Tumgik
#film francese
thebutcher-5 · 2 years
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Petite Maman
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di cambiare argomento e di passare al mondo dei fumetti recensendo, dopo tantissimo tempo, un comic sui supereroi ossia Superman: Su nel cielo. In questa storia Superman scopre che una bambina orfana è stata rapita da degli alieni e, dopo una lunga riflessione, decide di abbandonare la Terra per cercarla, intraprendendo…
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vagarezas · 2 years
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• Betty Blue - 1986 Jean-Jacques Beineix
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omarfor-orchestra · 1 year
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Remake europeo/italiano mega trash con Nicolas figlio del presidente di qualche stato francofono e Federico Cesari figlio del presidente della Repubblica
STO PIANGENDO LACRIME VERE
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lamiaprigione · 1 year
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Le Trou (1960)
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auxoubliettes · 1 year
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grazie per il tag @quattrosaltinpaella 😘💕 (e scusa per il ritardo!!!)
post 10 gifs from 10 of your favourite films without naming them
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taggo @mermaidemilystuff @girldante @de-touched e @wideeyedandtired (se avete voglia!!!) 🤭
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amarulha · 1 year
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Ficha técnica
Título/Ano: O crime é meu [Mon crime (2023)] Gênero: Comédia País: França Direção/roteiro: François Ozon
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Essa semana eu finalmente tomei coragem e fui no cinema assistir a "O crime é meu" (Mon crime, 2023), distribuído pela Imovision aqui no Brasil.
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A premissa gira em torno de duas amigas, uma atriz e uma advogada, na França dos anos 1930, pobres e endividadas, que dividem um apê com aluguel atrasado. Quando um produtor que assediou a atriz, Madeleine Verdier (Nadia Tereszkiewicz), é assassinado, as duas apostam na confissão falsa dela para alavancar suas respectivas carreiras. O problema é a chegada da verdadeira assassina, Odette Chaumette (Isabelle Huppert), uma atriz das antigas, que também quer tirar proveito do crime. Tudo isso está no trailer, nada é spoiler.
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É um filme que tem bons momentos, oferece uma crítica engraçadinha do misto de incompet��ncia e misoginia dos homens da lei (e dos homens, assim, no geral) que permite que as protagonistas apliquem seu golpe numa boa.
As caracterizações também são ótimas; o filme reproduz um estilo de época e busca até fazer uma homenagem a um certo estilo de edição do cinema clássico.
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Só que eu tenho que puxar um "porém", claro.
É um filme que se propõe a ser feminista, então eu não consigo evitar criticar as escolhas que cercam esse aspecto: é um filme feminista dirigido e roteirizado por um homem que não se propôs a ser muito radical na sua execução...
Eu já tinha visto "Potiche", do Ozon também, e lembro vagamente de achar o filme meio fraquinho.
Ele quer dar voz às personagens femininas e aos seus problemas, e tem momentos e falas nas quais consegue fazer isso perfeitamente, mas, ao mesmo tempo, às vezes parece que ele as retrata com um ar quase que de condescendência.
Sem falar nos personagens masculinos idiotizados... Isso não é um problema per se (pô, semanas atrás eu mesma tava lá curtindo Barbie nos cinemas e me incomodando zero com isso). Só que nesse filme, em alguns momentos, a idiotice quase que coloca os homens como vítimas das mulheres, o que meio que sai do tema, sabe?
Isso prejudica um ponto específico da história, como se depois das cenas do julgamento o diretor tivesse ficado meio que sem ideias, ou achasse que o aparecimento da atriz veterana (Huppert) não fosse suficiente para cobrir a parte final do filme com o humor e o suspense.
Pra mim, se só tivesse mais desenvolvimento do plot entre as mulheres do trio, seria perfeito. Aliás, o diretor/roteirista perde a oportunidade de se aprofundar na personagem da advogada, Pauline (Rebecca Marder), e acaba dando espaço prum bando de homem sem graça. Parece que tem um subaproveitamento de personagens e atrizes boas.
Não achei nem de longe um filme ruim — a sequência final é maravilhosa! —, mas podia ser melhor, sim.
7/10
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imninahchan · 6 months
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nina eu to maluca acabei de achar um bot so swann professor eu vou enlouquecer vdd obg por ter me apresentado esse homem, eu to obcecada e nem assisti anatomia de uma queda ainda
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um bot? como assim?
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topicsfromatoz · 1 month
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ALAIN DELON È MORTO ALL'ETÀ DI 88 ANNI
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Alain Delon, una figura leggendaria del cinema francese, è morto all'età di 88 anni, come riportato dai media francesi, citando i suoi tre figli. L'iconico attore è morto nella sua casa di Douchy, vicino a Parigi. Delon è stato una forza dominante nel cinema francese e internazionale, soprattutto negli anni '60 e '70. Ha raggiunto una vasta fama con il suo ruolo ne Il Gattopardo (1963) di Luchino Visconti, ma è stato il suo ritratto di un solitario sicario in Le Samouraï (1967) di Jean-Pierre Melville a consacrarlo come icona cinematografica. La sua persona fredda ed enigmatica, combinata con il suo aspetto affascinante, lo ha reso una presenza costante in numerosi film polizieschi e d'avventura. Tra questi La Piscina (1968), un thriller psicologico teso, e Borsalino (1970), dove ha recitato accanto a Jean-Paul Belmondo. Delon ha continuato a brillare anche in film successivi come Parole de Flic (1985), dimostrando il suo fascino duraturo. Nel 2019 è stato insignito della prestigiosa Palma d'Oro alla carriera al Festival di Cannes, in riconoscimento del suo contributo al cinema lungo decenni. La scomparsa di Delon segna la fine di un'era nel cinema francese, lasciando un'eredità di interpretazioni indimenticabili.
#AlainDelon #CinemaFrancese #LeggendaDelCinema #IlGattopardo #LeSamouraï #AttoreFrancese #FestivalDiCannes #IconaDelCinema #StoriaDelCinema #EreditàDiAlainDelon
Alain Delon, star del cinema francese, attore di Le Samouraï, Il Gattopardo, cinema degli anni '60 e '70, vincitore della Palma d'Oro, Festival di Cannes, icona francese, film polizieschi, storia del cinema, cinema europeo, Douchy vicino a Parigi, media francesi, La Piscina, Borsalino, Parole de Flic, eredità cinematografica, Jean-Pierre Melville, Luchino Visconti, figura seducente, persona solitaria, morte di Alain Delon, attore leggendario, cinema del XX secolo,
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sauolasa · 1 year
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L'Annecy Animation Film Festival premia il lungometraggio francese "Linda e il pollo"
Con più di 100 Paesi rappresentati e la proiezione di centinaia di film tv, cortometraggi e lungometraggi, Annecy si è affermata come il fulcro dell'animazione mondiale
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thebutcher-5 · 1 year
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Ernest & Celestine
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di horror, per la precisione di una commedia horror anni ’80 che mi ha sempre sorpreso per l’amore mostrato verso quel genere ossia Waxwork -Benvenuti al museo delle cere. La storia è ambientata in una tranquilla cittadina americana dove improvvisamente apre un misterioso museo delle cere. Il proprietario…
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napolblog · 2 years
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Incontrare Louis Garrel
Devo dire che Roma, nelle giornate faticose, a volte viene in soccorso. Quando è che ti capita di scambiare inaspettatamente due parole con Louis Garrel a un semaforo rosso?
Lui sfreccia e mi si ferma accanto, in monopattino, con la sua allure "scaciata", perfettamente francese e il casco di capelli neri, spettinato come in un film, il Colosseo pieno di buchi, proprio dietro l'angolo. Io, nel frattempo, zigzago con il manubrio della bici, tutto in blu per lavoro, ancora incravattato, con la magnificenza dei Fori Imperiali alle spalle. Scorre il timer dei secondi, sopra ai tre colori, e la gente intanto attraversa in maniera scomposta - ci regala tempo - ha troppa fretta per l'imprevedibile, disabituata com'è ad accorgersi della bellezza e a farsi meravigliare.
Lo guardo e so che l'ho visto fumare nudo in vasca. Mi concede un sorriso educato, quello che un vero artista non ti nega mai.
A me non piace idolatrare - non chiederei mai una foto, una firma, né butterei la bici sul marciapiede come un matto - ma devo approfittare della benevolenza di Roma. È lei che lo ha deciso questo incontro. Pare brutto.
- Posso dirti che sei davvero bravo? Ma davvero...scusami, però ti ho riconosciuto!
- Grazië molto signôre!
- Même âge, quindi niente signore! - io, imbarazzato.
- Bon, alors grazië-mille-bello! - e ride, divertito e confuso, come chi non ricorda molto bene.
Nemmeno un colpo di clacson ed è già verde, come la mia innocua invidia. Lui taglia, con facilità, per il firmamento del cinema ed io tiro dritto, a fatica, sulla strada dissestata delle mie ambizioni. Magari poi ci si rivede, più in là.
Davvero ancora mi chiedete perché a questa città perdono tanto, praticamente tutto?
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ilpianistasultetto · 1 month
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Ci sono attori che nei loro film muoiono diverse volte. Fuori dal set, pero', la finzione rimane nei camerini e tutto quello che succede e' reale. Non e' come nel film "Il ribelle di Algeri", dove un "dissoluto" Alain Delon alla fine si arrende e muore. Frame di film ripreso, venti anni dopo da Morrissey, voce degli Smith, per la copertina del loro terzo LP..
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e ieri, come per la regina Elisabetta,  è arrivato il sonno eterno anche per l'attore francese dopo una vita vissuta intensamente in nome dell’amore. @ilpianistasultetto
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lamiaprigione · 1 year
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Bob il giocatore (1956)
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tommobearbee · 11 months
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No escurinho²
⏤͟͟͞͞☆Oi Oi pessoas do dia! Um olá especial para os entediados e sonolentos! Então, eu queria dizer que assim como a primeira parte, essa é um delírio do tédio e da carência extrema, então se você achar melosa, açucarada, e muito íntima, é por isso! Um beijo na bunda pra quem deu uma chance, e espero que goste✰
𝘈𝘛𝘌𝘕𝘊̧𝘈̃𝘖: 𝘢𝘭𝘦𝘳𝘵𝘢 𝘥𝘦 𝘴𝘮𝘶𝘵 𝘨𝘰𝘴𝘵𝘰𝘴𝘪𝘯𝘩𝘰, 𝘨𝘢𝘵𝘪𝘭𝘩𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘴 𝘤𝘢𝘳𝘦𝘯𝘵𝘦𝘴!
Harry sabe que Louis é sua prioridade, mas será que Louis sabe 𝑡𝑎𝑚𝑏𝑒́𝑚?
➴☪︎➶
Existem dias bons, dias onde Harry não chega em casa a ponto de desmaiar de cansaço, dias incríveis onde pode chegar cedo e pode gastar algum tempo na cozinha, se aventurando no fogão ou apenas assaltando a geladeira cheia de docinhos que seu noivo prepara ao longo da semana, também existem dias perfeitos (geralmente seus dias de folga) onde seu tempo livre coincide com o de Louis e os dois tem todo tempo do mundo para aproveitar a companhia um do outro, maratonando modern family ou dormindo no sofá enquanto assistem algum dos filmes franceses independentes que Louis tanto ama (ou quando Harry tem sorte, um filme de "homem branco raivoso" como Louis aprendeu a chamar depois de ler em um de seus "livros de garotinha iludida", como Harry os chama), esses dias geralmente são uma mistura de um tédio gostoso, cochilos aleatórios e sexo forte no tapete felpuda que sua mãe os deu, e que Louis jura odiar (Harry sabe que ele ama aquele tapete, mas nunca vai admitir). São seus dias preferidos.
Também existem dias muito ruins, onde percebe que não tem passado muito tempo com Louis por estar trabalhando demais e a culpa o consome, dias péssimos onde os dois não conseguem se entender em nada e brigam por todas as pequenas coisas, dias terríveis em que a rotina os sufoca e os deixa a flor da pele. E existem os dias miseráveis, onde tudo isso vem se uma vez só, geralmente são raros, mas tem acontecido em intervalos menores desde que Styles decidiu pegar quantos turnos extras precisar para ajudar a economizar para o casamento que ambos tem sonhado, acumulando mais estresse que o normal, e passando ainda menos tempo em casa.
Esse devia ter sido um dos dias perfeitos, teoricamente seria seu primeiro dia de folga (uma folga irregular, depois de turnos irregulares)em quase duas semanas, os dois se programaram para fazer desse um " dia da preguiça ", sem visitas, sem idas ao mercado, sem falar de trabalho, e todas as reuniões que Louis devia ter na editora onde trabalha foram canceladas desde o início da semana. Tudo perfeitamente organizado para terem seu dia de descanso, até que na noite anterior Harry recebeu a ligação de um colega de patente, pedindo que o substituísse durante o dia para que o mesmo resolvesse um problema de família, e geralmente Styles diria um não de forma delicada, mas Norman tem o dia de folga seguinte ao dele ( o seu é na quinta, o do homem na sexta, é perfeito) e ter um favor para cobrar não seria nada ruim, então sem pensar muito, concordou. E simples assim, seu dia perfeito se tornou miserável.
Deitado em sua cama, olhando o relógio digital na mesinha ao lado marcar meia noite e vinte, com a cabeça fria e as emoções mais calmas, Harry sabe que foi uma decisão ruim. Seu dia se resumiu a pequenas ocorrências e muitas viagens de viatura para recolher bêbados problemáticos, além de um aperto no peito quase constante, remoendo a discussão acalorada que teve com Louis, todas as coisas que falou sem pensar das quais se arrependeu quase imediatamente, mas foi orgulhoso demais para admitir. Achou que ao chegar em casa o clima estaria melhor para uma conversa, mas depois de procurar seu noivo pela casa inteira e não encontrar sequer um bilhetinho, percebeu que foi muito otimista.
Louis voltou a pelo menos 4 horas, e Harry precisou se segurar para não chorar quando o viu entrar no banheiro, tomar banho e sair do quarto sem sequer olhar em sua direção, como se não tivesse o visto, aquilo o fez se sentir tão pequeno que desde então seu corpo ainda não consegiu relaxar, e desde então o silêncio no andar de baixo é tanto que poderia jurar que não tem ninguém mais em casa, faz uma parte de seu cérebro quase coçar em agonia. 
Cansado de esperar, Harry salta da cama e desce as escadas, pisando nos degraus tão levemente que demora mais que sua ansiedade permite para chegar a pequena sala de estar, percebendo que a televisão esta ligada em um canal aleatório, mas Louis não esta prestando atenção, invés disso está digitando algo no notebook, seus óculos refletindo o texto na tela e seu rosto sério e focado sendo iluminado apenas pela luz dos aparelhos, já que a lâmpada esta apagada.
- Lou? - Harry se surpreende um pouco com o som da própria voz, e percebe que é a primeira vez que fala desde a hora do almoço (quando fez seu pedido na lanchonete). Quando Louis o olha, o impulso de cobrir seu peito nu do olhar quase gélido vem com força, e não há resposta. - Não vai deitar? - Sua voz soa baixa, quase intimidada sob aqueles olhos azuis.
- Não, preciso terminar de revisar algumas coisas. - Ele não é rude, mas quando vira o rosto de volta pro notebook Harry sente o desconforto crescer em seu peito, a sensação de pequenez tomando conta novamente, talvez por isso a próxima vez que fala o som é carregado de um tom ácido que lembra o que usou pela amanhã, e iniciou tudo isso.
- Achei que não podíamos trazer trabalho pra casa. - E novamente, se arrepende assim que termina a frase.
- Achei que hoje seria seu dia de folga. - Harry quase deseja que os olhos azuis se desviem de se de novo quando a frieza que estava ali some e da lugar á raiva.- Por que me quer lá? Dorme abraçadinho com o distintivo. - E sua atenção vai novamente para a tela, mesmo sem conseguir se concentrar no texto.
Harry respira fundo, e se aproxima um pouco de Louis, o frio arrepia sua pele quando se senta na pontinha da mesinha de centro para conseguir puxar a mão do outro para se, só assim conseguindo sua atenção por cima da tela do aparelho.
- Me desculpe. - Não é difícil dizer, não quando quis dizer essas palavras a tarde inteira. - Me desculpe por tudo que eu disse, pelo jeito que falei com você.- A raiva nos olhos de Louis quase desaparece, mas dá lugar a algo pior, tristeza.
- Entendo porquê falou daquele jeito, eu também falei e me desculpo, mas você sequer parou pra pensar que esse não é o problema não é?- Ele parece tão magoado, Harry sente vontade de se bater ao ver os olhos azuis o olharem quase com uma decepção relutante.
- Então qual o problema baby? Você sabe que não falei por mal, só fiquei frustrado com a discussão e falei merda, sabe que viro um idiota quando brigamos. - Louis solta a mão da sua.
- Esse não é o único problema. - Sua voz sobe para um tom que Harry poucas vezes viu, Louis é sempre mais tranquilo que ele durante as discussões. - Fiquei chateado porque esse era o nosso dia e você estragou todos os nossos planos sem sequer falar comigo, você não precisava ir, mas escolheu isso, escolheu passar o dia no trabalho invés de ficar aqui comigo, e me tratou como se eu fosse uma criança fazendo birra.- Louis toma fôlego, sabe que passou dos limites no tom de voz, e se corrige. -Eu também tenho um trabalho Harry, mas sempre que você tem uma folga eu mudo todo o meu cronograma para estar com você, só o meu trabalho precisa esperar? Só eu tenho que me adaptar? Hoje tudo que você disse nas entrelinhas foi: " meu trabalho é mais importante que o seu, mais importante que você e mais importante que nossa relação".- Sua voz fraqueja no fim, e Louis se cala antes que piore, se acomoda de volta no sofá e fecha os olhos com força antes que a ardência neles se torne lágrimas que sabe que não vão cessar tão cedo.
Depois do pequeno choque, Harry não pode evitar se sentir uma droga. Não tinha realmente percebido o quanto magoou Louis quando o acusou de estar sendo infantil pela manhã enquanto discutiam, e não pode negar que realmente não levou seus sentimentos em consideração quando aceitou aquele acordo, mas nunca passou por sua cabeça que seu noivo tivesse traduzido sua atitude idiota como indiferença pelo relacionamento deles.
Louis se assusta quando sente o peso atingir seu colo, e abre os olhos quando sente cócegas na ponta do nariz feitas por pequenas molinhas perdumandas, um abraço tão apertado ao redor de seu pescoço que é quase sufocante, mas é impossível não retribuir quando o perfume chega a seu nariz, o corpo quente tão perto do seu quase o deixa esquecer a dor em seu peito.
-Harry... - Devia ter soado como uma repreensão, mas Louis sabe que fracassou quando sua voz sai mais como um chamado, suas mãos apertando a cintura fina descoberta quando sente a boca macia deixar pequenos beijos em suas suas palpebras. Droga, ele sentiu saudades, estando chateado ou não.
- Me desculpe, me desculpe, me desculpe. - A cada pedido um beijo é depositado nos cílios molhados, e Harry não quer imaginar que fez seu garoto chorar. - Fui idiota, sei que não devia ter aceitado e não vou tentar me explicar porque sei que não é o que precisa de mim, mas preciso que saiba que mesmo que eu tenha sido um idiota, eu te amo Lou, você é o que me faz voltar pra casa todo dia ansioso, pego mais turnos porque quero que quando a gente se casar a cerimônia seja uma lembrança que vamos nos orgulhar se guardar em álbuns, não vinte minutos em um cartório com sua mãe e a minha, sei que isso não justifica minha ausência e não melhora nada, mas quero que saiba que não fico longe porque não quero estar com você, me desculpe não ter deixado claro o quanto você importa para mim boo.- Sua voz é baixa, mas sinceras, e os pequenos beijos não param até chegar a boca que tanto quis beijar durante o dia inteiro.
Louis não pensa antes de aprofundar o beijo, as duas mãos puxando o corpo alheio para mais perto do seu, e puxando de volta quando Harry se afasta e rebola em seu colo, repetindo esses movimentos mais vezes e causando ofegos sofregos entre o beijo, uma necessidade quase primitiva de contato.
- Eu não queria fazer birra, só queria que passasse o dia aqui. - Louis ofega quando Harry desce a boca para seu pescoço, e geme quando sente pequenas mordidas serem deixadas ali com força suficiente para marcar de vermelho. - V-Você trabalha tanto, e eu quero que fique mais em casa para descansar, para ficar comigo, com a nossa família, não precisamos nos casar agora, temos a vida inteira só para nós, e eu posso pegar mais horas extras, posso trabalhar mais dias na semana, podemos equilibrar, amor. - É quase impossível falar quando sente a bunda macia de Styles rebolando devagar em seu pau já duro, mas Louis sabe que não vai conseguir chegar a lugar nenhum sem terminar a conversa, sem se livrar o peso entre eles.
- Me desculpe, tentei fazer algo que achei que seria bom para nós e acabei fazendo besteira. Me deixa compensar você amor, por favor. - Harry sussurra perto de seu ouvido, mordendo o lóbulo de sua orelha e gemendo baixinho ao rebolar com mais força.
- Porra Hazz. - Louis não se impede de gemer quando sente o noivo morder o espaço sensível abaixo de seu maxilar, com certeza deixando uma marca bem evidente. - Pestinha, você adora teimar. - Ambos combinaram que marcas só devem ser deixadas em partes do corpo que ficam cobertas pela roupa, evita momentos constrangedores no trabalho de ambos (mais no de Harry). Mas é óbvio que Harry não respeita essa regra.
- Não sabe como eu amo olhar para elas depois.- Um beijinho é depositado na pequena mancha vermelha, e a satisfação que essa pequena marca gera em seu peito é quase assustadora, Harry mexe o quadril quase automaticamente, cada vez mais urgente.
- Vai com calma. - O sorriso presunçoso nasce lentamente nos lábios de Louis, e se Harry não estivesse tão ocupado pensando no pau dele bem fundo, atingindo cada ponto dentro de si (principalmente um bem específico, que seu noivo é especialista em encontrar), teria revirado os olhos. - Devagar Harry, não vou fugir daqui. - As mãos tatuadas de Louis seguram seu quadril com força, ambas penetrando o tecido leve de sua boxer e apertando seu quadril com força, obrigando seus quadris a parar de mexer, Harry tenta mais uma vez, e resmunga quando recebe um aperto ainda maior.
- Harry não...Sabe que odeio quando me chama assim.- Reclama, tentando mais uma vez se mover, apenas para receber um puxão firme suficiente para faze-lo choramingar com a dorzinha.- Boo...
- Desculpe Hazzy.  - Louis faz um carinho no lugarque recebeu o aperto de sua mão, e Harry não sabe se a moleza que invade seu corpo é culpa do apelido ou do toque reconfortante.- Mas sabe que não gosto quando não me escuta. - Harry sabe, e tenta nunca contrariar um pedido ou ordem, odeia quando não consegue ser um bom garoto para Louis.
- Desculpa boo... - Sua cabeça cacheada encontra conforto no ombro coberto de Louis, que só agora Styles percebe estar vestindo uma de suas camisas, provavelmente uma das que tem o escudo de um time aleatório, Harry ás odeia, mas ganhou três em seu aniversário e todas ficam bonitas em Louis.
- Eu te amo. - A voz de tomlinson é tão doce que arrepia desde a nuca coberta de cachinhos até o cós da boxer, e faz um suspiro fugir dos lábios de Harry. - Eu te amo e nada é mais importante que sua presença pra mim. - A fala vem acompanhada de mãos quentes em sua bunda e Styles sequer se assusta quando sente seu corpo ser levantado, Louis atravessando a sala de volta às escadas consigo no colo é o motivo de seu coração ficar confuso entre acelerar loucamente ou ficar calmo como não ficou o dia todo.
Assim que chegam ao quarto, Louis fecha a porta e clica no pequeno painel atrás dela algumas vezes, apagando a luz do quarto e diminuindo a temperatura, logo depois seguindo até a cama e colocando nela o corpo enroscado ao seu, com uma leve resistência.
- Eu já volto amor. - É preciso que sussurre no pescoço quente do noivo, só assim Harry permite que se afaste de seu corpo, e o olhar que Louis encontra nos olhos verdes sintilantes quase o fazem desistir, um dom de Styles pelo qual é apaixonado é a forma como o outra é transparente, seus olhos mostram cada emoção guardada, e no momento exibem uma necessidade quase sufocante, que Louis sabe bem como sanar. - Por que não tira hm? Já venho, e vou ser todo seu amor. - Sua mão guia a alheia até a boxer branca, que já marca bem a pré ereção, e é uma luta interna para se afastar e deixar seu garoto sozinho ali.
Ao chegar na pequena varanda do quarto, Louis puxa as cortinas o suficiente para que a luz noturna adentre o espaço, fecha bem as portas de vidro, e não deixa de notar como a luz da lua destaca a beleza de Harry ao olhar para trás, a pelo clara quase reluz.
- Lou... - A voz é tão baixa que Harry dúvida que tenha sido ouvido, mas nota que sim e quando louis leva ambas as mãos ao cós de elástico da calça e se aproxima enquanto se livrar da peça, os olhos não saindo dos seus em momento algum do trajeto, e o lindo tom de azul fica ainda mais lindo quando o homem se acomoda entre suas pernas, ainda vestindo a camisa porque sabe que Harry gosta assim, e investindo contra seu quadril como se não suportasse mais esperar. - Eu te amo. - Sua voz se quebra em um gemido quando Louis o beija, tão devagar que é quase um carinho, e sua pelo se arrepia ao sentir os dedos tatuados espalharem o lubrificante geladinho que pegou da gaveta ali perto.- Hmhm, não preciso, só preciso de você. - é um milagre sua voz ter saído firme suficiente para que Louis entendesse, e é a única pausa que aceita no beijo gostoso.
- Eu te amo mais. - Não passa de um murmúrio, mas Harry quase chora, porque ele vem acompanhado do primeiro movimento que Louis faz para colocar seu pau no seu cuzinho apertado, que se contrai e relaxa ao redor do comprimento duro, e não existe sensação melhor para Harry que aquela, o corpo de Tomlinson cobrindo o seu, a língua molhada em contato com a sua, e o calor dos ofegos de prazer de seu homem.
Quando sente seu pau inteiro dentro, Louis começa a se mover, em movimentos preguiçosos e fundos, até sentir Harry relaxar ao seu redor, mas a primeira investida rápida faz o corpo abaixo do seu robresaltar e um gemido sofrido deixa os lábios inchados pelo beijo, Louis para na hora, preocupado, e quando olha para baixo o olhar sofrido de Harry aperta seu coração.
- Boo, assim não... - a voz chorosa não é só impressão, Harry realmente esta chorando, e Louis sente o sangue gelar ao pensar que machucou seu garoto, e teria retirado seu pau se suas mãos não segurassem seu quadril no lugar. - devagarinho, quero devagarinho amor.- E não existe nada no mundo que Louis negaria àqueles olhinhos molhados, ou àquela vozinha lhe pedindo aquilo como se fosse a coisa mais importante do mundo.
- devagarinho então princesa, como você quiser. - Louis beija as bochechas molhadas, e volta a pôr seu peso encima do corpo alheio porque sabe que é assim que seu garoto gosta, a ereção de Harry entre o abdômen de ambos deixa tudo mais molhado, e os pequenos gemidos baixos relaxam o resto de tensão no corpo de Louis, que volta a mover o quadril e ocupar sua boca com o pescoço imaculado abaixo de se, mandando pro inferno a regra de não deixar marcas e fazendo uma bagunça de saliva ali que deixa Harry em êxtase, sobrecarregado por sentir sua ereção se esfregar na camisa de tomlinson e seu cuzinho de alargar ao redor do pau que não chega a sair nem metade de dentro de se antes de retornar devagar, a boca afoita de Louis sendo o fim de sua sanidade.
A mistura de sons preenche o quarto, o leve balançar do colchão, os ofegos altos e ocasionais gemidos, o barulho molhado do lubrificante enquanto Louis mete no ritmo ditado por Harry, que segura sua bunda e faz questão de apertar sempre que sua glande alcança um pontinho que Louis sabe bem onde fica, mas evita de propósito até que seu garoto perda a paciência e mova o quadril contra o seu, apenas para que possa empurra-lo de volta para baixo com mais força.
Harry não saberia dizer por quanto tempo sente o calor e peso gostoso do noivo sobre si, ou quantas vezes gozou de forma preguiçosa com o estímulo em seu pau, não sabe em que momento a exaustão o ganhou, mas quando acordar novamente Louis ainda está ali, o corpo relaxado entre suas pernas ainda rodeado por suas coxas, a camisa grudenta entre ambos, e o rosto entre seus cachos, a respiração calma suficiente para que Harry saiba que já dorme a um tempo. Devia ser desconfortável, mas não é, e Harry passaria horas acordado sentindo o pau dele enterrado em sua cuzinho dolorido, sentindo a porra ainda quentinha e arrepiando a cada espasmo cansado, o abraço firme sendo sua âncora.
⏤͟͟͞͞⏤͟͟͞͞⏤͟͟͞͞⏤͟͟͞͞⏤͟͟͞͞☆
E foi isso pessoas! Sei que é bem mais extensa que a primeira parte, mas gostei assim, espero que vc leitor tbm tenha gostado, se sim, me da um feedback ai! É isso, obg por ler e lembre-se que conversar com quem você ama sempre vai ajudar no problema!
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imninahchan · 7 months
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⌜ 𝐀𝐕𝐈𝐒𝐎𝐒: felipe!namoradinho, rivalidade brasil x argentina, oral fem, strength kink(?), pussy spanking, masturbação fem, fingering, dirty talk, degradação, dumbification. Termos em espanhol — me vulve loco (me deixa louco), boluda (boba), perrita (cadelinha rsrs) ˚ ☽ ˚.⋆ ⌝
꒰ 𝑵𝑶𝑻𝑨𝑺 𝑫𝑨 𝑨𝑼𝑻𝑶𝑹𝑨 ꒱ pau no uc dos argentino
𓍢ִ໋🀦 NAMORAR UM ARGENTINO LOUCO POR FUTEBOL NÃO É A COISA MAIS SIMPLES NA SUA VIDA AGORA ─────
A faculdade te toma tempo, neurônios. A sua família e os traumas são uma soma instável. Mas Felipe... Pô, Felipe ganha de tudo.
Ele ama futebol. É apaixonado. Se não fosse pelo simples fato de que obviamente precisa fazer outras coisas no cotidiano além de estar num estádio, marcaria presença em todo jogo do time do coração. E não, os problemas não surgem quando é o River quem está buscando a taça do campeonato — nem quando é época de Libertadores, honestamente —, as coisas ficam sinistras ao se falar de nível nacional.
Entenda, ele é argentino... (respira fundo)... a camisa alviceleste combina com a cor dos olhinhos claros, está recitando junto dos outros hermanos os cantos de torcida para alfinetar o adversário enquanto termina uma latinha de cerveja. E você não abre mão da amarelinha. Pode até dizer um êeee parabéns, amor quando o River ganha um jogo, no entanto essa complacência não existe se falando da seleção. Você vai tietar os jogadores, gritar com a TV, jurar que dessa vez a gente ganha e jogar na cara o penta do país do futebol pra qualquer argentino que queira te peitar no bar.
Na última copa, você lembra, foi bem “intenso” pra vocês dois no Qatar. Não vamos falar daquela cobrança de pênaltis contra a Croácia porque desalinha os seus chakras, mas você chorou nas arquibancadas, não chorou? E quando Pipe te abraçou, fazendo acreditar que faria a linha namorado que vai oferecer muitos mimos, mas mandou um agora você pode torcer pra Argentina, cariño, você jura, só não jogou ele arquibancada abaixo pois ficou com medo de ser presa e deportada. Ah, mas o Messi merecia a... Pau no cu do Messi, cara!
Só que tudo ainda ficou pior, né? Implorou ao máximo pros franceses naquela final, oui oui mon ami, esquecendo toda a camaradagem latina, porém não adiantou muito. Felipe ficou insuportável, e como são um casal, bem... sabe como é... as dinâmicas dentro do quarto ganharam um toque especial, vamos dizer assim. Seu namorado começa com o pé direito, com a vantagem. A camisa dez alviceleste ficou o tempo todo no seu torso, mesmo que ele precisasse enfiar as mãos por baixo do tecido para apertar os seus seios. As circunstâncias pra chegar naquele estado, de quatro na cama do hotel pro canalha patife, não era a das melhores, porém o orgasmo foi tão, tão intenso que você esqueceu por um momento a melancolia.
Desde então, que vença o melhor.
— Adivinha quem a gente eliminou das olimpíadas hoje? — Ele sussurra ao pé do seu ouvido, surgindo feito um fantasma.
Você já está com a faca e o queijo na mão pra refutar. Mas a feminina tá classificada! Ele cruza os braços, o bonezinho virado pra trás.
— Mas aí não vale! — alega, pautado numa regra que ele mesmo deve ter inventado. — Ó, te espero no quarto em cinco minutos, bota a camisa dez.
E entre ganhar e perder, os humilhados também são exaltados. Deus é brasileiro, falha mas não tarda, você tem a sua vingança. Abre a porta do quarto, tira o headset da orelha dele, roubando toda a atenção do joguinho de vídeo game, para avisar: ‘tá na presença do novo campeão mundial, respeita.’
Ele descansa o console sobre as coxas, com a maior calma, a cabeça já fazendo que não, no automático.
— É futebol de areia, não vale.
— Independente, irmão.
— Já falei que não vale.
— É o hexa, pai, vai Brasil!
— Não vou fazer nada.
— É, em cinco-oito foi o Pelé~
A ordem é clara: ‘seguinte, bota o manto da nação do futebol que eu tô te esperando na sala, hermano’, e não demora muito pra você desviar a atenção do filme na televisão pra ver a figura do rapaz com o rosto encostado na parede, a carinha de cachorro que caiu da mudança, na esquina pro corredor do apartamento.
Não consegue segurar o sorriso, e ri ainda mais quando ele resmunga um para de rir, boluda. A amarelinha número nove foi comprada especialmente para esses momentos, nas costas largas o nome de Richarlison estampa onde geralmente você costuma ler algum sobrenome em espanhol. Infla o seu ego, não tem medo do perigo.
Felipe se ajoelha sobre o tapete, o corpo entre as suas pernas. Olhar caído, o jeito de estressadinho na forma com que suspira, segurando nos seus joelhos.
— Tá, o que você quer que eu faça? — já vai questionando. — Quer que eu te chupe? Tira o short.
— Calma, hermano. — Pega por cima das mãos dele, impedindo que possa alcançar o cós do seu short jeans. Está gargalhando, provocante. — Vai, dá uma voltinha pra mim. Deixa eu te ver — instiga. Tira o boné da cabeça dele para bagunçar os fios corridos. — Cê fica tão bonitinho de amarelo...
A expressão se fecha na face do argentino, imitando o som da sua risada, gastando. Se levanta, sim, só que é pra pegar nos seus pulsos, dominar o seu corpo por baixo do dele até te trazer pro colo. Ah, que engraçadinha... Tá tão acostumada a perder, né, vida, que não sabe aproveitar quando ganha. E porque é mais forte, facilmente te molda, a mão firma na sua coxa, aperta a carne. Apenas pela indelicadeza de ser manejada já te dá tesão.
— Eu te amo muito, tá? — ele diz. — Porque, senão, eu nunca vestiria uma camisa tão feia.
— Olha, como cê fala da pátria amada...
— Se os caras me virem com essa blusa eu vou estar sujeito a enforcamento em praça pública.
— Inclusive, vamo’ tirar uma foto?
Que foto!, ele estala um tapinha na sua coxa, com cara de bravinho. Os dedos rapidamente seguram no cós do seu short pra puxar abaixo junto da peça íntima. Vai se colocando mais uma vez de joelhos no tapete da sala, ainda sustentando a pose de irritado, de cenho franzido, ao passo que as suas risadinhas se somam. É lindinho de ver, te faz morder o lábio, danada, deixando o rapaz separar as suas pernas, encaixando a parte de trás do seu joelho no ombro dele.
Ele chupa o próprio polegar, antes de levá-lo até o seu pontinho sensível. Tá muito cheia de gracinha, murmura, sem tirar os olhos do que faz, os movimentos circulares lentinhos, Me vuelve loco, perrita.
Um sorrisinho repuxa no canto da sua boca. É um combo de estímulos — a sensação quente na boca do estômago que a masturbação causa, o tom emburradinho da voz masculina e, claro, o termo degradante com o qual já está acostumada a ouvir ecoando pelas paredes desse apartamento. Mas lamuria, fazendo você um dengo dessa vez.
Felipe ergue o olhar pra ti, o nariz empinadinho.
— Cê tá burlando as regras, eu não deveria aceitar — diz, e a voz fica mais baixa, charmosa, pra completar: ‘mas acho que vou ter peninha de você, okay?’
Os seus dedos vão parar nos fios dos cabelos dele assim que o argentino se inclina pra beijar a sua virilha. Enrola as mechas, escuta os estalidos dos lábios na sua pele. Os selares se arrastando pelo seu monte de vênus, até o indicador e o médio dele te separarem em v pra que a língua possa perpassar.
Hmmm, você se contorce de prazer, forçando de leve a cabeça dele entre as suas pernas. Morde na gola da blusa, na falsa crença de vai abafar os gemidos dessa forma. Cerra os olhos, o quadril ganhando vida sobre o estofado, inquieto, remexendo-se contra o carinho que ganha. ‘Lipe, o apelido soando abrasileirado mesmo, a voz mais doce que o normal nesses momentos.
— Hm? — ele murmura com a boca em ti ainda, a vibração da garganta te faz estremecer. — Fala — volta a te olhar, o polegar assumindo a posição que detinha sobre o seu clitóris inchadinho. Você aprecia a visão dos lábios masculinos cintilando de tão molhadinhos, a imensidão tropical nas íris clarinhas feito o mar límpido. Porra, se tinha alguma coisa pra dizer, até se esquece...
‘Nem sabe mais falar’, caçoa, lendo o seu estado aparente. A cara de decepção é fingida, faz parte de um teatrinho junto do tom manso. ‘Já te deixei bobinha, é? Poxa, normalmente você dura mais, nena...’
— Pipe — chama por ele mais uma vez, num sussurro. A natureza da sua personalidade te faz querer rebater cada baixaria que ele te diz, no imediato, apesar de nem saber o que retrucar.
O tapinha que ganha na buceta desencadeia um sobressalto, o seu rostinho de coitadinha para encará-lo. O indicador da outra mão dele colando na sua boca pra te calar, shhh, evitar um gemido depravado, eu sei, bebê, shhh...
— Já tô sabendo — te garante, chegando mais perto. Os lábios molhadinhos beijam na sua bochecha, terno, melam a região. — Tá querendo levar pica, não? Ou serve os meus dedos mesmo? — Desce o toque pra entradinha, desenha a abertura. — Quantos você quer? Dois serve, não serve? Assim, olha... — E uma dupla afunda pra dentro, desliza devagarinho, desaparecendo na quentura do seu corpo. Ele assiste o que faz, até as juntas impedirem de te tomar mais, e volta o foco pra ti. — Ou quer mais um? Se eu meter três talvez te deixo larguinha pra foder depois...
— Sim...
— Sim? — repete, gozando do seu tom. Estala mais um tapa entre as suas pernas, sorrindo quando te vê chiando, agarrada ao antebraço dele, com os músculos travadinhos. — Sou muito feliz por ter uma namorada tão cadelinha por foda assim, sabia? — Dá outro beijinho na bochecha, um afeto suave que contradiz com a penetração profunda dos três dedos de uma vez só. — Quando eu tô te fodendo, e você até baba na fronha do travesseiro de tão burrinha de levar pica, é a coisa mais linda... Até esqueço que tô namorando o inimigo...
— Felipe... — resmunga entre dentes, as unhas cravando na pele dele.
— É, cê não teve culpa de nascer no país errado — ele continua, descarado. O melhor ainda é a expressão de anjinho na face, os olhinhos claros brilhando, parecendo maiores. — Pelo menos, cê achou o cara certo pra te tratar direitinho, te comer bem. — Os dedos escorregam pra fora para que o indicador possa concentrar o carinho no seu clitóris. — Algum brasileiro te fodia assim, hm? Acho que não, né? Se teve que apelar pra um argentino... A gente não tem culpa de ser tão bom, gatinha.
— Felipe — a ênfase na pronúncia é um aviso duplo; as provocações estão fervendo seu sangue nas veias, e o corpo não vai tolerar muito mais tempo sem se derramar em breve.
— Aproveita a sua taça de futebol de areia — zomba, rindo, e vai chegando ainda mais pertinho do seu ouvido pra finalizar: ‘porque aquele seu Neymar vai aposentar sem uma copa.’
— Felipe, eu juro...
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