Tumgik
#e magari mi calmo
deathshallbenomore · 2 years
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grande momento di imbarazzo vicario, quello in cui ho dovuto testimoniare al pd che serviva su un piatto d’argento un comeback pazzesco a meloni. la legislatura dell’autolesionismo
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papesatan · 10 months
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schegge da un pomeriggio d'ordinaria follia
Romeo caracolla verso il banco, in tenuta da calcetto. Controllo il diario: compito di italiano: leggere pagina 6, trasformare il testo descrittivo soggettivo in oggettivo, per poi illustrarlo con un disegno. Guardo il testo: L’elefante. “L’elefante è uno degli esseri viventi più grandi al mondo. Possiede due zanne di 3 metri e una proboscide con cui attacca, se minacciato, e si procura cibo e acqua. Vive prevalentemente in Africa e Asia...” Il testo è già oggettivo. Cosa accidenti devo fare? Scrivo alla madre. Romeo mi guarda, sperso: “Intanto lascia una pagina e fai il disegno” dico “Sai disegnare un elefante?” “Sì, ma alle 4 e mezza me ne devo andare”.
Nel frattempo corro a segnare i compiti di Paolo, gentilmente offerti dal registro elettronico inviatogli da sua madre: compito di aritmetica: pag. 172, es. 160-163-165. Apriamo il libro a pag. 172: il nulla. Paolo gioisce entusiasta, “Forse è giusto così, non bisogna fare niente, mi sa”, cerco di tenermi calmo, la prof ha sbagliato chiaramente pagina. Scrivo alla madre. Indico il problema, chiedo ragguagli. Invito Paolo a svolgere la materia successiva. Jacopo mi chiama a gran voce: “Giuseppe, il bagno è allagato, qualcuno ha fatto pipì per terra!” Non ho tempo d'andare a controllare, perciò lo invito momentaneamente a scansarla. Si mette a ridere e continua: “Sai che somigli a Daniele? Siete fratelli!” Daniele per tutta risposta lo guarda e fa: “Magari Giuseppe fosse mio fratello!” poi fissa mio padre e aggiunge: “E Andrea è mio nonno”. Mio padre gongola felice e in un certo senso lo sono anch’io, se il mio lavoro ha il potere di compensarlo dei nipoti che non ha. “Qui siamo tutti fratelli” conclude Jacopo “e Giuseppe è nostro padre”. Prossimo alla commozione, li invito piuttosto a sbrigarsi. Controllo il telefono, la mamma di Romeo ha risposto: “Dicono che il testo è soggettivo e devono trasformarlo in oggettivo”, “Ma non è vero!” m’incazzo, “Faglielo fare come credi. Non so che dirti”. Getto via il telefono. Sono seriamente tentato di bruciare il libro. Che faccio? Romeo sta disegnando ancora l’elefante. È un elefante bello grosso, quindi ho ancora un po’ di tempo. Ma devo pensare a una soluzione, e in fretta. Nel frattempo entra Melissa, secondo superiore: “Domani ho il compito di letteratura sui Promessi Sposi” vorrei uccidermi “E tu ti ricordi il giorno prima? Sono due settimane che ti ripeto di cominciare a prepararti per il compito. Sai che dobbiamo studiare oltre 30  pagine, vero? Come pretendi di poter fare tutto in un giorno?” Mi guarda sconsolata “Comincia a fare le mappe, mo vengo e vediamo insieme”. Una voce fuori campo grida: “Giuseppe alle 5 meno un quarto me ne devo andare!”. Fingo di non sentire e corro da Paolo. La madre ha finalmente risposto: “È giusto così”. Ma come può essere giusto così? La chiamo. Ribadisco il problema, non capisce, “Ok, non farglielo fare”. Paolo gioisce al settimo cielo. Su tutte le furie, lo minaccio di dargli dei compiti extra se non la smette. Volo da Romeo, ha finito l’elefante, devo farmi venire un accidenti d’idea. Trasformarlo da oggettivo in soggettivo è impossibile, dovrebbe aggiungere delle considerazioni personali, farlo proprio, non voglio spingerlo a sbagliare, data la consegna, in più non c’è più tempo, così gli dico: “Ok, lo vuole oggettivo? Lo facciamo oggettivissimo”. Ricopiamo il testo, estromettendo avverbi e aggettivi, rendendolo così ancor più neutro e scientifico. “Giuseppe tra mezz’ora me ne devo andare!” Mi precipito da Melissa. La professoressa ha stabilito uno schema base per indicare i punti che vorrebbe veder analizzati nel commento del primo e del secondo capitolo dei Promessi Sposi il giorno dopo: biografia dell’autore, cenni storici, analisi del periodo, influenze e ispirazioni, commento al primo capitolo, commento al secondo capitolo. Melissa mi mostra le mappe: “Vanno bene così?” ha appena iniziato la biografia di Manzoni, sarà un lunghissimo pomeriggio. Giankarol intanto langue addormentato, “Giankarol studia scienze” “No” risponde “Non ho il libro”, “Usa quello della compagna”, “NO, non mi va” e si rimette a dormire, “Giankarol, guarda che chiamo tua madre! Studia scienze e non farmi arrabbiare!” “No” sussurra riaddormentandosi, mentre m’allontano. “Giuseppe tra dieci minuti me ne devo andare!”
Squilla il telefono, è la mamma di Paolo. “Giuseppe, avevi ragione, la professoressa ha sbagliato, era pagina 138, grazie”, Paolo smette di ridere e comincia a piangere disperato, dimenandosi matto sulla sedia. Chiedo ad una delle mie dipendenti di metter fine alle sue pene, mentre Giankarol persiste a dormire. “Giankarol, fai scienze”, “No”. Loris mi saluta zaino in spalle: “Giuseppe, ho finito, me ne devo andare” “Ma non ti ho ancora corretto!” “Mio padre mi sta aspettando, è già fuori!”. Bestemmiando, lo costringo a togliersi lo zaino e a farmi vedere i compiti. Lo spedisco fuori a calci e corro da Melissa, in lacrime: “È troppo… ho mal di testa, non ce la faccio”, mi siedo accanto a lei e sottolineo le informazioni essenziali al posto suo, la sprono a continuare. Ha finito la biografia, siamo alle influenze. Il romanzo storico, Walter Scott. So già come andrà a finire, ma non voglio dirlo. Bisogna fare le maledettissime mappe, dopodiché studiarle ed elaborarle infine in un discorso organico (cosa che in secondo superiore non è ancora in grado di fare), creando una bozza di commento, una simulazione di prova. La vedo nera. “Giuseppe alle 5 e mezza me ne devo andare!” Giankarol intanto sogna. All’ennesimo rifiuto, chiamo la madre. Sta arrivando, dice. Il doposcuola si svuota, m'accorgo che Melissa è allo stremo, sono già le sei, non ce la farà. M’avvicino a lei, ha smesso già da un po' di lavorare e, preso esempio da Giankarol, s’è lasciata andare sul banco, atrocemente afflitta. “Chiama mamma” le dico “le devo parlare”. Intanto arriva la mamma di Giankarol. Lo grida un po’, lo redarguisce, fanno teatro, lei lo prega, lui le sibila parole d’odio alle spalle, soddisfatta se ne va. Mentre assisto al bieco spettacolo, la mamma di Melissa chiede spiegazioni al telefono: “Allora domani non la mando a scuola…” Non so che dirle. Per me è un enorme fallimento. Mi siedo accanto a Melissa e le faccio un veemente discorso sul reagire e tramutare la rabbia e le emozioni negative in determinazione e voglia di rivalsa. Se ne va, guardandomi sconsolata. Il compito dovrà comunque farlo, se non quel giorno, un altro ancora. L’appuntamento con Manzoni è solo rimandato, ma almeno avremo tempo per prepararlo con più calma. Giankarol dorme ancora. Mi siedo con lui e lo prego di studiare. Cerco di convincerlo in ogni modo, ma non m’ascolta. Odia la prof di scienze e tutto ciò che ad essa è collegato. “Io non voglio fare lo scienziato” dice “non me ne frega niente”. Non so che fare. Lo supplico, come se ne andasse della mia stessa vita e mi domando se forse non dovrei essere io stesso a instillargli quella voglia che gli manca, inventarmi qualcosa, la differenza fra un bravo maestro ed uno mediocre. Finisce con lui sonnecchiante ed io a ripetergli asmr le varie tipologie di tessuto: epiteliale, connettivo, muscolare e nervoso, sperando entrino in lui per via inconscia. Buonanotte Giankarol, e fai bei sogni.   
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monologhidiunamarea · 6 months
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Giornata super importante . Ansia? A mille. Da oggi copriró il nuovo ruolo, ho paura? Si di non esserne in grado ma... fuori gli attributi e andiamo a far vedere di cosa sono capace.
Ora me lo ripeteró un pó di volte così magari mi calmo.
Oggi più che mai ,le tue parole sarebbero fondamentali. Pensare che cosa diresti tu , sperando che tu sia orgoglioso dei miei passi.
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yomersapiens · 1 year
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È stata la nonna!
Arrivo al laghetto dei cigni e un gruppo di cinque di loro mi aspettava già con le ali messe a mo' di pugno e se vi state domandando come sono delle ali messe a forma di pugno vi posso solo assicurare che sono grosse. Morbide all'inizio ma poi fanno male. Inutile dire che le ho prese di santa ragione e mi sono dovuto imbarcare sull'aereo indossando gli occhiali da sole per coprire i segni della sconfitta. Neanche a farlo apposta gli occhiali da sole li ho tenuti su per tutti i giorni a venire anche se di sole non se ne è visto molto ma così si notava di meno quando piangevo.
Il paese dove vivono i nonni era tappezzato di manifesti con il nome della nonna. Non sono abituato a vedere gli annunci mortuari su i muri e ancora meno di leggere il nome da nubile di mia nonna. È una strana usanza. Sembrava quasi ci sarebbe stato un suo concerto, "Prossimamente, nella chiesetta più vicina a voi, Pupetta live!". Leggere il suo nome mi ha fatto capire che era tutto vero. Non so da quanti anni non moriva qualcuno in famiglia. La malattia, quella c'è sempre, è nostra compagna, ma la morte ci ha sdegnato per quasi una ventina di anni e ora sta tornando a prendere ciò che aveva lasciato in sospeso, come una madre che dice al figlio in fila al supermercato "Aspettami qua, ho scordato una cosa" e tu rimani fisso a guardare il cassiere avvicinarsi sperando che torni il prima possibile perché non hai neanche un soldo finché non arriva e te le fa pagare tutte.
La morte fa schifo ma la malattia fa schifo ancora di più. La morte arriva e cancella i ricordi della malattia e di colpo la nonna era quella delle foto dove sorrideva e non la minuscola crisalide riposta nel letto freddo. Ci hanno provato tutti questi anni di sofferenza a farmi scordare come era una volta ma non ci sono riusciti.
In chiesa il prete ha chiesto un volontario per leggere qualcosa davanti a tutti i parenti. Ovviamente mi hanno indicato dicendo "Vai Matteo, fai tu" perché se cresci facendo lo stronzetto arrogante egocentrico se lo ricorderanno sempre. Indossavo gli occhiali da sole ovviamente, il prete neanche si è accorto delle lacrime su i fogli plastificati per i funerali. Ogni tanto erompeva un singhiozzo ma ho dato la colpa a una colazione abbondante. - Leggi questo estratto dal libro della Sapienza - Ah, bene bene, certo, e come vuole che lo legga? - In che senso? - Posso interpretarlo un po' rap, magari un po' trap, o lo faccio bello teatrale eh, che dice? - ... - Eh, che dice? - Leggi questo estratto dal libro della Sapienza. I preti sono davvero un pubblico difficile.
Mi sono seduto vicino al nonno che stava piangendo accarezzando la bara. Ho accarezzato il nonno con la stessa delicatezza e ho sentito la sua pelle ora che non è ancora legno. "Nonno, mi hanno chiesto di leggere qualcosa, che dici, leggo con una vocina un po' alta e buffa così faccio ridere la sala che qua sono tutti tristi?". Il nonno si mette a ridere mi guarda e fa "Fetente!". Vedere il nonno piangere e ridere allo stesso tempo è stata una grande novità. Poi ha aggiunto "A fessa e soreta!" salvo rendersi conto dell'imprecazione appena pronunciata e tornare su i propri passi parlandone con tutti "Sapete che mi ha fatto dire quel fetente di Matteo? A fessa e soreta! In chiesa! Al funerale della nonna! È proprio nu fetente!" e rideva perché si era stancato di piangere e un po' tutti ci siamo messi a ridere e quando sono salito per leggere quel testo difficilissimo, ho ringraziato l'avere un podcast dove mi impegno a stare calmo e controllare la voce altrimenti non ci sarei riuscito.
Quindi è questa la morte di cui tutti parlano. Un posto in meno a tavola. Una sedia abbandonata dove per rispetto non voglio poggiare nemmeno una borsa. Fotografie ovunque che ingialliscono. Momenti dove i ricordi esplodono e bisogna condividerli e piangere. Tracce di chi non c'è più all'interno del telefono in chat che non vuoi archiviare per non farle passare in secondo piano. Guardare video per sentire la sua voce. Allenare la mente e portare alla luce gli elementi più preziosi. Riorganizzare una stanza, spostare un letto, togliere i vestiti e metterli in una valigia di lato, nell'armadio. La morte arriva e fa ordine lei. Se hai lasciato abbastanza pezzi di te allora potrai andare avanti in formati diversi e penso sia per questo che facciamo figli: perché loro diventano un pezzetto di noi quando non ci saremo più. Mia nonna vive nella memoria dei nipoti e di tutti quelli che la ricordano come la persona più dolce mai esistita. Io non ho figli, non so se ne avrò. Ho un gatto ma lui non mi parla e anzi oramai è ovvio che proprio mi odia. Tutto quello che lascerò sono le mie parole e questi post o delle canzoni o puntate di un podcast e allora spero che arrivi un'intelligenza artificiale a ricostruirmi completamente basandosi su tutta la mia produzione e io tornerò in vita sotto forma di un software di mediocre qualità. Sarebbe bello mi riponesse pure in un cd o un dischetto, meglio ancora in una cartuccia come quelle del Gameboy, tanto non è che sarei un software chissà che complicato. Uno vuole parlare con me e mi chiede "Come stai" e io rispondo con qualche battuta che non fa ridere nessuno e poi inizio a lamentarmi dei dolori alla schiena (che non ho) e di come le band di oggi abbiano nomi difficilissimi da ricordare. Forse è per quello che spero che una band prenda il nome di mia nonna così almeno saprei come pronunciarlo. Sarei una cartuccia interessante, delle volte fingerei di non funzionare solo per farmi soffiare nelle zone intime.
Un'altra cosa che accade quando un evento ti fa sbatte in faccia l'ovvio, cioè che siamo qua per un limitato periodo di tempo e poi "puff" si sparisce, è che inizi a cercare segnali ultraterreni ovunque. Per dare un po' di profondità alla desolazione. Il vuoto lasciato adesso devo capire come riempirlo e io ci voglio vedere qualcosa di bello. Pioveva senza sosta da tre giorni e stavo andando verso l'aeroporto. Non conosco laghetti pieni di cigni dove fare risse nelle zone di Napoli così la mia rabbia non sapevo come disinnescarla. Sono arrivato giusto in tempo per vedere le nuvole aprirsi e un arcobaleno è comparso a salutarmi prima dell'imbarco. È nata una vocina dentro di me che adesso dice ad ogni cosa bella che accade "È la nonna!". Ovviamente io non ci credo a queste cose, lo sanno tutti che gli arcobaleni non sono nonne defunte che vengono a salutare i nipoti prima della partenza ma che sono un fenomeno metereologico finanziato dalla comunità LGBTIQ+. Ti attirano con la promessa di una pentola stracolma di monete d'oro, la trovi, ti chini per raccoglierla e taaac! Ora ti piacciono gli unicorni.
Quella vocina che ho in testa è molto simile a quella di mia madre. "Vedrai che adesso ci pensa la nonna a te" mi ha detto dopo il funerale, quando cercavo di fare su una canna lontano dai parenti. Mi spiace essere quello che preoccupa tutti perché non ha idea di cosa sta facendo su questo pianeta se non cercare di disturbare il meno possibile. Mi spiace pure dover scomodare la nonna da lassù che magari ora vorrebbe solo svagarsi e giocare a volleyball. Dall'aereo ho visto il posto esatto dove costruiranno il campetto e dove lei vincerà tutti i tornei.
Mi ero dimenticato di aver partecipato ad un concorso, di aver passato tutto l'inverno a scrivere un libro per sfuggire dalla depressione generata dalla disoccupazione e dal grigio innevato viennese. Mi arriva un messaggio. "Leggi la mail". La leggo. "Siamo felici di comunicarle che il suo romanzo ha vinto!" per fortuna avevo ancora su gli occhiali da sole così nessuno ha notato che stavo nuovamente piangendo. Non sto facendo altro che piangere da settimane accidenti. Ho vinto. Cioè ora mi devo sbattere ok, devo riscriverlo, correggerlo, seguire i consigli di un mentor ma tutto questo non importa, i mesi di lavoro che mi aspettano non mi spaventano. Ho vinto.
"È stata la nonna" ha detto mia madre al telefono. O forse era la vocina nella mia testa. Poco importa, di voci in testa ne ho sempre avute tantissime e non è male averne una gentile che si contrappone alle altre che urlano "Fai schifo! Sei brutto! Sei grasso! Sei antipatico! Fallito!". Ora che c'è questa nuova comparsa mi sento meglio e posso dirlo senza troppa paura. Sono felice.
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nonamewhiteee · 1 year
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odio determinati comportamenti, in generale sbrocco quando noto mancanza di rispetto e di educazione. tendo ad essere sempre molto disponibile, tranquillo, buono e calmo ma forse il karma non funziona con me. magari il bene non genera sempre altro bene. i piccoli gesti sono quelli che paradossalmente fanno più rumore e sono i più o i meno graditi. tipo tu, vecchio viscido in camicia bianca che ti siedi con i piedi sul sedile del pullman o tu, stronza, che mi guardi disgustata e mi fai cenno di andarmene. se ti becco una prossima volta non mi limito a ficcarti le ginocchia contro lo schienale, ti sputo direttamente la gomma fra i capelli. che poi sono i classici frustrati, elettori del partito della meloni che su facebook diventano improvvisamente laureati in qualcosa di nuovo ogni giorno. mi fate schifo.
#me
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firewalker · 5 months
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Ogni volta che penso a una pandemia influenzale devo forzarmi a rimanere calmo e freddo. Non so perché ma mi viene sempre in mente SK (così magari non capiscono proprio tutti tutti quello che voglio dire)
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clo-rofilla · 2 years
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Domenica.
La vita prosegue placida in questa città sul lago e nelle sue diramazioni: lavoriamo 1000/h al giorno e siamo via ogni weekend, tenendo in arretrato 3 cambi di stagione 6 lavatrici e all'incirca 12 altre attività domestiche tra cui rinvasare un ficus e lo svuotamento della cantina. Normale amministrazione.
Questo ottobre è il primo così caldo da quando vivo qui (due anni, ormai...), talmente caldo che mi fa venire in mente, in uno sforzo di memoria ormai (!), l'autunno romano, e mi sento strana in questo miscuglio di case e città e partenze ritorni e nostalgie.
Amo la mia vita qui, la mia vita con te; amo te.
Ti amo ogni giorno, al mattino quando te lo dico assonnata sotto le coperte, dopo il suono della sveglia, alla sera quando te lo sussurro a mezza bocca mentre ci addormentiamo esausti dopo una giornata piena di lavoro e di impegni, nei momenti più disparati quando ti guardo, te ne accorgi e mi sorridi. Ti amo soprattutto quando pensi che non ci faccio caso, quando ogni mattino mi chiedi come voglio il caffè, ti alzi e mentre io prendo ancora un momento per raccogliere i pensieri mi precedi in cucina e quando scendo lo trovo pronto. A volte non ne ho davvero voglia, ma te lo chiedo lo stesso, perché è così bello scendere e trovarti che mi aspetti con quello sguardo caldo di amore per me. Ti amo quando torno tardi dalla palestra e mi aspetti con la radio e la cena pronta, la tavola apparecchiata, il vino pronto per essere stappato. Quando mandi la lavastoviglie mentre io mi sto preparando, quando cambi la terra al gatto anche se sei stanco, quando mi chiedi di cosa ho voglia, quando hai un'attenzione per me. Da ogni singolo gesto trapela la cura che ci metti, il tempo e la dedizione che investi in questo amore, la pazienza. E lo so che pensi io non me ne accorga - sempre di corsa nel mio tran tran - invece me ne accorgo eccome.
Ti amo quando ho un ritardo di tre giorni e mi chiudo a riccio, e senza il bisogno di dirti niente mi prendi le mani, le stringi e con uno sguardo calmo e dolce e mi dici: "Sei preoccupata? Io no, per niente, sono sereno. Siamo insieme. E poi, sai.. potrebbe essere una cosa bella". E mi accarezzi il viso, i fianchi. E la tua sicurezza mi infonde d'un tratto tutta la pace di cui avevo bisogno e non ho più paura. Anche se non è stato, non ancora - so che quando sarà saremo insieme, so che sei con me in ogni istante e ti immagini un futuro con me, una famiglia, insieme.
Ti amo quando nonostante le remore iniziali ti fidi di me e ci tuffiamo a capofitto in questa nuova, ennesima avventura che è la ristrutturazione e la fusione delle due case; ti amo perché nonostante il progetto costi tanto e implichi nuovi sacrifici, mi guardi negli occhi e mi dici che se è una cosa che mi rende felice, allora un modo lo troviamo, come sempre. Un progetto che è più di un preventivo e una planimetria: è un progetto di vita insieme.
Ti amo quando ti accompagno a prendere l'aereo che ti porterà a Boston per lavoro per una settimana e appena torno in macchina, dopo averti salutato, mi mandi un messaggio: "Mi manchi già".
Ti amo anche quando te lo dico e magari tu non te lo aspetti. Stavolta a ricordartelo ci penserà un bigliettino a quadretti che ho lasciato scivolare nella tua giacca prima di vederti andare via, con la valigia in mano. Perché il mio amore possa seguirti ancora un po' più in là, di dove mi fermo io ad aspettarti, già pronta per il prossimo abbraccio.
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non so perché ma in questo momento mi sento completamente vuota e sola. è come se tutti i pensieri e le mie paure rimbombassero nella mia testa, così forti da non farmi riuscire a sentire il resto. questa mattina ero così felice e non capisco come mai tutta quella felicità e quei pensieri positivi siano scemati così, nel nulla. non è raro che una mia giornata inizi con pensieri bellissimi e finisca sotto le coperte volendo sparire, non avendo voglia di fare niente. ogni volta mi sembra quasi di sentirmi sbagliata, oltre ai vari motivi per cui mi ci sento solitamente, solo perché mi sembra di autosabotarmi. eppure non è che questa felicità sparisca perché sono io ad iniziare a pensare. anzi, solitamente il mio autosabotaggio inizia subito dopo il senso di vuoto che si dilania spezzandomi il cuore all'improvviso. inizio ad avere dubbi su ogni cosa, anche quella che nei momenti di lucidità reputo più sicura, mi riempio di paranoie e ansie totalmente a caso, dalla paura che qualcuno a cui tengo faccia un incidente e muoia, nonostante magari quest'ultimo sia tranquillo dentro casa a fare la cosa meno pericolosa del mondo, alle cose più stupide come il vedere le persone comportarsi diversamente con due persone diverse. cosa che faccio anche io, i miei modi di scrivere e atteggiarmi cambiano, eppure in questi momenti, quando lo noto in qualcuno, inizio a pensare solamente che con me finga. che poi io so che nessuno avrebbe motivo per farlo, però succede che io ci pensi. per non parlare dei pensieri su me stessa, che davvero mi travolgono come un uragano per poi lasciarmi cadere in un mare in tempesta. e vedo i miei pensieri passare dal "il blu è un colore così calmo" al "il blu può rappresentare al tempo stesso la serenità e il dolore più profondo" e okay fino a questo punto i miei pensieri un minimo di senso lo hanno, ma poi inizi con il rappresentare e ti ritrovi a pensare al teatro e a quante maschere invece di stare su un palco ci siano sui volti delle persone che ci camminano di fianco. ho questo mulinello di pensieri confusi che tra di loro possono collegarsi solo se ti ci metti d'impegno e questa cosa mi crea un altro senso d'ansia. non capisco perché. eppure mi sembra che in questo momento non mi manchi nulla, se non la forza di vivere. e mi fermo lì, con il telefono in mano a guardare video inutili che non mi lasciano nulla, o a giocare a quei stupidi giochi pieni di pubblicità che sono l'unico modo per mettere in off il cervello. peccato che con il cervello in questo modo si spengano anche tutte le emozioni, tutte le ambizioni, tutti i sentimenti. e vorresti alzarti e fare qualcosa ma sai che non riuscirai a fare niente, sai che se prenderai un libro riuscirai a leggere a malapena due pagine, sai che se cercherai di riordinare la stanza finirai per far cadere tutte quelle cose che hai lasciato sulla scrivania e sulla sedia perché non avevi forza di metterle a posto prima, sai che non riuscirai neanche ad arrivare al bagno e lavarti perché si magari non hai nessun problema fisico ma dio la tua forza è così prosciugata che l'unica cosa che riusciresti a fare è piangere perché non riesci a fare altro. ma sai anche che se iniziassi a piangere non finiresti più e resti lì, con le lacrime agli occhi, cercando di cacciarle indietro per evitare un crollo o un attacco di panico, con la rabbia che ti cresce dentro perché ti senti un fallimento e poi nulla, il vuoto di nuovo.
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gcorvetti · 2 years
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Memoria corta.
Anche quest'anno come tutti gli anni da oramai 75 anni ci frantumano i maroni con sta storia degli ebrei, si va bene è stata una cosa tremenda l'abbiamo capito e ci dispiace. Ma care mie pecore che seguite ogni minchiata che vi propinano, e qua la lista sarebbe così lunga che mi potrebbero multare per eccesso di caratteri, dicevo, care pecorelle sapete quanti genocidi anche peggiori sono stati fatti da gente senza scrupoli che voleva pulire un territorio? Tanti, tantissimi, ma non sto qua ad elencarli, solo che ogni anno è la solita storia di ricordare e ovunque ti propinano immagini, filmati, testimonianze, che palle. I nativi americani? I curdi? Le donne e diversi della santa inquisizione? La chiesa col polacco santo subito ha chiesto scusa, soltanto, d'altronde cosa poteva fare a diversi secoli dalle malefatte, magari sciogliere la chiesa?
Va bè cambiamo discorso che se no mi irrito e poi ... niente. Ieri giornata piena e intensa, ho comprato un basso, ma non un basso qualsiasi ma bensì un basso H.Benton, una fetecchia in teoria, in pratica una volta collegato e registrato posso manipolare il suono e farlo diventare un Fender. Si lo so molti mi hanno sempre detto che sta marca è nuova e fanno le cose a cazzo, a me sembra che suona un pò come il basso di quel minchione della florida, comunque, oggi vedo di provarlo come si deve in studio. Si sono esaltato come un bambino quando gli regalano il lego.
Altra cosa non da poco, lei è tornata dal suo viaggio d'affari ed è arrivata con l'influenza, finiti i sogni pornografici e anche la mia voglia di fare le cose, visto che sia lei che il caro figlio nostro non si sono degnati di alzarsi dal letto per mangiare ieri sera, lei lo posso capire, il figlio sta iniziando a innervosirmi, ma devo stare calmo. Fatto sta che stamane mi comunica che non è semplice influenza ma covid; lo sapevo che non era finita ma che cazzo però. Se tutto va bene come è già capitato nel periodo d'oro del virus dovrei essere immune quindi vado avanti senza preoccuparmi.
Ho fatto uno strano sogno, molto strano, il pianistello mi chiamava per dirmi se rivolevo indietro le All Stars che gli avevo prestato, poi mi manda una foto e mi chiede se le rivoglio, non so come è andata a finire perché nel frattempo in una casa che dovrebbe essere presumibilmente alla sinistra della mia si trasferisce una famiglia composta da 4 donne e un vecchio, le donne girano succinte nel giardino, mi intrufolo e faccio come il lupo nel pollaio, almeno quella è l'idea che mi hanno dato le immagini rade del sogno, perché poi mi trovo in coda ad un negozio e alla ragazza, molto bella, dopo di me serve una presa multipla per il suo alimentatore UK, da li mi sono ritrovato fidanzato con sta qua che ha nel sogno la metà della mia età, poi mi sveglio. Che dire, boh.
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papesatan · 1 year
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strade chilometri mignotte
Paolo, il padre di Rosemary, è stato il mio primo cliente, il primo a darmi fiducia un anno fa e l’unico a pagare sempre puntuale al primo del mese. Col tempo il nostro rapporto s’è stretto al punto da farci quasi amici, sento chiaramente il suo bene e gli voglio bene anch’io. Qualche giorno fa mi ferma in chiusura, esclamando: “Per sabato non prendere impegni, eh. Ti porto a cena fuori e poi ce ne andiamo a divertirci”. Ho accettato volentieri, nonostante l’ultima frase mi lasciasse un po’ interdetto. Che intenderà per “divertirci”? Alcol? Night club? Prostitute? Magari solo un giro. Così ieri sera m’ha raccontato un po’ della sua storia: Paolo è un camionista, marinaio dell’asfalto, un ferino divorzio alle spalle e un unico mantra nella vita: strade, chilometri e mignotte. Un acre bisogno d’infinito amore che ne martella il cuore, spingendolo a cercar muto affetto fra le cosce a pagamento. Dopo cena mi dice che vorrebbe andare a Bari e io gli faccio eco, entusiasta, credendo nella birra. Noto però che avvicinandoci, la città s’allontana sempre più e anziché entrare, Paolo gira largo fra le stazioni di servizio in periferia, sulla statale. Non voglio pensarlo, ma lo penso, e comincio a sentirmi male. “Sei serio?” gli chiedo, ma lui quasi non risponde, fisso ormai in un’ossessione. Quando, superata la prima, non si ferma, mi dico allora che forse sta scherzando, non lo farà davvero. Giriamo così per mezz’ora, ogni svolta mi fa credere a un ritorno, per poi ritrovarci in mezzo a discariche abusive e casolari abbandonati, in una notte d’apparente sciopero. Quando penso ormai che sia finita, ecco che troviamo l’ultima combattente ancora in piedi, una ragazza sudamericana svogliatamente poggiata contro una stazione di benzina. Paolo accosta e m’implode il cuore. “Ciao bella, sei in servizio?” la ragazza ci guarda malissimo ed emette un vago: “Sì…?” poco convinto. “Non è che per caso hai un’amica per lui?” “Sì… mo’ torna” a quel punto m’intrometto a cuore duro e sputo d’angoscia: “No no no, guarda, io passo. Non sono molto nel mood”, con lo schifo addosso di sentirmi trattare come se stessi dicendo no a una birra o a un pacchetto di patatine. Paolo si volta un po’ risentito e dice: “Ok, allora ripassiamo tra dieci minuti”. Ribadisco le mie intenzioni, ma lui insiste, quasi si sentisse in dovere d’offrirmi una scopata. Cerco d’esser calmo, nonostante non lo sia, e mi rendo conto che Paolo sembra averne assolutamente bisogno, come se non potesse chiudere la notte altrimenti. Se a lui serve, mi dico, non posso certo impedirglielo. Ma nessuno potrà forzarmi a fare ciò che non voglio. Non so se le due “amiche” ci stessero aspettando, non credo, fatto sta che non siamo più tornati e la serata è finita così, in una nube di schifo, tristezza e profondo squallore.   
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hjdem · 15 hours
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Un intimo momento
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Nasce all'improvviso e senza ritegno. Una scintilla scoccata chissà con cosa ed ecco che il corpo si predispone a quell'intimo momento. Lo stare seduta in macchina diventa una piccola tortura mentre il sesso reclama la sua parte. La mente vaga, la strada di casa si avvicina, ma per quanto cerchi di allontanare la voglia, questa torna e cos'altro desiderare se non soddisfarla facendoti accompagnare dalle immagini che la mente partorisce. Un sano istinto antico la voglia di sesso, magari se fosse accompagnato dall'amore sarebbe perfetto, seppur vero che il quadro del cuore è vuoto l'istinto non si placa. Arrivi a casa e cerchi un attimo di pace, nel cuore e nel tuo corpo. Ho voglia di godere di sentire l'uomo che mi prende e mi lascia preda sfinita e sazia. Cerchi il suo odore e speri che si armonizzi al tuo, è così importante l'odore, un'alchimia potente di attrazione. L'istinto animale che si trova grazie agli odori che lasci passando dietro di te. Mi stendo sul divano, pesante dalle mille cose e da tutta quella forza che dentro vuole uscire e liberarsi perché è così: una carica pronta ad essere accesa. Il gioco della mente accompagna il momento e come guidata da una magia la mano scende leggera verso il calore del mio corpo che si agita dentro e fuori. Se tanto delicato e romantico può sembrare l'attimo, quanto insani ed impuri sono i miei pensieri che vagano nei meandri più neri del mio istinto. A quelle fantasie si accompagnano i volti di chi li ha creati e donati e come in una biblioteca si affacciano una per una le vecchie favole di attimi d'intimità. E' il mio istinto animale che si tramuta in un gesto gentile in un intimo momento, il contrarsi del sesso inebria la mano ed ogni piccolo nervo è teso per cogliere l'attimo giusto in quel turbinare di fantasie così provocatrici, tanto da far trasalire quella parte di me semi vigile che ha vergogna di se stessa. Si muove sapiente quella mano e la vedi con gli occhi chiusi ed immagini di lasciarla osservare come un dono di quell'attimo che è così tuo. Tutto ad un tratto la mente non segue più pensieri ed ecco il corpo che vibra lieve e sussulta e geme e chiede "prendimi ti prego prendimi" prendi tutto di me fino in fondo, placami. Il fiato si fa più calmo ed il cuore riprende il suo regolare andamento, gli occhi spalancati cercano i viaggi della fantasia che non c'è.
NelleSueMani F
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Soffro di attacchi di panico
Soffro di attacchi di panico e penso che, in questo momento, ne stia per arrivare un altro. Oggi ne ho già avuto uno, ma ve lo racconto strada facendo. Inizialmente, pensavo fossero SOLO crisi di pianto, magari causate dal forte stress del momento, del periodo. Poi, un giorno, hanno inziatoa peggiorare. Ho iniziato a sentire pesantezza sul petto, battito cardiaco accellerato, mancaza di respiro e pianto. Pianto irrefrenabile. Poi, oggi, ancora peggio. Oltre ai sintomi elencati, si sono aggiunti: gli arti intorpiditi, giramento di testa e forte sensazione di svenimento. Questa cosa mi spaventa ancora di più e la crisi di pianto aumenta. Cerco di respirare, di gestirlo, ma poi, nella mente, arriva la fatidica domanda: E se mi sento male? Come faccio a chiamare aiuto? Ed inizio ad avere paura, tanta paura, proprio perché sono sola e non saprei chi chiamare. La cosa ancora più brutta è che, quando arriva quello forte, non riesco neanche a parlare. E' devastante per me. Mi sembra di morire. Mi sembra di vivere in un incubo. Non ne ho mai parlato con nessuno perché non è facile parlarne, non è facile più che altro spiegare cosa succede. E' imprevedibile e spesso non è facile gestirlo. A volte queste crisi passano subito, altre si ripetono in una sequenza di un paio di minuti. Mi calmo, ma poi ricomincia a salire l'ansia e inizio a piangere di nuovo. Oggi, sono riuscita ad uscire di casa a prendere aria. Sono rimasta sulle scale, ma mi sentivo ancora senza aria. Allora ho avuto la forza di scendere le scale, nonostante non sentissi più le gambe. Sono stata 15/20 minuti fuori, stesa su una panchina a respirare e a piangere. Mi calmavo, ma tornava. Mi calmavo di nuovo, ma tornava di nuovo. Finché sono riuscita a calmarmi e a tornare in casa. Ho provato ad andare dalla psicologa, ma con scarsi risultati, ma sto pensando seriamente di tornarci per poter riuscire a risolvere questo problema che, il più delle volte, mi limita a fare le cose, perché, mi è capitato, di non riuscire neanche a guidare o di aver paura di guidare per lunghi tragitti.
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nonamewhiteee · 2 years
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06/01: è già la prima ultima festa del nuovo anno, tutto intorno in casa è calmo e buio se non fosse per la musica dolce che esce dalle cuffiette, ho come un fuoco dentro la pancia, probabilmente il colon sta un po' peggio, ho bevuto abbastanza in questo periodo effettivamente. mi accorgo che continuo a skippare brani, inizio ad essere stanco anche della mia stessa musica, e cerco di fare il meno rumore possibile nel picchiettare i tasti del portatile. molti sono andati via, pochi sono rimasti, ieri tornavo stamattina alle 3 mentre attraversavo con una sigaretta stretta fra le labbra una città completamente deserta, silenziosa e immersa nella nebbia. non ho mai smesso di pensarci in fondo, ho timore dei miei desideri di intimità e amore, ma è un bisogno che spesso mi tormenta. magari te lo chiedo stasera.
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destroyyyyy · 1 month
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senti io davvero ci ho sempre creduto a questa cosa ma veramente sta diventando parecchio tossica perché continui a comportarti in maniera che non è giusta nei miei confronti perché se giornalmente mi metti dei dubbi e ribalti completamente la situazione ogni volta che vengo a parlare anche se conosci la mia reazione benissimo capirai che prima o poi mi sento male per due motivi. davvero ti giuro io ci ho sempre creduto ma adesso sto cominciando a sentirmi male perché non sembra possa contenerti dal trovare nuove idee per distruggere tutto ogni giorno e io mi sento male ogni volta. non mi sento veramente a mio agio a continuare questa dinamica e credo che più va avanti più peggiori perché ogni giorno hai nuove idee che siano nevrosi o wrong timing e mi metto a credere e stare calmo e tu lo rifai da capo e ora mi sento davvero male a parlare e non so manco più che dire perché sono veramente boh non so niente. perché ogni giorno crolla tutto da capo. non credo onestamente che questo comportamento sia sano e se posso capire che ognuno ha le sue difficoltà non so letteralmente cosa posso fare perché non voglio entrare su ig perché mi viene la tachicardia. non riusciamo a parlare. mi dispiace molto che questa è la storia perché per me significava moltissimo. lo sai. credo che se ci vuoi ragionare ci devi ragionare da solo in questo momento perché non so proprio come aiutarti perché continuando a stare in questa situazione onestamente mi sto facendo del male da solo e non lo posso continuare a permettere per rispetto di me stesso e della mia vita perché in questo momento non ho le risorse per gestire questa situazione. spero che se mi rimetto a credere magari un giorno ci incrociamo capiamo e funziona perché davvero ci tenevo più di tutto al mondo veramente ma non so che altro fare in questo momento. spero che ci rimetteremo in sesto. se mi vuoi contattare sono disponibile (ricordate) perché comunque qui c'è sempre una persona che ormai ci conosciamo in qualche modo credo e mi puoi parlare e sono anche molto molto triste di tutto questo. god bless kid me metto a piange.
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solobrividiecoraggio · 9 months
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Sono super fragile in questi giorni, con uno stato d'animo altalenante. Al momento non riesco a finire la colazione.
Sto ripensando a una domanda che mi ha fatto il mio amico, ad un certo punto tornando in macchina mi ha chiesto se avevo programmi per oggi. Una parte della mia mente mi sta dicendo che me l'ha chiesto perché magari A non gradirebbe un'altra scena come domenica scorsa. (non ho nessuna intenzione di ripetere la cosa, me lo dovrebbe dire lei in modo esplicito e chiaro per convincermi)
Il solo pensiero di poterla disturbare, infastidire.. mi fa questo. Non penso che questo sia un buon modo di affrontare dei sentimenti verso una persona. 1) Si può sbagliare. 2) La mia vita non dipende da A, io sono benissimo in grado di vivere anche senza la sua presenza. 3) Questo è solo un mio pensiero, non posso dargli tutta questa importanza.
Non c'è niente di male a voler bene a una persona e a desiderare quel qualcosa in più che ti può dare una relazione, ma devo ripetermi di stare calmo e di prendere le cose con più leggerezza.
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malikmaluk · 1 year
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Cosa pensi?
Che mi imiti e più cresci
Credibility, più dieci
Tu ti aspetti da me un mazzo di rose
Io che in testa ho le mie cazzo di cose
Non so come gira il mondo
La mia testa gira altrove
Però so che se ti sposti
Io ti seguo come un girasole
Pensavo a me
Farmi un futuro da solo con carta e matita
Ridere in faccia alla vita
Farei più fogli che foglie per terra in autunno
Con poca fatica
Pensavo a te
Darmi un aiuto a richiudere qualche ferita
Stesi in un campo di margherite
Sbronzi di Margarita
Uno Zaza nel fiore degli anni
Dimmi tu come fai a non capirmi
Tanto morirò giovane, Biggie
Portami un'azalea, Iggy
La domanda è perché chi è più buono
Sparisce da sempre un po' prima di tutti
In una prato di solito che fiori cogli?
I più belli o i più brutti
Io quadrifogli non ne ho mai trovati
Chissà se avrai giorni più fortunati
Magari può darsi di sì, ma io penso di no
Prendo 'sti fiori e ci faccio un falò
Guarda che cosa farò
M'ama, non m'ama
M'ama, non m'ama
Abbandonato a me stesso
Come un rosario per strada
M'ama, non m'ama
M'ama, non m'ama
Io che sognavo una vita fantastica
Lo farò ma con i fiori in plastica
Cosa pensi? (Cosa?)
Che va a finire che qua rimaniamo
Lo stesso numero di quelli che ci hanno provato
Crisantemi sulla tomba del rap italiano
Dicono che è morto, ma io non me ne vado
Se tu rimani
Così mi aiuti, un po' mi curi i piani
Che in testa già da piccolo
Ne avevo di tutti i colori, come tulipani
Io che sognavo di viverci, ma
Forse ci muori di rap
Ma se finisce al contrario
La gente poi mi farà i cori e dirà
Che non mi sono mai mosso
Ma con il cervello ero fuori di qua
E baby tu mi chiedi i fiori
E io per stare calmo c'ho i fiori di Bach
Fuori è primavera
E io per la prima vera volta mi esprimo
Destino meschino, chiuso in quello che scrivo
Che schifo, cestino
Che potrei non riuscire a sfamarmi
Già l'ho messo in conto
Ma per la costanza che ho messo nel farlo
Portatemi i fiori più belli del mondo
Io quadrifogli non ne ho mai trovati
Chissà se avrai giorni più fortunati
Magari può darsi di sì, ma io penso di no
Prendo 'sti fiori e ci faccio un falò
Guarda che cosa farò
M'ama, non m'ama
M'ama, non m'ama
Abbandonato a me stesso
Come un rosario per strada
M'ama, non m'ama
M'ama, non m'ama
Io che sognavo una vita fantastica
Lo farò ma con i fiori in plastica
M'ama, non m'ama
M'ama, non m'ama
Abbandonato a me stesso
Come un rosario per strada
M'ama, non m'ama
M'ama, non m'ama
Io che sognavo una vita fantastica
Lo farò ma con i fiori in plastica
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