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#e qui quando mai si son visti
vintagebiker43 · 8 months
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Stanno in fondo, nell'ultimo banco, vicini vicini. Iniziano già alla prima ora e vanno avanti con costanza per tutta la mattina. Intanto sono alti. E larghi. In prima la partenza era già buona, me li sono persi di vista un attimo con i vari lockdown, poi in terza di colpo il loro organismo ha deciso di ingranare tutte le altre dodici marce. Adesso sono due pezzi di armadio che opportunamente schierati tra i pali della porta non lascerebbero passare nemmeno una pallina da golf. O forse no, perché son distratti. Non li ho mai visti prendere un appunto della mia materia. Nonostante provenienza, lingua d'origine e pure caratteri totalmente diversi, questi due sono amici che più amici non si può. Sarà il fatto stesso di respirare l'aria pura che si respira sopra il metro e novanta, o l'essere accomunati nella vita dallo sguardo reverenziale dei primini che si fanno carta da parati al loro incedere, chissà.
Da quest'anno, poi, hanno anche inziato a condividere la passione per lo studio. Non delle mie materie, questo mai. Lo studio di un piano alimentare calibrato sulle loro esigenze sportive. Che Macho Man e Mister Muscolo non siano soltanto ragazzoni creciutelli, ma che sotto a quelle magliette a maniche corte fieramente esibite con -3 gradi ci sia del lavoro di palestra, è evidente. Palese. Anche il fatto di aver abbandonato gli outfit da maranza e di venire a scuola con la tuta come Danny Zuko quando prova tutti gli sport per cercare di far colpo su Sandy. So che sono attenti a rispettare il loro severo ma costante regime dietetico, perché lo rispettano nelle mie ore. Arrivo al mattino e trovo Macho Man alle prese con i fiocchi d'avena, la frutta secca e gli spicchi di mandarino. Ho lezione alla terza ora e vedo Mister Muscolo estrarre uno yogurt greco e una banana. Faccio assistenza tra la quarta e la quinta ora e vedo comparire un tupperware con l'insalata di riso venere, avocado e gamberetti che impestano l'aria per un sacco di tempo.
Io sono abituata a gente che cerca di mangiarmi di soppiatto davanti e di lato. Conosco il crepitio dei pacchetti di patatine, riconosco al volo l'odore del panino al tonno e percepisco il sentore di cotoletta sprigionarsi da certi involucri d'argento abbandonati sul termosifone. Ma qui siamo alla follia. Complice due ore di potenziamento, sono rimasta immersa tra gli stessi tardoadolescenti per quattro ore consecutive e ho visto, cadenzati, apparire un uovo sodo, una mela, un tramezzino con le fette di tacchino magro, un quadretto di cioccolato fondente, sei gherigli di noci, otto quadretti di tofu. Non fanno dieta loro. Mettono su massa. E ogni tanto a me parte lo sclero della professoressa, spesso causato dalla fame atavica che mi prende alle 13 dopo aver consumato tutte le mie energie a spiegare la Restaurazione, senza peraltro aver bruciato una sola caloria, perché ho scoperto che l'unica parte del corpo che la scuola mette sotto sforzo, oltre al cervello ma neanche sempre, è il fegato, che nel mio caso è grosso come un'anguria.
"Voi due, là in fondo, la finite?!" urlo facendo levare in volo uno stormo di operai che stavano lavorando in cortile. "Ma prof..." inizia Macho Man facendo finta di non masticare. Inutile, ha la bocca sporca di briciole. "Io faccio finta di non vedere fino a un certo punto, capisco gli orari, i pullman, capisco che mangiate quando potete, quando saltate l'intervallo! Ma quello lì che cos'è?" chiedo mentre vedo scomparire una vaschetta nello zaino.
"Bresaola, prof. Devo mettere su massa!" risponde Mister Muscolo che sta spazzolando le briciole di gallette di riso.
"Ragazzi, ma voi la massa la dovete mettere nel cervello! Ma come pensate di arrivare all'esame?" e inizio a giocarmi la perfida carta del terrorismo psicologico.
"Prof, ma ci sono tutti gli orari da seguire, il dietologo ha detto di essere rigorosi!" prova a difendersi l'indifendibile bicipite ambulante.
"Io è una vita che vi dico di essere rigorosi! Di farvi un piano di studio, di non arrivare sempre all'ultimo, di fare i compiti un po' per volta! Com'è che a lui date retta e a me no? Cos'ha lui più di me?" piagnucolo come nelle peggiori soap.
"Ma prof, lui ci ha spiegato che bisogna avere rigore e disciplina perché il nostro corpo è un tempio!" mi spiega ispirato Macho Man, e nel parlare scuote i riccioloni neri che immagino si leghi quando si allena.
"Ah, ma certo, il cervello lasciamolo stare, tanto il vostro corpo è un tempio! E quando arriva il giorno dell'esame nel tempio cosa ci fate?!"
"Eh, prof. Preghiamo".
Io me le vado a cercare.
@Portami il diario.
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kivrinlaroche · 1 year
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IL FUOCO CHE CI NUTRE
LA MAGIA DEL SANGUE (capitolo tre)
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Dal bordo di una sporgenza, situata più in alto rispetto a loro, un paio d’occhi guardava e osservava, semi-nascosto da un masso. E aveva sentito tutto.
Il vecchio vestito di stracci si voltò ed entrò zoppicando nella caverna alle sue spalle appoggiandosi ad un bastone. Camminò nelle viscere della montagna più in fretta che poteva, impaziente di dare la notizia a sua moglie, finchè non raggiunse uno spiazzo illuminato.
“Non ci posso credere! Stavo cercando la capra per portarla dentro e li ho visti. Sono proprio loro!” disse il vecchio allegramente, rivolto ad una figura seduta dalla parte opposta di un focolare acceso al centro della caverna. Si sedette su uno sgabello sgangherato, di fronte al fuoco scoppiettante, poi si rialzò, fece qualche passo e gettò due tronchi tra le fiamme poi sedette di nuovo. “Mi hai sentito, moglie?” “Non sai dove fare l’uovo, marito? Non sono sorda! Cerca di calmarti, vecchio bambino. Lo so. Ho sentito un fremito nell’aria quando hanno raggiunto il prato.” rispose la vecchia dagli occhi opachi per la cecità.
Teneva in mano una ciotola di legno dove rimestava con cura una poltiglia rossastra.
Appollaiato su un trespolo e nervoso come il vecchio, un corvo a tre occhi sbatteva le ali e faceva un baccano tremendo. “Zitto corvaccio! O ti faccio diventare un piccione!” fece la vecchia alzando la voce. Il corvo ammutolì.
“Finalmente anche il nostro fato si compirà, marito... Abbiamo aspettato tanto!”
Tentò di alzarsi e con una smorfia di dolore si sedette di nuovo. “Ahi! Mi fanno male i piedi. Non riuscirò mai ad arrivare fino al prato...” “Per favore pensaci tu, Akkar. Accompagnali qui … Mi raccomando, non spaventarli!”
“Sarà fatto, mia signora! Tutto quello che desideri io lo farò avverare. Se vuoi ti posso portare in braccio fino al...” rispose il vecchio canzonandola.
“Bada bene, marito!” troncò lei. “Non usare quel tono con me oppure potrai dire addio alla tua dose quotidiana di rimedi per l’artrite!” ribatté con un sorriso sdentato.
Tutto dolorante, il vecchio si alzò, si avvicinò a sua moglie e le posò una mano sulla spalla.
“Mi chiami sempre vecchio ma ho solo qualche centinaio d’anni più di te, moglie mia. Lo sai che non potrei mai fare a meno del tuo amore figuriamoci dei tuoi impiastri!” scherzò lui.
“Ora vai e fai il tuo dovere, Akkar, non abbiamo molto tempo!”
Il vecchio annuì e uscì di nuovo dalla caverna. Prese un minuscolo sentiero che lo portò direttamente sul prato dove Daemon e Rhaenyra chiacchieravano. Si piazzò in bella vista di fronte a loro, appoggiato al bastone, e li guardò.
“Cosa ci fate sul mio prato?”. Le due sagome di luce sollevarono la testa di scatto, sussultando alla vista di quel vecchio. Per tutti gli Dei, li ho spaventati. Mia moglie mi ammazzerà! pensò Akkar.
“Gua… guarda Daemon, ci vede!” sussurrò Rhaenyra indicando la figura.
Anche Daemon era sbalordito: durante quel lungo viaggio avevano incontrato centinaia di persone, erano passati persino in mezzo alla gente delle grandi città e nessuno si era mai accorto di loro.
“Chi sei, vecchio? Come mai ci vedi?” chiese Daemon fissandolo con sospetto.
Akkar sollevò gli occhi al cielo. “Ti sei per caso messo d’accordo con mia moglie, giovane principe?”
“Come fai a sapere chi son… chi ero?”
“So chi sei tu e so chi è tua moglie, ragazzo. E lo scopo che vi ha portato in queste terre. Io sono Akkar e vivo qui con mia moglie, Daer. Siamo due magyos e da tanto tempo ci siamo ritirati tra queste montagne. Se volete seguirmi e scoprire qualcosa che vi riguarda potrete fare una chiacchierata con lei. Non abbiamo molto tempo...”
Daemon e Rhaenyra, incuriositi, si guardarono e annuirono all’unisono.
Il vecchio scosse la testa e bofonchiò “Oh, stelle del cielo! Sono proprio loro!”
Le due figure di luce, mano nella mano, seguirono Akkar fin dentro la caverna rischiarata da un fuoco.
Appoggiate a una parete c’erano quattro rastrelliere di legno da cui pendevano mazzi di erbe poste ad essiccare. In un angolo a destra era posizionato un rozzo letto coperto da pellicce e poi tavoli, sgabelli e panche occupavano la parte sinistra della sala.
Su un rozzo trespolo un magnifico corvo a tre occhi si lisciava le piume con l’enorme becco.
Al centro di quello spazio, al di là del focolare, Daer posò la ciotola che aveva in mano e con una smorfia di dolore si alzò in piedi. “Daemon e Rhaenyra Targaryen, fratello e figlia primogenita di re Viserys, siete i benvenuti.” annunciò la donna.
“Anche tu ci vedi?” chiese stupita Rhaenyra.
“No, io sono cieca, regina degli uomini, ma vi sento." rispose Daer portando una mano al petto. "Percepisco la vostra presenza, e l’amore profondo che lega l’uno all’altro.”
“La prima parte del vostro destino si è conclusa ma non per gli Antichi Dei che hanno in serbo ancora qualcosa per voi. Avete deciso spontaneamente di intraprendere questo lungo viaggio, di fare il passo che vi ha condotto qui. La scelta che avete fatto ha già innescato una catena di eventi, come una cascata, affinché in futuro possiate riunire i vostri corpi e i vostri spiriti.”
Seduti intorno al fuoco Daer spiegò la magia del loro sangue valiriano che non riguardava solo l’aspetto esteriore ma qualcosa di più profondo che trascendeva il tempo e lo spazio terreni. Con un cucchiaio di legno prese un po' di quella poltiglia rossa e la diluì in una ciotola d'acqua. Poi ne bevve qualche sorso. Dopo qualche minuto, in una specie di trance, lesse la loro vita come fosse un libro aperto.
“Non so perché siete stati scelti e forse non lo saprò mai ma siete destinati a bruciare insieme e non solo per mero desiderio fisico.
Il sangue di drago che scorre nei vostri corpi di carne è come la fiamma di questo fuoco, indomabile, ma è anche quello che vi permette di ritrovarvi quando quei corpi si allontanano oppure finiscono nella parte sbagliata della terra. Non potete vivere l’uno senza l’altra, non vi è consentito.” fece una pausa per bere un altro sorso e proseguì.
“Negli anni avete sperimentato la separazione e siete morti dentro. Separati, i vostri spiriti si sono lacerati. Vi siete persi perché non eravate insieme fisicamente, non eravate interi e completi, e questo ha alimentato la rabbia e la frustrazione.
La felicità nel vivere con altre persone, nell’avere figli da esse era solo apparente. Un inganno che vi siete costruiti per evitare il baratro della sofferenza.
I pensieri erano sempre e comunque rivolti all’altro ed era impossibile per voi farne a meno perché nei vostri cuori sapevate chi era il vero amore, chi vi avrebbe reso veramente felici e soprattutto liberi.
Nelle prigioni che avete innalzato si è poi aggiunta la vergogna poiché vi sentivate in colpa. Con quei pensieri, perennemente rivolti alla persona che realmente vi stava a cuore, temevate di ferire quelle più vicine, che a modo loro vi amavano. Un amore che però non potevate ricambiare... e siete entrati in una spirale di profondo sconforto.
È stata una lotta per la sopravvivenza. Avete dovuto imparare a dominare e reprimere i sentimenti che vi legavano, mentre il baratro si avvicinava sempre di più.
I vostri spiriti anelavano l’unione, come un assetato brama quest’acqua.” disse sollevando la ciotola. “I vostri corpi si cercavano e niente o nessuno vi avrebbe fermato, neanche la morte.”
“Quando, dopo tanto tempo, vi siete incontrati al funerale della principessa Laena Velaryon, il sangue dei draghi che condividete ha fornito la scintilla. Quella notte non sono stati solo l’amore e la lussuria a guidare i corpi, ancora una volta sono entrati in gioco i vostri spiriti, e questo è molto più appagante... È l’essenza stessa della felicità. Dell’amore più profondo e sacro...” concluse la maga.
Daemon e Rhaenyra ascoltarono quelle parole come ipnotizzati. Daer aveva portato alla superfice delle loro coscienze qualcosa che intimamente percepivano da sempre.
Lei si alzò dallo sgabello e gettò tra le fiamme quel che rimaneva della poltiglia rossa insieme alle erbe essiccate che gli porgeva Akkar. “Che gli Dei vi guidino nelle scelte future.” aggiunse Daer sollevando le braccia, come in una benedizione.
Dal focolare si sprigionarono volute di un fumo denso e appiccicoso. Tracciò dei segni nell’aria, mormorando una litania incomprensibile.
Il tempo rotolò in avanti e iniziò ad accelerare.
La caverna scomparve e la luce del sole li abbagliò. Sentirono nella mente le ultime parole della vecchia.
“Ora! Svegliatevi!”
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sikomoro · 7 years
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Da questo post: https://piximus.net/fun/these-people-picked-the-weirdest-places-to-sleep — del 2014 — pieno di foto carine di persone che dormono nei modi e nei posti più inconsueti, i nostri involontariamente comici amici ultra-nazionalisti di tumblr hanno ripubblicato da un loro fidato di twitter questa sopra ⬆ rappresentante, secondo loro, un immigrato. Questi tizi, nella loro strumentale xenofobia, vedono nell'immigrato senza averi o rifugiato che sia, quello facile da attaccare (la storia dei grandi demagoghi del ‘900 insegna) ma non disdegnano le merci provenienti dai loro ricchissimi e saccheggiatissimi paesi, che disprezzano, come se i loro e i nostri avi non provenissero da quelle parti (odierna Etiopia e dintorni) Quindi hanno scritto più o meno: ecco cosa fanno le risorse che ci dovrebbero pagare le pensioni. Cioè…se dovete spararle sempre queste cazzate per farci prendere paura o disgusto che sia… almeno verificate, no? Che vi costa, scansafatiche! Tra l'altro, come capire la provenienza del tale in questione? Non sarà che siamo tutti un po’ uguali? D'accordo che qualcuno di voi ha scoperto la propria umanità e fratellanza :D solo dopo che uno della temibile famiglia Spada ha dato una terribile testata ad un cronista che l'ha mandato all'ospedale. La simpatia, però, va al picchiatore! Ma come? Mi fa piacere (mafia e casa pound a parte) che qualcuno di voi abbia riscoperto quella cosa misteriosa chiamata empatia… che se uno poi ne ha poca se non è proprio stronzo la rinforza con un goccio di etica, che non fa schifo… e la Famiglia Spada è di origine Sinti… e questo va finalmente a vostro favore (casa pound e mafia a parte). Non faccio nomi per non farvi pubblicità. I tempi sono strani. Grazie a chi ha scoperto l'inghippo, Rido 😀 perchè voi eravate seri.
https://piximus.net/fun/these-people-picked-the-weirdest-places-to-sleep Perchè questa volta non avete linkato l'articolo de Il Giornale che parlava della famiglia Spada?
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der-papero · 2 years
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Oggi che son da solo, ho deciso di fare una vecchia strada, per raggiungere l'altro lato del Campus e mangiare in una mensa diversa.
Questi ponti che collegano un palazzo all'altro erano prima pieni di persone, ci passavano a migliaia ogni giorno, ad ogni minuto della giornata. Oggi non c'è un cristo di nessuno.
Ho ripensato a tutto il gruppo di amici che avevo faticosamente provato a costruire, e tutto quello che ci è capitato in questi due anni da schifo.
Davide, il primo che io abbia mai incontrato, lui è di Messina, e mi aiutò a creare il gruppo. Oggi non è più qui, si è sposato, trasferito a Francoforte, ha un bimbo e lavora in Ferrero. Ci vediamo quando si può.
Gabriel, il più bello del gruppo, rumeno di nascita ma cresciuto in Veneto, sforna bimbi come se non ci fosse un domani e ritorna in Italia tra poco, se non l'ha già fatto.
Nadia è morta, di un male che non ci aveva mai detto nulla. Non mi ricordo nemmeno se le ho detto qualcosa di bello l'ultima volta che ci siamo visti, o se l'abbia abbracciata, tutto quello che mi è rimasto è una chat aperta e una email dove promettevamo di rivederci.
Maria se ne è andata a Norimberga, non la rivedo più come prima, anche se continuo a fare tutto quello che è in mio potere per accorciare le distanze.
Giulia penso si trovi bene affanculo dove l'ho mandata, ormai si sarà sistemata.
Fabio, da tipico lombardo, non sopportava il contatto prima, il Covid gli ha fatto il regalo. Però, a differenza di molte persone che si definiscono asociali e che mi stanno profondamente sul cazzo, lui a casa ci rimane per davvero, evviva la coerenza, respect.
Giuseppe, il sardo Montalbano, e chi sta meglio di lui, anche se non lo sento da un anno ormai. Auguri a lui e famiglia.
Ria fa di tutto per farsi odiare da tutti, e sta facendo un lavoro stupendo, spero che continui così.
Martina non sa che farsene della sua vita, ma dubito che ascolti le risposte quando chiede opinioni altrui, di tempo ne ha, beata gioventù.
Gianluca pure è tornato in Italia, la moglie ha fatto il colpaccio della carriera e lui si gode questi anni defiscalizzati. Non per niente era uno dei più dritti del gruppo.
Paola appartiene alla scuola "nessuno mi può vedere tranne te", e quindi mi tocca vederla a parte, sennò poi è doppio lavoro.
Ilaria è tutto ciò che mi rimane di questa lunga lista, l'ultimo filo, spezzato il quale ritorno indietro di 4 anni, e mi toccherà ricominciare. Prima o poi accadrà, e non per noi, ci vogliamo un bene immenso, ma va così, non è colpa di nessuno. Un giorno spariranno anche quei ponti, e chissà se e quali braccia incrocerò.
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a-tarassia · 3 years
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Episodio 6 – Delle coincidenze e delle scoperte
In Veneto ci sono le spiagge, nel senso che anch’esso è un luogo di villeggiatura. Io ben lo sapevo, vivendo in Lombardia conosco un buon numero di persone con famiglia che si avventurano e oltrepassano la Romagna per le loro vacanze estive e io però non mi sono mai chiesta che razza di mare ci fosse in Veneto al punto da permettere delle vacanze, nel senso son stata a Venezia per carità, fin troppe volte, e so che il Veneto su un lato confina con il Mar Adriatico, però da qui ad immaginarmelo meta turistica estiva mi serviva uno shift mentale. Poi ho deciso di fare un weekend lungo sul delta del Po, che ancora devo far pace con l’ambiente fluviale e soprattutto con il Po, anzi, soprattutto con le zone paludose che circondando il più grande fiume d’Italia, per esempio quella in cui abito da ben 6 anni 7 anni. Mi viene la fantasia di provare a farmi piacere il posto salmastro per definizione, il posto in cui tutto è in umido, tutto è ammollo in acque torbide e ferme e la vita è una distesa di cielo e paludi. Ammazza che ficata direte voi, punti di vista. Devo fare delle premesse.
Qualche sabato fa son venuti a trovarmi dei cari amici con cui ho condiviso dieci anni a Roma, senza soffermarci su dettagli qui inutili, uno di loro mi consiglia di vedere il nuovo programma di Cracco su Prime Video, al momento del consiglio io avevo già deciso di trascorrere tre giorni tra le amabili acque stagnanti alla foce del Po e con questa convinzione una sera decido di dare una possibilità al programma di cucina. Ho poco tempo, lo metto su giusto per qualche minuto per capire. Prima puntata, ospite Fabio De Luigi, zona visitata: Po e delta del Po. WTF 1.
Un paio di sere dopo, proprio in prossimità della mia partenza io che sono una casalinga disperata noto, su un gruppo di facebook dedicato all’arredamento, una foto che ritrae una stanza da ragazzo con dei bei mobili che sembrano di design, approfondisco ed è la nuova camera da letto del figlio di Belen. Sì, quella Belen, la farfallina sull’inguine. Cerco sul web altre foto e non ne trovo, ma in giro trovo delle foto di lei in vacanza in un posto che ha dei colori fantastici, dalle foto il posto sembra essere selvaggio però non bello da copertina, nel senso questa s’è fatta la vacanza in un canale affianco alla casa dove vive??? In un tubo di scarico ripulito? Che strano posto che pare bucolico, elegante e fangoso allo stesso tempo, ma che colori assurdi, ma perché puccia i piedi in un rivolo di acqua che pare una pozzanghera? Come mai è andata in vacanza in un luogo abbandonato e bellissimo? Mi sento stranamente attratta da quell’atmosfera abbandonata, languida, incompresa e incomprensibile, enigmatica. È Albarella, un’isola al largo del delta del Po. WTF 2.
Va bene, andiamo, male che vada mi sfondo di capesante e ostriche.
Adesso, io conosco davvero poche persone che abbiano girato l’Italia quanto l’ho girata io solo per passione e non per lavoro, forse non ne conosco e però posti così io non ne ho mai visti se non negli Stati Uniti, nel Maine, quando con papà andavamo a casa di amici e catturavamo i crostacei nelle gabbie che immergevamo dall’argine. E questo posto, la riserva del delta mi ha ricordato quel posto lontano nella vita e nel mondo. È un posto che ha il blu, il rosso e il giallo immischiati in modo unico, ha dei cieli sconfinati distesi su villaggi che son rimasti antichi, i vecchi ai bar, i bimbi per strada col pallone, assenza di civiltà, il vento che muove nel vuoto miliardi di granelli di sabbia, le sere azzurre e malinconiche per chilometri e spiagge di sabbia immense che se chiudi gli occhi potresti essere in Algarve, ma con più vongole sul bagnasciuga. Tramonti indimenticabili. Gli argini del Po in quel luogo in cui si confonde col mare sono così strani, così frastagliati, confondono e smarriscono, mi piacerebbe conoscere le persone che lì ci nascono e vivono per capire cosa si portano dentro di quell’ecosistema ricco e vivo, di quella natura prepotente e però umile, non vuole essere infastidita lì la natura. Di solito si pensa al mare, ai monti, io mi stupisco di non aver mai desiderato andarci prima. E il pesce è buonissimo e pure il vino (ça va sans dire).
Tutto questo preambolo per parlare invece delle anguille, che non ho avuto il coraggio di assaggiare, anche se il posto delle anguille è Comacchio e io son rimasta in Veneto, in ogni caso la situazione è questa. Delle anguille si sa molto, ma non tutto e qualche sera prima di partire Matteo mi disse che c’avevano na fissa per riprodursi, nel senso che tutte le anguille per depositare le uova se la fanno  fino al mare dei Sargassi da dovunque si trovassero, secondo il pescatore intervistato da Cracco è una roba di sperma e terra, ma mi fido poco dell’autoctono nonostante la sua evidente esperienza nella pesca e cucina della specie, ma secondo le mie ricerche su internet è vero, queste da ovunque si trovano nuotano fino al Golfo del Messico praticamente per andarsi a riprodurre, riproduzione che ancora non si sa precisamente come avviene, molto interessante è che anche le anguille che vivono nei laghi o in posti chiusi come gli stagni riescono a raggiungere il luogo prestabilito, strisciano sulla terra ferma di notte di zona umida in zona umida e poi rientrano in acqua e non si sa bene come e seguendo un percorso che conoscono solo loro giungono lì dove poi tutte depositano e muoiono, le anguille hanno tutte la stessa cittadinanza, nascono tutte nello stesso posto, niente ius soli o problemi di immigrazione, loro sono tutte messicane e poi vengono in Europa e ci mettono tre anni circa a rifare il percorso a ritroso.
Non si capisce come sia possibile allevarle se per riprodursi poi queste devono di nuovo tornare dove son nate, sguscio e rifuggo la fine precoce.
Insomma
Non mi avrete mai come volete voi
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autolesionistra · 3 years
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Terra (part II)
(segue da qui)
Dicevamo: cambiare il concetto di identità, nazione, patria. Una cosina da niente. Ma onestamente la credevo alla mia portata.
Voglio dire, ho quasi tutti i bollini della tessera: ho cantato stornelli d’esilio più volte di quanto riesca a ricordare, al reparto “ho amici che” ho toccato con mano l’esperienza di gente che ha fatto una mezza festa di matrimonio quando ha ricevuto la cittadinanza, da quelli che hanno lavorato e vissuto qui a quelli che ci sono nati e si son visti riconoscere la cittadinanza italiana a un paio di lustri di distanza, insomma sul piano razionale la vedo (incredibilmente) come Letta, che lo ius soli più che fantascienza è un modo di uscire dal medioevo.
Quindi il problema di ridefinire i termini della propria identità, dello straniero, della patria, è un problema di gente come Pillon, mica mio.
E invece.
Segue breve storia triste. Un giorno parlavo con un mio collega siciliano (persona saldamente attaccata alle sue origini ma più partecipe del tessuto sociale bolognese e informata sulla sua storia di quanto io non lo sia mai stato, come poi il 90% di chi vive a Bologna senza essere nato a Bologna), mi raccontava di suo figlio che a tavola chiamava la bottiglia di vino “la boccia”, e mi è uscita una frase del cazzo tipo “beh si è integrato bene” (non ricordo le parole precise ma il senso era quello), e lui si è fermato, mi ha guardato con la testa un po’ storta e con calma serafica come a spiegare le cose ad un cinno, dicendo “Danié, lui è bolognese. Qui è nato.”
Potrei tentare una qualche arrampicata sugli specchi per giustificare quel che ho detto, ma la verità è che mi sono vergognato come un cane; quell’uscità lì è  specchio di una pochezza che non viene da Pillon o dalla lega, viene direttamente dalla mia testa. E se ho delle tare, per quanto semi-inconsce, a considerare un concittadino come tale, figurati un connazionale.
E alla fine che Letta stia pestando tanto sullo ius soli per strategia o posizione puramente ideologica ha un’importanza relativa, c’è evidentemente bisogno di politici che ci martellino sopra e di giornalisti come Djarah Kan che puntino il faro su certe dinamiche perché la parte giuridica della questione, pur fondamentale, è solo la punta di un iceberg (almeno, evidentemente, per me).
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uds · 4 years
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kid a e io, un post a punti.
@soggetti-smarriti mi ha chiesto, mesi fa, di scrivere qualcosa riguardo al ventesimo anniversario dell’uscita di kid a. essendo che la vita vera è un po' frenetica in questo momento, riesco a mettermici davvero soltanto adesso. spero mi perdonerete.            
(in realtà ho preso in mano il pc con l'idea di scrivere un post sulle tre fasi del mio pormi verso lebron james, però un po' il senso di colpa verso massimone che mi chiede le cose, un po' il fatto che scrivere dei radiohead mi piace sempre un sacco, un po' che non so a quanti possa interessare un post scritto da me su lebron james, o un post scritto da me in generale, o -aspetta- un post scritto da me sui radiohead mio dio cosa sto facendo? perché sto perdendo tempo e facendo perder tempo alla gent            
e insomma, kid a.            
kid a è uscito vent'anni e passa fa, ma facciamo finta che l'anniversario sia oggi, che a ottobre fa anche un bel freschetto simpatico, vuoi mettere con dicembre che ti alzi, ti lavi al gelo con la stufetta puntata in faccia, cammini fino all'auto in preda all'unione di freddo e sonno, la peggior combinazione che poss            
e insomma, dicevamo, kid a.            
questo è un post a punti, assolutamente casuali, che racconta delle cose sparse su me e quel disco:            
-kid a esce che ho 17 anni e me lo fa ascoltare per la prima volta in assoluto la mia amica milena, che è la stessa che mi ha passato the bends e ok computer. lo ascolto in corriera, andando a scuola, in mezzo alle chiacchiere dei tizi che mi circondano.            
(il dialetto veneto, in certe frazioni di campagna che attraversavamo per arrivare alla città dove frequentavamo le superiori, è fatto di zolle e nebbia; quando, come capitava secondo la moda di quei tempi, era incapsulato in giubbotti catarinfrangenti della energie, buffalo alte dieci centimetri e capelli acconciati in spuntoni ritti e lucidi, offriva un immaginario desolante di discoteche di domenica pomeriggio in mezzo al nulla come massimo della vita)            
(immaginario che, come il lettore attento capirà, non ha fatto altro che rendere ancora più efficace la creazione di un mondo estraneo e alien(at)o da parte dei cinque tizi della band + il produttore).            
è straniante, e al primo colpo ci capisco poco. a parte idioteque, idioteque è una bomba ed è immediatamente la mia preferita del disco;            
-idioteque peraltro scopro che è costruita a partire da un sample, e a 17 anni storgo un po' il naso (che è già grande di suo, per cui non è un bel vedere), perché insomma, noi non vogliamo i sample, noi vogliamo che tutto sia originale e suonato e            
poi scopro che il sample è una roba che in originale son cinque secondi su un brano sperimentale di venti minuti presi a cazzo, e allora va benissimo uguale raga;            
-kid a è uno dei due motivi per cui non presto mai cd da vent'anni (oddio, negli ultimi cinque o sei nessuno ha mai più domandato un cd in prestito, perché non usate più i cd, ma ci siamo capiti). l'altro motivo è italian rum casusu cikti.            
in entrambi i casi cd che adoro, in entrambi i casi cd che ho prestato, in entrambi i casi cd che mi sono tornati indietro con la confezione distrutta e, in un caso, col cd stesso pieno di righe sotto, che suonava uguale senza saltare, ma comunque.            
in entrambi i casi, manco mi è stato chiesto scusa per averli ridotti così. e allora andate a fanculo e i cd ve li comprate;            
(uno dei due tizi ad avermi trattato male i cd era uno scout. vedi a ritenere accettabile la prospettiva di stare per settimane senza bidet in montagna cosa si finisce a fare?)            
-in kid a thom yorke comincia a usare la voce in maniera diversa, e non tornerà mai più a farlo come nei dischi precedenti. ammettiamolo, è un po' un peccato;            
-ho sempre considerato kid a e amnesiac come lo stesso disco. fa tutto parte delle stesse sessioni in studio, è materiale inciso contemporaneamente e loro stessi all'uscita di kid a hanno sostenuto che, se alla gente fosse piaciuto il disco, avrebbero fatto uscire altro da quelle registrazioni dopo pochi mesi. come in effetti è successo. volendo quindi considerare tutto come un'opera unica, la mia canzone preferita del lotto è i might be wrong, che oltre a essere una canzone della madonna è anche, curiosamente, una delle pochissime canzoni dei radiohead ad avere un testo particolarmente ottimista.            
(poi magari invece mi sbaglio io e parla di quando di notte ti alzi per andare in bagno e ti devasti il mignolo sullo spigolo del letto. però la porta della camera è dalla tua parte del letto, quindi sarebbe impossibile devastarsi un piede per andare in bagno, dato che il letto te lo lasci semplicemente alle spalle. è un mistero, oh. però il dolore serve a questo, ad affrontare l'impossibile);            
-le ore passate a guardare il libretto nascosto sotto la plastica porta cd. che mi pare che nelle successive ristampe manco lo avessero messo dentro (fai i miliardi e vai a risparmiare su un booklet, pfffff). le pagine traslucide. le immagini cattive, che altro che le copertine dei dischi metal dei miei amici. il personaggio che pensa "amok" e chiaramente è koma al contrario dai, anche perché            
-per un bel pezzo sono stato estremamente convinto che kid a fosse un concept album sulla morte, su cosa succede all'anima dopo che si muore e sulle conseguenze della morte di una persona cara su chi resta. uno dei miei primi contributi sul forum che frequentavo all'epoca  (che belli i forum, quanto mancano i forum) fu un pezzo lunghissimo su questa cosa, analizzando canzone per canzone;            
-in una recensione del disco, segnatamente in una frase riguardante how to disappear completely, avevo letto l'espressione "chitarre sognanti", che un po' mi aveva fatto ridere perché chiaramente è la frase di chi non sa definire qualcosa e allora si butta sul poetico. tuttora quando devo parlare di una canzone e non so cosa dire lancio là un bel chitarre sognanti come inside joke. ma essendo un inside joke tra me e il me stesso 17enne lui non ride mai, con la storia che lui esiste solo nel 2000, sto stronzo. comodo così;            
-how to disappear completely prende il titolo da un libro. la mile mi aveva regalato il libro. anni dopo gliel'ho prestato perché voleva farlo leggere al suo ragazzo. poi si è lasciata col suo ragazzo è non ho più riavuto indietro il libro, che aveva lui. il libro è, quindi, scomparso completamente;            
-i radiohead in quel periodo avevano questa cosa curiosa di fare i tour dei dischi prima dell'uscita dei dischi stessi. quindi io li ho visti nel 2001, pochi mesi dopo l'uscita di kid a, ma era il tour di amnesiac. io e la mile siamo andati a mestre una mattina, saltando scuola, e abbiamo comprato i biglietti (82 mila lire, porca zozza) in un negozio di dischi in una via laterale di piazza ferretto. quel negozio di dischi non esiste più. non esistono più neanche le lire. il concerto dei radiohead del 2001 invece è inciso a fuoco nel mio cuoricino (oltretutto è stato il mio primo concerto in assoluto), e rimane probabilmente  il momento di musica dal vivo più bello della mia intera vita finora. ma ne ho parlato fin troppe volte, quindi taglio corto.            
però ecco, lasciatemi ripetere che ho messo io le batterie per fare il bootleg che trovate in internet, dato che il tizio che lo doveva fare (l'admin e creatore di un forum dell'epoca sui radiohead) era rimasto senza. quindi evviva me;            
-uno dei due tizi con cui siamo andati al concerto di verona sperava di sentire creep. pffffffffffff.            
-kid a, nel tempo, l'ho sentito un sacco.            
-con la mile adesso invece ci sentiamo poco, giusto un paio di volte l'anno. però lei sa che le voglio bene uguale.            
non rileggo. perdonate gli errori e le ripetizioni. 
spero di scrivere qui sopra più spesso.
ve vojo ben.        
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esplodeilcuore · 4 years
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Quando si avvicina il termine di un anno,
tiro un po' le somme,
di ciò che è accaduto,
delle cose che ho imparato,
delle nuove parti di me che ho scoperto,
delle parti di me che, invece, ho migliorato.
Delle persone che sono rimaste
e di quelle che, ahimè, si sono allontanate.
Dei tramonti che ho visto
e di quelli che mi son persa.
Dell'amore che ho ricevuto
e di quello che ho donato.
Un po' di malinconia mi pervade perché
chissà forse avrei potuto fare di più,
dare di più agli altri, imparare di più.
Ma quest'anno, la malinconia è immensa.
È immensa perché troppi giorni
sono stati trascorsi qui,
tra le mura domestiche,
quante scoperte non fatte, quanti luoghi non visti, quante persone non conosciute, quante persone che vorrei abbracciare e non posso.
Privazioni che nessuno mi darà indietro,
perché nessuno mi ridarà il mio ventitresimo anno di vita e di esperienze non fatte.
Perché si sa l'unica cosa che non torna indietro è il nostro tempo.
E sono qui mentre fisso le lucine intermittenti dell'albero di Natale, sperando che tutto questo finisca presto.
Sperando che presto passi la sofferenza che, oggi, più che mai, è tangibile.
Con l'augurio che in ogni angolo del mondo, ogni persona possa non soffrire più, possa respirare a pieni polmoni, abbracciare chi vuole, essere circondata da chi ama.
Lo spero davvero.
Un abbraccio a tutti voi.
esplodeilcuore
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arieldallas03 · 4 years
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ehi lu, mi spiace che mi sto rifacendo risentire non voglio disturbare o altro, ma ho bisogno di scriverti delle cose e non importa se non leggerai o semplicemente farai finta di non averlo visto, almeno mi sarò tolta un peso e ne ho bisogno.
mi fa un sacco strano sapere che davvero sto scrivendo questo e riesco ad inviarlo, avrei preferito riuscire ad affrontare sta cosa di persona e pensavo davvero di farcela con tanta sicurezza finché non ti ho avuto davanti quel giorno, però ora dovrei farcela.
so benissimo che nemmeno per te è un segreto che io son stata presa di te, ma la cosa più strana è che lo sono tutt’ora, non mi è mai successo di star davvero così tanto tempo dietro a qualcuno e soprattutto facendo la “sottona” in sto modo, non sono mai stata così vulnerabile davanti a qualcuno, MAI; ho avuto mille motivi per non dover continuare e in mille che mi dicevano di lasciar stare, pure io me lo dicevo, ma alla fin fine sempre in un modo o nell’altro arrivavo sempre a te.
si, è una cosa abbastanza tossica lo riconosco, non dovrei nemmeno star qua a perdere ancora tempo che non spero più in nulla e non ti chiedo nulla in cambio, ma ne sento davvero il bisogno.
non ne ho nemmeno io la più pallida idea del come son riuscita a prendermi così di qualcuno, son sempre stata acida con i ragazzi e facevo la “figa di legno” come al solito, ma come te sia riuscito a non fare la loro fine non so, non riesco davvero a spiegarmelo.
fidati che son stata davvero troppo male quando a febbraio mi hai scaricata senza dirmi nulla, non nego che son stata davvero a penare sta cosa per un botto di mesi, non riuscivo nemmeno a capire che avesse lucrezia meglio di me che hai scelto lei, non importa questo dai l’importante è che tu sia stato felice con lei e che sia riuscita a darti quello che io non sarei mai riuscita.
ho provato mille volte a smettere di pensarti e passarci oltre e non c’è la facevo proprio, mi riducevo sempre alla fine a piangermi addosso come una stupida perché son così fragile a pensare a quel che c’è stato tra noi.
mi son posta tante domande sul perché è successo tutto questo e come abbia fatto a farmi trasportare così tanto da questo casino.
lo so, per te probabilmente non sarà stato nulla di che quello che è successo, sarò stata una delle tante con cui hai voluto divertirti un po’ e avere come seconda scelta, ma fidati che a me hai preso troppo e non son riuscita a vivere tutto questo con la leggerezza con cui la fai te davvero, son stata troppe volte a piangere per te sentendomi sbagliata per come sono anche andate a finire le cose.
hai ragione, non mi hai illuso, son stata io a illudermi pensando che sarebbe andato tutto bene tra noi e ho ripercorso tutto su di te mi spiace.
sono una persona troppo fragile che ne ha passate tante di cose brutte e ho avuto vari problemi per cui son stata anche in ospedale, non sono pazza o altro, solo che soffro di depressione da anni, tutto qui.
nonostante la “””tossicità””” son riuscita a godermi tutti i pochi momenti che ti ho avuto affianco senza buttarti addosso roba mia e varie paranoie, almeno ci provavo poi non so, perché davvero ero felice quando ti avevo intorno e stavo bene in quei momenti, anche solo quando ci scrivevamo in chat.
la cosa che ci siamo usati per sesso alla fin fine non mi ha fatto male, ovviamente non avrei mai pensato che sarei arrivata a sto punto con te, però sarei stata davvero felice a prescindere quando ero con te indipendentemente dalla situazione, quella faccenda è solo una cosa in più.
son riuscita a perdonarmi tutte le volte che mi buttavi merda addosso nonostante non lo tollero a nessun altro, perché davvero ci tenevo e tutt’ora tengo troppo a te indipendentemente dal resto.
quasi tutti mi dicevano “lascia stare, è un puttaniere”, “ti farà davvero male”, “non gli interessa nulla a lui di te, arrenditi” e cazzate varie, pochi mi hanno sostenuto davvero su questo caso anche se le persone più care a me dicevano ste stronzate, volevo dimostrargli che non era vero nonostante alla fine è stato così in parte.
son davvero dispiaciuta che ho fallito in tutto e non son riuscita a smentire ciò che dicevano gli altri e stare serena con me stessa e fidati che non ti auguro che tu passi ciò che ho passato io con te con nessun’altra ragazza perché ho...si, sofferto molto e anche ora ci penso spesso.
avrei voluto che sia andata bene fin dall’inizio così non avrei fatto ricadute e magari sarebbe andata diversamente anche per te senza che tu abbia non so che pregiudizi nei miei confronti, fidati che se non ti fossi arreso così per quel poco che mi conoscevi non sarebbe finita in questo modo.
ti sembrerò esagerata lo so benissimo, ma finché non passi una situazione del genere non so quanto tu possa capirmi.
ora son qua a londra, non c’è nulla da fare più ormai ma meglio così, non credo che se sarebbe andata diversamente tu saresti stato felice assieme a me, sono una 2005 infondo no? una bambina per quelli più grandi che non vuole nulla di serio.
non so nemmeno come avrei potuto salutarti prima di partire senza che io scoppiassi, meglio che sia andata a finire così.
lo so di non essere la classica ragazza che tutti vorrebbero avere al proprio fianco che si pone tutta bella e gentile, ma nonostante i miei difetti sarei stata disposta a tutto per essere la persona che volevi al tuo fianco perché io non mi sarei permessa di perderti a differenza di altre ma non so nemmeno spiegarti come e perché.
non ti ho mai odiato anche se avrei avuto i motivi, ho sempre continuato a pensare che c’è l’avrei fatta.
mi ha portato un calo di autostima in molti sensi ciò che c’è stato nel passato che si è fatto notare molto.
io spero che almeno ciò che c’è stato non sia solo una cosa a caso perché io ci ho messo tanto anche se te non hai visto, ma ho anche davvero sofferto.
già mi hai dimenticata me lo sento, non pretendo nulla da te ripeto, se non sei stato bene non ci posso far nulla se non accettare la cosa, però ogni volta che mi arriva una tua notifica anche dopo ore mi fa sorridere sempre, apprezzo ogni piccolo momento che mi concedi.
ora come ora fidati che molte cose successe le ho superate nel modo o nell’altro, il passato rimane lì, ora mi concentro sul presente.
ti ricordi quella volta che ero in centro con sara e ci siam visti? sai perché piangevo? ero davvero felice di averti rivisto ma odiavo il fatto di vederti così indifferente, poi dopo che ho saputo che avresti lasciato roberto roca provarci è stato anche quello un colpo basso.
tutt’ora provo davvero dei sentimenti per te, ma ora che son lontana riesco un po’ più a rassegnarmi.
non ci tengo per nulla che sta cosa che provo per te influenzi il nostro rapporto, però dovevo troppo dirtela per stare anche bene con me e non mi importa di quello che poi tu deciderai, non hai molta scelta se non capirmi ,sempre se vuoi apprezzare.
tu hai fatto riscoprire la ariel fragile che non vedevo da troppo e dopo questa occasione non ne ho più avuto modo.
non pensare di aver avuto un impatto negativo nella mia vita, son felice di averti conosciuto.
beh, direi che ho scritto anche troppo ed è una cosa che faccio ogni morte di papa soprattutto rendendomi così vulnerabile.
ripeto, io spero che tu non ti allontani da me pensando male o cose simili, se lo vuoi fare sei libero di farlo senza problemi tanto son abituata dopo tutte le volte che ci son state, so anche che se leggi tutto questo ti sembrerò un mostro o altro, ma ci ho messo davvero tutta me a scrivere anche se non ho detto tutto.
ogni scelta tua nei miei confronti la comprenderò, non pretendo nulla.
qualsiasi sarà la tua scelta o risposta, ti appoggio. ariel
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ecodelmare · 4 years
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memoria #31
In questi giorni ho avuto occasione di pensare alle mie prime volte col sesso, leggenda metropolitana sul sesso vuole che ogni donzella di tradizione la prima volta si conceda all'amore. Ma sappiamo bene che qui a casa mia l'amore stesso trattasi di leggenda. Quindi io a chi cazzo l'ho data la prima volta? Eh me lo son chiesto nei giorni scorsi, me lo son dovuto chiedere perchè me lo hanno chiesto e alla fine mi son detta, ma io? Cos'è che mi convinse? Ecco. Vi posso rincuorare dicendo che non la diedi al primo che passava, anzi. Anzi. Quello l'ho fatto mille volte poi. Era un amico, so che mi voleva bene perchè so che ancora me ne vuole e a suo a nostro modo siamo ancora amici, eccome. Insisteva, mi chiedeva di cosa avessi paura, io avevo diciotto anni, precisamente lui la corte (la corte!) inizò a farmela quando io ancora di anni ne avevo diciassette e di cazzi ne avevo visti, ma ne avevo preso in mano solo uno, in bocca ancora nessuno e non lo feci nemmeno col suo. Mi invitava ad uscire e io ci uscivo con lui, devo sottolineare che mio padre benediva la situazione, lui gli piaceva, se veniva a prendermi lui e a portarmi lui i miei dormivano tranquilli, non consci del fatto che in realtà era alla mia purezza che ambiva forse lo sapevano pure e gli andava bene, ammetto che ci vedevano lungo, perchè è vero che mi si voleva scopare però è pure vero che anche dopo avergliela data poi fui io ad allontanarmi, non lui, che ambiva ad un futuro insieme, come si diceva nel periodo dell'adolescenza: lui mi voleva proprio. Mi diceva che voleva stare con me anche a distanza, chè io sarei partita per l'università, me ne sarei andata lontano, ma a lui andava bene lo stesso, che poi sarei tornata e avremmo avuto dei bambini e che gli piacevano anche altre ragazze, ma che io ero quella che lui preferiva (che tenero). Come scusa per farmi cedere al suo desiderio veniva a casa mia a studiare inglese, senza nessuna intenzione di farlo sul serio, finiva che si pomiciava sul letto di mio fratello mentre i miei guardavano la tv in soggiorno, che ne so, i miei hanno sempre avuto una mentalità troppo aperta per ‘ste cose, sarà anche per questo che io ho vissuto con una libertà quasi ostinata la mia sessualità. Dopo un po’ di volte che veniva a far finta di studiare io mi ero già stufata di questa cosa e costrinsi uno dei miei fratelli a venire a disturbarci insistentemente in modo da evitare che lui ci provasse. Fu l'ultima volta che venne e fu anche l'unica in cui riuscìì a fargli fare qualcosa di inglese. La prima volta che mi baciò fu in treno, andando a scuola, mi chiuse in uno scompartimento, mi accostò al muro e mi baciò, mi piacque, mi fidavo di lui, ci conoscevamo da anni e sapevo non mi avrebbe mai fatto del male. Ma eravamo diversi, lui immaginava la famiglia, una casa e un lavoro sicuro. Io no. Io volevo solo andarmene in giro senza aver intenzione di fare niente. Di fatti. Sono sempre stata sincera, in fin dei conti non sapendo quel che voglio dall'alba dei tempi non potevo e non posso permettermi di promettere qualcosa a qualcuno, tutto pur di non far soffrire, tutto pur di tenerli distaccati, tutto pur di non assumermi responsabilità, voglio aver torto, ma non voglio aver rimorsi. Decisi di farlo con lui, che poi possiamo star qui a dircene di ogni, ma avevo anche paura, quella paura cattolico cristiana, quel timore di far il passo e non poter tornare indietro, o tesori miei se si può tornare indietro, eccome se si può, l'amore si può far mille volte per la prima volta e ogni volta può esser più bello. ogni volta si può morire e rinascere, mille volte sarà la prima e altre mille sarà l'ultima. Ogni volta che io faccia sesso o che faccia l'amore so che ce ne saranno altre sempre più belle e mai mi son pentita di averlo fatto per la prima volta. Nè con lui. Nè in quel momento. In macchina, che scomodo gesù che scomodo, è il ricordo più forte che ho, la scomodità, io sopra non si poteva non avevo il coraggio, ci provai, ma non mi sarei mai trafitta da sola. Lui sopra, ok, ma già la situazione era di due ragazzetti alle prime armi, poi pure in macchina, insomma fu piacevole, nel senso che fu un'esperienza che mi rimase e non mi sconvolse negativamente, assolutamente, io gli piacevo e lui non faceva che farmelo capire. Ma con lui fu la prima e l'ultima volta. Mi rimase un senso di colpa nei suoi confronti, io non lo volevo e lui sì. Fu un senso di colpa che mi portai dietro per un po’ di tempo e ancora a tratti mi pervade, quando mi sento fredda e solitaria, lontana e immeritevole di amore, io mi sento in colpa verso chi mi ama. Sapevo che mi dovevo allontanare e così feci, lui tentò invano ancora qualche mese, ma poi io partìì e finì tutto lì, non proprio a dire il vero, lui mi rimase vicino anche nei periodi in cui andavo in giro a scoparmi tutto il paese e dintorni, a momenti rimproverandomi a momenti abbracciandomi quando mi vergognavo di me stessa. Mi prendeva e mi portava a fare un giro senza mai riprovarci, colpevole lui stesso di farmi sentire colpevole per la mia natura libertina, ma in buona fede, sapevo allora come so adesso che l'insulto puttana non vuol dir nulla, ma sapevo pure che mi voleva bene e che non potevo chiedergli certe finezze mentali, dopo tutto era un motivo per cui non stavamo insieme. Puttana. Chè di fatti lui mi diede il via. Poi dopo qualche mese mi feci il suo migliore amico, il primo che mi poggiò la lingua sulla fica, che il cielo lo benedica, il primo che ha cercato di prendermi il culo mortacci sua, il primo che mi disse che al posto del cuore avevo una pietra, ne seguirono altri. Dopo due mesi di sesso mollai anche lui e da quel momento, salvo pochi casi, pochissimi, è stato sempre un mordi e fuggi. Qualche giorno fa mi hanno chiesto dei miei amanti e mi sorprende il fatto che non son riuscita ad elencarli tutti subito, a tratti mi sovvengono dei ricordi e me ne viene in mente qualcuno in più a tratti mi intenerisco e poi mi son ricordata la mia prima volta e mi è piaciuta. E me la son voluta scrivere.
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ilsalvagocce · 4 years
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Avete mai partecipato a una riunione di condominio?
io sì, stasera.
All’aperto, con la mascherina, le seggiole distanziate, sul porticato dove giocavo da bambina, anzi no sul ghiaino, dove ci trovavo le molle delle mollette rotte e ci facevamo le invenzioni con maurizioemichele tuttoattaccato.
Supportavo mio babbo, per la richiesta di installazione di un ascensore, nel condominio dove son nata, fatto di 3 scale, di cui noi al terzo piano, e in cui abita mamma con sempre più difficoltà a camminare, e una malattia sotto gli occhi di tutti.
Non parleremo di questo però: all'ordine del giorno c'è l'arte della comunità.
I vicini li ho sempre visti dal basso in alto, da bimba cioè. La piccola di casa per antonomasia, per cui rapporti alla pari mai avuti. Era babbo che andava alle riunioni, a volte con mamma (ma meglio di no ché è fumina, e se li magna arrosto a ogni ingiustizia o piccineria).
Stavolta la facevo io la sua parte, per mamma sorella e babbo, che non fosse solo.
Comunità di cui è un attimo a sentirne l’assenza — ma mai come a una riunione di condominio.
Io l’ho sentito proprio sotto pelle stasera, una scia di anni passati e futuri.
chi contro chi contro chi contro chi contro chi pro chi contro chi contro chi contro contro contro contro chi boh
chi contro chi contro SI PERO’ L’ARIA CALDA?
l’aria calda, l’estetica, il buco in sala.
A un certo punto ho alzato la voce al blaterare, solo per esser paladino di mio padre, e perché la meschinità fa ribollire il sangue, niente di particolarmente originale.
Solo una o due delle 18 famiglie ha parlato di
“Gli è necessario, lo deve fare”.
Non parole di soldi, ma di affetto, cura,
la solidarietà semplice netta, sotto gli occhi di tutti.
Far sentire Sandro non solo, dopo quasi 40 anni qui, vicini.
Il resto era calcolo, architettura, e un io sì perché te no? perché io no e allora te sì?
Non ho retto. Ho fatto la fumina, e spero che stasera qualcuno racconti al coniuge "oh, peggio della madre".
Alla fine, quando tutti si dileguavano, son andata a ringraziare l’unico che s’è preso a voce alta e chiara le ragioni di mio padre, e i sentimenti pure,
e non ho finito la frase di grazie che mi si è bloccata la voce, non ho retto la questione della bambina cresciuta e lui mi ha abbracciato forte, nonostante la mascherina, e le sedie pieghevoli distanziate sul ghiaino.
Viva allora la comunità fatta di pochi.
Era la prima mia riunione di condominio, e quando siamo risaliti a casa e detto a mamma Ehi ehi, abbiamo lottato per te!
ho promesso che se va male comprerò per loro una casa a Rosora, con la piazzetta davanti, la “piazza” quella vera, ci ho fatto il tema di maturità ricordate?,
e la vista sui colli.
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Bungou Stray Dogs - Characters - Tier List
Gli elenchi chiamano e io rispondo. 
Dopo la supermassiva presenza di pokémon, mi son detta che potevo pure andare a tierlistare altrove. Ovviamente, non poteva che essere BSD. 
[Grandine di spoiler grossa come uova per chi non segue il manga.]
Confesso di non essermi resa conto fino alla fine che la posizione S sarebbe stata occupata da (al momento) soli due tizi. La cosa più bella è che sono anche la mia OTP di BSD. Non era voluto! Davvero! 
Posizione intermedia per due altri due tizi che, se rimangono bellissimi come sono ora, volano dritti alla S. Sigma si è fatto amare nel giro di cinque pagine. E, alla battaglia, stavo genuinamente tifando per lui. E VOGLIO SAPERE CHE AUTORE È (Io voto per Saint-Exupéry, ma ci sono indizi che potrebbero hintare Camus  ). Gogol è forse il più gnocco di tutto BSD e ha seri problemi di iperattività; se già non fosse divertente averlo in scena, sembra pure avere qualcosa di serio e persino brokoro. Lui, in particolare, può scivolare alla A, se fa casino alla B+/B, se continua su questa linea va di diritto in S. 
La linea A è occupata da gente adorabile, gente tsunderissima e gente rincoglionita.  Atsushi è adorabile. Aveva un po’ rotto con il suo Flashback (con la maiuscola), ma in generale è molto cute.  Kyouka, all’inizissimo, non mi faceva troppo impazzire, causa essere l’incarnazione dello stereotipo animanga della “ragazzina killer”, con bonus kuudere a sottolineare il cliché. Invece, è una di quelle personagge che è bello trovare in un seinen: forte, ma non Maria Susina, decisa, ma non inscalfibile, con una storia e una sottotrama interamente riguardanti sua madre (naturale e adottiva), con il romance esistente ma che non diventa lo scopo del suo personaggio. Considero lei e Atsushi praticamente sposati - e non capisco perché farla quattordicenne invece di sedicenne. Ma tanto suppongo arriverà un time skip che renderà la differenza d’età tra loro due meno una preoccupazione.  Kunikida è tsunderissimo, quindi non può che andare bene. Ultimamente ha pochissimo spazio, e preferirei non avesse il Momento Trauma in ogni singolo arco.  Odasaku... Credo sia uno di quei personaggi che è difficile non apprezzare. E la leggendaria Dark Era ha lasciato il segno un po’ in tutti gli spettatori/lettori. Nonostante il Papino per antonomasia mi piaccia, a volte preferirei fosse meno idolatrato- Oguri è stato una sorpresa. È abbastanza cessacchiotto e ha la faccia da scemo - diciamo che, dopo il discutibile arco del Cannibalismo, non è che mi ispirasse granché. Invece, appena apparso, già mi ha fatto ridere. Poi mi ha fatto brokorare. È stratsunderissimo, praticamente himedere, è un idiota ma è un piacere averlo in scena. Me lo immagino con la voce di Daisuke Hirakawa (Forse perché mi ricorda un po’ Rei Ryugazaki) che già ha avuto un ruolo in BSD, quindi non sarà doppiato da lui, ma vabbè.  Con solo Dead Apple e l’anime, Dostoevskij era in C. Non era in “Indifferenti” solo perché “Io sono il Delitto, Io sono il Castigo, Delitto e Castigo sono amici” e il fatto che dovesse richiamare la Strega Cattiva mi aveva fatto rotolare. Poi ho letto il manga. E ho scoperto che è uno yandere rincoglionito. È yandere ma, il più delle volte, è troppo stordito per ricordarselo. E io amo gli yandere scemi. Mi dispiace un sacco che il Bones abbia tagliato tipo tutte le sue facce stordite e l’abbia fatto sembrare serio, ma capisco volessero tenere alta la tensione- BTW, ora è assolutamente in A. 
La B+ sono i personaggi che non mi dispiacciono, con alcuni dal grande potenziale. Yosano, già mistress (!) di suo, ha guadagnato un sacco di punti con il suo flashback - così come Tachihara, prima per me abbastanza indifferente. Ho un po’ sudato freddo quando si è scoperto quale fosse il suo potere, dato il rischio Potere Livello Dio Incontrollato (vedasi i livelli a cui arriva Magneto) ma, per fortuna, è stato presto ridimensionato. (Insomma, c’è già Chuuya ad avere un Potere Livello Dio Incontrollato che viene controllato solo non facendolo rimanere in scena-) Fitzgerald ha scalato la classifica con l’episodio a lui dedicato. Non si può rimanere indifferenti alle pentole. (!)  Di tutti gli altri, quelli da cui mi aspetto di più sono Tanizaki e soprattutto Q.  Extra della linea B+, qui assente: Babbo Rando, perché non si meritava tutto quello che gli è successo. Probabilmente, non si meritava neanche un marito come sembra Verlaine-
La B sono i personaggi che “mi stanno bene”.  Kenji ha guadagnato punti dal suo spargere positività nei momenti più cupi (E nella sua losca transizione da Finny a Oz).  Visto quanto è spammata ultimamente, mi aspetto qualcosa da Gin. Ed esigo un’evoluzione psicologica per Higuchi, perché “la prima scrittrice giapponese donna” non può rimanere succube e impacciata. E io ci vedo un sacco di lesbo tra queste due-
La C sono i personaggi che “mi stanno bene” ma non hanno avuto troppo spazio per giudicarli.  Ango non mi sta antipatico, è pure doppiato da Jun Fukuyama, ma sembra che proprio non ce la faccia a non fare il quadruplo gioco.  Kajii è lol, ma sembra più un folle comic relief - persino la sua prima apparizione era, in realtà, in funzione di Yosano.  Steinbeck è forse l’unico membro della Gilda che si è mai davvero impegnato, ma purtroppo sfigura di fronte agli altri personaggi. Dato che si è messo a capo della Gilda 2.0, mi aspetto qualcosa da parte sua.  Hawthorne e la Mitchell hanno un sacco di potenziale, ma sono apparsi davvero pochissimo e sono impossibili da giudicare. Visti anche Dimmesdale e Rossella, immagino un sacco di angst. (E quant’è bello che da un parte ci sia The Scarlet Letter e dall’altra Scarlet O’Hara?) La Alcott è cute, ma per il momento è apparsa gran poco. Idem per Twain, che ha un design molto carino, sembra simpatico, ma ha la stessa presenza di un soprammobile.
Gončarov, Shibusawa, Melville e Gide (qui assente) mi sono assolutamente indifferenti.  Melville più per il suo screentime totale di forse cinque minuti. L’avrei pure messo in C, ma ha oggettivamente DUE scene DUE e non è detto riappaia, quindi...  Gide era quello con più potenziale, nella novel molto più complesso e bizzarramente appiattito nell’anime - ma, anche nella novel, necessitava come minimo di un capitolo dedicato.  (Fun facts: Pensavo fosse presente nella tier list. Invece era Kouyou. Non so come abbia fatto l’autore della tier list a prendere l’unica immagine in cui Kouyou non ha la sua eterna espressione da Mammina Paziente, ma okay-) (Sì, ho confuso Kouyou con Gide, ma da quell’angolazione ci sta, su. (!?)) Gončarov e Shibusawa, invece, fanno il loro “onesto” (?) lavoro. In compenso, Shibusawa ha delle belle carte in Bungou Mayoi. (!!!!!) E chissà che non abbia più spazio in Storm Bringer.
La fila “E tu chi sei?” credo si spieghi da sola.  Ace è un idiota. Ma proprio stupido, con un potere demenziale. Povero Karma e povero Fedoro. Se non altro, quell’episodio è bellissimo (Per merito di Karma e Fedoro, ovviamente.) Puškin... Cioè, non... Magari il concept del “codardo” aveva pure qualcosa di interessante, ma lui come personaggio è talmente nulla che per me è “Russo 2” (“Russo 1” è Gončarov). A voler infierire, il concept dell’essere impotente di fronte agli eventi è fatto triliardi e triliardi ma proprio triliardi di volte meglio con Sigma. 
Si arriva quindi alla fascia più bassa. Ossia i Cani da Caccia.  Detto chiaramente: non li sopporto, perché il loro essere Gari Stuini e Marie Susine (dichiarati) viene costantemente ribadito, con una frequenza asfissiante: vengono osannati/temuti/rispettati ad ogni loro singola apparizione, non si può avere un Cane in scena senza prima ribadire quanto sia bellofortefAigoinvincibile. Almeno non sono serissimi e hanno un accenno di “comicità” giusto per, ma non mi hanno mai fatta ridere. Anzi, un paio di volte ho pure cringiato. Ho goduto come un riccio quando è arrivato Chuuya a gonfiare Jouno e Tecchou - Chuuya dal potenziale Gary Stu immenso, ma nessuno sta lì a lodarlo, ribadirlo o anche solo permettergli di stare in scena per più di mezzo episodio per volta (Grazie Fifteen, grazie spudorata fanservice di Dead Apple). E, come ho già detto, nella battaglia di Sigma vs Teruko, stavo seriamente tifando per il primo. 
Tecchou e Teruko sono quelli che più sopporto in scena. Tecchou perché continua a chiedersi cosa ci faccia lì, ha sputtanato Jouno e, in generale, mi sembra il più intelligente.  Teruko viene presentata come l’incarnazione dello stereotipo della loli incazzosissima MA comunque superfAiga, che guai a farla arrabbiare!, lei è troppo fortebellafAiga! Con mia grande sorpresa, nel miniarco del casinò guadagna svariati punti, mostrando il suo lato più umano (le sofferenze che comporta l’essere un Cane) e mostrando anche quanto creda davvero nel suo lavoro di poliziotta. Non fosse stato ribadito fino allo sfinimento quanto fosse superfortesuperfAiga e non fosse stata contro Sigma, avrei persino potuto metterla in un C-. La penso con la voce di Aoi Yuuki, perché Teruko è palesemente ispirata a Tanya von Degurechaff. 
Il punto più basso della classifica è occupato dagli altri due Cani. Si va in un crescendo di simpatia, insomma.
Prima del Grande Colpone di Scena, Fukuchi era il nulla. L’unico suo dettaglio di riconoscimento era l’essere protagonista di gag che non fanno ridere. L’avrei messo in “E tu chi sei?” ma, a seguito del Grande Colpone di Scena, è precipitato vicino a Jouno. Il motivo è molto semplice: Il Nulla Cosmico sarebbe (secondo loro) colui che manovra personaggi del calibro di Dostoevskij, Gogol e Sigma? Ci credo tantissimo. (Sono della fazione che crede che il vero capo sia l’ultimo membro degli Angioletti Marciti.) La motivazione, poi, sembra di una povertà devastante. È un gigantesco No. 
Infine, sul punto più basso della classifica, Jouno. Jouno è l’unico personaggio di BSD che mi sta davvero sulle balle.  È un Cane (quindi si parte male), di più, è il più spietato dei Cani, è crudele, è saaaaadiiiicooooo, ma proprio sadicissimo, è uno yandere che proprio cioè guarda, è addirittura colui che riesce ad arrestare Dazai in una scena di profonda inquietudine yandere. (Ovviamente, Dazai si è fatto arrestare.) Bonus scazzo: ha quasi lo stesso nome di Jonouchi, che è uno dei miei personaggi preferiti di Yu-Gi-Oh!.  Questo è il motivo per cui Jouno mi sta sulle balle: se la crede, tutti ci credono (per nessun motivo), sembra l’unico yandere (parte “dere” non pervenuta), l’unico spietato, quasi trascenda il “profondo e dannato”... In un animanga che presenta personaggi tipo Dazai. Dazai. Anzi, avendo proprio un confronto diretto con Dazai stesso. Per dire, Mori riesce ad essere spanne e spanne più crudele e inquietante, e senza fare tutte le scene che fa lui. Addirittura Tanizaki, nei momenti in cui sembra uno squilibrato, lo si prende più sul serio. Se poi si vuole parlare di sadismo vero e proprio, credo Q sia abbastanza imbattibile.  Non è meglio di nessuno ma, per nessun motivo, sembra gli si voglia appiccicare addosso un alone di Pericolosità IncrediBBile. Che palle. 
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E questi sono i miei pareri sui personaggi di BSD. Volevo farli da un po’ e la tier list me ne ha dato l’occasione. Chissà che non cambi qualcosa. Vedremo come sono l’ultimo Angioletto Marcito e il buon (?) Verlaine...
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telecalyfornia · 4 years
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05/2016
Io sono nata a Lampugnano, appena fuori Milano, prima era proprio un paese e per studiare dovevamo andare fino a piazzale Lotto a prendere il tram. Non c’era niente, c’erano prati, c’era l’ippodromo di Milano e poi di fronte c’era una strada divisa a metà: da una parte passavano i cavalli e dall’altra passavano i cristiani per andare in piazzale Lotto. Io sono del 1926, 13 ottobre. Dicono che quelle dal ’21 al ‘29 sono le classi di ferro; adesso vedo che la regina Elisabetta ha i miei anni, dunque vuol dire che siamo bravi. Abbiamo fatto tutti il regime fascista, mica da ridere. Ho cominciato a lavorare appena dopo aver finito la terza media, ho studiato all’istituto Moreschi, poi volevo fare ragioneria ma non sono riuscita a farla per via dei bombardamenti e tutto il resto.
Poi da Lampugnano sono andata a Lambrate. I miei genitori e i miei nonni avevano una lavanderia, una di quelle grosse che lavoravano per gli ospedali. Mi ha raccontato mia nonna che nel 1901 con 600 lire si è comprata una lavanderia con un cavallo e un carretto per andare in giro; in poco tempo è riuscita a ripagare tutto. Mia nonna è nata in una chiesa sui Navigli, nel 1867. Tutti gli altri miei nonni sono dei dintorni di Milano, siamo Viganò e Campari, sono cognomi importanti.
A tredici anni sono andata a lavorare per la prima volta. Ci sono andata durante le vacanze perché mi davano della lazzarona. Sono andata a lavorare da Caremoli, quello delle caramelle. C’erano due fratelli e una sorella - io ero una bambina con le trecce sulle spalle, le ho portate fino ai diciott’anni - e i due fratelli continuavano a darmi caramelle e carbone nero dolce da mangiare, ho fatto un’indigestione e da lì non sono più andata. Poi il 10 di marzo del ’41 mi ha assunto un'azienda che faceva la pastina glutinata e alimenti per bambini; sono stata lì dal ‘41 al ’53, mi sono divertita un mondo. Il capoufficio era uno che veniva al bar da mio zio e un giorno mi ha fatto una lettera di presentazione. Sono andata lì e mi hanno assunto subito. Allora purtroppo girava la tubercolosi e c’era una ragazza in quell’ufficio che era andata via perché sembrava minacciare quella malattia, per cui cercavano una. C’era la mia amica, la Lodovica, che cercava anche lei di lavorare; le ho dato la mia lettera di presentazione e le ho detto: “Fanne una anche tu”. Un giorno il principale mi chiama. I proprietari eran gente...non erano cattolici, erano evangelisti. Lui milanesone della provincia, lei una signorina molto perbene svizzera; si era innamorata di me perché avevo le trecce e quando le ho tagliate non mi ha più guardato. Vado in ufficio e mi chiedono: “La conosci tu questa qui?” - “Sì, è la mia amica” - “Eh per forza, ha scritto la tua stessa lettera ma ha cambiato il nome”. Da lì io e la Lodovica abbiamo iniziato a lavorare insieme, anche con altre ragazze della nostra età, poi lei nel ’48 è andata suora di clausura e ci siamo perse. Però stavamo sempre insieme in ufficio e poi lì vicino c’era il parco di Lambrate e così tutti i giorni si andava.
Nel ’48 ci ha preso l’Italcementi. Il proprietario era anziano, le macchine erano vecchie e alla fine ha dovuto vendere; l’Italcementi ha ritirato tutte quelle fabbriche vecchie e anche altri posti, altre ditte che stavano andando male. Nel ’53 hanno chiuso anche lì a Lambrate e sono stata mandata in via Borgo Nuovo. Mi sembrava di essere la povera provincialotta che arrivava a Milano, proprio in pieno centro. Però è stato bello, perché via Borgo Nuovo era proprio un pezzo storico di Milano, c’era vicino il museo delle armi, in via Brera, vicino all’Accademia. Sono stata lì dal ’53 fino al ’68. Poi sono andata via e sono andata a Pero a lavorare per una signora che purtroppo era innamorata del proprio impiegato. Io ero abituata all’Italcementi, che guai se vedevano un ragazzo con la mano sulla spalla di una ragazza. Una volta durante l’intervallo c’era una ragazzina in braccio ad un ragazzo e l’hanno licenziato, tanto per dire. La prima volta che ho conosciuto questa signora, è arrivata urlando contro l’impiegato: “Roberto io ti ho fatto e ora ti distruggo!" e subito dopo ho visto arrivare un bicchiere contro un vetro. Mi sono chiesta dove fossi finita. Informandomi ho scoperto che questa ditta era un satellite della Mondadori. Sono stata lì due anni, poi è fallita.
Avevo quarantasei anni ed ero un po’ disperata. Mi chiedevo cosa potessi fare a quarantasei anni. Ho fatto due inserzioni sul giornale. Quando ho iniziato a lavorare, prendevo 354 lire, tanto per dire com’era valutata la lira; nel ’41 io e la Lodovica avevamo i rimorsi di coscienza perché ci sembrava di aver guadagnato tanto per quello che facevamo, perché ci si divertiva anche. Con 354 lire mia mamma mi aveva comprato - sempre stoffa, non roba confezionata - il soprabito grigio, il vestitino sotto rosso e grigio a quadratini, i cappelli alla messicana che andavano di moda allora e una borsetta. Comprava all’angolo di piazza Cordusio, c’era un negozio di vestiti molto rinomato, primo e secondo piano. A quarant’anni prendevo più di 4 milioni ma non potevo comprare tutta quella roba lì! Per dire, quello era lo stipendio di una ragazza di quattordici anni in tempo di guerra. Un’altra esperienza che ho fatto e che non farei mai più è quella di stare per tanti anni sempre nella stessa ditta. All’Italcementi ho cominciato a quattordici anni, con le trecce sulle spalle, e ho finito quasi con i capelli bianchi.
Un giorno mi suona il telefono: “È il Piccolo Teatro”. Io non sono tanto di sinistra, dunque pensavo: "Cosa ci vado a fare io lì?". Però mi piaceva il teatro. Nei piccoli teatri che c’erano a Milano come l’Olimpia, vicino alle poltrone c’erano gli strapuntini per cui ti davano i biglietti all’ultimo momento... allora andavamo a teatro. Si stava in entrata e poi appena cominciava se c’erano gli strapuntini le cassiere ci davano i biglietti e non si pagava quasi niente, si stava nelle prime file e si vedeva lo spettacolo. Quindi, mi chiama il Piccolo Teatro mi dice: “Può venirsi a presentare?”. Al telefono ho parlato con la signora Vinchi, una delle tre persone fondatrici del teatro. Il giorno dopo sono andata a lavorare. Sono andata per sostituire una in maternità e poi sono rimasta lì per ventidue anni, e mi sono divertita.
Abbiamo sempre lavorato con Strehler, i suoi spettacoli costavano da matti ma andavano molto, ha cominciato nel ’48 con l’Arlecchino e va avanti ancora adesso. L’anno scorso ha girato tutta l’Australia. Gli spettacoli di Strehler sono fenomenali. Tenevo i suoi conti personali. Mi mandava le lettere quando andava via: “Mi raccomando, cura la mammetta”. La mammetta era un fenomeno, simpaticissima. Andava a teatro quando c’erano le prove, alla prima non andava mai perché suo figlio non voleva. Lei continuava a parlare e lui la zittiva. La mammetta abitava in piazzale Cairoli e là c’erano sempre delle prostitute sedute all’angolo della via; lei si fermava perché d’abitudine beveva l’aperitivo lì e loro la salutavano: “Buongiorno signora Strehler”.  Al suo funerale sono andate anche loro. A teatro ogni tanto veniva una ragazza che voleva parlare con Strehler. Era in crisi, se non ci parlava si buttava giù. A un certo punto è diventata matta. Era figlia di un giornalista molto rinomato, Gawronski. L’ambiente era un ambiente originale, erano simpaticissimi. Quando il dottor Grassi parlava del programma venivano anche tutti gli operai. Panizza, l’uomo delle pulizie, un po’ mezzo balengo, voleva sempre dire la sua e il dottor Grassi gli rispondeva: “Stia fermo Panizza!”. Magari si parlava dell’Arlecchino e Panizza diceva: “Preferisco vedere lei morto piuttosto che vedere un’altra volta l’Arlecchino!”. In molti facevano parte della famiglia del Piccolo. Era un’ambiente un po’ strano, c’erano molte sarte o servi di scena, che avevano diritto ad alberghi di prima categoria se andavano via in tournée. Andava a finire che magari la sarta, che era l’unica donna non attrice, stava in stanza con il servo di scena e andavano a convivere. Non c’erano differenza tra attori e tecnici di scena.
Di teatri stabili non ce n'erano tanti, è stata una bella invenzione perché almeno si lavorava finanziati, poi noi avevamo solo gli incassi. Tanti teatri ora hanno chiuso ed è triste. Ci saranno pure delle belle operette per divertimento, ma chiudere la cultura vuol dire cadere in basso. Adesso è tutto fermo, è un momento di stasi. Quando Strehler ha fatto La Tempesta di Shakespeare - dunque il nostro era un teatro di sinistra, quindi in genere si preferiva andare in Russia o in Germania dell’Est - abbiamo fatto una tournée in America: prima a San Francisco poi a New York. Quando hanno visto lo spettacolo di Strehler, attori come Paul Newman e altri registi hanno fatto offerte fortissime a Strehler, perché di spettacoli così non ne avevano mai visti. Poi facevamo tanti pomeriggi musicali. C’erano Strehler, il Dottor Grassi e la signora Vinchi, che senza loro due non sarebbe stata nient’altro che una segretaria, e loro due non sarebbero stati niente senza la loro segretaria.  Strehler era socialista come la maggior parte di quelli che lavoravano lì; sapeva conoscere bene le persone, mi rispettava, diceva che avevo una bella anima.
Io ho girato tutto il mondo ma come arrivo a Milano il mio cuore si allarga, però la Milano di adesso non mi piace più. È fredda, non ha più un’anima, l’anima dei milanesi con il cuore in mano. Adesso vive solo il denaro. Il denaro serve per far stare bene noi e basta, non è necessario averne tanto. Fino ai quarant’anni sono andata a fare le vacanze a Milano Marittima o a San benedetto del Tronto. Verso i quarantadue anni mi son detta: "Cosa mi metto a fare? Compro un’altra casa?". L’idea di non sposarmi ce l’avevo già, volevo restare zitella perché ci stavo bene, e allora ho cominciato a viaggiare. Il primo viaggio l’ho fatto in Thailandia, ci sono andata con la Banca Commerciale Italiana. L’anno dopo sono andata in India, prima il Sud e poi il Nord, poi sono andata in Indonesia e a Bali, dopo in America e ho imparato a conoscere il mondo.
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lizsunflower · 4 years
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09 giugno 2020 vecchia spugna
🌻🖤😢
Ciao vecchia spugna sono ancora qui.
Ci sono dei fiori nuovi, anche un girasole, il mio fiore preferito. Magari è un segno del destino.
Come stai?
Io un po’ così, sta notte mi ha scritto il tuo amico e sono rimasta sveglia fino alle 4 e mezza
Forse è anche questo che incide sul fatto che mi senta un po’ rinco oggi
Tu mi diresti “solo oggi?”
Mi piacerebbe fare una chiacchierata con te come ai vecchi tempi.
Venendo da te ovviamente ho salutato anche Enri, ha sempre un fiore nuovo e fresco, oggi ha una rosa bianca con le punte rosa
Ci siamo detti tante cose ieri io e il tuo amico sai.. alcune già sentite, altre di nuove, tipo che quella è stata l’ultima volta. L’ultima. Quando mi ha detto sì alla mia domanda, mi si è bloccato il cuore
Tipo adesso che le campane hanno fatto un rintocco perché sono le 16.30
E ho iniziato a piangere
Poi mi ha anche detto che non ci riproveremo mai, io un po’ ci speravamo sai, un giorno mi ha detto che quando sarebbe stato in grado di prendersi cura di una persona sarei stata di nuovo sua. E invece no a quanto pare. Dice che non gli crederei e questo è vero, forse si arrende ora perché sa che sarebbe dura affrontare lo sforzo di riconquistare la mia fiducia
Io credo che lui possa essere di nuovo felice e che abbiamo perso un’occasione, la nostra, forse era l’occasione della vita
Ci siamo inviati un sacco di canzoni, tutte parlano di noi.
Mi ha ricordato che una delle ultime volte che ci siamo visti gli ho detto “il tuo posto è qui” non me lo ricordavo, non so se gliel’ho detto riferendomi alla casa, o al mio cuore. Forse mi riferivo ad entrambe.
Ci sono due girasoli vicini qui, uno sulla mia gamba uno dentro la tua tomba di famiglia.
Mi ha detto che c’è sempre un posto nel suo cuore per chi c’è stato davvero e noi tre sappiamo bene che non ce n’è molto di spazio lì dentro. Amico di tutti e di nessuno.
Mi ha detto che è stato importante avermi al suo fianco
Mi ha detto che spera che noi che lo conosciamo continueremo a capirlo anche se non parlerà, che ci deve la vita, forse a te no V.
Gli ho chiesto perché non passa e non ha saputo darmi una risposta, mi ha detto “passerà”
Mi ha inviato un 🌻 come quello che c’è qui vicino a me
“I tuoi occhi, i tuoi nei
Che non sono più i miei
Ma alla fine ti giuro che lo rifarei
Che lo rifarei”
Lo rifarei, tutto, credo.
Forse mi arrenderei prima, non lo so.
Mi ha detto che non cancellerà la nostra chat perché sono importante e gli mancherò sempre.
Gli ho inviato la canzone dei negramaro
“L’amore qui non passa” non l’avevo mai sentita
Dice “sei intrappolato dentro” ed è proprio questo che sento io quando mi manca. Sento che ha radici dentro di me, che non si staccano, che non si afflosciano, che resistono.
Mi ha chiesto che lo penso spesso e gli ho detto di sì, sono ancora nella fase dove tutto mi ricorda lui, le piccole cose, lo spazzolino, i pop corn, i liuk, le patate arroste, ogni singola parola di ogni canzone
Mi ha detto che è giusto lasciami andare
Gli ho inviato le parole che ho scritto dopo la nostra ultima notte e mi ha detto che è sempre bello quello che butto giù, forse non avrei dovuto inviargliele, ma ho voglia di inviargli anche queste
Mi ha chiesto se è stato giusto che io abbia passato l’ultima notte lì con lui e io gli ho detto di sì, che lo rifarei altre mille volte
Mi ha chiesto se lo amo ancora
“Mi son fatto da parte perché era giusto farlo
Anche se morivo dentro ogni giorno dalla voglia di scriverti”
Dice che non è stato se stesso, che non era in lui in molti momenti, che gli dispiace avermi trascinato in tutto il resto.
Continua a dire che gli dispiace e che mi ringrazia
Mi ha detto che dobbiamo lasciarci andare
Gli ho chiesto perché mi ha chiesto se lo amo ancora e dopo aver insistito mi ha detto che almeno non è l’unico.
È finita così la conversazione con una buonanotte un girasole un cuore nero e un’emoji che piange.
Alla prossima vecchio amico
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solo-stef · 4 years
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Allora ieri sera, presa anche un po’ dalla disperazione di non saper piu’ cosa guardare su Netflix (perche’ capiamoci, io la sera guardo sempre qualcosa e non solo dagli ultimi due mesi eh, quindi il catalogo Netflix l’ho gia’ girato e rigirato tutto almeno due volte - esclusi i cartoni animati in realta’ ma vabbe’ questo e’ un altro discorso che faremo forse un giorno chissa’), cmq dicevo ieri sera ho cominciato a guardare Merlin.
Cioe’ io credevo che fosse una serie relativamente recente, comincio a guardare e gia’ da subito mi si arricciolano le sopracciglia.
Intanto ok e’ la storia di Merlino da giovane che in effetti io non avevo idea che potesse essere mai stato giovane, dato che ce lo hanno fatto sempre vedere ultra vecchio, curvo e un po’ andato, quindi vabbe’ ci sta, anzi, why not?
Ma Camelot ce lo fanno vedere come un castello nuovo di pacca dove non c’e’ manco una pietra fuori posto, finestre enormi dal pavimento al soffitto, porte in legno nuovissime e tutto di un bianco candido che sembra tutto finto.
Poi in sto castello, che da fuori sembra essere enorme, dentro ci stanno dieci persone in tutto, di cui 3 sono i reali (Uther, Artu’ e Morgana) e il resto sono una cameriera (che poi sarebbe la famosa Ginevra, e anche qui, ma come sarebbe, spetta un attimo, ma Ginevra QUELLA Ginevra, che poi sposa Artu’? Una cameriera?); il medico di corte (mentore di Merlino) e il resto qualche guardia e altre figure non meglio identificate, credo per riempire la sala, assolutamente irrilevanti. Quindi insomma la storia la fanno praticamente in 4. A Camelot. Ah poi c’e’ anche un drago (l’ultimo drago esistente a quanto pare) rinchiuso sotto Camelot, in un posto definito inaccessibile e inarrivabile, talmente difficile da trovare che Merlino, che nel telefilm cmq fa il servo del medico, lo trova il secondo giorno e ci parla spesso e volentieri per chiedergli consiglio (e ok va bene, e’ un film fantasy maccheccazz insomma vabbe’)
Non paghi, la Ginevra di cui sopra (che pero’ nel telefilm si fa chiamare Gwen e a me mi viene sempre in mente Guendalina, ma ok, li’ e’ colpa mia in effetti), cmq la Ginevra/Gwen nel film e’ una ragazza di colore, cioe’ tipo mulatta, che insomma, per l’epoca storica e tutto il ciclo arturiano non c’entra proprio nulla; un whitewashing all’incontrario praticamente.
Merlino naturalmente e’ Merlino, uomo (cioe’ ragazzo, in realta’) dagli enormi poteri magici che manco lui sa quasi di avere, ma che non puo’ usare liberamente perche’ Uther Pendragon (padre di Artu’) per qualche suo motivo non vuole che si usi la magia; quindi Merlino la usa a sua discrezione nei momenti piu’ disparati, in genere per salvare qualcuno, e ogni volta che la usa, in cascata va tutto a rotoli (roba che se non l’avesse usata tutto sarebbe andato benissimo).
Ad un certo punto si introduce nella storia Lancillotto (cioe’, dico, LANCILLOTTO!), che viene presentato come un povero nullatenente che pero’ vuol diventare un cavaliere di Camelot (cerchia ristrettissima di super cavalieri abilissimi e coraggiosissimi che infatti alla prima prova a cui vengono chiamati la meta’ schiatta e l’altra meta’ quasi, ma ok); cmq il Lancillotto di questo telefilm, dopo innumerevoli peripezie fra il comico e il ridicolo riesce finalmente a farsi accettare e, nominato cavaliere, che fa? Se ne va. Sì, signore e signori, se ne va, dicendo che tornera’ quando ne sara’ degno. 
A questo punto le sopracciglia erano ormai un groviglio di peli ( sì, lo so, non e’ esattamente un’immagine romantica ma d’altra parte lo stato era quello) e ho deciso di andare a leggere qualcosa di piu’ di questa cagata pazzesca, per capire se m’ero infilata in un cul de sac o che roba fosse, e scopro che questa serie HA AVUTO UN SUCCESSO ENORME in tutto il mondo.
Ora ho visto anche che sarebbero 5 stagioni da 13 episodi; io ne ho visti 4 e non so se ne guardero’ ancora qualcuno o se archiviero’ il tutto come “ennesima cagata proposta da Netflix” perche’ parliamoci chiaro, Netflix ha (avuto) qualche bella produzione e cmq propone anche belle cose, ma spesso in mezzo ci rifila della roba che perlamordiddio parliamone.
E niente, questo per dire che m’hanno ammazzato Albione, il Pendragon, Artu’ e tutto il circondario e ci son rimasta veramente veramente malissimo.
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alex23196 · 5 years
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mi consigli qualche film?
Mi prendi in contropiede. Non sono una guardatrice seriale di film, almeno non da un po' di anni a questa parte, anni che invece ho preferito spendere leggendo. I film non fanno molta presa su di me se non al momento, sento che mi lasciano poco sul lungo periodo. Tuttavia ci sono titoli che mi ripropongo di vedere perché mi incuriosiscono ma che puntualmente dimentico perché trascorrere un'ora e mezza/due ore di fronte ad uno schermo per me è impensabile, e non trovo mai la motivazione per farlo. In poche parole, probabilmente ho visto più film di quelli che ricordi, e meno di quelli che vorrei, perché non dedico loro l'attenzione necessaria.
Quindi, ti parlo dei film che mi sono rimasti in mente, e che non so se annoverare fra i miei preferiti, ma almeno fra quelli che mi hanno colpito abbastanza da farmeli ricordare.
Al primo posto metterei Orgoglio e pregiudizio, è l'unico film per cui ho pianto e continui a piangere, strappalacrime e romantico quanto vuoi, ma tant'è.
Secondo posto, Sleuth - Gli insospettabili: non ho idea del perché ma mi ha fatto impazzire quando l'ho visto, e lo rivedrei ancora e ancora.
Il colore viola, durissimo, bellissimo. L'ho visto anni fa ed effettivamente sarebbe ora di rinfrescarlo.
Poi poi poi. Una carrellata di titoli che mi son venuti in mente e che almeno io ho apprezzato, visti da poco o tanto tempo:
Pulp Fiction: dai, su, chi non l'ha visto, adoro;
Se mi lasci ti cancello: da notare che il titolo originale è molto meno banale, Eternal Sunshine of the Spotless Mind (grazie B per avermelo fatto scoprire);
Le pagine della nostra vita: anche qui la traduzione italiana del titolo ha lasciato a desiderare;
The Danish girl: che ho visto mentre ero in Danimarca perché sono molto poco originale;
Storia di un matrimonio: nuovo e visto da poco, particolarmente realistico;
Revolutionary road: non troppo distaccato dal titolo precedente in tematiche;
Alla ricerca della felicità e Sette anime: perché il sentimentalismo dei ruoli di Will Smith non fa mai male;
Il lato positivo: Jannifer Lawrence magistrale, verso Bradley Cooper ho un'antipatia generica che non mi farebbe mai ammettere una sua buona interpretazione (ma si, qui mi è piaciuto);
Piccole donne: l'ultimissima versione almeno, ho adorato Saoirse Ronan;
Gran Torino e Il corriere: anche qui, un po' di Clint Eastwood non fa mai male, interpreta ruoli con una profondità che fa riflettere;
I ponti di Madison County: quanto dura un amore?;
La favorita: primo e, ad oggi, unico film che ho visto al cinema da sola, e che più che bello è strano, stranissimo, nella regia soprattutto, provare per credere;
Joker: l'ultimo, se Joaquin Phoenix ha ricevuto un Oscar per la sua interpretazione in questo film, mi chiederei il perché.
Spero di essere stata utile. Non ho una gran cultura cinematografica e mi mancano le basi per dare consigli più di nicchia in materia. Ma tutti questi film mi son rimasti un minimo in mente, e questo vorrà pur dire qualcosa.
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