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#frumento
orticasimpatica · 3 months
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Ortica Simpatica, Poppies!
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sardies · 7 months
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Dalla terra al pane, l’evoluzione del frumento dagli anni Sessanta a oggi
Sassari. L’Università di Sassari e l’associazione culturale Accademia Sarda del Lievito Madre organizzano per venerdì 15 marzo nell’Aula Magna del Rettorato un incontro intitolato “Dalla terra al pane” assieme alla prestigiosa Accademia dei Georgofili (sezione Centro-Ovest). Si comincia alle 16 con i saluti del rettore Gavino Mariotti, del direttore del Dipartimento di Agraria, Ignazio Floris, e…
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medicomunicare · 7 months
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Pane ed obesità: cosa dicono la scienza e la cultura a confronto
La dieta Mediterranea è da sempre valorizzata per le sue proprietà salutistiche. Le caratteristiche della dieta mediterranea sono le seguenti: alto consumo di olio d’oliva; elevato consumo di legumi; elevato consumo di cereali non raffinati (compreso il pane); alto consumo di frutta; elevato consumo di verdure; consumo moderato di prodotti caseari, principalmente come formaggio e yogurt; consumo…
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veggiechannel · 2 years
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Chi segue un'alimentazione vegetale ha trovato negli ultimi anni nel seitan un alimento utile per sostituire la carne. Aumentare la consapevolezza verso quello che mangiamo è il primo passo per stare bene. Scopriamo quindi insieme se il seitan fa male o può essere tranquillamente consumato.
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pinkmartiniboy · 2 years
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Chleb z makiem
Przepis na Chleb z Makiem należy do tych przepisów z kategorii łatwy, szybki i przyjemny. Jest to prosty przepis na szybki pszenny chleb. Dodatkowym “bonusem”, który dodaje smaku temu chlebowi jest posypka z maku. Przepis ten znam już od wielu lat i mam dobrze wypraktykowany. Poniżej jest przepis na jeden 500 gramowy bochenek chleba, ale często też robię podw��jną porcję ciasta i piekę z niej…
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nevver · 11 months
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Too too, Caroline Frumento (@beebooties)
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ilpianistasultetto · 5 months
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Certe chitarre non fanno solo musica. Certi chitarristi sono suoni, pensieri, immagini, colori, odori. Dickey Betts sapeva metterti dentro gli occhi paesaggi immensi, tramonti di fuoco dietro sagome di montagne rocciose; sapeva farti stendere su letti di qualche motel fuori mano, sapeva farti sentire l'odore di animali appena marchiati, di frumento appena raccolto, di viaggi sul sedile posteriore di qualche Greyhound-bus mentre corre su qualche Highway della Georgia o del Tennessee. Ciao Ramblin' man... @ilpianistasultetto
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petalididonna · 1 month
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Gli occhi mi corsero
dietro una bruna che passava.
Era di madreperla nera,
era d'uva scura,
e mi sferzò il sangue
con la sua coda di fuoco.
Dietro tutte
vado.
Passò una chiara bionda
come una pianta d'oro
dondolando i suoi doni.
E la mia bocca andò come in un'onda
scaricando sul suo seno
lampi di sangue.
Dietro tutte vado.
Ma a te, senza muovermi,
senza vederti, te distante,
vanno il mio sangue e i miei baci,
bruna e bionda mia,
alta e piccola mia,
ampia e sottile mia,
mia brutta, mia bellezza,
fatta di tutto l'oro
e di tutto l'argento,
fatta di tutto il frumento
e di tutta la terra,
fatta di tutta l'acqua
delle onde marine,
fatta per le mie braccia,
fatta per i miei baci,
fatta per l'anima mia.
Pablo Neruda
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t-annhauser · 20 days
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Noi però il cachi lo chiamiamo così prendendo in prestito il termine dal giapponese, quando invece avremmo una bellissima parola tutta europea per nominarlo senza ripetere sempre quel termine vagamente coprofilo: la parola è diòspiro o diòspero, e cioè "grano di Zeus" (Διός, Diòs, caso genitivo di «Zeus», e πυρός, pyròs, «grano, frumento»). E tuttavia a noi piace chiamare le cose con i nomi più esotici per sentirci più trendy, come il milanese imbruttito che fa l'internescional, beve il drink e fa il brunch. (il massimo dell'esotico che concepisco è il greco).
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occhietti · 11 months
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Concedetevi la nostalgia, quando arriva.
E indugiate dentro una mancanza, se serve.
In entrambi i casi, non esagerate...
Amate, quello sempre.
L’amore ci salva.
- Antonia Storace - Frumento e papaveri
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poesiablog60 · 1 year
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Che luce negli occhi nel farsi carne l’amore!
E viene a noi dell’aria il capovolgersi del tempo,
la quiete della campagna e quel sapore
di foglie di lauro e d’uccelli sul fieno
che si fan d’aria nell’abbandonarsi al vento…
E come lucida ai fossi e la bardana!
il cielo che cala tra i refoli del frumento!
Mistero guardarsi e nel pensarsi lontani…
E non lontani da noi, ma noi nel vento,
tra i mais e l’uva, i salici, le cavagne,
i monti dietro i cipressi che chiamano la sera
e l’ovatta delle nuvole sui castagni
al tuo ritrovarti ragazza nella spera
di polvere del sole e tacere nel farsi vetro
le erbe e i lampioni, nel bere la vera
pazienza del cercarsi e mai toccarsi.
Franco Loi
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falcemartello · 1 year
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Il mio insegnamento è in pericolo, l'erba cattiva pretende di chiamarsi frumento! I miei nemici sono divenuti potenti e hanno alterato l'immagine del mio insegnamento, così che i miei prediletti debbono vergognarsi dei doni che ho dato loro.
Così parlò Zarathustra - Nietzsche
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"I miei nemici hanno alterato l'immagine del mio insegnamento" fotografa con precisione quanto sta accadendo oggi in campo filosofico, ma anche più in generale in relazione alla struttura culturale dell'intero Occidente.
@DokH6197
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princessofmistake · 2 months
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Con casto cuore, con occhi puri, ti celebro, bellezza, trattenendo il sangue perché sorga e segua la linea, il tuo contorno, perché tu entri nella mia ode come in terra di boschi o in schiuma: in aroma terrestre o in musica marina. Bella nuda, uguali i tuoi piedi arcuati per un antico colpo di vento e del suono che tu origliasti, chiocciole minime dello splendido mare americano. Uguali sono i tuoi petti di parallela pienezza, ripieni delle luce della vita, uguali volano le tue palpebre di frumento che scoprono e nascondono due paesi profondi nei tuoi occhi. La linea che la tua schiena ha diviso in pallide regioni si perde e sorge in due limpide metà di mela e continua separando la tua bellezza in due colonne di oro bruciato, di alabastro fino, a perdersi nei tuoi piedi come in due uve, da dove nuovamente arde e si eleva l'albero doppio della tua simmetria, fuoco florido, candelabro aperto, turgida frutta alzata sopra il patto del mare e della terra. Il tuo corpo, in quale materia, agata, quarzo, frumento, si plasmò, crebbe come del pane si alza la temperatura, e segnalò colline argentate, valli di un solo petalo, dolcezze di profondo velluto, fino a rimanere cagliata la fine e ferma forma femminile? Non soltanto è luce che cade sopra il mondo quella che allunga sul tuo corpo la sua neve soffocata, finché si stacca da te la chiarezza come se fosse incendiata da dentro. Sotto la tua pelle vive la luna.
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greenbor · 4 months
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LXIV Sonetto – Pablo Neruda
Per tanto amore la mia vita si tinse di viola e andai di rotta in rotta come gli uccelli ciechi fino a raggiungere la tua finestra, amica mia: tu sentisti un rumore di cuore infranto
e lì dalle tenebre mi sollevai al tuo petto, senz’essere e senza sapere andai alla torre del frumento, sorsi per vivere tra le tue mani, mi sollevai dal mare alla tua gioia.
Nessuno può dire ciò che ti devo, è lucido ciò che ti devo, amore, ed è come una radice, nativa d’Araucania, ciò che ti devo, amata.
È senza dubbio stellato tutto ciò che ti devo, ciò che ti devo è come il pozzo d’una zona silvestre dove il tempo conservò lampi erranti. Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche, assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono. Il mio corpo di rude contadino ti scava e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione. Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma
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francobollito · 8 months
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~ Questa è una storia che, per quanto vera,
non parte con “Una volta c’era”,
ma inizia invece a narrar del fatto con
“Una volta non c’era affatto”,
Perché all’inizio del tempo antico,
quando vestiva foglie di fico
o pelli, quando poteva averne,
l’uomo viveva nelle caverne
e come un bruto si comportava,
menando tutti con la sua clava,
portando infine questo abominio
nelle riunioni di condominio,
così che tutti, ladri ed onesti
si ritrovavan con gli occhi pesti:
ecco, a quel tempo, un tempo infame,
su questa terra non c’era il pane.
C’era però fra le piante incolte,
che non venivano mai raccolte,
un arboscello dal fusto in riga
che terminava con una spiga,
che nasce d’inverno, sotto la neve,
ma poi diventa, per farla breve,
frutto maturo, per la sua natura
a inizio d’estate, nella calura.
Ci fu qualcuno, chissà chi è stato,
stufo di pranzi da disgraziato,
un tipo sveglio, con gli occhi acuti,
fra quegli uomini tutti barbuti
e donne tristi come epitaffi,
fra cui più d’una aveva i baffi,
che, dando prova del suo talento,
disse “Orca vacca, questo è frumento!”
Quell’uomo rifece, fiutando a naso,
ciò che natura affidava al caso:
arò, zappò, preparò una serra,
prese quei semi e li mise in terra
e faticò fino a che il sedere,
che ha una forma sua di paniere,
cioè rotondo, gli si fece a cubo,
mentre chi invece non faceva un tubo
lo derideva per la sua fatica
con frasi pungenti come l’ortica
e criticava quel farsi il mazzo
come lo stupido critica il pazzo,
quello che fa cose nuove o strane,
come chi ha i denti e vuole il pane,
ma porta il mondo allo stato in cui
o prima o dopo, ha ragione lui.
Così, un bel giorno, non dopo molto,
ci fu alla fine un bel raccolto
di chicchi biondi, gialli come il sole:
tutti dicevano “Ma chi li vuole…!?
Che ci facciamo con questi chicchi?”
E, per disprezzo, davan dei picchi
sopra quel frutto della fatica
e quegli idioti non sapevan mica,
così facendo, di dare l’avvio,
al mal concetto del tuo e del mio,
che già in quel tempo così lontano
c’era l’invidia per chi fa il grano…
L’uomo tornò dopo il disastro
e dato ch’era proprio un furbastro
vide che il frutto del batti e batti
non era cosa d’andar nei matti
ma era una polvere bianca e leggera
con un profumo di primavera
e quando vide la polverina
disse “Orca vacca, questa è farina!”
Si sa, la strada quando s’è presa
dal verso giusto, corre in discesa:
l’uomo di genio si guardò intorno
e in un momento t’inventò il forno,
anche se dopo quella creazione,
dovette chiedersene la ragione:
“Va bè’, t’ho fatto, ora che nervi…
adesso che esisti, a cosa servi?”
Per un momento restò perplesso
ma poi quell’uomo disse a sé stesso
“Lo scoprirò, ma mentre attendo,
io quasi quasi ora lo accendo…”
La sua tribù lo prendeva in giro,
mentre vedevano che col respiro
soffiava dentro a quel nuovo gioco
per attizzare le fiamme al fuoco:
“Cosa combina, ma che cosa fa,
che soffia dentro a quel “coso” là?
Se c’era un dubbio, sembra che adesso
sia confermato: è proprio un fesso!”
Venne dal mare un temporale,
con lampi, tuoni, pioggia infernale.
Per non bagnarsi, scapparon certo
in una grotta tutti al coperto.
Scappò anche l’uomo che lavorava
vicino al fuoco che scoppiettava:
“Di un raffreddore ne faccio a meno
forse son pazzo, ma non son scemo!”
Quando tornò con l’arcobaleno
che attraversava un cielo sereno,
vide che l’acqua ch’era cascata
dal cielo scuro s’era mischiata
fortuna volle, quanto ne basta,
con la farina fuori rimasta,
in un miscuglio che, tira e molla,
più che una pasta sembrava colla.
Forse un’idea non spaccherà un capello,
ma come un lampo taglia il cervello
in un istante, da cima a fondo,
ed è un istante che cambia il mondo.
A quella pasta, quel pensiero astratto,
lui diede forma di un disco piatto
e lo infilò, con un gesto attento,
nel forno acceso che non s’era spento.
Passò del tempo, ma nemmeno tanto
cuoceva il tutto e lui ci stava accanto
bello tranquillo, pur senza sapere,
che prima era un uomo, ora un panettiere.
Ne uscì un profumo che arrivò lassù
dove viveva l’intera sua tribù
che spinta dal richiamo dell’olfatto
venne a vedere ciò che aveva fatto:
vennero giù coi denti preparati
come di solito fanno gli affamati
per controllare se quel buon odore
fosse abbinato con un buon sapore.
Quando c’è fame non ci si fa caso
però c’è sempre quel che storce il naso:
“E’ buono sì, però ci sembra un muro
l’ha appena fatto ed ecco che è già duro!”
Quel panettiere senza una licenza,
che allora ancora si faceva senza,
che però aveva tutti gli attributi
che gli giravano, disse: “Cornuti!”,
disse: “Di fisime ne avete tante,
che non è duro…solo un po’ croccante!
Frenate dunque la vostra stizza,
che volevate, fosse già una pizza?
Migliorerò questo mio prodotto
che sia ben morbido quando sia cotto
e infine, quando sarà sul desco,
più sarà caldo più sarà fresco:
dirà in un modo che val per tutti,
per alti e bassi, per belli e brutti,
in un concetto nobile e arcano
che il pane nostro sia quotidiano,
dirà alla luce di un’altra fame
che non si vive di solo pane
e verrà un tempo, molto vicino,
di pane al pane, di vino al vino,
e per gli uomini crudi e violenti
ci sarà pane per i loro denti,
sarà così che, piaccia o non piaccia,
gli sarà reso pan per focaccia.
Chi vede un fatto ben più scontato,
che può esser zuppa o pan bagnato,
mangi in silenzio le pagnotte gialle
e non stia lì a rompere le palle!”
Ecco la storia, forse sarà vera
soltanto in parte, oppure tutta intera,
perché fra tanti “C’era una volta…”
è il risultato quello che conta.
Da quell’arbusto col fusto in riga
che sale al cielo con una spiga,
da un uomo preso nel suo lavoro
nasce quel piccolo capolavoro:
in un bisticcio fra estate e inverno
cotto in un forno che par l’inferno,
farina, acqua, lievito e strutto,
si chiama pane e questo è tutto. ~
G. Faletti
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canesenzafissadimora · 9 months
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Non c’è più un tempo per nascere un tempo per morire si nasce e si muore nello stesso momento. Infinite morti ci assediano è l’ora che ognuno raccolga in sé la morte degli altri il frumento assiderato dal gelo il topo che si dibatte nella gabbia il marito che piange la moglie infedele. E l’ora di cogliere il dolore degli altri in una mano e portarsela in fronte a stamparvi croci e croci in rosso udire il nostro grido nella bocca dell’uomo che ci passa accanto per caso è l’ora di aprire tutte le finestre tutte le porte abbattere i muri se occorre per poterci guardare negli occhi trovare una parola nuova che non sia preghiera.
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