Tumgik
#luci del palco
casvnatural · 2 months
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L'occhio di bue
Ho sempre avuto paura Dei silenzi, dei passi pesanti Da bambina mi hanno insegnato a riempire Ogni singolo spazio Per scappare dall'incognita della quiete. Adesso ci sono ferite sul mio corpo Per nasconderle metto una maschera Sul palco da pagliaccio sono vestita, Le luci puntate su di me, Il pubblico attende impaziente ed io Mi esibisco cercando di raccogliere risate.
Ben presto lo spettacolo finisce Gli spettatori soddisfatti tornano a casa Ripensando a me prima di dormire Qualcuno scuotendo la testa riderà, Altri diranno che sono stata ridicola Poi andranno avanti con le proprie vite Dimenticandosi per sempre di me. La farsa si ripete infinite volte Sotto le luci del circo prendo forma Mettendo in scena le mie recite grottesche, Tutti ridono con me, di me, Mi lanciano fiori amando ogni singolo secondo Delle mie inutili ilarità.
Quando ancora una volta tutto si spegne Dietro le quinte ci sono solo io Vestita da pagliaccio siedo al tavolo Con il silenzio Che beffardo sorride sapendo di aver vinto. Pericolosamente si avvicina, sussurra Forse farai ridere le folle, Pagliaccia, Ma non puoi ingannare me Che fin troppo bene conosco I tuoi insulsi giochi di prestigio, I pianti da sola ed i tuoi sorrisi finti Sotto le luci accecanti del circo.
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era il 5 aprile 1994.
kurt cobain muore con un colpo di fucile alla testa. queste le parole che lasciò in una lettera:
“Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po' vissuto che preferirebbe essere uno snervante bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, intendo dire, l'etica dell'indipendenza e di abbracciare la vostra comunità si sono rivelati esatti. Io non provo più emozioni nell'ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio, quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento il maniacale urlo della folla cominciare, non ha nessun effetto su di me, non è come era per Freddie Mercury, a lui la folla lo inebriava, ne ritraeva energia e io l'ho sempre invidiato per questo, ma per me non è così. Il fatto è che io non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l'apprezzo, Dio mi sia testimone che l'apprezzo, ma non è abbastanza). Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo colpito e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere un po' stordito per ritrovare l'entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fan della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l'empatia che ho per tutti. C'è del buono in ognuno di noi e penso che io amo troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, Pesci, dell'uomo Gesù! Perché non ti diverti e basta? Non lo so. Ho una moglie divina che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda troppo di quando ero come lei, pieno di amore e gioia. Bacia tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l'idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall'età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo troppo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono troppo un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.
Pace, amore, empatia. Kurt Cobain.
Frances e Courtney, io sarò al vostro altare.
Ti prego Courtney continua così, per Frances.
Perché la sua vita sarà molto più felice senza di me.
VI AMO. VI AMO”
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scenariopubblico · 11 months
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Un viaggio spirituale, metodico, chiaro…
È questo ciò che è stato vissuto domenica 11 novembre al Teatro Sangiorgi di Catania, con Africa - orizzonti di rinascita, un progetto coreografico di Claudia Scalia danzato da Rebecca Bendinelli, Ismaele Buonvenga, Rachele Pascale e Nunzio Saporito.
Scalia è direttore artistico insieme a Marco Laudani, di Ocram Dance Movement, compagnia associata a Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la danza.
Africa è stato il primo spettacolo “fuori abbonamento” della stagione in corso, portato in scena nella costola del Teatro Massimo Bellini grazie al progetto Be resident-nella città la danza, l'articolato protocollo d'intesa stretto tra Scenario Pubblico e il Teatro Massimo Bellini per promuovere la danza contemporanea nel territorio.
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Da dove ha origine Africa? Ce lo spiega il coreografo:
«Questo lavoro nasce da un viaggio che ho fatto con il desiderio di trovare un luogo ‘incontaminato’ dall’uomo: naturale, puro e vergine. Così, prima di iniziare il processo creativo, mi sono recato in Africa con la speranza di trovare quel tipo di luogo "vuoto", ma allo stesso tempo pieno di tutto ciò che ci può offrire la natura. Purtroppo questo mito si è tramutato in qualcosa di negativo in quanto nel 2019, anno di nascita del lavoro, la ricerca di quest’Eden è stata vana, perché ho visto che anche acque di mari e fiumi e luoghi così naturali e paradisiaci sono contaminati da spazzatura e plastica. Quest’anno, riprendendo il lavoro, dopo quattro anni, la situazione del nostro pianeta è degenerata. Riflettendo mi sono detto, perché non riportarlo in scena con un messaggio di speranza? Da qui l’aggiunta del sottotitolo orizzonti di rinascita. Il nome Africa l’ho scelto perché mi piaceva l’idea di personificare la mia idea e non semplicemente assegnare un titolo».
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La scena si è aperta con una lunga striscia di plastica sita a bordo palco perché, riprendendo le parole di Claudio, la ricerca di un territorio incontaminato si rivela un fallimento nel momento in cui anche i territori paradisiaci celano angoli bui e sporchi...
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Africa è nato ispirandosi al connubio di quattro elementi che danno vita alla materia pragmatica: acqua, aria, fuoco e terra. Come gli uomini, essi sono governati da amore e discordia che si incontrano e si scontrano, dominano a tempi alterni. È così che, attraverso il linguaggio del coreografo, i danzatori hanno instaurato un profondo ascolto con il pubblico e una potente connessione tra i loro corpi, con un’energia scattante. È proprio quell’energia che ha permesso di coinvolgere, inebriare, spettinare ed entrare a pieno in quella visione del pianeta, in cui viene continuamente soffocato e sopraffatto dall’azione degli uomini.
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Claudio Scalia è coreografo di Africa ma, nell'anno di nascita della creazione, è stato anche danzatore. Cosa e come è cambiato oggi il lavoro?
«Se ripenso al 2019 ritrovo un Claudio con una visione della coreografia non matura come quella di adesso…ero coinvolto dall’idea, dalla coreografia e riuscivo a esprimere ciò come danzatore. Successivamente ho fatto un passo indietro, volevo vedere da fuori per capire cosa arrivasse. Ho capito così che, in questo momento della mia vita il mio desiderio era quello di vederlo dalla parte del pubblico. Sicuramente a livello drammaturgico un contributo importante mi è stato dato da Marco Laudani e Sergio Campisi che ringrazio per avermi aperto nuovi orizzonti».
Mani e braccia evocative e comunicative risaltate dal continuo gioco di luci che ha aperto scenari diversi, la pioggia sui corpi, il riflesso di un fascio di luci gialle sui corpi dei danzatori... È in questo momento che sembra essersi creato un equilibrio tra l’uomo e la natura.
Voi artefici del vostro destino, incuranti del domani, Voi ignari della grandezza della natura. Voi uomini, già sconfitti, contro Madre Terra T.S Eliot
Ogni danzatore nascosto da una maschera, appariva sicuro della propria individualità e della forza del gruppo, ma allo stesso tempo sembrava che volesse nascondersi dai sensi di colpa….
Ma una volta caduta la maschera?
E’ proprio il senso di comunità a far dell’uomo l’artefice del destino del pianeta. Tutti abbiamo la stessa colpa di aver reso il mondo come lo vede T.S Eliot, una terra desolata e devastata.
L’offuscarsi delle luci insieme all'inizio di un monologo di Greta Thunbergha in sottofondo ha preceduto l’ingresso di un sacco di plastica riciclata (come i costumi utilizzati) insieme i quattro danzatori. Una volta in scena, hanno tolto le maschere, spostato la plastica e iniziando a rotolarvi sopra e intorno, dando la sensazione di restare intrappolati, metaforicamente e fisicamente, nelle conseguenze delle loro azioni.
Il faro sul fondo palco ha illuminato Ismaele che, avvolto dalla plastica, è diventato come la silhouette di un disegno caotico, tempestoso e incessante. Nell'intento di volersi liberare, è riuscito a sfuggire e a raggiungere, insieme agli altri danzatori lo Shanti, quella pace ineffabile, riferimento anch’essa al testo di Eliot. Alla fine di tutto l’uomo sovrastato dai sensi di colpa, capisce che è la natura a governare il mondo e pertanto capisce di doverne rispettare il ruolo indiscusso.
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È così che al termine della performance è stato riproposto lo stesso quadro iniziale: le ombre dei danzatori, in fila, messe in risalto dalla luce in fondo, simboleggiano l'aperta ricerca dell'orizzonte di rinascita in una situazione di quiete comune.
Abbiamo chiesto a Ismaele, uno dei danzatori, se rispetto al codice di movimento di Claudio, ha inserito proprie sfumature personali. Andiamo a vedere cosa dice al riguardo…
«Nonostante il lavoro a livello coreografico sia molto settato e preciso ci sono anche vari momenti di improvvisazione, soprattutto in relazione allo studio dei quattro elementi. In quanto elemento-terra, ho avuto massima libertà di esprimere sia la forza della terra che ci sostiene, ma anche la friabilità, perché il suolo non è poi così tanto solido come sembra e può sgretolarsi».
Il numeroso pubblico presente in platea e in tribuna ha avuto la possibilità di immergersi in un viaggio senza tempo e di cogliere la chiarezza esponenziale della performance. Gli applausi di gradimento sono stati notevoli a dimostrazione di quanto effettivamente il pubblico sia stato coinvolto dal flusso incessante dell’acqua e da quello travolgente dell'aria, dal fuoco impetuoso e dalla forza e friabilità della terra.
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E tu che leggi, hai recepito il messaggio e contribuirai a creare nel tuo piccolo un orizzonte di rinascita?
A cura di Martina Giglione
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melancomine · 2 years
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SEX ON FIRE | eddie munson x lettrice
trama: la tua vita è fatta di concerti, sei sempre sotto al palco e sai come farti notare. eddie munson, la persona che più ti ha dato il tormento al liceo, responsabile di tutti i tuoi sogni bagnati, è il frontman della band che suona stasera. è la tua occasione.
pairing: eddie munson x lettrice
word count: 7,9k
avvertenze: smut esplicito, gelosia, preliminari (m/f), sesso protetto, dirty talking, un po' di fluff alla fine, gli eventi di st4 non sono mai accaduti, 1987
masterlist | wattpad
sex on fire
”È questo il posto?” Chiede Steve Harrington quando scendete entrambi dalla sua BMW del ’77 color Borgogna. Siete amici da quando ne hai memoria e ti ha sempre accompagnata in mille avventure. Questa sera avete trovato un locale che ospita una band di cui hai sentito parlare spesso, i Corroded Coffin, ma che non hai mai avuto l’occasione di ascoltare.
Ami andare ai concerti. Ti senti viva, l’energia e la forza che provi sotto al palco non le troverai mai da nessun altra parte. Non importa quale sia il genere che stai ascoltando, almeno una volta a settimana hai bisogno di un concerto. Una droga a tutti gli effetti. Per fortuna Steve ti capisce e ti appoggia.
”Sembra proprio di sì.” Rispondi con un sorriso. Sei emozionata perché sai che una bellissima serata ti sta aspettando dietro quella porta. L’insegna al neon raffigurante il nome del locale, The Hideout, illumina le vostre persone di uno sgargiante verde fluorescente mentre vi avvicinate all’ingresso.
L’ambiente non è tanto grande. Una volta entrati, il bar si presenta alla vostra sinistra e dalla parte opposta, appena dopo la pista da ballo, il palco, alto appena sessanta centimetri, permettendo alle band di suonare in un luogo più intimo. Le pareti sono tappezzate di poster di gruppi e cantanti famosi come i The Clash, gli Eagles e Bruce Springsteen. Le luci sono spente e le uniche illuminazioni sono altre insegne al neon e i riflettori puntati sul palco, a decorarlo gli strumenti dei componenti dei Corroded Coffin, pronti ed esitanti di essere suonati.
Sono le dieci e il concerto non inizierà prima di mezz’ora, tu e Steve decidete di prendere qualcosa da bere per sciogliere la tensione. Le persone presenti sembrano avere avuto la stessa idea, infatti si trovano sparse per il locale con un bicchiere in mano a ballare sulla musica degli U2 trasmessa in questo momento. Alcuni già ubriachi, altri persi completamente nella melodia delle canzoni. Delle ragazze si sono già appostate in prima fila, sono ammiratrici dei Corroded Coffin e le riconosci dalle t-shirt che indossano con il loro logo, lo stesso stampato sulla grancassa della batteria. 
Sei in fila per ordinare da bere, quando una chioma riccia e scura ti sorpassa. Sei un po’ perplessa e sei pronta ad arrabbiarti con chiunque ti abbia rubato il posto. Picchietti con un dito la spalla del ragazzo ed egli si gira, facendoti rimanere a bocca aperta.
”Eddie?” Lo stronzo che ha provato a sorpassarti lo conosci bene, anzi benissimo. Non sai come hai fatto a non riconoscere subito quel mullet e quelle spalle alte e possenti. Improvvisamente non sei più arrabbiata e dei flash del liceo ti annebbiano la vista. Eddie lo svitato Munson era due anni più indietro di te al liceo a causa del suo comportamento da classico ribelle e i voti troppo bassi. La sua brutta reputazione e la sua personalità estroversa erano i motivi per cui a scuola si parlava in continuazione di lui e della sua setta satanica. Sapevi che erano tutte voci false, in quanto l’Hellfire Club era solo un gruppo di ragazzini, denigrati come lui, che si ritrovava per giocare a Dungeons and Dragons. Lo hai sempre ammirato ma non hai mai avuto il coraggio di parlarci, soprattutto non dopo il primo di una lunga serie di sogni bagnati che hai avuto su di lui. Immaginavi quelle lunghe dita da metallaro in mezzo alle tue gambe e ti chiedevi che sensazione avrebbero provocato i suoi anelli contro la tua pelle. Hai la bocca leggermente aperta e hai iniziato a salivare. Istintivamente stringi le cosce perché quel pensiero lo stai avendo anche adesso che ce l’hai davanti.
Eddie ti rivolge un sorrisetto che contrasta il suo sguardo confuso, ma solo per un momento, perché la memoria sembra essergli tornata. ”Hey! Andavi alla Hawkins High, giusto?”
È passato un anno da quando hai finito la scuola e quindi da quando hai visto Eddie per l’ultima volta ma non è affatto cambiato. Indossa ancora quella catenina al collo con un plettro e soprattutto alle mani ha ancora gli stessi anelli che ti hanno fatto sognare. La maglietta dei Pink Floyd a cui ha strappato le maniche è infilata nei jeans neri strappati alle ginocchia con cui eri abituata a vederlo e mostrano con orgoglio i tatuaggi sulle braccia. Dei grossi anfibi ai piedi e una camicia di flanella rossa legata alla vita. Attorno al bicipite è stretta una bandana con dei teschi disegnati e ricordi che anche quella faceva parte di ogni suo outfit, in qualche modo. 
Annuisci e ricambi il sorriso. Fuori sembri sicura di te ma dentro hai tutti gli organi in subbuglio, le farfalle nella pancia non ti stanno dando pace e cerchi di placarle stringendo i pugni. ”Sì, esatto! mi chiamo Y/N.” Il suo buon umore si riflette su di te.
”Certo, mi ricordo. Una volta hai fatto una foto a me e al mio club. È ancora appesa sopra la mia scrivania.” Credevi che Eddie non fosse neanche al corrente della tua esistenza ma ora il pensiero che non solo si ricorda di te, ma che persino ti pensa ogni volta che vede quello scatto, ti fa serrare la mandibola per trattenere un saltello di gioia. ”Finalmente la fotografa misteriosa ha un nome.” Ridacchia. Facevi parte del giornale della scuola ed eri incaricata alle fotografie. Quel giorno è impresso nella tua memoria indelebilmente. Stavi ritraendo le cheerleader per un nuovo articolo e l’Hellfire Club era presente nella stessa palestra. L’idea di Eddie era prenderle in giro e scherzare mettendosi in posa proprio come loro, la cosa ti ha fatto talmente ridere che hai dovuto immortalare il momento per forza. Sei corsa via ancor prima che potessero rivolgerti parola. Avevi sviluppato la foto e data a Nancy Wheeler e in qualche modo era arrivata a Eddie. ”Posso offrirti da bere?”
Ci troviamo in un altro tuo sogno erotico o Eddie Munson ti ha chiesto davvero se vuoi bere qualcosa con lui?
”Volentieri.” Ammicchi.
È il vostro turno al bar, Eddie si appoggia con le mani al bancone e si avvicina al barista per farsi sentire meglio a causa della musica alta. ”Due birre, grazie.” 
Con le vostre bevande, vi allontanate di qualche passo. Siete di fianco allo stand del merchandising dei Corroded Coffin e ne approfitti per mandare avanti la conversazione. ”La conosci la band di stasera?”
Eddie trattiene una furba risata, ”Sì, se la cavano.”
”È strano che con un nome così non siano famosi.”
”Certamente chi l’ha inventato deve essere un genio.” Si gratta ironicamente il mento.
Dai un’occhiata allo stand e alle cose che vendono. Insieme ai CD, alle cassette del loro album e le t-shirt, ci sono anche delle spille con il solito logo contornato da corna da diavolo e coda appuntita stilizzate. ”Dai, una spilla me la prendo.” Confermi, vuoi avere un souvenir. Il ragazzo dietro al tavolino prende i soldi che gli stai passando e ti giri di nuovo in direzione di Eddie.
”Ottima scelta.” Eddie ti sorride, mostrando che sulla sua maglietta strappata ce n’è una uguale ben salda. Tu, indossando solo una canottiera corta sotto la camicia, decidi di applicarla sulla tua gonna a pieghe nera. Gli occhi di Eddie cadono involontariamente sulle tue gambe coperte dal povero tessuto delle calze a rete e ciò lo sta mandando ai pazzi. Sta solo pensando di strappartele di dosso. Il conflitto è che deve ammettere che ti stanno davvero bene insieme agli anfibi che porti e il make up nero.
”Y/N, ho preso un drink anche per te.” L’inaspettato incontro con Munson ti ha fatto completamente dimenticare di Steve, che ora, con due bicchieri di Gin Lemon in mano ti affianca e te ne passa uno prima di accorgersi che lo possiedi già. Il suo sguardo è confuso e i suoi occhi vagano prima su di te, poi sul ragazzo più alto in piedi di fronte. Realizza subito cosa sta succedendo e sussurra un piccolo ”oh” prima di alzare il mento in forma di saluto a Eddie. ”Ciao, Eddie, anche tu qui?”
”Mi aspettavo di vederti a qualche festa e non in un locale punk, Steve. Che sorpresa!” La frase pronunciata con entusiasmo ma la sua espressione dice il contrario. Riconosci un sorriso falso anche ad occhi chiusi. 
”Non ti ci abituare, accompagno solo Y/N. Tutte queste borchie mi mettono un po’ i brividi.” Steve intuisce la situazione e, sentendosi di troppo, aggiunge ”Cerco qualcuna a cui offrire il drink in più, a questo punto. Sei in ottime mani, Y/N, vi lascio!”
Eddie fa un gesto con la mano con cui tiene saldo il bicchiere di birra per salutarlo e dopo un ”D’accordo, a dopo.” da parte tua, Steve sparisce nella folla che pian piano, con l’avvicinarsi dell’inizio del concerto, sta aumentando. 
”Sei venuta con Harrington.” Eddie conosce la reputazione da rubacuori di Steve, per questo sembra turbato dalla cosa. La mandibola tesa, gli occhi scuri ti stanno fissando, quasi nascosti dalle sopracciglia a causa dell’angolazione del suo viso rivolto verso il basso, alla Stanley Kubrick. Come d’istinto, il suo corpo si è fatto più vicino al tuo.
”È solo un amico.” Ci tieni a precisare e noti come i suoi muscoli si stiano rilassando a questa rivelazione. La sua gelosia invia una scossa che ti percorre tutta la schiena fino a farti venire la pelle d’oca. Sei nervosa e speri che un sorso della tua birra possa aiutare.
Call Me di Blondie irrompe nella stanza ed Eddie chiude gli occhi facendo cadere la testa all’indietro. ”Amo questa canzone.” Afferma, entrando completamente in un mondo a parte. Le sue spalle larghe stanno oscillando a tempo di musica e non riesci a fare altro che guardarle muoversi mentre lo imiti e cerchi di entrare in quel suo mondo, tra le nuvole. La vostra connessione rende facile il tuo compito e ora state ballando insieme, persi tra le note musicali. Il tuo bacino dondola e viene incitato da una calda mano che ci si appoggia sopra. Non ci rimane a lungo, le dita di Eddie sfiorano il fianco tracciando la tua silhouette da sotto la camicia larga a quadri che indossi, simile a quella che porta lui al posto della cintura, fino ad arrivare al braccio, viaggiano ancora un po’ e poi arrivano alle tue dita. Il tuo mignolo è ancorato al suo indice intanto che i vostri corpi si fanno più vicini, senza fermarsi dal ballare. Le vostre teste stanno facendo avanti e indietro a tempo di batteria e non vi azzardate a rompere il contatto visivo. Entrambi state cantando ma la musica alta non permette di far risaltare le vostre voci.
Vorresti che Call Me non finisse mai, se questo vuol dire averlo così vicino, ma purtroppo è proprio quello che accade. Tornate entrambi coi piedi per terra ed Eddie solleva il polso per guardare l’ora sul suo orologio. ”Devo andare.”
Scuoti la testa in confusione, sei disorientata, pensavi che vi steste divertendo. Siete stati insieme solo per poco tempo, non hai nemmeno finito la tua birra. ”Ma-” provi a dire.
”Tranquilla, ci vediamo tra poco.” Eddie ti fa l’occhiolino regalandoti uno splendido sorriso adornato da fossette prima di posare un leggerissimo bacio sulla tua guancia che immediatamente si colora di una sfumatura più scura di rosa. Non lasciandoti mai con lo sguardo, si allontana dalla tua accaldata figura e sparisce dietro una porta che chiude appresso a sé. La scia del suo profumo fa sembrare che sia ancora lì per qualche istante e nel momento in cui realizzi che se n’è andato per davvero fai scappare un sospiro.
Ti guardi intorno e vedi che Steve è in compagnia di una ragazza dai capelli rossi, non vuoi disturbarlo. Un vecchio orologio a pendolo in un angolo del locale segna le dieci e mezza, il concerto dovrebbe iniziare a momenti. Non ti resta che dirigerti verso il palco per godertelo e sperare di riuscire a incontrare di nuovo Eddie a fine serata. Ti affianchi alle fan che hai notato all’inizio in prima fila e attendi, come stanno facendo le altre persone dietro di te, che lo spettacolo abbia inizio. Guardando le altre ragazze, capisci che stasera dovrai competere per ottenere l’attenzione dei componenti della band, in special modo del cantante. Ti piace finire la serata in loro compagnia e spesso e volentieri, finirci a letto. Sei brava in quel che fai, stasera farai di tutto per farti notare. La cosa che più ami, è che queste scappatelle iniziano e terminano nella stessa notte, con una persona importante e desiderata da tutti e questo ti fa sentire speciale, gonfia il tuo ego, ti diverti senza complicazioni.
All’improvviso tutte le luci si spengono. Ed eccolo, il brivido che sale lungo la tua schiena, familiare e sempre benvenuto. Un ampio sorriso compare sul tuo volto e l’adrenalina che stai provando in questo momento ti obbliga a liberare dai polmoni un urlo acuto. La stessa adrenalina provoca applausi e schiamazzi simili ai tuoi a tutto quanto il pubblico quando i riflettori si accendono di rosa e viola e puntano sul palco.
La macchina del fumo si aziona e fai fatica a distinguere cosa stia accadendo. Delle figure, in mezzo alla nebbia, prendono postazione ai loro rispettivi strumenti. Poi, con una rullata di tamburi preliminare, la batteria dà il via alle danze e tiene il ritmo. Un basso si unisce, il suo profondo suono ti entra fin dentro le ossa. Dum… Dum dum… Dum… 
Non stai più nella pelle. Involontariamente il tuo corpo ha iniziato a muoversi a tempo con l’introduzione dei Corroded Coffin, a saltellare sul posto. Il pubblico sta battendo le mani e decidi di fare lo stesso. Siete tutti impazienti.
Una chitarra prende in mano la situazione e la canzone prende forma. Un’altra chitarra segue il resto degli strumenti e le fan vicino a te sembrano impazzite. Stanno saltando e portando le mani in avanti per avvicinarsi quanto più possibile alla nuova figura entrata in scena.
Il fumo piano piano sbiadisce, così riesci a vedere meglio i componenti. Il batterista ha i capelli, castano chiaro e lunghi, che gli coprono l’intero viso a causa dei suoi sfrenati movimenti contro il suo strumento. Indossa un gilet di jeans con delle spille degli Iron Maiden e dei Metallica, sotto di questo, niente, il suo petto nudo è già sudato e sopra ci cade una collanina con un teschio. Sposti il tuo sguardo sul bassista e ti rendi conto di averlo già visto da qualche parte. La sua lucente giacca di pelle quasi ti acceca, non riesci capire chi sia questo volto familiare. La realizzazione fa capolino sul tuo viso quando vedi che il chitarrista sta indossando la maglia dell’Hellfire Club. Questi ragazzi venivano tutti alla Hawkins High. Non ti resta che posare gli occhi sul frontman e… 
”Buonasera, bellezze! Siete pronti a spaccare tutto quanto?” Eddie fottuto Munson.
Spalanchi la bocca, sei stupita, ma anche eccitata. Non te lo aspettavi e internamente ti stai schiaffeggiando. 
Eddie si allontana dal microfono per sfoggiare la sua scintillante BC Rich Warlock rossa e nera e, suonando, viene dritto nella tua direzione. Le vibrazioni delle corde di quella chitarra elettrica dominano sull’intero Hideout. Il resto della band, che finalmente hai riconosciuto, accompagnano quella potenza Metal che è Eddie Munson. L’altezza del palco gli consente di chinarsi solo leggermente verso di te per guardarti negli occhi. Quel caldo marrone delle sue iridi è capace di scioglierti e quando ti sorride, mostrando le fossette lungo le guance, le tue gambe diventano gelatina. Prima di ritirarsi per attraversare l’intero perimetro del palco ed esibirsi davanti alle ammiratrici con le magliette del merchandising, ti rivolge un occhiolino. 
Durante il concerto, gli occhi di Eddie non ti abbandonano mai. Anche le fan di fianco a te se ne stanno accorgendo, infatti ti ucciderebbero con il loro sguardo pungente e infuocato, se potessero. Sei ammaliata dai suoi movimenti, il suo intero corpo si agita insieme alla chitarra e quelle dita, oh… quelle dita. Veloci e abili in quello che fanno, maestre esperte, il plettro stretto tra l’indice e il pollice, la mano sinistra che cerca gli accordi. Ti chiedi come facciano a non sanguinare sopra quelle corde in metallo per via della passione che ci mette nel suonare. Non fai altro che immaginarle dentro di te, impegnate a muoversi nello stesso modo, dedicandoti la stessa foga. Lo smalto nero che porta sulle unghie è rovinato e a questo punto immagini che sui palmi ci siano anche dei calli. Pensi che il suo tocco potrebbe essere talmente ruvido da farti male, in contrasto con la tua pelle liscia, ma ciò non ti ferma dal desiderarlo ardentemente su tutto il tuo corpo nudo. I muscoli delle sue braccia che si irrigidiscono. Stringi le cosce per contenere l’eccitamento ma lo sai benissimo che hai le guance di due tonalità più scure, le labbra più gonfie del normale e soprattutto le mutandine fradice. Non conosci le canzoni ma ti rapiscono e ti obbligano a ballare, a concederti a ogni nota.
Il sudore che scende dalla fronte di Eddie fa sì che i suoi capelli ricci e crespi si attacchino sul suo viso, sciolti sulle spalle si agitano insieme a lui a ritmo. La sua voce è celestiale, roca e profonda. Le tue orecchie non hanno mai udito tale bellezza. 
Finita la canzone che stavano suonando, Eddie si allontana di qualche passo per prendere un asciugamano e asciugarsi il viso. Le sua testa è piegata in avanti e le sue spalle sembrano ancora più grandi viste da dietro. ”Questa che stiamo per suonare è una canzone che non è ancora uscita.” Annuncia tornando alla sua postazione. Fa una piccola pausa quando il pubblico strilla in risposta. ”È l’ultima per stasera, si chiama Sex on Fire e fa più o meno così.”
Il brano inizia tranquillo con il profondo basso di Jeff e la chitarra di Grant. Eddie intanto ha chiuso gli occhi per immergersi completamente nel momento e col piede sta tenendo il tempo. Dopo qualche secondo entra anche Gareth con la batteria insieme alla chitarra principale di Eddie e tutto si fa più movimentato.
Il ritornello libera tutta la forza che possiede Eddie nel cantare e tu rimani ipnotizzata. È orecchiabile, per cui non fai fatica a imparare le parole. Le sue carnose e rosse labbra vicino al microfono, sono fatte apposta per baciarti, leccarti, esplorarti. I suoi lineamenti sono evidenziati dalle luci stroboscopiche colorate dei riflettori, illuminando i suoi zigomi e le sue gote incavate. L’arco di cupido inciso in modo perfetto sopra il labbro, progettato sicuramente da qualche scultore, potrebbe fare invidia alla più perfetta statua greca. Eddie ha notato che hai imparato il pezzo in tempo zero, per cui ti sorride prima di staccare il microfono dall’asta e avvicinarsi a te durante l’ultima ripresa. Si china, posiziona la chitarra dietro la sua schiena e lascia che sia Grant a suonare al posto suo e non più ad accompagnare. Porta il microfono vicino alla tua bocca e lui fa lo stesso, continuando a cantare. I vostri visi sono vicinissimi, afferri il concetto e canti insieme a lui, non interrompendo il contatto visivo.
You Your sex is on fire
Consumed With what’s just transpired
And you…
Il resto del pubblico è sparito. Siete solo voi due e la canzone. I vostri nasi si stanno sfiorando e se non fosse per il microfono vi stareste baciando. Stai ballando, saltellando e anche lui fa lo stesso. I vostri occhi, gli uni persi nel profondo degli altri. Non ti preoccupi di essere intonata o meno - e molto probabilmente stai gridando e basta - perché Eddie è davanti a te, ti sorride, con tutta la sua accecante bellezza, complice. Non esiste sensazione migliore, il cantante della band che si dedica completamente a te, solo e soltanto a te nell’intero pubblico, con tante ragazze urlanti disposte a tutto per prendere il tuo posto, e quando è Eddie Munson a farlo, il gesto assume ancora più valore.
Sex on Fire finisce ed il pubblico applaude, tu fai lo stesso. 
”Siamo i Corroded Coffin, grazie di tutto!” Eddie esclama lanciando il plettro in mezzo alla folla. Con la mano alzata in segno di saluto e un sorriso in volto si allontana verso il backstage, seguito poi da Jeff e Grant. 
”Comprate il nostro CD!” Afferma Gareth, si alza dalla sua postazione dietro la batteria e imita Eddie lanciando entrambe le sue bacchette. Una fan di fianco a te sta piangendo, essendo riuscita ad incoronare il suo sogno di avere sia il plettro che la bacchetta.
Le persone si sparpagliano per la sala, la musica della radio ricomincia a suonare mentre tutta l’atmosfera si affievolisce. L’adrenalina che hai nel corpo ci sta mettendo più del dovuto a scendere, per cui, sgambettando, vai alla ricerca di Steve. Per fortuna è solo a qualche metro più in là, con un braccio avvolto intorno alla vita della rossa che hai visto prima.
”È stato magnifico!” Affermi sorridendo.
Steve ricambia l’espressione contenta. ”Vai da lui.”
Aggrotti le sopracciglia. ”Cosa?”
”Vai da lui.” Ripete. Capisci subito di chi sta parlando, ancora prima che possa continuare ”Vi ho visti durante il concerto, se non fosse stato per tutte queste persone vi sareste saltati addosso.”
Ti prendi un momento per riflettere sulla cosa. Cazzo, se ha ragione. Eddie Munson ti ha letteralmente divorata per tutta la durata dello show e te lo stai facendo scappare così? Per un attimo hai dimenticato persino il tuo nome.
”Vero, credo che tu debba anche sbrigarti.” La ragazza dai capelli rossi si permette di intervenire, indicando dietro di te. Ti giri, il suo dito sta puntando su un cerchio di fan accanite in cerca di autografi, probabilmente lì in mezzo c’è Eddie.
Annuisci a entrambi e saluti Steve con un abbraccio, in questo modo gli hai fatto intendere che non hai bisogno di lui per tornare a casa.
I sentimenti che provi nei confronti di Eddie sono ancora più forti di prima, non può finire così e lui non può portarsi via un’altra ragazza quando sapete entrambi che siete fatti l’una per l’altro. Ti avvicini minacciosamente al gruppo di ammiratrici, con un paio di gomitate hai raggiunto Eddie. I suoi occhi si illuminano alla tua visione angelica, la salvezza che gli serviva. Probabilmente un bagliore circonda la tua persona.
”Ancora tu?” Qualcuna sbuffa, il sentimento di gelosia che provano e la tensione tra di voi è palpabile. Ti limiti a lanciarle un’occhiataccia.
”Scusate ragazze, ma io devo proprio andare.” Il fenomenale chitarrista si porta una mano al cuore dispiaciuto, china leggermente la testa. Ama le sue fan ma a volte esagerano ed è sicuro che le rivedrà al prossimo live.
Eddie ti afferra la mano e ti trascina via da lì. Tra la folla scivola come olio e fa strada verso la stessa porta in cui era entrato prima di iniziare. Attraversate per un attimo il backstage e varcate un’altra porta. Adesso siete sul retro del locale, è buio, notte fonda, una debole luce di un lampione riesce a illuminare voi e i cassonetti dell’immondizia, dimora di alcuni gatti randagi che con la vostra presenza sono scappati. Un van marrone mezzo ammaccato è parcheggiato nello stesso vicolo. Vedevi Eddie arrivare a scuola a bordo di esso e hai unito i puntini. 
The dark of the alley The breaking of day
Solo ora noti che Eddie si è cambiato i vestiti, sicuramente a causa del sudore. La t-shirt che sta indossando è dei Black Sabbath e anche questa è strappata, ma a differenza della precedente, a mancare non sono le maniche, bensì la parte di sotto. Il suo addome è completamente scoperto, la V è una perfetta pista d’atterraggio e i tuoi occhi stanno planando nella direzione in cui punta, il suo ombelico è esposto e decorato da una striscia di peli neri. I suoi boxer blu fuoriescono leggermente dai jeans, gli stessi di prima. Dalla tasca posteriore di quest’ultimi tira fuori un pacchetto di sigarette. Gli dà due colpetti con il palmo dell’altra mano, un’abitudine che non ha senso, ma che ha sempre fatto scaramanticamente.
”Un po’ di pace.” Dice, tirando fuori due sigarette, una te la porge prima di mettere la sua tra le labbra. L’accetti. Dall’altra tasca estrae il suo accendino Zippo, con un gesto veloce fa scattare il meccanismo che aziona la fiamma, porgi il viso in avanti, la sigaretta ben ancorata trai denti, Eddie te l’accende. Fa la stessa cosa con la sua. Con rapido movimento della mano chiude lo Zippo e rimette il tutto nei jeans.
”Già, incominciava a mancarmi il fiato lì dentro.” Le tue parole escono insieme ad una nuvoletta di fumo.
”Scusa, faccio questo effetto.” Scherza Eddie ma in realtà è proprio così. Fa un passo indietro per appoggiarsi al suo van, modello Chevrolet Nomad del ’79, la schiena completamente aderente al furgone e un piede alzato. Ha le braccia conserte ma una mano l’ha vicina al viso per poter fare qualche tiro ogni tanto dalla sigaretta.
Questa improvvisa distanza tra voi due non ti piace, non la sopporti, quindi ti avvicini, ancora, ancora. Ti accomodi tra le sue gambe, il ginocchio che tiene alzato ti sta sfiorando la coscia. ”Menomale che siamo soli, non riesco più a sentire da un orecchio, quelle di fianco a me non smettevano di strillare.”
Eddie rilassa le braccia e con un dito si aggrappa ad un passante della tua minigonna a pieghe. Aspira un altro tiro. ”Sei una piacevole sorpresa, ragazzina, lo sai?” Il fumo esce dalle sue labbra e ti sfiora il viso delicatamente. 
”Penso lo stesso.”
Sei naufraga di quegli occhi così caldi e profondi, più scuri di come li ricordavi. Un luccichio, forse dovuto dalla luce del lampione, o forse dovuto alla brama che prova nel vederti, fa sì che assomiglino a due ossidiane. ”Il tuo amico Steve dove l’hai lasciato?” Inspira attraverso un sorrisetto, l’estremità della sigaretta che si consuma e la cenere che cade tra il minuscolo spazio che vi divide. Ti tiene ancora ben stretta per la gonna.
Sai come agire e ricambi con lo stesso sorriso malizioso. ”Lascialo stare, il mio amico Steve.” Il tuo corpo si fa più vicino al suo, lasci cadere per terra la sigaretta quasi finita e la pesti con lo stivale. Hai in mano il controllo e sei tu a decidere che le vostre labbra devono solo sfiorarsi e non incontrarsi. Sei in punta di piedi per via della differenza d’altezza. Hai gli occhi fissi su di lui. La tua mano si aggrappa alla fibbia della sua cintura.
Il chitarrista deglutisce. ”Da dove cazzo sei uscita, tu?” Si riferisce alla chimica che c’è tra voi due. Vi conoscete da qualche ora ma state funzionando, gli piaci così tanto e desidera assaporare ogni secondo con te. I suoi occhi sono chiusi e ti scappa una risata quando lo senti strozzare un sospiro, la tua mano pronta a slacciargli la cinta. Eddie lancia via la ormai consumata sigaretta.
”Perché non ce ne and-” provi a dire, ma vieni interrotta da Eddie che ribalta la situazione, prendendo il tuo viso e sbattendoti contro il furgone. Quella sofferenza era durata fin troppo e azzera la distanza che vi separa, unendo finalmente le vostre labbra. Le sue dita in mezzo alle ciocche dei tuoi capelli, tirano leggermente e non ne può fare a meno, vuole sentirti più vicina possibile. Il suo naso contro la tua gota e la sua bocca, oh Dio, si dimena contro la tua in un miscuglio di lingue e saliva. Degli ansimi silenziosi e caldi fuoriescono da entrambi. Non ti sembra vero. Stai sicuramente sognando.
Eddie ti solleva per le cosce e ti fa sedere sul cofano del van. Rabbrividisci un attimo per via del materiale freddo del veicolo contro la tua pelle, la tua gonna è molto corta e a coprirti le gambe solo le calze a rete. Ti sta stringendo la schiena per far sì che le vostre figure siano legate completamente, le tue braccia sulle sue spalle. 
You…
Vi siete desiderati così tanto che adesso non volete lasciarvi andare. Ma c’è luogo e tempo per tutto, per cui Eddie si stacca dal bacio, con rammarico, e osserva le tue labbra gonfie e scarlatte, bagnate. Sei così sexy e lui deve averti. ”Sì, sì. Andiamocene.” Eddie continua la tua frase.
Con un piccolo aiuto scendi dal cofano, il frontman dei Corroded Coffin apre la portiera al tuo posto e ti fa salire, poi fa lo stesso con la sua e si posiziona sul lato del guidatore. Dall’aletta parasole fa cadere la chiave e accende il motore, uscendo da quel vicolo stretto. Vi state lasciando alle spalle il The Hideout.
Non sai dove state andando, ma non ti importa. Stai solo pensando a Eddie. Eddie, Eddie, Eddie. Sta guidando dritto nel buio e stringe il volante talmente forte da far diventare le sue nocche bianche. La mancanza delle tue morbide labbra si fa sentire, così tanto da obbligarlo a mordersi le proprie. 
Head while I’m driving I’m driving
Una mano si appoggia sul tuo ginocchio, è Eddie, cerca disperatamente il tuo contatto. Viaggia sulla tua coscia e finisce sotto la minigonna. Le sue dita sono sulle le tue mutandine e ti stanno accarezzando. Il respiro si fa sempre più pesante e la tua intimità sempre più calda e bagnata. Il tuo corpo si rilassa sul sedile ma sobbalzi quando senti il materiale delle calze a rete venire strappato. Le aveva afferrate in un pugno e strattonate con una mossa rapida. Tale prepotenza fa scappare un gemito dal fondo della tua gola. Un grosso buco permette a Eddie di sentire ancora di più tutto l’eccitamento che stai covando per lui.
Soft lips are open Them knuckles are pale
Eddie sta continuando a guardare la strada mentre tu hai il capo che affonda sul poggiatesta, il mento in alto, gli occhi rivolti verso il tettuccio del van. Le tue gambe sono spalancate ed Eddie ti sposta le mutandine da un lato. Con una mano stringi il sedile mentre l’altra è ben salda all’orlo della tua gonna. La punta delle sue dita sono sulla tua entrata, il medio e l’anulare sprofondano in te senza alcuna resistenza, le riporta fuori per collezionare tutto il tuo eccitamento fino al clitoride, poi le inserisce nuovamente, ancora una volta, e ancora una volta. Fai fatica a trattenere i gemiti di piacere, per cui decidi di lasciarti andare e coinvolgere Eddie nel tuo pornografico concerto di ansimi e respiri profondi.
Feels like you’re dying You’re dying
”Eddie, Eddie. Ti prego…” Riesci a dire in un sussurro, mentre le sue dita si divertono a muoversi dentro il tuo sesso. Le senti fino in fondo e finalmente hai una risposta, i suoi anelli sono ghiacciati a contatto con la tua bollente pelle. Ti stai contorcendo dal piacere.
You… Your sex is on fire
Eddie ha la bocca leggermente aperta per fare uscire meglio il suo affanno e ciò che ha nei boxer non riuscirà a tenerlo a bada ancora a lungo. ”Ci siamo quasi, piccola, casa mia è qui vicino.” Ti rassicura.
”Ti voglio. Adesso. Ho bisogno di te.”
Non se lo fa ripetere una seconda volta e appena vede l’opportunità, sterza tutto il volante per accostare all’entrata del bosco.
Nel frattempo, il resto dei Corroded Coffin sta uscendo dal retro. Hanno tutti gli strumenti e l’attrezzatura pronta per essere caricata sul van, ma boccheggiano quando si accorgono che quello che li sta aspettando non è altro che un vicolo vuoto. Gareth fa cadere i piatti a terra. ”Ma che cazzo?”
”Fottuto Munson.” 
Eddie scende dal veicolo spento e ti raggiunge per aprirti la portiera. Ti aiuta porgendoti una mano e quando i tuoi piedi toccano terra con un saltello, Eddie non perde tempo per ricominciare a baciarti. La vivida fiamma all’interno dei vostri petti fa sì che il vostro cercarvi l’un l’altra sia doveroso, le vostre mani aggrappate al corpo dell’altro come se in qualsiasi momento poteste scappare via. Tira la maniglia della portiera scorrevole posteriore, poi prende la giacca di pelle appesa ad uno dei sedili e l’adagia sul pavimento del van. Non ce n’è bisogno in quanto è presente la moquette: oltre al furgone per l’attrezzatura dei Corroded Coffin, Eddie lo utilizza come covo per fumare erba ed è arredato per renderlo più confortevole possibile. Sorridi lo stesso in quanto pensi che sia un bel gesto.
Ti trasferisci sul retro del van e ti siedi, le mani appoggiate dietro di te e le ginocchia alzate, le gambe leggermente divaricate. Il chitarrista ritrova le tue labbra e annaspando con una mano trova la maniglia della portiera per chiuderla dietro di sé. Afferrandoti una guancia, ti fa sdraiare sulla sua giacca di pelle.
Si adagia in mezzo alle tue gambe, ti sta stringendo il culo da sotto la gonna a pieghe. Un rigonfiamento duro sta spingendo contro la tua intimità e la cosa ti fa sospirare oscenamente. Il grezzo materiale dei suoi jeans inizia a muoversi contro di te, sul tuo delicato sesso. Le sue mani esplorano la tua intera persona, ti spogliano della camicia, lanciata poi lontana da voi e abilmente ti sfila anche il top. Eddie trova il delicato materiale del tuo reggiseno e ne traccia i contorni, provocandoti dei brividi. Fa cadere le sottili bretelle lungo le tue spalle, le vostre lingue ancora attorcigliate, inarcando la schiena lo aiuti a slacciartelo e poi a fargli fare la stessa fine della camicia. Il tuo seno viene stretto, nonostante la vostra foga, in modo delicato e non potresti amare questo uomo più di adesso. Il perfetto equilibrio tra passione e rispetto ti fa sentire al settimo cielo. Eddie ti tratta come la più delicata creatura ma al tempo stesso ti fa sentire una porno star. Il suono di un profondo gemito da parte sua vibra sulle tue labbra. Riprende fiato, sussurra un leggero ”Cazzo…” e poi i suoi denti ti sfiorano il collo, poi le clavicole, infine il tuo capezzolo già irrigidito ed eccitato. 
Hot as fever Rattling bones
Il bottone della gonna viene slacciato dalle sue esperte mani ed essa viene poi sfilata, facendola scendere lungo le tue meravigliose gambe. Eddie ti sta ammirando. Ora hai addosso solamente le calze a rete, rotte, che permettono alle tue mutandine di essere protagoniste, e gli anfibi ai piedi. Sembri uscita da un magazine di Play Boy e lui potrebbe venire solamente guardandoti. Sei impaziente e lo vuoi dentro di te, ma Eddie vuole assaggiarti e ricordarsi per sempre del tuo sapore. Si abbassa verso il tuo addome, tracciando con la lingua una linea immaginaria fino al pizzo del tuo intimo, ci lascia un caldo e umido bacio prima di soffiarci sopra ”Sei così bagnata, è tutto per me, non è vero?”
I could just taste it Chased it
Eddie ti apre ancora di più le tue gambe e te le abbraccia, portandole sopra le sue spalle. La sua testa è immersa lì in mezzo e i suoi capelli lunghi stanno solleticando le tue cosce. Il suo delicato ma ruvido tocco arde sulla tua pelle. In questo momento sei la miccia di una bomba pronta ad esplodere. ”Sono solo tua.”
Eddie ti sposta le mutandine da un lato. ”Brava, ragazzina, dillo.” Altri baci vengono posati sul tuo sesso.
”Tua.” Ansimi. 
Sorride compiaciuto e affonda completamente il viso in te. La sua lingua si muove frenetica sul tuo clitoride, la sua bocca ti avvolge. Fai fatica a vederlo per via del buio della notte, ma percepisci ogni suo movimento e la tua mano finisce tra i suoi capelli, permettendogli di starti più vicino. Intanto ti stai stimolando un capezzolo. Il rumorino dei suoi baci e della sua lingua si confondono coi tuoi affanni e riempiono il van di passione che si manifesta sui vetri, appannandoli.
”Dimmi come ti faccio sentire, piccola.” Il tuo sapore è diventata la sua nuova cosa preferita.
Stai tremando e i tuoi fianchi oscillano su e giù sul suo naso. ”Mi fai bagnare così tanto, Eddie…”
”Amo il modo in cui dici il mio nome.” Si allontana dolcemente e tira una leggera pacca sul tuo sesso gonfio, gli anelli di acciaio ti colpiscono e gemi per il loro materiale duro contro di te. Eddie afferra l’orlo del suo crop top e se lo sfila di dosso, esibendo il suo petto virile e tatuato. Vorresti leccarglielo e morderlo, lasciargli i segni del tuo passaggio e ufficializzarlo tuo.
Le tue mani finiscono sulle sue spalle per fargli cambiare posizione, sfiorando quella collanina con il plettro a cui è tanto affezionato, si appoggia con la schiena alla parete del van mentre ti fai strada tra le sue gambe. Gli sfibbi la cintura e gli tiri giù la zip dei jeans. Eddie solleva il bacino per far scendere meglio i pantaloni insieme ai boxer, fino a toglierli. La sua prorompente erezione sbatte contro il suo addome e tu boccheggi alla meraviglia che hai davanti. Eddie è così grande, non sai come farai a gestirlo. Lo guardi dritto negli occhi e gattoni verso il suo pene lentamente, sensualmente, l’espressione colma di malizia, le tue iridi velate dalle lunghe ciglia truccate di nero. Ti chini su di lui, sei inginocchiata e il tuo culo, coperto dalle calze a rete e dal pizzo, è ben in alto, donando a Eddie una vista che non dimenticherà mai. La tua lingua sfiora le sue palle e traccia una linea lungo tutta la lunghezza del suo sesso, Eddie fa uscire un profondissimo lamento alla nuova sensazione. La sua voce è roca, il suo petto si alza e si abbassa velocemente. Prendi la punta tra le labbra, bagnandola con la saliva e lentamente lo fai entrare nella tua bocca. Arrivata a metà, non ce la fai. Sollevi la testa e ci riprovi, ricreando le stesse azioni ma prima ci sputi volgarmente sopra e lo pompi un paio di volte con la mano mentre riprendi fiato.
”Sei bravissima, pensi di riuscire a prenderlo tutto?” Eddie prende il tuo viso con una mano, poi la sposta tra i tuoi capelli. Dai lati della tua bocca escono dei rivoli di saliva e le tue labbra sono gonfie e bagnate. Annuisci ed Eddie ti conduce di nuovo verso il suo pene. ”Brava.”
Avvolgi nuovamente la sua punta e questa volta con più decisione, fai scendere la testa fino in fondo, il tuo naso solleticato dai peli corti alla base del cazzo. Eddie ansima per la tua iniziativa e il suo pene ha un piccolo spasmo nella tua gola. Riesci a sentirlo tutto, la cappella sta stuzzicando la tua ugola e ciò ti provoca un piccolo conato, ma resisti. Due lacrime solitarie scorrono lungo il tuo viso, Eddie impedisce loro di cadere, raccogliendole con il pollice.
Ti prendi qualche secondo per abituarti all’enorme presenza, successivamente riprendi a muovere la testa, su e giù. La tua lingua crea disegni immaginari sulla sua lunghezza. Eddie venera il capolavoro che sei, come ti agiti sensualmente e quando inizi a masturbarti, soffocando i tuoi gemiti intorno al suo pene, facendo vibrare l’intera bocca, Eddie fa cadere la testa all’indietro, provocando un rumore quando il suo capo si scontra con la parete metallica del furgone. I suoi occhi non ti lasciando andare e tu fai lo stesso. 
”Sì, continua così.”
La sua mano tra i tuoi capelli non ti spinge più in profondità ma accompagna i tuoi movimenti. Sei sicura di te e la tua autostima ti fa giocare con Eddie. Hai una mano sul suo addome, l’altra sta stimolando il clitoride. Il fondo della tua gola viene colpito in continuazione e ciò ti fa lacrimare. Senti che Eddie è sempre più vicino, i suoi gemiti sono più rimbombanti. Aumenti il ritmo e lui, stringendoti le ciocche per tenerti ferma, viene copiosamente nella tua bocca. Il suo caldo sperma scende lungo la tua gola e ingoi tutto quanto. Alzi la testa e una scia di saliva collega il tuo labbro inferiore con la sua arrossata e gonfia cappella. Hai le guance rosse, gli occhi lucidi e il mascara si è sciolto in due righe nere lungo il tuo viso per colpa delle lacrime. Riprendi fiato guardando Eddie che fa lo stesso. Sei un disastro ma il chitarrista pensa che tu sia migliore di qualsiasi quadro del rinascimento e pensare che quel viso distrutto ma contento e soddisfatto è opera sua, provoca un altro spasmo al suo cazzo.
Gattoni su di lui, sedendoti sopra il suo grembo, ”Devo averti dentro di me, Eddie.” Fai ricongiungere le vostre labbra, sulla tua lingua inciso il suo sapore. 
Eddie brancola nel buio alla ricerca dei suoi pantaloni e una volta trovati, tira fuori dalla tasca anteriore il portafogli. Lo apre ed estrae la bustina luccicante e argentata di un preservativo. I tuoi occhi si illuminano di lussuria. Apre attentamente l’involucro e se lo infila.
Direzionato da Eddie, la punta del suo pene picchietta sulla tua rovente entrata e ciò ti fa fremere. Spostandoti le mutandine di lato, raccoglie tutto il tuo eccitamento per lubrificare il profilattico e quando sentite che è abbastanza, Eddie affonda in te. Tenendoti sulle le sue spalle, lo fai entrare lentamente. ”Guardami dolcezza, senti come ti stai aprendo per me.” Ti mormora sul viso.
Hai la bocca spalancata, ti siedi completamente su di lui, le vostre cosce che si toccano. ”Hai visto? Questo cazzo è fatto apposta per te.”
Sei piena, il suo membro ha raggiunto punti che nessuno è riuscito a toccare. Inizi a saltellare su di lui, le sue mani sui tuoi fianchi per guidarti nei movimenti. Il tuo seno rimbalza a qualche centimetro dal suo viso e il tuo culo sta schiaffeggiando le sue cosce causando dei rumori assordanti ed eccitanti. La sua pelle nuda è così morbida e liscia, adornata da tatuaggi che lo rendono possibilmente più attraente. L’interno del tuo sesso lo avvolge con armonia e ogni tanto lo stringe con delle piccole contrazioni e ciò lo fa impazzire. La tua schiena è inarcata per sentirlo ancora di più dentro di te, ti stai dimenando e ora non è più un saltellare ma un avanti e indietro. Il clitoride sta sfregando sul suo pube e le tue ginocchia grattano contro l’apparente materiale morbido della moquette, ma in realtà ti sta graffiando la pelle per colpa della foga che ci stai mettendo a fottere Eddie Munson.
”Sì, sì, sì… Oh, Eddie.” Ogni parola esce insieme ad un gemito a ritmo con le tue spinte.
But it’s not forever But it’s just tonight Oh, we’re still the greatest
Sei vicinissima all’orgasmo quando Eddie ti afferra entrambe le guance con una mano, obbligandoti a guardarlo. Con l’altro braccio ti tiene ferma, abbracciandoti, cosicché tu non possa più muoverti e sia lui a spingersi dentro di te, sollevando i fianchi da terra e affondando più in profondità. I tuoi occhi girano all’indietro.
La miccia si sta consumando e la bomba sta per esplodere, ma il metallaro sconvolge la situazione, girandoti e posizionandoti a quattro zampe. Eddie continua a scoparti, aggrappato al tuo culo, stringendo la tua carne. In pugno ha le tue calze a rete e con ogni spinta si strappano sempre di più. Stai urlando dal piacere e odi non poterlo guardare, ma la nuova posizione favorisce al tuo orgasmo di arrivare più rapidamente. ”Sì, Eddie, proprio lì. Continua così, ti prego, non ti fermare.” Ti sollevi per raggiungere il sedile anteriore e avvolgere un braccio intorno al poggiatesta. Sei sicura che se non ti reggi a qualcosa potresti svenire. Il tuo corpo sta tremando insieme all’intero van, hai le gambe deboli ed Eddie si sta spingendo in te sempre più forte e veloce.
”Non ci penso neanche a fermarmi. Sei perfetta.” Eddie ti afferra i capelli dalle radici, portandoti la testa all’indietro e ciò rende i tuoi gemiti soffocati. Il suo respiro contro il tuo orecchio, i vetri dei finestrini oscurati dai vostri affanni. Uno schiaffo arriva prepotente sul tuo culo e un grido esce dalla tua peccaminosa bocca. Un altro, seguito da un altro ancora. Hai la pelle arrossata e leggermente violacea.
The greatest The greatest
And you… Your sex is on fire
”Cazzo.” La vocale finale è prolungata in quanto il tuo orgasmo si sta facendo strada nel tuo corpo, portandoti sulle nuvole, la tua voce storpiata a causa dei fianchi di Eddie che violentemente si scontrano coi tuoi. Lo senti nello stomaco, nella gola e lo lasci andare con un urlo. La bomba sta esplodendo in mille fuochi d’artificio che rendono la tua figura tremante. Le tue gambe hanno degli spasmi quando senti che Eddie sta andando incontro al suo secondo orgasmo.
”Sto venendo.” Afferma Eddie in un gemito e gli servono solo qualche altro paio di spinte per svuotarsi all’interno del preservativo. Rimane fermo qualche secondo dentro di te, poi si sdraia sulla moquette sfinito. Anche tu lo sei, per questo fai la stessa cosa, usando il suo braccio come cuscino.
”Cazzo.” Ripeti mentre il tuo fiato torna regolare.
Eddie sfila il profilattico dal suo pene rosa che si sta ammorbidendo e ci fa un nodino prima di lanciarlo da qualche parte nel van come avete fatto coi vostri vestiti. Sollevandosi coi gomiti, raggiunge il tuo viso per un bacio finale molto stanco ma ugualmente pieno di passione. La sua mano da chitarrista è grande quanto la tua faccia. Si stacca dal bacio e ti sorride, ”Sei una fottuta meraviglia.” Dice, poi si riveste. Tu rimani sdraiata un po’ più a lungo di lui e quando ti alzi noti che le tue calze sono ridotte a brandelli. Non ti importa più di tanto e dopo aver setacciato il van, ti rimetti i vestiti.
Scendete entrambi dal furgone per tornare ai sedili anteriori ed Eddie si rimette alla guida.
”Dove andiamo?” Gli chiedi, la voce un po’ roca dovuto al potentissimo orgasmo che Eddie ha saputo donarti. Pensi che sia stato il più intenso che tu abbia mai avuto.
”La mia roulotte è proprio qui dietro. Non ti lascio tornare a casa ridotta così.” Eddie si riferisce alle tue calze distrutte, il trucco colato e i capelli che stanno facendo invidia a Ozzy Osbourne. Ma ti trova stupenda, più bella di inizio serata, quello scompiglio esiste grazie a voi e alla vostra sfrenata connessione.
Annuisci e dopo soli cinque minuti siete arrivati al suo caravan. Scendi dal van e lasci che Eddie ti mostri la via. Ti apre la porta e ti fa accomodare nella sua dimora. Ti fa strada fino in fondo al corridoio, in camera sua e ti consiglia di sdraiarti sul letto. È esattamente come te l’aspettavi, rispecchia in pieno la sua personalità. Il tema scuro delle tende, altre due chitarre appese al muro, amplificatori, i poster delle band Metal più famose e sulla scrivania, come aveva detto, la foto che avevi scattato all’Hellfire Club in palestra. Quando il tuo corpo entra a contatto con quel morbido materasso, chiudi istintivamente gli occhi. Fai uscire un mugugno dalla bocca, ti sembra di stare su una nuvola rispetto alla moquette del furgone.
”Puoi farti una doccia e sentiti libera di usare i miei vestiti.” Dice Eddie, indicando il suo armadio dall’altro lato della stanza.
Noti che lui, invece di raggiungerti a letto, si infila la giacca di pelle recuperata dal furgone e sembra di fretta. ”Tu dove vai?” Gli chiedi in mezzo ad uno sbadiglio. Chiudi di nuovo gli occhi e il tuo intero corpo si rilassa.
”Ho dimenticato qualcosa al locale.” Si china per darti un bacio sulla tempia, ti sposta qualche ciocca di capelli dal viso e la usa come scusa per accarezzarti. Sei in completa balia del suo tocco e appena si accorge che ti sei addormentata, Eddie sorride. Ti sfila le scarpe e ti copre col suo lenzuolo, poi, accorgendosi che deve affrettarsi per recuperare cosa, o meglio chi, ha lasciato al The Hideout, corre in direzione del van.
Tu, al contrario, sei tranquilla e ti senti al sicuro tra le sue coperte.
I sogni si avverano, anche quelli bagnati.
And you… Your sex is on fire
Consumed With what’s just transpired
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[✎ ITA] W Korea : Intervista con V pre-rilascio di Layover (V x Cartier) | 22.08.2023
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🗞 V x W KOREA - 22 agosto 2023
__ Intervista ‘cover story’ per W Korea (feat. Cartier) di settembre
📷 Servizio fotografico | Orig. KOR | Ver. ENG | Twitter
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Ecco dispiegata, ancora una volta, la pacata radiosità di V—il suo portamento, riflesso finanche in un battito di ciglia, come sospeso nella leggiadra cadenza temporale.
Tra le luci sontuose e gli elaborati gioielli che ne impreziosiscono la figura, il portamento composto di V sprigiona un fascino irresistibile.
Nell'introduzione del video musicale di ‘Love Me Again’, che è un primo sguardo al suo album solista – Layover - di prossima uscita, la sua aura echeggia il lusso di un'icona glam rock. Tuttavia, circondato dallo splendore mistico delle caverne – stalattiti quasi soprannaturali sospese tutt'intorno – V si erge come l'incarnazione di un moderno Narciso—rischiarato da luminescenze danzanti che divampano fulgide come il sole. Nella successiva anteprima offerta da ‘Rainy Days’, potremmo distillare l'essenza stessa del video in ciò che non sarebbe affatto fuori luogo chiamare ‘profondo sentimentalismo’.
Mentre lavorava al suo nuovo album, l'obiettivo di V era quello di svelare nuove dimensioni di se stesso, nonché le diverse personalità coltivate nel tempo, grazie alle esperienze vissute finora. Non abbiamo dubbi che i 5 videoclip delle altrettante tracce di Layover si amalgameranno in perfetta armonia —un vero e proprio omaggio al suo genio artistico.
Con la sua soave espressività vocale e la sua aura, di fronte all'obiettivo, V è in pieno controllo della scena e conquista non solo le/gli ARMY, ma anche produttori e artigiani dell'arte visiva, i/le quali non vedono l'ora di tuffarsi alla scoperta delle sue profonde abilità creative.
A partire dall'ammaliante luccichio nei suoi occhi, passando per l'accattivante grazia delle sue dita e l'eleganza della sua figura, W Korea ha immortalato fino all'ultima sfaccettatura dell'essenza di V. E quando poi – durante la nostra intervista – il sole stava calando, ricoprendoci delle sue tenui luminescenze, V ci ha lasciatə distrattamente con queste parole:
‘È in giornate come queste che mi sento felice e ho il cuore pieno di gioia.’
Potremmo descrivere il giugno 2022 – mese in cui i BTS si sono imbarcati nelle proprie carriere soliste – come un elegante arazzo in cui sono intessuti 9 anni di storia di gruppo. L'album-antologia 'Proof' ne è l'espressione più concreta. Da allora, hai seguito i tuoi compagni di viaggio intraprendere le loro attività individuali, cosa hai provato e colto da quest'esperienza?
V: Ogni volta che li vedo salire sul palco, sono così fiero di quanta strada hanno fatto. Ognuno di loro porta alla luce qualcosa di nuovo ed inedito ed è semplicemente fantastico seguirli in quest'esperienza. Sul serio, sono totalmente preso e sto cercando di assorbire il più possibile da ogni singolo spettacolo e palco presentato e solcato finora dai ragazzi.
Ora che i riflettori sono puntati su V, c'è fibrillazione nell'aria–Layover, il tuo primo album solista, verrà rilasciato l'8 settembre. Questa tua impresa artistica è ormai entrata nel vivo, ma quali sono stati i pensieri e sentimenti predominanti negli ultimi mesi di processo creativo?
V: Mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ho lavorato e ho incontrato le/gli ARMY individualmente. Volete sapere qual era il pensiero più pressante? ‘Dovrei forse mettermi a dieta, se voglio che sia un comeback in grande stile?’ Potete fidarvi quando dico che era diventata una vera e propria ossessione (ride).
Degna di nota, riguardo Layover, è la collaborazione con Min Hee-jin, la presidentessa di ADOR nonché il genio creativo dietro le NewJeans. Per quale motivo hai deciso di coinvolgerla in qualità di produttrice, per questo progetto?
V: Volevo mostrare un lato diverso della mia musicalità, rispetto ai miei lavori precedenti, e questa collaborazione mi è sembrata il modo più adatto per raggiungere quell'obiettivo. Lo spunto principale è arrivato da(ll'album) 'Pink Tape' delle F(x), e l'ho contattata subito dopo essermene ricordato. Abbiamo avuto scambi creativi davvero soddisfacenti, coprendo ogni dettaglio del caso, e l'intero processo non ha incontrato intoppi. La produttrice Min ha messo a mia disposizione la sua passione ed esperienza. Inoltre è una persona davvero accogliente e piacevole.
Chiaramente tu non sei estraneo alla sala registrazioni; tuttavia, affrontare un progetto solista era un'esperienza ancora inesplorata, per te. Hai scoperto qualcosa di nuovo sul tuo conto – fossero anche solo sfumature ancora inedite della tua artisticità - durante questo viaggio?
V: L'intero processo mi ha ricordato i miei giorni di addestramento da trainee. È stato come riscoprire la mia identità canora. Così facendo, quasi per caso, ho scoperto nuovi aspetti della mia vocalità– più vicino a certe tonalità ed enunciazioni rispetto a prima.
Facciamo un salto nel passato, allora: in una puntata di <BTS Gayo>, ti abbiamo visto in una perfetta esibizione di ‘Love's Twist’ di Sul Wun-do. Ora, tornando rapidamente allo scorso giugno, ti abbiamo anche sentito in serenate jazz sui grandi classici del passato. La tua voce ha questa rara maturità naturale, specialmente nelle tonalità più basse, che ti distingue da molti dei cantanti della tua età. Conosci bene le tecniche canore che meglio possono esprimere questo tuo fascino?
V: Mi piacciono diversi generi musicali e spesso mi ritrovo a canticchiare tra me e me. Grazie ai preparativi per quest'album solista, posso dire veramente di aver scoperto la mia essenza canora, ed è proprio questo che ha reso il tutto estremamente gratificante.
Trovi che Layover sia più una raccolta di ciò in cui V brilla maggiormente o di ciò che ama?
V: È un mix di entrambe le cose. In Layover, ho fuso i miei punti di forza con ciò che amo. Sono impareggiabile, quando si tratta di questo tipo di atmosfere (ride). Vorreste maggiori dettagli?... Beh, per ora non posso ancora svelarveli.
Tu e Jungkook spesso condividete le vostre bozze musicali? Dopo il recente rilascio del suo progetto solista, ‘Seven’ - a luglio, Jungkook ha rivelato che tu sei stato il primo a sentire la sua canzone. Tuttavia, ha anche candidamente ammesso le dissonanze musicali tra voi, osservando ‘A dire il vero, abbiamo gusti piuttosto diversi. V è più per le sonorità calme e chic’. Che cosa significa, per te, quel ‘chic’?
V: Ahahah, per me ‘chic’ ha diversi significati. Prendete, ad esempio, RM. Ha scritto questo inedito pazzesco, il brano che ha presentato – magnificamente - a sorpresa durante il concerto encore di SUGA. Ogni volta che sento quella canzone, penso ‘Voglio cantare anche io un brano così chic, prima o poi.’
In quanto artista, dovrai sicuramente affrontare diversi stadi e passaggi prima di poter presentare i frutti del tuo lavoro al resto del mondo. Quale momento in questo processo è più elettrizzante, per te?
V: Dare vita concreta ad un progetto o concept artistico fino ad allora solo immaginato è, senza dubbio, già elettrizzante di per sé, nonché una grandissima soddisfazione – sia che si tratti di video musicali o servizi fotografici.
Persino icone globali del tuo calibro, talvolta, si lasciano sopraffare dall'agitazione. Come riesci a mantenere la calma? Chi o cosa ti è d'aiuto per restare in bolla?
V: A dire il vero, devo confessare che trovo un certo fascino nella tremarella che precede un'esibizione. È entusiasmante, una felice trepidazione. Mi piace quel tipo di tensione.
C'è forse qualche complimento che riesce a tirarti particolarmente su di morale?
V: Beh… ogni complimento è sempre il benvenuto. Quando ne ricevo, praticamente ballo felice fino a casa.
Se dovessi prendere in esame la tua personalità, quali tratti o sfumature di quest'ultima apprezzi maggiormente?
V: Anche se non sono sempre attivo o veloce in ciò che faccio, ho una certa costanza e resistenza, procedo saldo come una nave cisterna
Abbiamo tuttə delle vulnerabilità. Quale pensi sia il tuo tallone d'Achille?
V: Forse i miei tempi? Sono solito seguire un mio ritmo, e questo, probabilmente, mette a dura prova la pazienza delle/gli ARMY, a volte. Parlo, ad esempio, del mio album solista– l'attesa si è protratta piuttosto a lungo. In realtà, l'idea originale era pubblicarlo a dicembre dello scorso anno; ma il processo creativo ha richiesto più tempo del previsto, e di questo sono molto dispiaciuto nei confronti delle/i fan.
Nei momenti cruciali della tua esistenza, tendi maggiormente ad affidarti al tuo intuito o cerchi consiglio nella tua cerchia di conoscenze?
V: Ho piena fiducia nel mio istinto, ma sono sempre aperto e pronto ad assorbire i consigli che mi arrivano dalle persone a me vicine. Sono entrambi molto importanti per me.
Conducendo una vita sempre sotto i riflettori, non c'è dubbio tu abbia vissuto diversi momenti magici. Tuttavia, col passare del tempo, provi forse un minore senso di meraviglia rispetto a quello degli inizi?
V: Interessante.. Sì, certo, ci sono stati momenti in cui il palcoscenico m'è parso meno elettrizzante. Per mantenere vivo quel senso di meraviglia e gratitudine, credo di dover trovare nuovi lati e sfaccettature della mia arte e personalità, così da evolvere. È proprio questo desiderio di riscoperta e rinnovamento che sta alla base del mio nuovo album.
Nonostante dal punto di vista artistico, man mano che accumuli nuove esperienze, tu continui a crescere e ad evolvere, c'è forse qualche aspetto di V – o forse dovremmo dire di Kim Taehyung – che rimane sempre uguale?
V: La ricerca della felicità, per quanto piccola o passeggera possa essere. Che si tratti dell'amicizia con gli altri membri, l'atmosfera speciale di un set o anche il pensiero fugace dei giorni di riposo a venire o di ciò che mangerò oggi– questi piccoli e gioiosi momenti di felicità sono molto importanti, per me.
Col dispiegarsi della vita, quali sono le tue aspirazioni più ambiziose, al momento?
V: Forse vi sorprenderà, ma solitamente non nutro grandi ambizioni. Mi è stato detto che i miei desideri sono di natura temperata. Ovviamente, avere ambizioni ed obiettivi è positivo, ma io sono solito misurare le giornate in gradi di felicità. Ciononostante, quando si tratta di un servizio fotografico, divento piuttosto ambizioso (ride).
Poniamo ci sia la perfetta confluenza di tempo, spazio ed opportunità, qual è un'esibizione cui ti piacerebbe lavorare e portare alla luce? Il palcoscenico dei tuoi sogni?
V: Tutto ruota sempre intorno alle/gli ARMY. Stare insieme, sentire la loro energia– quello è fondamentale.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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iviaggisulcomo · 2 years
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In questi giorni: mi avvicino a passi lenti alla linea che divide la fine da un inizio e mi chiedo come sarà dall'altra parte. Il deposito del mio primo testo genera un misto di entusiasmo e inadeguatezza; dire ti amo su un palco mi attraversa e mi spezza come se fosse reale. Le luci lungo le strade e sui balconi instillano malinconia, e mi ricordano che le cose difficili richiedono tempo per concludersi.
Il cuore scandisce il tempo a battiti irregolari, perché vorrebbe uscire dal petto e non appartenere più a nessuno.
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gcorvetti · 1 year
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Live music 2.0?
Guardo un video di Silvestrin, che ha abbandonato FB e ha chiuso i commenti sul tubo quindi interazione oramai zero se non vai sul suo canale twich, ognuno, video che come tanti altri sulla piattaforma è solo un estratto delle due ore giornaliere che fa live su twich, come sempre prendo con le pinze quello che dice perché nonostante lo stimi e pensi che quello che dice sia una buona medicina per la musica in questo momento, non sono sempre d'accordo con lui, soprattutto perché lui sentenzia e non pone interrogativi, ma è anche un modo di fare il suo lavoro e lo apprezzo anche per la sua sincerità. Detto questo che mi pare averlo già ribadito altre volte veniamo all'argomento della sua critica aspra, a beccarsi il merdone sono gli U2, band che ho apprezzato molto quando ero adolescente fino a Joshua tree e che apprezza anche lui, infatti come me pensa che la loro parabola artistica sia stata comunque valida anche quando con gli album dopo JT si sono decisamente commercializzati, se pensate a Pop o Zooropa mentre Actung Baby era già masticabile, sapeva di U2. Il nodo della questione è il doppio concerto fatto il 29 e 30 dello scorso mese a Las Vegas alla nuova struttura enorme chiamata The Sphere, un enorme mastodontica sfera che è un monitor, non ho ben capito come sia possibile ma è così. Enrico fa notare che sul palco non c'è niente che riporti al concerto, niente amplificatori, niente luci, solo quattro pali dietro questo pezzettino di palco, se non fosse per la batteria e gli strumenti di Adam (basso) e di Edge (chitarra), nota dolente manca Larry alla batteria non ho trovato il perché, probabilmente non se la sentiva ma risulta ancora lui il batterista (e membro fondatore) della band. Dicevo questo palco spoglio, il fatto che il pubblico oltre a stare sotto il palco, penso con un costo del biglietto da vendita di un rene infatti sotto il palco ci sono poche persone, è stipato su gradoni che arrivano ad un'altezza esagerata tanto che si vede il palco come un francobollo da sopra, penso i biglietti che costano un prezzo abbordabile.
Per evitare di descrivere il concerto e di riportare le parole del VJ vi posto il concerto in fondo, tanto lo trovate sul tubo. cosa ne penso? Intanto lo sto ascoltando mentre scrivo e devo dire che nonostante l'audio pessimo dei telefonini con cui è ripreso (tutti col telefono in mano, tristezza) sembra che Bono non abbia più quella gran voce che aveva, infatti in alcune canzoni stecca aimè, ma può capitare anche ai migliori cantanti. Penso che il fatto che Enrico dica "le persone non vanno ad un concerto per ascoltare musica e vedere i musicisti che suonano ma per l'evento in se, non è un concerto." beh, non è un concerto come siamo abituati a vedere, sicuramente, ma non capisco questa sua negatività su un evento che ha dato il via, infatti è il primo concerto dentro la sfera e onestamente mi fa piacere che siano stati loro a battezzarla, qua ci sta la frase di John Cage " la musica è in continua evoluzione...", penso anche che questo [cristo Bono non puoi steccare su Streets dai :D] dia l'inizio ad un nuovo filone che vede i concerti cambiare, certo ci vorranno anni prima che tutti i palchi siano diversi da come li conosciamo noi, non con la sfera che è per ora esclusiva di Las Vegas, ma con questa triste e vuota modalità senza ampli ecc ecc, come ho scritto sopra e come potete vedere nel video. Chiudo ribattendo alla frase di Enrico che dice che il pubblico va al concerto perché è l'evento e non la musica che interessa, dice sono instagrammabili come andare a vedere Barbie perché è di moda. Piccola nota, il colpo d'occhio però di sta sfera è incredibile, se non vi va di sorbirvi tutto andate agli ultimi 2 pezzi. Per concludere dico che come sempre la nostra Signora ci riserva sempre delle sorprese, quindi se vi capita di parlare male della Musica sappiate che lei se ne fotte e va avanti.
Purtroppo il video è stato bloccato dal tubo per questioni di copyright, vediamo se ne posto un altro se poi lo censurano.
youtube
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donaruz · 2 years
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Sul palco faccio l'amore con venticinquemila persone poi torno a casa sola.
Ed morta così,uccisa dalla stessa solitudine, e dalle sostanze stupefacenti che stava usando per combattere una solitudine tutta interna,un fragilità nascosta fra le note strazianti della sua straordinaria voce,un'inconpresione celata dalle luci del successo.
Il 4 ottobre del 1970 JANIS JOPLIN viene trovata morta nella stanza di un motel di Hollywood: l'esame autoptico ipotizza una morte accidentale causata da overdose di eroina. Viene trovata 18 ore dopo il decesso, con il viso riverso sul pavimento, e il corpo incuneato fra il comodino e il letto. Una leggenda, Janis. Un' artista incredibile e una performer straordinaria, la cui morte a soli 27 anni ha contribuito a consacrarne il mito.
Da:Atlantide
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sorella-di-icaro · 2 days
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Luce brillante di stelle, Fari luminosi lassù, Vi chiamiamo tutti a raccolta, Costruiamo un mondo migliore insieme noi Da qui Ripariamo terra e mare perché Lo scrosciare della pioggia così Si fermerà, Finirà
È un concerto d'amore per Vivere e sperare in una grande emozione, Da un palco di luci e ombre Sentirò la melodia Del nostro cuore
Stringimi ancora più forte, Seguimi nel mare perché Mi trasmetti tutto il coraggio Di lottare e continuare a vincere Io e te Emozioni sempre più magiche Questo amore vero supererà Le avversità, Volerà
È un concerto d'amore per Far suonar la luna e le costellazioni, Da un palco di luci e ombre Canterò la libertà Di un cuore puro
Anche se nel fondo del mare Il terrore ancora si insidierà L'energia ci unisce al cielo stellato, Ci trascinerà al destino, Più che fortunato
È un concerto d'amore per Vivere e sperare in una grande emozione, Da un palco di luci e ombre Sentirò la melodia Del nostro cuore
Un concerto d'amore per Far suonar la luna e le costellazioni, Da un palco di luci e ombre Canterò la libertà Di un cuore puro
Puliamo il mondo così, Un paradiso sarà Per noi, Per chi La giustizia vorrà E mai E MAI Dovrà DOVRÀ Piangere. PIANGERE Mai più Follie, Mai più Bugie, Ma verità
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ilconteunicorno · 5 days
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Ieri momento Amélie e subito torna alla memoria il periodo in cui andavo a danza contemporanea.
Ricordo bene quando salivamo sul palco di fronte a 800 persone per il saggio di fine anno. Il profumo delle quinte e della pece per non scivolare. Le luci addosso e la musica fortissima in sottofondo che ti entrava dentro. 1, 2 o 3 minuti in cui c'era solo la musica e la coreografia, immerso nelle note e nella pulizia del gesto tecnico, o nel sorriso spontaneo perché ti senti libero come non sei mai stato in tutta la tua vita.
Sarebbe bellissimo riprovare quelle emozioni. Ho i brividi al solo pensiero.
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angelinamagazine · 2 months
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SAN SIRO
Le luci sono spente Sembra non ci sia niente Ma se vado più avanti Finisco tra la gente Finisco in braccio a te che stai lì a guardarmi Oppure mi sveglio e capisco Che sono a letto e non su questo palco No, no, meglio dormire Se il sonno fa questo rumore
Questo rumore Mi scava il petto E cerca un po' di malinconia Che non c'è In mezzo a voi non c'è
Sai com'è San Siro, mh, mh Alle tre del mattino? Mh, mh Ti toglie il respiro, mh, mh, ah-ah-ah Sai com'è San Siro, mh, mh Alle tre del mattino? Mh, mh Ti toglie il respiro, ah-ah-ah
Quello che non ho detto Lo dice il tempo stesso Lo dice il suono del mondo Che parla forte adesso L'odore di vissuto Che scalcia come un figlio Questa notte è una madre A cui tanto assomiglio, mh
Sai com'è San Siro, mh, mh Alle tre del mattino? Mh, mh Ti toglie il respiro, mh, mh, ah-ah-ah Sai com'è San Siro, ah-ah Alle tre del mattino? Ah-ah Ti toglie il respiro, ah-ah-ah
Ah-ah-ah, ah-ah-ah Ah-ah-ah, ah-ah-ah Ah-ah-ah, ah-ah-ah Ah-ah-ah, ah-ah
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storycritica · 3 months
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Il primo incanto del teatro
Il primo incanto del teatro: possiamo ricostruire e raccontare la “prima volta” in cui il teatro (la musica, l’arte ecc)  ci ha colpito, turbato, sconvolto? In quale modo quell’episodio si è trasformato in esperienza? Cosa lo ha reso traccia indelebile nella nostra memoria? ***
Rosa Locci
Sono andata a teatro per la prima volta 2 anni fa, più precisamente ho assistito allo spettacolo “Gloria” al Teatro Lirico di Cagliari. È stato grazie ad un progetto con il regista Antonio Albanese che ci è stato possibile assistere alla rappresentazione e conoscere gli attori, la scenografa, i costumisti e i vari addetti al trucco e parrucco. Lo spettacolo è stato molto interessante e ho particolarmente apprezzato la voce della donna che interpretava la protagonista e la bravura dei bambini nelle varie scene. *** Fiorella Frau
Presto salirò su un palcoscenico per la prima volta nella mia vita adulta, e realizzo che quasi mai sono stata a teatro come spettatrice. Sento il peso di quel pezzo mancante, devo rimediare. Il mio territorio offre poche possibilità, così sposto la mia ricerca su Cagliari e trovo una compagnia che propone uno spettacolo particolare. Si chiama "Museo di noi" ed è una storia fatta di racconti che si intrecciano, di sconosciuti che loro malgrado si ritrovano chiusi nella stessa stanza. Non so bene come si evolverà, sono curiosa. Faccio il mio ingresso al teatro Sant'Eulalia e rimango folgorata: è piccolo, ma trasuda magia da ogni angolo. È un luogo intimo, raccolto. Immagino la visuale dall'alto del palco, il dietro le quinte, l'emozione del chi è di scena. Oggi però sono dall'altra parte, e allora prendo posto in platea assaporando le sorprese che mi attendono. Intorno a me gli altri spettatori riempiono la sala della mia stessa trepidazione, e capisco che l'avventura del teatro comincia da lì, dalla condivisione tra sconosciuti chiusi nella stessa stanza. L'imitazione parallela tra arte ed esistenza diventa subito evidente. Le luci si abbassano. Ci siamo. Fisso il palco, attenta. La scenografia è composta solo da scatoloni. Un muro di scatole impilate una sull'altra, in un disordine evocativo che richiama la fine di qualcosa, o un nuovo inizio. Scatole vuote traboccanti di possibilità. Le riempio con le mie aspettative di spettatrice ingenua, ancora inconsapevole; mi avvicino in punta di piedi a un mondo di cui desidero far parte da sempre, ma che per tante ragioni non è mai stato davvero alla mia portata.  Mi aspetto tanto, forse troppo. Mi aspetto meraviglia, scoperta, cognizione. Mi aspetto al varco: come reagirò davanti a tutto questo? In che modo sarò diversa quando uscirò da qui? L'unica certezza è che non sarò la stessa.  Lo intuivo allora e lo so oggi: che si tratti di grandi produzioni o dell'esito scenico di un laboratorio durato pochi mesi, il teatro è trasformazione. Non solo per chi calca la scena, ma anche per chi guarda, in una metamorfosi per osmosi che travolge umore e coscienza. Comincia lo spettacolo. Sono passati sei anni, non riesco a focalizzare molti dettagli, ma l'entrata di un'attrice in particolare mi è rimasta bene impressa in mente: è arrivata alle nostre spalle, attraversando la quarta parete senza mai davvero romperla. Non ha interagito direttamente col pubblico, eppure era vicina a noi, fuori dal palco ma senza dubbio dentro al personaggio. Era una donna che interpretava una bambina di nove anni. Piangeva, urlava, chiamava qualcuno, o forse semplicemente parlava, non è chiaro nei miei ricordi. Ma l'emozione persiste. Quel senso di stupore nell'essere all'improvviso, solo per un attimo, parte di una narrazione ancora sconosciuta; la fusione tra realtà quotidiana e realtà scenica, la perdita del confine, l'impatto.  Poi l'espressione di così tanti stati d'animo sul palco, che nonostante i diversi livelli tecnici sono andati tutti a segno. Partecipo con ogni fibra di corpo e mente. È stato per me il momento in cui il teatro si è trasformato in esperienza, diventando molto più che uno spettacolo: un frammento di vita vissuta, non soltanto osservata. Un capitolo della mia storia. ***
Federica Orrù
Parole di adulta che tentano di riportare il mio sguardo di bambina. Mi sembra un po’ di tradirlo. Era lo spettacolo Naschimenta, nato dalla collaborazione tra Maria Lai e la cooperativa teatrale Fueddu e Gestu, lo scrittore Paolo Pillonca e la poetessa Anna Cristina Serra. Non andavo ancora alle scuole elementari. Era inverno e faceva molto freddo. Nel piccolo paese di Setzu, in Marmilla, le strade, le piazze, le viuzze, che poco prima mi sembravano come immobili o cristallizzate, vennero popolate da visioni, gesti, azioni. Sono solo sprazzi quelli che mi rimangono. L’azione si svolgeva organizzata in stazioni, come nel teatro medievale. Ricordo l’impatto netto, bruciante delle immagini che mi riempivano lo sguardo. Ricordo passaggi luministici: il fuoco,i braceri e i piatti di rame che rilucevano; e ancora le sagome candide dei magi che si stagliavano contro un’oscurità abissale, i pupi di stoffa e grano. A mano presa con mia madre, mi sentivo tremare e il cuore batteva fortissimo, lo sentivo persino nelle orecchie. Stavo sperimentando un senso di appartenenza a quelle visioni, sentivo di stare accedendo a qualcosa di vero e pregno di un significato che non risiedeva nelle parole, un linguaggio astratto e poetico che non ero ancora capace di comprendere davvero. Era qualcosa non di reale, ma vero. In ciò che vedevo mi sembrava risiedesse un mistero: un distillato di vita talmente denso da riuscire ad essere intimo e inarrivabile ad un tempo. Ripensandoci è come se da quel momento avessi vissuto affamata, in attesa di poter sperimentare di nuovo un così profondo, spaventoso e inebriante accesso alla vita.
***
Ecaterina Lapadat  Il mio primo incontro con il teatro è avvenuto nel lontano 2015, quando la mia scuola ha deciso di portarci a vedere una rivisitazione della storia di Pinocchio.  La capacità degli attori di far proprio un personaggio mi ha colpita a tal punto di decidere di iniziare a mia volta a recitare.  Poter sfuggire dalla realtà e diventare un’altra persona era come poter far parte di un mondo parallelo, un mondo che solo in pochi possono esplorare. Il lavoro dietro le quinte era come un viaggio per poter giungere a destinazione e gli applausi alla fine erano il segno che finalmente questo mondo parallelo potevamo farlo scoprire e vedere con i propri occhi anche agli altri. ***
Anna Amira Aresu
Nel mio ultimo anno di liceo, la mia professoressa di Francese, un’amante appassionata di teatro, riprese dal nostro libro di testo uno dei più grandi commediografi (e oserei dire attori) che la storia francese ci ha regalato: Molière. In tutta sincerità, questo “autore” lo avevamo studiato un anno prima, e neanche con troppo entusiasmo. Quello che non sapevamo, però, è che la professoressa meditava da tempo di portare il teatro, addirittura in francese, nel paese in cui si trovava il nostro disastrato liceo. Studiammo di nuovo vita e opere dell’autore, questa volta con un po’ più di entusiasmo. Pochi mesi dopo ci informarono di un’uscita didattica: arrivava una compagnia del Théâtre Français di Roma nel paese sperduto del nostro liceo. In tutta onestà, non eravamo molto entusiasti, anche perché le ultime uscite scolastiche per la visione di un pezzo teatrale non furono di gradimento a nessuno, in quanto durava più il viaggio che la visione effettiva della pièce teatrale, che spesso e volentieri trovavamo o eccessivamente infantili o incomprensibili. La nostra professoressa infine ci convince. Ci ritroviamo in un anfiteatro all’aperto decisamente sovrappopolato: non c’eravamo solo noi del linguistico, che bene o male avremmo potuto capire, ma anche bambini e ragazzi appartenenti ad altre scuole. Diciamo che la nostra bella professoressa ha convinto molte scuole e persone a partecipare a questo evento. Senza essere avvisati, ci troviamo già a spettacolo iniziato. Nonostante il mio livello, che ammetto non sia eccellente, ma per lo meno accettabile, di francese, facevo fatica a sentire e a capire tutto ciò che veniva detto. In quel momento pensai all’inutilità di vedere uno spettacolo di cui non si capiscano le parole. Più lo spettacolo avanzava, più mi accorgevo che le parole venivano rimpiazzate da gesti ed espressioni che credo, ad oggi, superino la dimensione linguistica. Lo affermo con certezza, perché bambini e ragazzi che il francese non lo conoscevano, ridevano e seguivano con estremo interesse la storia di questi attori sottosopra che saltavano per le sedie e tra il pubblico. Iniziai ad osservare l’entusiasmo e curiosità dei bambini, lo spirito dubbioso e di attesa dei ragazzi, il disagio e preoccupazione dei professori. La trama ruotava intorno a un gruppo di attori che si trovano a Versailles per esibirsi davanti al Re Sole, ma improvvisamente scoprono che il copione è andato perso. Decidono allora di improvvisare l'intera rappresentazione, creando situazioni comiche e paradossali, coinvolgendo anche il pubblico nelle loro peripezie. Le gags fisiche e le espressioni esagerate riuscivano a trasmettere il significato delle scene, nonostante la barriera linguistica. Se ci avessero chiesto una riga di dialogo, avrebbero trovato facce (e menti) vuote. Ma se ci avessero chiesto avvenimenti, espressioni ed emozioni, avremmo potuto fare concorrenza al commediografo. A fine spettacolo, il pubblico è divertito e la compagnia teatrale compiaciuta. Gli applausi sono lunghi, anche perché tutti noi temevamo ciò che seguiva: lo spazio per le domande, quel momento in cui ci si guarda e si spera che a fare la domanda non sia tu. E invece ero proprio io a dover fare la domanda, sia perché nessun altro lo avrebbe fatto, sia perché forse ero una delle candidate migliori ad articolare una domanda in francese. E quando il microfono mi arriva in mano dico: “Scusatemi, ma come fate a trasmettere una trama a un pubblico che non vi ha capito? Come fate a parlare a chi non parla la vostra stessa lingua?” Sono sicura che la risposta fosse quello che cercavo con quella domanda, eppure io ora non me lo ricordo più. E quella fu la prima volta che capii un po’ di teatro.
*** Donatella Sarais
Ho sempre avuto un occhio di riguardo per gli spettacoli che richiedevano un maggiore sforzo, insomma, quelli dove è difficile tracciare un confine tra spettatore e partecipante.  Immagino che se parlassi di educazione alle emozioni, allo stare al mondo o banalmente all’apprendimento del camminare, la prima cosa che potremmo pensare è “ah sì, parliamo di famiglia”, invece no, io parlo di Teatro.  Esattamente il 27 Ottobre 2023 ho deciso di buttarmi in un’esperienza che mai avrei pensato mi avrebbe formata così tanto. Non si tratta della mia prima partecipazione a teatro e neanche della mia prima volta come spettatrice, o meglio, non come spettatrice semplice: questa volta andavo in qualità di appassionata e studentessa di storia e pratiche del teatro.  Mi sono presentata al punto di ritrovo con la presunzione di essere totalmente cosciente di quello che poteva succedere “il teatro per me può tutto e io posso accogliere tutto”.  Aspettavo da me stessa una consapevolezza tale da credermi capace di gestire il mio sguardo e renderlo meno bambino, più istruito rispetto a quello che osservavo, più “professionale”. Spoiler: nulla andò come sperato.  Una performance di quattro ore di camminata in cui ero pervasa da mille emozioni irrefrenabili e che con impeto cercavano di abitare il mio corpo e tutto il mio animo.  Il mio stato d’animo oscillava tra meraviglia e stanchezza, tra paura e sgomento.  Cercavo di fissare e mettere a fuoco un punto preciso su una città che non stava a passo con i miei piedi e che mi scivolava da sotto il naso. Era la mia città, ma non la riconoscevo. Era la mia città, ma non mi sentivo a casa. Era la mia Cagliari, ma non riuscivo a chiamarla per nome. Ho calpestato le strade di tutti i giorni, paesaggi di infanzia e salutato casa, eppure quella non ne aveva la forma, io non la stavo abitando. Il mio essere e il mio corpo non hanno mai percepito la fine, ma non avevo memoria nemmeno di un inizio.  Anche a distanza di una settimana non mi percepivo a contatto con il spazi che avrei dovuto sentire familiari, quotidiani… ho continuato a guardarmi intorno nella disperata ricerca di un punctum che mi concedesse la grazia di essere quanto meno trafitta o ferita da un’emozione che mi avrebbe (ri)posizionata - a mio avviso - viva e vegeta in quegli ambienti o angoli in cui avrei dovuto trovare briciole di me stessa o della mia storia.  Fatico a credere che siano passati mesi all’epilogo di quell’esperienza, esattamente come fatico ancora oggi a parlarne.  Quello che al tempo fa non potevo capire e che uno stravolgimento così profondo ha bisogno di essere raccolto, non poteva avere luogo in uno spazio così ampio. Come potevo trovare me stessa nei vicoli e nei vecchi quartieri se non ero a conoscenza degli strumenti emotivi che gli artisti mi stavano dando tra le mani. Come potevo pensare di occupare spazi liberi, esterni, quando non mi ero riappropriata del mio corpo, del mio spazio.  Davanti a tanto timore, il mio corpo si è protetto: per la prima volta ha trovato pace nel silenzio, un silenzio assordante e umanizzante che cercavo di rompere parlando con chi avevo attorno. Per tutto il viaggio performativo il mio animo ha cercato di avere un dialogo con il mio corpo: “sei casa, perché sei con te stessa”.  La stanchezza corporea che stavo vivendo era solo una stanchezza emotiva, dato il sovraccarico di stimoli visivi ed uditivi totalmente liberi di vagare attorno a me.  La città che cammina per me è un percorso immersivo-sensoriale, sia collettivo che individuale. Io ho condiviso il mio smarrimento interiore e il lutto dai miei ricordi in quegli spazi che pensavo miei.  Il mio incanto è questo: la scoperta che il teatro è ciò che ruota intorno alla rappresentazione scenica e al suo godimento (sia positivo che negativo) da parte del pubblico, non soltanto il luogo dove ciò avviene. 
***
Sara Dessì 
Il primo incanto col mondo del teatro nella mia vita è stato, a 15 anni, uno spettacolo sulla grave situazione di salute delle persone di un paese del Sud Sardegna che si chiama Perdasdefogu e della zona coinvolta ovvero Quirra. Ciò che mi ha colpito è stato l'impatto emotivo dato dal coinvolgimento diretto del pubblico; di fatti lo spettacolo si era svolto nella sala prove del Teatro Massimo di Cagliari e permetteva al pubblico di stare sul palco ed essere esso stesso parte integrante della messa in scena. Lo spettacolo racconta della spropositata e preoccupante diffusione di tumori fra la popolazione, che vede colpiti anche numerosissimi giovani. Ciò è dovuto all'occupazione militare che con le sue esercitazioni sconvolge un popolo ed il suo territorio, le scorie danneggiano le cellule dei loro corpi, il cibo e si respira un'aria malsana generale. Ricordo ancora la sensazione dei suoni che ti sbattevano forti e dritti sulle orecchie e la terra smossa dai piedi degli attori che si riversava sui visi del pubblico. La rappresentazione era fortemente sentita dagli attori che emozionandosi riuscirono a trasmettere tale emozione anche al pubblico. E tutti nel pubblico ne uscimmo devastati ed a piangere. Dopo la rappresentazione è stato bello anche il post, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con gli attori ed avvicinarci ancor più emotivamente a loro. Ricordo il mio sentirmi scossa, con la pelle d'oca, il teatro mi aveva trasmesso dei brividi fortissimi, mi sentivo parte della storia, vicina ai personaggi e al loro triste destino.
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spaziodanzacdo-blog · 3 months
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"Notte d'Oriente" - Un Successo Straordinario per Spazio Danza
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Spazio Danza ha concluso un anno straordinario con l’evento indimenticabile “Notte d’Oriente”, la scorsa domenica 7 Luglio, che ha riscosso un enorme successo. Con la direzione artistica di Valentina Rinoldo e con le coreografie e regia della sorella Martina, la serata è stata caratterizzata da un'esplosione di colori e magia, che hanno incantato il pubblico con performance spettacolari che hanno mostrato il talento e la passione delle allieve.
La conclusione dell’Anno Accademico è stata celebrata con coreografie mozzafiato, luci scintillanti e costumi vivaci che hanno trasformato il palco in un vero e proprio regno della danza con l'incanto delle Mille e Una Notte, dimostrando ancora una volta l'impegno per l’eccellenza e la creatività di Spazio Danza, regalando emozioni intense a tutti i presenti.
L’evento ha segnato un punto culminante per la scuola, che continua a distinguersi per la qualità dell’insegnamento e per l’attenzione allo sviluppo artistico e personale dei propri allievi. La partecipazione del pubblico è stata straordinaria, confermando l’affetto e il sostegno della comunità per Spazio Danza.
“Siamo immensamente orgogliosi delle nostre allieve e del loro straordinario impegno,” ha dichiarato Valentina Rinoldo, direttore artistico di Spazio Danza. “Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a rendere quest’anno così speciale.”
Guardando al futuro, Spazio Danza si prepara a inaugurare una nuova sede: una nuova struttura, più grande e attrezzata, per creare ancora più successi e migliorare l’esperienza degli allievi della rinomata scuola di danza orlandina. Inoltre, per il terzo anno consecutivo, Spazio Danza si prepara a tornare all'evento OnDance e il Ballo in Bianco a Milano con Roberto Bolle. E come ulteriore riconoscimento del loro lavoro, Disneyland Paris ha rinnovato l’invito a Spazio Danza per tornare sul palcoscenico del magico parco Disney con lo spettacolo che è andato in scena domenica scorsa.
Spazio Danza si prepara ora a un nuovo anno ricco di sfide e successi, e la serata indimenticabile appena trascorsa resterà nei cuori di tutti come una testimonianza della bellezza e della potenza dell’arte del movimento.
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micro961 · 3 months
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Bras - Dove non nevica
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Il nuovo singolo di Bras - In radio dal 15 giugno
“Dove non nevica” il nuovo singolo di Bras disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire dal 15 giugno!
Un brano rap hip hop boom bap che vi trasporterà direttamente nelle strade di Palermo. Questo pezzo esplora le contraddizioni della città, mescolando ritmi classici con testi potenti e riflessivi. “Dove non nevica” racconta di una Palermo sospesa tra il fascino storico e le sfide moderne, un luogo dove il sole splende tutto l'anno ma le ombre delle difficoltà non mancano mai. Attraverso rime affilate e un beat che richiama i migliori suoni del boom bap, questo brano vi farà riflettere sulle luci e le ombre della vita in città, con una poesia urbana che colpisce dritto al cuore. Prendetevi un momento, indossate le cuffie, e lasciatevi trasportare in un viaggio musicale dove il sole della Sicilia incontra le profondità dell'anima.
Bras, icona dell'hip-hop palermitano, ha iniziato il suo viaggio musicale nel '94/'95 con l'hip-hop e i graffiti. Negli anni ha collezionato successi uno dietro l'altro, concedendoci frammenti del suo percorso album dopo album. Nel 2023, in collaborazione con Bread Beat, ha pubblicato il primo Ep di una trilogia destinata a lasciare il segno, "Unbreakable". A Gennaio ha rilasciato il secondo Ep "Immortale" e ora è pronto a far tremare il palco di Ballarak con il lancio del terzo e ultimo capitolo di questa mistica trilogia: "10 Comandamenti".
Etichetta: Mendaki publishing - https://www.instagram.com/mendaki_publishing/
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scritturacreativa-85 · 4 months
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Un'Estate di Passione Proibita
Emilia osservava le delicate arabesque dei ballerini sul palco, il cuore gonfio di emozione. Aveva sempre sognato di danzare in quel teatro, di sentirsi leggera come l’aria, di esprimersi attraverso il movimento. Era la sua passione, la sua vita. Ma quella sera, mentre le luci del palcoscenico si abbassavano, la mente di Emilia vagava altrove. Pensava a Nick Grawsky, il ragazzo che la tormentava…
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lamilanomagazine · 5 months
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Cuneo, la città si riunisce per la festa della Liberazione dal Nazifascismo: lo storico Claudio Vercelli terrà l'orazione ufficiale
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Cuneo, la città si riunisce per la festa della Liberazione dal Nazifascismo: lo storico Claudio Vercelli terrà l'orazione ufficiale.  A un anno di distanza dalla visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Città di Cuneo si prepara a celebrare la festa della Liberazione dal nazifascismo. Nei giorni che precedono il 25 aprile - e il giorno stesso - sono in programma svariati eventi, tra incontri, spettacoli, concerti, gite e mostre, per ricordare e condividere i valori della Resistenza nei luoghi della città medaglia d'oro. Valori come democrazia, libertà e uguaglianza che, tra il 1943 e il 1945, hanno animato migliaia di donne e di uomini che si sono schierati al fianco degli Alleati, preparando il terreno per la nascita della Costituzione e della Repubblica. Mercoledì 24 aprile, in serata, si svolgerà la tradizionale Fiaccolata della Libertà, con ritrovo alle ore 20.30 presso il Monumento alla Resistenza, dove il giornalista e storico contemporaneista Claudio Vercelli terrà l'orazione ufficiale. Sarà presente anche la sindaca di Cuneo, Patrizia Manassero, per il consueto saluto istituzionale. La conseguente fiaccolata sarà accompagnata dalla Banda Musicale "Duccio Galimberti" della Città di Cuneo. Il corteo, con partenza dalla "Montagnola" attraverserà corso Dante e corso Nizza, per giungere nella piazza intitolata a Galimberti, di fronte al balcone dal quale l'eroe nazionale della Resistenza tenne il celebre discorso il 26 luglio 1943 (al piano dei locali che oggi ospitano l'omonima Casa-Museo). Alle ore 21.30, in Piazza Virginio, dopo la lettura di testimonianze di Resistenza di ieri e di oggi, si svolgerà il concerto dei Mahout. La band, nata a Pinerolo, è composta da musicisti professionisti che militano o hanno militato in alcune delle formazioni più interessanti del panorama musicale italiano e internazionale (Africa Unite, Meg, Dave Hillyard and The Rocksteady7, Jr Thomas & The Volcanos, Niccolò Fabi, Architorti e Levante). Con loro sul palco ci sarà Bunna (al secolo Vitale Bonino), cantante e chitarrista, ma soprattutto fondatore – con Madaski (Francesco Maudullo) - dei mitici Africa Unite, la band che ha fatto la storia del reggae in Italia. Il giorno successivo, giovedì 25 aprile, a partire dalle ore 9.15 e per tutta la mattinata, si svolgeranno le cerimonie istituzionali di commemorazione dei caduti. Si inizierà dai Giardini Fresia con l'omaggio della Città di Cuneo al Monumento ai Caduti, per poi proseguire alle ore 9.30 con la deposizione corone al Monumento alla Resistenza alla presenza delle Autorità. In seguito, gli omaggi verranno effettuati presso la Caserma "Ignazio Vian" a S. Rocco Castagnaretta in prossimità del Cippo in memoria dello stesso Vian, alla tomba di Duccio Galimberti nel Santuario Madonna degli Angeli e al Cippo di Tetto Croce. Alle ore 10.30 la cerimonia proseguirà al Cimitero Urbano, dove presso il Mausoleo ai Partigiani avrà luogo una celebrazione religiosa, con omaggio e deposizione corone e lettura della poesia di Gino Giordanengo. Seguiranno omaggi e deposizione corone presso la tomba del sindaco Ettore Rosa, il Famedio e l'Ossario Militari Caduti. Si segnala che il giorno 25 sarà a disposizione una navetta gratuita per seguire la cerimonia istituzionale di commemorazione dei caduti. La giornata si chiuderà alle ore 21 al Teatro Toselli dove andrà in scena "Qualcuno troverà il mio nome - Narrazione sulla vita di Lidia Rolfi", spettacolo a cura della Compagnia "Duilio del Prete" con la collaborazione dell'Accademia Teatrale "G. Toselli". Il testo è liberamente rielaborato da Chiara Giordanengo. Regia di Luigi Cando, aiuto-regia Claudia Ferrari, musica e luci di Marco Verra.   MANIFESTAZIONI COLLATERALI:   20 aprile - BICICLETTATA RESISTENTE – 1^ edizione "Tour" in bici a Cuneo attraverso alcuni luoghi significativi della Resistenza, raccontati dal professor Gigi Garelli (direttore dell'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo) in collaborazione con FIAB Cuneo Bicingiro. Il ritrovo è alle 14 in piazza Galimberti.   20 aprile - PERFORMANCE URBANA Ballo, rap e letture su Resistenze di ieri e di oggi, di qui e altrove. Ospiti: Warrior Posse x Cuneodancers, Pepenocciola, Afshin Khas, Ismael, Naiky e Westdome. In collaborazione con ARCI Cuneo-Asti. Alle 17 in via Silvio Pellico.   20 aprile - Presentazione del libro: LA RESISTENZA DEI GIOVANISSIMI Vicende, figure e destini fra Cuneese, Monregalese e Langa. A cura di Ernesto Billò. In collaborazione con Associazione Partigiana "Ignazio Vian" - Centro culturale don Aldo Benevelli. Alle 18 presso l'Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea.   24 aprile - Mostra: RICORDATI DI NON DIMENTICARE. Nuto Revelli, una vita per immagini Nuto Revelli torna nella sua scuola attraverso il percorso espositivo elaborato dagli studenti dell'Istituto Tecnico per Geometri Bianchi-Virginio. Visite guidate aperte a tutti a cura degli studenti dell'ITC Bonelli in collaborazione con Fondazione Nuto Revelli, Comune di Cuneo, Collegio dei Geometri di Cuneo e Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Cuneo "Dante Livio Bianco". Dalle 15 alle 17 presso l'ITC Bonelli, in viale degli Angeli, 12.   25 aprile - RESISTERE, PEDALARE, RESISTERE Gita in bici a Ceretto organizzata da FIAB Cuneo Bicingiro A Ceretto, frazione al confine tra i comuni di Costigliole Saluzzo e Busca, il 5 gennaio 1944 ci fu un rastrellamento per mano nazi-fascista che si concluse con la fucilazione di 27 civili e 27 abitazioni incendiate. Informazioni su www.bicingirocuneo.com. Ritrovo alle 9.30 presso il parco della Resistenza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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