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#cernier
les-larmes-d-eros · 18 days
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Photo par studio Cernier
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maestriciccone · 1 year
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Un portafogli pieno di soldi.
Oggi dobbiamo andare a sostituire una cerniera di questo portafogli Vuitton e lo faremo andando a mantenere il tiralampo originale.
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ilcercatoredicolori · 2 years
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[ le vostre chiuse cerniere ]
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davidespano · 2 years
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chouncazzodicasino · 7 months
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Ciao CUCDS, secondo te è possibile verniciare un armadio? Mi spiego, ho in camera un armadio enorme che era dei miei nonni, struttura solida, prende tutta una parete, comodissimo, però è davvero imponente, di 1legno scurissimo non so dirti che legno. Io e la mia compagna vorremmo rimodernarlo noi (manualità zero) per una questione economica. È una mission impossible e devo sentire dei professionisti? Si potrebbe fare?
Ciao, partendo dal presupposto che "manualità zero" non è un buon punto di partenza per fare lavori manuali, in teoria sì, ce la potete fare. Direi anche tranquillamente, ma non è vero perché se hai manualità zero non è una cosa tranquilla. Armatevi di pazienza e tempo. Gli armadi di un tempo erano molto più resistenti di quelli che abitualmente utilizziamo oggi quindi se avete la possibilità di rimodernare quello, soprattutto se come dici è comodo e grande (magari un su misura), io mi impegnerei per ricolorarlo di un colore chiaro e luminoso. Di base, non conoscendo la struttura (se vuoi puoi mandarmi delle foto), il procedimento per ripitturarlo è: - Sgrassare tutte le superfici che dovete pitturare: parliamo ovviamente delle superfici esterne perché se potete evitatevi l'interno, altrimenti anche l'interno, con sgrassatore, acqua e pezza. - Se ad ante chiuse sono visibili i montanti io vi consiglierei di smontare le ante e pitturarle separatamente, in modo da essere più precisi, sennò ciccia. - Una volta sgrassate le superfici date una leggera carteggiata con della carta vetrata sottile su tutte le superfici che volete dipingere. Può non sembrare un procedimento importante ma lo è. Poi con una pezza pulita pulite e togliete la polverina che si è creata. - Ora che è scartavetrato e pulito con lo scotch di carta coprite eventuali pomelli, cerniere, clip, bordi interni (così viene ben rifinito dove volete pitturare e dove no), maniglie, insomma tutte le cose che non vanno pitturate. - Prima mano: PRIMER. Soprattutto se non sapete cosa c'è sotto. Primer all'acqua su tutte le superfici che volete pitturare, dato con pennello sui bordi e il resto con un rullo piccolo, molto più comodo e veloce del pennello e non restano le pennellate, oppure andate di pennello se preferite. - Una volta asciugato il primer (aspettare sempre religiosamente i tempi di asciugatura) mano di smalto ad acqua del colore e della finitura che preferite. Anche qui pennello bordi e rullo o pennello, o solo pennello, insomma come vi pare. - NB. Lavare sempre i rulli e i pennelli appena avete fatto ogni mano di pittura altrimenti li buttate. - Poi di nuovo mano di smalto dopo che ha asciugato. - Poi nuovamente mano di smalto. - E se serve una mano ulteriore di smalto*. - Quando le mani di smalto vi hanno soddisfatti, togliete delicatamente lo scotch di carta aiutandovi con un taglierino dove ci avete fatto finire sopra la pittura, perché di sicuro ci sarà finita sopra e dopo il culo che vi siete fatti ci manca che tirate lo scotch male e viene via un pezzo di pittura. - Se serve pennellino piccolo da pittura per ritoccare varie sbeccature. - Et voilà, avete un armadio "nuovo"
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*Le mani di smalto le dovete decidere in base a quanto copre il prodotto che date, ma minimo 2. No, non è vero facciamo minimo 3.
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mezzopieno-news · 9 months
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INVENTATA LA TECNOLOGIA PER RICICLARE QUALSIASI VESTITO
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Un’azienda nel sud-ovest della Francia ha inventato e immesso sul mercato impianti in grado di riciclare qualsiasi tipo di capo di abbigliamento.
l gruppo di ricerca della Cetia ha inventato una macchina che utilizza l’intelligenza artificiale per scansionare gli indumenti, identificare i tipi di tessuto e gli elementi duri come cerniere e bottoni e utilizzare un laser per ritagliarli e separarli. Anche le scarpe possono essere riciclate in maniera meccanizzata, attraverso un sistema a braccio meccanico che separa le suole, operazione che finora era fatta solo a mano. La gomma delle scarpe diventa isolamento per abitazioni, imbottitura o asfalto per la pavimentazione delle strade. “Era un problema come quello dell’uovo e della gallina. Nessuno riciclava le suole perché non potevamo separarle dalla scarpa e nessuno le separava perché non c’era riciclaggio”, ha dichiarato Chloe Salmon Legagneur, direttore di Cetia.
Gli ingegneri hanno anche creato macchine in grado di ordinare i tessuti per colore e per composizione al ritmo di uno al secondo. Questo dettaglio permette di ridurre drasticamente la lavorazione necessaria per separare le fibre e per renderle di nuovo utilizzabili, oltre a preservarne la qualità e ridurre lo spreco. Tutti lavori di solito eseguiti a mano, con processi lunghi, ripetitivi e poco efficienti. La ricerca e il lavoro di questa azienda è sostenuto da grandi rivenditori come Decathlon e Zalando che sono alla ricerca urgente di soluzioni di riciclo su scala industriale. Ogni macchina riesce a riciclare oggi 120 paia di scarpe e 600 Kg di abiti all’ora.
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Fonte: Cetia; foto di Bryce Carithers
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jazzluca · 4 months
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BUMBLEBEE ( Deluxe ) Studio Series GAMER EDITION 01
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Fra i nuovi Studio Series Gamer Edition non poteva mancare la versione videoludica di BUMBLEBEE, esordito nell'ormai classico e mitico War for Cybertron, ed anche per lui si pone giocoforza il confronto con il modellino originale Generations del 2010.
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Iniziamo bene dalla modalità veicolare di AUTO CYBERTRONIANA, davvero fedele nella sua forma di mouse con le ruote, indovinato già nel suo design originale che richiama le forme di quella che diverrà la forma terrestre di Maggiolino: ovviamente il Deluxe del 2010 parte avvantaggiato, e non solo per la stazza maggiore, ma anche per i finestrini laterali in plastica trasparente ed i cerchioni delle ruote idem con l'effetto "Tron" efficacissimo per questi veicoli.
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Ma nel suo piccolo il SS GE si difende bene, risultando compatto e fedele, e pure con qualche dettaglio in più… magari non sulle ruote, ma le strisce rosa neon ci sono anche sui fari frontali, ecco, anche se poi non hanno manco dipinto il lunotto posteriore, vabbè! ^^'
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Il veicolo può ospitare le 3 armi accessori di cui è provvisto il modellino, con l'arma leggera nascosta sotto l'auto, quella pesante sopra il tettuccio ( ma volendo vi si può posizionare quella leggera, ma non il contrario ), mentre la spada si attacca sul retro negli appositi perni… non il massimo, ok, ma almeno ha un posto dove stare.
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La TRASFORMAZIONE a grandi linee è come il Deluxe originale, col muso che si abbassa a divenire il petto del robot, le ruote anteriori che finiscon sugli avambracci e mentre la parte posteriore laterale diventa le gambe, ma il COME è ben diverso, con soluzioni niente male sia nelle gambe che sopratutto nelle braccia, che risultano più game accurate e snelle.
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Il WfC Generations originale era davvero ben fatto, dicevamo, ed anche il ROBOT non era da meno, ma era parecchio fuori scala nel suo essere un Deluxe bello "pieno" con di fianco il collega Optimus della stessa classe, mentre ora questo Bumblebee è giustamente più basso di una testa di un Dlx medio ( ma non meno pesante, almeno! ) e ancor meglio hanno reso Prime un Voyager!
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Ma tornando a Bee, nonostante la statura ridotta si presenta ben strutturato e simile al modello in CGI, meglio in alcune parti come le braccia, meno in altre come le gambe, che hanno sì una trasformazione interessante, si diceva più su, ma a scapito di una resa estetica un po' piatta, soprattutto rispetto al Generation del 2010, con le ruote che guarano all'interno delle caviglie ma senza più i dettagli in rilievo sulle gambe.
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La zainata sulle spalle è meno ingombrante, sempre rispetto al primo Generations, mentre è un bel tocco il fatto che le spalle, con il disegno dei vetri, diventino parte della carrozzeria laterale, mentre sul design delle gambe ci ritorniamo in seguito, ma il vero elefante nella stanza è il muso del veicolo a mo' di panza che si ritrova, fermo restanto che, a dispetto delle foto promozionali pure sul retro della scatola, almeno le parti laterali esterne rientrano un po'!
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Il problema non è tanto quanto è pronunciato tale muso, che visto in alcune angolazioni è anche un po' sopportabile da vedere, quanto che ha pure lo stomaco inglobato all'interno, dandogli un'aria ulteriormente tozza. E sopratutto se di fianco si ritrova il modello precedente, ben più proporzionato a livello di busto.
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Vorrei dire che almeno lo SS ha qualche articolazione in più rispetto al suo predecessore di 14 anni fa, ma neanche, anzi peggio, visto che gli manca quella della rotazione dei pugni, e tecnicamente pure l'inclinazione delle caviglie verso l'interno, data la disposizione delle gambe, che a sto punto mi viene da chiedermi se non siano sistemate rovescie per sbaglio di default, allorchè bisognerebbe ruotare il bacino e le cosce di 180° ciascuno per avere la posabilità cavigliare e pure delle gambe più eleganti a vedersi, senza le cerniere a metà polpacci!
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Interessante il discorso di avere due blaster diversi ed una spada come accessori, quest'ultima pure davvero ben scolpita con tanti ghirigori sulla lama: se la spada s'impugna normalmente, le armi da fuoco vanno sistemate sostituendo il solo braccio destro, come già visto per Optimus, solo che tale arto poi però non trova più posto nel robot, come invece era per Prime che se lo poteva almeno appendere… dietro il sedere, e quindi resta orfano e abbandonato a se' stesso! ^^'
( Perlomeno entrambe le bocche di fuoco posso appendersi dietro la schiena, dai!! ^^''' )
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Insomma, per questo o per quello manca un tanto così perchè questo Bumblebee WfC sia un bel modellino a tutto tondo, che su alcune lacune ci si può passar sopra, non sia mai, ma altre magari sono proprio fastidiose sopratutto se si considera che NON è la prima incarnazione modellistica del giocattolo ED è pure fatta in una linea filologica per collezionisti dove la regola numero 1 dovrebbe essere la somiglianza alla controparte filmica / cartoonesca / videoludica che sia.
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Per fortuna, ripeto, ci sono soluzioni innovative interessanti a livello di trasformazione o estetica del veicolo e robot, ma queste sono poi bilanciate in peggio da altre peggiorative, quindi direi che chi ha già il Deluxe del 2010 e non gli interessa la scala, può tranquillamente tenerselo stretto, mentre questo SS può andar bene a che non ha l'originale WfC e comunque ama alla pazzia i personaggi di quel videogioco e quindi vorrà collezionare tutte le uscite.
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montag28 · 5 months
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Non esistono i rimedi magici. Ci sono solo i rimedi. Non ci sono le gocce miracolose per contrastare l'ansia istantaneamente. Quando il veleno entra in circolo, il corpo ha bisogno di tempo per liberarsene. Ci vogliono lunghi nastri di strade da srotolare; ci vuole musica da ascoltare finché la sabbia di un intero litorale non sia scesa tutta dentro la sua torre-clessidra; ci vogliono pazienza, fatica, clemenza verso i propri errori, amor proprio. Ci vuole la calma di chi sa prendere pensieri enormi e li trasforma in pezzi più piccoli, poi ancora, fino a che siano ingeribili, dunque masticabili, per trasformare la gravità in bocconi digeribili, per scinderla in briciole, molecole, singoli atomi. Trasformare e rimpicciolire, senza farsi strozzare. Erano passate da poco le otto di sera, c'era ancora luce, nuvole grigie e azzurrastre, vento freddo ma non violento. Esco dal supermercato, scelgo una strada opposta a quella consueta, mi allontano, seguo la doppia fila degli alberi che ovattano la strada di periferia, la inghiottono, là dove le case diradano, per poi ad un tratto sparire. Una curva a sinistra, la strada che da piana si inclina in una lieve discesa, una curva a destra; il ponte sul Canale Giuliari, le chiuse silenziose, l'aria gravida di acacia e gelsomino. Il mio perdermi volontariamente. Camminavo e pensavo: vorrei scrivere. Trasformare. Ecco: posso mandar giù certi bocconi interi, se serve. Ma poter scrivere, ogni, tanto, è come masticare: aiuta a scindere le catene di amido di certi pensieri molto complessi, difficili da digerire. Trasformare, rimpicciolire. Le parole sono denti. Le virgole, le cerniere che permettono alla mandibola di aprirsi, chiudersi, spostarsi di lato. Gli incipit come gli incisivi, certi incisi come i canini, per lacerare la fibra della carne di certi passaggi oscuri. Le conclusioni, ossia la morale, come i molari che sbriciolano la mole. O almeno, ci provano. Non esistono le vie brevi. Però esistono le vie. Più lunghe sono, più portano lontano.
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smokingago · 2 years
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La faccenda si conclude sempre con la morte.
È lei la mia officina. L’occhio infido,
dalla tribù di me stessa è il respiro
che ti scopre sparito. Terrorizzo
chi mi sta vicino. Mangio.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Un dito dopo l’altro, la faccio mia.
È a portata di mano. Me la trovo davanti.
La suono come una campana. Mi stendo
nel canto dov’eri solito montarla.
Mi prendevi in prestito sulla coperta a fiori.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Pensa per esempio a stanotte, amore mio:
ogni singola coppia si unisce,
all’unisono s’inverte sossopra,
un’abbondanza fatta di due su gomma e spugna,
in ginocchio, spingendo, testa a testa.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Così facendo schizzo via dal corpo,
è un miracolo irritante. Posso forse esibire
il mercatino dei sogni?
Sono spalancata. Mi tormento.
Mia piccola susina, dicevi.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Alla fine venne la rivale dagli occhi neri.
La signora delle acque, sorta dalla riva,
un pianoforte alle dita, la vergogna
sulle labbra e parole flautate.
Io, un manico di scopa con le gambe storte.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Ti prese come una donna che prende
un vestito a saldo da uno scaffale,
e io mi sbriciolai come una pietra.
Ti rendo i libri e la roba da pesca.
Dice il giornale che non sei più scapolo.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
Ragazzi e ragazze stanotte sono tutt’uno.
Sbottonano camicie. Abbassano cerniere.
Si tolgono le scarpe. Spengono la luce.
Creature scintillanti colme di menzogne.
Si mangiano l’un l’altra. Sono sazi.
La notte, da sola, sposo il mio letto.
La ballata della masturbatrice solitaria, Anne Sexton
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È così che arriva la pazzia, dimenticando,
mettendo tutto in ordine. Per quella forzatura
diligente che piano piano, eliminando i guasti,
pulisce gli scaffali, ordina i libri;
e quando ogni cosa è al suo posto
ogni cosa lì resta, al suo posto.
E il tempo si ripiega richiudendosi
nei giorni cassettini, e le notti
sono le cerniere arrugginite del ventaglio
e i pomeriggi si stringono alla sera
consolati dall’ora dei pasti dove resta
una qualche vaga presunzione del dopo.
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Patrizia Cavalli
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aaavia · 1 year
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Le creature che abitano nel mare non sanno di abitarvi, a differenza di quelle che abitano sia il mare sia la terra: queste ultime sanno bene i confini, i limiti, le differenze. L’amore vero ci fa abitare la terra e il mare, perché richiede sofferenza, dolore, uscita da sé attraverso l’altro e conoscenza di sé attraverso l’altro.                    
Noi siamo territori di frontiera, come le spiagge, cerniere tra terra e mare. Non sappiamo mai dove collocarci. Come anfibi, impariamo a uscire dal mare per inoltrarci nel territorio della morte. Solo l’Amore ci trae fuori dalla placenta comoda della vita, permettendoci l’esplorazione della nostra paura più grande, grazie a un altro.                 
Ogni Storia è una Storia d’Amore - Alessandro D’Avenia                                       
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turuin · 2 years
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Stay tuned per sapere se le piastrine cinesi salveranno l'armadio le cui cerniere hanno sbrindellato il legno dell'anta
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scontomio · 1 day
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napoli-city · 11 days
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montag28 · 8 months
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Giornata della memoria spicciola*
Oggi è uno di quei giorni in cui mi manca un po’ tutto. O meglio, mi manca il tutto di pochi e m’importa poco di tutti.
Ripenso alla gabbia con dentro il vento, che il pianto trasforma in nebbia. Ripenso alla Prigioniera della Carnia, che mi accolse come un tiglio durante un temporale e che di certo non abbracciai come e quanto avrei voluto, dovuto. Penso alla ragazza che leggeva Kundera al contrario e alla sua università gentile, tenera e testarda come una begonia tamaya. Penso alla mia coetanea più grande e più giovane di me con la quale decidemmo di ficcarci in due scatole per poi spedirci, al fine di trovarci dall’altra parte. Storie di mille anni fa, ovvero appena accadute, se è vero che la memoria ricuce il tempo. Storie di persone che certamente non leggeranno queste parole. Storie di parole date e ricevute, poi ancora, come terra e cielo che si scambiano l’acqua attraverso la pioggia e il vapore, nuvole e nebbie, condensa e rugiada, falde, cumuli, fiumi, monsoni. Le parole dissetano, nutrono, ma hanno bisogno di non ristagnare.
Io, il mio sterno, non lo apro mica tanto facilmente. A volte si spalanca da solo perché ha l’empatia con la serratura difettosa e le cerniere troppo allentate; ma in quel caso c’è un cartello (all’interno, ma visibile dall’e-sterno) che dice: «Forse puoi entrare, ma siamo sicuri che puoi restare?». Qualcosa del genere.
Io, se mai mi aprissi lo sterno e invitassi qualcuno ad entrare, non nasconderei più i libri di ieri ma li lascerei in bella vista, sopra il più grosso scaffale. Non per indelicatezza, ma perché io certe cose me le porto appresso e non voglio, non voglio tenerle per me. Io, io sono uno che ricorda. Io vorrei rileggere le parole di ieri con chi di parole dovesse bagnarmi e dissetarmi domani. Io, le parole che ho ricevuto, le sento mie. Io, le parole che ho dato, non le ho prestate, le ho donate. Io non sono ciò che dico ma ciò che gli altri mi hanno detto, mi dicono, mi diranno. Io, se voglio bene a una persona, ho una gran voglia di volere ancora più bene alle persone che già mi porto nello sterno. Senza contraddizioni, senza comparazioni. Non siamo alberi, siamo boschi. Io, sono un bosco cresciuto grazie a piogge diverse. Io, io sono una moltitudine. E se ti sta bene, tolgo il cartello.
*piccola, intima
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enkeynetwork · 4 months
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