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#la parola ai libri
fragilityisavirtue · 2 months
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Aveva un’aria stanchissima, più stanca che triste; ho pensato: ‘è così che si esprime la sofferenza sui visi buoni. Non si manifesta, appare solo una grande stanchezza.’ Chissà se anch’io ho l’aria stanca.
L’ eleganza del riccio, Muriel Barbery.
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dedoholistic · 1 year
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La parola ai lettori
Vi presento con piacere la nuova rubrica dell’amica e collega autrice Maria Cristina Buoso:
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“Non è vero, come dicono,
che le difficoltà rendono forti.
No, le difficoltà rivelano chi è forte.
Ci permettono di scoprire una forza che non avremmo saputo di avere.
Ma non fortificano, stancano.
E le persone forti sono stanche,
anche se ce la fanno.”
Antonio Dikele Distefano
La parola ai libri
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libriaco · 1 month
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Basta una parola
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Scriveva Abatelunare, una decina di giorni fa, che spesso leggendo un libro si imparano delle parole nuove, e faceva riferimento a un toscanismo: costassù, trovato in una vecchia versione de Il ragazzo di Sycamore di Erskine Caldwell.
A me occorre poco, appena una parola, per impantanarmi in una serie di percorsi da cui poi faccio fatica a uscire; così è stato anche questa volta.
Infatti, in sintesi:
Da toscano conosco e uso la parola costassù, così come anche gli altri avverbi costì, costà, costaggiù; ricordo bene come, una decina di anni fa, me ne chiese il significato una collega, di madrelingua inglese, da poco arrivata a Siena.
Più di recente, saranno passati tre o quattro anni, durante una lettura condivisa de La vita agra del grossetano Luciano Bianciardi, le due amiche con cui leggevo, una di origine siciliana ma da anni a Napoli, l'altra veneta, mi chiesero lumi su due strane parole in cui si erano imbattute in quel testo: costì e costassù.
Ho chiesto ad Abatelunare chi avesse tradotto il libro, sospettando appunto un toscano, e mi ha indicato Marcella Hannau. Il mio sospetto era ben fondato, anche se non corretto, perchè la Hannau era nata a Trieste ma ha avuto frequentazione lunga e anche intima con la Toscana.
Le ricerche fatte mi hanno portato subito in ambiente fiorentino; la Hannau, traduttrice dall'inglese di oltre una settantina di libri, figlia di uno stakholder della Standard Oil, di famiglia ebraica, sposò molto giovane [nel 1921] Corrado Pavolini, nato a Firenze: regista, drammaturgo, critico letterario, poeta, librettista e traduttore. Corrado era figlio del professor Paolo Emilio, traduttore e docente universitario di Sanscrito, nato a Livorno da padre dell'isola d'Elba. La coppia frequentava l'ambiente culturale italiano del tempo: ci sono ad esempio foto degli anni '30, sulla spiaggia di Castiglioncello, sempre in Toscana (Livorno) in compagnia di Luigi Pirandello, Nicola De Pirro, Marta Abba, Maria Stella Labroca e Silvio D'Amico; le due famiglie, Hannau e Pavolini, frequentavano spiaggia, locali e ville di amici nella zona, già dalla fine degli anni 10 dello scorso secolo.
Corrado Pavolini era il fratello del gerarca fascista Alessandro, Ministro della Cultura Popolare e segretario del Partito Fascista.
Alessandro si rifiutò di aiutare il fratello e la cognata Marcella nel momento della promulgazione delle leggi razziali e Corrado e Marcella scapparono a Cortona (Arezzo) rifugiandosi nella villa dell'amico Debenedetti. A Cortona trovarono un buon nascondiglio anche gli Hannau, i genitori di Marcella, a cui offrì riparo il Vescovo, Monsignor Franciolini, direttamente nella sua abitazione.
Cortona piacque così tanto alla coppia Pavolini-Hannau che fecero della villa "del Bacchino" un loro punto di riferimento a guerra finita e poi, dal 1961, la loro residenza. Ecco come, con tutte queste frequentazioni toscane, la Hannau abbia potuto utilizzare parole ancora in uso nell'italiano del tempo, adesso segnalate dalla Treccani come semplici "toscanismi" vista la loro odierna più ristretta circolazione.
Restano da citare, in questi miei giri intorno alla coppia, due notiziuole "rosa": l'infatuazione per Corrado Pavolini, prima da parte di Anna Maria Ortese, poi di una sua carissima amica, Helle Busacca. [Interessante e rivelatrice questa pagina di Dario Biagi]. Su questo ramo della ricerca mi sono fermato, perché infiniti altri percorsi mi si sono aperti, relativi ai personaggi della cultura italiana dell'epoca e dei loro rapporti di amicizia, rivalità od odio.
Nonostante le ricerche sul web, non sono riuscito a trovare informazioni certe sulle date di nascita e di morte di Marcella Hannau; ho pensato allora di utilizzare il Copilot di Microsoft Bing. L'Inintelligenza Artificiale si è data da fare ma le date che cercavo non me le ha recuperate; in compenso ha tratteggiato un profilo, sintetico ma efficace, del marito Corrado. Peccato, però, che, da brava Inintelligenza, si sia confusa e abbia scritto i dati relativi ad Alessandro Pavolini, il gerarca titolare del MinCulPop e Segretario del Partito Nazionale Fascista, che fu processato per collaborazionismo, fucilato e poi esposto, insieme a Mussolini e alla Petacci, a Piazzale Loreto...
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*Aggiornamento del 29/03/2024: Corrado Pavolini e Marcella Hannau riposano ora l'uno accanto all'altra nel piccolo cimitero del Torreone al sommo della collina di Cortona.
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haiku--di--aliantis · 1 month
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"I bei libri suscitano in te delle domande. I cattivi lettori si aspettano risposte alle loro domande."
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Per te sono sempre stato un libro aperto. In questo di sicuro ho sbagliato. Devi sempre conservare molto mistero, su te stesso e non bisognerebbe mai svendersi, aprirsi completamente, con una donna. Ti ho consentito in buona fede di capire quanto ti amassi e tu ti sei sdraiata su di me. Ho perso attrazione, ai tuoi occhi. Che scemo totale! Ma comunque ho adorato ogni centimetro quadro della tua pelle a contatto con la mia. E ogni piccola, dolce parola, o frase al cianuro che sussurravi al mio orecchio.
"Tu hai solo bisogno di me."
È vero; e non è cambiato nulla. Solo che tu con me non ci sei più. Tutto qui. Si, si: ci sto attento ai "tutto qui, quo qua", ma ogni tanto uno mi sfugge...
Aliantis
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diceriadelluntore · 14 days
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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klimt7 · 11 months
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CESENA , 22 maggio 2023
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CRONACHE DAL FANGO
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Ore e ore a riempire bidoni. A trasportare secchi d'acqua. A spalare fango per vuotare le cantine e i garages. A gettare ricordi, libri, oggetti, quaderni di scuola Elementare, di scuola Media, di Liceo.
E poi la scatola coi quadernoni di appunti delle lezioni dell'Università, e ancora, mobili e le scarpe invernali, le scarpette estive, i quadri realizzati durante gli anni del Liceo, e poi gli attrezzi, i trapani e gli avvitatori di mio padre. Ripescare con le mani nella melma, in fondo alla cantina, cacciaviti, forbici, pennelli, la cassetta in legno con i colori acrilici, e poi le valigie imbrattate di fango, i trolley, gli zaini utilizzati ai tempi dei "lupetti" e zaini più grandi utilizzati ai tempi degli Scout in parrocchia...
Lavorare per ore, staccando il cervello.
Rifiutarsi di pensare.
Sconnettersi completamente dagli abituali meccanismi mentali.
Perchè quella parola: "overthinking", lo sai bene che ora non serve. Anzi ti inquieta e la vuoi allontanare.
Quel veleno tossico, quel fattore che sai bene, genera ansia.
E allora ti imponi pensieri di lunga durata. Pensieri lenti. Pensieri che ti seguano, come un sottofondo, come una musica pacata. Pensieri che accompagnino semplicemente i movimenti fisici.
Rinunciare a voler spiegare il mondo, per ancorarsi a ragionamenti elementari. Come afferrare una cassetta, il bordo affilato di un mobile, un vaso per fiori di vetro, alto e sottile. Una borsa piena di libri inzuppati d'acqua. Come muovere lentamente i piedi immersi nell'acqua, per non creare l'onda.
Muoversi in modalità "pilota automatico".
Una sorta di "anestesia" applicata a se stessi. Staccare il cervello. Staccare le emozioni. Disconnettere il cuore.
Diventare una macchina. Una macchina capace di operare per ore ed ore, ad un ritmo basso ma inesorabile. Non sentir più la fatica.
È l'efficienza che serve, ora.
Efficacia delle azioni, ergonomia dei movimenti. Tentare di risparmiare energie e studiare ogni presa delle mani, ogni sollevamento e spinta delle gambe, ogni strappo verso l'alto delle braccia.
Imparare i meccanismi necessari per lavorare in una catena umana.
Una interminabile catena che passa i diversi materiali dai piani interrati fino al cortile del palazzo. Un movimento, uno sforzo breve il tuo, ma uno sforzo continuo e di lunga durata, capace di andare avanti per ore e ore, quello della "catena umana"...
Aderire al ritmo, al sincronismo, al lavoro collettivo, che mi ricorda tanto la cordata, l'arrampicata in parete, lassù sulle mie amiche Dolomiti.
Ogni gesto va valutato. Soppesato. Ogni muscolo in tensione, braccia che scattano, sollevano, spostano, tirano, dragano con le dita coperte dai guanti, il pavimento dentro trenta centimetri di melma collosa, che è quella rimasta, che ristagna su tutto il pavimento.
Siamo molti, siamo tanti.
Ragazzi delle Superiori, mischiati agli universitari e ai residenti e qualche anziano che conosce il quartiere e ci da informazioni preziose...
Ieri, - tutto ieri - così, e stamattina, di nuovo, fino alle 13.
E così, si rientra a casa per preparare il pranzo. Stavolta novanta grammi di pasta all'amatriciana, sono più che graditi, oltre che meritati!
Come per miracolo, mentre mangiamo, l'Enel torna a darci la corrente elettrica.
Tutti quelli del palazzo, esultano. È uno sguardo raggiante, quello che ci scambiamo sul pianerottolo. Sorpresi davvero, da tanta improvvisa ricchezza.
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Poi ci si saluta.
È l'una passata. Si va a controllare che la caldaia funzioni a pieno regime, dopo che da martedì pomeriggio, era rimasta per giorni, in silenzio.
Apro il rubinetto. Sento l'acqua che è già quasi tiepida. Le dita ritrovano sensibiità
ffffiuuu... pochi minuti e sarà calda!
È un attimo. Mi spoglio alla velocità della luce. Tutto finisce in ammollo nella bacinella più grande che trovo.
Ci sarà tempo più tardi, per lavare via tutto quel fango, prima a mano e poi in lavatrice.
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E ora, finalmente...
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DOCCIA !
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Ma ci vuole musica, adesso. Alzo il volume dello stereo. Parte il pezzo...
È una nuvola di vapore quella che mi investe, quando apro il box doccia.
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youtube
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Chiudo.
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abr · 5 months
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L’elezione di Javier Milei e i suoi primi passi stanno spiazzando non poco la sinistra. La quale, incapace ormai di pensare il mondo (...), aveva preventivamente catalogato il nuovo premier argentino nella categoria del “populismo”. Non risparmiando nemmeno ironie sulla sua folta e ribelle capigliatura (come per le fake news, la misoginia etc., anche l’accusa di body shaming non vale per gli avversari).
Che (...) la sua elezione fosse proprio una risposta dell’elettorato al potere pluridecennale del populismo argentino (...) lo si è capito bene dal discorso d’insediamento pronunciato qualche giorno fa, realistico fino ad essere spietato.
In esso, ovviamente con tutte le notevoli differenze del caso, sono sembrate risuonare le parole che Winston Churchill pronunciò agli inglesi in tempo di guerra, quando disse di non poter promettere loro altro che lacrime e sudore. Una via difficile da seguire, ma l’unica dietro la quale sarebbe stato possibile intravedere la luce che portava fuori dal buio tunnel del presente (...).
Milei non ha poi perso tempo e già ieri ha annunciato una sostanziale svalutazione della moneta nazionale. (...) Già pronte sono poi altre misure tese a ridurre la spesa pubblica, dal taglio dei ministeri ai trasferimenti dallo Stato alle Province, dalla riduzione dei sussidi alla liberalizzazione delle importazioni.
Forse Milei è piaciuto agli argentini anche perché essi si sono sentiti trattati per la prima volta (...) da adulti, cioè non come bambini da ingannare o peggio da trattare, come fa la sinistra, con “superiorità” e (paternalismo arrogante). (...)
Con Milei non funziona nemmeno l’altra retorica della sinistra, quella che fa gli avversari incolti e ignoranti. I suoi studi e i suoi libri, la sua carriera accademica, (...) ne fanno (...) uno dei maggiori economisti del continente (...). Quando parla di economia, ad uno come Milei è impossibile rispondere, come fa di solito la sinistra, con slogan e frasi fatte.
Ma la vera novità del nuovo presidente argentino, quella che ne fa attualmente un unicum mondiale, è sicuramente un’altra: la coerente e solida formazione liberale che lo ha portato a proporre ai suoi connazionali un “nuovo contratto sociale” basato sul “rispetto illimitato del progetto di vita” di ognuno. Egli ha tagliato corto contro la politica delle tasse e dei sussidi e ha fatto risuonare più volte, nei suoi discorsi, la parola libertà (...).
È una novità questa che un po’ spiazza anche la destra (quella sociale) (...). Milei inoltre, nel suo discorso d’insediamento, ha saputo usare anche toni di speranza, con una sapiente e dotta retorica, in un mix di realismo e idealismo che è ciò che forse manca ancora alla destra nostrana. (...)
via https://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/37838798/javier-milei-presidente-argentino-realista-sincero.html
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charlievigorous · 13 days
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L'IMPERATORE ROMANO FLAVIO VALERIO COSTANTINO II, E' L'INVENTORE DELLA CHIESA CATTOLICA, DEFINENDOLA CHIESA CRISTIANA UNIVERSALE.
Nel 325, nel Concilio di Nicea, Costantino il grande crea la chiesa cattolica dopo un genocidio di 45.000 cristiani, dove li torturava affinché rinunciassero alla reincarnazione.
Allo stesso tempo vengono raccolti i libri religiosi di tutti i villaggi dell'impero e creano così LA BIBBIA.
Nel 327, Costantino conosciuto come l'imperatore di Roma, ordina a Jeronimo di tradurre la versione Vulgata in latino, cambiando i nomi stessi ebrei e adulterando le scritture.
Nel 325 al Concilio di Nicea si inventano la Divina Trinità.
Nel 431 si inventa il culto della VERGINE.
Nel 594 si inventa il PURGATORIO.
Nel 610 si inventa il titolo del PAPA.
Nel 788, si impongono adorazioni alle divinità pagane.
Nel 995, il significato di kadosh (paragrafo) è stato cambiato con santo.
Nel 1079 si impone il celibato dei sacerdoti, parola totalmente cattolica.
Nel 1090, si impone il Rosario.
Nel 1184 si perpetra l'Inquisizione.
Nel 1190 si vendono le indulgenze.
Nel 1215 si impone la confessione ai preti.
Nel 1216 fu inventato Papa Innocenzo lll, il racconto del terrore del pane (un dio della mitologia greca), che si trasforma in carne umana.
Nel 1311 si impone il battesimo, battesimo per i bambini.
Nel 1439 si dogmatizza l'inesistente PURGATORIO.
Nel 1854 si inventa l'Immacolata Concezione.
Nel 1870, si impone l'assurdità di un papa infallibile, non sbaglia mai.
Ci sono più di 2500 cose pagane inventate da questa religione per schiavizzare l'essere umano con il cristianesimo.
By Amedeo Rondine
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fragilityisavirtue · 10 months
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𝐻𝑜 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑒𝑟𝑟𝑜𝑟𝑖...
«Ho fatto tanti errori
nella mia vita.
Questo ognuno di noi lo dice.
Quello che non sappiamo dire
è questo:
ho fatto tanti errori
nella vita degli altri.»
✍🏻 Franco Arminio, L'infinito senza farci caso.
#laparolaailibri 🌹
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gregor-samsung · 11 months
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“ 7 giugno 1947, da «Il solco» di Cagliari, settimanale dei combattenti del Partito sardo d’azione: «Joyce Lussu e Silvia Croce nei pozzi di carbone. La Signora Joyce Lussu è stata graditissima ospite di Carbonia insieme alla Signorina Silvia Croce, figlia del grande filosofo della libertà. Le visitatrici eccezionali sono scese nei pozzi accolte con affetto deferente dagli operai che, infine, hanno voluto sentire la parola della Signora Lussu, che dalla Sezione del Partito Sardo ha tenuto un applauditissimo discorso. La grande folla dei minatori ha lungamente acclamato al nostro Partito e alla sua strenua lotta in difesa del popolo sardo».
È a Carbonia che Joyce ha visto la situazione più disastrosa. Nella città costruita dai fascisti è rimasta qualche settimana («I minatori in tutto il mondo hanno la credenza che la gente con la gonna porti male, per cui preti e donne non devono scendere nelle miniere. Però, per me facevano un’eccezione. Mi portavano in questi ascensori scricchiolanti fino a trecento metri di profondità, perché volevo vedere»). Si porta dietro la figlia di Rosselli e la più piccola di Croce. Amelia Rosselli «non ce l’ha fatta a restare», racconta Joyce, mentre a Silvia Croce ha detto: «Vieni a vedere, tu che sei stata in un palazzo principesco, in mezzo ai libri». E lei non si sottrae, gira per gli stazzi e scende nei pozzi facendo buona compagnia a Joyce. I medici che le dicono di aver scritto sui referti che i bambini erano morti per qualche malattia quando invece la causa dei decessi era la fame, le donne che spaccano il granito con martelli rudimentali accovacciate sull’orlo delle strade, l’analfabetismo che affligge la maggior parte della popolazione colpiscono profondamente Joyce che non immaginava di trovare nel suo paese condizioni peggiori di quelle che aveva osservato in Africa tanti anni prima. Ma c’è anche la speranza e l’impegno a cambiare le cose, sempre. “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 170-171.
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canesenzafissadimora · 9 months
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Lui è Nicolò. Nasce a Cremona nel 1993. È un bambino solitario. Legge tanto, tantissimo. Cresce con i nonni, che gli insegnano le cose più divertenti, mangiare i biscotti quando ne ha voglia, correre a piedi nudi sull’erba. Ha 5 anni. Il negozio dei genitori viene rapinato, mamma e papà urlano, piangono. Nicolò scrive un racconto in cui parla del ladro. Lo rilegge, è fiero. I genitori lo stroncano. Nicolò cresce. La scuola non gli va giù. Gli insegnanti parlano chiaro, con quei voti non andrà da nessuna parte. A casa gli tirano le orecchie, ma non serve a nulla. Bocciato. Mamma e papà sono disperati. Lui invece è innamorato. Di una ragazza che non se lo fila, e gli spezza il cuore. Nicolò abbassa la testa, si cuce sulla fronte la parola fallito e tira avanti per forza d'inerzia. Passa il suo tempo sui libri. Si sente vecchio, vuoto, ha voglia di scappare. È il 2013. Nicolò va su internet, vende i fumetti, le scarpe, le magliette, la console dei videogiochi, il letto a castello, prepara lo zaino e parla con i genitori. Ciao mamma, ciao papà, vi saluto, vado in India a fare il volontario in un orfanotrofio. Nicolò non ha alcun interesse per i bambini, o per il sociale. Vuole solo fuggire dal suo paese, che gli sta stretto, lo soffoca. Arriva in un piccolo villaggio dall’altra parte del mondo. Si sente il protagonista di uno dei suoi amati romanzi. La realtà che lo circonda è un pugno nello stomaco. Povertà, prostituzione, violenza. È sconvolto. Lo mettono a insegnare inglese ai bambini. Lui non sa nemmeno da dove iniziare, deve inventarsi qualcosa. Passano i mesi. I suoi piccoli studenti lo adorano, Nicolò conosce la storia di ognuno di loro, si affeziona. Una sera telefona a casa. Ciao mamma, non torno, qui c’è troppo da fare. Nicolò scrive libri, raccoglie fondi per costruire un dormitorio, paga la scuola e l’università ai suoi bambini, fonda una Ong. È il 2020. Nicolò Govoni ha 27 anni, è candidato al Premio Nobel per la Pace.
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“Alcuni silenzi hanno storie lunghissime da raccontare.”
Cesare Pavese
La parola ai libri
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colonna-durruti · 2 days
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Alice Merlo
𝐔𝐜𝐜𝐢𝐝𝐢 𝐢𝐥 𝐟𝐚𝐬𝐜𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐧 𝐭𝐞, 𝐩𝐨𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢
Stiamo rendendo l'antifascismo parola vuota e solo argomento di Storia, relegandolo ai libri e ai monologhi (scritto da sionisti) e togliendolo alla pratica quotidiana.
Diventa tema (divisivo, perché siamo governati da fascisti) in vista del 25 aprile ma ha smesso da molto tempo di essere azione concreta e teoria che rinnova se stessa intersecando nuove lotte.
E questo non solo per colpa dell'attuale governo di dondolatori a testa in giù, ma per colpa di quasi tutte le associazioni e/o i movimenti e/o i partiti che giocano da anni un ruolo istituzionale.
Ci si dichiara antifascistɜ e poi si appoggia, esplicitamente o col proprio colpevole silezio, lo stato illegittimo e genocida di Israele.
Ci si dichiara antifascistɜ, e poi si descrive l'aborto come omicidio, colpa, dolore, trauma, lutto investendo questa pratica medica sicura di un obbligatorio senso di colpa, dolore e vergogna, contribuendo a rendere la sanità inefficiente e giudicante.
Ci si dichiara antifascistɜ, però la famiglia è solo naturale. O comunque i diritti LGB sì, va bene, un po', ma T è già troppo e le altre lettere confondono e basta.
Ci si dichiara antifascisti, con la I maschile che è più autorevole, perché siamo per la parità, mica nazifemministe.
Ci si dichiara antifascistɜ, ma del diritto alla cittadinanza parliamone sempre un'altra volta che ora non ho tempo.
Ci si dichiara antifascistɜ e si pretende il rispetto delle istituzioni, mentre le forze dell'ordine manganellano in piazza chiunque esprima dissenso.
Ci si dichiara antifascistɜ, però la resistenza è quella dei partigiani (bianchi), mica quella climatica.
Ci si dichiara antifascistɜ condannando i campi di concentramento, però poi finanziamo i campi in Libia e legalizziamo i CPR in Italia, solo per fare due esempi concreti tra tanti.
Ci si dichiara antifascistɜ, e si ringraziano i partigiani storici che erano quasi tutti povera gente che è rimasta povera perché antifascisti sì ma anticapitalisti mai.
Le partigiane, oltre che povere, sono sempre invisbilizzate. Staffette tutt'al più staffette, belle ragazze in bicicletta. Che antifascisti forse, ma sessisti sicuramente.
Ci si dichiara antifascisti solo per poter dire che loro non si dichiarano tali, in una sorta di infinito gioco ad acchiapparella dove a rimetterci sono le istanze e i diritti di tutte le soggettività marginalizzate e oppresse.
L'antifascismo deve essere pratica militante, decostruzione continua, azione concreta. Nelle piazze, nei luoghi di studio e lavoro, nella casa. Nella vita, il 25 aprile e tutti gli altri giorni.
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moonyvali · 1 year
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«La stupidità è il motore del mondo. I politici, i personaggi dello spettacolo campano tutti, chi più chi meno, sulla stupidità umana.»
Avete mai letto da bambini La fabbrica di Cioccolato? Matilde? Il grande gigante gentile? Sono libri innocenti, starete pensando. Libri innocui. A chi mai verrebbe in mente di censurarli? Ebbene i moralisti di turno ancora una volta non si sono smentiti.
Lo scrittore di libri per bambini Nicola Pesce lo ha denunciato ieri sulla sua pagina Facebook: «In pratica tolgono le parole «grasso», «pazzo», «nano»... e persino espressioni come «donna delle pulizie» diventeranno «persona addetta alle pulizie. La società che detiene i diritti delle sue opere e l'editore inglese a trent'anni dalla morte dell'autore hanno ben pensato di fare questa cosa orribile.»
Il politicamente corretto ormai è diventato una religione. Dapprima hanno pensato di riscrivere i classici, poi hanno censurato Shakespeare, Shakespeare! Perché? Perché parla di passioni violente e faide familiari, ed è stato abbastanza per per giudicarlo «diseducativo». Accostarsi alla letteratura in questo modo significa ucciderla. E oggi nel mirino di questa penosa censura sono caduti anche i libri per l’infanzia.
Qualcuno, obietterà: ma cosa importa se facciamo a meno di questa o di quella parola? È così importante, in fondo? E perché allora non eliminare la parola tristezza, perché non fare a meno della parola dolore, della parola odio? Perché sì, se si continua su questa strada, arriverà il giorno in cui non si potrà esprimere più nessun pensiero, nessuna emozione, nessuno stato d’animo che il Potere abbia giudicato socialmente inaccettabile. Edulcorare il linguaggio, riscrivere la storia significa «entrare», come diceva Goethe, «in quel luogo della mente in cui il sonno della ragione genera mostri.»
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X Ai miei lettori, è da poco uscita la nuova ristampa del mio romanzo Clodio, se vi piacciono la storia e la filosofia, potete leggerne un estratto gratuito a questo link: https://www.amazon.it/Clodio-G-Middei/dp/8832055848
#istruzione #cultura #filosofia #scuola
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susieporta · 9 months
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VITE CHE NON SONO LA MIA
Le persone dicono molte cose con piccoli dettagli.
Un orecchino
Un paio di scarpe
Un colore di rossetto
Una scarpa allacciata in un modo piuttosto che in un altro
Messaggi si celano e si disvelano ovunque e basta davvero poco per aprire delle fessure in loro, che facilmente diventano dei varchi.
Per me è sempre stato così.
Non sono mai stata in grado di intessere relazioni superficiali nemmeno con il panettiere o con l’idraulico.
Inizio a scorgere qualcosa di loro, una parola non detta, un dente che sibila, un tic impercettibile e nella mia testa si fa largo una storia.
E quella storia vuole essere sentita, vissuta, narrata.
Sarà che ho una sorta di eccesso di vita che mi perturba e che ho bisogno di redistribuire tra più vite.
E allora capita che a volte immagino come sarebbe stata la mia vita se fossi stata una tessitrice afghana, o un tossico a new orleans, o se avessi avuto 5 figli e avessi fatto la casalinga nella mia città natale, o se fossi stata un allevatrice di cavalli in Irlanda, o un’ arredatrice a New York, o una Dj a Ibiza.
Questo eccesso di vita, allora si ricolloca, ma talvolta non basta e allora devo entrare nelle vite degli altri.
E forse è questo che mi ha spinto a stare tanti giorni della mia vita a sentire le storie degli altri, e a cercare nuovi dettagli, piccoli particolari, minuzie, abitudini…
In questi rigoli di palpiti umani, trovo un po’ di tregua da un qualcosa dentro che è in continuo movimento, e smania e si allarga e anche quando sono stanca, non mi lascia in pace.
Ho vissuto sempre un po’ tutto all’eccesso, anche le tristezze, le malinconie, ho dovuto spargere questa energia in tutte le fessure dentro le quali poteva consumarsi.
Ho letto le persone come si leggono i libri, e nella mia testa ho inventato mille storie come si fa quando si scrivono i libri .
Non ho mai pensato, invece di scrivere un libro.
Troppa pazienza, troppa costanza, troppa dedizione.
Eppure ancora altre vita vogliono essere vissute e narrate.
Chissà come
Chissà quando
Chissà da chi …
_ClaudiaCrispolti_
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La poire art
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