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#in realtà che ridere. sì
deathshallbenomore · 2 years
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mia madre mi manda aggiornamenti su zerocalcare e la prima cosa che penso è mm questo potrebbe averlo scritto la mia cara amica tumblr mutual giulia deathshallbenomore <3
sarà il fatto che le madri sono indubbiamente genitore 1 e chi la pensa diversamente evidentemente vive dal lato sbagliato della storia (mentre io e il dott. zerocalcare la pensiamo nel modo giusto), saranno i riferimenti ad adrian la serie evento………… del resto sono mai stata avvistata insieme a zerocalcare?
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papesatan · 9 months
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E già qualcuno fra i parenti ha osato chiedermi del concorso. Ma come, non partecipi? Vedo già le mie zie insegnanti partir gagliarde con le solite domande cui non saprò cosa rispondere. La verità porterebbe a una bruta discussione, meglio tentar la via della cieca ignoranza o, peggio ancora, della menzogna compiacente. Ogni volta resto muto e interdetto, incapace di soffrirne a voce, perché ho un lavoro, cristo, un lavoro creatomi dal nulla, MI SONO DATO un lavoro e per loro non è abbastanza, perché non è un posto pubblico. Forse chi ha visto Quo vado? ma vive al nord non ha ben chiaro quanto quel film ritragga fedelmente la gretta mentalità della mia terra, ma è davvero così e non fa ridere per niente. Ricordo ancora benissimo i mesi precedenti l’apertura, il silenzio dei parenti, il vuoto intorno, le risatine di mia nonna: “Ma verrà qualcuno?” e l’insistenza di mia zia: “Hai mandato le Mad? Dovresti provare col sostegno, da lì è più facile entrare” (e di questa immonda realtà parleremo un’altra volta). Ci litigai, speravo d’aver chiarito una volta per tutte le mie intenzioni, ma puntualmente dopo qualche mese tornò a chiedermi: “Allora, hai mandato le Mad? Nessuna supplenza?” “Eh, no” mentii “purtroppo nulla”. Ci rinuncio, perché quella dei nostri genitori ormai è una generazione totalmente slegata dalla realtà, convinta di vivere ancora gli anni ‘90, dove tutto era possibile, dove entravi dove volevi con l’aiuto di zio Cosimino, dove il politichino di turno sistemava gli amici di amici, dove una laurea e un concorso significavano qualcosa. Oggi la mia dipendente, povera crista che quando non lavora passa le giornate a studiare, mi ha rivelato che per la sua classe di concorso i posti messi a bando per la Puglia saranno 3. Come dovrei non incazzarmi? Come si può restare calmi di fronte a tanto schifo? Capite perché ho mandato tutti al diavolo, aprendo la MIA scuola? Non possiamo star qui a invecchiare all’ombra di mamma e papà, in attesa che lo stato ci permetta di fare ciò che abbiamo sudato e studiato decenni per fare. In famiglia nessuno sa che ad aprile ho rinunciato all'orale. Non li ritengo stupidi, è probabile che qualcuno abbia capito (forse mia madre?), dall’Usr dell’Emilia Romagna si sono fatti vivi dopo un anno (un anno!) dal superamento dello scritto, questo sì, ma è poco plausibile che venga indetto un nuovo concorso senza aver posto fine al precedente. Almeno il dubbio deve averli sfiorati. Ma non ho il coraggio di dirglielo, lascerò che lo capiscano da sé, se vogliono, non sopporterei la cenere di quegli sguardi delusi, il ricordo di mio padre che dopo lo scritto esulta al telefono: “Volesse Iddio che ti sistemi”, la segretaria dell’Usr che alla rinuncia insiste incredula al telefono ed io che le rispondo: “Non posso, ho cambiato vita”. No, la verità li ammazzerebbe, non so manco perché poi. E la cosa che mi fa più ridere è che proprio loro, le mie care zie insegnanti, gente del mestiere, non capiscono che non potrei affiancarlo in nessun modo a ciò che già faccio, perché è già un lavoro a tempo pieno. Come potrei mai dedicarmi il pomeriggio al doposcuola e preparare al tempo stesso le lezioni del giorno dopo? Partecipare ai consigli, collegi vari, attività pomeridiane ed essere ubiquamente al mio locale? Gestisco un’attività, cazzo, non è mica il lavoretto dell’estate. Ma non lo capiranno mai tanto, meglio che m’abitui sin da ora a ripetere: “Oh, sì, eccome se ho sentito! Non vedo l’ora di tentar la sorte anch’io alla lotteria!”    
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chouncazzodicasino · 9 months
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Amavo il Natale da piccola. Ricordo perfettamente la vigilia, la strada per arrivare a casa di nonna con una Roma notturna che mi affascinava tanto, soprattutto passare sopra Corso Francia illuminato con quelle luci gialle, io lo chiamavo il ponte di nonno. Arrivare a casa e trovarla sempre perfetta con le sue decorazioni elegantissime in ogni angolo, il presepe con decisamente troppe pecore e il terreno fatto di ceci e lenticchie, le tante candele rosse sparse per casa (sì, una volta sono venuti i pompieri), i rami di eucalipto rosso, i fazzoletti ricamati a tema natalizio, il vassoio gigante degli antipasti con pomodorini, mozzarelline, carciofini, cipolline, olive e salamini tutto rigorosamente disposto in fasce precisissime, il pandoro con la candela sopra, il Mont blanc enorme e il dolce della castagna, noi tanti cugini che dopo cena andavamo ad addormentarci tutti accalcati sui divani di velluto mentre i grandi facevano la cioccolata (o in realtà preparavano i regali) e chi voleva andava a messa. Al loro ritorno si mangiavano i dolci e poi i regali. Scatola grande "aaah questi sono calzini!" e scatola piccola "finalmente delle scarpe", classica battuta degli zii o che adesso faccio io. Era molto bello.
Poi una grande fase di Natali divisi per due nuclei familiari, ma sempre belli bene o male. Vigilia con papà e nonna poi la mattina del 25 in macchina per scendere dagli zii e da mamma.
Da un po' di tempo abbiamo ricominciato a fare il Natale uniti. La famiglia allargata. I primi istanti non senza un pochino di imbarazzo ma per fortuna il ruolo di giullare mi riesce benissimo e devo dire ha aiutato tanto in quei momenti. In questi ultimi anni per me l'unica vera cosa che significa Natale è passare queste giornate con mia nonna. È l'unica cosa che mi preme. L'unica cosa per cui mi impunto.
Lo scorso Natale l'ho passato a casa col covid. Piangendo. Non per il covid, ma perché avevo infettato tanti miei amici ad una cena qualche giorno prima, rovinando il loro Natale e quello delle loro famiglie. Gli unici due giorni senza olfatto e gusto sono stati 24 e 25, come beffa del menù godurioso, credo. Col senno di poi ci rido e ci ridiamo sopra, soprattutto perché mi sono beccata il soprannome di Cavallo di Troia.
Quest'anno non sento il Natale ma non me ne dispiaccio. Nelle ultime 48 ore si sono susseguite una serie di notizie e cambiamenti di programma per cause di forza maggiore che all'ultima ho reagito ridendo. Si naviga a vista. Io, alla fin fine, vorrei solo mantenere la certezza del vedere nonna, controllare se il presepe ha sempre troppe pecore e il terreno fatto di ceci e lenticchie anche se adesso non lo fa più lei, portarle dei rami di eucalipto rosso, accendere tante candele rosse in giro per la casa, farla ridere e farle assaggiare il dolce della castagna.
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harshugs · 28 days
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ora vi racconto la mia disavventura (spoiler: finita bene) di ieri: erano le tre di notte e dopo essere uscita con la mia migliore amica a fare un giro e a giocare a carte in piazza come delle vecchiette decisi di chiamare il taxi per tornare a casa. Generalmente per pagare un po' meno (e in realtà anche un po' per la mia sicurezza) non mi faccio mai lasciare davanti al portone di casa ma all'inizio della via dove abito e per arrivare a casa devo fare una salita e delle scale che con calma si fanno in 5 minuti. Bene, prendo il taxi, arriviamo a destinazione e gli chiedo tranquillamente se potessi pagare con carta, allora il tipo tira fuori il cazzo - no scusate, il pos (mi faceva ridere) - e pago: tentativo rifiutato. Ci riproviamo: tentativo rifiutato. Parte il panico mentale da parte mia, ero sicura di avere soldi nella carta perché sto mese non ho fatto praticamente nessun acquisto costoso, allora inizio a pensare a cosa potessi fare, non avevo nemmeno un'euro in contanti, ma solo poche monetine di bronzo. Il tassista decide di provare a cambiare pos, ne tira fuori un altro e ci riprovo: ennesimo tentativo rifiutato. A quel punto mi rendo conto che non sapevo proprio cosa fare, allora a lui viene in mente di dirmi "scusa ma a casa non hai contanti? sali a prenderli che io ti aspetto qui" e io pensai che fosse un'idea geniale, finché dopo il mio "sì" mi rispose con "allora lasciami il telefono". Inutile dire che io stessi pensando al NUMERO di telefono, e non al telefono fisico...ma lui tende la mano verso di me facendomi capire che del numero non gli fregava proprio niente, voleva il dispositivo. Io ovviamente, scema quale sono, glielo do ed esco dalla macchina e inizio a correre verso casa (vi ricordo che camminando ci vogliono 5 minuti di salita + scale, quindi casa mia non era proprio dietro l'angolo). Mentre corro inizio a insultarmi in tutte le lingue esistenti, e penso "quanto cazzo sono scema, proprio il telefono dovevo lasciargli? avrei dovuto lascarigli non so... - e qui avviene l'epifania della mia vita - la patente! Sai quanti soldi si fa quello lì con il mio telefono?". Ci avrei scommesso una mano che quello sarebbe scappato con il mio iPhone praticamente nuovo e funzionante...per 15€ io ci avrei rimesso un intero telefono.
Vabbè, arrivo al portone, prendo l'ascensore (i secondi più lunghi della mia vita) ed entro in casa, in tutto ciò mia madre mi sente dalla camera e mi chiama, ma io la ignoro completamente, prendo i soldi ed esco di nuovo. Corro giù per le scale e per la discesa che prima era una salita, intanto inizio a pensare a come bloccare il telefono tramite il Mac in modo da fare tutto molto velocemente, arrivo nel posto dove ero stata lasciata e contro ogni mia aspettativa il taxi era ancora lì!! (questo è il mio livello di fiducia verso la specie umana).
e niente la storia finisce con me che gli dico di tenersi il resto e mi scuso un miliardo di volte mentre riprendo il mio bambino (telefono) tra le mie mani, tra l'altro trovando pure una chiamata persa di mia madre tutta preoccupata per la mia premura hahaha
ah, e se ve lo steste chiedendo poi ho controllato sull'app della banca e i soldi ci sono tutti...quindi boh tutto sto casino per poi scoprire di non essere io il problema :(
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gregor-samsung · 4 months
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“ Yūichi ritornò, facendo dondolare le chiavi dell'auto. "Visto che poteva stare così poco, bastava pure una telefonata," disse, mentre si toglieva le scarpe all'ingresso. Io risposi "Hmm" senza alzarmi dal divano. "Mikage, sei stata colpita dalla mamma?" fece lui. "Beh, non ho mai visto una donna così bella," dissi francamente. "Però sai..." Yūichi entrò nella stanza e sedendosi per terra davanti a me, continuò sorridendo: "Ha fatto una plastica." "Ah." Cercai di nascondere l'imbarazzo. "In effetti avevo pensato che di viso non vi assomigliate per niente." "Ma hai capito?" disse con un'aria come se gli scappasse da ridere. "Lei è un uomo" . Questa volta non ce la feci a fingere. Restai a fissarlo ammutolita, con gli occhi spalancati. Aspettavo che da un momento all'altro dicesse ridendo: 'Scherzavo'. Un uomo lei? Con quelle dita affusolate, quei gesti, quel portamento? Ricordando quella creatura bellissima, aspettavo la smentita col fiato sospeso, ma lui si limitava a guardarmi con aria beata. Fui io a parlare: "Ma tu hai sempre detto 'mia madre... mia madre'..." "Beh, per forza. Tu una così la chiameresti 'papà'?" rispose calmo. Aveva ragione. Era una risposta quanto mai appropriata.
"E quel nome, Eriko?" "Non è il suo vero nome. In realtà si chiama Yūji." Per un momento mi si appannò la vista. Appena riuscii ad articolare le parole, chiesi: "Allora, chi è tua madre?" "Tanto tempo fa Eriko era un uomo," rispose lui. "Quand'era molto giovane. E un giorno si sposò. Sua moglie era la mia vera madre." "Che... che tipo era?" chiesi. Non riuscivo a figurarmela. "Non me la posso ricordare. Ero troppo piccolo quando è morta. Ho una foto però. Vuoi vederla?" Feci di sì con la testa. Senza alzarsi, allungò il braccio per prendere la sua borsa. Tirò fuori dal portafoglio una foto e me la porse. La donna della foto aveva capelli corti e lineamenti minuti. L'età era indefinibile. C'era in lei qualcosa di bizzarro. Dato che restavo in silenzio, disse: " É un tipo stranissimo, non pensi?" Risi, imbarazzata. "Eriko era ancora bambino, quando andò a vivere dalla famiglia di mia madre, quella della foto. In pratica fu adottato. Lui e mia madre crebbero assieme. Anche quand'era un uomo era bello e pare che avesse molto successo. Lei aveva questo faccino buffo. Chissà perché proprio lei..." Sorrise guardando la fotografia. "Voleva molto bene alla mamma e per lei entrò in contrasto con la famiglia. Fuggirono insieme, sai?" Assentii. "Quando la mamma morì, Eriko lasciò il lavoro. Solo e con un bambino piccolo, non sapeva proprio che fare. Allora decise di diventare donna. 'Tanto ormai non mi sarei più potuta innamorare,' dice lei. Pare che prima di diventare donna avesse un carattere molto chiuso. Siccome non è tipo da lasciar le cose a metà si fece fare anche l'operazione al viso e il resto. Coi soldi che le restavano ha aperto il locale e mi ha tirato su. Insomma, mi ha fatto anche da padre...", concluse ridendo. "Che vita incredibile è stata la sua!" dissi io. "Ehi, mica è morta, sai!" fece Yūichi. Potevo credergli o c'era ancora sotto qualcosa? Più ascoltavo, più quella storia mi sembrava incredibile. “
Banana Yoshimoto, Kitchen, traduzione dal Giapponese e postfazione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli (collana Universale economica n°1243), 2007³⁴, pp. 17-18.
[1ª Edizione originale: キッチン, Fukutake Editore, 1988]
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frammentidiluce · 3 months
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Guarigioni
Essere qui è come fare un salto nel 2014.
Ho pensato a diverse piattaforme su cui avrei potuto scrivere e postare ma questa mi è sempre stata la più congeniale.
Dovrei parlare di questa ultima decade, portatrice di sconvolgimenti, caos e problemi di vario tipo ed entità ma in realtà non sento il bisogno di condividere, è stato già abbastanza doverlo vivere.
Mi trovavo in mezzo ad una palude melmosa, dalla quale non riuscivo ad uscire in nessun modo. Come Artax, sprofondavo sempre più nella mia tristezza e nello sconforto, aggrappandomi a tutto, a qualsiasi cosa, pur di non affondare.
Poi è successo qualcosa da qualche mese a questa parte. Come sempre mi è successo, lei mi ha salvata: l'Amicizia.
Ho ricominciato a sperare, a riconnettermi con me stessa, con chi sono e con quello che porto nella vita delle persone. Ho ricominciato a sentire che valevo davvero qualcosa. Che potevo tornare a respirare, a camminare, a ridere. Addirittura ad arrampicare, addirittura ad emozionarmi.
C'è stato anche un incontro inaspettato col passato, un passato mai davvero passato, un passato piuttosto presente direi, ma decisamente sbiadito. E' bastato mi sfiorasse per ritrovare i miei colori. Un po' casualmente, un po' perché mi sono fatta scaldare da questo frammento di luce. Le sensazioni erano belle e quando è così non lo si può ignorare. Mi sono lasciata contaminare da quello che sentivo, senza paura e senza voler controllare nulla e beh, ha funzionato. Ora anche l'ultimo pezzo è al suo posto, mi sento ancora frastornata ma è bello essere vulnerabili, aperte al mondo, di nuovo ricettive.
Su Twitter ho trovato una frase dell'oroscopo che diceva:
"You are slowly getting back to yourself, Capricorn."
Sì mio caro oroscopo, proprio così.
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be-appy-71 · 6 months
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L'amava pazzamente,l'amava come non aveva mai amato nessuno,amava tutto di lei,
il suo viso,le labbra,il seno,i fianchi,le gambe,
i piedi,le mani,il modo di camminare,
di ridere,perfino come respirava.
Era la prima cosa a cui pensava svegliandosi il mattino,l'ultima prima di addormentarsi.
E non aveva mai pensato che fare l'amore potesse dare tanta felicità e durare così a lungo.
Appena poteva sì coricava accanto a lei nel pomeriggio per poter stare abbracciati e fare l'amore per delle ore. In realtà fare l'amore, guardare un film,tornare a fare l'amore,
poi prendere il the,conversare
e finire col fare l'amore di nuovo.
E ogni volta la guardava nuda,si beava del suo corpo, di tutti i suoi particolari.
No,loro non "facevano sesso",facevano veramente l'amore, lui la penetrava dolcemente e poi restava a lungo dentro di lei muovendosi lentamente,
si godeva tutti gli spasimi dei suoi lunghissimi, meravigliosi orgasmi.
E mentre lei godeva, lui la osservava affascinato. ♠️🔥
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Francesco Alberoni
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L'amava pazzamente,l'amava come non aveva mai amato nessuno,amava tutto di lei,
il suo viso,le labbra,il seno,i fianchi,le gambe,
i piedi,le mani,il modo di camminare,di ridere,perfino come respirava.
Era la prima cosa a cui pensava svegliandosi il mattino,l'ultima prima di addormentarsi.
E non aveva mai pensato che fare l'amore potesse dare tanta felicità e durare così a lungo.
Appena poteva sì coricava accanto a lei nel pomeriggio per poter stare abbracciati e fare l'amore per delle ore. In realtà fare l'amore, guardare un film,tornare a fare l'amore,
poi prendere il the,conversare e finire col fare l'amore di nuovo.
E ogni volta la guardava nuda,si beava del suo corpo, di tutti i suoi particolari.
No,loro non "facevano sesso",facevano veramente l'amore, lui la penetrava dolcemente e poi restava a lungo dentro di lei muovendosi lentamente,si godeva tutti gli spasimi dei suoi lunghissimi, meravigliosi orgasmi.
E mentre lei godeva,lui la osservava affascinato.
Francesco Alberoni
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dilebe06 · 8 months
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Mafia the Series: Guns & Freaks
Giuro che non è un porno!
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Forse ha ragione @lisia81 quando mi dice che mi guardo drama assurdi e che trovo solo io.
Dopo Lost Tomb ed altri drama senza senso, davvero dovrei cominciare a pensarci sopra. Soprattutto dopo questo Mafia The Series che per certi versi è l'apice del discorso.
Ma d'altronde come potevo perdermi una serie che dal trailer pare una cosa a metà tra Il Padrino - girato tra le fogne - e una puntata di Paperissima e che non c'ha manco una recensione su Mydramalist?! Per non avere nemmeno due righe deve essere una parla nascosta.
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Allora... Io non so nemmeno da cosa cominciare.
Partiamo dalla trama:
La storia parla di Beam, un normale studente universitario . Anche se è debole nei confronti del mondo, dopo la morte misteriosa di suo padre Rachen, vuole diventare un eroe. La sua vita non sarà più la stessa quando scoprirà che suo padre era il leader della banda Nemesis, la più grande organizzazione mafiosa della Thailandia, e Beam, invece di diventare l'eroe dei suoi sogni, dovrà diventare il capo di un'organizzazione terroristica. [mydramalist]
Ok. A differenza di Lost Tomb qui la trama è chiara e comprensibile e la serie cerca di seguirla fino in fondo. Certo, con un approssimazione che rasenta la querela ma intanto ringraziamo tutti gli dei che almeno si siano attenuti alla storia.
Non mentirò, mi interessava la parte del conflitto interiore del protagonista tra il suo sogno e la realtà dei fatti e come sarebbe venuto a patti con il mondo mafioso. Ma ahimè, di introspezione psicologica in questa serie non c'è traccia. [introspezione psicologica AHAHAHAHAHAH]
Il nostro Beam assurge al ruolo di futuro capo mafia senza troppi problemi o drammi interiori. Solo nel finale cercherà di tirarsi indietro prima di scoprire che se lo facesse, dovrebbe dare indietro un botto di soldi alla Mafia. Meglio mafioso e ricco che libero ma povero!
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Ora, c'è da dire una cosa sulla trama. Essa è stata per gran parte imprevedibile. Difficile ipotizzare chi sarebbe spuntato fuori o cosa sarebbe successo. E vorrei davvero dire che questo punto fantastico è frutto di un bel lavoro da parte degli sceneggiatori, capaci di mantenere la tensione e creare una storia improvvisa ed ad alta tensione.
Ma...la storia non si può prevedere semplicemente perché è fatta male: personaggi che appaiono e scompaiono dalla scena come vuole la sceneggiatura, tizi che scappano dall'Università poiché inseguiti da degli assassini e si ritrovano - non si sa come - nella sala da pranzo di uno del Capo Mafia rivali, cameriere robot, un corridoio dentro una casa dove c'è un muro di cactus alla fine che gli blocca la strada... e potrei continuare per ore. Le cose che ho visto...Dio, non posso ancora crederci!
Essendo dei partecipanti alla fiera dell'assurdo, non mi sono quindi stupita quando nel finale, il padre di Beam resuscita dai morti per rivelarci che ha fatto finta di morire per preparare il figlio ad una futura carriera nella malavita. Un finale e una seconda stagione in arrivo che ha pure il sottotitolo di " più pistole e più pazzi". So già cosa aspettarmi. XD
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Io ovviamente mi sono divertita come una pazza. Senza prendere sul serio NULLA di ciò che viene messo a schermo, la trama scorre come un teatrino dell'assurdo che riesce comunque a far capire allo spettatore la progressione degli eventi ed ad arrivare ad un finale sensato. E non è poco. Sì, Lost Tomb sto pensando a te.
Se questa serie per certi versi ricorda quella perla del Tombaroli di Lost Tomb - soprattutto per quanto riguarda la povertà tecnica, registica, ambientale e così via... - si discosta per via della sua comicità: dove Lost Tomb fa involontariamente ridere perché si prende tremendamente sul serio, Mafia The Series fa sorridere perché si prende per il culo da sola. E questo l'ho apprezzato.
Un altra cosa c'è poi da dire: non ho mai trovato una serie con una realizzazione così discontinua. Alcune scene erano ben fatte, belle inquadrature ed anche un minimo di caratterizzazione. Altre invece pareva di essere dentro Paperissima Sprint. Si passa da scene toccanti dove si parla di un amore difficile per via della mafia dove si piange e ci si commuove a momenti dove fanno mangiare il pene di una mucca al protagonista solo per farci fare quattro risate. Questa serie mi ha ubriacata!
Essendo una serie comica sono innumerevoli le gag, le battute a sfondo sessuale (mai trovate così tante dentro una serie), le scene a mo' di caduta sulla buccia di banana, le musichette divertenti, la recitazione esagerata ecc ecc ... pensate ad una cosa assurda e quella ci sarà.
Ricorderò fino alla fine dei miei giorni che ho passato 2 minuti di puntata ad ascoltare Beam ed i suoi amici che parlavano della lunghezza dei loro peni. Così, per ridere.
L'assurdità poi si riscontra anche nei personaggi che attorniano Beam, prima tra tutti Anna. La sicaria migliore del mondo che pare Carmen San Diego e va in giro con la pistola con su scritto "BITCH" ed è decisamente sopra le righe in tutto quello che fa. In realtà Anna e tutti gli altri come Sven o Intenso, mi sono piaciuti e li ho trovati divertenti. I loro bisticci e scenette comiche erano carine e mi hanno strappato spesso una risatina.
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Mi è piaciuto che abbiano creato tutti assieme una piccola famiglia con Beam, pronti a proteggerlo ed aiutarlo a costo di rimetterci la vita. Speriamo che se fanno una seconda stagione, si possa rivedere queste dinamiche "familiari" un po' matte ma divertentissime.
A far compagnia ad Anna nel podio della follia c'è anche Sonya, la figlia della famiglia rivale di Beam. Ho capito che sarebbe stato un personaggio meraviglioso quando gli viene chiesto delle origini di Bunny, la sua bodyguard vestita da coniglietta sexy. Sonya racconta che da piccola era sempre sola, con la compagnia di un coniglietto di peluche. Così durante la notte, espresse il desiderio di avere un amica e la mattina dopo...Bunny era lì. La cosa più bella però è che in tutti questi anni, Bunny non è mai invecchiata.
Siamo nel paranormale? nella prossima stagione vedremo gli alieni?!
Sonya è la regina del dramma, esagerata in tutto che però fa sorridere e quindi l'ho amata parecchio. XD
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Gli altri personaggi sono "quasi" normali anche se i cattivi delle bande rivali avevano lo spessore della carta velina e il carisma di un carratrezzi. Discorso diverso per il padre Lazzaro di Beam che nel finale imbruttisce tutti i cattivi semplicemente facendosi vedere in faccia. Sarà che era interpretato dal Preside di the Gifted, ma solo lui ha saputo essere vagamente intimidatorio. Per essere un drama sulla mafia è tutto dire.
Il gravissimo problema di questa serie si ha con la parte tecnica: l'audio è stato atroce. Alcune volte si sentiva ovattato. In altre, non so il perché, si è deciso di modificare la voce dei personaggi con un modificatore della voce. In altre la musica di spengeva all'improvviso e certe volte ho avuto paura che addirittura partissero le risate registrate.
Il montaggio ha dei tagli spaventosi, scavalcamenti di campo che dovrebbero essere considerati illegali in almeno due terzi dei Paesi del mondo ed in altre, hanno ben pensato di girare una scena da più di 2 minuti, girando attorno ad un tavolo con la telecamera, mentre i personaggi parlano. Il risultato è stato un atroce mal di mare e quel vago senso di nausea che solo drama così ben fatti possono garantirti.
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giro giro tondo...casca il mondo....
Anche i combattimenti sono stati discontinui. Alcuni erano ben girati, con ottime coreografie e scene avvincenti. In questo, il personaggio di Sven svetta su chiunque altro. In altre scazzottate invece, sembrava di vedere due bambini dell'asilo che si menano. In alcune scene scorre sangue come se non ci fosse un domani. In altre i personaggi non hanno un graffio dopo che si sono gonfiati di botte per un buon quarto d'ora. Io boh...
Poi l'ambientazione ed il poco budget mi hanno dato il colpo di grazia. Pensi a combattimenti tra gruppi mafiosi e ti immagini una cosa e la serie ti da quattro stronzi presi al mercato che fanno finta di menarsi a mani nude. Le famiglie mafiose sono composte da 4 persone in croce che paiono più spacciatori che boss di mafia.
Le locations sono o capannoni abbandonati o luoghi pubblici dove non c'è un cazzo di passante manco a pagarlo oro. Sparatorie per strada, inseguimenti con truppe d'assalto in una Facoltà dove ci dovrebbero essere studenti ed invece pare che in Tailandia ci abitino solo i personaggi di sta serie.
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Infine, le storie d'amore. Questa serie è PIENA di love story. In pole position c'è quella di Beam e della sua compagna di corso che però è più un triangolo perché anche Sonya è innamorata di Beam. Che diventa un quadrilatero a metà serie perché anche un ragazzo della classe del lead si scopre innamorato del protagonista. In tutto questo intrallazzo d'amore io però voto Sonya che almeno mi fa ridere.
Poi c'è la storiella tra l'amico di Beam e La Pazza. Sono stati carini da guardare e sono contenta che l'amico alla fine si sia rivelato un bel personaggio coraggioso e leale. E che abbia accettato l'amore e la relazione con la sua compagna di corso superando il fatto che fosse piatta come una tavola. Peccato però che nonostante sia un personaggio presente per gran parte della storia, non compare manco in nessuna pagina del cast di questa serie. Pare che lui non esista proprio.
Poi c'è la relazione unilaterale tra l'altro amico di Beam e Sven che però quest'ultimo è etero ed ha già una ragazza che ha dovuto lasciare per via del suo lavoro per la mafia e la cui storia ci ha regalato uno dei pochi episodi con un minimo di struggimento ed emozioni.
Infine, ma non per importanza, c'è la relazione tra l'hacker ed Anna. Con Intenso che all'ultimo episodio ci rivela che anche lui è sempre stato innamorato della nostra Carmen San Diego, senza però avercelo mai fatto vedere questo grande amore. Eh va bene, gli crediamo sulla fiducia.
Qui la ship diventa più difficile perché ho adorato entrambi i ragazzi. L'hacker è un ragazzo normale, un bravo ragazzo che è giustamente terrorizzato da pistole, sangue e sparatorie. Intenso è un assassino mezzo pazzo che prima ti sgozza e poi si domanda se ha fatto bene.
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Comunque sia, la critica più grave la devo fare al protagonista. Beam in realtà mi è piaciuto ed è stato bravo nel suo ruolo. Interpreta un bravo ragazzo che ama i suoi amici e preferisce discutere più che usare la violenza.
Il problema è che Beam è stato un personaggio troppo passivo ed in balia degli eventi. All'inizio della serie ci poteva pure stare. Ma andando avanti con la storia, doveva prendere consapevolezza e determinazione e soprattutto, essendo il lead, essere lui a muovere la trama. Invece Beam è spettatore come noi, limitandosi a farsi trascinare dalla storia senza un briciolo di presenza. Ed è un peccato.
Speriamo che nella seconda stagione - ma la faranno??!!! - Beam prenda più spazio e ruolo per diventare quel Capo Mafia che pare destinato ad essere. se lo dite voi...
Concludendo: Drama comico perfetto per farsi due risate sapendo che nulla deve essere preso sul serio - manco i personaggi - mettendo in conto che scene serie verranno interrotte da gag comiche spesso basate sul sesso.
Voto: 7.6
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filorunsultra · 1 year
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Giulio
Ho conosciuto Giulio Repetto, dovrei dire, a URMA. Ma come spesso accade, a URMA ci si vede e basta, e solo dopo, altrove, ci si presenta; di solito con un 'ehi, ma tu non eri a URMA?'. Quell'altrove fu Trans D'Havet 2019. Salimmo sul pullman che porta alla partenza e condividemmo i primi chilometri fino al Brazome. Da quella notte ho condiviso momenti molto intensi con Giulio, belli e brutti, e anche se non è una di quelle persone che vedi una volta a settimana, e nemmeno una volta al mese a dire il vero, penso di poter dire che sia un amico. Ma veniamo all'intervista: io non faccio grandi domande e solo raramente mi arrivano grandi risposte. Questa volta sì, forse perché non c'era bisogno di dire le parole giuste per farsi capire, bastava lanciare un sassolino. Mi sono divertito a scrivere le domande e mi sono divertito a leggere le risposte, e spero vi divertiate voi a leggerle. Buona lettura.
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Ciao Giulio, è un po’ che non ci vediamo. Come state tu, la Cate e Cjiorven?
Un po' stanchi per via del lavoro ma bene dai, Cjiorven comincia ad avere i suoi anni ma sta bene anche lei.
Sai che non so quando e come hai iniziato a correre?
Ho iniziato decisamente tardi rispetto alla media, avevo già 47 anni, nel 2016. È iniziato tutto per caso, a Padova fanno delle uscite serali di gruppo e una sera degli amici che già correvano mi hanno invitato ad andarci, erano 8 km di argine, ho detto “ma sì proviamo”. Sono arrivato distrutto e con i polmoni in fiamme ma cominciavo ad incuriosirmi. Qualche settimana dopo sempre gli stessi amici mi dicono che c’è una corsa sui colli, mi pare fossero 12 km, ci vado e lì ho la folgorazione, piove a dirotto e mi diverto come un matto mentre tutti imprecano nel fango.
Mi fa ridere che i miei abbiano molti amici in comune con te e la Cate, perché sono amicizie che non c’entrano nulla con la corsa. Ti saluta Martina (Peretti, Vicenza, giro Xgocce nel mareX), dice ‘chi sa se si ricorda di me’.
Sì fa un po’ ridere ma non è nemmeno troppo strano se consideri che i tuoi dovrebbero avere più o meno la mia età, forse fa più ridere il fatto che io abbia più cose in comune con te che con loro. Martina me la ricordo benissimo, spero se la passi bene, salutamela se la vedi.
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Giulio si lamenta dei suoi acciacchi, come al solito, dopo aver chiuso URMA 2022, con una Giulia Chiorri realmente infortunata.
Cosa vuol dire punk?
Se mi avessi chiesto qualcosa tipo ‘perché il mondo esiste?’ forse avrei avuto meno difficoltà a risponderti. Inizialmente il termine punk era riferito ad un determinato genere musicale o un modo di vestire, poi è diventato una sorta di aggettivo per definire un certo tipo di attitudine. Per me essere punk significa fondamentalmente essere degli idealisti, anteporre le proprie idee di fronte a tutto, fregarsene se non sono condivise dalla massa o se a volte possono addirittura andar contro al proprio interesse personale. Ti faccio qualche esempio. Fino al 2004 in Italia esisteva il servizio militare obbligatorio, in alternativa per chi era contrario c’era l’opzione del servizio civile che però quando venne istituito durava due anni, al posto di uno di leva. Due anni non sono pochi quando hai vent’anni; eppure i primi obiettori di coscienza che erano contrari al servizio militare si facevano 24 mesi al posto dei 12 dei loro coetanei che sceglievano di fare servizio di leva. Alla fine, un punk è uno che fa le sue cose perché è convinto che vadano fatte in un certo modo senza aspettarsi niente in cambio, è quello che se ne sta in disparte ma magari un giorno poi si fa arrestare solo per affermare le sue idee.
Ti dà fastidio che oggi tutti si definiscano punk, a partire dalle aziende?
In realtà no, mi è abbastanza indifferente. Il mercato fagocita tutto, gusti musicali, abitudini alimentari tutto diventa merce in questo sistema. Uno può definirsi come meglio crede, poi sono le sue azioni che lo determinano per quello che è.
Cos’è un ultrarunner?
Una persona che ha un buon rapporto con se stessa.
Qual è il tuo stile di corsa?
Già ti vedo che ridi mentre scrivi questa domanda! Non ho uno stile, corro e basta. Mi piace la corsa semplice senza attrezzatura, non mi piace pianificare i percorsi, non ho mai avuto un orologio né tantomeno un GPS, mi piace uscire soprattutto d'estate borraccia in mano, pantaloncini e correre finché non viene buio.
In una vecchia intervista su URMA dicevi che il mondo della corsa è corrotto, andrebbe raso al suolo e rifatto da capo. Cosa c’è di sbagliato nel nostro sport?
Non era esattamente così, Paco mi chiedeva cosa avrei detto io da giovane nei confronti della corsa e io immaginavo che avrei detto qualcosa del genere visto che odiavo le istituzioni e le avrei volute radere tutte al suolo. In realtà oggi non vedo niente di così sbagliato nel mondo della corsa, è tuttavia un mondo che conosco poco e in cui mi identifico ancora meno ma non ho niente di personale contro di questo.
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Salendo verso la Litegosa durante il nostro primo tentativo di correre Translagorai in meno di 24 ore, cinque giorni prima di laurearmi, ottobre 2020.
Pensi che quello che è accaduto negli ultimi cinque o dieci anni in Italia, questa scena alternativa, sia riuscita a cambiare qualcosa?
A livello generale non penso abbia cambiato molto, siamo sempre un numero sparuto di corridori ‘alternativi’, però sicuramente ha cambiato la visione della corsa di quelle persone che sono state attratte in qualche modo dal mondo di URMA o dalle altre piccole realtà locali. Ci sono tanti che si iscrivono a tutte le corse e poi si lamentano del percorso balisato male, del pacco gara, della giuria. Però poi continuano ad andarci. Dopo URMA ci sono state delle persone che invece si sono poste un po’ di domande su quello che stavano facendo e sostenendo, che hanno voluto diventare più partecipi e meno spettatori-consumatori, è un piccolo passo però a URMA va decisamente il merito di aver innescato questa scintilla.
Una sera di fine ottobre di un paio di anni fa, davanti a un fuoco acceso ricordo che fissando le fiamme mi hai detto ‘è tutto finito’. Pensi che sia così? È finita un’era?
In realtà mi ci hai fatto pensare tu qualche giorno fa, prima non me ne ero reso conto completamente ma gli anni che vanno tra il 2017 e il 2021 sono stati effettivamente un ciclo che secondo me si è concluso a URMA l’anno scorso. Credo che con quel ‘è tutto finito’ volessi intendere che tutto quello che sarebbe venuto dopo non sarebbe stato né meglio né peggio, ma sicuramente diverso, forse troppo diverso per chi aveva vissuto la prima fase. Sono cose difficili da spiegare anche perché mentre le si vive si è talmente coinvolti da non rendersi esattamente conto dell’importanza di quanto sta accadendo. Forse essendo un po’ più vecchio degli altri ho avuto la fortuna di essere un po’ più conscio del valore di tutto ciò, dico fortuna perché mi ha portato ad un coinvolgimento totale, un po’ simile a come quando da ragazzino mi imbattei nel punk. Là fuori c’era un branco di visionari che volevano solo correre liberi nei boschi e io volevo farne parte, cosa poteva esserci di più esaltante?
Ti faccio una domanda intima, forse non è il luogo giusto, se vuoi la tagliamo. Ma mi interessa. Come hai vissuto URMA l’anno scorso, e come pensavi che l’avresti vissuta prima di andarci?
Partiamo dalla fine, pensavo che l’avrei vissuta molto male, anzi malissimo, e vista la mia tendenza alla malinconia non è stato nemmeno semplice decidere di parteciparvi. In realtà poi ne sono stato felice e credo che tutto sia andato come doveva andare, anzi, anche meglio. C’era tanta gente che non c’entrava niente? Può essere, ma io ho ritrovato diverse persone con cui mi sono sento affine e ho passato due giorni con loro tra mille chiacchiere, cucinando, correndo, ridendo, non potevo chiedere di più.
E come pensi che la vivrai quest’anno?
Emotivamente non ne ho idea, per il resto non è che sia propriamente famoso per l’organizzazione. Diciamo che se mi dai un weekend libero e il serbatoio del van pieno io sono già mezzo soddisfatto in partenza.
Cosa ti manca?
Preferisco non rispondere.
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Passo Zebrù, luglio 2020.
Abbiamo provato Translagorai insieme la prima volta. Giornata assurda. Cosa ti ricordi?
Per me è stata una bellissima cosa, me la sono goduta dall’inizio alla fine, compreso quel sottile brivido di quando sai che stai facendo una mezza cazzata ma ne sei cosciente e la cosa ti diverte. Il fatto che avessi deciso di fare questa corsa senza sapere che dietro ci stava Paco è stata forse la cosa più assurda. Per il resto ho un ricordo nitido e bellissimo di una giornata sospesa senza tempo, ti sarò sempre grato per averla condivisa, da solo sarei ancora lì a vagare in qualche canalone.
Grazie Giulio
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"Forse la coppia più assurda che abbiamo visto finora. In bocca al lupo Giulio Repetto e Filippo Caon!"
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jazzluca · 1 year
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BREAKDOWN ( Deluxe ) Generations LEGACY EVOLUTION
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Mestamente, siamo arrivati alla fine della raccolta dei nuovi Stunticon Legacy con questo BREAKDOWN, quinto e ultimo componente della più recente versione di Menasor, squadra partita quasi col botto ma che appunto trova la sua conclusione in questo modellino tutt'altro che soddisfacente.
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Infatti, se il remold di Dead End da Dragstrip era accettabile, vista la differenza delle due auto, molto meno è questo qua di B.D. da Wild Rider, dato che il veicolo rimane pigramente lo stesso, un'AUTO DA CORSA stile Ferrari 308, con solamente la parte superiore posteriore rifatta per somigliare specificatamente all'originale modello di Lamborghini Countach, e spostando quindi i fori delle armi per poterci piazzare un alettone rimovibile.
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Che poi sì, a guardar bene alla fine in generale quella Ferrari non si discosta TROPPO dalla Lambo, visto che anche qui abbiamo le parti laterali del cofano un po' rialzate rispetto a quella centrale, ma PERLOMENO potevano sprecarsi nelrifare i finestrini e metterci le stanghette tipiche della Countauch, giusto per rafforzare l'illusione, quantomeno!
Anzi, peggio, che sta cosa dei finestrini l'hanno corretta nella versione ricolorata del pack gifset di Menasor, quindi ci troviamo oltre il danno pure la beffa. -__-
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Ma sulla versione repack ci torno pure poi, e restando nella colorazione, il bianco principale è… troppo bianco, ad essere puntigliosi, laddove in realtà era un po' più sfumato nel beige, così come anche nelle versioni precedenti tipo il Combiner Wars.
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E fa davvero fa strano dover rimpiangere l'auto dell'omonimo CW, che nelle libertà estetiche che si prendeva alla fine ricordava di più l'iconica automobile che fu di Sideswipe. ^^'
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Ma se da un lato il Caimano Legacy è copiaincollato dal collega Squalo, da un altro invece si differenzia del tutto dal resto degli altri 3 compagni di squadra, dato che, come accennavo sopra, i fori posteriori per armi sono occupati dall'alettone, facendo svanire così la possibilità di armare l'auto con le due pistole del robot che ricordavano i cannoni bicanna dei G1… anche perchè la pistola è solo una, per lui!! ^^'
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Perlomeno, l'arma del robot trova posto nascosta sotto il cofano, ma, ancora, possibile che Breakdown in questa maniera sia la mosca bianca del team? Capisco il fatto di dover piazzare l'alettone, ma era tanto difficoltoso e dispendioso fare comunque due pistole, che si sistemavano nei suddetti fori, e poi riattaccarci sopra o dietro le armi l'alettone? -_-
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Passando alla TRASFORMAZIONE, è ovviamente quella uguale al Legacy Squalo, laddove il G1 Caimano ribaltava lateralmente all'indietro la parte posteriore dell'auto che diveniva le gambe, e ribaltava all'indietro il muso per rivelare la testa, mentre ruota le gambe e gira il bacino, mentre il muso del veicolo slitta appeso dietro la schiena e la testa esce aprendo il pannello del petto.
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Di primo acchito il ROBOT non sarebbe male, qui con un bel blu scuro su testa, pugni e gambe ed il petto argentato, ma poi ci ricordiamo del giocattolo e del settei, dove il primo aveva il muso dell'auto ribaltato e non slittato come Wildrider ( e sorvoliamo sul discorso che tale muso si divide in 3 inutili moduli.... ), e "passi" l'assenza delle ruote sulle spalle, vista purtroppo sempre nello Stunticon Ferrari, ma almeno le ruote sulle gambe potevano far finta di farle finire all'interno e non all'esterno delle stesse, avanti o dietro che fosse.
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Un'altra presa per i fondelli pare la colorazione dei piedi, stranamente bianca ma poi "corretta" in blu nella succitata versione del gifset di Menasor, anche se i piedi sono l'unico aggiornamento positivo rispetto a Wildrider, dato che ora presentano dei fori standard ( come praticamente tutti i Generations post WfC ) stranamente assenti nello Stunticon grigio.
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Ritorniamo pure sulle armi, con la sola pistola nera orfana dei dettagli metallizzati dei colleghi ma che, ehi!, può unirsi all'alettone diventando una sorta si strana ascia! ^^'''
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( Alettone che, visto che si stacca, in qualche maniera poteva ALMENO finire dietro la schiena come si vede nei settei del robot, ma no, non sia mai, figuriamoci…. ^^++ )
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Infine, come già detto sempre per Wildrider, la trasformazione in GAMBA DI MENASOR è abbastanza relativa, dato che si alza il muso e si appiccica dietro all'arto già formato dall'esoscheletro del gestalt formato dal rimorchio di Motormaster, con il solo appunto che ancor più che per Squalo, si fa fatica ad agganciarlo e sganciarlo dalle due spine principali, quindi bisogna pure fare attenzione. ^^''
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Eh niente, insomma, da prendere per finire la squadra degli Stunticon a livello collezionistico ma deludente come personaggio nell'ambito della stessa per le parecchie ragioni esposte finora… speriamo che ad Hasbro sia arrivato un sonoro feedback negativo e che per l'eventuale prossimo combiner facciano le cose a modo invece che farci concludere la raccolta dei componenti della squadra con l'amaro in bocca e pure quasi con un po' di rimpianto.
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-Bio ufficiale codice QR: https://legacy.transformers.com/code/nwwyZhbN
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lilsadcactus · 2 years
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Boh raga mia madre ha fatto un commento sul mio peso l’altro giorno ed è subito thinspo ana mia 2014 uwu no scherzo ma sì in realtà un po’ sì
Mi fa ridere perché lo so anche io che ora peso più di due anni fa bro ci mancherebbe altro due anni fa mangiavo solo riso e un uovo massimo 2 volte a settimana il resto del tempo lo passavo tra lavoro droga camminare 24/7 droga scalare montagne droga e una storia d’amore più tossica del mio sangue
56/58kg penso di pesare adesso, mai stata così tanto pesante e mai stata tanto sobria. Non so se ho il permesso di volermi bene. Nel dubbio cercherò di fare esercizio e mangiare meglio…
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l’opera prescelta è “A babbo morto. Una storia di Natale” di Zerocalcare.
Natale… i regali, il cenone, i parenti… ma ci avete mai pensato alle condizioni di lavoro dei folletti nella fabbrica di Babbo Natale? Zerocalcare sì, e vi racconta per la prima volta la scabrosa verità dietro al business della consegna dei regali. Bonus! Le anziane rider della Befana scioperano insieme ai minatori sardi (le cui miniere di carbone vengono chiuse perché nelle calze i bambini preferiscono trovare gli orsetti gommosi), per ottenere migliori condizioni di lavoro!
Siamo di fronte ad appena 80 pagine in cui il fumettista Zerocalcare si destreggia tra una fiaba dalle tinte oscure, la politica e la critica sociale. La narrazione in bianco e nero è più volte spezzata da tavole a colori coronate da una breve spiegazione, dettaglio che punta il riflettore sull’evento appena raccontato, in modo allegorico. Come per tutte le storie di Zerocalcare le risate concesse hanno sempre un retrogusto amaro e non risultano mai fini a se stesse, ma sempre concentrate verso una più profonda riflessione proprio sul lato più grottesco della nostra società, abilmente messo in mostra. Con “A Babbo Morto” siamo di fronte ad una grande allegoria che comprende lotte sociali che passano per i lavoratori della fabbrica di Babbo Natale e che non hanno paura di citare anche i fatti del G8 di Genova. Non manca nemmeno una riflessione su quanto sia cambiata la società, sempre più pretenziosa e poco incline a gioire delle piccole cose; insomma, critiche di ogni tipo che provocano una risata, seguita da un inevitabile “oh no” quando ci si rende conto che in realtà Zerocalcare ci pone davanti ad una storia che di grottesco ha poco: è tutto già stato ampiamente superato dalla realtà.
La struttura della storia è particolare, anche per un autore come Zerocalcare che ha spesso abituato i suoi lettori a tipi di narrazione originali e diversi: “A Babbo Morto” è fatto di “quadretti” con descrizione, che di solito immortalano e ricordano un momento felice che si è vissuto, qui invece fissano nella memoria una serie di momenti critici del mondo che l’autore sta raccontando. Il tutto contornato sempre da decorazioni natalizie che contribuiscono ad una sensazione disturbante che Zerocalcare sicuramente, con l’andare avanti delle pagine, vuole instillare nel lettore. Gli episodi che poi meritano, o meglio, necessitano di un ulteriore approfondimento, presentano delle note a piè di pagina. Questa tipologia di struttura, che vuol raccontare solo i punti salienti di una storia ben più ampia ed estremamente tragica, mette in risalto le contraddizioni di un mondo fiabesco e, a livello puramente teorico, magico che altro non è che un focus su tutte quelle situazioni che hanno afflitto l’Italia negli ultimi anni...
In conclusione, “A Babbo Morto” è una storia di Natale che di natalizio, in realtà, ha ben poco. Zerocalcare racconta di paure, violenze e discriminazioni, e per assurdo sceglie il periodo più magico dell’anno per farlo, per basare tutta la narrazione su un gioco di contrasti disturbanti che mette in luce i retroscena di una società, fiabesca ma non troppo, che aspetta solo il giusto casus belli per esplodere.
Piccola nota a margine: Zerocalcare ha realizzato anche un audiolibro per “A Babbo Morto”: la storia è narrata dallo stesso Michele Rech e le voci secondarie sono affidate a Neri Marcorè e Caterina Guzzanti.
Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech (1983), è un fumettista italiano. Il nome d'arte "Zerocalcare" nacque quando, dovendo scegliersi un nickname per partecipare ad una discussione su Internet, s’ispirò al ritornello dello spot televisivo di un prodotto anti-calcare che stava andando in onda in quel momento. Alla fine del 2019 ha raggiunto il traguardo del milione di copie vendute dei suoi libri. Aderisce allo stile di vita straight edge (particolare filosofia di vita generatasi nell’ambiente hardcore punk), che prevede l’astinenza dal consumo di tabacco, alcool e droghe.
Con la recensione di oggi si conclude la rubrica dedicata ai tesori nascosti della biblioteca, uno spazio letterario inaugurato nel maggio 2020 che ci ha accompagnato, incuriosito e ispirato in questi due anni... Ricordiamo che ogni tesoretto è disponibile sulle pagine social (Facebook & Instagram), nonché sul sito web della biblioteca, https://www.bibliotecasanvalentino.it/tesori-nascosti/ (apposita sezione dedicata), per chiunque desideri consultarli e recuperarli!
Dal nuovo anno continueremo comunque a pubblicare e condividere pensieri, riflessioni e recensioni per rimanere sempre aggiornati sui temi della cultura, delle novità librarie o su varie curiosità del panorama letterario.
Stay tuned!
Grazie a chi in questo periodo ha collaborato alla realizzazione dei tesoretti.
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fame-di-vivere · 1 year
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Qual è il senso della vita?
Trovare il senso della propria vita corrisponde al trovare la felicità.
Ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto e ovunque, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose
La felicità è una scelta, una strada da percorrere: non è il contrario della tristezza, quanto la consapevolezza della fragilità che abita in ognuno e la capacità di amare questa fragilità come il bene più prezioso in ognuno. Uno dei film che affronta il problema della felicità è al centro del film Into the wild, che racconta la storia di Christopher McCandless, un ragazzo che appena dopo la laurea intraprese un viaggio in solitario nelle lande desolate dell’Alaska dove trovò la morte accidentalmente. Anche lui era in cerca della felicità, al punto che ci ha lasciato nei suoi diari alcune riflessioni molto interessanti.
C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale. essere triste o felice?”, risponderebbe “Triste”. Eppure quando ci fanno la domanda “Sei felice?”, esitiamo sempre a rispondere e spesso ci affidiamo a un diplomatico “sì, dai, abbastanza”. Sappiamo poco di quel che significa essere triste e ancora meno di quel che significa essere felice. La felicità è un mistero e oggi la nostra società sembra volerci obbligare a essere felici a tutti i costi proponendoci dei modelli sterili di realizzazione perlopiù basati sul possesso. Cose già viste, a ben pensarci. Gli dei dell’antica Grecia erano belli, immortali ed eternamente giovani; passavano la vita ad amoreggiare, ridere e trastullarsi in banchetti (anche a farsi la guerra, di tanto in tanto). Tutti oggi firmerebbero per una vita così perché la immaginiamo perfetta. I modelli di felicità presenti nelle pubblicità, proprio per il fatto che il marketing gioca con la nostra insoddisfazione, propongono sempre uomini e donne belli, affermati, sempre giovani. La realtà, però, è molto più complessa: ma questi desideri ci spingono a lavorare per ottenere quegli obiettivi. Spesso, una volta ottenuti, ci sentiamo vuoti e insoddisfatti. E torniamo al punto di partenza.
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hitmeinthehead · 2 years
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Dubbi | Marracash
Nothing great about my story
Niente di eccezionale la mia storia
Mine were neither doctors nor thieves
I miei non eran dottori e nemmeno ladri
Where I come from, you know, that was something
Dalle miei parti, sa, era già qualcosa
The real stars for us were the criminals
Le vere star per noi erano i criminali
No dialogue at a table, I don't blame them
No dialogo a un tavolo, non li biasimo
Sporadic work, eviction and two dependent children
Lavoro sporadico, sfratto e due figli a carico
And saying it is bad, it's like we didn't know each other
E dirlo è pessimo, è come non ci conoscessimo
What they dreamed I can not imagine
Cosa sognassero non me lo immagino
Now she's my squeeze, she says normalcy terrifies me
Ora lei è il mio strizza, dice che la normalità mi terrorizza
That it has nothing to do with the family?
Che non c'entri proprio la famiglia?
Years ago, I would fucking die laughing
Anni fa, cazzo, sarei crepato dal ridere
I don't fear death, but I fear not living
Non temo la morte, ma ho paura di non vivere
(Not to live? Like yours?)
(Di non vivere? Come i tuoi?)
(Do you think this? Of living now that you're successful?)
(Pensi questo? Di stare vivendo adesso che hai successo?)
I have played my cards
Ho giocate le mie carte
The struggle for life is cruel, but fascinating
La lotta per la vita è crudele, ma affascinante
I made an art of it, I was part of it
Ne ho ho fatto un'arte, ne ho fatto parte
Marracash next to an older brother
Marracash affianco un fratello più grande
One who delves into reality, an escape from a heavy reality
Uno che fruga nella realtà, la fuga da una realtà pesante
Trying to make some money on it during
Cercando di farci dei soldi durante
Despite the stupid years and all the risks taken
Malgrado poi gli anni balordi e tutti i rischi corsi
Watching those big problems get huge
Guardando quei problemi grossi che si fanno enormi
The bad ones have become good memories
Quelli brutti sono diventati bei ricordi
The bad ones I removed
Quelli troppo brutti li ho rimossi
And the doubts, doubts, doubts remained
E sono rimasti i dubbi, dubbi, dubbi
Pounding doubts, doubts, doubts, doubts
Martellanti dubbi, dubbi, dubbi, dubbi
Doubts, doubts, doubts
Dubbi, dubbi, dubbi
Pounding doubts, doubts, doubts, doubts
Martellanti dubbi, dubbi, dubbi, dubbi
Years ago, yes, I pulled it, now it's rare
Anni fa, sì, la tiravo, ora è raro
Reeds are still enslaved, straws falling
Canne sono ancora schiavo, paglie in calo
I have trouble sleeping more than anything
Ho problemi con il sonno più che altro
Without pills I haven't slept in a long time
Senza pillole non dormo ormai da tanto
"How much?", he asks, more than four years, don't look at me wrong
"Quanto?", chiede, più di quattro anni, non mi guardi male
I know the slip said: "Max four weeks"
So che il foglietto diceva: "Max quattro settimane"
I have weird swings and I don't know what causes them
Ho strani sbalzi e non so cosa li causi
The mind lies, it finds new ways to deceive me
La mente mente, trova nuovi modi di ingannarmi
The love?
L'amore?
The love he talks about
L'amore di cui parla
That is, to squeeze something tightly until it suffocates?
Cioè stringere una cosa forte fino a soffocarla?
A game in which I hurt myself or hurt another
Un gioco in cui mi faccio male o faccio male a un'altra
I'm forty and never seen a bond that stays
Ho quarant'anni e mai visto un legame che rimanga
A maternal, viscous love, I don't need it, I don't want it
Un amore materno, viscoso, non mi serve, non lo voglio
For me it's just a way to hide from the world
Per me è solo un modo per nascondersi dal mondo
(Your brother has two beautiful children, you will never have them)
(Tuo fratello ha due bambini splendidi, non li avrai mai)
(Nobody waits for you, give a fuck how you are)
(Nessuno ti aspetta, si fotte di come stai)
This too, all of this
Anche questo, tutto questo
Did I really want this?
Volevo davvero questo?
All my life I think about it
Tutta la vita che ci penso
Maybe I no longer believe in the product I sell
Forse non credo più al prodotto che vendo
What a paradox, right?
Che paradosso, no?
That I to be myself
Che io per essere me stesso
I'm forced to go where they don't recognize me
Sia costretto a andare dove non mi riconoscono
There will be more than just the glitz to the effort
Ci sarà dell'altro oltre lo sfarzo per lo sforzo
Here from above I think I sacrificed too much
Qui dall'alto penso che ho sacrificato troppo
I love chaos, I hate everything under control
Amo il caos, odio sia tutto sotto controllo
I just don't want to make tons of money
Non mi va che fare soldi a palate
Make me a rich man who can't tie his shoes anymore
Mi faccia un ricco che non sa più allacciarsi le scarpe
It's clear, it's already happening right now
È lampante, accade già in questo istante
Smile my conflict goes right into your pockets
Sorrida il mio conflitto va dritto nelle sue tasche
Maybe making music is the only solution
Forse fare musica è l'unica soluzione
Maybe there's no hole that encloses your pain
Forse non c'è buca che racchiuda il tuo dolore
Perhaps there is no escape that leads to escape
Forse non c'è fuga che conduca all'evasione
Maybe I was okay with the losers and idealists
Forse stavo bene tra i perdenti e gli idealisti
Maybe mental health is for the rich
Forse la salute mentale è roba da ricchi
Maybe you don't have to listen to yourself to move forward
Forse per andare avanti non devi ascoltarti
How do others do?
Come fanno gli altri?
I see them so convinced
Li vedo così convinti
And no doubts, doubts, doubts
E senza dubbi, dubbi, dubbi
All without doubts, doubts, doubts, doubts
Tutti senza dubbi, dubbi, dubbi, dubbi
Everyone, everyone, everyone
Tutti, tutti, tutti
All without doubts, doubts, doubts, doubts
Tutti senza dubbi, dubbi, dubbi, dubbi
Yes, I'll take you on a trip just you and me
Sì, ti porto a fare un viaggio solo io e te
But if we go private, I don't mean jet
Ma se andiamo sul privato, non intendo il jet
There is no destination
Non c'è una destinazione
And I don't know if it will come (eh, where?)
E non so se si arriverà (eh, dove?)
There is no destination
Non c'è una destinazione
Into the blue
Nel blu
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lesbicastagna · 2 years
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buongiorno comunque io e la solita @bubble-astronaut stiamo perdendo la testa perché un po' per ridere ero tipo. quando hai letto la morte di turno al liceo non hai pensato fosse erotica? 🤔 perché io sì me lo ricordo benissimo già stavo fuori etc e irene mi fa. non l'ho mai letta in realtà (ma che cazzo di prof criminale vabbè)
e io tutta noo irene ora te la prendo perché ricordo vagamente come si svolge ed era da pazzi ma tipo. ho smesso immediatamente di ridere perché. cioè è scandaloso io ormai posso solo ammazzarmi.
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