNESCO più visitato al mondo, l’Italia è il Paese che nel mondo ha più siti UNESCO (di cui cinque solo in Campania, prima tra tutte le Regioni). Siamo finanche diventati primi in Europa per riciclo rifiuti.
(Dài su, manca solo l’Oscar a Sorrentino e facciamo cappotto.)
A noi, tapini com’eravamo ed intimamente ci sentivamo, sarebbe bastato sfangarla con la pandemia, tornare a ballare sulle spiagge e durante i veglioni di Capodanno, farci di mojitos d’estate e di spritz d’inverno, alla faccia del CoVid-19, nelle più plausibili declinazioni del nostro ingenuo ‘andrà tutto bene’.
Ci hai messo una grande responsabilità sulle spalle, invero, regalandoci – oltre ai successi sportivi, culturali, scientifici ed artistici – anche del buonsenso, che finora ci difettava. Però, noi – Paese dell’Anno - abbiamo avuto in dono anche Sergio Mattarella e Mario Draghi. Non uno, bensì due pazienti veltri dotati di ottimo buonsenso, due conducatores e non uno soltanto, tanto invocati e anelati da populisti incalliti (qual siamo da sempre) ma fino a ieri in scacco di leader e leaderini abbaianti e straparlanti.
Ecco, posso dirlo? Il tessuto socio-culturale si sta smacchiando del populismo più deleterio e materico grazie a scienza e competenza, e ciò è un bene. La nuance che rimarrà potrebbe serenamente rientrare nella categoria della socialdemocrazia, di cui l’Unione Europea penserà a ridefinire la giusta tonalità.
A ben pensarci, approfittando, ti chiederei di far riscrivere la lista delle istanze di sinistra al Piddì (sempreché voglia rimanere un partito di sinistra, beninteso), perché adesso c’è una gran confusione.
Il lavoro, la sua sicurezza economico-contrattuale e fisica, la ricostruzione e il rafforzamento del welfare state, una più equa e progressiva tassazione, il primato del pubblico nell’istruzione e nella sanità sono temi che devono ritornare nel loro alveo politico-ideologico naturale, non più oggetto di contesa mediatica per slogan, urlati alla bisogna (sempre per quella storia dell’audience) da partiti la cui storia è andata – fino a ieri – in altra direzione.
(Mmh, questo paragrafo sembra scritto da Landini.)
Poi rimangono ancora i temi della cittadinanza, dell’integrazione, della legge Zan, dell’estensione dei diritti civili ...
Vabbe’. La chiudo qui. Per quel che mi riguarda, già non ero fan delle festività stagionali invernali (mi adeguo alla lessicologia politicamente corretta comunitaria), ma da quest’anno odierò ogni altra festa, per il fatto di ricordarmi tempi migliori, da me ormai persi per sempre.
Per quello che riguarda Voi Lettori, beh, Vi auguro almeno serenità e tanta salute (le migliori forme di felicità) e tanta pazienza ancora.
3 notes · View notes
stranotizie · 14 days
Link
🔸 Cosa mangeremo in futuro? 🔸 Come garantire sostenibilità e vivibilità alle nostre città? 🔸 In che modo si evolvono i diritti, le idee sulla famiglia, sulla convivenza, o in che modo quei diritti svaniscono, vacillano o sono eliminati? 🔸 Come si affrontano in Asia argomenti quali il lavoro, l’informazione, la sorveglianza, l’intelligenza artificiale? L’obiettivo di questo libro non è proiettare le nostre paure o i nostri desideri in una parte del mondo così geograficamente e culturalmente lontana, quanto ascoltare ciò che gli asiatici ci stanno raccontando, lasciando che siano loro a spiegarci quali sono le loro idee di futuro. “2100. Come sarà l’Asia, come saremo noi”, Simone Pieranni
0 notes
telodogratis · 1 month
Text
#NewsPA - Accensione delle torri faro in viale delle Scienze, dichiarazione consigliere Imperiale
“Con l’accensione delle torri faro in viale delle Scienze assicuriamo una maggiore sicurezza e migliori condizioni di vivibilità ai palermitani. Ho più volte sollecitato l’amministrazione comunale affinchè si riuscisse a risolvere un problema che ha creato molti disagi…  ​Read More “Con l’accensione delle torri faro in viale delle Scienze assicuriamo una maggiore sicurezza e migliori condizioni…
0 notes
lamilanomagazine · 2 months
Text
Milano, tre nuove aree saranno pedonalizzate
Tumblr media
Milano, tre nuove aree saranno pedonalizzate Prosegue l'impegno dell'Amministrazione per la sicurezza dei bambini e delle bambine e per destinare nuovi spazi alla socialità e alla vivibilità del quartiere con tre nuove aree che saranno pedonalizzate. Si tratta dell'area adibita attualmente a parcheggio di fronte alla scuola primaria "De Nicola" tra via Enrico De Nicola e piazza Enzo Paci, dei controviali di corso Concordia (nei... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
0 notes