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#ducato di parma
roehenstart · 17 days
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Portrait of Charles II, Duke of Parma (1799-1883). By Luigi Norfini.
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clorophillarium · 2 years
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Traversata ai Casoni di Suvero
Da tempo accarezzavo l’idea di una lunga traversata sull’ alta via dei Monti Liguri. Partendo dal Colle del Faggio (Colla Craiolo) ho unito insieme diverse tappe del percorso, per poi concludere questa magnifica cavalcata al Valico dei Casoni, sopra Suvero, dopo poco meno di 50 chilometri. Al mattino mio padre e Luca, mi hanno accompagnato nel tratto iniziale, e dopo, con Stefano, abbiamo terminato l’ultima parte, di circa 10 chilometri. È bello avere dei compagni di viaggio, e al tempo stesso è anche bello rimanere da solo e allo ‘scoperto’ per gran parte della giornata. Il percorso è sinuoso e invitante, quasi sempre corre alto sui crinali tra Taro, Vara e Lunigiana. Una volta in cima al bellissimo Monte Gottero, ho scelto di scendere dalla Foce dei Tre Confini fino a Adelano, attraverso la Via Regia. Non è raro imbattersi ancora in alcuni cippi di confine o di termine, antichi blocchi di pietra perfettamente conservati. Li immagino impassibili custodi di tempo e di memoria e mi sento di affidare a loro, simbolicamente, l’invisibile passaggio del mio cammino. Questi cippi di pietra scolpiti e incisi, delimitavano la Repubblica di Genova (e il Regno di Sardegna dopo) con il Ducato di Parma e il Granducato di Toscana. Scendo nel territorio di Zeri, in provincia di Massa e mi piace tantissimo attraversare paesaggi e realtà diverse tra loro. Amo entrare e uscire dai paesi, come una presenza leggera, forse come farebbe un pellegrino, senza rumore. Qui osservo un signore dietro alla finestra della sua cucina e gli chiedo se posso bagnarmi nel lavello esterno; non credo che con questo caldo si aspettasse che qualcuno fosse in giro… E poco dopo, sotto una minuscola veranda, due vecchietti si godono un refolo di vento che inaspettatamente arriva e si dissolve, regalando un sollievo anche a me che li osservo. Il crinale risale e piega verso il passo del Rastello e infine verso il Valico dei Casoni. Mi volto indietro e osservo l’ inconfondibile e ora lontano Monte Gottero, e penso che in realtà arrivo da molto più in là ancora. Mi sento bene, anche se sono chiaramente stanco, ma è come se la fatica fosse la chiave per capire il momento esatto in cui va tutto bene
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paoloferrario · 1 year
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il LABIRINTO DELLA MASONE DI FRANCO MARIA RICCI - Fontanellato (PR)
vai a: LABIRINTO DELLA MASONE DI FRANCO MARIA RICCI – I Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli Home Labirinto
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hubdesign · 1 year
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Passeggiata per il ducato di Parma #guastalla#palazzobentivoglio #bentivoglio #ducatodiparma #architecture #centrostorico #comuneguastalla #passeggiatafotografica #borghipiubelliditalia #borghiitaliani #borghipiubelli #borghitaly #biancoenero #black&white (presso Guastalla, Italy) https://www.instagram.com/p/Cn3yyurIp2w/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lamilanomagazine · 2 years
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Modena, celebrazioni per i 200 anni dalla morte di Giuseppe Maria Soli
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Modena, celebrazioni per i 200 anni dalla morte di Giuseppe Maria Soli. Artefice del rinnovamento artistico e urbanistico modenese, fondatore e primo direttore della scuola che oggi è l’Istituto d’arte Venturi, Giuseppe Maria Soli fu architetto di spicco del ducato estense tra Sette e Ottocento e tra i protagonisti della diffusione della cultura neoclassica a Modena nel periodo che dalla fine dell’Antico regime giunge fino alla Restaurazione. Oggi, a duecento anni dalla morte, avvenuta a Modena il 20 ottobre 2022, il pittore e architetto modenese, autore della sede storica dell’Istituto Venturi di via Belle Arti e del completamento e ristrutturazione del Palazzo Ducale, viene celebrato con un convegno internazionale di studi, mostre, conferenze e visite guidate che hanno l’intento di farne conoscer la vicenda umana e professionale, mettendo in evidenza il ruolo che ebbe in ambito locale, italiano ed europeo. Il programma dal titolo "Giuseppe Maria Soli. Un architetto modenese tra Antico Regime e Restaurazione" è stato presentato questa mattina, dai promotori dell’iniziativa, nel cortile dell’Esedra della sede storica del Venturi, in via Belle Arti, dove si è concluso di recente, a cura della Provincia di Modena, l’intervento di restauro che ha riguardato intonaci, tinteggi e stucchi della facciata principale e lo stesso cortile a esedra. Alla conferenza stampa sono intervenuti Andrea Bortolamasi, assessore alla Cultura del Comune di Modena; Licia Beggi Miani, segretaria generale Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti; Francesca Piccinini, direttrice Museo Civico di Modena; Gabriella Morico, coordinatrice del progetto per l’Istituto Venturi; Vincenzo Vandelli, tra i coordinatori del convegno, Sofia Cattinari, presidente Ordine degli architetti di Modena. Elogiato da Canova, dallo storico dell’arte Francesco Milizia e dallo stesso Napoleone, Giuseppe Maria Soli svolse un ruolo primario nella formazione tecnica e artistica dell’Italia napoleonica lasciando segni nell’immagine della città ancor oggi fortemente riconoscibili. Dopo un periodo di oblio, sarà Adolfo Venturi, il padre della storia dell’arte italiana, a restituirgli il giusto rilievo anche nell’insegnamento artistico a Modena e nella salvaguardia del patrimonio artistico cittadino ed estense. Le celebrazioni riserveranno un’attenzione particolare al contesto storico e culturale nel quale Soli visse e operò, ponte fra due secoli, in cui si delineò la congiuntura politica, culturale e disciplinare che avrebbe influenzato i destini dei protagonisti dell’architettura italiana del primo Ottocento. E un ruolo speciale lo avranno gli studenti e i docenti dell’Istituto “Adolfo Venturi”, le cui origini risalgono al 1785, quando il duca Ercole III d’Este affidò all’architetto Giuseppe Maria Soli l’istituzione, la progettazione, l’organizzazione e la direzione della scuola di Disegno di Figura, di Nudo, di Scultura e di Ornato divenuta poi Accademia Atestina di Belle Arti e infine, nel 1923, Istituto d’Arte “A. Venturi”. Nel solco della poliedricità del “padre” dell’Istituto, gli allievi, con il coordinamento dei docenti, hanno realizzato materiali grafici, reportage fotografici, il modello ligneo della scomparsa porta Sant’Agostino e il sito web dedicato all’itinerario delle architetture di Soli con relativo tour guidato, dal titolo "Nel segno di Soli" che si terrà su prenotazione il 22 e 23 ottobre. Le iniziative nell’ambito di "Giuseppe Maria Soli. Un architetto modenese tra Antico Regime e Restaurazione" sono promosse da Museo Civico di Modena, Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti, Iis. “A. Venturi”, Fondazione Architetti della Provincia di Modena con il patrocinio delle Università di Bologna e Parma, della Provincia di Modena e dell’Ufficio Beni Culturali Arcidiocesi di Modena e Nonantola e dell’Archivio di Stato; si avvalgono del sostegno di Opificio Bio Aedilizia, di Ceramiche Marca Corona, Candini Impresa di restauro e Amici delle Galleria Estensi.... Read the full article
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bumbaro · 2 years
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Cervantes in "Armi".
Non tutti sanno che a Lepanto c'era anche lui
tra i combattenti che parteciparono a una delle più grandi battaglie che l'occidente fu chiamato ad affrontare.
Cervantes, uomo d'arme e dal carattere bellicoso, fu ferito a una mano e prese il soprannome di "Monco di Lepanto" ma conosciamo meglio la sua vita d'arme ai più sconosciuta data la grandezza della sua opera letteraria.
Universalmente noto per essere l'autore del romanzo Don Chisciotte della Mancia, uno dei capolavori della letteratura mondiale di ogni tempo, egli è non di meno un uomo d'armi e soldato di ventura.
Miguel de Cervantes Saavedra nasce a Alcalá de Henares, il 29 settembre 1547, figlio di Rodrigo e di Leonor de Cortinas, Miguel è il quarto di sette figli. Nella sua vita piena di viaggi e avventure è ricordato come scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo.
Per tutta l’infanzia è costretto a seguire la sua famiglia in lunghi viaggi a causa degli scarsi guadagni del padre, da un paese all'altro, finché nel 1568 egli si trova a Madrid dove frequenta il collegio "El Estudio" diretto da Juan López de Hoyos.
Nel dicembre del 1569 arrivò a Roma, in fuga per l'accusa di aver partecipato a un duello, cercando d’evitare la condanna al taglio della mano destra e a dieci anni d'esilio data l’accusa di aver ferito un certo Antonio de Segura.
In Italia è prima cortigiano alla corte degli Acquaviva e successivamente nel Ducato di Atri in Abruzzo.
Sempre nel 1570 si arruola nella compagnia comandata da Diego de Urbina, capitano del reggimento di fanteria di Miguel de Moncada, famoso militare statista spagnolo che parteciperà alle cosiddette “Guerre italiane”
e sarà tenente di Juan de Austria nella guerra di Granada e nella battaglia di Lepanto , oltre che viceré di Maiorca e della Sardegna, che allora serviva sotto Marcantonio Colonna grande Ammiraglio Italiano e viceré di Sicilia grande protagonista della battaglia di Lepanto, sia come politico sopraffino in grado di appianare i dissapori tra Spagnoli e Veneziani ( a lui si deve l’alleanza) sia come condottiero, tanto che nella battaglia di Lepanto guidando la nave ammiraglia dei Colonna e affiancato dalla imbarcazione reale di Giovanni d'Austria catturarono l'ammiraglia della flotta turca. Cervantes, dedicò al figlio di Marcantonio Colonna, Ascanio ( cardinale e vescovo Cattolico), La Galatea, un romanzo pastorale che può essere considerato,, tra le sue opere giovanili, la più impegnativa della sua produzione.
Successivamente si mise al servizio del cardinale Giulio Acquaviva (1570) in quel periodo ufficiale relatore del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, e lo seguì a Palermo, Milano, Firenze, Venezia, Parma e Ferrara. Nel 1571 entrò a far parte della Armata Cristiana contro i Turchi, sulla galea Marquesa che faceva parte della flotta della Lega Santa, che sconfisse quella Turca nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre dello stesso anno.
La terza Lega Santa era una coalizione militare e politica, promossa nel 1571 da papa Pio V, dopo il saccheggio di Nicosia, città sull'isola di Cipro, da parte degli ottomani ma la causa scatenante dell'alleanza fu l'attacco turco alla città veneziana di Famagosta, il 22 agosto 1570.
Il papa mobilitò i sovrani cristiani in difesa della città, strenuamente difesa dalla guarnigione locale. Le nazioni che risposero all'appello furono la Repubblica di Venezia e la Spagna di Filippo II. Successivamente si aggiunsero i Cavalieri di Malta, la Repubblica di Genova, il Granducato di Toscana, il Ducato d'Urbino, il Ducato di Parma, la Repubblica di Lucca, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Mantova ed il Ducato di Savoia.
L'alleanza dei principi cristiani venne ratificata a Roma il 25 maggio 1571, alla presenza del Papa. In rappresentanza di Filippo II erano presenti il cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, don Francesco Pacheco e l'ambasciatore Luis de Zúñiga y Requesens, mentre per la Serenissima presenziarono l'ambasciatore Michele Soriano ed il procuratore Giovanni Soranzo.
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Palazzo Farnese 🛡 Palazzo storico e antica residenza dei Farnese, i signori del Ducato di Parma e Piacenza. A metà del Cinquecento Ottavio, il figlio di Pierluigi Farnese, e sua moglie Margherita, diedero il via al palazzo-reggia, facendo abbattere quasi per intero l’antico castello visconteo. L’immenso complesso non fu mai terminato e ad oggi vediamo solo la metà del progetto iniziale. Domani vi racconteremo altri dettagli con un Reel dedicato! (at Palazzo Farnese (Piacenza)) https://www.instagram.com/p/CeJc5PHsb_e/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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derearchiviatoria · 3 years
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Farnese theatre Parma, Italy 1617–1618 Giovanni Battista Aleotti (1546–1636), architect Paolo Monti (1908–1982), photographer Renato Rizzi (1951–), model Durante il loro ducato bicentenario, i Farnese si dedicano alla costruzione di numerose architetture dal carattere monumentale e autocelebrativo, destinate alla fruizione da parte dell’aristocrazia piuttosto che dei cittadini. Alcune di queste architetture sono troppo fastose anche per i nobili stessi, come nel caso del teatro Farnese che rimarrà abbandonato per gli eccessivi costi di manutenzione. Allestito tra il 1617 e il 1618 nella sala d’armi su progetto di Giovan Battista Aleotti, vuole dimostrare la ricchezza dei Farnese al granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici che avrebbe dovuto sostare a Parma nel suo pellegrinaggio verso Milano. Cosimo II, a causa di una malattia, si vede costretto ad annullare il viaggio, e il teatro rimane inutilizzato per dieci anni. Per l’inaugurazione del teatro Farnese si deve attendere il 21 dicembre 1628 quando, in occasione delle nozze tra Odoardo Farnese e Margherita de’ Medici, si rappresenta al suo interno l’opera Mercurio e Marte di Claudio Monteverdi. Il grandioso spettacolo è arricchito da un torneo tra cavalieri che ricorda la precedente funzione della sala e da una naumachia che richiede l’installazione di serbatoi sotto il palco. Si tratta anche di una delle prime apparizioni in assoluto dell’arco scenico, del golfo mistico e delle scene mobili. Tuttavia questa complessa macchina teatrale si rivela troppo onerosa, e sarà utilizzata solo altre otto volte durante il ducato farnesiano (1652, 1660, 1664, 1668, 1690, 1714, 1728, 1732), per poi cadere definitivamente in rovina nell’Ottocento. Valerio Poltrini, Il Novecento alla Pilotta. Progetto per l'ampliamento del complesso della Pilotta a Parma, 2021, pp. 67–69
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aki1975 · 3 years
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Tiziano Vecellio - Napoli - Museo nazionale di Capodimonte - Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese - 1546
Alessandro Farnese, Papa Paolo III (1534 - 1549) è ricordato per aver creato nel 1545 il Ducato di Parma per il proprio figlio Pier Luigi ed aver quindi fondato la propria dinastia, ma diede inizio al Concilio di Trento (1545 - 1563) che reagì alla Riforma luterana con lo spirito della Controriforma e consentì a Ignazio di Loyola nel 1542 di fondare i Gesuiti.
Paolo III ebbe inoltre il merito di invitare Michelangelo a Roma.
Nel 1536 il Monferrato passò ai Gonzaga. 
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roehenstart · 1 year
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Isabel of Farnesio, Queen of Spain. By Giovanni-Maria delle Piane.
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docdm · 3 years
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I Cardinali Alessandro Farnese e Odoardo Farnese.
Odoardo era figlio di Alessandro Farnese, terzo duca di Parma, e della principessa Maria d'Aviz. Era anche conosciuto come Edoardo. Odoardo era discendente diretto di papa Paolo III e pronipote del cardinale Alessandro Farnese il giovane. Destinato alla carriera ecclesiastica, durante la sua gioventù, lo zio si occupò direttamente della sua educazione. All'età di sedici anni, nel 1589 era già abate commendatario di Grottaferrata. Due anni dopo, il 6 marzo 1591, fu creato cardinale diacono da papa Gregorio XIV, ricevette la berretta rossa ed il titolo di Sant'Adriano il 20 novembre 1591] e fino alla nomina del cardinale Giovanni Antonio Facchinetti de Nuce, effettuata da Innocenzo IX, è stato il porporato italiano più giovane.
Elettore nei conclavi del 1591, 1592, marzo 1605, maggio 1605, ha ricevuto i seguenti titoli ed incarichi:
Abate commendatario di Grottaferrata dal marzo 1589;
Cardinale diacono dal 6 marzo 1591 al 10 gennaio 1621;
Titolare di Sant'Adriano dal 20 novembre 1591 all'11 giugno 1595;
Titolare di Sant’Eustachio dal 12 giugno 1595 al 12 novembre 1617;
Governatore di Vetralla nel 1600
Legato a Viterbo dal 25 settembre 1600;
Titolare di Santa Maria in Via Lata dal 13 novembre 1617 al 2 marzo 1621;
Cardinale protodiacono l'11 gennaio 1621;
Cardinale presbitero dall'11 gennaio 1621 al 2 marzo 1621;
Cardinale vescovo titolare della sede di Sabina dal 3 marzo 1621 al 26 settembre 1623;
Cardinale protettore del Portogallo;
Reggente del Ducato di Parma dal 5 marzo 1622 alla morte;
Titolare della sede suburbicaria di Frascati dal 27 settembre 1623 alla morte.
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fashionbooksmilano · 5 years
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Le uniformi italiane
nelle tavole del codice Cenni
a cura e testi di Rinaldo Cruccu
Editoriale Nuova, Milano 1982, 300 pagine,  ISBN: 9884000011
euro 55,00
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Il libro è costituito da 147 tavole a colori, stampate su una sola facciata, retro bianco con descrizione della tavola. L’opera è tratta dalla imponente raccolta di figurini militari di Quinto e Italo Cenni appartenente all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Sommario tavole: REGNO DI SARDEGNA (13 tav:) - REPUBBLICA CISALPINA (4 tav.) - REPUBBLICA CISPADANA 1796/1797(1 tav.) - REPUBBLICA ITALIANA 1802 (1 tav.) - REGNO d’ETRURIA 1801 (1 tav.) - REGNO D’ITALIA 1807/1812 (5 tav.) - REGNO DI NAPOLI (3 tav.) - STATO PONTIFICIO (11 tav.) - DUCATO DI PARMA ( 6 tav.) - DUCATO DI MODENA (6 tav.) - DUCATO DI LUCCA (2 tav.) - GRANDUCATO DI TOSCANA (11 tav.) - GOVERNI PROVVISORI (8 tav.) - REGNO D’ITALIA (75 tav.)
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hubdesign · 1 year
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Passeggiata per il ducato di Parma #guastalla#palazzobentivoglio #bentivoglio #ducatodiparma #architecture #centrostorico #comuneguastalla #passeggiatafotografica #borghipiubelliditalia #borghiitaliani #borghipiubelli #borghitaly #biancoenero #blackandwhite #portici #piazza #bicicletta (presso Guastalla, Italy) https://www.instagram.com/p/CnXAK20IRzK/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lamilanomagazine · 2 years
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Piacenza, al via il festival “Venerdì Piacentini”
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Piacenza, al via il festival “Venerdì Piacentini”. Boccata d’ossigeno per i commercianti dopo 2 anni di restrizioni. Si tratta di uno dei pochi casi in cui una lunga coda di auto rende felice un intero comparto economico. L’altra sera, guardando i tanti turisti che dal casello autostradale attraversavano il ponte sul Po per raggiungere il centro storico di Piacenza, in tanti hanno finalmente sorriso.  I “Venerdì Piacentini” sono il più importante festival di Piacenza, un evento studiato fin dal 2011 dagli esperti di marketing e comunicazione dell’agenzia Blacklemon per portare un indotto economico al commercio locale. Per una città da 100.000 abitanti, i numeri di queste notti bianche sono straordinari: ogni venerdì si registrano circa 60.000 presenze che generano un indotto di quasi 2 milioni di euro a serata, distribuiti nel “centro commerciale naturale” della città emiliana al confine con la Lombardia. Dopo 2 anni di stop dovuti alla pandemia, i "Venerdì Piacentini” sono ripartiti seppure con qualche difficoltà. Gli organizzatori non hanno potuto muoversi fino agli inizi di giugno, un po’ per i dubbi sulle restrizioni, un po’ per le elezioni amministrative che hanno congelato i rapporti con il Comune di Piacenza. «Di solito iniziamo a lavorare al festival in febbraio - ha spiegato Nicola Bellotti, direttore artistico della manifestazione - ma questa volta abbiamo avuto tre settimane per fare tutto. Trovare gli sponsor, dal momento che il festival si paga esclusivamente con espositori e partner privati, ingaggiare gli artisti, progettare un piano di sicurezza aggiornato e ripensare alla logistica».  Un’impresa apparentemente impossibile. Eppure nelle prime due serate del festival la magia si è ripetuta. Un fiume di persone si è riversato nelle piazze e nelle vie dello shopping della città emiliana vestita a festa. Bar, ristoranti e chioschi dello street food sono stati in grado di accogliere in poche ore decine di migliaia di turisti e i negozi aperti fino a mezzanotte hanno reso ancora più bello il centro storico di una città che già di per sé è un gioiello da scoprire, e conserva il fascino di quando fu capitale del Ducato di Parma e Piacenza dai Farnese, durante il Rinascimento. I “Venerdì Piacentini” funzionano e attirano turisti per un insieme di ragioni. Piacenza è una città lambita dal Po, al confine con la Lombardia, vicinissima a Milano, Lodi, Cremona, Pavia e Brescia, ma già in grado di offrire quel calore tipicamente emiliano che tanto piace ai lombardi perché sa di vacanza. Nelle strade del festival i turisti - accompagnati da decine di spettacoli musicali, sfilate, eventi sportivi, iniziative culturali e da numerose proposte gastronomiche, davvero per tutti i gusti – si sentono “in riviera”.  Tanta gente arriva anche da Parma, Reggio-Emilia, Alessandria e Genova. «Piacenza ha la fortuna di essere una città facilmente raggiungibile - ha spiegato Susanna Pasquali, di Blacklemon - in un’ora è raggiungibile da Milano, Parma, Cremona, Brescia, Reggio-Emilia, Lodi, Pavia, Alessandria, un bacino di milioni di persone che si spostano volentieri il venerdì sera per una buona proposta gastronomica o di intrattenimento».  Venerdì 15 luglio si terrà la serata conclusiva dei “Venerdì Piacentini”, con un programma davvero ricco. In piazza Cavalli si terrà una grande festa dedicata al pugilato e alle arti marziali, con incontri e spettacolari dimostrazioni di tecniche. In piazza Duomo i maestri della Milestone School of Music si alterneranno sul palco in un concerto che durerà tutta la notte; in piazza Borgo si ricorderanno i moti di Stonewall con il ritorno di “Borgo Rainbow”, i dj set dal terrazzo e lo spettacolo di Drag Queen. Lungo tutto il Corso Vittorio Emanuele II si alterneranno momenti di intrattenimento musicale e proposte gastronomiche. Sul Pubblico Passeggio andrà in scena un concerto jaz. In via San Siro (oltre all’apertura notturna della mostra dedicata a Klimt alla galleria Ricci-Oddi) si tornerà indietro nel tempo con un dj set con i vinili, come una volta; la festa continuerà anche ai giardini Merluzzo, in via XX Settembre, in via Mazzini, in via Calzolai, in via Garibaldi e in tutte gli angoli del cuore antico della città, all’interno delle mura farnesiane, con musica, artisti di strada e street food. Per riuscire ad organizzare questa edizione del festival, Blacklemon ha potuto contare sulla stretta collaborazione delle associazioni di categoria che compongono la cabina di regia degli eventi cittadini legati al commercio: Confesercenti, Unione Commercianti e CNA hanno ottenuto la collaborazione del Comune di Piacenza e posto le condizioni per riuscire a mettere in moto la macchina. IREN e Banca di Piacenza, come main sponsor, hanno risposto alla chiamata e così hanno fatto che aziende come TRS Ecologia e Terrepadane, sostenitori del festival fin dalla primissima edizione. Il contributo economico di questi partner e l’adesione degli espositori (in particolare le concessionarie di auto e moto) ha fatto il resto. Per ulteriori informazioni: www.venerdipiacentini.it... Read the full article
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blackrednew · 5 years
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Donne e castelli del Ducato tra Parma e Piacenza
Donne e castelli del Ducato tra Parma e Piacenza
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Vi scrivo oggi un post off-topic, ma che entra in perfetta armonia con la mia ricerca personale del momento. Un breve “diario di viaggio” tra i Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, che mi ha confermato come le coincidenze, almeno per me, non esistono.
Tre giorni tra i castelli del Ducato tra Parma e Piacenza. Percorso iniziale variato, a causa delle chiusure stagionali, quasi…
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hellotania031-blog · 5 years
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La storia di Emilia Romagna
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L'Emilia-Romagna comprende due realtà storico-geografiche distinte: l'Emilia e la Romagna, che corrispondono all'antica area Ducale Longobarda (Emilia) e all'antica area Bizantina e poi Pontificia (Romagna). In effetti, tutta la Pianura Padana ha avuto il nome di Longobardia (o Lombardia), per più di 1.100 anni. Ad esempio la città di Reggio Emilia si è chiamata "Reggio di Lombardia" fino all'Unità d'Italia. I territori della regione padana hanno avuto vicissitudini e destini intrecciati, a partire dall'insediamento gallico (Gallia Cisalpina) e successiva conquista romana (come provincia senatoria) fino al Regno Longobardo. Fu solo a partire dal IX secolo che le cose cominciarono a mutare: la Romagna divenne soggetta al dominio pontificio papale mentre l'area lombarda che oggi chiamiamo Emilia all'autorità comunale e ducale. Da quel periodo in poi le due aree, così come tutta la Pianura Padana, furono teatro, per secoli, di guerre sanguinose tra fazioni filo-papali (Guelfi) e filo-imperiali (Ghibellini). I Ducati esistettero fino all'Unità d'Italia, quando l'autorità Ducale fu sostituita con quella del nuovo Re. Parallelamente il territorio pontificio della Romagna fu tolto al Papa. Emilia e Romagna entrarono infine a far parte del nuovo stato italianosimultaneamente, per volere dell'allora dittatore Carlo Farini che le unificò al regno del Piemonte (o regno di Sardegna), poi Regno d'Italia, il 30 novembre 1859
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Storia dell'Emilia
Le principali popolazioni italiche insediatesi in Emilia nei tempi antichi furono quella degli Etruschi, come testimoniato da numerose città da essi fondate, tra le quali Felsina (Bologna), Parma, Spina e quella dei Celti, stanziati anche in numerose altre aree dell'Italia Settentrionale. A partire dal III secolo a.C. i Romani presero possesso del territorio, imponendosi sulle tribù celtiche. Già nel primo periodo della dominazione romana venne costruita, per volontà del console Marco Emilio Lepido, la via Emilia (187 a.C.), da cui oggi la regione prende il nome. Tale arteria viaria fu importante per l'intensificarsi del commercio e sul suo tragitto sorsero fiorenti centri urbani come Mutina (Modena, già di origine etrusca), Placentia (Piacenza), Fidentia (Fidenza) e Regium Lepidi (Reggio Emilia).
Con la caduta dell'impero romano d'Occidente nel 476 d.C., l'intera penisola Italica fu in balia delle invasioni della varie popolazioni barbare, provenienti dal nord Europa. Nel corso del VI secolo d.C. l'Emilia, come gran parte del territorio italiano venne assoggettata dai Longobardi, mentre la vicina Romagna rimase, invece, per lungo tempo sotto il controllo bizantino. Seguendo il modello amministrativo longobardo, anche nella regione vennero creati una serie di ducati, tra cui spiccavano quello di Parma, quello di Piacenza, quello di Modena, quello di Reggio Emilia e quello di Persiceto. Bologna, invece, entrerà sotto il controllo longobardo solo nel 728.
Ai Longobardi si susseguirono, successivamente, i Franchi, chiamati in Italia da papa Stefano II. In questo periodo l'Emilia entrò nell'orbita del Sacro Romano Impero e il suo territorio venne suddiviso in una serie di feudi.
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Particolarmente estesi nella regione erano i possedimenti della famiglia dei Canossa, che dal 1076 divennero patrimonio della grancontessa Matilde. Durante la lotta per le investiture dell'XI secolo, che coinvolse papato e impero, il castello di Canossa fu sede di uno dei principali e più significativi eventi di tale fase storica: l'umiliazione di Enrico IV. L'imperatore, infatti, scomunicato nel 1076 dal pontefice Gregorio VII, nel gennaio del 1077 si recò da quest'ultimo, ospite di Matilde, per avere l'assoluzione da tale provvedimento. La riconciliazione tra i due avvenne dopo numerose trattative (mediate da vari esponenti politici e del clero, tra cui la stessa contessa) e la permanenza davanti al castello per tre giorni, di Enrico, vestito in abiti da penitente.
Dal XII secolo in poi, numerose entità cittadine emiliane si costituiranno come comuni che, via via, si andranno a sostituire ai precedenti sistemi amministrativi di stampo feudale. Il comune che ebbe più prestigio e potere sul territorio fu Bologna, dove, nel 1088, venne fondata la celebre Università, la più antica in Europa. Molti comuni emiliani, sempre in questo periodo, furono annessi alla Lega Lombarda che si oppose al progetto dell'imperatore Federico I di restaurare un forte potere centrale nell'Italia settentrionale.
Castello Estense, Ferrara
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Nel corso dei secoli successivi molte città passarono da un governo di tipo comunale a forme di governo signorili. Un esempio ne è Ferrara che, sotto il governo degli Estensi, acquistò notevole prestigio, diventando anche uno dei centri culturali più importanti dell'Umanesimo e del Rinascimento italiano (presso la corte estense operarono infatti intellettuali del calibro di Matteo Maria Boiardo, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso).
L'intera Emilia, nel corso dei secoli successivi, mantenne un assetto politico su cui spiccavano principalmente le potenze politiche dei Ducati di Ferrara, di Modena e Reggio e di Parma e Piacenza.
A partire dal 1796, con l'arrivo delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte, vennero create nell'Italia settentrionale una serie di repubbliche, dipendenti da quella francese, che tra i vari territori andavano ad annoverare anche quello emiliano, compreso nella Repubblica Cispadana (formata dal Ducato di Modena con la città di Reggio Emilia e la Repubblica Bolognese). Successivamente essa venne unita a quella Transpadana (corrispondente con il precedente ducato di Milano), andando così a costituire la Repubblica Cisalpina che ebbe come bandiera il Tricolore, nato per l'appunto a Reggio nel 1796.
In seguito al Congresso di Vienna del 1815 nella regione viene ristabilito l'antico sistema amministrativo che cadrà solo nel 1860 con l'annessione al Regno di Sardegna a seguito di plebisciti.
Evento particolarmente rilevante della storia emiliana nella seconda guerra mondiale fu la strage di Marzabotto, in cui vennero uccisi 1830 civili, da parte delle truppe tedesche, in repressione della guerriglia partigiana, nel 1944, quando ormai le truppe alleate si accingevano a liberare definitivamente l'Italia del Nord.
Nel 1947 l'Emilia divenne, assieme alla Romagna, la regione Emilia-Romagna.
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Storia della Romagna
Fra le prime popolazioni che si insediarono nell'area compaiono Umbri ed Etruschi. In un secondo momento il territorio corrispondente all'attuale Romagna venne poi conquistato da alcune tribù celtiche provenienti dal nord Europa, tra cui i Lingoni, i Senoni e i Boi (IV secolo a.C.).
L’Arco di Augusto a Rimini
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Nel III secolo a.C., in seguito ad una serie di scontri, le popolazioni celtiche che occupavano la regione vennero sconfitte dai Romani i quali iniziarono ad esercitare il loro dominio sulla regione. Numerosi sono i segni della dominazione romana, tra cui la fondazione di diverse città, tra le quali si possono ricordare Ariminum, Faventia, Forum Livii, Forum Cornelii, Forum Popili, rispettivamente le odierne Rimini, Faenza, Forlì, Imola e Forlimpopoli.
In epoca tardo-repubblicana il fiume Rubicone (oggi in provincia di Forlì-Cesena) venne assunto come punto di riferimento per sancire il confine tra l'Italia e la provincia della Gallia Cisalpina. Importante avvenimento storico che consacrò tale corso d'acqua fu il suo attraversamento da parte di Giulio Cesare e il suo esercito il 10 gennaio del 49, alla fine delle campagne Galliche. Tale evento sancì l'inizio della seconda guerra civile romana. Si tramanda che proprio in quell'occasione il celebre condottiero romano pronunciò la frase, ormai divenuta proverbiale, “Alea iacta est”.
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Nel I secolo a.C., in età imperiale, Ottaviano Augusto pose presso Ravenna il principale presidio navale militare dell'Adriatico. Ciò andò ad accrescere il prestigio e la ricchezza della città. Proprio in virtù del fatto che il porto ravennate in età tardo-antica era divenuto il maggiore punto di contatto con la nuova capitale dell'impero d'Oriente, Costantinopoli, Ravenna, nel 402 d.C, divenne capitale dell'impero Romano d'Occidente, per volontà dell'imperatore Onorio. La presenza di paludi attorno alla città rendeva, inoltre, il luogo più sicuro per difendersi dagli attacchi dei Visigoti di Alarico, rispetto alla precedente capitale Milano.
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Nel 476, sempre a Ravenna, venne deposto da Odoacre, re degli Eruli, il giovane Romolo Augusto, considerato l'ultimo imperatore romano d'Occidente.
A Odoacre, seguirono, poi gli Ostrogoti di Teodorico.
Nel corso del VI secolo l'imperatore d'Oriente Giustiniano avviò una serie di campagne militari, per riprendere possesso di numerosi territori dell'impero d'Occidente caduti in mano a varie popolazioni barbare (Guerra gotica (535-553)). Tra i vari territori che i bizantini riuscirono a prendere figura anche parte della Romagna e delle Marche settentrionali. Tali domini vennero, così, riuniti in un protettorato denominato Esarcato, con capitale Ravenna. Fu proprio in questo periodo, inoltre, che la regione acquistò il nome di Romagna, dal latino (e greco) Romania (designazione allora informale dell'impero). Tale termine differenziava, infatti, i possedimenti dell'impero romano d'Oriente dai territori occupati dai Longobardi, i quali detenevano il controllo di gran parte della penisola italica. L'Esarcato cadrà, infine, nel 751, proprio per mano di quest'ultima popolazione.
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