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#il cinema in piazza
anyzakki · 3 months
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Luca Marinelli 🥹🫶🏻
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incidentale · 3 months
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Alessandro Borghi & Luca Marinelli in conversation after the showing of 'Le Otto Montagne' @ Il Cinema in Piazza, July 4th, 2024
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marcogiovenale · 1 year
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off @ san cosimato: programma di 'giùdisotto' del 26 aprile 2023
cliccare per ingrandire
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fiorescente · 3 months
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Oggi ultime interviste. Farò per la prima volta domande tematiche e forse sono un po' stupide e scontate. Ho scritto nel curriculum: "Tesi di ricerca in Antropologia sociale e culturale che studia i temi dell'identità, del razzismo e del fondamentalismo culturale e delle comunità transnazionali attraverso interviste informali con persone immigrate di prima e seconda generazione dall'Africa occidentale e dal Maghreb" e sembra tutto molto più serio rispetto a quello che è.
C'è il cinema in piazza, c'è la mostra di Alice Rohrwacher e io e la mia amica ci sentiamo cittadine.
Ho perso tanti capelli, sono piena di lividi e devo studiare. Vorrei aiutare mamma, ma non riesco.
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telefonamitra20anni · 6 months
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Appuntamento con il destino all'ora del tè.
È una giornata qualunque della sua vita da impiegato, Marcello riceve una telefonata:
Pronto, Marcello? Vieni in Piazza di Spagna, c'è il Rugantino, una sala da tè, ci vediamo lì, devo presentarti una persona.
Quella persona era Visconti. Con lui Marcello, ha aperto le porte al proprio destino, varcando la porta d'oro del teatro, ma questo ancora non lo sapeva. Luchino lo ha allenato con le dovute durezze, riservate a un purosangue, alimentando in Marcello la chiara e sicura voglia di potercela fare. Gli ha insegnato la sacralità di quel palcoscenico, e del peso che le parole hanno. Lo ha forgiato, stancato, esortato, stimolato, esaltato, rivendicato e messo in discussione. Visconti ha sfidato il suo istinto, con un occhio attento al futuro e Marcello si è lasciato sfidare, così, semplicemente, in un giorno qualunque. Il mestiere dell' attore, è cominciato così, davanti ad un tè, mentre la vita si rimetteva in gioco con un banale "si", detto con la incosciente e ostinata voglia di giocare.
«Visconti mi ha messo in teatro e mi ha insegnato buona parte di quello che so, non solo il mestiere ma il gusto del mestiere, da uomo moderno, il non essere guitto, una cosa che tanti attori bravi non capiscono, pur essendo dotati di grandi possibilità. A parte naturalmente, insegnarmi a recitare, a capire certi testi, a capire come valorizzarsi […]. Questa partenza mi ha fatto capire le mete da perseguire, anche nel cinema».
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gregor-samsung · 11 months
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“ Carismatico, coraggioso, indomito, Lussu è un figlio della Sardegna più profonda. Nato ad Armungia nel 1890, laureato in Giurisprudenza a Cagliari, amatissimo comandante della brigata Sassari (nella prima guerra mondiale ha ricevuto ben quattro medaglie dopo quattro anni di trincea per azioni sull’altipiano del Carso e della Bainsizza), ex deputato del Partito sardo d’azione, ha pagato cara, fin lì, la sua militanza, ma ha anche ottenuto una gran bella vittoria su un regime che sembra inattaccabile. Capelli e occhi neri, slanciato, elegante, occhiali dalla montatura di metallo, baffi e pizzetto, sguardo ironico e tagliente, in quel periodo si fa chiamare ‘Mister Mill’ e vive in clandestinità. Agli occhi dei giovani dell’epoca, lo dice Joyce stessa, è un personaggio leggendario, per le gesta in Sardegna e per la sua avventurosa fuga da Lipari. I fatti della Sardegna sono questi: la sera del primo novembre 1926, centinaia di fascisti hanno assediato la casa dell’avvocato Lussu. Non è un’azione isolata, è solo una delle rappresaglie che bande di fascisti organizzano in tutta Italia – devastando case, sedi di giornali, picchiando e assaltando – non appena si è diffusa la notizia dell’attentato fallito a Mussolini, avvenuto il giorno prima a Bologna per mano del sedicenne Anteo Zamboni. Lussu, che è un antifascista, ha partecipato alla secessione dell’Aventino dopo l’assassinio di Matteotti, è antimonarchico, ha lavorato a un progetto federalista-rivoluzionario per unire azionisti, repubblicani e socialisti, è nel mirino dei fascisti della sua città: l’ordine è di saccheggiarne la casa e linciarlo sul posto. L’organizzazione dell’assalto, nella sede del fascio, è durata tutta la giornata per cui c’è stato tempo e modo, per Lussu, di ricevere informazioni da voci amiche e preparare una reazione. Gli amici gli consigliano di scappare ma lui decide di restare in casa, situata nella piazza più centrale di Cagliari, lasciandola ben illuminata, «per dare un esempio di incitamento alla resistenza».
Scende in strada per vedere che succede, sente gli squilli di tromba che chiamano a raccolta i fascisti mentre la piazza si fa deserta. Risale, manda via la domestica. La città continua a serrarsi, i negozi abbassano le saracinesche, i cinema si svuotano. Al ristorante vicino casa dove va a pranzare, il cameriere – che è stato un suo soldato durante la guerra e ora è diventato fascista ma nutre ancora grande rispetto del capitano – lo scongiura di partire subito. La sentenza contro Lussu è stata emessa e lo sa tutta Cagliari. Persino gli inquilini del suo palazzo, tra cui un magistrato di Corte d’appello, si chiudono e tacciono terrorizzati. «Incominciai a preparare la difesa. Un fucile da caccia, due pistole da guerra, munizioni sufficienti. Due mazze ferrate dell’esercito austriaco, trofei di guerra, pendevano al muro». Due giovani amici e compagni si presentano per aiutarlo ma lui li congeda senza discutere. Spegne la luce e si avvicina alla finestra. Assiste alla devastazione della sede della tipografia del giornale «Il Corriere» all’angolo, poi a quella dello studio dell’avvocato Angius. Quindi risuona il grido «Abbasso Lussu! A morte!». È sorpreso di riconoscere tra gli assalitori persone che conosce bene, di cui è stato amico o compagno di scuola. La colonna si divide in tre parti e l’attacco arriva da tre punti: una squadra sfonda il portone e sale dalle scale, una cerca di entrare da un cortile sul retro, l’ultima si arrampica dai balconi. «Confesso che, nella mia vita, mi sono trovato in circostanze migliori. I clamori della piazza erano demoniaci. La massa incitava gli assalitori dalle finestre con tonalità di uragano». Lussu lancia un primo avviso, grida «Sono armato!» da dietro le persiane. Poi, mira e spara al primo che arriva sul balcone. Un giovane fascista, Battista Porrà, colpito a morte piomba giù, sul selciato della piazza. Gli altri scompaiono in un lampo. Nonostante lo svolgimento dei fatti dimostri la legittima difesa (e infatti verrà assolto) e nonostante l’immunità parlamentare, Lussu viene portato in carcere. Ci vorrà un anno prima di arrivare a sentenza ma l’ordine di scarcerazione immediata è seguito da un ordine di domicilio coatto. Lussu è condannato alla pena di cinque anni di confino per misure di ordine pubblico e definito «avversario incorreggibile del regime». “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 31-33.
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francescosatanassi · 7 months
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SALTANO LA FILA
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Ci risiamo. Il Comune fa chiudere per 10 giorni un altro locale in centro perché “ritrovo abituale di persone già note alle forze dell’ordine”, come se il compito del gestore fosse quello di conoscere la fedina penale degli avventori. Un’altra saracinesca che si abbassa e un’altra esultanza per il vicesindaco Mezzacapo (ma non aveva promesso di rilanciare il centro? Ah già, solo per le attività gestite da italiani). A Forlì siamo già nel futuro, tra cani-robot che disattivano bombe, app che segnalano scritte sui muri, telecamere e droni contro chi si siede in piazza con una lattina di Premium-Cola, in centro c’è più “intelligenza” artificiale che negozi aperti. Intanto, un’altra persona resta senza lavoro. Sarà fortunata come i soldati di stanza in città? Me lo chiedo perché 6 alloggi delle case popolari sono stati appena assegnati all’esercito “per la promozione dei valori di legalità e il radicamento militare.” Il vicesindaco si esalta: “avere un vicino di casa nell’esercito dà sicurezza”, confermando con le sue parole non una sicurezza reale ma solo una percezione della stessa. Francesco Lasaponara, il consigliere comunale che invocò pubblicamente la morte per Covid ai reduci partigiani forlivesi, dice che i poveri militari sono “giovani provenienti da altre parti d’Italia, che si trovano in situazioni di difficoltà abitativa per il basso reddito e per la necessità di integrarsi in un territorio diverso da quello originario”. È la condizione di tutti gli stranieri, ma gli altri hanno un fucile e la toppa tricolore, perciò saltano la fila. Ah, per essere precisi, lo stipendio di un militare, nel 2021, era di 1300 euro al mese (più del mio), al quale vanno aggiunti sconti e agevolazioni per ogni cosa: mutuo, acquisto dell’auto, assicurazioni, trasporto pubblico (in alcune regioni è gratis, io sono pendolare e pago tutto), e poi l’ingresso a cinema, teatri, musei... senza contare buoni pasto e caffè offerti. Funziona così perché è più facile rubare ai poveri per dare tutto agli altri, e alla fine non si da più la casa a chi non ce l’ha, ma la si regala a chi sceglie, volontariamente, di essere addestrato e pagato per uccidere altre persone. Saluti.
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avalonishere · 2 years
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RIFLESSIONE che condivido PRESA DA
Santino Stabile
Vedo tante persone che dopo le elezioni di domenica hanno paura del “ritorno del fascismo” e mi piacerebbe sapere di cosa hanno paura, esattamente. AVETE PAURA di non essere più liberi di uscire di casa ? AVETE PAURA di dovere presentare un lasciapassare verde per andare al lavoro, al ristorante, al bar, negli uffici ? AVETE PAURA che vi chiudano scuole, discoteche, cinema e teatri ? AVETE PAURA che mettano il coprifuoco alle dieci di sera ? AVETE PAURA di prendere manganellate in testa se andate in piazza a manifestare contro il governo ? AVETE PAURA di andare in guerra contro la Russia ? AVETE PAURA che i generi di prima necessità come pane, latte e pasta aumentino di prezzo a dismisura ? AVETE PAURA che vi razionino l’energia elettrica e il gas ? AVETE PAURA che la benzina arrivi a due euro al litro ? AVETE PAURA di ritrovarvi un governo che decide tutto da solo senza passare dal Parlamento ? SCUSATE UNA DOMANDA… ma nel 2020, 2021, 2022, DOVE AVETE VISSUTO ?????
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chaosdancer · 1 year
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Ho tantissime cose accumulate nella mia testolina e non so come aprire questo vaso di Pandora. In effetti ho accumulato svariate settimane di pensieri. Mi vengono alla mente i vecchi tempi in cui scrivevo a dismisura e non sapevo mai come iniziare, davanti al vuoto. Esattamente come in un cantiere in cui hai l'idea di come dev'essere un palazzo ma non hai la minima idea di come buttare giù le fondamenta.
Beh, posso cominciare dal semplice fatto che tra le svariate persone che ho conosciuto negli ultimi anni (soprattutto da ottobre a questa parte) e che sto continuando a conoscere ho una mezza idea dell'attenzione media che si ha in questi anni, soprattutto tra i giovani. Probabilmente sarò una delle poche persone a leggere e questo mi va bene, mi ricorda i tempi in cui scrivevo per me stesso e preparavo il libro. Diciamo che le mie abilità linguistiche e la mia capacità di scrittura si sono affievolite di molto da allora. Chiedo scusa in anticipo a me stesso quando rileggerò tutto questo dopo averlo pubblicato (già, leggerò dopo aver pubblicato, saltando la fase di rilettura, come ad improvvisazione jazz).
Diciamo che il dubbio che mi è sorto un attimo fa è se scrivere tante cose brevi per essere letto in modo da avere dei confronti o fare il prolisso con me stesso e non essere considerato. Diciamo che attualmente la seconda opzione è quella che più mi attrae.
Vorrei iniziare lamentandomi delle persone che, in media, hanno la soglia dell'attenzione sempre più bassa. Non dico solo in musica, ci mancherebbe, ma anche per quanto riguarda uno scritto (che sia un post, un articolo di giornale o un libro). Per non parlare poi di tutto quello che riguarda il cinema e la musica. Purtroppo ho conosciuto persone che non riescono a guardare un film leggero dato che non riescono a mantenere la concentrazione solo per capire l'impostazione iniziale di trama e personaggi. Per non parlare della musica, un argomento a me caro. Non sto dicendo che tutto il mondo debba andare a sentire una sinfonia di Mahler (dalla durata media di un'ora) a settimana, né che debbano periodicamente andare a vedere concerti da 4 ore alla Liszt. Oramai il mondo funziona in modo diverso, le mode, gli usi e i costumi sono altri. Però un po' mi dispiace che la soglia dell'attenzione media si sia abbassata così drasticamente (e sto parlando della media, non di tutti). Questa parte iniziale dello scritto nasce dalle mie ultime esperienze dell'anno con mia madre. Mia madre, la mia prima "fan", che non riesce più a mantenere pazienza e concentrazione davanti alla musica che faccio e o che le "propino". Le basta solo un minuto scarso di musica (dalla durata di 15/20 minuti) per decretare che un brano che ha fatto la storia sia "bello" o "brutto". Mi sembra quasi lo stesso modus operandi che si usa pure tra noi giovani. Basta solo qualche post da nemmeno 100 caratteri per capire se una persona abbia qualcosa di stimolante da dire. Oppure qualche foto su Instagram per capire se una persona sia esteticamente bella oppure che non valga neppure la pena dialogarci nemmeno una volta.
Ormai siamo nei tempi in cui l'economia del tempo regna sovrana, come se nessuno avesse tempo per nulla, nonostante perdiamo il nostro tempo su stronzate inutili alle quali siamo abituati e sulle quali basterebbe un minimo di riflessione per renderci conto che è tempo usato inutilmente. Cose che non ci rendono più belli o più brutti, più ricchi o più poveri, più famosi o più sconosciuti e isolati, più intelligenti o più stupidi. Questo lo dico per conoscenza delle persone che mi stanno maggiormente intorno e che sono mie coetanee. Ma tutto ciò si può estendere perfino ai genitori come mio padre. Quella persona che, alla soglia dei cinquant'anni, si piazza davanti ai video di Facebook, Instagram e TikTok e smette di sentire ciò che gli stai dicendo durante una conversazione. Non importa se gli parli di cose importanti o dei tuoi sogni e speranze di gioventù. Non sono qui per piangere per questa cazzata, ma tutto ciò è di una tristezza e di uno sconforto allucinanti. Cioè, bello sapere che tuo padre ha trovato un video divertente su TikTok e tua madre ha ricevuto l'ennesima richiesta di amicizia sentendosi sempre più benvoluta e circondata da persone (nonostante esse siano online e che nella realtà a stento ti salutino per strada). Tutto ciò sta perdendo il controllo e sta diventando follia pura (tra mamme che non tengono d'occhio i propri pargoli per le notifiche social o che, addirittura, usano proprio loro per acchiappare qualche like e commento per una foto col bimbo). Non vorrei risultare drastico ma tutto ciò è preoccupante. La "poetica" del like sta prendendo il sopravvento fin troppo. E io, ora che sto scrivendo, mi sento noioso come oratore, come scrittore e come musicista, in quanto le suddette persone non ti prendono in considerazione. Ti senti noioso per la mancanza di considerazione, perché non rispecchi la moda, i gusti, perché sei troppo prolisso e la gente non ha tempo, perché sei troppo lungo per la concentrazione massima che riescono a mantenere in una situazione. Ho visto persone spaventarsi per una cosa della lunghezza che sto partorendo, di getto, in questo momento.
Il mio quesito è: da quando è così? Da quando le persone istruite hanno la stessa coscienza, cultura e capacità di concentrazione equivalente ad una specie di servitù della gleba? Da quando siamo regrediti culturalmente (a livello di massa) ad una sottospecie di Neo-Medioevo? Tutti che ci vantiamo della tecnologia del nostro nuovo iPhone e compagnia bella. Ma, effettivamente, quanto ne capiamo noi? Tutti che ci vantiamo di sviluppo culturale, tecnologico e scientifico. Ma, in fin dei conti, a me sembra solo uno sviluppo che detiene una cerchia ristretta di persone che crea questo famigerato progresso. Un élite di ricercatori e studiosi che crea tutto questo "benessere" per la massa. Lungi da me essere un pessimista catastrofico, il progresso medico, scientifico e tecnologico è stato ottimo. Anche il progresso culturale sull'accettazione del prossimo e sulle parità dei diritti ha fatto enormi progressi nell'ultimo secolo. Però a quale prezzo? Vedo tante persone lamentarsi da sempre del divario tra ricchi e poveri. E io ci vedo anche un accesso più immediato alla cultura che ormai non viene colta a dovere. Che sia cultura storica, artistica o politica e via dicendo. Non riesco proprio a concepire come un maggior accesso alla cultura abbia potuto, in certi ambiti, fare più danni rispetto a quando non era presente. Perché siamo in una struttura in cui l'accesso all'istruzione e ai vari tipi di cultura è più immediato e facile mentre la massa sembra regredire in qualche modo?
Tutto questo (che mi portavo dietro da qualche anno a questo parte) sta parzialmente uscendo fuori. E sta uscendo fuori alla fatidica domanda: "Cosa vuoi fare da grande? Cosa farai dopo la magistrale?" Ebbene, non lo so assolutamente ormai. Personalmente mi trovo in un'epoca musicale (che è quello che mi concerne) che non regge un'esecuzione della Sonata di Liszt dalla durata di mezz'ora (nonostante poi ci sia un'altra ora di concerto davanti). Poi, le cover pop vanno benissimo (se non superano la mezz'ora), anzi sei un fenomeno. Per la classica ormai vivono i grandi classici alla Strauss a Capodanno e "Per Elisa" di Beethoven. Ormai anche questo ambito è rimasto per pochi (di solito studenti di musica, maestri, pensionati e qualche estimatore raro rimasto). Ma qui il mio dubbio esistenziale ( e qui entro nella mia sfera personale): per cosa suono? Cos'ho da condividere con un pubblico che, per la maggior parte, viene a vedermi per fare bella presenza? Per far vedere che è acculturato e ha buon gusto ascoltando la buona musica classica. C'è da dire che sempre più spesso mi capita di vedere persone che guardano le notifiche del telefono durante i concerti. E io allora, per cosa porto avanti questa grande arte ai posteri? Potrei lasciar perdere come fanno molte persone? La musica di Mozart, Beethoven, Chopin (e più chi ne ha più ne metta) non è come come un Leonardo, un Caravaggio o un Monet. Non durano nel tempo come l'arte visiva o altri tipi di arte. Per rendere vivi quei pallini su carta bisogna suonarli in concerto, inciderli e divulgarli. Il paradosso più grande viene qui: sempre più insegnanti di musica e sempre più persone che studiano la musica abbandonandola perché non c'è nessun tipo di garanzia per il mercato odierno.
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ARCA. SIRACUSA - Associazione Rinascimento Culturale Archimedeo
Euro Med Festival - 2024 Tonino Accolla
Nona edizione del Premio Tonino Accolla. Siracusa/Noto 29 – 30 giugno e 1 luglio 2024.
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Per questa nuova edizione del primo e unico contest live per allievi doppiatori provenienti dalle scuole di doppiaggio italiane e straniere, saranno Piazza Minerva a Siracusa nel centro storico di Ortigia e Palazzo Nicolaci a Noto - dove si svolgerà il workshop, primo Forum Internazionale Intelligenza artificiale per abbattere le barriere degli audiolesi e ipovedenti nel Cinema e nel Doppiaggio - ad accogliere pubblico e partecipanti in tre serate articolate fra spettacolo, competizione e approfondimenti. Il workshop è organizzato dall’associazione ARCA e dal Centro Studi Economia Internazionale ai Fondi Europei.
Il Premio, come sempre, è intitolato a Tonino Accolla, celebre doppiatore e direttore di doppiaggio (da Titanic a Braveheart, per citarne qualcuno), nato a Siracusa il 6 aprile del 1949 e scomparso a Roma nel 2013, voce italiana, tra altri, di Eddie Murphy e Homer Simpson, Mickey Rourke e Kenneth Branagh.
Questa rinnovata edizione del festival vuole sensibilizzare, attraverso il linguaggio universale del Cinema e del Doppiaggio, le nuove generazioni sulle tematiche al centro del dibattito istituzionale europeo, come l’ambiente e l’inclusione sociale.
La manifestazione è patrocinata dal Comune di Siracusa, con il sostegno e la collaborazione del sindaco di Noto, Corrado Figura, del sindaco di Siracusa Francesco Italia e dell’assessore alla Cultura e Turismo, Fabio Granata.
“Si conferma anche per questa edizione la presenza del Gruppo Irem – sottolinea Stefania Altavilla, direttrice artistica e presidente di ARCA – a sostegno della cultura, della formazione dei giovani e dell’agire nel sociale. Un particolare ringraziamento va al suo amministratore delegato, Giovanni Musso”.
La conduzione dello spettacolo quest’anno sarà affidata a Maurizio Merluzzo – attore, doppiatore e youtuber – e a Vanessa Galipoli, artista ed imprenditrice, conduttrice televisiva. Fra gli ospiti, Emanuela Rossi – Premio Tonino Accolla e Premio Eccellenza 2018 e voce di Cate Blanchet, Nicole Kidman – direttrice di doppiaggio e dialoghista; Marco Eugenio Di Giandomenico, scrittore, curatore e critico d’arte contemporanea; Rodolfo Bianchi, attore, doppiatore, insignito tra altri del premio per la migliore direzione di doppiaggio per The Departed il bene e il male, Shutter Island, The Wolf of Wall Street e The Hateful Eight; sul palco si alterneranno fra interviste e performances doppiatori pluripremiati come Flavio Aquilone,
Valentina Favazza, Erica Necci e Yuri Bedini, quest’ultimo direttore di doppiaggio e con Tonino Accolla assistente al doppiaggio di numerosi film. Sul palco il musicista Antonino Martorana che insieme all’ artista Marilena Vita creeranno una sinestesia (fenomeno sensoriale/percettivo, esperienza plurisensoriale) di suoni e immagini. Il 30 giugno sarà fra gli ospiti Walter Ricci, musicista e crooner che ha duettato con artisti del calibro di Michel Bublè, Mario Biondi, Dianne Reeves.
La manifestazione, che cresce di anno in anno confermandosi tra gli eventi più prestigiosi a Siracusa, ideata da Stefania Altavilla – direttrice artistica, presidente dell’associazione ARCA, project manager e art director del Festival – e da Giuseppe Mandalari, nasce nel 2014 con la collaborazione iniziale e il supporto tecnico di Ambi Picture e Fonoroma e ha lo scopo di promuovere e valorizzare l’arte del doppiaggio. Sono coinvolte le scuole di doppiaggio italiane e le società di Produzione come la CD Cine Dubbing. Collabora al progetto e partecipa all’organizzazione Lorenzo Accolla, attore, doppiatore, direttore di doppiaggio. Dagli ultimi anni l’organizzazione si avvale anche della collaborazione di Carola Mandalari, come responsabile di produzione.
Come nelle ultime edizioni, il Premio Tonino Accolla si svolgerà in chiave ancora più dinamica rispetto al passato: si alterneranno momenti di spettacolo a momenti musicali, mantenendo alto il momento del Contest-live, vero appeal del Festival, durante il quale sei allievi (tre uomini e tre donne), dopo una preselezione avvenuta a Roma sotto la direzione di Lorenzo Accolla – con la collaborazione della CD Cine Dubbing - si confronteranno nell’esecuzione di doppiaggi live individuali e di coppia articolati su più prove.
La giuria tecnica quest’anno vedrà la partecipazione, così come nelle passate edizioni, di alcuni tra i migliori doppiatori e direttori del doppiaggio italiano. Alla giuria tecnica verrà affiancata una giuria di giornalisti e critici cinematografici, che conferirà il Premio Stampa.
E quest’anno, l’associazione ARCA – da un’idea di Stefania Altavilla e del critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico – istituisce il Premio Promozione Cinema dedicato ad Adriano Pintaldi, scomparso nel 2023. Pintaldi è stato per più di cinquant’anni tra le figure più rappresentative del mondo della comunicazione e della promozione cinematografica. Questa nona edizione del Premio Tonino Accolla terrà dunque a battesimo il Premio Promozione Cinema con un tribute ad Adriano Pintaldi, e per realizzare questo intento saranno coinvolte personalità autorevoli del cinema e della cultura fra i quali il regista Pupi Avati, Laura Delli Colli e l'attrice Antonella Salvucci. Il Premio Promozione Cinema, la cui prima edizione è prevista per l’anno prossimo nel contesto della decima edizione del Premio Tonino Accolla, “vuole valorizzare -
spiegano Altavilla e Di Giandomenico - figure del mondo delle istituzioni, delle professioni e dell’industria cinematografica e televisiva italiana ed estera, che si siano particolarmente distinte nella promozione di film, documentari e cortometraggi”.
La giuria sarà costituita da personalità del mondo della cultura, dell’arte e della comunicazione cinematografica e televisiva, coordinata da Marco Eugenio Di Giandomenico.
“Ad oggi, giunto alla sua nona edizione – dichiara Stefania Altavilla – il Premio Tonino Accolla ha raccontato attraverso pillole di doppiaggio, i volti di quelle voci che oggi recuperiamo alla memoria attraverso straordinarie interpretazioni di personaggi ai quali quelle voci hanno infuso quell’anima da oscar”.
Quest’anno, grazie anche alla collaborazione con il Centro Studi di Economia Internazionale ai Fondi Europei – presidente Santi Tomaselli, già presidente dell’Osservatorio Romano ai Fondi Europei - è stata definita la partnership con una delle 15 scuole di Cinema più importanti al mondo, la Toronto Film School, già partner degli Studios di Hollywood; e ancora la West University, GIS International e Betting on Italy. Partner tecnici, Red Tomato e Voci FM.
Questa nuova articolazione del progetto - che ha suggerito in una più ampia visione la denominazione di Euro Med Festival Tonino Accolla – ha trovato il pieno riconoscimento di alta valenza strategica dal Distretto Turistico del Sud-Est.
La vocazione internazionale di questa nuova edizione sarà confermata anche dall’intervento - durante il convegno del primo luglio a Noto, workshop sull’importanza dell’intelligenza artificiale per abbattere le barriere della disabilità sensoriale - del senatore Tony Loffreda, vice presidente del Gruppo Interparlamentare Canada/Italia e presidente Rete Parlamentare Canadese nella Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.
La realizzazione dei Premi è affidata, per il Premio Tonino Accolla, al Maestro Scultore Pietro Marchese, all’ architetta designer Lara Grana per i premi allievi, e all’orafa designer Stefania Midolo, per la realizzazione dei premi d’eccellenza.
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Ufficio Stampa. Marilena Toscano. N.Tess Odg 150949.
Tel. 338 3031853 - indirizzo email [email protected]
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donaruz · 1 year
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Da Simone Terreni a tutti gli americani!
Questo è il DAVID di MICHELANGELO!
Cari genitori americani,
che avete licenziato la preside che aveva mostrato ai suoi allievi questa statua e avete definito il David di Michelangelo “Pornografia”, certo il David mostra al mondo da 500 anni le sue grazie. Quindi avete pensato che fosse osceno e non adatto ai vostri figli minorenni.
Invece secondo me non avete ben chiaro né il significato del David, nè perché il David è nudo. Ascoltate la sua storia.�
Un pezzo di marmo enorme se ne stava chiuso da anni dietro il Duomo di Firenze. Nessuno voleva scolpirlo perché era fragile e poroso. Finché un giovane di 25 anni, con il naso rotto e le mani callose, di nome Michelangelo Buonarroti, accettò la sfida.
Scolpì il David!�Divenne il simbolo della piccola Repubblica Fiorentina che sfida i grandi nemici come il Papato e l’Impero (il Gigante Golia). Lo sguardo fiero e concentrato, guarda il nemico senza paura, prima di colpirlo.
Il David è FIRENZE!
E come Firenze non ha paura!
Per questo la statua DOVEVA essere nuda! Ma non non lo capite? David è nudo perché è vestito solamente della Grazia di Dio! Non ha bisogno di nulla per sconfiggere i suoi nemici perché Dio lo protegge.
Non solo doveva essere nudo ma doveva anche essere BELLO! A Firenze nel 500 c’era in atto il RINASCIMENTO. Artisti, pittori, scultori, eruditi riscoprirono la bellezza e l’armonia classica della cultura greca, liberarono l’uomo dalle superstizioni del Medio Evo, lo rimisero al centro (nudo!) e lo portarono nella modernità. Il David era figlio di Policleto, di Fidia, del Canone Greco, del Classicismo, del Verrochio e di Donatello.
Altro che Pornografia!
Michelangelo lo finì nel 1504, dopo tre anni di lavoro. Quando i fiorentini lo videro, capirono subito che era la statua più bella del mondo. Sapevano che sarebbe stato il simbolo eterno della bellezza maschile, come la Venere di Botticelli (nuda!) di quella femminile. Nacque subito una disputa su dove collocarlo. Fu creata addirittura una commissione di esperti di cui facevano parte Botticelli e Leonardo da Vinci. Il problema per i fiorentini di allora NON era nascondere le nudità ma trovare il luogo migliore per mostrare il David al mondo!! Mica come voi bigotti americani di oggi.
Alla fine fu scelto Palazzo Vecchio.�Per portarlo dal Duomo a Piazza della Signoria ci misero 4 giorni. Il David per quattro giorni “camminò” per Firenze.�E per i Fiorentini fu una festa! Se potessi scegliere un giorno, un solo giorno, per tornare indietro nel tempo, sceglierei proprio quel momento là. Quando il David, nudo, camminò per le strade di Firenze.
Anche oggi il David cammina.
E ci ricorda che il mondo va riempito di Bellezza e Armonia. Siete voi, voi americani, voi Golia, che avete inventato l’industria pornografica, che avete inondato di immagini oscene tv, cinema, pubblicità e web. Noi invece abbiamo inventato il Rinascimento! E sfideremo sempre, senza paura, chi come voi, vuole tenere l’uomo nell’ignoranza e nelle tenebre.
#rinascimento
Paola Giordano fb
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incidentale · 3 months
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Tonight (July, 4th) Luca and Alessandro will be at Il Cinema in Piazza with Piccolo America showing Le Otto Montagne at 21:15 in Rome.
There's gonna be a livestream on the Piccolo America youtube channel and facebook page as they are going to meet with the audience after the movie.
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cia-no · 1 year
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Nelle ultime due settimane sono successe tante cose: -la mia ragazza aveva in programma di trasferirsi in casa mia da Pavia a Bologna a Novembre, al posto di una coinquilina che lasciava la singola meno cara (siamo in 6 ma c'è un ottimo rapporto con tutt* e si era parlato di questa cosa da mesi, compreso un contatto con l'agenzia), MA la coinquilina ha deciso di rimanere almeno fino a Dicembre per lavoro e il resto ora è un'incognita.. Stiamo valutando fortemente di cercare per un bilocale dopo la sua laurea quando lascerà Pavia con calma, ma c'è sempre un po' di paura vista la situa affitti a Bolo -a lavoro mi hanno offerto di lavorare extra su un progetto notturno di monitoraggio della movida in piazza Aldrovandi fino a Novembre (non siamo sbirri giurooo) ogni giovedì e sabato dalle 21 alle 02, ho accettato perché significa qualche soldino in più almeno per Ottobre e Novembre Significa comunque che il sabato lavorerò mattina e notte e quindi rip seratine Spero di non essere preso a bottigliate in testa -abbiamo un nuovo coinquilino al secondo anno di antropologia che sembra essere super in sintonia con i miei gusti musicali, di cinema e videogiochi e mi mancava avere un riferimento maschile in casa che fosse diverso dal coinqui calabro messicano di 34 anni.. -due dei miei amici più cari al mondo si sono trasferiti in centro a Bolo e inizieranno a lavorare e studiare sono una coppia che da sempre mi dona calma e fiducia nei piccoli traguardi della vita nonostante le difficoltà di tutti e sono troppo felice siano qui, a 15 minuti a piedi da casa mia Un sogno -uno di questi miei amici è il cantante della mia band e gli renderò la vita impossibile per quanto gli darò in testa per suonare, sono serio. anche in due da soli chitarra voce e King Krule Spero di rifarci di tutto il tempo e la pesantezza che ci ha dato l'etichetta di Taranto in questi ormai quasi due anni di contratto Sono sicuro che finalmente riusciremo a curare la nostra musica -ho tagliato i capelli lunghi dopo 3 anni, sto invecchiando e anche i miei capelli e la mia testolina, prima lo accetto meglio è aaaaa peròòòòò mi da la forza voler provare un mullet medio (se si può dire) altrimenti pace, avrò come obiettivo farli tornare lunghi altezza spalle quasi ma trattandoli meglio e andando comunque ad aggiustare il taglio ogni tanto vedremo
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giallofever2 · 1 year
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10 LUGLIO 2023
Profondo rosso torna al cinema il 10 luglio in versione restaurata 4k (nel post la Nuova Locandina 2023)
Profondo Rosso torna al cinema. Il più iconico dei film di Dario Argento e probabilmente il film più conosciuto al mondo tra quelli girati a Torino è stato restaurato in 4K ed in questa versione sarà nelle sale italiane dal 10 luglio.
L’operazione è frutto di una collaborazione tra R.T.I. - Mediaset e Cat People, la nuova casa di distribuzione fondata da Raffaele Petrini e Alessandro Tavola. Sarà il primo passo di un’operazione che riporterà nei cinema di tutta Italia classici del cinema.
“Volevamo che la nostra prima uscita fosse italiana ed emblematica, – dice Petrini – e per noi è stato naturale scegliere Profondo Rosso perché racchiude in sé tutto ciò che il cinema può essere e fare. Proprio pensando a questo tipo di iconicità, il nostro prossimo titolo sarà Cannibal Holocaust del compianto Ruggero Deodato un film cruciale nella storia del cinema e del suo linguaggio”.
Il rapporto tra Profondo Rosso, Dario Argento e Torino è strettissimo. Per tanti appassionati Piazza Cln è piazza Profondo Rosso e ancora oggi i turisti si stupiscono di non trovare sotto i portici il Blue Bar (che era in realtà stato realizzato ad hoc per il film). Villa Scott, nella prima collina torinese, è quotidianamente meta di pellegrinaggio di appassionati del cinema thriller (oltre che di appassionati di arcitettura Liberty). Al Museo Nazionale del Cinema si è da poco conclusa la più grande mostra mai dedicata a Dario Argento, che ha coinvolto migliaia di visitatori. Infine, ogni anno a settembre si svolge inoltre il Torino d’Argento Tour Locations.
#profondorossostore #profondorosso #darioargento #darioargentomovies
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gcorvetti · 7 months
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Venerdì.
Alla fine ieri sono andato al cinema nel tardo pomeriggio a vedere 'Povere Creature', bello, mi è piaciuto molto, uno di quei film che dovrebbero vedere tutti, sempre se lo capiscono, non voglio anticipare niente rovinando la visione di chi non l'ha visto, ma a me è arrivato un messaggio di libertà, di distacco dalla norma e dalla morale becera della società dove viviamo, sarà che a me piacciono i film dove sono gli attori a fare il film e non i maghetti del CGI (quelli che fanno gli effetti speciali al computer), c'era anche una bella fetta di grafica computerizzata ma al servizio del risultato finale e non per distrarre da una storia sterile o da attori mediocri. Alla fine sono uscito dal cinema con il sorriso e ho vagato per un paio di ore al centro aspettando l'orario per andare a vedere sta band suonare. Ho riflettuto un pò sul film e sulle analogie con la società odierna, ma mi limito a dirvi questo se no spoilero e non mi piace, andate a vedere il film. Nel vagare mi sono fatto una cena leggera e ad un certo punto su un angolo della via Etnea c'era una ragazza che giocolava col devil stick, la osservo, la supero ma arrivato alla piazza successiva mi viene come un impeto di andare e darle qualche moneta, ma non per compassione ma perché mi ricorda me, eh si, quando sono partito 25 anni fa ed ero a Napoli mi sono guadagnato da mangiare facendo il mimo inizialmente e poi ad un mercatino a spacca Napoli ho acquistato per 10mila lire un devil stick fatto a mano da un tizio che mi ha solo mostrato come si usa e poi detto "più fai pratica, più ti diverti", non era il solito pacco napoletano. Infatti quei pezzi di legno con su la camera d'aria per un grip perfetto mi hanno fatto guadagnare parecchi soldi, ora che ci penso. Mi sono fermato poi a parlare con la tipa per un pò, una sigaretta, alcuni consigli e poi sono tornato sui miei passi, ma ho subito fatto un audio per raccontare la cosa a Spock, che ha vissuto quel periodo con me, anzi ero io che mi ero spostato da lui, coincidenze? Non credo, le coincidenze non esistono, come diceva Jung, sono solo connessioni che l'universo ci manda, sta a noi cogliere il messaggio spesso celato anche nei nostri sogni, infatti per me i sogni hanno un fortissimo significato, in queste settimane ho sognato più di una volta che una voce mi chiamava per cognome "Ma sei Corvetti?" (occhio che torna sta cosa). Poi all'orario sono andato su sto locale dove mio cugino-tim mi aspettava con alcuni amici, in realtà quando sono arrivato c'era lui e due donne, li per li e conoscendolo mi è balzato subito in mente che la serata poteva finire in un certo modo, ma non sto a pensare a ste cose e ho fatto quello che di solito si fa in queste situazioni
fatto il bravo e simpatico cugino, ma alla fine persone 'normali'. Ad un certo punto stavo andando a fumare una sigaretta e mi sono trovato un tizio davanti che mi ha proprio detto "Ma sei Corvetti? Non ti ricordi..." l'ho bloccato con "Nicola, cazzo", un mio ex compagno del liceo, uno di quelli che si è ritirato al secondo anno e che ha abbandonato la musica per dedicarsi ad altro, incredibile che mi abbia riconosciuto perché sono cambiato tantissimo in 35 anni, anche lui tranne la faccia, ci siamo fatti mille risate e mi ha offerto una canna, ma dopo un pò siamo andati via, ci siamo scambiati i numeri per una possibile reunion. Ora veniamo un pò al punto del perché mi trovavo in quel locale, cioè la band, alla fine mi sono un pò piegato perché non ha importanza cosa suoni vengo a divertirmi comunque. La band di dopolavoristi faceva cover random e neanche tanto bene, solita band che lo fa per divertirsi, niente in contrario, ma anche se lo fai per hobby e per divertirti almeno fallo bene cazzo. Dopo aver vagato tra un locale e l'altro senza però fermarci, siamo tornati a casa e preso ancora dalla canna mi sono messo a suonare un pò, anche perché mi viene voglia quando vedo gli altri suonare, però non sono in forma, va bè pazienza, cercherò di suonare un pò di più e uscire meno. Alla fine sono andato a letto col sorriso di chi ha vinto una cifra piccola a qualche lotteria, il sorriso della soddisfazione che ha il sapore di tutta la serata miscelata a dovere. Vi lascio con un brano così oggi, che mi piace ma senza grandi pretese.
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chez-mimich · 1 year
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IL SOL DELL’AVVENIRE
Non sembra dare nessun segno di cedimento il filone del metacinema. Dopo “The Fabelmans”di Steve Spielberg, “Babylon” di Damien Chazelle, “Empire of Light” di Sam Mendes, dopo il documentario “Laggiù qualcuno mi ama” di Mario Martone, “Quando” di Walter Veltroni, “Il ritorno di Casanova” di Gabriele Salvatores, e si badi, solo per citare film degli ultimi tre-quattro mesi, ecco l’ennesimo film che parla di cinema, “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti che, tra i film da me appena citati, si piazza sicuramente “secondo” dietro solo all’irraggiungibile “The Fabelmans”. Giovanni (Nanni Moretti), è un regista, anzi Giovanni è “il” regista Nanni Moretti che sta cercando di terminare un film, ambientato in una sezione del Partito Comunista Italiano situata in una periferia romana, quando la sezione e il partito stesso sono travolti dalla notizia dell’invasione sovietica di Budapest del 1956. In realtà Giovanni-Nanni, sta pensando anche ad altri due film, il primo tratto dal romanzo “Il nuotatore” di John Cheever (Moretti è sempre stato un amante del nuoto, sublimato, come metafora della vita, in “Palombella rossa”), e un altro film, non meglio definito, che contenga un nutrito repertorio di canzoni italiane. In questo travaglio di idee, interviene anche un fatto sconvolgente, la decisione della moglie Paola (Margherita Buy), produttrice dei suoi film, di porre termine al loro matrimonio. La crisi che Giovanni si trova ad attraversare, professionale oltre che umana, è causata da un mondo che non capisce più, non capisce più le persone, forse non capisce più i fatti, ma soprattutto non capisce più le “parole”. L’irresistibile sequenza dell’incontro con i rappresentanti di Netflix, esprime appieno il disagio del regista (Giovanni-Nanni), verso un mondo che ha operato una sostituzione linguistica attraverso un adattamento e una banalizzazione della lingua, schiava delle spietate logiche di mercato. Il cinema di Moretti è un cinema di parola (forse per questo tanto amato dai francesi): “Le parole sono importanti!” urlerà ad una giornalista Michele Apicella in “Palombella rossa”. E anche in questo film la “memoria della sinistra”, gioca un ruolo sostanzioso, ma a differenza della trovata miserrima del film di Walter Veltroni, tutto è evocato con la feroce autoironia della ineguagliabile “allure” della narrazione cinematografica morettiana. Ed è proprio con questa autoironia del linguaggio che Moretti prova ad ipotizzare una “storia altra” della sinistra proprio a partire dalle parole, scompaginando quelle del titolo dell’Unità proprio durante i fatti del 1956. Gran bel film, chissà però che non sia arrivata l’ora di rompere la lunga teoria di film automeditativi e si possa tornare a raccontare “con” il cinema, visto che a raccontare “il” cinema si sono ormai cimentati un po’ tutti…
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