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#criticar o governo
mondovr · 1 year
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Aristófanes e a Liberdade de Expressão na Sociedade
...quando a liberdade de expressão é limitada, restringida ou controlada, o resultado é o império da vaidade e a perpetuação da ignorância...
A liberdade de expressão é um direito fundamental que permite que os cidadãos se expressem livremente, debatam ideias e critiquem o governo. Ela permite que os cidadãos expressem suas opiniões, ideias e críticas de forma livre e aberta, contribuindo para o debate público e o avanço social. Através da sátira e da crítica construtiva, é possível expor as falhas e hipocrisias das figuras de…
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falcemartello · 3 months
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Quarant'anni anni fa l'opinione pubblica era formata esclusivamente dai Media ufficiali.
La grande finanza massonica che li controllava poteva far credere alla gente qualsiasi cosa. La proprietà di TV e grandi quotidiani era essenziale per fare politica.
In Italia si diceva che "chi si avvicina al Corriere della sera muore". E in effetti coloro che tentarono di prenderne il controllo finirono in galera o in rovina, e qualcuno al cimitero.
Oggi non lo legge più nessuno.
In America il podcast indipendente di Joe Rogan ha milioni di ascoltatori. Ha potuto permettersi di criticare i vaccini e perfino Israele, accusandolo di genocidio, e guadagna lo stesso.
Tucker Carlson è stato silurato da Fox News per le sue idee di libertà e democrazia, ma ora qui su X intervista Putin e ha dieci volte più spettatori di prima.
L'astro nascente della destra repubblicana Candace Owens @RealCandaceO (quella che sostiene che George Floyd è morto di overdose e non soffocato da un poliziotto, e che Brigitte Macron è un uomo) è stata licenziata dalla famosa agenzia Daily Wire perché accusata di antisemitismo da un potente rabbino.
In realtà ha soltanto criticato Israele per i crimini contro i Palestinesi, e si è vantata di essere nera e cristiana.
Ora, però, è molto più seguita di prima, sia nel suo programma TV, sia qui su X. Perfino Elliot Resnick, ex capo redattore di Jewish Press, ha scritto su Israel National News che non si può accusare chiunque non la pensi come il governo di Israele di essere "antisemita" per metterlo a tacere. Non è giusto e, soprattutto, non funziona più!
israelnationalnews.com/news/387587
Pian piano questo nuovo modo di fare politica sta arrivando anche da noi. Ed un'ottima cosa, che dà speranza.
Spesso mi chiedo se ha più potere (e responsabilità) un senatore, che deve seguire decisioni già prese altrove per non farsi espellere dal partito, o un influencer serio, che ospita opinioni diverse e non fa tifoseria, dice chiaramente quello che pensa e dialoga onestamente con tutti, come la Owens.
Alla fine la differenza è soltanto che il senatore ha l'immunità parlamentare.
Il mondo cambia, fin troppo rapidamente, nel male ma, per fortuna, anche nel bene, solo che non ce ne accorgiamo. Più i Media tradizionali perdono fiducia e lettori, e più voci si potranno esprimere liberamente qui su X, più la civiltà avrà speranza di progredire.
Quindi scriviamo, leggiamo e discutiamo, senza paura❗
Massimo Montanari
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Suggerisco inoltre questa lettera:
https://www.frasicelebri.it/frase/noam-chomsky-le-dieci-regole-della-manipolazione-m/
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marrys-dream-world · 7 months
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Lula, as soon as the Brazilians are out of Gaza:
"Lula says Israel wants to occupy the Gaza Strip and oust the palestinians"
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President Lula also criticizes USA's veto (the only country to veto Brazil's resolution at UN's security council). "It's incomprehensible, inadmissible. That's why we fight to change the UN. 1945's UN is worthless in 2023. That's why we want to change the amount of people and the way it works and end the right of veto."
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3nding · 1 year
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Giorno 482
Ovviamente è di gran lunga troppo presto per commentare l’accaduto nelle ultime ore in Russia. È anche troppo presto per trarre conclusione da un’analisi che è appena cominciata. Ma qualcosa possiamo cominciare a dire, analizzando almeno le conseguenze militari dei pochi fatti noti e realmente accertati; le conseguenze politiche non mi competono, e le lascio ad altri.
Prigozhin ha da tempo intrapreso una via di crescente indipendenza dalle autorità centrali di Mosca, e in particolare non ha fatto mistero della sua ostilità nei confronti del Ministro della Difesa Shoygu e dei vertici militari per come hanno condotto la guerra (professionalmente non posso dargli torto). Così facendo non ha mostrato slealtà a Putin, e ha anzi ribadito velatamente il suo sostegno alla presidenza. Da ieri però ha cominciato a criticare duramente le motivazioni stesse della guerra, negando esplicitamente i famigerati “bombardamenti” ucraini nel Donbas e anche le intenzioni ostili del governo di Kyiv: in questo modo si è distaccato nettamente da Putin, sposando in pratica la narrativa occidentale e ponendosi in rotta di collisione con Mosca. Sempre ieri, ha inscenato un “attacco” missilistico governativo ai suoi campi vicino Bakhmut in coincidenza con l’arrivo a Rostov di Shoygu, presumibilmente intenzionato a farlo arrestare. Dopo la sceneggiata ha attivato le sue forze puntando a sud, e apparentemente sono scoppiati scontri fra le sue forze e quelle lealiste sul fronte di Bakhmut, rilevate dalle unità ucraine in prima schiera. Surovikin, Comandante operativo in Teatro e basato a Rostov, è apparso ambiguo sulla situazione; Shoygu ha lasciato precipitosamente la città e Surovikin è comparso in un breve filmato dove inviterebbe Prigozhin a tornare al fronte, ma l’atteggiamento sembrerebbe più quello di un prigioniero costretto a parlare che altro. Durante la notte, i Wagner hanno occupato dopo brevi scontri Rostov.
Rostov non è una città qualsiasi, anche se i media l’hanno ignorata quasi completamente durante tutta la guerra. Inizialmente era solo il Comando del Fronte Sud, emanazione operativa del Distretto Militare Meridionale, ma con l’avvento di Surovikin al Comando Operativo dell’intero Teatro ucraino, è diventata il centro nodale dell’organizzazione di Comando e Controllo russa per l’intera campagna contro Kyiv. Inoltre, data l’organizzazione e il tracciato delle ferrovie russe, è anche il centro logistico principale dello sforzo bellico dell’Armata di Putin, per tutte le forze a sud del Siversky Donets (quelle a nord dipendono da Belgorod). Il controllo di Rostov, oltre a recidere la catena di comando fra Mosca e il Teatro ucraino, blocca anche i rifornimenti alle unità in prima linea. È vero che Prigozhin ha anche affermato che le operazioni militari contro l’Ucraina non verranno interrotte, ma data la situazione tale dichiarazione appare sostanzialmente di facciata, in quanto oltre ad essere tecnicamente impossibile assicurare rifornimenti attraverso un fronte di guerra interno, a lui non conviene che forze militari potenzialmente a lui ostili operino alle sue spalle mentre marcia su Mosca. È interessante vedere come le truppe di confine (formalmente controllate dall’FSB) e quelle di sicurezza interna (la Rozgvardya) non abbiano opposto resistenza, o abbiano ceduto molto in fretta, e neppure i reparti regolari (soprattutto logistici o di supporto) presenti in città abbiano offerto lealtà al governo centrale. La posizione di Surovikin, che di queste ultime forze aveva il controllo diretto, appare sempre più opaca: un suo supporto a Prigozhin sancirebbe la natura di colpo di stato militare a quanto in atto, mentre un suo sostegno alle autorità centrali ridurrebbe il tutto ad un’iniziativa personale. Se invece risultasse ridotto all’impotenza (ipotesi più probabile al momento), sarebbe indice di uno sfaldamento drammatico dell’organizzazione militare russa, ancora più netto di quanto da noi preconizzato in precedenza.
Messa in sicurezza Rostov e assunto il controllo dei suoi centri di comando, dell’aeroporto e della stazione ferroviaria, la Wagner ha mosso verso nord durante la notte senza incontrare alcuna resistenza, e Prigozhin – che ricordiamo essere un maestro della propaganda oltre che il patron della “fabbrica dei troll” di san Pietroburgo – ha emanato una serie di proclami intimidatori durissimi rivolti alle forze di sicurezza, avvisando che i suoi uomini, da tutti riconosciuti in Russia come i combattenti più duri del paese, avrebbero schiacciato senza pietà qualsiasi ostacolo sulla loro strada verso la “giustizia”. Psicologicamente si tratta di un colpo fortissimo, perché fa leva su tutta la propaganda che i russi si sono visti rovesciare addosso in un anno e mezzo di guerra: i “musicisti” della Wagner per tutti sono i migliori soldati del mondo, e affrontarli è un suicidio.
Nel frattempo il regime ha reagito come un dinosauro; Putin ha aspettato molte ore a dire la sua; nel frattempo il Ministero della Difesa ha provveduto a smentire le sue accuse e a ordinare il suo arresto, mentre il Ministero della Giustizia lo ha dichiarato “agente straniero”. Alla fine Putin ha parlato di “tradimento”, ma senza attaccare direttamente il suo vecchio amico, che pare abbia il controllo dei suoi beni personali. Gli uffici della Wagner a san Pietroburgo sarebbero stati perquisiti, quelli vicino a Mosca semplicemente circondati, e la Rozgvardya sarebbe scesa in forze nelle strade di Mosca applicando le procedure di emergenza e allarmando seriamente per la prima volta i moscoviti. Nessuna reazione nota da parte dell’esercito di campagna.
Durante la notte le colonne della Wagner hanno mosso da Rostov verso nord, ma anche verso est e sud, occupando una serie di centri nodali delle comunicazioni federali, e in mattinata hanno preso il pieno controllo di Voronezh. Voronezh è un’altra località importantissima: rappresenta l’unico vero snodo logistico fra Mosca e Rostov; con questa città controllata da Prigozhin, non esistono più collegamenti terrestri fra Mosca e l’esercito regolare nel teatro ucraino. Pare che ci sia stato un attacco aereo contro le colonne di Wagner sull’autostrada, ma non si ha conto dell’esito di tale azione; per il resto, non risultano al momento azioni militari lealiste contro Prigozhin.
A questo punto non posso non tornare al mio punto centrale: quello che continuo ad essere il perno intorno a cui è ruotata finora la guerra e che spiega le incredibili difficoltà russe. La motivazione al combattimento. I mercenari della Wagner sono veterani induriti, hanno commesso numerose atrocità, hanno visto tantissimo sangue, e molti di loro sono anche imbevuti come il loro capo di una retorica ultra-nazionalista di spiccata matrice neo-nazista; non vanno assolutamente confusi con dei “combattenti per la libertà”. Ma sono soldati che si sentono traditi dal governo centrale per come la guerra è stata condotta, e al netto del loro patriottismo hanno ormai individuato in tale governo il loro nemico principale. Sono i soldati meglio armati e addestrati di tutta la Russia, e sono altamente motivati a combattere… Contro il governo russo. Ma sono al massimo 25 mila uomini. Contro di loro, le forze di sicurezza e l’esercito in via di mobilitazione (al netto delle forze ingaggiate in Ucraina e bloccate lì) ne avranno almeno dieci volte di più. Si tratta però di forze poco o punto addestrate, equipaggiate alla leggera, e… Quanto motivate? Il nazionalismo russo porta a sostenere seppure con scarso entusiasmo, la guerra contro l’Ucraina, e questo grazie ad una massiva propaganda nazionalista. Ma adesso il pericolo arriva proprio da quelli che finora sono stati dipinti proprio come eroi nazionalisti, e che per di più passano per i “soldati migliori del mondo”. I mobilitati dell’ultimo momento e i militi della Rozgvardya sapranno trovare la motivazione di affrontarli in combattimento? Lo faranno per difendere il regime, proprio quando Prigozhin ha detto loro chiaro e tondo che le motivazioni per la guerra all’Ucraina erano false? Lo vedremo anche troppo presto.
Nel frattempo, cosa faranno gli ucraini? L’occasione per sferrare l’attacco principale della controffensiva, scatenando la “massa di manovra”, è ghiotta: come abbiamo visto, l’esercito russo ha la catena di comando e quella logistica entrambe interrotte, il morale deve essere a pezzi e l’incertezza dei comandanti locali al massimo. D’altra parte, un’offensiva adesso pur se condotta in condizioni ormai molto favorevoli, porterebbe ad un elevato numero di morti, e l’Ucraina ne ha già avuti molti. Ma soprattutto, esiste la concreta possibilità di un coinvolgimento diretto dei Servizi ucraini in quanto sta accadendo: Budanov è scomparso per alcuni giorni (quando lo davano per morto), ed è noto per le sue iniziative più “creative”: tutto questo potrebbe essere parte dello “shaping” per la controffensiva, e Prigozhin potrebbe essere in coordinamento con Kyiv. Lo vedremo molto presto.
Troppo presto per dire come andrà a finire. “Prigo Pelato” (non è mia, ma è fantastica!) potrebbe avere le ore contate… Oppure potrebbe essere l’orso Vladimiro ad essere arrivato alla fine. Intanto i soldati ucraini sul tetto dei loro Leopard mangiano popcorn.
ORIO GIORGIO STIRPE
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gcorvetti · 9 months
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Ridere fa bene.
Oggi apro le notizie e sempre più penso che le testate le dovrebbero dare i direttori, giornalisti, redattori alle scrivanie dove sono seduti, non ci sono notizie solo gossip, che non è vero, però diciamo che su 10 notizie 6 sono di gossip, ma che cazzo, però ha il suo perché secondo me, il fatto che in questo momento di crisi con i prezzi alle stelle di tutto e la tristezza per un futuro più che incerto, è logico che da qualche parte un sorrisino bisogna trovarlo e dove se non sui giornali? Che fanno concorrenza sempre più al trash più trash, ma vediamo se ridete anche voi. Prima, leggo che Vasco Rossi ha una serie su netflix (che è sempre più merdflix), niente da obiettare o da criticare, ha milioni di fans ci può stare, poi gustibus ma a me fa ridere, pensando che molti grandi hanno solo un mini docufilm fatto anche male. Nell'ultimo anno l'Italia ha perso 14 miliardi, bruscolini che volete che sia, infatti la nana melona dice basta sprechi ahahhahahahh sono troppo comici sti qua al governo, cioè loro che regalano soldi a destra e a manca che neanche Fiorin Serafino ai paesani dopo aver ricevuto l'eredità, ora viene che devono tirare la cinghia e indovinate di chi è la vita a cui si stringerà quella cinta? Negli scontri per accaparrarsi la poltrona più ambita del mondo, quella della stanza ovale a stelle e striscioline di merda, sembra che tutti attacchino Trump, come sparare sulla croce rossa, beh posso capirli col livello medio mentale che c'è da quelle parti è facile che un idiota pieno di soldi riprenda il potere in mano, mi ricorda qualcosa? Dulcis in fundo, ho tenuto quella che mi ha fatto lacrimare di più, tale Rosalba Pippa, che se ti chiami così (anche se non è colpa tua) fai bene a cambiare il nome in Arisa, si si la cantante, dice che è stata schiava sessuale, ma di chi? Cioè sono quasi caduto dalla sedia, ma chi è sto qua che ha lo stomaco come una capra, chi? Voglio vederlo in faccia, poi va bè gossip è gossip per natura ed è inutile come la carta igienica già usata, ma mi fa ridere, per carità rispetto per Arisa anche se è simpatizzante per la melona, però va bè ognuno, ma non me la immagino lei con il collare che viene frustata perché non ha leccato tutto il latte nella ciotola :D hahahahhahah
Passando a qualcosa di serio, sembra che il Boss, Bruce Springsteen, annulla le date del tour perché il medico lo ferma, l'età, anche lui non siamo fatti di ferro. Molti amici stanno condividendo su FB foto (non scattate da loro) di Mick Jagger in giro per Catania, non ci vedo niente di male anche loro hanno diritto ad una vacanza e visto che il cantante degli Stones ama la Sicilia non ci vedo niente di eccezionale, ha anche una casa da qualche parte sulla costa est. Certo trovarsi a un metro da una leggenda è ovvio che un pò ci si sente emozionati, però bisogna anche capire che lui vorrebbe stare tranquillo, lo spero per lui.
Meno male che l'umore è a buon livello perché svegliarsi e vedere a stento la casa di fronte non è bello, eh si, oggi un nebbione da pianura padana, sarà l'eccesso di umidità, boh, mentre da voi leggo che l'estate non vuole andare via, qua già siamo in pieno autunno che Ottobre arriva a metà Settembre, senza contare che già alle 6 di pomeriggio è buio pesto, questo sempre se non è nuvoloso, purtroppo sono le piccole cose che fanno di questo posto una merda, lo so cosa mi vuoi chiedere, dove vado? In Italia neanche il cadavere ci voglio mandare dopo morto, l'Inghilterra a quanto pare è impraticabile se non hai culo, cosa che si sa non ho, altri posti non ho idea, ma per ora resto qua. Per chiudere questo post un pò così tra la risata e la lacrimuccia dico ... niente va, buona giornata :D
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e-o-t-w · 6 months
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Eyes on the world #172
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Edizione pre-natalizia delle solite news della settimana.
Tanto di cui parlare e tanti i fronti da tenere d’occhio. Iniziamo dalla questione Israele-Hamas (come di consueto), per poi tornare alle ultime novità sulla guerra – mai terminata – in Ucraina. Un occhio di riguardo anche alle questioni nostrane, alla COP28 che ci siamo lasciati alle spalle, per finire in Venezuela e alla prima legge al mondo a tema AI.
Meglio cominciare subito 👇
🇮🇱 LE ULTIME TRA ISRAELE-HAMAS: LA RIPRESA DEL CONFLITTO, LA POSIZIONE DEGLI USA, LA SITUAZIONE A GAZA
(1) Ricominciamo da dove avevamo lasciato, ovvero alla ripresa delle ostilità dopo la tregua di qualche giorno tra #Israele e #Hamas, con quest’ultimo aveva rilasciato poco meno della metà degli ostaggi rapiti prima che il conflitto vero e proprio ricominciasse. Nelle ultime settimane si è assistito a un leggero (ma non troppo) cambio di comportamento da parte degli #StatiUniti nei confronti di Israele, già una decina di giorni fa quando il dipartimento di Stato americano aveva annunciato di voler negare il visto ai coloni israeliani presenti in Cisgiordania responsabili degli attacchi contro civili palestinesi. Da tempo il segretario di Stato Antony Blinken ha chiesto proprio al governo israeliano di fare di più per fermare gli attacchi diretti verso i palestinesi. Nel frattempo, come detto, il conflitto è andato avanti, con l’esercito israeliano che – tra le altre cose – ha fermato e portato con sé centinaia di uomini nei pressi di Jabalia e altre zone a nord della Striscia per sospetti legami con Hamas. Gli attacchi non si sono fermati, specialmente dopo l’ingresso a #KhanYunis, la città più grande presente nel sud della Striscia, in risposta – in base a quanto riferito – a lanci di missili provenienti da Siria e Libano verso il proprio territorio. L’obiettivo di Israele è sempre lo stesso dall’inizio del conflitto: distruggere totalmente Hamas, qualunque cosa significhi o qualunque sia il tempo necessario per farlo. L’#ONU intanto, attraverso i suoi organi (Consiglio di sicurezza e Assemblea generale) ha provato ad approvare una risoluzione che chiedeva il cessate il fuoco umanitario, immediato e permanente, in tutta la Striscia di Gaza. Quella proposta dal Consiglio è stata bloccata dagli Stati Uniti, che hanno diritto di veto, mentre quella dell’Assemblea è stata approvata, ma non è vincolante quanto quella emanata dal Consiglio (ancora non accolta). A Gaza comunque la situazione è sempre più grave, dal momento che a livello umanitario i civili stanno vivendo un vero e proprio incubo. Mancano cibo e acqua su tutto e le cure sanitarie iniziano a scarseggiare, favorendo l’incremento delle malattie infettive (riscontrato anche dall’#OMS). Il clima è pressoché uguale anche nei pressi del varco di Rafah, al confine con l’#Egitto, l’unico passaggio operativo tra la Striscia e l’estero. E dei tunnel sotterranei dove Hamas nasconderebbe i propri quartieri generali si è più parlato? Assolutamente sì. L’esercito israeliano, secondo fonti americane, pare sia intento ad allagare tali tunnel per renderli inutilizzabili e – allo stesso tempo – far uscire i soldati di Hamas allo scoperto. La scelta di allagarli è stata accolta in modo contrastante dagli Stati Uniti in primis, che – come detto in precedenza – hanno cominciato a criticare più aspramente il governo israeliano di Benjamin #Netanyahu per la gestione del conflitto. Il presidente americano Joe #Biden ha a più riprese invitato Israele a cambiare approccio, limitando i bombardamenti indiscriminati e focalizzandosi più sul salvare le vite dei civili palestinesi. Sembra che gli USA abbiano indicato la fine dell’anno 2023 come termine di questa fase della guerra, per passare alla successiva fatta di attacchi su scala ridotta e lasciando ai palestinesi la possibilità di prendersi cura di civili feriti/sfollati. In chiusura, un episodio che potrebbe cambiare le carte in tavola, anche solo parzialmente. Ieri l’esercito israeliano ha fatto sapere di aver ucciso per errore tre israeliani tenuti in ostaggio da Hamas, durante un combattimento a Shejaiya, un quartiere di Gaza. Sembra che un soldato dell’esercito abbia scambiato i tre per nemici, ma solo dopo aver esaminato la zona e i corpi si è scoperto che fossero ostaggi. Ciò ha provocato diverse proteste partecipate da centinaia di persone contro il governo e l’esercito, con i manifestanti che chiedevano a gran voce nuovi accordi per la liberazione degli oltre 130 ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
🇺🇦 SCONTRO AD AVDIIVKA, UCRAINA E MOLDAVIA IN UE, FONDI CONGELATI: COSA SUCCEDE IN UCRAINA
(2) Ebbene sì, bisogna tornare a parlare della guerra in #Ucraina, mai sopita e mai messa in stand-by durante gli ultimi mesi. Ci sono nuovi sviluppi intanto sul piano militare, poiché al momento il conflitto ruota intorno alla città di Avdiivka, a pochi km a nord da Donetsk. L’area è pressoché circondata da truppe russe, con quelle ucraine che provano a resistere ma potrebbero non avere sufficiente forza per respingere del tutto l’attacco. La controffensiva ucraina andata avanti in estate ha perso slancio e la Russia ha dimostrato a più riprese di poter tornare a colpire in qualsiasi momento. La cittadina è particolarmente importante per l’Ucraina perché collegata ad altri centri controllati dai russi, potenzialmente a rischio in caso di vittoria dell’Ucraina. Intanto milioni di persone sono rimaste a lungo senza internet a causa di un attacco informatico a Kyivstar, il principale operatore telefonico ucraino; si tratterebbe del più grande e grave attacco informatico dall’inizio della guerra nel 2022. Il problema sembra essere stato risolto parzialmente già nella serata di martedì. Nel frattempo il presidente russo Vladimir #Putin ha tenuto la consueta conferenza stampa di fine anno, nella quale ha sottolineato – ancora una volta – quali siano gli obiettivi russi in Ucraina, ovvero denazificare e demilitarizzare il paese. Nulla di nuovo insomma. Da notare come l’anno scorso, probabilmente per le difficoltà russe sul campo, la conferenza non avvenne del tutto. Spostando un attimo il focus altrove, grosse novità sono arrivate negli ultimi giorni dal Consiglio Europeo, l’organo che comprende i 27 capi di stato dei membri dell’UE. È stato annunciato l’inizio dei negoziati per far aderire Ucraina e Moldavia all’Unione, dopo che 26 rappresentanti su 27 hanno votato a favore. L’unico che non si è espresso, come spesso accade, è il leader ungherese Viktor #Orban, che ha lasciato l’aula durante la discussione. I due paesi coinvolti dovranno ora dimostrare di possedere alcuni criteri fondamentali per entrare in UE, tra cui rispetto della democrazia e dello stato di diritto, ma anche la presenza di un’economia di mercato libera e concorrenziale. In seguito l’adesione dovrà essere approvata da tutti i 27 leader coinvolti e da ogni singolo stato membro. Come detto, l’unico che resta da convincere potrebbe essere proprio Orban; a questo proposito, la Commissione Europea ha fatto sapere di aver sbloccato fondi per circa 10 miliardi di euro diretti all’Ungheria, dopo averli bloccati un anno fa con l’accusa di aver messo in piedi un governo corrotto e illiberale. Basteranno per persuadere Orban? Lo scopriremo presto. Sempre in tema di fondi e aiuti, è l’Ucraina – in tutto ciò – a rischiare più di ogni altro paese, dal momento che sempre il Consiglio Europeo ha rinviato l’approvazione di nuovi finanziamenti all’Ucraina per via dell’opposizione – ancora una volta – del premier ungherese Orban. Oltre 50 miliardi di euro sono stati così congelati, e vanno uniti agli aiuti che l’amministrazione americana di Joe Biden era in procinto di inviare a Kiev. Anche questi però sono stati bloccati dal #Congresso e nemmeno la visita del presidente ucraino #Zelensky ha cambiato le carte in tavola. Per ciò che riguarda l’invio di armi, questo non sembra essere a rischio né da parte dei paesi dell’UE né da parte degli USA, ma i primi dubbi arrivano dall’Italia, dove – a causa dei troppi provvedimenti in discussione – un nuovo invio di armi (quello attuale termina a febbraio) potrebbe essere rimandato, visto anche il problema con le scorte che sta colpendo i depositi italiani (c’è difficoltà a reperire materie prime utili alla produzione di nuove armi). Ultimo aggiornamento, ma non per importanza, riguarda l’oppositore n.1 di Vladimir Putin Alexei #Navalny, in carcere ormai da più di un anno. Sembra che di lui non ci sia più traccia almeno da una settimana. Le prime voci parlavano di una malattia, altre di un trasferimento (non si sa dove), ma di informazioni certe neanche l’ombra.
🌧 TERMINA LA COP28, FIRMATO L’ACCORDO. ECCO LE NOVITÀ PER CONTRASTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
(3) In settimana si è anche conclusa la 28^ conferenza sul clima, la #COP28, andata in scena negli Emirati Arabi Uniti. Mercoledì è stato approvato l’accordo sui nuovi impegni presi dalla comunità internazionale per contrastare il cambiamento climatico, rivisto ad hoc dopo le critiche ricevute per la scarsa incisività della prima bozza. La sezione più ripresa del testo è stata quella che annuncia “l’allontanamento graduale” dall’uso di #combustibili fossili, fonti d’energia il cui utilizzo provoca l’emissione di gas serra, ovvero i principali imputati per il riscaldamento globale. Per la prima volta nella storia della COP, nel documento finale sono stati menzionati esplicitamente i 3 combustibili per eccellenza interpellati nella decisione: carbone, gas e petrolio. Tuttavia, secondo diversi analisti e attivisti, allontanarsi gradualmente non è abbastanza per provare a far rientrare il problema, anche se va detto che quello raggiunto è un risultato comunque positivo nonostante l’iniziale scetticismo da parte del presidente della COP28 stessa Sultan Ahmed Al Jaber (anche amministratore delegato dell’azienda petrolifera statale degli Emirati). In ogni caso, l’evento ha deluso le aspettative, già basse per via della scelta del paese ospitante (tra i più grandi produttori di petrolio). Le stesse critiche hanno colpito il prossimo stato che organizzerà la COP, ovvero l’#Azerbaijan, che – specialmente con la guerra in Ucraina – ha assunto un ruolo sempre più centrale in ambito di combustibili fossili per l’Unione Europea. Tornando all’edizione appena conclusa, nel documento finale i paesi dell’#ONU sono invitati a triplicare la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030, a ridurre le emissioni di metano e gradualmente anche l’uso delle centrali elettriche a carbone non dotate di impianti per la cattura e il sequestro delle emissioni di anidride carbonica. All’inizio dell’evento i paesi più ricchi hanno istituito un fondo per aiutare i paesi più danneggiati dagli effetti del cambiamento climatico; si parla – al momento – di 700 milioni di dollari complessivi.
🇮🇹 VIA DELLA SETA, MES, PATTO DI STABILITÀ, LEGGE DI BILANCIO, MIGRANTI E ALBANIA: IL PUNTO SULL’ITALIA
(4) Continuiamo con diverse faccende rimaste in sospeso nel nostro paese, di natura prevalentemente politica ed economica. Intanto la scorsa settimana, un po’ lontano dai riflettori, l’#Italia ha deciso di uscire dalla cosiddetta “Nuova Via della Seta”, ovvero il progetto promosso dalla #Cina che prevede ingenti investimenti per costruire infrastrutture in tutto il mondo. L’Italia era stato l’unico paese del G7 ad aderirvi ed è il primo al mondo a uscire dal progetto. Lo ha fatto attraverso una nota consegnata ad alcuni diplomatici cinesi, senza che il governo italiano o cinese commentassero o annunciassero ufficialmente il ritiro. Quasi tutti i governi occidentali si sono opposti al progetto – #USA in primis – perché visto come l’ennesimo tentativo cinese di ampliare il proprio raggio d’azione e influenza politica ed economica nel mondo. Nel corso degli anni i governi italiani che si sono succeduti hanno visto con sempre più scetticismo la natura dell’accordo, arrivando persino a non discutere la decisione finale in merito in parlamento. Un’altra questione spinosa che il governo sta affrontando riguarda il #MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Si tratta di un’istituzione europea intergovernativa che racchiude tutti i paesi che hanno l’euro; questi mettono in comune del denaro e lo utilizzano in caso di necessità, dal momento che i problemi di uno possono ripercuotersi anche su altri stati limitrofi. Il fondo creato con il MES aiuterebbe anche le banche in crisi monetaria, basti vedere quanto accaduto negli USA negli ultimi mesi (dove la situazione ha retto grazie a un accordo molto simile). Tuttavia, pur essendo stato fissato un termine per il 31 dicembre, l’Italia continua a essere l’unico paese dell’Eurozona a non aver approvato internamente la riforma, rinviando la decisione a oltranza. Il MES è uno strumento da sempre osteggiato dai partiti attualmente al governo, perché – a detta loro – limiterebbe la libertà dei singoli paesi di compiere autonomamente precise scelte in campo economico, e approvarlo adesso praticamente rinnegherebbe quanto sostenuto negli ultimi anni. In realtà l’Italia vorrebbe vincolare l’approvazione del MES alla revisione di un altro patto, quello di #Stabilità, fatto con le istituzioni europee. Questo riguarda i conti pubblici degli stati europei, che devono essere mantenuti in ordine senza fare troppo ricorso al debito, al fine di non far pesare su altri paesi eventuali default. Le norme che regolano questo patto erano state sospese nella primavera del 2020 per via del #Covid e la loro riforma era stata più volte rinviata per via della guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica. Dal 2024 dovrebbero tornare operative, con qualche modifica, che però l’Italia non ritiene sufficientemente netta per superare vecchi vincoli, percepiti come troppo stringenti. Da qui lo stallo attuale che (forse) a breve potrebbe risolversi, in un modo o nell’altro, pur essendoci ancora parecchie discussioni – anche piuttosto accese – tra i partiti.
Come se non bastasse, c’è anche il disegno di legge di #bilancio da approvare, ovvero quello che farà chiarezza su quale sarà la politica economica del paese nel 2024. La maggioranza anche in questo caso sembra in difficoltà, dal momento che la premier Giorgia #Meloni vorrebbe approvarlo senza che i parlamentari possano proporre o inserire emendamenti per modificarla, anche se alcuni sembrano essere necessari. Il provvedimento ha bisogno del semaforo verde entro il 31 dicembre, ma pare non ci siano i presupposti per rispettare la scadenza. Persino alcuni gruppi di maggioranza avevano intenzione di proporre alcune modifiche, tagliate fuori – apparentemente – dalle scelte della premier. Dopo diverse riunioni e confronti particolarmente accesi, all’interno della stessa maggioranza si è deciso di non rispettare l’iniziale vincolo posto dalla premier, perdendo così di fatto tempo utile all’approvazione della legge (potrebbe riparlarsene tra il 27 e il 29 dicembre). E in tutto ciò, tra gli emendamenti, è passato sotto traccia anche un alleggerimento del contributo che lo Stato darà per la costruzione del #Ponte sullo Stretto, imponendo alla regione #Sicilia uno sforzo da 300 milioni di euro in più rispetto al previsto senza alcun preavviso. Ultima questione (quante cose oggi), ma non per importanza, riguarda il tanto discusso accordo sui #migranti tra Italia e #Albania di qualche mese fa. La Corte Costituzionale albanese infatti ha fatto sapere di voler esaminare i due ricorsi contro il provvedimento in questione e la decisione sulla possibilità di approvarlo è stata rinviata al 18 gennaio, invece che a questo giovedì. I ricorsi sono stati presentati da due membri dell’opposizione al premier Edi Rama, affermando che l’accordo violerebbe la costituzione albanese e i patti internazionali che anche l’Albania è chiamata a seguire. L’accordo è stato quindi momentaneamente congelato.
🇻🇪 IL VENEZUELA RECLAMA CON FORZA UN PEZZO DELLA GUYANA. INTERVIENE L’ONU, IL BRASILE OSSERVA
(5) In tutto questo c’è anche un’altra questione che tiene con il fiato sospeso una parte di mondo (il #Sudamerica in questo caso). Protagonisti della storia il #Venezuela e la #Guyana, due stati confinanti che potrebbero contendersi un pezzo di terra molto florido. La zona in questione fa parte proprio della Guyana ed è nota come Guayana #Esequiba, territorio ricco di petrolio e risorse naturali che in Venezuela da circa due secoli rivendica come proprio. C’è stato persino un referendum (molto partecipato, a quanto pare) per l’annessione del territorio, senza alcuna autorizzazione della Guyana, che ha provocato diverse tensioni tra i due stati. Giovedì il presidente venezuelano #Maduro e l’omologo della Guyana Mohamed Irfaan Ali si sono incontrati per discutere della situazione. Il primo ne fa, prevedibilmente, una questione di “identità nazionale”, ma è chiaro che le scoperte fatte sul territorio hanno avuto un ruolo fondamentale nel tentativo di annetterla al Venezuela. I toni della discussione erano diventati più tesi in seguito all’invio di un contingente dell’esercito venezuelano al confine con il territorio in questione, ma l’#ONU è intervenuta su richiesta della Guyana per smorzare la tensione. All’incontro di emergenza del Consiglio di sicurezza ha preso parte anche il presidente brasiliano Lula in qualità di osservatore, che a sua volta ha invitato Maduro a dialogare. Nel frattempo lo stesso #Brasile si è cautelato inviando nuove truppe e mezzi armati nella parte settentrionale del paese, che confina con entrambi gli stati (Venezuela e Guyana). Tornando all’incontro di giovedì tra i due presidenti, durato circa due ore, entrambi si sono impegnati – in un comunicato congiunto – a non usare la forza in alcun caso per rivendicare la Guayana Esequiba, appellandosi al diritto internazionale per risolvere la questione, ma senza dare una vera e propria soluzione. In ogni caso, fra tre mesi i due presidenti si incontreranno nuovamente in Brasile per discutere sul tema.
💻 PRENDE FORMA IN EUROPA L’AI ACT, IL PRIMO PROVVEDIMENTO UFFICIALE A TEMA IA
(6) Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea sono le prime istituzioni al mondo ad aver trovato un accordo per regolamentare l’Intelligenza Artificiale. Il provvedimento, chiamato #AI Act, ha l’obiettivo di indicare quali siano gli usi consentiti di tale tecnologia e quali possano violare la privacy e i diritti della comunità internazionale. Il testo verrà presto rivisto da tecnici specializzati, incaricati di trovare una formulazione definitiva, che poi Parlamento e Consiglio dovranno votare. La proposta venne presentata alla Commissione Europea nel lontano 2021, ma il progresso tecnologico incessante non ha consentito di trovare una quadratura degna di questo nome fino ad ora. Al suo interno si trattano diversi temi, passando dal tema della disinformazione online al riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine, dalle automobili a guida autonoma fino all’assunzione di personale servendosi di IA e algoritmi. Specialmente per ciò che riguarda il riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine, il dibattito è stato intenso, essendoci in mezzo alla questione la privacy dei cittadini e il rischio di misure eccessivamente restrittive. Alla fine si è optato per il divieto, se non in 3 specifiche casistiche: ricerca di vittime, evidente minaccia di attacco terroristico e indagini su reati gravi. Non potranno essere usate tali tecnologie per valutare i comportamenti dei cittadini o per identificare i cittadini in base a idee politiche, religione od orientamento sessuale, così come sarà vietato utilizzare foto prese da internet per creare database di riconoscimento facciale o sviluppare algoritmi in grado di causare danni fisici e psicologici ai cittadini. Inoltre, sistemi di AI definiti “ad alto impatto” - come #GPT-4 di #OpenAI – dovranno sottostare a regole molto stringenti in termini di trasparenza sul suo addestramento, prima di essere messo sul mercato, in virtù del suo potenziale impatto sulla popolazione e possibile sviluppo futuro.
Alla prossima 👋
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precisazioni · 11 months
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ieri ho partecipato alla presentazione che la domenica il collettivo ultima generazione tiene su zoom; vorrei, infatti, inserirmi nel giro o almeno sperare di fare un minimo contro il cambiamento climatico. le misure che intraprendono sono talvolta sufficientemente accese da non risultare dai più condivisibili; d'altro canto, penso non siamo nella condizione in cui possiamo permetterci di criticare, passivamente e senza far nulla, le azioni intraprese dagli attivisti, sentenziando cosa è opportuno e cosa no: agire in modo non violento, provando a fare ogni cosa possibile per smuovere l'opinione pubblica e da lì, si spera, il potere. non che abbia fiducia, ma non rimane altro da fare
a presentare il collettivo era un ragazzo che, con una evidente nota di disperazione e nervosismo, ha parlato di come l'aumento di 1,5 gradi sia da tempo inevitabile, in quanto le temperature odierne risentono dell'inquinamento effettuato circa vent'anni prima; come dire, se avessimo dovuto evitare il tetto degli 1,5 gradi avremmo dovuto agire a inizio degli anni duemila; e se dieci anni fa mi canzonavano per il mio interesse sul tema, non immagino quanto l'informazione a inizio millennio era inesistente. oltre a questo, ha anche parlato di come il famigerato aumento di 1,5 gradi comprenda non solo le terre emerse ma anche le acque che invece hanno temperature inferiori all'incirca di 7 gradi, e che quindi porterebbe l'innalzamento delle temperature su terraferma non di 1,5 gradi ma di 7-8 gradi come media globale
vorrei dunque tornare a una riflessione che ho scritto qualche giorno fa. quanto la comunicazione sul cambiamento climatico arriva al lavoratore medio? se da un lato sono contento che vox, in spagna, non abbia raggiunto la maggioranza, dall'altro mi ha preoccupato leggerne il programma, pregno di negazionismo. mi spaventa che in molti abbiano votato per quei punti ma al contempo mi chiedo le ragioni; trovo sia urgente partire dal modo in cui sono comunicate queste cose: infatti, ho l'idea che i concetti relativi alla lotta climatica non vengano approvati da molti perché non spiegati con semplicità - ovvio che poi gli estremisti di destra veri e propri purtroppo esistano, ma molti di quegli elettori non lo sono. stessa situazione accade con l'npd tedesca: a votarli spesso sono contadini i cui provvedimenti contro il riscaldamento globale attuati dal governo in carica stanno portando grossi problemi economici. come biasimarli, dopotutto?
gli scienziati ne parlano da decenni ma probabilmente non sono tra i migliori divulgatori. serve un'azione informativa trasparente, che spiega quanto il fenomeno sia tragico e come riguarda tutti noi in ogni parte del mondo, tra morti per caldo, acque acide, migrazioni di massa, tornadi ed eventi tropicali in zone insospettabili. dobbiamo superare l'allarmismo e pressapochismo che spiega nulla: non serve e crea inimicizie. d'altro canto, non amo l'approccio di slogan su cui estrema destra e populismo hanno aumentato il loro consenso, una diretta conseguenza di neoliberismo e social; forse però, quella comunicazione, privando al contempo la sinistra della narrazione da colti ed elitisti perché riprenda lo spirito operaio del novecento, potrebbe essere lo spiraglio per arrivare alle persone che non sono state educate o non hanno voglia né tempo di comprendere la complessità e la gravosità del cambiamento climatico
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b0ringasfuck · 6 months
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Retorica, Cina e a new shade of rossobrunismo nostrano
Uno dei più grossi "errori" dell'occidente è stato quello di voler insegnare agli altri un modello di sviluppo pensando di essere arrivati all'apice del raggiungibile.
Dico "errori", ma è un misto di boria e consapevolezza. Sia per ragioni interne che di politica estera. In un momento in cui il colonialismo ha ritorni sempre più bassi[*] e l'occidente è sempre più reazionario, negare l'esistenza di modelli alternativi di sviluppo ma anzi proporre il nostro come necessariamente da esportare è una necessità.
Quindi da occidentale, per quanto da un punto di vista più privilegiato di molti occidentali, sono un po' restio a mettermi a criticare la Cina. Sono decenni che presagiamo il destino nefasto della Cina dietro l'angolo e sono decenni che facciamo figure di merda. Questo anche da parte di quella sinistra che ha insistito a portare il cilicio per 30 anni per scusarsi delle colpe dei regimi dell'Europa dell'Est.
E pure in Cina sono passati dal "hide your strength, bide your time" di dengiana memoria[**] a una politica più tronfia. E anche qui, se il cuore mi dice che non sia stata una buona idea, la ragione mi suggerisce che FORSE potevano avere i loro buoni motivi.
Se è vero che in occidente abbiamo una visione molto distorta della Cina, funzionale alla narrativa della nostra classe dirigente, di un paese uniforme, che manca di creatività, una popolazione succube che pagherebbe un prezzo altissimo per qualsiasi protesta, che non discute di politica, con delle FDO intransigenti e repressive... (e NON È VERO) comincio ad avere il sospetto che una parte della popolazione cinese, in particolare la middle class, si stia un po' troppo coccolando nei suoi rapidi e recenti successi e di certo non aiutata dalla critica esterna che si è sempre dimostrata non solo faziosa ma SBAJATA, stia accettando i problemi che la Cina ha (che appunto sono un po' cazzi loro e non nostri) come "transitori" ma senza un orizzonte o un piano di risoluzione.
E penso ai ganassa che mostrano il loro parco macchine di Lamborghini e Bentley, a certi valori "tradizionali" che sebbene non abbracciati dal governo finiscono per far parte di un certo orgoglio nazionale e fin troppo spesso si sovrappongono alla stessa merda che potete trovare su Fox news e si intrecciano appunto con quella retorica di "decadenza occidentale" che piace molto all'alt-right (citatissima da Joe Rogan a Tucker Carlson sui social cinesi).
E così come c'è molta differenza tra un'immagine per altro contraddittoria di una Cina capitalista quando si tratta di pubblicizzare che "there is no alternative" e il "capitalismo cinese" o tra la propaganda attiva di Putin verso i "valori tradizionali" e una fetta di opinione pubblica cinese affascinata dagli stessi messaggi dell'alt-right...
beh... sperare che sia la Cina che porterà il sol dell'avvenire in Italia è un'altra forma di rossobrunismo a danno nostro e pure dei cinesi che spesso si affianca al portare jella all'occidente tifando "tanto peggio, tanto meglio" e oggi abbiamo il 30%+ degli italiani che votano dei fascisti dichiarati e la metà dei giovani che non votano... a proposito di traiettorie americane e del farsi ammirare come modello di sviluppo.
Aiutiamoci a casa nostra è forse il miglior sistema per esportare pace e democrazia, mettendosi nelle condizioni di essere un modello e non una contraddizione.
[*] con ritorni più alti ci potrebbe essere un minimo di "trickle down economy" e sarebbe più facile convincere la gente della bontà del nostro sistema, ma oggi il divario tra ricchi e poveri aumenta a discapito dei poveri.
[**] i cinesi per altro sono stati sinceri ammiratori dell'America delle opportunità, un'America che non c'è più.
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toscanoirriverente · 1 year
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Giorno 482 Ovviamente è di gran lunga troppo presto per commentare l’accaduto nelle ultime ore in Russia. È anche troppo presto per trarre conclusione da un’analisi che è appena cominciata. Ma qualcosa possiamo cominciare a dire, analizzando almeno le conseguenze militari dei pochi fatti noti e realmente accertati; le conseguenze politiche non mi competono, e le lascio ad altri. Prigozhin ha da tempo intrapreso una via di crescente indipendenza dalle autorità centrali di Mosca, e in particolare non ha fatto mistero della sua ostilità nei confronti del Ministro della Difesa Shoygu e dei vertici militari per come hanno condotto la guerra (professionalmente non posso dargli torto). Così facendo non ha mostrato slealtà a Putin, e ha anzi ribadito velatamente il suo sostegno alla presidenza. Da ieri però ha cominciato a criticare duramente le motivazioni stesse della guerra, negando esplicitamente i famigerati “bombardamenti” ucraini nel Donbas e anche le intenzioni ostili del governo di Kyiv: in questo modo si è distaccato nettamente da Putin, sposando in pratica la narrativa occidentale e ponendosi in rotta di collisione con Mosca. Sempre ieri, ha inscenato un “attacco” missilistico governativo ai suoi campi vicino Bakhmut in coincidenza con l’arrivo a Rostov di Shoygu, presumibilmente intenzionato a farlo arrestare. Dopo la sceneggiata ha attivato le sue forze puntando a sud, e apparentemente sono scoppiati scontri fra le sue forze e quelle lealiste sul fronte di Bakhmut, rilevate dalle unità ucraine in prima schiera. Surovikin, Comandante operativo in Teatro e basato a Rostov, è apparso ambiguo sulla situazione; Shoygu ha lasciato precipitosamente la città e Surovikin è comparso in un breve filmato dove inviterebbe Prigozhin a tornare al fronte, ma l’atteggiamento sembrerebbe più quello di un prigioniero costretto a parlare che altro. Durante la notte, i Wagner hanno occupato dopo brevi scontri Rostov. Rostov non è una città qualsiasi, anche se i media l’hanno ignorata quasi completamente durante tutta la guerra. Inizialmente era solo il Comando del Fronte Sud, emanazione operativa del Distretto Militare Meridionale, ma con l’avvento di Surovikin al Comando Operativo dell’intero Teatro ucraino, è diventata il centro nodale dell’organizzazione di Comando e Controllo russa per l’intera campagna contro Kyiv. Inoltre, data l’organizzazione e il tracciato delle ferrovie russe, è anche il centro logistico principale dello sforzo bellico dell’Armata di Putin, per tutte le forze a sud del Siversky Donets (quelle a nord dipendono da Belgorod). Il controllo di Rostov, oltre a recidere la catena di comando fra Mosca e il Teatro ucraino, blocca anche i rifornimenti alle unità in prima linea. È vero che Prigozhin ha anche affermato che le operazioni militari contro l’Ucraina non verranno interrotte, ma data la situazione tale dichiarazione appare sostanzialmente di facciata, in quanto oltre ad essere tecnicamente impossibile assicurare rifornimenti attraverso un fronte di guerra interno, a lui non conviene che forze militari potenzialmente a lui ostili operino alle sue spalle mentre marcia su Mosca. È interessante vedere come le truppe di confine (formalmente controllate dall’FSB) e quelle di sicurezza interna (la Rozgvardya) non abbiano opposto resistenza, o abbiano ceduto molto in fretta, e neppure i reparti regolari (soprattutto logistici o di supporto) presenti in città abbiano offerto lealtà al governo centrale. La posizione di Surovikin, che di queste ultime forze aveva il controllo diretto, appare sempre più opaca: un suo supporto a Prigozhin sancirebbe la natura di colpo di stato militare a quanto in atto, mentre un suo sostegno alle autorità centrali ridurrebbe il tutto ad un’iniziativa personale. Se invece risultasse ridotto all’impotenza (ipotesi più probabile al momento), sarebbe indice di uno sfaldamento drammatico dell’organizzazione militare russa, ancora più netto di quanto da noi preconizzato in precedenza. Messa in sicurezza Rostov e assunto il controllo dei suoi centri di comando, dell’aeroporto e della stazione ferroviaria, la Wagner ha mosso verso nord durante la notte senza incontrare alcuna resistenza, e Prigozhin – che ricordiamo essere un maestro della propaganda oltre che il patron della “fabbrica dei troll” di san Pietroburgo – ha emanato una serie di proclami intimidatori durissimi rivolti alle forze di sicurezza, avvisando che i suoi uomini, da tutti riconosciuti in Russia come i combattenti più duri del paese, avrebbero schiacciato senza pietà qualsiasi ostacolo sulla loro strada verso la “giustizia”. Psicologicamente si tratta di un colpo fortissimo, perché fa leva su tutta la propaganda che i russi si sono visti rovesciare addosso in un anno e mezzo di guerra: i “musicisti” della Wagner per tutti sono i migliori soldati del mondo, e affrontarli è un suicidio. Nel frattempo il regime ha reagito come un dinosauro; Putin ha aspettato molte ore a dire la sua; nel frattempo il Ministero della Difesa ha provveduto a smentire le sue accuse e a ordinare il suo arresto, mentre il Ministero della Giustizia lo ha dichiarato “agente straniero”. Alla fine Putin ha parlato di “tradimento”, ma senza attaccare direttamente il suo vecchio amico, che pare abbia il controllo dei suoi beni personali. Gli uffici della Wagner a san Pietroburgo sarebbero stati perquisiti, quelli vicino a Mosca semplicemente circondati, e la Rozgvardya sarebbe scesa in forze nelle strade di Mosca applicando le procedure di emergenza e allarmando seriamente per la prima volta i moscoviti. Nessuna reazione nota da parte dell’esercito di campagna. Durante la notte le colonne della Wagner hanno mosso da Rostov verso nord, ma anche verso est e sud, occupando una serie di centri nodali delle comunicazioni federali, e in mattinata hanno preso il pieno controllo di Voronezh. Voronezh è un’altra località importantissima: rappresenta l’unico vero snodo logistico fra Mosca e Rostov; con questa città controllata da Prigozhin, non esistono più collegamenti terrestri fra Mosca e l’esercito regolare nel teatro ucraino. Pare che ci sia stato un attacco aereo contro le colonne di Wagner sull’autostrada, ma non si ha conto dell’esito di tale azione; per il resto, non risultano al momento azioni militari lealiste contro Prigozhin. A questo punto non posso non tornare al mio punto centrale: quello che continuo ad essere il perno intorno a cui è ruotata finora la guerra e che spiega le incredibili difficoltà russe. La motivazione al combattimento. I mercenari della Wagner sono veterani induriti, hanno commesso numerose atrocità, hanno visto tantissimo sangue, e molti di loro sono anche imbevuti come il loro capo di una retorica ultra-nazionalista di spiccata matrice neo-nazista; non vanno assolutamente confusi con dei “combattenti per la libertà”. Ma sono soldati che si sentono traditi dal governo centrale per come la guerra è stata condotta, e al netto del loro patriottismo hanno ormai individuato in tale governo il loro nemico principale. Sono i soldati meglio armati e addestrati di tutta la Russia, e sono altamente motivati a combattere... Contro il governo russo. Ma sono al massimo 25 mila uomini. Contro di loro, le forze di sicurezza e l’esercito in via di mobilitazione (al netto delle forze ingaggiate in Ucraina e bloccate lì) ne avranno almeno dieci volte di più. Si tratta però di forze poco o punto addestrate, equipaggiate alla leggera, e... Quanto motivate? Il nazionalismo russo porta a sostenere seppure con scarso entusiasmo, la guerra contro l’Ucraina, e questo grazie ad una massiva propaganda nazionalista. Ma adesso il pericolo arriva proprio da quelli che finora sono stati dipinti proprio come eroi nazionalisti, e che per di più passano per i “soldati migliori del mondo”. I mobilitati dell’ultimo momento e i militi della Rozgvardya sapranno trovare la motivazione di affrontarli in combattimento? Lo faranno per difendere il regime, proprio quando Prigozhin ha detto loro chiaro e tondo che le motivazioni per la guerra all’Ucraina erano false? Lo vedremo anche troppo presto. Nel frattempo, cosa faranno gli ucraini? L’occasione per sferrare l’attacco principale della controffensiva, scatenando la “massa di manovra”, è ghiotta: come abbiamo visto, l’esercito russo ha la catena di comando e quella logistica entrambe interrotte, il morale deve essere a pezzi e l’incertezza dei comandanti locali al massimo. D’altra parte, un’offensiva adesso pur se condotta in condizioni ormai molto favorevoli, porterebbe ad un elevato numero di morti, e l’Ucraina ne ha già avuti molti. Ma soprattutto, esiste la concreta possibilità di un coinvolgimento diretto dei Servizi ucraini in quanto sta accadendo: Budanov è scomparso per alcuni giorni (quando lo davano per morto), ed è noto per le sue iniziative più “creative”: tutto questo potrebbe essere parte dello “shaping” per la controffensiva, e Prigozhin potrebbe essere in coordinamento con Kyiv. Lo vedremo molto presto. Troppo presto per dire come andrà a finire. “Prigo Pelato” (non è mia, ma è fantastica!) potrebbe avere le ore contate... Oppure potrebbe essere l’orso Vladimiro ad essere arrivato alla fine. Intanto i soldati ucraini sul tetto dei loro Leopard mangiano popcorn. 
Orio Giorgio Stirpe
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salvo-love · 1 year
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Dai un'occhiata
Perchè l'area del dissenso tace sulla Grande Sostituzione etnica degli europei?
Ritorniamo sulle mancanze del cosiddetto mondo del dissenso, che qualcuno osanna a tal punto da volerlo federare, realizzando con tale apparentamento una ovvia diluzione dei contenuti già scarni in partenza. Mediocrità sempre presenti quando si cerca di fondere artificialmente ed a tutti i costi anime profondamente diverse, se mai di anime in questo caso si possa parlare.
Torniamo sull'argomento ponendo l'accento su una mancanza che dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che tale mondo non solo non è in dissenso, ma è funzionale al Sistema, operando una opposizione di facciata che mai tocca i punti nevralgici e più significativi dello stesso, e quindi, di fatto, finisce per legittimarlo.
E' funzionale ad esso quando rimane nel solco della “più bella del mondo” elevata a nuovo culto, ad esempio, o quando criminalizza, senza avere neanche le conoscenze storiografiche di base, i tratti condivisibili e fruibili delle uniche opposizioni storiche al mondo capitalista, emersi dalle esperienze novecentesche, rimanendo nel comodo solco dell' “antifascismo in assenza di fascismo”.
I vari Pennetta, Grimaldi, Fracassi, Scardovelli insegnano...
La mancanza più significativa, alla quale ci riferiamo, è quella del tema fondamentale della sostituzione etnica degli europei e degli italiani. Non c'è stata, durante l'ultima campagna elettorale, nessuna trattazione di tale aspetto da parte dei cosiddetti partiti antisistema. Se alcune riflessioni sono emerse, flebilmente, si sono mosse esclusivamente sul piano economico, sottolineando come l'invasione che subiamo, che non è semplicemente immigrazione irregolare ma inevitabile, non sia altro che l'effetto della volontà di realizzare una concorrenza salariale, una esigenza del capitale industriale, consistente nel ridurre il costo della manodopera.
Si tratta della superficiale interpretazione marxista-marcusiana del tema “esercito proletario di riserva”, nella riedizione semplificata rizziana e fusariana.
Noi lo sappiamo, e lo diciamo da decenni, che tale impostazione, marxiana o marxista, nasce già nel 1848 come l'altra faccia della medaglia del mammonismo.
Nessuno rileva come invece il tratto fondamentale di tale invasionismo sia parte di una visione del mondo che insiste sulla realizzazione di una civiltà globale, nella quale i confini, le identità, le differenze, di qualsiasi natura essi siano, sono il male a priori.
Tutti fanno finta che il multiculturalismo ed il mescolamento etnico, che porteranno velocemente alla scomparsa fisica e culturale degli europei, non abbiano una chiara matrice ideologica che sopravanza l'aspetto meramente economico. Essi parlano come se tale analisi non fosse invece stata da anni compiuta, attraverso l'esame della vicenda Kalergi in relazione alla nascita della Unione Europea, e che essa rimane ad oggi inconfutata in ogni suo aspetto, corroborata da evidenze storiche, nuovi documenti e continue e quotidiane conferme “sul campo”, come risulta evidente agli occhi di tutti.
L'ultima vicenda del tragico naufragio dell'ennesimo barcone, con le sue interpretazioni mediatiche, così come la condotta e le dichiarazioni di questo governo, che pure aveva fatto del “blocco degli sbarchi” un suo cavallo di battaglia elettorale, mettono a nudo come questo elemento essenziale sia taciuto. Come si può criticare la UE senza tener conto che all'origine di essa l'aspetto della cancellazione delle identità nazionali dell'Europa fu uno dei moventi principali della sua creazione? Come si può criticare questo o quell'aspetto dell'assalto all'Italia, senza tener conto che tra un paio di generazioni l'Italia non ci sarà più? Solo tra una trentina d'anni, quindi quando i nostri figli saranno nel fiore della loro vita, gli italiani saranno minoranza a casa loro, costretti in una società multietnica senza memoria, nella quale il bello e il sacro per come li conosciamo saranno cancellati, da una parte dall'invasione fisica di individui che nulla hanno a che fare con detta storia e detta memoria, dall'altra dall'azione incessante di tipo masochistico di politici compiacenti, dei quali la Schlein è la portabandiera, la Meloni la finta oppositrice, e la "cancel culture" la punta dell'iceberg.
Ma si tratta davvero di masochismo? Noi siamo convinti che invece si tratti di comprensibile volontà di potenza da parte di una minoranza, di una oligarchie tecno-finanziaria che evidentemente con un mondo fatto di terra, lingua e storia patrie non ha alcun legame e che, anzi, da sempre combatte tale mondo come elemento di disturbo per propri progetti egemonici.
E' tutto nero su bianco: questi signori hanno dichiarato esplicitamente, da un secolo, i loro intenti, e li hanno articolati all'interno della agenda mondialista che prevede il meticciamento globale (il nostro) come bene supremo. UE, Onu, Nato, Oms, e con esse ogni sorta di massoneria e consorteria collegate, si stanno applicando nella realizzazione di questo obiettivo che, lo ripetiamo, non è di natura prevalentemente economica.
Allora, se ne deduce che ogni formazione politica, comprese quelle del sedicente dissenso, che non ponga la questione dell'invasione e della sostituzione etnica al centro del proprio discorso politico, vi sta raggirando.
Chi vi nasconde il fatto, lapalissiano, che prima di portare beneficio al grande capitale, questa immigrazione porta nocumento al tessuto produttivo e sociale, è tonto o in malafede. Non ci saranno più diritti da difendere, non ci sarà più alcuna critica politica da fare, quando gli italiani e gli europei saranno fisicamente sostituiti.
E sia chiaro: chi non lo dice è dalla parte di chi orchestra la nostra morte.
Di questo passo e con questi numeri di migranti, che ogni giorno arrivano in Italia, solo in Italia e dove sicuramente rimarranno per sempre ( perché l'#Europa tutta non li vuole, basti guardare l'atteggiamento contraddittorio e ambiguo di belle e solo vane promesse di non lasciare sola l'Italia a gestire, da sola, l'immigrazione di European Commission , European Committee of the Regions European Council on Refugees and Exiles (ECRE) , European Commission - Economy and Finance European Research Council , Commission européenne en France , Charles MICHEL , Roberta Metsola , #URSULAVONDERLEYEN e European Parliament ) creando gravissimi conflitti sociali tra poveri e indigenti italiani e i suddetti migranti, si realizzerà prima in Italia e poi in tutta la #UE, una programmata ed inevitabile sostituzione etnica (complice anche l'inverno demografico in Italia, nascite in forte diminuzione ) in nome di un globalismo selvaggio e multirazziale per dominare in tutti i sensi i popoli europei. ▶️ https://www.lospecialegiornale.it/2023/04/04/migranti-da-tunisia-meluzzi-prepararsi-al-peggio-e-a-una-nuova-italia/ ⬇️⬇️⬇️
https://www.lospecialegiornale.it/2023/04/04/migranti-da-tunisia-meluzzi-prepararsi-al-peggio-e-a-una-nuova-italia/
Nicola Visco Perdonami caro Nicola, se non ho capito male da quello che scrivi, l'onorevole #Furfaro del #PD con tutto il suo PD e con la segreteria #EllySchlein sono anni e anni che predicano e lottano per fare arrivare tutti i #migranti in Italia, sono favorevoli agli #sbarchi e agli #arrivi di tutti indistintamente gli #immigrati in Italia, pur sapendo bene le gravi, difficilissime e negative condizioni economiche, finanziarie e sociali di circa sette milioni di italiani ( vedi ISTAT ) e dell'Italia, però poi l'onorevole PIDDINO suddetto chiede con forza e fermezza che il #GovernoMeloni NON mandi, NON porti detti migranti nella sua Toscana, che, se non sbaglio, da anni e anni e guidata e governata dal #partitodemocratico di cui fa parte il presidente della #regionetoscana ?????!!!!!???!!!!🤔🤔🤔⁉️⁉️❓⁉️❓ Quindi, se non ho capito male, il #PD vuole che TUTTI i migranti del mondo arrivino in Italia, però NON li vuole in Toscana !!! Bisognerebbe chiedere all'esponente suddetto del #pd il motivo di tale rifiuto acciocché NON debbano essere accolti nella Toscana #democratica del PD 🤔🤔🤔⁉️⁉️⁉️⁉️⁉️❓❓❓❓⁉️⁉️⁉️❗❗🤔🤔🤔❓
Ahinoi purtroppo, sono sempre più frequenti, numerosi e impuniti questi casi di violenza inaudita sulle donne (stupri) in Italia e sembra ci sia una chiara correlazione o relazione con l'arrivo continuo e costante in Italia di troppi, troppi, davvero troppi clandestini e immigrati; sono ormai anni che le suddette tragedie si ripetono e non si riesce o non si vuole fare nulla per fermare queste aggressioni violente ed impunite ((dobbiamo forse dire grazie mille ad un falso buonismo dell'accoglienza incontrollata ed a tutti i costi ??? Chi ridarà serenità, pace e giustizia a queste povere donne violentate fisicamente e psicologicamente da rendere la loro vita un lungo calvario di sofferenze ???)). È ora di agire, di prevenire e stoppare definitivamente questi violenti ed efferati stupri !!!⬇️⬇️⬇️🤔🤔🤔⬇️⬇️⬇️
Fermato il presunto aggressore.
In base al suo racconto e i riscontri delle telecamere, intorno alle 23.30 gli agenti della Polfer hanno fermato un 26enne di origine marocchina, senza fissa dimora e, da quanto si apprende, senza precedenti di polizia. L'uomo è stato condotto nel carcere di San Vittore. Il fermo è stato disposto dalla pm Alessia Menegazzo.
La donna, di passaggio a Milano, è stata trascinata all'interno di uno degli ascensori mentre stava raggiungendo il binario. L'uomo, nel tentativo di abusare di lei, l'ha picchiata con violenza. La vittima, prima di riuscire a liberarsi e scappare, avrebbe cercato aiuto, provando a suonare il tasto d'allarme presente in ascensore.
https://youtu.be/xDCfJLtmNd0
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Di questo passo e con questi numeri di migranti, che ogni giorno arrivano in Italia, solo in Italia e dove sicuramente rimarranno per sempre ( perché l'#Europa tutta non li vuole, basti guardare l'atteggiamento contraddittorio e ambiguo di belle e solo vane promesse di non lasciare sola l'Italia a gestire, da sola, l'immigrazione di European Commission , European Committee of the Regions European Council on Refugees and Exiles (ECRE) , European Commission - Economy and Finance European Research Council , Commission européenne en France , Charles MICHEL , Roberta Metsola , #URSULAVONDERLEYEN e European Parliament ) creando gravissimi conflitti sociali tra poveri e indigenti italiani e i suddetti migranti, si realizzerà prima in Italia e poi in tutta la #UE, una programmata ed inevitabile sostituzione etnica (complice anche l'inverno demografico in Italia, nascite in forte diminuzione ) in nome di un globalismo selvaggio e multirazziale per dominare in tutti i sensi i popoli europei. ▶️ https://www.lospecialegiornale.it/2023/04/04/migranti-da-tunisia-meluzzi-prepararsi-al-peggio-e-a-una-nuova-italia/ ⬇️⬇️⬇️
https://www.lospecialegiornale.it/2023/04/04/migranti-da-tunisia-meluzzi-prepararsi-al-peggio-e-a-una-nuova-italia/
Perchè l'area del dissenso tace sulla Grande Sostituzione etnica degli europei?
Ritorniamo sulle mancanze del cosiddetto mondo del dissenso, che qualcuno osanna a tal punto da volerlo federare, realizzando con tale apparentamento una ovvia diluzione dei contenuti già scarni in partenza. Mediocrità sempre presenti quando si cerca di fondere artificialmente ed a tutti i costi anime profondamente diverse, se mai di anime in questo caso si possa parlare.
Torniamo sull'argomento ponendo l'accento su una mancanza che dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che tale mondo non solo non è in dissenso, ma è funzionale al Sistema, operando una opposizione di facciata che mai tocca i punti nevralgici e più significativi dello stesso, e quindi, di fatto, finisce per legittimarlo.
E' funzionale ad esso quando rimane nel solco della “più bella del mondo” elevata a nuovo culto, ad esempio, o quando criminalizza, senza avere neanche le conoscenze storiografiche di base, i tratti condivisibili e fruibili delle uniche opposizioni storiche al mondo capitalista, emersi dalle esperienze novecentesche, rimanendo nel comodo solco dell' “antifascismo in assenza di fascismo”.
I vari Pennetta, Grimaldi, Fracassi, Scardovelli insegnano...
La mancanza più significativa, alla quale ci riferiamo, è quella del tema fondamentale della sostituzione etnica degli europei e degli italiani. Non c'è stata, durante l'ultima campagna elettorale, nessuna trattazione di tale aspetto da parte dei cosiddetti partiti antisistema. Se alcune riflessioni sono emerse, flebilmente, si sono mosse esclusivamente sul piano economico, sottolineando come l'invasione che subiamo, che non è semplicemente immigrazione irregolare ma inevitabile, non sia altro che l'effetto della volontà di realizzare una concorrenza salariale, una esigenza del capitale industriale, consistente nel ridurre il costo della manodopera.
Si tratta della superficiale interpretazione marxista-marcusiana del tema “esercito proletario di riserva”, nella riedizione semplificata rizziana e fusariana.
Noi lo sappiamo, e lo diciamo da decenni, che tale impostazione, marxiana o marxista, nasce già nel 1848 come l'altra faccia della medaglia del mammonismo.
Nessuno rileva come invece il tratto fondamentale di tale invasionismo sia parte di una visione del mondo che insiste sulla realizzazione di una civiltà globale, nella quale i confini, le identità, le differenze, di qualsiasi natura essi siano, sono il male a priori.
Tutti fanno finta che il multiculturalismo ed il mescolamento etnico, che porteranno velocemente alla scomparsa fisica e culturale degli europei, non abbiano una chiara matrice ideologica che sopravanza l'aspetto meramente economico. Essi parlano come se tale analisi non fosse invece stata da anni compiuta, attraverso l'esame della vicenda Kalergi in relazione alla nascita della Unione Europea, e che essa rimane ad oggi inconfutata in ogni suo aspetto, corroborata da evidenze storiche, nuovi documenti e continue e quotidiane conferme “sul campo”, come risulta evidente agli occhi di tutti.
L'ultima vicenda del tragico naufragio dell'ennesimo barcone, con le sue interpretazioni mediatiche, così come la condotta e le dichiarazioni di questo governo, che pure aveva fatto del “blocco degli sbarchi” un suo cavallo di battaglia elettorale, mettono a nudo come questo elemento essenziale sia taciuto. Come si può criticare la UE senza tener conto che all'origine di essa l'aspetto della cancellazione delle identità nazionali dell'Europa fu uno dei moventi principali della sua creazione? Come si può criticare questo o quell'aspetto dell'assalto all'Italia, senza tener conto che tra un paio di generazioni l'Italia non ci sarà più? Solo tra una trentina d'anni, quindi quando i nostri figli saranno nel fiore della loro vita, gli italiani saranno minoranza a casa loro, costretti in una società multietnica senza memoria, nella quale il bello e il sacro per come li conosciamo saranno cancellati, da una parte dall'invasione fisica di individui che nulla hanno a che fare con detta storia e detta memoria, dall'altra dall'azione incessante di tipo masochistico di politici compiacenti, dei quali la Schlein è la portabandiera, la Meloni la finta oppositrice, e la "cancel culture" la punta dell'iceberg.
Ma si tratta davvero di masochismo? Noi siamo convinti che invece si tratti di comprensibile volontà di potenza da parte di una minoranza, di una oligarchie tecno-finanziaria che evidentemente con un mondo fatto di terra, lingua e storia patrie non ha alcun legame e che, anzi, da sempre combatte tale mondo come elemento di disturbo per propri progetti egemonici.
E' tutto nero su bianco: questi signori hanno dichiarato esplicitamente, da un secolo, i loro intenti, e li hanno articolati all'interno della agenda mondialista che prevede il meticciamento globale (il nostro) come bene supremo. UE, Onu, Nato, Oms, e con esse ogni sorta di massoneria e consorteria collegate, si stanno applicando nella realizzazione di questo obiettivo che, lo ripetiamo, non è di natura prevalentemente economica.
Allora, se ne deduce che ogni formazione politica, comprese quelle del sedicente dissenso, che non ponga la questione dell'invasione e della sostituzione etnica al centro del proprio discorso politico, vi sta raggirando.
Chi vi nasconde il fatto, lapalissiano, che prima di portare beneficio al grande capitale, questa immigrazione porta nocumento al tessuto produttivo e sociale, è tonto o in malafede. Non ci saranno più diritti da difendere, non ci sarà più alcuna critica politica da fare, quando gli italiani e gli europei saranno fisicamente sostituiti.
E sia chiaro: chi non lo dice è dalla parte di chi orchestra la nostra morte.
La pubblicazione del video dello stupro avvenuto il 21 agosto scorso a Piacenza e i tantissimi altri stupri succedutisi o accaduti fino ai nostri giorni, il tema della sicurezza, soprattutto in relazione all'immigrazione, è tornato ad accendere la politica italiana come se si fosse ancora in campagna elettorale. Tuttavia, stabilire una correlazione esatta tra le dinamiche migratorie e l'oscillazione del numero dei reati è tutt'altro che semplice: sono infatti molte le variabili da prendere in considerazione al fine di avere un quadro accurato della situazione, a cominciare dalla tipologia dei delitti commessi fino ad arrivare al tipo di immigrazione (se clandestina o regolare), passando per gli intervalli di tempo all'interno dei quali si intende comparare i dati. Fatta questa premessa di metodo, certamente i numeri possono aiutare, e non poco, a farsi un'idea più precisa su due temi, quello della sicurezza e quello dell'immigrazione, che promettono di essere al centro del dibattito politico dei prossimi mesi.
UN DETENUTO SU TRE È STRANIERO - Secondo gli ultimi dati del Ministero della Giustizia, aggiornati al 31 luglio 2022, gli stranieri detenuti in Italia sarebbero 17.246 su un totale 57.286, una percentuale che arriva a poco più del 30%, con sostanziali differenze che variano da regione a regione. Le dieci nazionalità più rappresentative tra i detenuti non italiani nelle carceri del nostro Paese sono quella marocchina, albanese, rumena, tunisina, nigeriana, gambiana, egiziana, algerina, senegalese e pakistana. Di questi però, secondo i dati presenti nel XIII rapporto dell'associazione «Antigone» sulle condizioni di detenzione, la maggior parte sarebbero stranieri irregolari, con punte del 70% per quanto riguarda alcune fattispecie di reati, segnando così già una prima, grande differenza statistica in relazione allo stato d'ingresso nel Paese.
UN TERZO DEI REATI COMPIUTO DA NON ITALIANI - Più in generale - al netto dunque della variabile regolare/irregolare -, i dati del Viminale pubblicati ad ottobre 2021 ci raccontano che in Italia un terzo dei reati viene commesso da non italiani e che il 39% dei crimini sessuali è compiuto da stranieri, i quali però arrivano ad essere poco più dell'8% della popolazione totale presente sul territorio italiano, circa 5.700.000 persone. Ciò significa che, per quanto concerne i crimini sessuali, gli stranieri ne sono responsabili circa cinque volte in più rispetto agli italiani.
CRIMINI AUMENTATI IN UN ANNO - Questi dati vanno comunque contestualizzati all'interno del globale aumento dei crimini che è stato registrato nel 2021 in Italia, come sottolineato nel report di dicembre 2021 presentato dalla direzione centrale della Polizia criminale al Ministero dell'Interno. Rispetto al 2020 - anno in cui il lockdown ha fatto precipitare il numero dei crimini per ovvie ragioni -, infatti, nel 2021 i reati sono cresciuti del 5,4% rispetto all'anno precedente (comunque in calo del 12,6% in confronto al 2019). Un aumento significativo ma tutto sommato trascurabile se paragonato, invece, a quello relativo agli sbarchi avvenuti in Italia a partire da gennaio 2022, come raccontano i numeri raccolti quotidianamente dal Ministero dell'Interno, consultabili nel «cruscotto statistico» presente sul sito del Viminale.
BOOM DI SBARCHI - Dal primo gennaio al 23 agosto sono già sbarcate sulle nostre coste oltre 51.353 persone, molte di più delle 36.479 arrivate nello stesso periodo del 2021 (+14.847) e il triplo di quelle registrati nel 2020, quando arrivarono in Italia 17.500 migranti. Emblematici a questo proposito sono i numeri riferiti ai singoli giorni, i quali restituiscono, se possibile, un quadro ancor più critico. Un esempio su tutti: il 22 agosto del 2021 sbarcarono sulle nostre coste 131 migranti; l'altro ieri, invece, ne sono arrivati quasi 600 (592, per la precisione). E ugualmente impietosi sono i dati comparati su base mensile, con gli 8.720 migranti sbarcati a maggio 2022 (cinque volte tanto i 1.500 nel maggio del 2021 e i 1.600 in quello del 2020) e con gli oltre 13mila arrivi registrati a luglio di quest'anno, contro gli 8.609 del 2021 e i 7mila del 2020. In compenso, in questi primi otto mesi non è invece mutata la composizione riguardante la nazionalità dichiarata al momento dello sbarco: secondo il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il 20% dei migranti arrivati in Italia via mare nel 2022 si è dichiarato tunisino (10.139 persone), il 19% egiziano (9.943), il 17% proveniente dal Bangladesh (circa 8.700) e l'8% proveniente dall'Afghanistan (4.098).
La Ursula von der Leyen presidente della European Commission dà ragione, accoglie e apprezza la richiesta della premier italiana Giorgia Meloni confermando che la European Union at the UN – New York Unione Europea non può e non deve lasciare sola, da sola l'Italia nell'affrontare un problema enorme e importantissimo come le migrazioni, immigrazioni, i clandestini e gli spostamenti di immense masse umane verso l'Italia e l'Europa, anche perché negli ultimi anni questi migranti e clandestini arrivano e sbarcano continuamente e con grandissimi numeri solo e soltanto in Italia, che è lasciata SOLA a salvare e ad accogliere centinaia di migliaia di persone disperate e in cerca di una vita migliore ! Però noi italiani nella stragrande maggioranza chiediamo a Ursula von der Leyen , a Roberta Metsola , a Charles MICHEL , a Josep Borrell , al European Parliament , al European Council on Refugees and Exiles (ECRE) , a European Safety Council , a European Research Council , a European Commission e a European Commission - Economy and Finance che vanno bene le dichiarazioni di impegno, di non dobbiamo lasciare sola l'Italia e di intenti della presidente Ursula von der Leyen , ma a questo devono seguire i fatti e gli atti concreti in tal senso !!! Altrimenti restano parole vuote e senza senso; soprattutto, l'appello nostro alla Unione Europea è NON rimandate sempre di mese in mese le decisioni pratiche da prendere a supporto dell'impegno solitario e reale dell'Italia nell'affrontare veramente questo enorme problema delle migrazioni, che oggi è un problema globale !!!
https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/drittoerovescio/ecco-da-dove-partono-i-migranti_F312336101009C05
Il punto su alcune baruffe giornalistico-intellettuali...
Il quotidiano Repubblica, diretto da Mario Calabresi, ha assunto con il passare dei mesi una posizione sempre più netta sul tema dell’immigrazione, a favore di un’apertura che sia la maggiore possibile ai flussi di persone in ingresso nel nostro paese. Una postura battagliera che spesso ha spinto il giornale di Largo Fochetti a criticare il governo Gentiloni per il suo tentativo di contenere il numero degli sbarchi attraverso il Mediterraneo. Lo scorso 13 settembre lo stesso quotidiano ha dedicato la sua prima pagina a un’inchiesta demoscopica commissionata dalla redazione, titolando così: “Immigrati, cresce la paura. Il 46% si sente in pericolo. È il dato più alto da dieci anni”. Dove si legge che il 46% degli italiani intervistati si dice d’accordo con la frase “gli immigrati sono un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone”. Per Ilvo Diamanti, che analizza tali dati, bisogna risalire a dieci anni fa, all’autunno 2007, per trovare un indice più elevato (51%). Secondo Diamanti, “le misure e le vicende contano” nell’influenzare l’immaginario degli italiani, ma a pesare di più sono le elezioni politiche che si avvicinano con l’annesso tentativo di cavalcare temi popolari, e soprattutto la forte esposizione mediatica dei temi connessi all’immigrazione. I timori avanzano, chiosa Diamanti, “a dispetto dei ‘numeri’. Perché gli sbarchi dei migranti in Italia, di recente, si sono dimezzati”. Il giorno dopo, sempre sulla prima pagina di Repubblica, sullo stesso tema è intervenuto l’ex direttore del quotidiano.
Ezio Mauro è ancora più netto sulla presunta manipolazione in corso dell’opinione pubblica italiana, parla di uno spostamento “coltivato e concepito da mesi dai partiti delle ruspe”. Dove la colpa della sinistra, di fronte a cotanta manipolazione elettoralistica e mediatica, consiste nel non avere saputo “opporre una visione diversa del fenomeno, basata sulla realtà dei fatti”. Sottotesto implicito: le paure degli italiani sono farlocche, basterebbe un po’ di contro-informazione e ogni timore rientrerebbe. Una linea, quella di Repubblica, che è condivisa per esempio da Avvenire: in un commento del quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei) si sostiene che le elezioni saranno dominate “dalla triade immigrazione-terrorismo-insicurezza”, “triade di equazioni non dimostrabili che fanno riferimento alla parte emotiva e irrazionale della nostra capacità cognitiva”. In fin dei conti, insomma, il problema è quello di una falsa percezione del fenomeno migratorio.
Sulla stampa italiana, anche in quotidiani non vicini alla destra, c’è chi si differenzia da questa impostazione. Luca Ricolfi, lo scorso 9 settembre, ha scritto un editoriale sul Messaggero che appare quasi come una risposta preventiva al sondaggio di Diamanti e al fuoco di fila degli editorialisti di Repubblica sui timori infondati degli italiani in materia di immigrazione. Titolo: “Quel diritto alla paura ignorato dalla sinistra”. Il sociologo torinese parla di “perdurante atteggiamento paternalistico” da parte di quegli intellettuali secondo i quali il pubblico sopravvaluta i pericoli sempre e comunque. “Come se avere paura fosse irrazionale. Come se l’insicurezza fosse una mera percezione, che un racconto obiettivo potrebbe incaricarsi di sopprimere. Come se i dati fossero tutti inequivocabilmente rassicuranti. Un illuminismo ingenuo sembra essersi impadronito, da almeno due decenni, della cultura di sinistra, cui non riesce proprio di prendere sul serio le paure della gente e la domanda di sicurezza che ne deriva. Eppure, pensare che i cittadini starebbero più tranquilli se solo conoscessero i dati è un non sequitur. Sarebbe come credere che, se sapessero che i morti sul lavoro sono in diminuzione, i sindacati non si preoccuperebbero più della nocività in fabbrica”. Conclude Ricolfi: “Per la cultura progressista, la paura non è semplicemente infondata, la paura è una colpa. Ma non è così, almeno dai tempi di Hobbes. La paura è il fondamento stesso del contratto sociale e dello Stato moderno, che nasce come antidoto alla sopraffazione, come superamento dello stato di natura in cui ogni uomo è ‘lupo’ verso ogni altro uomo (homo homini lupus). Quando la paura riemerge, è perché la gente sente che lo Stato non è più in grado di far rispettare il contratto, ovvero di garantire ai cittadini il più ‘basico’ dei beni, la sicurezza”. Di fronte a questo sentimento, “l’unica cosa che può attenuare la paura, e disinnescare la protesta, non è andare dai cittadini per convincerli che si stanno sbagliano, ma riconoscere il loro diritto di avere paura, e dimostrare, con i fatti, che lo Stato sta facendo tutto quanto è in suo potere per spegnerla”.
Ricolfi sul tema è tornato anche nel suo ultimo libro, intitolato “Sinistra e popolo”, pubblicato da Longanesi. Un’analisi approfondita del conflitto politico nell’era dei populismi, nel corso della quale l’editorialista del Messaggero argomenta che gli elementi di base del “calcolo” della politica sono cambiati in ragione di tre macro fattori: la deindustrializzazione delle economie occidentali, l’apertura delle frontiere (a merci, capitali e soprattutto persone), la stagnazione economica. Fenomeni che l’opinione pubblica a volte mostra di avvertire in maniera piuttosto lucida. Ricolfi, dati alla mano, fa l’esempio della paura del terrorismo. Irrazionale? Esagerata? Colpa dei media? Tutt’altro, se è vero che “ben 2/3 della variabilità della paura per il terrorismo è spiegata da eventi e fatti reali. Questo è un risultato davvero sorprendente – scrive il sociologo – perché è piuttosto raro che un modello statistico che cerca di spiegare un atteggiamento, sia pure relativo a popolazioni e non a individui, riesca a rendere conto anche solo della metà della sua variabilità”. La sinistra però, di fronte a tante ansie crescenti, e neppure così infondate, si rifiuta di offrire “protezione”. Anzi, “con i suoi politici, i suoi giornalisti, i suoi intellettuali più o meno organici, la sinistra impegna le sue migliori energie comunicative per dissolvere i problemi che la gente normale percepisce come tali”. È l’atteggiamento del “negazionismo”, che si affianca alla derisione (“derisoria è la sinistra quando derubrica a mere ‘percezioni’, irrazionali e non basate su una conoscenza scientifica della realtà, le preoccupazioni della gente comune sulla presenza dei migranti”), al disprezzo, alla supponenza e al nichilismo. Repubblica, insomma, è avvertita. Peraltro da un libro come quello di Ricolfi che perfino Corrado Augias, firma storica della stessa Repubblica, ha definito come “l’analisi più accurata sul tema delle difficoltà della sinistra”.
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elcitigre2021 · 1 year
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"O trabalhador incansável de hoje não tem tempo durante a jornada de trabalho para refletir - e à noite ele está cansado demais para isso. E no final das contas, ele acha que isso é sorte." ~ G. B. Shaw ~
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Todo cidadão é naturalmente livre, com direito e deveres com sua família, comunidade, estado, país e o mundo. ~ Elciene Galindo. ~
“Por detrás do governo visível encontra-se um governo invisível que não tem, nem deve fidelidade ao povo e não reconhece nenhuma responsabilidade. Aniquilar esse governo invisível, e destruir a ligação ímpia que liga os negócios corrompidos com a política, ela mesma corrompida, tal é o dever do homem de Estado".
Todos precisam saber! O Comando Delta é a fábrica de presidentes, é o que comanda o sistema brasileiro, que faz a reunião para escolher o presidente, que já deve estar fazendo reunião pra convidar outro.
Saiba sobre GOVERNANTES INVISÍVEIS DO BRASIL E SUAS CONEXÕES pesquisem e leia mais aqui.
Os Governantes Invisíveis existe até hoje.... Os homens que se encontram no primeiro plano da vida política têm realmente o poder entre suas mãos? Para Serge Hutin, autor de Governantes Invisíveis e Sociedades Secretas, o destino das nações depende, freqüentemente de grupos de homens que não estão investidos de cargos oficiais. Trata-se de sociedades secretas, verdadeiros governos ocultos que decidem o nosso destino sem o nosso conhecimento.
OPUS DEI LIGADA AOS GOVERNANTES SECRETOS
Observando-se os acontecimentos de nossos dias , os antagonismos, as desforras militares, políticas ou de espionagem, poderíamos encontrar a prova irrefutável, de que vários grupos "espirituais", alguns dos quais talvez ligados aos governantes secretos do mundo, têm realmente uma atividade temporal definida.
"A verdade é chamada ódio por aqueles que odeiam a verdade".
"Os melhores escravos são os que pensam estar livres".
"Para saber quem domina o mundo, você deve saber qual grupo não se pode criticar”. - Kevin Alfred Strom~
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Conhecidos como donos do mundo!!! Topo da pirâmide que controla tudo no mundo, educação, saúde, economia, bancos, ongs, think thanks, mídia falada, escrita e televisível, todas as industrias do mundo, alimentos, terras, países e todos os seus agentes são pagos para obedecer.
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expressandoobvio · 2 years
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Humanidade animal
As cadelas ao darem à luz, não escolhem ficar com os filhotes ou qual querem ficar. Às vezes em seus primeiros momentos de vida, os filhotes são tirados de sua mãe sem nem ter a oportunidade de a ver. Tirados a força, muitas das vezes sem piedade. Afinal animais falam para poder opinar?
A transmissão de sentimentos ou apelação não é necessariamente por voz. Há o contato, tem os olhos... ‘’ Seus olhos dizem mais do que sua boca fala”. Se os cachorros tentam cuidar ou defender seus filhotes, estão sendo ‘’agressivos’’, podendo assim, sofrer a agressão, abandono, xingamentos, entre outros fatores. O interesse dos humanos está muitas das vezes, no dinheiro, nos status, em sua influência.
Não estou aqui apenas para criticar, mas sim dizer que parem por um segundo e observem ao seu redor. É notório que quanto mais uma raça é reconhecida, mais ela vale e se um filhote ‘’valioso’’ morre, grande dor, grande perca. Lá se foi uma quantia. Porém quando um cachorro morre na rua de frio, fome, abandono, entre outros. Mortes acontecem todos os dias.
Na internet perfis de Ong´s não tem muita visibilidade comparado com influencers. Não é do interesse público, o que acontece com os cachorros e animais ao redor do mundo? Em seu próprio país? A cada ano que passa mais os casos de crime contra animais crescem. E onde as leis se aplicam? Quando é visto meliantes serem liberados sem nem ao menos serem presos. Cadê o interesse do governo com a sua natureza? No mundo todo, há milhões de cachorros, e quantos deles tem um lar ou apoio? Cadê o interesse das escolas de conscientizar que maus-tratos contra animais é crime? Os crimes não param, ‘’ Bato para educar’’, tem como haver outra coisa no lugar de um cérebro e coração emocional? Nojo é a palavra para descrever a mente doentia do homem.
Nem todos os cachorros, e outros animais domésticos têm a oportunidade de um lar e amor, mas você pode dar essa oportunidade. Não escolha por status e sim no quanto você pode acarretar positivamente na vida daquele animal. Há várias feiras de adoção pelo mundo e já vi situações de pessoas esconderem seus animais ou não falarem por vergonha de sua falta de raça. Muitas das vezes eles dão mais amor e empatia, sendo apoio emocional para milhares de humanos. Nada melhor do que falar de seu dia para eles. Diferentes dos humanos eles não te julgam ou cobram mais do que você dá, então procure sempre dar o melhor. E por favor análise ao seu redor, a sua sociedade e governo. Preze por sua natureza também.
Em breve falarei da diferença da liberdade e mente doentia do homem, então fiquem atentos e até logo!
- Meteoro
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abraaocostaof · 1 day
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Comportamento do Banco Central é a única 'coisa desajustada' que há no país, diz Lula
Presidente concedeu entrevista à Rádio CBN nesta terça-feira (18). Petista voltou a criticar o chefe do BC, Roberto Campos Neto. ‘A quem é submetido?’, indagou. Lula disse que o governo prepara uma proposta de Orçamento para o próximo ano, mas não deu detalhes sobre gastos ou aumento de arrecadação. Source link
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pacosemnoticias · 1 day
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Assembleia Municipal de Viseu exige reabertura total da Urgência Pediátrica
A Assembleia Municipal de Viseu aprovou duas moções que exigem a reabertura total da Urgência Pediátrica da Unidade Local de Saúde (ULS) Viseu Dão Lafões, que está encerrada durante a noite desde o início do mês.
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A primeira moção, apresentada pelo grupo municipal do PSD e aprovada com nove abstenções, exige ao Governo “a reabertura plena” da Urgência Pediátrica e pede à ministra da Saúde “a substituição do conselho de administração demissionário, no mais curto espaço de tempo”.
Os deputados municipais do Bloco de Esquerda (BE) apresentaram uma segunda moção, que foi aprovada com uma abstenção e exige não só a reabertura da Urgência Pediátrica durante a noite, como também “um Serviço Nacional de Saúde presente em todo o território, sem descurar o interior do país”.
As duas moções divergem sobretudo nos considerandos, com a do PSD a criticar o Centro Hospitalar Tondela Viseu, agora integrado na ULS Viseu Dão Lafões, por ter “vindo a perder prestígio e credibilidade junto da comunidade por más opções de gestão e por ausência de políticas públicas capazes de corresponder aos desafios e aspirações da instituição e da comunidade”.
O deputado social-democrata Pedro Alves apontou exemplos, como o atraso na ampliação do serviço de urgência e a não concretização do Centro de Ambulatório e Unidade de Radioterapia, mas considerou que “ainda mais preocupante é assistir a uma debandada de profissionais de saúde para outras unidades públicas sem que o conselho de administração encontre estratégias para os fixar em Viseu”.
No entender do PSD, o conselho de administração, “incapaz de encontrar soluções para reverter a sua decisão, agravou o acesso aos cuidados de saúde para as crianças, encerrando o atendimento durante todas as noites do mês de junho”.
“Esta incapacidade levou à intervenção direta da ministra da Saúde, que impôs a apresentação de um plano para mitigar este problema, no imediato, que, embora tenha sido apresentado e aprovado, o conselho de administração não foi capaz de concretizar”, disse Pedro Alves, frisando que “a demissão foi a saída possível”.
O social-democrata lembrou que esse plano devia estar hoje a ser implementado e que o pedido de demissão do conselho de administração, na quinta-feira, não foi um acaso, mas sim “uma revelação clara da incompetência e da incapacidade de colocar em curso o plano, porque, se não o fizessem de acordo com o que tinha sido acordado, o desfecho seria uma demissão de exoneração”.
“O que assistimos na reunião (entre o conselho de administração e membros da Assembleia Municipal) foi sempre uma procura de encontrar dificuldades para a execução do que quer que seja”, afirmou, considerando que “cabe a quem gere encontrar soluções, não apenas fazer diagnósticos”.
A deputada socialista Lúcia Araújo Silva contou que nessa reunião, em que também participou, foram referidos dados relacionados com a especialidade de Pediatria, o número de vagas e o facto de muitos médicos serem atraídos pelas condições dadas nos hospitais privados.
“O hospital dá resposta aos casos urgentes e emergentes. E também informaram [na reunião] que 75% dos casos que vão à urgência não são referenciados”, afirmou a deputada, pedindo que se passe uma mensagem de confiança e os pais sejam esclarecidos de que, antes de levarem os filhos à urgência, “há outros mecanismos a podem recorrer”.
Durante a manhã de hoje, o conselho de administração anunciou o lançamento de “um modelo de atendimento para garantir melhor resposta às crianças com doença aguda, ou seja, situações urgentes/emergentes”.
“O objetivo é reforçar a capacidade de resposta em rede 'lado a lado', envolvendo os Cuidados de Saúde Primários (entre as 08h00 e as 23h00) e os Serviços de Urgência Básica (entre as 23h00 e as 08h00), garantindo que, no período noturno, a Urgência Pediátrica de Viseu possa dar resposta aos casos emergentes (INEM), mantendo o apoio fundamental às crianças internadas e ao Bloco de Partos”, explicou.
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blogoslibertarios · 2 days
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Presidente da Ucrânia detona Lula e pede ao Brasil postura de ‘país civilizado’
Foto: EVARISTO SA/AFP/LOUISE DELMOTTE/POOL   O presidente da Ucrânia, Volodimir Zelenski, voltou a criticar neste domingo (16) o Brasil no contexto da invasão russa de seu país. Zelenski aproveitou o saldo da conferência sobre a guerra iniciada por Vladimir Putin em 2022, realizada neste fim de semana na Suíça, para detonar o governo Lula, que enviou apenas sua embaixadora no país alpino como…
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ocombatente · 3 days
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Importação de arroz: Governo Federal é criticado por produtores e lideranças do agronegócio
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A decisão do governo federal de importar até 1 milhão de toneladas de arroz beneficiado e empacotado de países vizinhos gerou forte reação em diversos setores do agronegócio. Produtores, representantes de cooperativas e indústrias gaúchas, e até mesmo autoridades, criticaram a medida, afirmando que ela é desnecessária, prejudicial à produção nacional e pode levar a um aumento ainda maior nos preços do arroz no mercado interno. Isan Rezende O presidente da Federação dos Engenheiros Agrônomos do Estado de Mato Grosso (Feagro MT), Isan Rezende, foi o primeiro a criticar o Governo, em sua coluna no LinkedIn. Ele questionou a decisão da Companhia Nacional de Abastecimento (Conab) de importar o arroz e argumentou que a operação, que envolve um orçamento extra de R$ 4 bilhões, incluindo subsídios, é desnecessária, pois o Brasil possui estoque suficiente do cereal para atender à demanda interna. Na mesma linha, a Federação das Associações de Arrozeiros do Rio Grande do Sul (Federarroz) também se manifestou contra a importação. A entidade, através de seu presidente, Alexandre Velho, afirmou que a medida é prejudicial à produção nacional, pois desestimula o investimento dos agricultores e pode levar à redução da área plantada. Um dos principais receios em relação à importação do arroz é o curto prazo para entrega do produto nos portos brasileiros. O aviso de compra da Conab prevê que o cereal precisa ser entregue em apenas 30 dias após a realização do leilão, que está marcado para 21 de maio. Esse prazo curto, segundo Velho, pode inviabilizar a operação e levar a um novo aumento nos preços do arroz no mercado interno. A Emater do Rio Grande do Sul já observou um aumento de 2,4% na saca de 50 kg do cereal na última semana, passando de R$ 105,32 para R$ 107,90. A Federarroz teme que a importação possa agravar ainda mais essa situação, levando a um aumento ainda maior dos preços e prejudicando o consumidor final. Outro problema apontado pela Federarroz é a lentidão na liberação de cargas de arroz importado de países do Mercosul. A operação padrão dos auditores fiscais federais agropecuários, que cobram melhorias salariais e na carreira, tem retardado a liberação de carretas em postos de fronteira. Essa lentidão, segundo Velho, está dificultando o abastecimento do mercado interno e contribuindo para o aumento dos preços. A Federarroz defende que o Brasil possui arroz suficiente para atender à demanda interna e que a importação é desnecessária. A entidade argumenta que os próprios números do levantamento de safra da Conab indicam que a safra de arroz será maior em 2024. A projeção oficial é de colheita de 10,5 milhões de toneladas do cereal na safra 2023/24. Além disso, a Federarroz destaca que a área plantada fora do Rio Grande do Sul está em crescimento, o que indica que a produção brasileira será muito parecida com o consumo. Leia Também:  Seca na época do plantio leva sojicultores e a cultivar algodão   Diante das preocupações com a importação de arroz, a Federarroz pediu ao ministro da Agricultura, Carlos Fávaro, a suspensão do leilão da Conab para compra do cereal importado. A entidade também solicitou ao ministro maior agilidade na liberação de cargas de arroz importado do Mercosul. A Federarroz também prevê que a questão logística para o escoamento da produção de arroz no Rio Grande do Sul deve melhorar nos próximos dias. Com a adoção de rotas alternativas e a retomada das emissões de notas fiscais, o setor espera que o abastecimento de arroz no país se normalize. Apesar disso, a entidade ainda teme que a importação do arroz possa ter um impacto negativo no mercado interno a longo prazo. Segundo Velho, a compra antecipada de arroz pelos consumidores, motivada pelo anúncio da importação, pode levar a um desequilíbrio no mercado nos próximos meses. Fonte: Pensar Agro Read the full article
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